Margherita che non vuol Guarire e le Persone “Sorde”

Facevo ancora l’estetista quando conobbi Margherita.

Veniva nel mio centro a farsi fare massaggi drenanti e pedicure.

Diceva di fidarsi di me, di come lavoravo, della mia professionalità. Si sentiva in buone mani e si sentiva soprattutto ascoltata. Già. Essere a contatto della gente e servirla prendendosi cura del loro corpo significa anche saper “ascoltare”.

Io personalmente, che non mi sono mai occupata solo ed esclusivamente di estetica, amavo regalare un benessere olistico ai miei clienti e, questo, lo percepivano e lo apprezzavano.

Margherita, nome inventato da me per non svelare quello reale, era una donna sulla cinquantina, oggi avrà all’incirca cinque anni in più, dai capelli scuri e mossi che cadevano sulle spalle e la pelle liscia e chiara. Non era una brutta donna ma risultava scialba perché non si teneva e aveva la tristezza dipinta sul volto.

Era molto negativa, molto pessimista e sospirava in continuazione come ad avere un costante peso sullo stomaco. Veniva sempre accompagnata dal marito, un uomo umile, buono, che le voleva un gran bene e stava seduto vicino a lei per tutto il tempo del trattamento.

Margherita, oltre a diversi altri disturbi fisici, aveva da anni un’onicomicosi, ossia un fungo nell’unghia dell’alluce, che non riusciva a curare.

Nulla me lo fa andare via – mi diceva affranta. Margherita era sempre affranta. Le trovai diverse soluzioni da quelle più naturali a quelle più aggressive ma, per davvero, i prodotti con lei sembravano non avere alcun effetto.

Un giorno, mentre le stavo facendo i piedi, mi chiede se poteva prendere un appuntamento per fare una seduta di riflessologia plantare e io glielo do volentieri. Era come se cercasse un qualcosa in più che potesse coccolarla, che potesse “salvarla” da una situazione opprimente che viveva.

Capii più tardi che, in realtà, non stava vivendo nessuna terribile situazione (fortunatamente). Quello era semplicemente il suo modo di prendere la vita. Un metodo scelto molti anni prima, forse alla ricerca di attenzioni e del poter essere compatita, considerata, che pian piano, mentre il tempo passava, si è talmente impossessato di lei da farla vivere, quotidianamente, come se ogni giorno fosse il più brutto della sua vita.

Le diedi l’appuntamento per la seduta di reflex la settimana successiva e lei, puntuale, si presentò il giorno stabilito, naturalmente assieme al marito.

Dopo diversi minuti di trattamento mi resi conto che c’era qualcosa che non andava nei Reni. Quegli organi erano stanchi, spenti. I Reni sono la sede dell’Energia Vitale nonché Sessuale (dalla quale si da vita alla vita). In loro, risiede la nostra vitalità e, di vitalità, Margherita ne dimostrava ben poca. Essi sono anche però la sede dell’emozione Paura.

Iniziammo a parlare dei suoi Reni e venne fuori che le avevano tolto dei calcoli renali l’anno precedente. Molto bene, la Paura si era concretizzata ( leggi qui https://prositvita.wordpress.com/2016/12/19/calcoli-renali-la-paura-si-e-concretizzata/ ).

Ogni tanto sento ancora qualche stilettatina qui dietro – mi fa sapere indicando due punti della schiena sopra ai glutei – sento questa fascia stanca, quasi dolorante da tanto che è stanca… come… come se fosse intorpidita -. Capivo quello che stava cercando di spiegarmi e le consiglia innanzi tutto una dieta idonea che non solo l’avrebbe aiutata a mantenere i suoi Reni puliti ma le avrebbe aumentato la leggerezza psicofisica e la serenità. Una buona alimentazione rende anche felici e di buon umore. Riequilibra la produzione di ormoni (come la Serotonina neurotrasmettitore – chiamata “ormone della felicità”) e si vive nettamente meglio.

Non sono un dietologo ma mi occupo da diverso tempo di alimentazione sana notando con gioia che medici e nutrizionisti sono d’accordo con quello che dico. Le consigliai ovviamente di rivolgersi al proprio medico ma di dedicarsi ad un nuovo tipo di cucina e poi, per cercare di eliminare, o comunque attenuare questa paura inconscia che non la faceva vivere bene rendendola triste, le elencai alcuni esercizi fisici e anche di carattere spirituale da fare ogni giorno.

Mi accorsi subito, ormai lo percepisco all’istante, che Margherita era quella che si può definire in questo gergo una persona “sorda”. In questo caso, con il termine “sordo”, non si vuole intendere una persona che non può udire ma una persona che non vuole udire. Non recepiva. Ogni cosa che le dicevo era per lei inutile. Margherita non voleva stare bene, questo era il punto e, anche se può sembrare impossibile, è proprio così e può accadere a diverse persone. A darmi conferma, dopo l’ennesimo tentativo della donna di convincermi che lei già faceva tutto quello che le stavo dicendo ma non serviva a niente (era ovviamente una bugia ma queste persone la trovano come un’ancora di salvezza), ad un certo punto subentrò il marito che, con voce tonante, per la prima volta da che lo conoscevo, dimostrò tutta la sua frustrazione ed esaurimento nei confronti della moglie.

Margherita! – urlò – Ti rendi conto che con te non funziona niente perché non vuoi che funzioni niente?! -. Lui, conoscendola e vivendo con lei, sapeva benissimo che non mangiava quello che le stavo consigliando di mangiare, sapeva benissimo che lei non faceva gli esercizi che le stavo suggerendo e sapeva anche che ogni cosa… con sua moglie non funzionava.

Ebbene, può capitare che ad esempio un analgesico su di me funziona e su un altra persona no. Il principio attivo probabilmente su un individuo non ha alcun effetto e su un altro si, ma quando si inizia a vedere che molte cose, nella vita di qualcuno, non danno frutto in diversi ambiti, quasi come se quella persona fosse un extraterrestre, allora forse bisogna iniziare a porsi qualche domanda.

Margherita aveva messo l’apparecchio ai denti e i denti erano rimasti storti, Margherita subì un intervento chirurgico che si dimostrò inutile, il fungo all’unghia non si riusciva a debellare, la tinta della parrucchiera non riusciva a colorare i suoi capelli, se andava da un ottorino a farsi sturare un orecchio dopo poco l’orecchio aveva un tappo più grande di quello precedente, se assumeva un farmaco quel farmaco su di lei non aveva effetto. Sempre così, su ogni cosa.

