Esercizio allo Specchio per Riuscire ad Amare Se Stessi

Non mi soffermerò sulla spiegazione di quanto sia importante riuscire a perdonare e amare se stessi. Già in molti ne parlano e, tante volte, l’ho fatto anch’io facendo sorgere domande che avevano bisogno di risposte sicure e concrete. Va bene, abbiamo capito che è fondamentale amarsi ma… come possiamo davvero farcela dopo tanti anni di non-amore? Dopo che inconsci schemi mentali ci hanno sempre fatto agire in modo automatico senza così permetterci di rispettare noi stessi?

In rete si possono trovare molti spunti per migliorare noi stessi e la nostra autostima. Occorre impegnarsi, ricordatevi che l’intenzione è sempre lo strumento migliore e più forte, ma c’è un esercizio che io adoro tantissimo, da fare ogni giorno, ideato da una donna che ho sempre ammirato e considerato magnifica: Louise L. Hay.

Si tratta dell’ESERCIZIO ALLO SPECCHIO

Occorre infatti avere uno specchio, oltre a quello del bagno o della camera. Uno specchietto da trucco che le donne possono tenere comodamente in borsetta e gli uomini in tasca. Occupa davvero poco spazio.

L’esercizio servirà farlo almeno 3 volte al giorno; al mattino, nello specchio grande della toilette, ad esempio, e durante la giornata, in quello piccolino che vi ho citato poc’anzi, sempre che non abbiate la possibilità di passare il vostro tempo con uno specchio costantemente a vostra disposizione.

Le casalinghe, per dire, potranno fare a meno di acquistare lo specchietto tascabile stando molto tempo in casa e avendo specchi in varie stanze (presumo).

L’esercizio che ora vi spiegherò è molto semplice da fare ma può rivelarsi duro quanto una prova di coraggio, almeno per la maggior parte della gente.

Allora, al mattino, appena svegli, quando la nostra immagine è probabilmente quella che valutiamo la peggiore di tutto il dì, andiamo in bagno e ci osserviamo intensamente allo specchio fissando bene e sempre il nostro viso.

Respiriamo profondamente due o tre volte e poi diciamo il nostro nome a voce alta.

Ad esempio (parlo per me) – Meg. Io sono Meg -. Riconosciamoci. Stiamo proprio parlando con noi.

Subito dopo ci diremo – Meg, ti amo. Ti amo davvero tanto -. Concentriamoci su quanto stiamo dicendo e cerchiamo di proferire quelle parole con passione.

Dobbiamo capire che non stiamo parlando con la parte di noi che non ci piace ma con il nostro Bambino Interiore, il quale, potrebbe non aver mai ricevuto parole di amore puro e sincero.

Sempre respirando profondamente e guardandoci negli occhi inizieremo poi a dire frasi positive e belle come:

Sei la persona più intelligente ch’io conosca

– Sei meravigliosa

– Sei proprio simpatica

– Hai un viso stupendo

– Io ti voglio un bene infinito

Tutto quello che di amorevole e colmo di ammirazione ci viene in mente continuando per almeno 5 minuti. Ecco, l’esercizio in realtà è già finito. A metà giornata ripeteremo il tutto e poi di nuovo, alla sera, prima di andare a dormire. Ma ho ancora qualcosa da dirvi.

COSA ACCADE SVOLGENDO QUESTO ESERCIZIO:

– Solitamente, le prime volte, anche se siamo soli e nessuno ci sente, proviamo disagio e imbarazzo. Ci sentiamo stupidi e soprattutto falsi.

Non preoccupatevi! Queste sensazioni, col passare dei giorni, se ne andranno.

– Le prime volte, il nostro sguardo, continuerà a focalizzarsi sui difetti: il punto nero su una guancia, la ruga nuova sulla fronte, la macchia sotto l’occhio, le palpebre cadenti, etc…

Non demordete! Anche questo modo di osservarvi scomparirà e si modificherà.

– All’inizio può capitare di essere pervasi da diverse emozioni. C’è chi piange, chi prova disgusto, chi non si vuol guardare, chi lo fa tanto per farlo, ma… anche in questo caso…

Va tutto bene! Lasciate fluire e uscire. Tutto ciò che arriva dentro di voi è quello che doveva arrivare abbiate costanza.

Dovete fare una cosa soltanto: CONTINUARE.

Per approfondire meglio l’esercizio vi propongo questo mini video (1 di 4 – se volete potete anche guardare gli altri 3 che appariranno cliccando su questo) proprio di Louise L. Hay e Cheryl Richardson da ascoltare attentamente ma prima finite di leggere perché c’è ancora una cosa importante che dovete sapere:

FUNZIONA!

Esatto, non mi resta che assicurarvi che funziona davvero!

