Parlando con un amico, sono venuta a sapere che sua sorella si è lasciata con il proprio ragazzo ormai già da un po’ di tempo. Ha dovuto, a quanto ho capito, non poteva andare avanti quella storia ma, da quello che mi ha detto il fratello, questa ragazza continua a soffrire per la mancanza di quello che considerava un vero amore. Vedete, dovete sapere che questa giovane donna, che si chiama A., stava assieme ad un ragazzo buonissimo, generoso, sensibile, bello e allegro ma… ahimè, completamente irresponsabile e pure infantile. Fu così che, finchè la storia è stata basata solo su rose e fiori, tutto è andato ovviamente per il meglio ma, quando le cose, hanno iniziato a diventare serie, ecco emergere trionfanti le spine e i dolori! Sei anni di amore, di divertimento, di emozioni ma anche sei anni di rabbia, di preoccupazione e di fastidio. Eh già! E mica si può solo ridere e giocare nella vita! Bisogna lavorare sodo e costantemente e lui invece lavoricchiava solo, bisogna prendersi un impegno e mantenerlo e lui non lo faceva, bisogna avere delle regole e lui era l’anti-schema. Lui aveva sempre il sorriso sulle labbra, lei invece era sempre più cupa.
I suoi genitori le facevano lunghe paternali a riguardo, i colleghi le mostravano come si dovrebbe comportare un vero uomo e le amiche le consigliavano assolutamente di cambiare quella situazione. Ma è ovvio! Se non lavori come fai a mangiare? Se c’è da andare a prendere il figlio a scuola come fai a dimenticartene? Se c’è da andare a pagare una bolletta come fai a farla scadere? – Non andava proprio bene Meg – mi disse il mio amico ossia, il fratello di A. Non so perchè ma, mentre lui mi parlava e mi raccontava di questo ragazzo un po’ Peter Pan, un po’ sulle nuvole, un po’ senza condizionamenti e obblighi, a me venne in mente il Madagascar.
Andai in questa splendida isola, in viaggio di nozze, anni fa. Io e marito, essendo un po’ misantropi se vogliamo e amanti della natura, cercammo un luogo il meno turistico possibile per vivere al meglio quella terra nella maniera più intima. Le sue usanze, la sua cultura, il suo popolo. Ebbi contatti giornalieri e stretti con i malgasci che, volendolo o non volendolo, mi dimostrarono come vivevano. Ebbene, sotto un certo aspetto, vivevano esattamente come l’ex fidanzato della sorella del mio amico! Mi viene quasi da ridere ma è proprio così! Il lavoro? Si certo, lavorano, ma in modo completamente diverso dal nostro. Il bambino a scuola? Torna da solo o insieme agli altri. Non ci sono pericoli. La bolletta? Cos’è una bolletta? Ecco, sorridendo immaginai A. e il suo amato, vivere in questa splendida terra africana che ha tanti lati negativi ma non inerenti al problema sentimentale di A. e la sua dolce metà. Dove la gente è povera ma gaia.
Non dimentichiamoci che A. soffre per la perdita di questo amore nonostante i vari fallimenti per cercare di cambiarlo. Li vidi felici, sereni, sulle spiagge bianche, tra i lemuri e baciati dal sole splendente. Senza i soldi come protagonisti di una vita, senza preoccupazioni, senza impegni ne condizioni. Li vidi vestiti di un solo pareo, li vidi costruirsi la loro casa, li vidi guardare i loro figli giocare in mezzo alla strada. So già a cosa state pensando. Tutto questo è un’utopia. Me lo dico da me. Ma è vero o no che quei due in un luogo come il Madagascar avrebbero potuto vivere davvero felici e contenti? Tanti europei si sono trasferiti in quella terra, così come in altre del pianeta. Ok, non è possibile (quasi), ma tutto questo per dire come, a volte, il sistema in cui viviamo, può rovinare alcuni aspetti della nostra vita. In fondo, chi può dire che il modo che aveva di vivere l’ex fidanzato era sbagliato? Nessuno. Non era consono al nostro tipo di società, ma non sbagliato. A volte, giudichiamo persone che non fanno quello che facciamo noi senza capire che probabilmente sono i primi a soffrire sentendosi completamente stonati con il luogo in cui, per mille motivi, sono obbligati ad abitare. E questo non è giusto.