Prese singolarmente, queste situazioni, possono fallire sì ma, se ogni volta, la cura, di qualsiasi genere sia (meccanica, farmacologica, psicologica, fisica, etc…) non funziona, a mio avviso, bisogna andare a scavare alla radice del soggetto. C’è un problema di fondo che non permette l’azione salutare degli agenti e contributi esterni. E’ una situazione involontaria ovviamente, che il paziente non riconosce il più delle volte, ma c’è. Capire come funziona la nostra mente e i suoi piccoli, minuscoli e profondi corridoi è difficilissimo anche per un professionista, ma occorre davvero rivolgersi a qualche esperto del settore per poter ricevere un aiuto. Un aiuto ad aprire la porta dell’animo per far entrare il benessere.

E’ vero che ogni essere umano è un mondo a sè e che per ognuno di noi ci vogliono accortezze diverse da chi ci cura, non siamo fatti con lo stampino, ma è anche vero che, tenuti in considerazione determinati parametri, da lì, non si va molto lontano. Un callo è un callo per tutti, un’appendicectomia è un’appendicectomia, un mal di testa è un mal di testa. Ripeto, ognuno deve essere valutato a sè in modo distinto (sangue, pressione sanguigna, assunzione di farmaci, stile di vita, età, malattie, etc…) ma l’azione è pressoché la stessa.

Quindi ricordate, se avete un amico o un parente che si può definire “sordo”, o se voi stessi riuscite a riconoscervi “sordi” allo stare bene, dopo questi suggerimenti, cercate di prendere provvedimenti, fatevi aiutare e lasciatevi andare verso chi ha intenzione, seriamente e benevolmente, di prendersi cura di voi.

E’ vero che ci sono molti professionisti che non meritano questo nome e lavorano male ma ce ne sono anche molti altri, e fortunatamente sono la maggioranza, che hanno invece interesse a far star bene una persona per non perdere il cliente e per avere una buona nomina; ma anche perché hanno, soprattutto, una dignità e un cuore.

Piccola parentesi sulle persone “sorde” e l’alimentazione:

Esempio: soggetto in sovrappeso, di molto. Nessuna patologia, nessun problema ormonale. Semplicemente… ciccioso. Alla domanda – Scusi ma cosa mangia? – lui risponderà con aria innocente – Niente! -. (Sembra buffo, lo so, ma è così!).

Mmmhmm… iniziando la sfilza di quesiti queste saranno le sue risposte:

Mangia troppi carboidrati?

Ma si figuri! Non li mangio mai!

Troppe proteine?

Nooo! Non mi piacciono e non le digerisco!

Troppi formaggi?

Sono allergico!

Troppi dolci?

Mai toccato un dolce in vita mia!

Ecco, a questo punto, mettetevi una mano sul cuore e implorate Miss Pazienza di venirvi a trovare!

Prosit!

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Se stai bene te ne accorgi dalla Gente

Ho fatto questa prova più volte e mi ha sempre dato la conferma di quello che sto per dirvi.

Se si sta bene, spiritualmente intendo, se si è felice davvero e di buon umore, la gente, nei nostri confronti, è diversa. Appare più solare, più gioviale, più ridente.

Ci sono stati periodi, fortunatamente brevi, di pochi giorni, in cui mi sentivo svogliata e giù di tono. La gente che incontravo per strada, mi salutava ovviamente, ma con ben poca enfasi nonostante io, salutando per prima o rispondendo al saluto, mostrassi tutti i miei denti in un sorriso gioioso. Il loro, appariva più come un – Ciao – di cortesia che altro.

Quando invece ero o sono veramente in forma, sentendomi appagata dalla vita, gaia e serena, non solo mi salutano tutti in modo nettamente diverso e con molto più calore, ma si fermano anche volentieri a parlare con me e lo fanno con voglia, con interesse e con entusiasmo dipinto sul viso.

Accorgendomi di questo, nelle giornate in cui ero down, ho provato a mascherare il tutto come una vera attrice. Volevo vedere se era davvero una questione energetica o se traspariva dalla mia espressione che c’era qualcosa che non andava ed ero abbacchiata.

Come a recitare un ruolo, sfoderavo così sorrisi a destra e a manca mostrando attenzione a chi incontravo e voglia di scambiare quattro chiacchiere. Si, come sempre, per educazione si fermavano e parlavano con me, di certo non mi mandavano a spigolare, ma erano diversi. Erano svogliati, stanchi o di fretta, poco dilettati e attratti dalla mia persona.

Capii presto che avrei potuto fare tutte le finte che volevo, come su un vero palcoscenico, ma l’energia non la si può fregare. O meglio, non la si può trasformare. L’energia è energia e parte da dentro di noi, dalla parte più intrinseca verso la quale, non abbiamo alcuna possibilità di governo. E’ lo stato emozionale ed è ciò che in quel momento siamo.

La mia energia veniva percepita dall’energia dell’altra persona che rispondeva così di conseguenza. La stessa persona che magari il giorno prima era divertita e contenta di vedermi. Ovviamente capita anche all’inverso ossia da me verso loro. Sembra una banalità tutto questo ma non lo è. Quest’energia esiste in ogni frangente della nostra vita.

Siamo collegati e connessi. E’ come quando un animale sente la nostra paura. E’ la stessa cosa, solo che tra noi e su di noi non ce ne accorgiamo.

Non siamo dotati soltanto dei cinque sensi fisiologici che abbiamo imparato a scuola durante l’ora di scienze: il gusto, l’olfatto, la vista, il tatto e l’udito. Ce n’è un altro, ancora più preciso, ancora più sensibile, ancora più viscerale ed è quello energetico il quale comprende anche il nostro intuito.

Quest’ultimo senso, non solo sensibilizza tutti gli altri che ho elencato poc’anzi, ma accende dei campanelli all’interno di noi i quali sviluppano sensazioni che, nonostante spesso non riusciamo a tradurre, ci fanno vivere quella determinata situazione in un determinato modo.

Mi sento oggi di dire, e oserei anche di confermare, che se vogliamo sapere davvero come stiamo nel nostro interno e nel nostro inconscio, possiamo tranquillamente specchiarci nella gente che è un nostro riflesso ed emana a noi le stesse frequenze che noi emaniamo. Molto spesso, crediamo di essere felici ma in realtà non lo siamo. Abbiamo mille paure che nemmeno conosciamo e, allo stesso modo, molte volte, pensiamo di essere più angosciati o sfortunati di quello che in realtà il nostro cuore sente di essere. Le persone che incontriamo per la strada ci possono dare la conferma di tutto questo.

