Problemi e Indecisioni – I Metodi Di Bob Marley e Maria Montessori

Sono convinta che durante i momenti di indecisione in realtà il nostro inconscio, il nostro cuore e la nostra parte spirituale sanno già cosa scegliere. Avete presente quei momenti in cui non riusciamo a realizzare quale sia la strada giusta? Quelle situazioni magari in cui uno ci dice di fare una cosa e un altro ci consiglia l’esatto contrario? Tutte e due le motivazioni fornite possono essere valide ma noi non sappiamo comunque che pesci pigliare, oppure ancora, potremmo non ritenerle giuste nessuna delle due. A Bob Marley viene affidata questa citazione – Quando sei davanti a due decisioni, lancia in aria una moneta. Non perché farà la scelta giusta al posto tuo, ma perché, nell’esatto momento in cui essa è in aria, saprai improvvisamente in cosa stai sperando di più -.

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Trovo questa frase esatta perché, come ho detto, sono convinta che la scelta risieda già in noi, ci sta già parlando, ci sta già rispondendo, solo che spesso non riusciamo a sentirla. Bisognerebbe concentrarsi e riuscire ad ascoltarci di più ma è difficile edulcorati e inquinati da tutto ciò che ci circonda e, nel tal caso, in principal modo, proprio dalle eventuali conseguenze della decisione che dobbiamo prendere. Ma Bob Marley lo sapeva, si conosce.

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A mio avviso e a modo suo si ascoltava. E’ proprio per questo che dovremmo suddividere. Ricordate quando a scuola ci facevano fare l’analisi logica? Dovevamo dividere un periodo e dare un significato grammaticale alle parole: soggetto, predicato verbale, complemento, etc… Ebbene, con la nostra indecisione dovremmo fare un po’ la stessa cosa, vale a dire, scindere i vari momenti. Incondizionatamente, quando pensiamo alla scelta, pensiamo anche, senza rendercene conto, alla conseguenza. Dovremmo invece realizzare la conseguenza successivamente e appartata e non come un filo conduttore della decisione, perché altrimenti ce la intorbidisce. Questo ci rende più consapevoli di quello che abbiamo preferito fare e non passerà inosservato come semplice esito per andare però poi a risiedere nell’inconscio e rimanere lì, a rovinare (nel caso di una scelta che danneggia noi stessi), la nostra parte più intrinseca.

Indecisione

Bisogna riconoscere bene, ciò per il quale abbiamo optato cosicchè, nel caso ci accorgessimo di aver fatto un errore, o meglio, una scelta non positiva, possiamo elaborarla, mandarla via (da noi – distaccarcene) e magari non ripeterla più. Focalizziamoci su cosa dobbiamo o non dobbiamo fare e basta. Senza pensare a null’altro. E’ un esercizio. So bene che a volte le nostre preferenze cadono proprio in base alla conseguenza che ne riportano, ma non deve diventare un’abitudine non considerata che scivola in sordina. Io devo decidere se andare o meno a cena con dei colleghi che mi hanno invitata. Se non vado, essi si offendono. La domanda dev’essere: – Cosa voglio fare? – E non, – Cosa devo fare per non offenderli? -. Ora, io andrò comunque con loro per non farli rimanere male ma, così ragionando, ho ben decodificato nel mio cervello cosa IO ho scelto di fare, anche se in base al volere di altri. Sembra la medesima cosa ma così non è. Il risultato sarà lo stesso ma, come ripeto, questo piccolo stratagemma serve a dare un valore alle nostre azioni anche perché spesso, celiamo la nostra incapacità di ottenere la libertà che ci spetta dietro al volere degli altri o all’ovvio. E, alterando la domanda, ci sembra quasi come di giustificarci mentre invece, ci stiamo solo nascondendo dietro a un dito. Dobbiamo comprendere precisamente quello che noi abbiamo deciso di fare e, nel caso di scelte positive, saremo orgogliosi e soddisfatti di noi stessi sottolineando così il nostro merito. Torniamo però al discorso di inizio articolo. Che fare quando non si sa che fare? Un gioco di parole. C’è una cosa che può aiutarci ed è l’attesa. Un’attesa fatta di ascolto anche. Naturalmente. La risposta prima o poi arriva da sola. Qualcuno un giorno scrisse:

Guida per risolvere ogni tipo di problema

1) Analizzare il problema

2) Mettersi sotto le coperte

3) Assumere una posizione fetale

4) Aspettare

(cit.)

Leggete il punto 1? Analizzare il problema! Non la conseguenza! E che meraviglia i punti 2, 3 e 4! E’ una soluzione magnifica!

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Cercando di non vivere il problema come tale, come suggerisce il nome, ma come una soluzione da trovare. Sapete Maria Montessori, grande pedagogista del passato, come chiamava i problemini di matematica a scuola con i suoi alunni? Indovinelli. Proprio così. La parola – problema – a lei non piaceva, diceva che era traumatizzante e deleteria per un bambino. A quell’età, dover già avere problemi per la testa!