Io ho provato a farlo e non ho ancora smesso, in quanto, dopo un po’, diventa una complice e piacevole abitudine e riesce sinceramente a far crescere l’amore in noi e per noi. La sensazione è bellissima e bellissimo è vedere come il mondo attorno a noi cambia. Tutto diventa meraviglioso e più soddisfacente da vivere.

Si può definire una sorta di piccolo, grande Miracolo.

Insomma… vivere con voi stessi volete che sia un’esperienza fantastica o una schiavitù opprimente?

Mi raccomando, ricordatevi: INTENZIONE e DETERMINAZIONE.

E a tutti quelli che dicono – Io non ho tempo – sappiate che questo esercizio potete svolgerlo anche quando fate la cacchina santa (almeno non avete scuse) oppure potete farlo al posto del tempo che oggi impiegate per risolvere tutti i vostri fastidi e problemi perché, entrambi, diminuiranno nettamente nella vostra vita proprio grazie a questo lavoro su di voi.

Ancora una volta mi sento di dire – Grazie Louise! -.

Prosit!

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Immaginami Felice

Un po’ di periodi fa, per qualche giorno, mi sono sentita triste a causa di una spiacevole notizia ricevuta.

Nonostante il lavoro su di me, che comunque mi aiutava nei confronti dell’accettazione e il veder positivo, non partiva quel “click!” da dentro, atto ad ottenere la pace e l’armonia basilari per il mio benessere.

Stava andando tutto bene, era giusto così, ma dopo un po’ di giorni, più stanca, decisi di chiedere aiuto ad una cara amica, la quale, sapendo bene come agire, si mosse immediatamente.

L’aiuto era stato chiesto quindi lei poteva operare.

Le raccontai che cosa mi aveva buttato giù vietandole di soffermarsi su quel mio dispiacere al fine di non dare potenza alla mia forma-pensiero e al mio malessere ma le dissi di concentrarsi, meno inquinata di me dal dolore, su un risvolto positivo, non della faccenda stessa ma del mio essere in generale, ossia: immaginarmi felice.

Immaginarmi comunque e semplicemente felice.

La sofferenza che doveva esserci c’era stata e, a volte, si ha bisogno di piccole dosi di piacere, ove è possibile.

Come ad aver parlato con me stessa, la mia amica comprese e, in quattro e quattr’otto, eccomi gioiosa ed euforica nelle sue splendide visualizzazioni a me dedicate.

E, se per i primi giorni lo sono stata soltanto nel suo immaginare, dopo poco tempo, lo ero davvero.

Una notizia, questa volta meravigliosa per me, mi rese felice ed entusiasta.

Chiamai la mia amica per raccontarle tutto e la sua risposta fu – Hai esattamente la stessa gioia, lo stesso tono e la stessa soddisfazione che avevi nei miei pensieri! -.

Decisi di ricambiare il favore appena possibile quando fu lei, dopo un po’, a sentirsi spenta e amareggiata.

La vita è una fantastica onda che sale e che scende.

Non passò molto che, anche lei, com’era ovvio accadesse, mi fece trasalire il cellulare attraverso un messaggio pieno di contentezza e allegria.

Molto spesso, possiamo fare del bene agli altri con poco. Basta un’immaginazione.

Le persone devono vivere i loro drammi. Entrare nei loro dolori. Affrontarli. Il volerle salvare non è sempre un’ottima idea, in quanto, quando una prova che la vita ci mette davanti la rifuggiamo, o la evitiamo, o la trasformiamo senza comprenderla, potrebbe tramutarsi in una prova ancora più dura, pertanto, è giusto fronteggiare certe situazioni. Ma se ci viene chiesto aiuto, e dentro di noi l’intento è assolutamente puro e rivolto all’amore, possiamo pensare alla persona a cui vogliamo bene con la voglia di vederla felice. Senza chiedere nient’altro. Che non dev’essere una speranza ma proprio una considerazione.

E allora, se vi dovesse capitare, prendetelo come un gioco. Provate a visualizzare quel soggetto che viene da voi raggiante e vi porta una bella notizia.

Non possiamo intrometterci nel percorso degli altri ma, all’occorrenza, possiamo regalare sorrisi.

Prosit!

Il mio Amico Vigile del Fuoco

Voglio molto bene a questa persona, provo per lei un affetto sincero e viscerale. Fa il Vigile del Fuoco e conosce tante cose. Ha sempre una risposta ad ogni domanda. La sua istruzione affascina ma ciò che trovo in lui, capace di stregare, è il saper mischiare tanta cultura ad una tenerezza e una bontà sincere, di fondo. Sa dare valore ai sentimenti e non solo alle riflessioni mentali. Non si preoccupa di quello che è inutile, di quello che è solo un banale orpello ma dà un significato profondo a quello che conta. I sentimenti, per lui, hanno sempre un occhio di riguardo. Non conosce l’orgoglio e questo mi piace tantissimo. E’ con persone come lui che ci si perde, ci si ritrova, ci si riperde ma la consapevolezza delle emozioni non si consuma mai. Rimane. E di conseguenza rimangono le persone, senza fuggire, senza abbandonare. Ci sono, in qualche modo, sempre. Come vuole la sua dignità. Come vuole la sua professione.