Basta il – Buongiorno! – del postino, o il – Mi dica? – del negoziante, o ancora, il saluto amichevole di un conoscente dall’altra parte della strada. Osserviamo i suoi occhi, l’espressione del suo volto. Proviamo a capire se ci sorride per circostanza o se gli ride anche il cuore. Che gesti fa con la mano? Quanto calore mette in quel saluto o quanto è piacevolmente sorpreso di vederci? Anziché camminare guardando il marciapiede, alziamo la testa e osserviamo i passanti, ci guardano a loro volta? Attiriamo il loro interesse? Siamo “belli” (energeticamente)?

Quando diciamo “nessuno mi considera”, chiediamoci anche il perché. E credetemi, non serve essere sensuali o appariscenti. E’, come ripeto, una questione energetica. Sarà la nostra energia a far girare i volti degli altri, sarà lei a mandare uno sconosciuto da noi per chiedere un’informazione, perché lo attiriamo.

Incontrare persone che sorridono, che si abbracciano tra loro, che mostrano al nostro sguardo il loro lato bello e positivo deve farci capire che, quel giorno, in noi, c’è bellezza e positività nei confronti della vita. A volte invece potremmo vedere mummie che ci camminano intorno come zombie. Perché, quegli zombi, in realtà, siamo noi.

Provateci, se non altro, è divertente.

Prosit!

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Se apri la Mente non Russi più

E’ davvero fastidioso dormire accanto ad una persona che russa in modo esagerato e, molto spesso, nonostante rimedi di ogni tipo, quella persona continua a emettere versi con il naso e con la bocca come un trombone.

A nulla servono calci e spintoni e sberle sul poveretto che, ignaro, si desta all’improvviso senza capire cosa sia accaduto ma poco dopo torna a manifestare i suoi rumori con virtuosismo.

Ebbene, secondo la psicosomatica, l’unico rimedio è… aprire la mente.

Pare infatti che le persone che russano non riescono a staccarsi dai loro schemi mentali, dai loro pensieri antichi, considerandoli i migliori in quanto infondono sicurezza “Ho sempre fatto così e mi è sempre andata bene, continuerò così”. Mentre, invece, ci possono essere soluzioni ancora più idonee e meno opprimenti. Danno valore a ciò che credono e a ciò che hanno sempre creduto e viene loro difficile vedere nuove soluzioni o pensarla in modo diverso. Il mondo evolve così come evolvono le vedute ma loro rimangono sempre attaccate alle loro fondamenta.

Per quel che riguarda il sesso maschile in particolar modo, ma anche le donne russano, ci sono inoltre esperti di psicosomatica pronti ad affermare che l’uomo che russa è una persona che ha avuto, o ha, un rapporto poco felice con la propria madre (anche se potrebbe non sembrare) o si sente incompreso dalla propria compagna, la quale, viene collegata inconsciamente dal partner al genitore femmina.

Molte volte capita infatti che all’inizio di una relazione l’uomo non russa per iniziare a farlo poi col tempo. E’ vero che l’orologio biologico avanza, la parte fisica è da tenere sempre in considerazione. Si può ingrassare, si può indebolire l’apparato respiratorio e, il nostro organismo, man mano che il tempo passa, si trasforma, ma mentre all’inizio di un rapporto tutto è meraviglioso e funziona a gonfie vele, dopo si possono iniziare a percepire dei bisogni, o delle mancanze anche se la coppia va d’amore e d’accordo. Anche le gioie si percepiranno ma, assieme a loro, sempre inconsciamente, non ci si rende conto di voler soddisfare delle necessità.

E’ inoltre vero che, sovente, si russa a causa di un problema al setto nasale, a piccole deformazioni nella prima parte del tratto respiratorio, o ad altri problemi fisici o post operatori, ed essendo che il naso è la zona del corpo dalla quale entra la “vita”, cioè l’aria che si respira, significherebbe che c’è un blocco del vivere l’esistenza nella più totale serenità.

Quasi come ad aver paura di pensare che tutto, nella vita, può andare sempre bene senza doversi preoccupare di nulla. Sembra impossibile. E’ bene non mollare le briglie ma tenere le cose sotto controllo. E’ bene non fidarsi troppo della bellezza della vita. E’ bene, ad esempio, accumulare denaro perché “non si sa mai”, oppure dare sempre il proprio consiglio perché considerato il migliore per evitare disguidi, è bene avere sempre quattro occhi anziché due, oppure essere più pessimisti che ottimisti, e moralisti, e paurosi. Gli esempi possono essere più di mille e identificano sempre una persona che non è libera. Che fatica appunto ad avere nuove vedute, sicuramente anche più sane per essa stessa, e che apre poco la mente lasciandosi andare con fede.

Purtroppo è molto difficile tranquillizzare una persona che ha paure così intrinseche, tutti quanti abbiamo paure inconsce, ne siamo pieni, così come è difficile far loro cambiare idea soprattutto dopo che vivono così da una vita.

Secondo Louise L. Hay, scrittrice e pioniera del Pensiero Positivo, per cercare di smettere di russare, una valida soluzione sarebbe quella di liberarsi del passato e di tutto ciò che non è Amore avendo fede nella vita e nel futuro senza preoccupazioni. So che è dura ma l’allenamento è davvero utile. Si dovrebbe vivere tenendo a mente che la gioia è il primo ingrediente della vita e, come esercizio, consiglia di dire, anche più volte ogni giorno, ad alta voce, la seguente affermazione:

Mi libero di ciò che è diverso dall’ Amore e dalla gioia nella mia mente. Procedo dal passato verso il nuovo, la freschezza, la vitalità –.

Un esercizio che è da svolgere concentrandosi e credendo, il più possibile, in quello che si afferma. Potete provare. E’ gratis e non ha controindicazioni. Vi auguro notti serene e silenziose.

Prosit!

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Come rendere la Platessa gustosa mantenendo la Ricetta salutare

Diciamolo chiaro, la Platessa non è un pesce particolarmente gustoso. Le sue carni, seppur delicate, vengono ampiamente superate da pesci molto più prelibati e dal sapore molto più ricco. Vero è, però, che avendo poche spine, è adatta alla dieta di anziani e bambini in quanto simile alla Sogliola. E’ adatta anche alle diete ipocaloriche contenendo pochi grassi. I grassi del pesce non fanno male, lo Sgombro, molto grasso, dovrebbe essere introdotto nella nostra dieta ma, la sfida di oggi, è rendere piacevole il gusto di un pesce che molti definiscono addirittura “scialbo”. Sta a noi quindi trasformarlo in una golosità.

Ma come? Beh, io vi darò la mia idea poi, ovviamente, potrà essere la vostra fantasia a fare tutto, basta rimanere focalizzati sugli ingredienti naturali e che ci offre Madre Natura per creare così, come dico sempre, una ricetta buona ma soprattutto salutare.