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Ma quando la risposta invece ci serve velocemente? All’istante? Che fare? In questi casi siamo dotati d’istinto e bisogna dire alla mente di farsi da parte ma, siate certi che sono molte più le volte in cui si crede che bisogna essere veloci a scegliere che non le volte in cui necessita davvero essere svelti. Bene o male c’è sempre tempo parlando di vita quotidiana. Possiamo attendere molte più volte e molto più tempo di quel che crediamo, come fa la natura in pratica. Un tempo pensavo che quando ricevevo un messaggio sul telefonino dovevo rispondere subito, quando avevo un appuntamento dovevo arrivare mezz’ora prima, quando uno mi poneva una domanda non potevo prendermi il mio tempo. Ma chi l’ha detto? Lo suggerivano le azioni che vivevo, le mie educazioni sociali e morali. Esageratamente sviluppate. Deleterie, non più utili. Comportarsi all’incontrario completamente sarebbe scorretto, maleducato e irrispettoso verso il prossimo, è vero, ma esistono le vie di mezzo. La parola attesa infatti, non significa eternità anche se così a molti di noi pare. Un’attesa può essere anche di cinque piccoli minuti. Che saranno mai a confronto di un’intera vita? Tornando all’istinto di poc’anzi vorrei rimarcare quanto esso sia stato progettato per farci vivere bene. Non è in noi per nuocerci. Nulla di ciò che è in noi vuole nuocerci. Perciò, le risposte istintive non dovrebbero in realtà essere un dramma. Non dovrebbero offendere l’altro. Si recepiscono negativamente a causa di progetti sociali dai quali ci sembra a volte di non poterci assolutamente detrarre. Senza estremismo o assolutismo ma impariamo a limare un po’ tutti questi obblighi e trappole comportamentali. Un giorno lessi “Dico ciò che penso per non ammalarmi”. Ecco, senza mai mancare di rispetto a nessuno ma la penso proprio così. Se sostituiamo la parola “Dico” con “Decido” e la parola “Penso” con “Mi fa star bene” otteniamo esattamente lo stesso risultato. E che buon pro vi faccia.

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Ascoltare di più noi stessi anziché sempre e solo gli altri e decidere di conseguenza. L’anima sa cosa occorre fare e non sbaglia, alleniamoci ad aprire le orecchie, rendiamo il nostro udito fine com’era un tempo, come quando lo avevamo simile a quello dei felini, dobbiamo cercare di sentirla.

Prosit!

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6 pensieri su “Problemi e Indecisioni – I Metodi Di Bob Marley e Maria Montessori

  1. Ottimo! ….anche se mica così facile eh….

    Comunque la Montressori mi stupisce che non volesse chiamarli “Problemi” non è la stessa che scriveva di adottare metodi molto severi con i bambini autorizzandone le percosse?….
    Correggimi se sbaglio…potrei anche, eh…

    Più che la difficoltà della scelta sono le conseguenze legate alla stessa a frenare …

    un abbraccio
    e un caro saluto
    .marta

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    • Premetto che non sono mai stata d’accordo con la Montessori in tutte le sue teorie, questo già dal liceo ma non facendo un post su di lei personalmente mi sono limitata a scrivere questa cosina carina che invece trovo utile e disarmante nella sua semplicità. Forse avrei dovuto spiegarlo meglio nell’articolo o finisco per sembrare una sua fan sfegata. Riguardo alle percosse sinceramente non so cosa dirti, non ho mai studiato questo lato del suo metodo educativo durante gli studi. Esattamente come ho scritto sono le conseguenze a frenare e, anche se molto difficile, bisognerebbe riuscire ad ascoltare di più se stessi e poi gli altri, senza mai mancare di rispetto, ci mancherebbe, ribadisco. Un abbraccissimo a te 🙂

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      • La Montessori ha introdotto in Italia e a livello mondiale il rispetto del bambino e della sua dimensione emotiva.

        Concludendo quindi che non servissere reprimerlo.

        Tuttavia è anche figlia del suo tempo, negare completamente le percosse era probabilmente al di fuori della sua forma mentis.

        Detto questo, è anche vero che spesso una percossa è molto meno traumatica dell’ignorare il bambino o non accoglierne le caratteristiche (magari molto diverse da quelle del genitore / educatore)

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  2. Meg sono d’accordo, ma permettimi una precisazione ti prego!

    Va benissimo ascoltarsi e analizzare il problema…. e va bene farlo anche a livello di progettualità…
    Ma ecco è una fase occorre anche imaparare ad essere sostenibili o ecologici… cioè imparare ad analizzare anche le soluzioni le conseguenze, non come preoccupazione, ma come parte dell’analisi in sé…

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