E’ un Pompiere e non può abbandonare. Deve esserci sempre. E il suo stare, lo sparge anche nella sfera della vita. E’ un Maestro per me.

E’ stato proprio durante un suo esserci che mi raccontò quello che dapprima mi sembrava assurdo pur avendo sempre avuto molta fiducia in quello che diceva perché non sbagliava mai. Fu un buon insegnante. Sempre. In ogni argomento dell’esistenza.

Un giorno mi disse – Quando accade un grave incidente, di qualsiasi tipo, e che coinvolge numerose persone, occorre preoccuparsi prima di chi può essere salvato. Di chi “sta meglio” degli altri, per così dire -.

Trovai all’inizio questa cosa sconvolgente e assurda. Com’era possibile? Quella persona ha già più probabilità di salvarsi rispetto ad un’altra e i soccorritori si preoccupano più di lei che di uno in fin di vita?

Ovviamente ci sono squadre adatte a tutti e ognuna si occupa di chi deve. Si cerca ovviamente di non tralasciare nulla e nessuno. Ma non si può nemmeno tralasciare una sola possibilità di salvezza

Appunto! – rispondevo io.

Non capivo. Lo trovavo un controsenso quello che mi stava dicendo. Possibile? Possibile che proprio lui, che mi aveva sempre illuminata attraverso il suo sapere e le sue giuste riflessioni, oggi, mi stava dicendo una cosa per me così incomprensibile?

Perché se io ho più bisogno di un altro vengo “messa da parte”?

Preoccupandoci esageratamente e ponendo tutta la nostra energia e il nostro tempo verso chi, ormai, purtroppo, ha davvero pochissime probabilità di sopravvivere, rischiamo di perdere anche chi ce l’avrebbe fatta attraverso il nostro intervento. Alla fine non si risolve nulla. Si perdono troppe vite, mentre così facendo, hai la certezza di riuscire a salvare almeno chi può salvarsi -.

Mi ci volle tempo per comprendere e accettare questa visione. Ma era giusta. Non faceva una piega. Non per altro, era stata studiata e messa in pratica da ogni tipo di Corpo di Soccorso del pianeta. Un motivo ci sarà pur stato.

Oggi, mi occupo di condurre le persone verso un nuovo modo di vedere la vita che io definisco una sorta di “salvezza”. Senza innalzarmi al di sopra di nessuno, sono semplicemente venuta a conoscenza di diverse filosofie che, prima di tutto, hanno fatto bene a me e ora voglio condividerle con altri affinchè anch’essi possano trovare un po’ di serenità e benessere. Si tratta soltanto di vedere la vita e le situazioni in un altro modo, da un’altra prospettiva e, questo cammino, lo faccio ancora io stessa e assieme a chi divide con me questa strada.

Quando incontro qualcuno che non conosce o mi chiede aiuto io divento insegnante ma, all’incontrario, sono allo stesso tempo un’alunna curiosa che può e vuole imparare. E sono ancora io, molte volte, a chiedere aiuto.

Nei momenti in cui mi si chiede di essere “Maestro”, noto le risposte e l’approcciarsi di chi mi è di fronte e, sovente, mi trovo davanti a quelli che, in gergo, vengono malamente considerati “muri”. Alcuni potrebbero dire “ottusi”. Io no. Non mi permetterei mai di giudicarli così.

Penso ci sia solamente un tempo. Un tempo per ognuno. E’ ovvio che ho estrema fiducia nelle filosofie che pratico e insegno e sono convinta riescano davvero a portare benessere ma questo non significa che se non vengono promosse, accolte o capite da un altro, quell’altro sia tonto o abbia i paraocchi come i cavalli. Davanti a queste persone provo ad impegnarmi di più ma quando mi rendo conto che non è arrivata la loro ora, oppure sono ancora loro che devono mostrare a me, oggi, mi fermo.

Un tempo insistevo di più. Era così forte la voglia di aiutare e fare del bene proprio a chi secondo me (superba) ne aveva bisogno. Ma… chi sono io per giudicare se quella persona deve o non deve ricevere il mio aiuto? Chi sono io per giudicare il suo malessere anche se reale ed esistente e ben visibile? Chi sono io per dire – Affidati a me, a quello che ti dico! Esci dal tuo percorso, cambia strada! -. E se quel percorso era stato fatto apposta per lei, affinchè imparasse cose che io mai avrei potuto insegnarle? E se doveva per forza combattere contro i suoi demoni senza la mia intromissione?

Fu così che ripensai alle parole del mio amico.

Quella persona ora, non può essere salvata.

Il discorso è che, all’interno di un gruppo, ci sono persone più propense a certe discorsi e altre no.