Platessa al mais e spezie (aneto, zenzero, erba cipollina, pepe e curcuma) sfumata alla birra, su pane croccante e accompagnata alla crema di sedano con tandoori e prezzemolo.

In una padella capiente ho fatto soffriggere della cipolla (la cipolla non dovrebbe mai mancare nella nostra cucina, contiene una sostanza chiamata Quercetina, un flavonoide, che previene l’invecchiamento cellulare) assieme ad un goccio d’olio extra vergine d’oliva, un goccio anche di acqua, curcuma, zenzero e miso. Il miso, un tipo di dado vegetale estratto dalla soia, dovrebbe sempre essere messo verso fine cottura perché, essendo un alimento “vivo”, che contiene fermenti vivi, non dovrebbe cuocere. Il mio intento però era quello di insaporire la pietanza per poter usare così meno sale. Come dico sempre, il sale, nella giusta quantità, non fa male al nostro organismo ma è sbagliato eccedere quindi, se qualcuno gradisce sentire un gusto più saporito, può appunto utilizzare il miso.

Ho aggiunto poi al soffritto il mais, quando la cipolla ha iniziato a presentarsi dorata e, assieme al mais, l’erba cipollina e l’aneto il quale ha un vago sentore di finocchietto.

Ho fatto andare il mais per qualche minuto e poi ho aggiunto i filetti di platessa e una leggera spolveratina di pepe. Quando la platessa è diventata bianca, ho sfumato con la birra, non serve esagerare mai, con niente. Mentre il giusto può essere salutare per il nostro corpo, il troppo può risultare invece dannoso.

Intanto che il tutto, coperto e a fuoco lento, cuoceva (basta all’incirca un quarto d’ora in quanto la carne della platessa è delicata non solo come gusto ma anche come consistenza), in un altro padellino più piccolo, ho iniziato a preparare la crema al sedano con tandoori e prezzemolo.

Le creme si possono anch’esse arricchire con un soffritto leggero ma, in questo caso, usando una verdura già saporita di suo e due spezie dal gusto deciso, ho pensato di poterlo evitare. L’importante, in questo caso, è realizzare un contorno che vada in contrapposizione con il secondo, vale a dire una crema dal sapore “forte” che arricchisca la “delicatezza” della platessa e del mais.

Il sedano è stato tagliato a tocchetti e messo in padella con un goccio d’acqua, un pizzico di sale, del miso e un filo d’olio. Quando è diventato morbido ho aggiunto il tandoori che è un mix di spezie indiane contenente: vari tipi di pepe, cardamomo, senape, curcuma, cannella, cumino, coriandolo e molti altri gusti. Ho fatto andare ancora un po’ a fuoco lento, affinchè prendesse quei gusti e, a fine cottura, ho aggiunto il prezzemolo.

Non fate cuocere troppo il sedano o qualsiasi altra verdura se volete fare una crema, tanto poi si frulla tutto e lasciando gli alimenti più crudi si possono acquisire maggiormente le loro proprietà benefiche.

Ho infatti messo il sedano nel mixer e creato la polpa che si è amalgamata bene con i sapori.

Ho preso dal freezer due fette del mio pane integrale, fatto giorni prima, e le ho messe nel tosta-pane per renderle croccanti e gustose e sulle quali ho poi adagiato pezzi di platessa e mais a un lato del piatto. Di fianco, ho decorato con la crema verde.

Bello da vedere, ordinato e colorato, goloso da gustare e veloce da preparare. Ma soprattutto sano. Questo è il risultato principale che dobbiamo ottenere. Un qualcosa che faccia bene al nostro organismo nutrendolo nel modo corretto ma che possa anche appagare gli occhi e il palato.

Questo è importante perché fa venir voglia di continuare a magiare in tale modo percependo una soddisfazione totale, olistica.

Provatelo e fatemi sapere. Vi auguro un Buon Appetito.

Prosit!

La Meg in TV

Erano le 12 e 30 di un tranquillo venerdì e io stavo scrivendo al computer. Il cellulare squillò mostrando sul display un numero a me sconosciuto e, sotto alla cifra, la scritta – Roma -.

Una televendita” pensai, ma risposi ugualmente. Dall’altra parte, la voce gentile di una donna mi chiese se ero io la persona che scriveva questo blog e parlavo anche di alimentazione sana. Si, ero io. Sono io.

Mi ci volle un bel po’ per capire che non si trattava di uno scherzo e che era tutto vero.

Per farla breve, sono stata invitata negli studi di TV2000, canale 28, al programma pomeridiano “SIAMO NOI” per intervenire come consumatrice di alimenti sani e creatrice di ricette buone ma salutari.

Io??? Io in televisione??? Era impossibile.

Sarei stata in collegamento da Milano (sono la bionda che vedete a tutto schermo, mamma mia che vergogna…!) perché a Roma non sarei riuscita ad andare. Il viaggio sarebbe stato troppo lungo e non avevo il tempo di organizzarlo visto il poco preavviso. Non so descrivere l’emozione, ero tesissima, nonostante, devo dire, sia stata trattata benissimo da tutti quelli che ho incontrato lì e da quelli che mi hanno contattata e organizzato il viaggio.

Non riesco a descrivervi l’emozione e la paura da tanto grandi che erano ma posso raccontarvi come un sogno si è realizzato, credendoci e volendolo ad ogni costo. No, non sognavo di andare in Tv, ma desideravo tantissimo che molte persone potessero ricevere il messaggio che consigliava loro di mangiare bene perché, attraverso una sana alimentazione, si possono prevenire e anche curare molte malattie. Con questo mio piccolo blog non sarei arrivata molto lontano ma l’Universo ha trovato il sistema. Anche in un modo un po’ troppo esagerato direi. Ehm… non ha mezzi termini a volte.

Ora, ragionando, quante persone ci sono in Italia che scrivono di alimentazione sana anche molto più brave di me? Più di mille!

E quante anche più preparate e più capaci a parlare davanti ad una telecamera? Più di mille!

Eppure sono stata chiamata io e non solo, quando all’inizio ho rifiutato di andare a Roma, per mancanza di tempo, dopo due ore mi hanno richiamata  per propormi Milano, meta a me più vicina. Proprio come a volermi ad ogni costo. Certo! Non perché io sia chissà chi, ma perché doveva realizzarsi ciò che avevo creato con la mente.

E sapete, più precisamente, come hanno fatto a trovarmi? Attraverso un altro blog che avevo tempo fa, nel quale parlavo della valle nella quale vivo e conoscendomi così attraverso un articolo che avevo scritto sui “muretti a secco” della Liguria. Muretti fatti in pietra, allo scopo di creare terrazze per poter coltivare.

