Vivo in un paese bagnato dal mare e i Gabbiani sono praticamente miei concittadini. Ce ne sono tantissimi e sono molto grandi, bianchi e affascinanti. Volteggiano liberi nell’aria, non si preoccupano di nulla, osservano e, ogni giorno, si posano sui tetti e sui terrazzi vicini a casa mia.
Qualche mese fa, durante un periodo per me faticoso e insopportabile, mi resi conto di quanto questi Gabbiani, in particolar modo due di loro, sempre appollaiati sul balcone di fronte a me, facevano tanto di quel fracasso da non permettermi nemmeno di lavorare. Con quelle loro urla e starnazzate m’impedivano di pensare, di ideare e di concentrarmi. Un casino incredibile, sembravano in cinquanta!
I loro discorsi parevano quelli di due comari incavolate contro chissà cosa, vogliose di litigare col mondo intero.
Mi chiesi perché quei Gabbiani dovevano venire a garrire e stridere proprio vicino alle mie orecchie ma, dal momento che ciò che vediamo e sentiamo altro non è che il film inconscio della nostra vita, messo in mostra per noi dall’Universo, che altrimenti non potremmo vedere, iniziai a cercare risposte per quelle domande.
Queste , per lo meno, sono le mie convinzioni.
Cosa stavano realizzando in me quei Gabbiani? Fastidio.
Cosa stavano facendo quei Gabbiani? Blateravano stizziti.
Che modo di fare avevano quei Gabbiani? Irritato, nervoso, inquieto.
Ero io. Ero proprio io! Mi stavano rappresentando. O meglio, stavano rappresentando quello che avevo dentro in quel momento.
La mia mente in quei giorni lavorava all’impazzata, senza sosta, a causa di quello che stavo attraversando, nemmeno me ne accorgevo ma, a fine giornata, mi sentivo spossata.
Grazie ai due uccelli, la mia attenzione si raffinò ulteriormente.
Al mattino e al pomeriggio passavano, sotto casa mia, i bimbi che dovevano andare a scuola accompagnati dai genitori.
Quei bambini piangevano, urlavano, le mamme innervosite gli tiravano pacche sul sedere, i padri stanchi li sgridavano.
Come se non bastasse clacson e sirene di ambulanze, o vigili del fuoco, completavano giornalmente un quadretto per nulla rilassante che frastornava, inaspriva e faceva perdere la pazienza.
Come ho detto prima, l’emozione maggiore che provavo e che regnava sopra tutte, era il Fastidio contornato da Confusione e Nervosismo.
Non potevo certo cambiare il modo di fare dei Gabbiani, o quello dei genitori adirati, men che meno potevo modificare il traffico sotto casa.
Ma potevo modificare un’altra cosa per giungere alla pace ossia: me stessa.
Se fossi cambiata io la realtà circostante di sarebbe trasformata di conseguenza, solo così potevo ottenere ciò che desideravo: la quiete.
Una quiete che prima di tutto avrebbe fatto bene a me. Una quiete che mi avrebbe permesso di passare le giornate diversamente, che mi avrebbe fatto dormire la notte, che avrebbe rilassato i miei muscoli e la mia mente. I miei pensieri.
Già solo per il fatto che avevo riconosciuto questo riflesso e queste sensazioni del mio essere mi ritenevo a buon punto. E’ una cosa alla quale nessuno pensa invece è fondamentale.
La natura è perfetta, il Cosmo che ci ha creato è perfetto, il nostro corpo è una macchina perfetta. Pensate che queste tre cose ci avrebbero dotato di un inconscio incomprensibile senza darci modo di saperlo decifrare? Assolutamente no. Ed è per questo che ci rispecchiano lui, escogitando come strategia quella di mostrarci ciò che ci circonda e che viviamo. Le persone che frequentiamo, le situazioni che ci accadono, le sensazioni che proviamo. Noi, abituati ad usare solo i nostri cinque sensi, senza mai tenere conto dell’energia. Bene, e allora ci fanno vedere, ci fanno sentire, ci fanno toccare, annusare, quello che sta accadendo fuori di noi ma che in realtà vive nella nostra parte più intrinseca.
Tutto è perfetto.
Lavorai su questo. Lavorai su di me. Su ciò che m’infastidiva riconoscendo che avrei potuto prendere le cose in modo diverso e, vi assicuro che tutto cambiò. E no, a infastidirmi non erano i volatili, non erano i bambini, non erano gli automezzi, tutti loro erano solo una conseguenza, o meglio l’immagine, di ciò che precedentemente aveva causato del Fastidio in me. Qualcosa al quale avevo permesso di sottomettermi, di piegare il mio Mago interiore e trasformarmi in Schiava, rovinando l’armonia del mio essere.
I giorni passarono e i Gabbiani, nonostante continuassero a venire ad appollaiarsi vicino, avevano un altro atteggiamento, più tranquillo, più sereno. In silenzio, se ne stavano appallottolati sul ciglio del terrazzo a prendere il sole, scrutando di tanto in tanto le persone che passavano sotto al loro enorme becco.
I bambini andavano a scuola ma ora cantavano canzoncine divertenti assieme ai genitori che, spesso e volentieri, se le inventavano sul momento per distrarre i figli dall’entrata in aula.
Ricordo addirittura il passaggio di un’intera scolaresca che, assieme alle maestre e ordinatamente in fila per due, si allenava divertita a cercare con lo sguardo il colore che l’insegnante pronunciava.
Clacson non ne sentii più se non raramente e, finalmente, le sirene dei mezzi di soccorso si zittirono.
Tutto era cambiato perché io ero cambiata. Tutto si era rasserenato perché io avevo iniziato a prendere la vita con più serenità. E’ stato bello, toccante. Emozionante. Ho potuto constatare che realmente la realtà risponde, vibra delle nostre stesse frequenze, rimanda ciò che noi emaniamo. Sembra incredibile ma è proprio così.
Una mia amica, alla quale raccontai l’episodio, mi chiese – Ma allora chi vive ad esempio nel centro di Milano? – domanda lecita. Pensai che, a dire il vero, conosco gente che vive nel centro di Milano ed è serena e felice ma non la maggior parte. La mia amica continuò – …Il traffico, lo smog, il rombo dei motori, altro che clacson! – era vero. Infatti penso sia difficile vivere con la piena serenità nel cuore se non si prende il sole, se non si può godere di spazi aperti che la natura offre, come il mare o un grande prato incontaminato, se si deve condurre una vita frenetica. Stress sopra stress che viene emesso nell’energia cosmica e di rimando offre il medesimo logorio dell’anima. Per chi vive nel centro di una metropoli sovente è così. E’ uno stile di vita. Conosco diverse persone che vivono in grandi città. Mi dicono di avere, si e no, due ore circa alla settimana da concedere a loro stesse. La maggior parte del tempo la passano sui mezzi pubblici per andare e venire dal lavoro. Cavoli!
La realtà attorno a noi va osservata e ascoltata attentamente. In ogni momento ci mostra quello che abbiamo dentro e ci consiglia eventualmente cosa cambiare per vivere meglio, per elevarci e condurre un’esistenza più felice. Senza sopprimere nulla o trattenere ma prendendo in modo diverso alcuni aspetti della vita che ci riguardano.
Prosit!
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