Non intendo con questo articolo passare per offensiva, non riuscendo forse a spiegarmi bene, credetemi se dico che nel mio cuore c’è molta umiltà. Quello che voglio dire è che dando troppa importanza e troppa dedizione a chi proprio non vuol vedere si rischia di “perdere” anche chi invece è pronto.

E’ come se si desse forza e importanza (potenza) ai demoni di quel qualcuno, che riescono davvero a ribellarsi di più e con maggiore veemenza andando ad intaccare anche le coscienze degli altri che, piano piano, si perdono. Si sentono meno sereni, meno pronti, meno volenterosi. Basta un solo membro, in un gruppo intero, a portare un’energia negativa sufficiente a tutti e, se questa energia, in qualche modo, viene avvallata, anche gli altri ne patiscono le conseguenze.

Gesù diceva – Non date perle ai porci -. Vedete, non sempre la persona non pronta è un debole che ha bisogno di cure solo perché non comprende. Molto spesso ci si trova davanti persone (sempre deboli per carità) convinte di sapere tutto e che scalciano come muli pur di allontanare la tua visione. Tu diventi uno stupido che non conosce, uno sciocco visionario e diventano persino offensive. Sono molto convinte dei loro pensieri e di essere già dei consapevoli e allora… deve andare bene così.

Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi -. Non è tanto questione di essere poi sbranati è questione che, anche se di perle possono essercene in abbondanza, tutte quelle che vengono date ai “porci” non possono venir raccolte da chi invece ne avrebbe bisogno per andare avanti. Queste parole sono state dette da chi conosceva davvero l’Amore e il Sacrificio. Ciò che diamo con il cuore è prezioso. Ha un valore inestimabile. Non possiamo accettare che venga gettato nel fango obbligando anche altri a rimanerne senza. Significherebbe buttarsi via. Il Sacrificio non è una resa, un qualcosa di scadente da calpestare. La parola “Sacrificio” deriva da “sacrum” e “ficum” e significa FARE QUALCOSA DI SACRO.

Dando “perle ai porci” si sta mettendo sul podio persone di un tipo tralasciandone altre. E’ come se non ci fosse neanche coscienza di noi stessi, è come voler far regnare il disordine, andando un po’ contro le linee universali.

Con questo, ripeto, non significa non dover aiutare anche certi soggetti ma, su 100 individui, è meglio avere la certezza di poterne “salvare” 50 piuttosto che 0.

Le perle vanno gettate e basta, chi le raccoglie le raccoglie, indipendentemente da chi è. Ma chi usa quelle perle unicamente come arma per attaccarti e si focalizza solo su questo, non merita la tua energia. Inoltre, è come dire loro – Prendetene pure tanto di perle ce ne sono finchè ne volete – mentre invece, di perle, ad un certo punto, è bene se ne sentono la mancanza. Solo così potranno smuoversi nella curiosità di giungere anche ad un altro sapere. Solo così si muoveranno al fine di trovare ciò che hanno perduto. E solo così facendo potranno trovare la luce (perché io ci credo) dentro di loro.

Prosit!

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Magia e Denaro

Coda di rospo

Pelle di serpente

Avrò tanti soldi anche se non me ne faccio niente!”

Puff!

Perché non entra il denaro nella nostra vita?

Perché non ci pagano, perché c’è la crisi, perché non c’è lavoro, perché apparteniamo ad un determinato ceto sociale, perché siamo sfigati, perché bla, bla, bla… bene ok, le abbiamo dette tutte.

Adesso, visto che le tutte sono state dette, proviamo a dirne altre, senza spocchia e senza idiozia, così, solo per riflettere su altro.

Su queste mi ci soffermerò un po’ di più perché quelle citate adesso sono ovvie e conosciutissime e professate da tutti (attenti alle forme-pensiero! Leggete qui https://prositvita.wordpress.com/2018/03/07/le-pericolosissime-forme-pensiero/ ). Queste che invece sto per elencare, a volte, non vengono in mente.

Perché non entra il denaro nella nostra vita?

perché lo si considera una cosa “sporca”

Ora, non so voi, ma io, se sapessi che una persona mi considera sporca, abietta e magari dice anche che puzzo, io… beh… da quella persona non ci andrei. La nostra cultura, religione compresa, così come l’educazione di mamma e papà operai, ci ha insegnato che il denaro è il male. Gesù era povero e infatti buono (Balle! Ne aveva più di me!), l’imprenditore che ha tanti soldi è un arrivista senza scrupoli, chi ha tanti soldi è vanitoso e arrogante, per i soldi si uccide, il denaro è la tentazione, la felicità non la fanno i soldi… tutte frasi che, giorno dopo giorno, tramutano il denaro in un qualcosa da rifuggire se si vuole rimanere puri e onesti e, nelle nostre memorie, soprattutto nel nostro inconscio, attorno al denaro, prende sempre più concretizzazione la figura di un volto demoniaco che ci vieta di far entrare i soldi in noi, nella nostra vita, con entusiasmo, e considerandoli belli, sani, genuini, incontaminati. Vero o no?