Pensate al giro…. Ai meccanismi strambi dell’Energia del Cosmo. Eppure arriva. E’ arrivato. Le possibilità dell’Universo sono infinite, alcune possono persino sembrarci assurde, ma funzionano così. A noi non rimane che accettare con stupore e ringraziare. A noi non resta che chiedere (anzi volere), mandare energeticamente nell’Universo la nostra richiesta e attendere con fiducia. Il come, il quando e il dove non spettano a noi. Colsi con gioia l’invito e non solo per l’occasione che mi stavano offrendo ma per il dono che stavo ricevendo dalle Grandi Leggi Universali che hanno usato loro come “mezzo”. Un mezzo peraltro composto da persone gentili, amichevoli e pazienti. Io mi sono creata la realtà, prima attraverso l’immaginazione e lei si è concretizzata. Come ripeto, non mi vedevo addirittura sugli schermi durante le mie visualizzazioni, ma osservavo il mio consiglio arrivare a molti. Doveva arrivare a molti perché la gente deve capire e imparare che i medicinali sono molto utili ma non sono l’unica arma a disposizione. Che i – cibi spazzatura – fanno ammalare ma i cibi sani permettono la guarigione.

Mi ha fatto piacere partecipare assieme a dei medici e ad un giornalista perché questi professionisti hanno sottolineato l’importanza dell’argomento. Sono contenta che oggi si parla di questo. Si cerca di istruire gli ascoltatori all’utilizzo del meraviglioso e potente strumento che abbiamo e che possiamo avere, ogni giorno, sulla nostra tavola.

E’ stata la mezz’ora più lunga della mia vita, ero impaurita e fuori dal mio “habitat naturale” ma ricorderò quest’esperienza per sempre.

Dovete credere fermamente a ciò che desiderate. Non dovete solo desiderarlo, dovete considerarlo. Vederlo realizzato. E’ estremamente importante NON DUBITARE anche se riconosco essere questa la parte più difficile. Anche se può sembrare impossibile ricordatevi sempre che per l’Universo niente è impossibile. Tutto è possibile. Per lui non esistono barriere, le uniche barriere esistenti le innalziamo noi con le emozioni negative e il dubbio. Facendo così creiamo attrito e la situazione non può manifestarsi. Noi stessi, così come riusciamo a creare, riusciamo allo stesso modo a distruggere.

Consegnate il vostro sogno al Cosmo, affidatelo con fede a lui e… credeteci fermamente senza sperare. La speranza non va mai bene. significa rimanere in attesa e, l’attesa, potrebbe essere lunghissima perché i nostri tempi non sono gli stessi dell’Universo. Sperare significa chiedersi – Chissà se sono degno di ottenere questa cosa?… mah!… – e se si dubita di essere degni, se quella cosa si pensa di non meritarla, non arriverà mai.

Siamo sempre degni. Siamo figli della Grande Energia e, non sentirsi degni, è come offendere quello che possiamo definire “Nostro Padre” che ci ha creato.

Vi auguro con tutto il cuore di imparare a credere fermamente nel vostro volere e nella potenza della vostra immaginazione.

Io rimango ancora un po’ sulla mia nuvoletta rosa e da qui rivolgo un altro grande GRAZIE al Cosmo, alle persone che mi hanno regalato questa bella opportunità, che mi hanno ben accolta e a tutti gli amici e i parenti che mi hanno sostenuta, fatta sentire una star, e che, a pensarci, rido ancora adesso.

Grazie di cuore.

Qui sotto il video della puntata. L’argomento trattato che prevede il mio intervento assieme agli ospiti in studio va da 1:13:45 a 1:38:25

Prosit!

Ama e ama e ama…

E’ davvero difficile amare. Amare in modo vero, sincero, puro, quando…. non si è corrisposti.

Quando ad ogni nostro slancio di entusiasmo si riceve una mazzata sulle orecchie che ci rintrona per un attimo moooolto lungo.

Poi ti ripigli, sbatti un po’ le palpebre e ti dici – Ama, non fa niente, tu ama, continua ad amare, ama, oltre qualsiasi cosa, sopra il tutto, ama, spingiti oltre… – e intanto lo stomaco si lacera, il cuore si vena, gli occhi si riempiono di lacrime e vorresti urlare.

Ok, dopo questa introduzione penso sia giusto scrivere anche una premessa al fine di comprendere questo post al meglio anche perché già sento che mi verrà fuori confuso….

Si, mi sto riferendo a quando si decide di amare incondizionatamente. A prescindere. Che già il termine “decidere” è sbagliato perché è una cosa che non la si determina anticipatamente, ma ci sono avvenimenti nella vita che ci accadono, al fine di insegnarci qualcosa, e spesso dovremmo prenderli, nonostante forse la sofferenza che ci regalano e, anziché tenerli come una spada di Damocle puntata sulla nostra testa per tutta la vita, quasi fieri di avere un melodramma triste da raccontare, trasformarli in qualcosa di positivo. In una specie di allenamento, per cercare di riuscire a vivere meglio. In modo più felice. Per evolversi si potrebbe dire.

Il tema che ho scelto, quello dell’amare in tale maniera, è sicuramente il più difficile tra tutti a mio avviso. E’ collegato ad un milione di altre cose.

Detto questo, non intendo affermare che è giusto farsi maltrattare da qualcun altro o permettere a chi ci sta di fronte di mancarci di rispetto, ma vorrei sottolineare quanto è dura accettare i comportamenti dell’altro quando non sono come i nostri, quando non ci appartengono, quando ci fanno più male che bene, quando non rispondono alle nostre aspettative provocano malessere. Mi riferisco ad un altro che non la pensa come noi e che si, è vero che ci reca dolore, ma non lo fa apposta. Non ci pensa. E’ innocente. Ma noi sentiamo male. Questo è il dramma. Un male tremendo e… vorremmo concluderla lì. Certo, sto naturalmente parlando prevalentemente di un rapporto di coppia, ma potrebbe non essere l’unico tipo di legame al quale correlare tali affermazioni. Quando si è in Amore, in modo totale, non c’è sofferenza di alcun tipo e quindi nemmeno le mazzate sulle orecchie esistono, ma arrivare all’amore incondizionato è un percorso di scalini, duri e faticosi, ci sono degli step e, prima di giungere al traguardo, purtroppo, si sta anche male.

Ora, mettendoci tutto il nostro impegno, credetemi che ce ne vuole parecchio, si potrebbe anche riuscire a sorpassare il dolore della fitta nel fianco che subiamo, ma la cosa più importante da fare è chiedersi – Ma sono davvero felice? -.