A. ha fatto bene a mollarlo. Non poteva continuare in questo mondo questo tipo di relazione che le causava solo infelicità, lo so, ma questo articolo è nato semplicemente da delle elucubrazioni personali. Giuste o sbagliate che siano, ho fantasticato un po’ e poi ho scritto. Tutto qui. E voi? Conoscete storie simili finite male a causa del luogo geografico nel quale sono nate? Forse si, ma avete sempre pensato che sono finite per ben altri motivi come in effetti così appare. Penso sia anche divertente pensarci su. D’altronde, sono infinite le motivazioni che possono portare al termine di una storia d’amore e, a quanto pare, anche la Nazione.
Prosit!
photo urbanpost.it – es.disney.wikia.com – gamberiepancetta.wordpress.com – mammeonline.net
Io ero già una volta sposata.. ma il matrimonio con Gianni sencondo me e perfetto.. e pure lui è italiano e io austriaca..
buona giornata cara Magda ♥
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L’amore non conosce patria! Sono molto felice per te Pif! 🙂
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E poi io sono una cittadina del Mondo… la terra e una e lo stesso vale per l’umanità 😉
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Ricordati che per essere felici devi trovare la tua dimensione e raramente la trovi se segui le regole degli altri…
Le responsabilità (quasi tutte fittizie) sono spesso regole altrui.
Non lo giustifico, offro solo un altro punto di vista
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Ma io son ben felice di questo tuo commento, hai detto esattamente quello che ho scritto anch’io e meno male… pensavo che tutti mi dessero contro, così come hanno dato a loro…
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gli schemi rassicurano…
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Già! Caro Do, riuscirà mai l’umanità a (ri)prendersi quel pizzico di coraggio?
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se mai l’ha avuto…
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Penso di si. Penso sia nata in realtà con tutto il necessario poi… boh… chissà che è accaduto 🙂
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in realtà è una delle attitudini dell’uomo.
alcuni ce l’hanno altri no.
La società può poi far emergere più o meno certe qualità.
In generale cmq anche una società è più o meno atta al cambiamanto, al rinnovamento o al conservatorismo…
Pochi cmq sono disposisti a mettersi in discussione fino in fondo (cosa necessaria per stare fuori schema), questa è la via degli illuminati
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Secondo me non è questione di schemi o di regole. Il fatto è che una relazione implica impegno reciproco e funziona solo se ci sono degli obiettivi comuni, in caso contrario meglio non prendere impegni sentimentali. Del resto vi sono uomini che non sono nati per essere dei “family men” e lo stesso dicasi per le donne. Nulla di male, basta esserne consapevoli e non coinvolgere chi non è congruo col nostro modo di vivere. Non entro nel merito del tuo esempio; se davvero questo ragazzo è un Peter Pan non è l’esempio giusto perché anche chi vive in luoghi non occidentalizzati ha degli obblighi e “persino” in Madagascar i padri di famiglia sfamano i loro figli, per dire. La semplicità non è sinonimo di scioperatezza ed ognuno deve cercare la collocazione che più gli si addice ma il fatto di essere nato nel luogo “sbagliato” non deve diventare un alibi. Siamo liberi di muoverci e cercare il nostro destino e nulla vieta di trasferirsi, da soli o in compagnia, nel luogo che ci sembra più idoneo alla nostra realizzazione se ci di sente nati in un contesto che non ci corrisponde. Quel che apprezzo poco in generale è la superficialità travestita da easy life: le due cose non sono affatto paragonabili. Buon sabato 🙂
