Se lo si sa leggere disegna la personalità di chi lo indossa, qualsiasi sia il perché della sua presenza in noi, poichè a sceglierlo, costretti, condizionati o liberi di prediligere sono stati coloro che ci hanno messo al mondo.
Chi non ama il proprio nome alzi la mano.
Le mani sono tante mi sa. Soprattutto quando si è ragazzi. Poche volte mi è capitato di sentire che il nome che ci è stato affidato dai nostri genitori piace.
Avremmo sicuramente voluto chiamarci in modo diverso.
Quando ero più piccola, nonostante la trasformazione in Meg, assai più carino per me anche se pare essere in realtà il diminutivo di Margaret, il mio nome rimaneva comunque Magda e lo trovavo troppo duro e che poco si addiceva alla mia personalità. Se pensavo ad una donna dal nome “Magda” vedevo una donna che sapeva il fatto suo, anche un po’ fredda e scontrosa all’occorrenza, se vogliamo, di polso e sicuramente poco ingenua. Insomma, una tosta. Bhè… non ero sicuramente io quella. Magari fossi stata un po’ più sicura di me!
Ma in effetti, se devo essere precisa, il mio vero nome non è Magda ma Magdalena. Ecco si, forse così un po’ si addolcisce. Comunque, stò “Magdalena”, mi sapeva di vecchio e non riuscivo mai ad apprezzare il nome che mi portavo dietro. Me l’hanno dato, come succede a tanti, per ricordare mia nonna. La cosa mi faceva ancor più arrabbiare perché mia nonna in realtà, santa anima, si chiamava Anna Maddalena e continuavo a chiedere perché non avessero scelto “Anna” tra i due; un nome che trovavo meraviglioso. Hanno scelto Maddalena ma, per modernizzarlo un po’ visto che eravamo già negli anni ’70 (vuoi mettere!) ci hanno infilato quella G nel mezzo cosicchè si potesse spezzare e rendere più adatto al periodo. Un giro di lettere che non mi è mai piaciuto. “Anna” era così semplice, così carino, così dolce.
A girare il coltello nella piaga poi ci si metteva anche mia madre. Ebbene si, la nonna era paterna, era praticamente sua suocera e, nonostante l’adorazione che mia mamma provava per lei, le sarebbe piaciuto chiamarmi Cinzia. Bellissimo. Ossia, oggi sinceramente non è un nome che mi fa impazzire (chiedo scusa a chi lo porta) ma era sicuramente meglio del mio e allora – Perché non mi hai chiamata così?! – le chiedevo.
Quando mi domandavano come mi chiamavo e rispondevo – Magda –, in quanto Meg agli sconosciuti non si poteva dire (chissà poi perché?) mi sentivo quasi sempre rispondere – Magda? Mai sentito! -, ecco, infatti, se non si è mai sentito facciamoci qualche domanda. Quando invece mi andava bene mi dicevano – Ah! Si! Anche la trisavola di una mia amica si chiamava così! –. Che c… ehm… che fortuna! Vabbè, ormai era andata.
E mi era andata anche di lusso! Pensate che se fossi nata maschio mi avrebbero chiamato Quanito! Ma si può? Si, si. Sempre ovviamente per fare un favore a qualche parente. Quanito con l’aspirazione iniziale, mi raccomando, praticamente la Q non si pronuncia, infatti bisognerebbe scrivere Juanito ma sta J ai miei poco piaceva. Quanito significa Giovanni. Dico io, ma chiamatemi Giovanni allora! Perché mai Quanito? Se penso ad un piccolo bimbo in fasce non ce lo vedo proprio con un nome così. Quindi sono anche stata fortunata sul sesso, meno male, almeno quello.