perché il soldo è un valore e noi non valiamo

Il denaro è considerato uno degli strumenti nella nostra esistenza dal valore molto alto. Senza i soldi non si può fare praticamente nulla. Persino la nostra salute è basata su di lui, in quanto, grazie ad esso, possiamo curarci meglio e quindi… vivere (vi sembra poco?). Il denaro quindi acquisisce un merito incredibile, un’importanza non solo notevole ma indispensabile. Grazie a lui si mangia anche e, quindi, si vive (vi sembra poco?). E’ chiaro perciò che è un qualcosa che vale molto e, nella nostra mente, gli si danno forme, lo si visualizza attraverso uno yacht, ville, completi firmati e ventiquattrore, vacanze, benessere, potenza, governo. Tutte cose dal grande valore per la nostra educazione e, se noi non valiamo allo stesso modo, ovviamente non può esserci una connessione tra noi e loro. Perciò, se io mi auto-svaluto, di conseguenza mi ritroverò con soli pochi spiccioli. Un tot di denaro pari a quanto è la valutazione di me stessa. Secondo me regge.

perché gli si da troppa importanza

Lo si considera indispensabile. Nei suoi confronti si hanno molte, troppe aspettative, è vitale, fondamentale, tutto ruota intorno a lui. Pensate forse che chi è ricco pensa al denaro in questo modo? Direte – Certo che no! Lui già ha i soldi perché doversene preoccupare? -. E’ vero ma, al di là del fatto dell’averne o meno, è proprio la preoccupazione che fa attrito. E voi direte ancora – Ma è proprio perché non ne ho che mi preoccupo, altrimenti non mi preoccuperei – ebbene, per non cadere in un circolo vizioso ed evitare di imitare i criceti, vi consiglio di osservare la cosa all’incontrario ossia: “non avete denaro proprio perché vi preoccupate del fatto che non lo avete”. Non vi ricordate più che la realtà è uno specchio? L’ho scritto tante volte. Potrebbe essere un motivo non trovate?

perché ci sembra impossibile averlo

Chi nasce quadrato non può morire tondo. E’ raro che in una famiglia “povera” (oggi la povertà è diversa da quella di un tempo), si possa credere, con fermezza, crederci davvero intendo, sentendolo dentro, che nostro figlio diverrà un riccone. Glielo si augura, si prova ad insegnarli come fare ma è solo la speranza a guidarci e non la sicurezza. Non solo, saranno molte di più le frasi tipo – Per campare dovrai sudare sette camicie – che gli diremo piuttosto che altre, perciò, il possedere tanto denaro, diventa solo un sogno. Un ingrediente della fantasia, sapendo benissimo che mai, potrà essere la realtà. Si utilizza questo metodo del “tarpare le ali” per non illudere, perché è il male ad avere sempre la meglio e, nostro figlio, illudendosi, soffrirebbe. Non si pensa invece che ad avere la meglio potrebbe essere il bene e che, nostro figlio, credendosela, potrebbe davvero un domani diventare ricco solo perché è riuscito, con l’immaginazione, a realizzare la realtà che più desiderava. Lui non darà mai per certa la consapevolezza di averlo e non l’avrà. Vi siete mai chiesti come viene educato il figlio di un riccone? Senza badare a spese. Quello che voglio dire, non è che dovete comprare al vostro erede tutto quello che vuole e di molto costoso ma, semplicemente, provare a cambiare un po’ l’educazione, inerente ai soldi, che ogni giorno gli fornite. Modificare le informazioni che seminate nel suo cervello e che lui nutrirà e coltiverà. Potrebbe essere un’ipotesi.

perché ne abbiamo bisogno

L’Universo, così come la nostra anima, non ci vogliono bisognosi. Ci vogliono Dei. Onnipotenti. Fatta ad immagine e somiglianza di Dio. Un Dio non ha bisogno. E’ solo l’uomo che si rende micragnoso. Finchè si percepisce il soldo come un bisogno quindi, esso non arriverà mai perché occorre capire che, soprattutto nel Qui e Ora, abbiamo esattamente tutto ciò di cui necessitiamo. Se vogliamo avere più denaro, dobbiamo trasformarlo in una logica conseguenza. Io non ho bisogno di soldi, “io voglio più soldi perché così almeno potrei fare anche questo ma vivo bene lo stesso”. Vivo davvero bene lo stesso. Se mi sento appagata interiormente, e nel vero senso della parola, il denaro troverà la porta d’accesso per entrare nella mia vita ma se lo bramo per paura della sofferenza esso non entrerà finchè non imparerò a capire che posso avere tutto ciò che voglio. Starà lì ad aspettare e a dire “Quando capirai e percepirai che posso arrivare in piena fluidità, senza motivi che ti incatenano, arriverò”. Ma ci pensate?