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Ciao Viv, in ogni paese del mondo i padri sfamano i loro figli, o meglio ci provano con tutte le loro forze, naturalmente. E come ho scritto, anche in una terra incantevole come il Madagascar ci sono tante cose negative. E’ giusto, negativo e positivo si completano. I miei pensieri, riguardo questo determinato discorso non generalizzato erano dedicati al fatto che mentre da loro si muore per infezioni, da noi accade che ci si toglie la vita per malesseri come ansia, stress, depressione. Patologie riscontrate nei paesi occidentalizzati. Me ne dispiace capisci? Ho ammesso che stavo descrivendo un qualcosa di assurdo, nato dal semplice fatto che in questo mio diario virtuale scrivo anche ciò che mi passa per la testa, però nel caso specifico mi son trovata davanti ad una questione in cui probabilmente, in un contesto diverso, ci ritrovavamo ad avere due persone meno sofferenti. Come dici tu, una relazione implica tanti aspetti e se due persone si amano, si amano ovunque in un rapporto di dare e avere reciproco. Ma tanti giovani fuggono dal nostro paese dove non ci sono guerre, dove non c’è carestia ma forse solo un vivere opprimente. Mi chiedo, si potrebbe vivere meglio con solo un pò più di libertà? Questa libertà, dobbiamo per forza trovarla in altri luoghi? Io mi sento libera e come me molti altri ma tante persone no, hanno un’indole che stona proprio con certi schemi e soffrono e purtroppo non hanno nemmeno il coraggio o la possibilità di andarsene. Ma perchè dovrebbero? Detto questo, condivido ciò che hai scritto ho solo pensato alta voce. Un abbraccio.
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Andarsene a volte significa semplicemente cambiare abitudini o cercare casa in un altro luogo. Io per esempio soffrivo la città (mi riferisco a Milano) e compatibilmente con le necessità della famiglia me ne sono allontanata. Se la vita è il coraggio me lo consentiranno finirò i miei giorni in campagna lontano forse da qualche agio ma più vicina al mio cuore. E non ho aggiunto il coraggio a caso, perché per essere felici a volte bisogna essere anche coraggiosi. Non sempre ma aiuta… Buona giornata 🙂
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Il cambiamento, il rinnovamento, implicano sempre un pò di coraggio e a volte anche un prezzo da pagare. Ciò rende vulnerabili mentre gli schemi rassicurano. E’ per questo che molte persone non “cambiano”. Ottima scelta quella della campagna, la condivido in pieno, anch’io la preferisco alla città con i suoi pro e i suoi contro. Buona giornata a te 🙂
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Quanto li invidio quei popoli….quanto…
Un abbraccio 🙂
ciao
.marta
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Hanno preoccupazioni diverse dalle nostre. Sono poveri ma gli occhi gli ridono. Ovviamente il Madagascar non è una terra dove la gente muore di fame nella miseria più assoluta per cui si può apprezzare il loro stile di vita come quello di tanti altri popoli. Un bacione Marta.
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“…il sistema in cui viviamo, può rovinare alcuni aspetti della nostra vita”: quanto hai ragione.
Non sai quante volte penso che in Occidente la vita sia fatta quasi esclusivamente di lavoro, un lavoro che spesso non scegliamo, per il quale passiamo tante ore fuori casa e lontani dagli affetti, con persone che non abbiamo scelto e che magari nemmeno stimiamo e che ha lo scopo ultimo di arricchire qualcun altro ma non noi, che percepiamo uno stipendio che ci consente di sopravvivere e ci impone di continuare a “vivere” in questo modo. Io faccio l’insegnante e sono fortunata, non solo perché mi piace il mio lavoro, ma soprattutto perché mi consente di avere del tempo per me, la ricchezza oggi più preziosa.
Grazie, Meg, di questo articolo ricco di spunti 🙂
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Grazie a te Tiptoe perchè mi hai tolto le parole di bocca. Non ho altro da aggiungere, purtroppo è proprio così. Oddio, il discorso sarebbe lungo, c’è anche tanta gente che non vuole cambiare, per paura ad esempio, però è davvero dura spesso riuscire a combattere le proprie ansie e avere quel coraggio che a volte serve. Quindi, nella realtà dei fatti, condivido in pieno questo tuo pensiero perchè è così. Un abbraccio.
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