Ora, al di là del loro significato, stupendo per ognuno, i nomi sono fondamentalmente quasi tutti belli. Ci identificano, siamo noi e, a modo loro, parlano di noi. Si, siamo noi per lo Stato, per dei documenti, per la burocrazia ma siamo comunque noi. E’ nostro. Imparai col tempo ad amare il mio nome. E’ mio, sono io. Magdalena però, non Magda e… bhè, per Meg invece provo un particolare affetto. Gli voglio proprio bene. Quello me lo sono scelto io e tutti quanti hanno “obbedito”! Che rivincita. Ma col tempo, per la grande gioia di mamma e papà mi sono affezionata anche a Magdalena. No, non intendo dire che la gente debba chiamarmi così ma, se devo pronunciarlo, non mi da alcun fastidio anzi…
Ho anche scoperto, crescendo, che così si chiamava pure la donna che portò la parola di Gesù nel mondo, soprattutto in Europa, direi quindi un qualcosa di importante davvero. No, niente di cattolico ma sapete bene che, al di là della Chiesa, reputo il Vangelo un libro sacro se tradotto come si deve. E quindi insomma, questa donna ha portato la parola della salvezza. Purtroppo con poco successo finora ma penso che il suo operato non sia stato del tutto inutile. “Abitante di Magdala” è praticamente riduttivo, lasciatemi questo vanto.
Provate ad affezionarvi alla storia del vostro nome, ne scoprirete nuove bellezze e grande importanza. Non sono stati dati a caso, soprattutto un tempo, quando sono nati, quando sono stati inventati. Alcuni portano con se’ dei valori molto profondi e grandiosi che non possono passare inosservati e non può un semplice suono, a seconda di come li sentiamo pronunciandoli, soffocare la loro rilevanza e il loro merito.
Una dote alla quale non si può rimanere indifferenti e che fa innamorare. Proprio come è successo a me.
La Numerologia inoltre, affiancando numeri alle lettere (per spiegare brevemente un elaborato processo) permette anche un’identificazione ulteriore che va oltre la conosciuta personalità. E’ per questo che, a mio avviso, ci possono essere diversi spunti e stimoli per poter imparare ad apprezzare il proprio nome. E non sarebbe una brutta conquista.
Non si tratta solo di un insieme di lettere, è molto di più, ed è un peso non apprezzarlo.
Il nome è potente. Per alcune filosofie, se si chiama forte una persona con il suo nome, una persona verso la quale si è collegati energeticamente, essa potrà “sentire”, in un certo modo, e pensare a chi la sta chiamando.
Alla fine, per quel che mi riguarda, parlando del mio carattere, devo dire che tra “Magda” e “Maddalena” probabilmente “Magdalena” è stata la scelta più giusta. Una via di mezzo che mi rappresenta abbastanza quindi… vabbè dai, ok, mamma e papà un così brutto lavoro non l’hanno fatto.
Prosit!
photo disegnidacolorare.me – plus.google.com – siciliafan.it – paginainizio.com – amando.it – numerologia.archetipi.it – pourfemme.it
complimentoni, hai scritto un post bellissimo, il tuo è un “Signor” blog, spero tu riesca presto a raggiungere un consono seguito.
leggendoti ho pensato a tutte quelle povere vittime che portano un nome frutto di pagana idolatria, a Napoli vi è una intera generazione di Diego Armando, per non parlare dei vari Kevin Pasquale, Kevin Carmelo e Kevin Rosario “figli” di “balla coi lupi”, l’elenco è lungo, almeno il nome della nonna o del nonno ha una logica accettabile.
Sulla onomastica ho sempre nutrito qualche perplessità, certe teorie sarebbero più solide se fossimo noi a sceglierci il nome, non so fino a che punto si possa associare la personalità a un nome imposto ma non essendo uno studioso della materia non opino.
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😀 Grazie per i complimenti. Mi hai fatto sorridere con la storia (purtroppo vera) dei vari Diego Armando Maradona. Associare la personalità al nome è un argomento lunghissimo e anche quando è imposto penso ci sia un collegamento sia sul come è stata vissuta quell’imposizione dal genitore sia per il fatto che comunque ha accettato ma non è tutto. Alla fine si porta comunque quel nome che poteva essere un altro ma così non è stato. Detta così si entra in utopie e si trascende ma come ti ripeto è un tema lungo. Probabilmente ci farò un post. Grazie ancora e buona giornata!