perché lo consideriamo il motivo dei nostri movimenti

Quando facciamo qualcosa, come ad esempio il nostro stesso lavoro, ogni giorno, come bravi soldatini, quando creiamo qualsiasi cosa, lo facciamo solo ed esclusivamente per il denaro e per pagare a fine mese tutte le spese alle quali siamo obbligati. Povero denaro… a lui nessun riconoscimento come essere a sé! E’ solo un mezzo e non una gioia. Ma, detto così, non si capisce. Il fatto è che se io ad esempio scrivo un libro e lo scrivo solo per guadagnare e non per fare innocentemente del bene al mondo, attraverso la mia creazione, non guadagnerò mai. Se invece scrivo solo per passione (facendo del bene pure a me stessa) e davvero per contribuire ad un benessere degli altri, il denaro si sentirebbe ben lusingato di appartenere in cambio alla mia vita. E’ nel momento in cui dono, incondizionatamente, che posso poi godere di tutto ciò che mi fa stare meglio e non quando offro per un tornaconto. Fosse anche solo il tornaconto dell’affetto da parte degli altri. Ci muoviamo solo in base ai soldi, capite che responsabilità, poveretti, gli stiamo dando? Non se la prendono un’incombenza così! Sfido io! Voi vi prendereste una responsabilità del genere? Tipo… far vivere bene o male una persona per mano vostra? Dai… non potete darmi torto!

Per attrarre denaro dall’esterno all’interno verso di noi, dobbiamo modificare il nostro interno verso l’esterno. Solo così potremmo godere una vita appagante in ogni ambito. E’ difficile. Molto. Non lo nego. Io ci scherzo su ma comprendo quanto sia brutto. Ho saputo cosa significa. E oggi voglio vivere diversamente, non più come un tempo. Continuo così ad allenarmi, la strada è lunga ma non mollo, provate anche voi, alla fine… non costa niente. E’ solo un meccanismo della mente che va modificato.

Vi lascio a questo video di Salvatore Brizzi e vi consiglio di acquistare il suo libro “La Via della Ricchezza” nel quale, alcuni concetti, sono spiegati ancora meglio.

Prosit!

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Se hai il Torcicollo, “Sii Acqua, Amico Mio”

Quando abbiamo il Torcicollo ci limitiamo a dire che abbiamo dormito male e basta. Punto. Non si va oltre. Al massimo, in alcuni casi, possiamo giungere alla conclusione che, il giorno prima, abbiamo preso un colpo d’aria ma ci si ferma lì, senza comprendere nessun messaggio, senza neanche pensare all’esistenza di un eventuale messaggio.

E se invece, anche il Torcicollo, pur tenendo conto della parte fisica, volesse suggerirci qualcosa come tutti gli altri malesseri?

Facciamo così, proviamo a vedere cosa intende dirci e poi valutiamo. Ci ritroveremmo comunque ad avere più strumenti per poter analizzare la situazione nel caso volessimo farlo.

Bene. Un consiglio, infatti, il Torcicollo vuole darcelo eccome… ma prima vediamo cos’è fisicamente il Torcicollo.

Si tratta di una contrattura, ossia un irrigidimento o contrazione, muscolare. In questo caso si parla delle fasce muscolari del collo e della testa naturalmente. Una contrattura è dolente poiché non permette al muscolo l’elasticità giusta affinché esso possa muoversi seguendo i nostri movimenti e noi percepiamo il dolore. Così come ogni disturbo porta con sé un messaggio, anche ogni zona del nostro corpo riporta un’informazione particolare e ben circoscritta.

Avendo parlato di irrigidimento dei tessuti già si capisce come anche a livello mentale ci sia una sorta di rigidità. Cioè poca elasticità mentale che non significa generale ma magari inerente ad una data e precisa situazione. Ad esempio il non voler cambiare opinione su una persona, oppure non voler cambiare idea su una determinata cosa, o non voler provare nuove soluzioni inerenti ad un evento. Questo è generico e tratta ogni tipo di irrigidimento in ogni punto del corpo ma se avviene nel collo si aggiunge ad esso l’insegnamento del: ho paura a fronteggiare una determinata situazione.

Il collo regge la testa e la testa è quella parte che deve sempre andare “alta” e fiera (“a testa alta”). Vuol dire avere dignità, essere giudicati bene dagli altri, avere la coscienza pulita, poter dormire tranquilli. Significa aver sempre preso nella vita soluzioni che ci hanno portato ad essere ben visti da tutti e, quindi, non vogliamo sgarrare e sporcare la nostra reputazione.