Riuscendo ad ascoltarsi attentamente, nel più profondo, e producendo una buona dote di sincerità, vedrete che si può rispondere tranquillamente – No -. Perché è difficile dare amore mentre si viene feriti. Perché è difficile essere felici quando per la prima volta, dopo sette mesi di relazione, lui ti chiama “Amore”, tu fai i salti di gioia e poi scopri che è stato solo uno scherzetto del correttore automatico. Sul serio! E’ difficile essere felici dopo che da due giorni si aspetta di sentire la sua voce, poi finalmente riesci a chiamarlo e lui ti risponde di corsa salutandoti di fretta perchè sta iniziando la partita di calcio. E’ difficile essere felici quando lei ha organizzato di andare a fare un viaggio, prospettandolo come uno dei più belli della sua vita, e non ti chiede di accompagnarla. E’ difficile… accettare. L’accettazione è qualcosa che può rodere, che graffia forte come artigli possenti.

A questo punto, tante persone potrebbero iniziare a parlare di mancanza di rispetto ma altre invece potrebbero rispondere che il rispetto nasce proprio nel lasciar libera, al 100%, quella persona che sta assieme a noi. Senza interferire nella sua vita, senza costringerla, senza amputare nulla della sua libertà. Permettergli persino di andare a letto con un’altra. Certamente. L’amore è amore, il sesso è sesso. Due cose completamente differenti.

Nella savana, un leone che si tromba dieci leonesse, mica subisce le angherie della leonessa precedente una volta rientrato in tana. La natura vuole che si prolifichi, noi non prolifichiamo, godiamo solamente, appaghiamo un nostro bisogno, un piacere, ma è comunque sempre un bisogno intrinseco. Ancestrale. Senza nominare gli animali che hanno sicuramente una mente meno sviluppata della nostra e non hanno una morale o una ragione, potremmo prendere popoli di altri Paesi che non temono assolutamente, nè rifiutano, il fatto di andare a letto con più persone contemporaneamente. Quindi, i nostri, sono solo schemi mentali. Quindi siamo praticamente vittime, e soffriamo per questo, di una nostra educazione ricevuta.

Altri ancora invece pensano che se davvero ami una persona non ti viene lontanamente in mente di fare sesso con un’altra. Ma io mi chiedo se questo criterio può continuare per molti anni, anche dopo la famosa “abitudine” o se ha modo di esistere anche in caso di rapporti a distanza. Quei rapporti in cui ti vedi magari solo una volta al mese.

E quindi insomma che, detta così, sembra davvero facile ma non lo è per niente. Non è facile dare a qualcuno un “buongiorno”, al mattino, pieno di gioia e caloroso affetto e ricevere un freddo – ‘giorno – semplicemente perché quella persona non è calda come noi, o non ha mai ricevuto affetto e non sa come offrirlo. Penso altrettanto però che, molte cose, non si debbano imparare. Le abbiamo dentro e nascono spontaneamente. Se si ama davvero.

Il discorso alla fine è un altro. Si ha voglia di continuare così o è meglio andarsi a cercare una persona più simile a noi che ci saluta affettuosamente al mattino o che se va a fare un viaggio ci invita perché ha piacere a stare con noi? Direi la due. Ma, dopo aver detto la due, sorgono i primi dubbi: è allora davvero amore incondizionato, a questo punto, o soltanto l’appagamento inconscio di alcune nostre umane necessità? Umane e più che comprensibili.

Non voglio estremizzare. Ci sono coppie che stanno insieme solo per un vero e proprio ritorno, io non parlo di questo tipo di legame che davvero non mi piace e lo trovo abietto. Mi si perdoni il giudizio. Mi riferisco alla via di mezzo, a quei bisogni umili e che hanno modo di esistere proprio perché… dove sta il limite? E c’è un limite? Quanto posso accettare? Fin dove posso spingermi? Per quanto tempo ancora posso provare quella puntura forte nelle viscere che non mi fa stare bene?

Basta, vaffanculo, non lo sopporto più. Vorrei che facesse… vorrei che dicesse… -. Alt! Dov’è l’Amore in tutti questi “vorrei”?

E quel “basta”, che in verità non riusciamo a dare, è davvero amore o è paura della solitudine? Perché in realtà si può amare comunque anche lontani. Si può amare anche una persona che non è con noi o non lo è più, anche se il vero amore, presumo, riesca a far andare tutto a pennello e il puzzle si crea. Si crea perché l’amore è alla base di tutto. Non c’è niente di più forte dell’amore. Perché se è vero che l’amore move il sole e l’altre stelle pensate davvero non riesca a far combaciare due esseri umani se la loro unione è vita? E’ creazione di qualcosa di meraviglioso? (Non parlo di figli). Se sei amore sei luce e quella luce la si vede. Abbaglia. L’amore è il nutrimento primario della creatività. Quando si è pieni d’amore si crea, deve uscire in qualche modo o scoppieremmo. Se c’è apatia, non c’è amore. O per lo meno ce n’è molto poco. Se c’è paura, insofferenza, tristezza, de-pressione, non c’è amore.

E insomma, sapete bene ormai, se mi conoscete, che io sono quella delle sfumature di grigio e per me ce ne sono ben più di 50 e con meno erotismo.

E allora che si deve fare? Mollare tutto e quindi perdere la possibilità di capire, di provare un qualcosa di nuovo grande come l’amore?

O bisogna continuare rodendosi l’anima perché a tutti i costi occorre spingerci oltre il limite se vogliamo capire qual è, il vero amore di cui parla l’Universo?

Solitamente, in questo mio blog, sono io quella che offre il risultato bell’è pronto su un vassoio d’argento. Lieta oggi di mostrarvi la mia umanità. Non potrei mai, perdonatemi, competere con la maestosa, potente, complessa, o forse semplicissima, forza dell’amore.

Ma qualche riflessione probabilmente avviene.

Prosit!

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Parenti-Serpenti per fortuna Presenti

La Legge della Risonanza o dell’Attrazione dice (e dimostra) che noi otteniamo ciò che sentiamo. Vale a dire che se io mi sento veramente ricco, nella parte più viscerale di me, provo davvero, realisticamente, la sensazione che la ricchezza può donare (cosa veramente difficilissima da sentire), qualche strano meccanismo universale mi darà abbondanza a profusione affinchè, il mio stato d’essere e di percepire, si possa concretizzare divenendo realtà.

Non si otterrà pertanto ciò che si pensa o ciò che si desidera, ma ciò che si prova proprio nel profondo che è, solitamente, molto diverso da quello che la mente vuole farci credere.

Questo è naturalmente un lavoro molto faticoso per noi, sentirsi ricchi intendo, perché se siamo poveri o se ci hanno insegnato che per essere ricchi occorre essere fortunati e nascere in una ricca famiglia, il nostro inconscio risulta inquinato da queste affermazioni e… ciao Pippo!