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la mia era solo una riflessione da profano, vedo che sei preparata in materia e quindi prendo per buono il tuo dire. Comunque, essendo padre di tre figli (2M e 1F), ti dirò che la scelta del nome, lasciando stare quelli dei nonni, è cosa complessa. A me piacciono molto le allitterazioni tipo Guido Guidi, Franco Franchi, Bernardo Bernardi, ecc. ecc. ma ho dovuto rinunciarvi perché ho un cognome che non si presta.
buona giornata anche a te
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🙂 ma dai? A me non particolarmente però hai ragione non è semplice la scelta di un nome che deve rimanere per tutta la vita.
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Bello, sono andata a curiosare sul significato del mio nome, che peraltro non mi è mai dispiaciuto, e in molte caratteristiche mi ci ritrovo abbastanza. Penso, comunque, che un nome sia bello, o brutto, a seconda di chi lo porta!!! Magdalena mi piace molto, forse anche perché amo i nomi inusuali, infatti per le mie figlie mi hanno un po’ “trattenuta”, con grande ringraziamento delle interessate!!! Buona serata… Meg.
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🙂 Grazie Mattinascente! Bhè, il fatto che il tuo nome ti piaccia è già una bella cosa e il fatto che ti sei lasciata un pò influenzare sulla scelta dei nomi delle tue figlie probabilmente rivela una parte del tuo carattere che loro hanno assimilato (fatta propria questo è un altro discorso). Comunque mi par di capire che le hai rese felici 😀 quindi ok ah! ah! ah! Un bacione grande!
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beh io sul mio nome non ci sono mai andato troppo d’accordo e a leggerci la storia peggio che peggio… ma si può cambiare.
Ci si può dare un altro nome, magari non proprio inventato di sana pianta, magari una cosa derivata come “Meg”, ma si può fare.
Magari pure più di uno… per esempio Meg e Lena, da usare nei vari momenti, a seconda di cosa devi fare, di quale pare vuoi fare emergere.
Il nome è il nostro, mica di quelli che lo usano, giocateci, se lo fate bene la gente lo accetterà di buon grado
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Mi spiace che non vai d’accordo col tuo nome, puoi provare a sentirlo e guardare oltre soprattutto all’interno del suo significato comprendendone tutt’altra visione. Grazie per il consiglio che hai dato, il più è che lo accetti chi lo porta non solo la gente però.
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Saperci giocare è un modo per accettarlo, per farlo tuo, per farlo evolvere.
l’accettazione non è solo passiva… anche se secoli di cultura cattolica ce lo fanno credere…
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Sì, io do sempre per scontato che la gente sappia cosa intendo io con il termine di “accettazione” avendolo spiegato diverse volte ma sbaglio. E’ qualcosa comunque di tutt’altro che passivo e pieno di gioia che naturalmente porta all’amore, in questo caso, anche verso il proprio nome.
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Stamattina raccontavo la storia dei nomi a mio figlio, se eri terzo o quarto figlio eri fregato. Dopo aver messo i nomi dei nonni e di qualche parente morto, diventava un toto-nome: e mò come cacchio lo chiamiamo? A me raccontavano di aver fatto addirittura un mezzo summit, calendario alla mano, a cui partecipò anche uno zio. Si optò per Santa Rosalia, ma qualcuno intervenne e modificò in Rosalba che, non esiste neanche sul calendario. Alla fine, per festeggiarlo, si puntava su Santa Rosa e sulle decisioni di mia mamma se festeggiarlo o meno e il giorno che diceva lei, ma questa é un altra storia. Al sud si hanno i nipoti che hanno tutti lo stesso nome, una cosa che ho sempre odiato e per i miei figli ho scelto dei nomi che mi davano delle belle sensazioni creando scompiglio nel suocero che voleva l’erede. Mio marito, per salvare la situazione incresciosa, aggiunse di nascosto il suo nome ma a 18 anni l’ ho fatto togliere. Alla fine: é molto importante il nome che si da un figlio, non deve essere ne un sostituto di un morto, ne l’erede dei nonni. Una persona nuova, unica e se da adulto non si riconosce nel suo nome, può sempre aggiungerne, legalmente, uno che gli piace.
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Cara Rosalba, si, quello che dici succede in parecchie famiglie ma alla fine, a parer mio, quello che ti tocca ha motivo d’esistere. Il tuo poi è proprio bello. Ognuno può averne anche una visione personale oltre al sottostare per forza a quello che si legge in giro. Grazie per questa tua testimonianza, un abbraccio.
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