Il detto – picchiarci di muso – lo spiega bene. Senza accorgercene affrontiamo le situazioni della vita proprio con la testa, sia perché ragioniamo e valutiamo con la mente ma anche perché il viso rimane esposto, sempre, verso il mondo. Il viso contiene gli occhi con i quali vediamo la situazione, contiene le orecchie con le quali sentiamo i rumori che ci circondano, contiene il naso attraverso il quale respiriamo non solo l’ossigeno ma la vita stessa, contiene il cervello con il quale prendiamo le decisioni, contiene la bocca con la quale rispondiamo alle situazioni… insomma, contiene tutto quello che usiamo per far fronte ad un evento.

E’ comprensibile ora come, proprio la rigidità dei muscoli del collo/testa, ci fa capire come non vogliamo reagire nei confronti di quell’avvenimento.

Non c’è fluidità in noi. Non siamo come quello che consiglia Bruce Lee in una sua famosa citazione:

Non essere un’unica forma, adattala e costruiscila su te stesso e lasciala crescere: sii come l’acqua. Libera la tua mente, sii informe, senza limiti come l’acqua. Se metti l’acqua in una tazza, lei diventa una tazza. Se la metti in una bottiglia, lei diventa una bottiglia. Se la metti in una teiera, lei diventa la teiera. L’acqua può fluire, o può distruggere. Sii acqua, amico mio -.

L’acqua, che durante il suo percorso incontra uno scoglio, lo supera cambiando forma e tornando quella che era. O lo scavalca. Lo avvolge. In modo sciolto, continua il suo andare. E’ in azione perpetua. L’acqua stagnante si imputridisce. Si consuma, evapora. Si sporca. Perde la sua purezza.

Agisci, crea, muoviti, rimani sempre a danzare in connessione al movimento vitale e cosmico dell’esistenza. Non farti fermare da una situazione. Non lasciarti bloccare dalla paura. La rigidità è proprio un blocco.

Lasciati andare, non essere testardo e cocciuto, fermo nella tua decisione che può essere proprio quella di non voler fare passi o di non misurare nuove idee e soluzioni. La testardaggine (che deriva proprio dalla parola testa) significa appunto – testa bloccata -, ferma lì, su quel punto e, una bella mattina, ti svegli con il Torcicollo o con un dolore forte alla base della nuca e pensi sia solo colpa del cuscino o del gatto che ti ha obbligato, col suo fare supponente, a dormire in una posizione per te scomoda.

Rifletti. Questo è il mio consiglio. Cambia pure il guanciale e non permettere al tuo gatto di salire sul letto (non ci riuscirai mai!) ma dopo, preoccupati di chiederti se stai vivendo una situazione che, in qualche modo, ti attanaglia. C’è qualcuno che non sopporti più? C’è qualcosa che ti preoccupa? C’è tuo figlio che ti ha chiesto una cosa nuova e non sai che pesci pigliare? Pensa. E poi lascia andare. Tranquillizzati e prova ad aprire la tua mente alla ricerca di nuovi orizzonti. Potresti scoprire risposte utili e sagge, perfette per quello che stai vivendo e che per non voglia, o per paura, o perché a te sconosciute non hai mai preso in considerazione.

Prosit!

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Le Frequenze dei Miracoli

In questo blog, a sprazzi, ho parlato spesso del fenomeno spettacolare che accade nella vita di ognuno di noi, oggi studiato anche dalla scienza, riguardante il: cambiare se stessi per cambiare la realtà che ci riguarda ma, questa volta, ho intenzione di dedicare a questo incredibile meccanismo un intero articolo. In realtà ci vorrebbe un libro ma iniziamo da questo post e da un’infarinatura generale. Il termine “incredibile”, che ho usato poc’anzi, è adatto in quanto non ci si crede. Non ci sembra possibile, perché credendo fermamente in questa teoria, si potrebbe realizzare la vita che si vuole e questo sembra davvero un’enorme baggianata. Non sono un fisico, ne’ un maestro spirituale. Quello che vi racconterò è semplicemente ciò che accade e ciò che io stessa ho vissuto ma mi si perdoni se sarò meno tecnica rispetto ad un professionista del campo.

Non siamo solo un corpo. Siamo un corpo con una mente. Una mente che sviluppa dei pensieri, i quali, a loro volta, sviluppano emozioni.

Esempio – Arriviamo a fine mese. Penso di dover pagare l’affitto. Penso che ho pochi soldi e ancora non mi hanno pagato al lavoro. Attraverso questo pensiero, nasce la pre-occupazione e, in seguito, l’emozione: paura.