Sul vero o sul falso di queste teorie e sul come fare per allenarsi in tali dinamiche, ho già scritto diverse volte quindi, oggi, passerò oltre, andando a toccare un altro tasto.

Supponiamo quindi che, dopo varie ed estenuanti esercitazioni, si riesca davvero a credersi così e si possa quindi iniziare a ricevere. Ad un certo punto riusciamo realmente ad avere fiducia nell’Universo e a percepire una sorta di ricchezza in noi comportandoci come se avessimo un mucchio di soldi. Ecco che, a quel punto, dopo tutto il gran lavoro svolto, proprio mentre stiamo mettendo il piede nella casella “arrivo”, giunge il parente di turno e, tutto preoccupato, ci dice: – Guarda che devi cercare di guadagnare di più perché altrimenti così non puoi farcela! -, – Spegnila ‘sta luce in sala se sei in cucina che poi devi pagare una cara bolletta! -, – Ne hai appuntamenti in ‘sti giorni? Riesci ad arrivare a fine mese? -, – Per il bambino hai tutto? Ti serve qualcosa? Dimmelo eh! Che te li do io i soldi -.… Azz…. E si ricade giù, al punto di partenza.

Benedetti parenti!

Ovviamente la loro è pura e sincera preoccupazione, senza colpa alcuna, dettata dall’affetto che provano per noi ma, così facendo, non sanno che stanno alterando il nostro stato d’essere. Lo stanno alterando perché ci intossicano di frequenze negative, perché contribuiscono a formare per noi un futuro povero, perché nutrono verso di noi pre-occupazione anziché abbondanza e armonia, etc, etc…

Ho fatto l’esempio dei soldi ma vale per qualsiasi cosa. Per la salute, per i rapporti sociali, per la vita di coppia, per tutto.

Non mi se ne voglia per il titolo. Anche i miei parenti si comportano in questo modo e li amo sopra ogni cosa, a dismisura, e guai non li avessi nella mia vita.

Il Serpente è stato identificato come simbolo delle tentazioni. Le tentazioni sono maliziose, s’insinuano, nella nostra zona più intrinseca, senza che noi nemmeno ce ne accorgiamo. Strisciano proprio silenti come una serpe. La tentazione del lasciarsi andare, di cadere nel tranello del “Cavoli… non ho abbastanza soldi” oppure “Cavoli, se mia madre è preoccupata forse è bene che inizi a preoccuparmi anch’io” è davvero molto molto inequivocabile.

Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni – (Oscar Wilde)

E’ una tentazione perché tenta di portare ad una tranquillità che, fisicamente ed economicamente, si può anche trovare ma, se si fossero seguiti altri impulsi, forse, si poteva stare ancora meglio. Diecimila volte meglio. Ma la paura a livello generale, e la paura del dolore, sono enormi.

Lo capisco bene. Sono umana anch’io. Dico solo che bisognerebbe difendersi da certe negatività e continuare a pensare positivo.

Sorridi e la vita ti sorriderà – (cit.)

Non si può certo zittirli o maltrattarli. Il loro modo di fare è tanta manna, siamo circondati da persone che ci vogliono bene ed è bene essere grati a loro di conseguenza. Sono le nostre colonne. E saranno loro, sempre ben disposti, a darci una mano qualora gliela dovessimo chiedere. L’unica cosa dunque, che possiamo fare, è proteggerci. Proteggerci dalle loro onde. Sempre che, parlandoci insieme, non capiscano che sarebbe più salutare per noi un altro tipo di comportamento.

Far capire a chi ci sta vicino di non sovraccaricarci di timori e di ridere lietamente e con serenità, immaginando il nostro futuro rosa, non è offensivo, e sicuramente farà bene anche a loro, oltre che a noi, e si acquieteranno i loro animi.

Si può davvero comunque, nell’eventualità, creare una specie di scudo con la nostra immaginazione. Uno scudo “vero” che, come una coperta atta a proteggere, non lascia passare quelle frequenze e, naturalmente, ci si deve allenare in cuor nostro a risalire di frequenze dopo che il parente è andato via.

Ciò che le nostre orecchie ascoltano, o i nostri occhi vedono, viene immagazzinato nel cervello e finisce nell’inconscio. A noi sembra non vederlo più, non percepirne l’esistenza e crediamo sia andato via da noi. Crediamo non ci abbia neanche sfiorato. Ma invece è lì. Latente. Ormai c’è. E inizia lentamente a lavorare come un semino. Attraverso i nostri modi, del vivere la vita, possiamo nutrirlo e farlo crescere oppure, appunto, possiamo ridimensionarlo, facendolo diventare sempre più piccolo, o facendolo scomparire davvero del tutto, prima o poi.

Nel momento quindi in cui qualcuno ci dice – Per il bambino hai tutto? Ti serve qualcosa? Dimmelo eh! Che te li do io i soldi – s’innesca in noi una specie di ordigno che, come la goccia cinese, ogni giorno ci suggerirà “ Sei sicuro che a tuo figlio non manchi nulla? Ce la farai a comprargli sempre tutto quello che gli serve? E un imprevisto? Riusciresti ad affrontarlo?” fino allo scoppiare della bomba che potrà essere anche solo un malessere che percepiamo e che non riusciamo a riconoscere ma che comunque non ci farà vivere bene.

In ultimo, qualche suggerimento ai parenti. Le frasi migliori da dire sono:

– Ah! Che meraviglia! Tutto è perfetto e va’ alla perfezione –

– Se c’è un problema c’è anche una soluzione altrimenti non c’è nessun problema –

– Devo andare al negozio, ti serve qualcosa? –

– Quanti clienti hai questa settimana? Due? Allora non c’è il due senza il tre! –

– Avevo pensato di prendere al bambino un paio di pantaloni blu che mi piacciono molto, secondo te possono piacere anche a lui? –

Insomma, inventate. Inventate sempre al positivo, e senza mai usare termini di negazione o che inducano a pensare alle negatività. E cercate di mantenere sempre un’espressione sorridente e allegra.

Prosit!

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Attento a quello che chiedi e a come lo chiedi

Che ci crediate o no, la Legge della Risonanza, conosciuta anche con il nome di Legge dell’Attrazione, esiste davvero.

Cioè, non è che esiste o che funziona, è così. Punto. Il mio non vuole essere estremismo o assolutismo e, al di là dell’aver provato sulla mia pelle tali effetti, il discorso più preciso è che appartiene ed è formata da una serie di meccaniche scientifiche indiscutibili. Lo diceva persino il buon Einstein spiegando come funziona l’energia e soprattutto cosa sono le frequenze che emettiamo e come ritornano a noi. Ho scritto molto su questo argomento e, in questo blog, potrete farvene un’idea.

Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è Filosofia, questa è Fisica – (Albert Einstein)

Detto questo, che equivale a crearsi la realtà ogni giorno, ovviamente si vede come l’Universo può rispondere, automaticamente, dandoci quello che chiediamo. In realtà, come ho già detto spesso, non è quello che chiediamo, o che vogliamo, che si concretizza a noi ma quello che siamo nella nostra parte più intrinseca.

Non ti arriva ciò che vuoi ma ciò che sei – (cit.)

Ossia, se io voglio dimagrire, e faccio di tutto per dimagrire, ordinando anche all’Energia Cosmica di farmi dimagrire ma, nel mentre, dentro di me, sono convinta di essere grassa, brutta e di non riuscire a perdere nemmeno un etto, non dimagrirò.

A vibrare, connettendosi con l’Energia Universale e divenendo un tutt’uno con essa infatti, sono le frequenze che appartengono alla nostra parte viscerale e non quello che formuliamo con i pensieri o con la voce, a meno che i pensieri non scaturiscano un’emozione, perché sono proprio le emozioni (viscerali appunto) a fare tutto.

Compresa questa regola, viene chiaro capire come sia possibile provare una sensazione e questa, in seguito, si manifesta. In mille e diversi modi, ma si manifesta. Sempre. Perché sempre risponde. E’ come uno specchio che riflette. Senza aggiungere o togliere nulla.

Quindi, io posso chiedere, sentendo dentro di me una cosa, e quella arriva. Attenzione però a come si chiede. Per l’Universo non è difficile rispondere e, in esso, non esiste empatia o sensibilità. Vuoi dei soldi? Credi fermamente di ottenerli? Li senti nella pancia? Vivi come se già disponessi di quel denaro? Bene, secondo le Grandi Leggi lo avrai, ma non si preoccuperanno del come. In un modo o nell’altro lo avrai e…. questo è il brutto! Si! Pare assurdo vero?

…..Mi si avvera un sogno ed è brutto? Com’è possibile?

Mi spiego. Nel momento in cui io chiedo dei soldi, qualcosa di immenso e incredibilmente complesso si mette in moto affinchè io possa ottenerli. Come? …….. magari muoiono i miei genitori e io eredito il loro patrimonio. Ecco lì. Accidenti non ci avevo pensato. Ora ho i soldi che volevo ma non ho più mamma e papà. All’Universo poco importa. Non prova i nostri affetti.

Naturalmente questo esempio vuole esagerare ed estremizzare anche un po’ l’argomento per farvi comprendere. Ma è vero, bisogna imparare a chiedere perché, molto più di quello che possiamo credere, il risultato che otteniamo può recarci dolore, dure prove e sofferenze, anziché il piacere del quale ci eravamo convinti e già pregustavamo. E’ vero anche che ci sono diversi esercizi da fare e una sorta di protezioni esistenti che ci insegnano ad incanalare al meglio la richiesta, ma il tema principale di questo articolo vuole proprio porre l’attenzione su quella che è una questione fondamentale ma che purtroppo, molto spesso, viene sottovalutata. E poi si sta male.

Alcuni esempi:

– Voglio dimagrire! E diventi “anoressica/o” (che non vuol dire che sei diventata/o anoressica/o perché l’hai chiesto. Non imbrigliamoci in questi meandri complessi e rimaniamo nel rispetto totale di chi soffre di questo disturbo).

Molto meglio proclamare: Voglio perdere un solo kg! E poi dopo averlo perso, volerne perdere un altro, con calma, e così via. Tanto non è che l’Universo si “scarica” eh?

– Voglio un naso bello dritto e piccolino. Et voilà che prendi una trona e finisci al reparto maxillo-facciale dove ti rifanno il naso completamente.

Molto meglio essere precisi. Anche la più piccola parola (sensazione) viene percepita. Davanti ad uno specchio, anche il più minuscolo pelucco di lanugine, viene rispecchiato. E l’Universo è uguale.

– Voglio un lavoro entusiasmante e che mi offra ogni giorno nuove possibilità! E ti tocca partire in giro per il mondo abbandonando la tua famiglia e i tuoi luoghi natii.

Molto meglio stabilire dove, quando, come e perché, se si vuole essere sicuri di non stravolgere completamente la propria vita.

Tutto questo nasce perché bisogna capire molto bene il valore della Responsabilità. Soprattutto la Responsabilità del nostro chiedere. E’ troppo comodo chiedere alla rinfusa. Così come siamo responsabili di noi stessi, e della nostra vita, dobbiamo imparare ad essere responsabili di ciò che vogliamo perché ciò che vogliamo formerà, in seguito, giorno dopo giorno, proprio la nostra vita.

Prestate dunque attenzione.

Ci sono inoltre studiosi che affermano sia giusto applicare anche alcune regolette come, ad esempio, quella di non utilizzare mai termini di negazione nella richiesta stessa. Ad es. – Non voglio più ingrassare -. Pare che la negazione “non” faccia perdere il valore del desiderio, ma non solo. Enunciando il volere in questa maniera, la nostra mente (che poi creerà l’emozione), si focalizza sul termine “ingrassare” e così si ingrassa. Conviene quindi esprimersi sempre al positivo, utilizzando il più possibile le parole più adatte sulle quali, se anche dovessimo focalizzarci sopra, non succede alcunché di male. Credetemi non è semplice. Io, cerco di seguire questo metodo ma non sono così tassativa. Ci sono casi in cui la negazione può anche starci, in quanto, ripeto, la cosa principale è quella che si prova al nostro interno. Nel cuore. E’ l’emozione che facciamo scaturire.

Per esempio, io adoro la citazione “NON DUBITARE MAI”. Una frase cortissima che contiene ben due negazioni, “non” e “mai”, e un verbo non proprio positivissimo, “dubitare”. Eppure, ogni volta che la penso, anzi, che la provo, con tutta me stessa, mi fa stare bene, fa fluire in me grande gioia. Sorrido. Mi fa sentire protetta e aiutata dall’Universo e mi riempie d’entusiasmo. Un entusiasmo così potente che mi permette di emanare frequenze positive, le quali, a loro volta, attrarranno a me altre frequenze positive. E’ ormai per me un motto e posso assicurarvi che funziona. Se la frase, o il pensiero, riescono a farci provare tali emozioni, allora va tutto bene. Questo è lo spirito giusto.

Nel caso inverso, siate pronti a sostenere quella che è il seguito della Responsabilità, vale a dire, l’Accettazione. Accettare ciò che ci accade. E anche se tutto quello che accade è perfetto, spesso non è molto bello da vivere.

Prosit!

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