Le emozioni sono un’insieme di vibrazioni. Immaginiamo le famose “farfalle nello stomaco” o la “suspense” provocata dai film horror così capiamo meglio. Quando l’emozione è forte, o immediata, la si percepisce bene fisicamente, come in questi due esempi, mentre, quando è più lieve la sentiamo meno, ma lei c’è comunque ed esegue comunque il suo lavoro. Quale? Quello, tra tanti, di far secernere ormoni da alcune ghiandole del nostro corpo, a seconda dell’emozione provata e della sua natura e, dose ormonale dopo dose ormonale, ecco accadere come una specie di cristallizzazione dell’emozione stessa. Se io provo spesso paura, vivendo una vita in ansia, secerno più Adrenalina e in modo costante. Irrigidisco quindi più volte i miei tessuti, consumo più Potassio, etc… e tutto questo mi porterà ad avere dei disturbi fisici, più o meno gravi, che metteranno in mostra i miei timori un tempo solo emozionali.

Le vibrazioni di cui parlavo prima, formano delle frequenze e, tali frequenze energetiche, perché che si voglia o meno siamo anche Energia, vanno a collegarsi a frequenze uguali a loro. L’esempio delle Onde Radio è il più calzante e noi funzioniamo esattamente allo stesso modo.

Se pensiamo alle onde FM (a modulazione di frequenza), esse si potranno collegare soltanto ad altre onde FM a causa del fatto che l’antenna ricevente deve essere captata dall’emittente o quantomeno riflessa. Le onde AM invece (a modulazione di ampiezza) si collegheranno tra loro senza trovare ostacoli sul loro cammino attraversando qualsiasi tipo di “barriera”.

Non vediamo con gli occhi le nostre frequenze ma esse esistono, così come non possiamo vedere le Onde Radio ma esse esistono, così come non possiamo vedere ultrasuoni, infrarossi, ultravioletti ma essi esistono.

Detto questo possiamo capire come le frequenze della paura si andranno a collegare alle frequenze della paura. Simili con simili.

Così come il segnale radiofonico “torna indietro” e io posso fisicamente ascoltare, con le orecchie, la mia canzone preferita fuoriuscire dalla radio, allo stesso modo se io emano frequenze di paura esse compiranno questo determinato percorso:

– io emano paura

– le mie frequenze di paura andranno a collegarsi alle frequenze di paura attorno a me

– torneranno indietro moltiplicate da tutte le frequenze di paura trovate nel raggio di azione

A questo punto, senza rendermene conto, ho una dose molto grande di paura, dentro e attorno a me, ed ecco… il miracolo (capirete poi perché di miracolo si tratta). Siamo quindi i creatori (non colpevoli ma responsabili) di questa paura.

Siamo cioè anche i creatori della concretizzazione di questa paura che deve manifestarsi proprio come la canzone alla radio. Ecco così che mi ritrovo a vivere una situazione reale che mi spaventa: posso perdere dei soldi o il lavoro, posso trovarmi davanti ad una persona che mi terrorizza, posso rimanere da sola di notte in un luogo isolato, posso iniziare a capire che il mio partner mi tradisce… non c’è modo, non c’è tempo, non c’è nulla ma la mia paura prende forma. Ho creato questo grazie alle mie forze energetiche in connessione con il meccanismo energetico universale del quale ovviamente faccio parte, come chiunque, come qualsiasi cosa. Siamo delle antenne di ricezione e di trasmissione.

L’Universo non ha altri mezzi se non quello di permettermi di creare tale manifestazione realmente per vedere cosa ho dentro, cosa si nasconde dentro al mio inconscio. E, nominando l’inconscio, tocco un tasto dolente. Infatti, io creo gli avvenimenti della mia vita con tutta la mia mente (con le emozioni che sono create dai pensieri che sono creati dalla mente) ma, della mia mente, io conosco in modo conscio solo il 5% circa. Il 95% nascosto (iceberg) esiste e crea anch’esso ma io non lo conosco, così, quando mi capita qualche evento spiacevole trovo davvero difficile poter credere di essere stata io a crearlo (crearmelo).

Ora però arriva il bello perché come riusciamo a creare, anche senza rendercene conto, eventi per noi “brutti”, allo stesso modo possiamo creare quelli belli ecco perché possiamo parlare di miracoli.

La realtà risponde sempre proprio come le onde FM e AM, sta a noi sintonizzarci alle giuste frequenze. Ora è sicuramente più chiara la frase – Non c’è nulla là fuori – proprio perché tutto è dentro di noi e nasce dentro di noi. Se cambiamo noi, cioè se mutiamo le nostre frequenze, cambia tutto il mondo, cioè il mondo risponde in base alle nostre frequenze.

Se emaniamo gioia, risponde la gioia, e può farlo attraverso persone, animali, eventi, manifestazioni di ogni tipo ma, attenzione, deve essere una gioia vera, intrinseca, non solo una facciata. A rispondere è ciò che davvero proviamo. Non possiamo prendere in giro ne’ noi stessi, ne’ l’Universo (è impossibile mentire semplicemente perché riflettiamo ciò che siamo e non qualcos’altro).

Le situazioni incomprensibili dobbiamo capire che, in realtà, portano anch’esse un messaggio come tutte le altre. Ogni cosa che viviamo vuole farci vedere qualcosa ma che, per evolvere, non è importante comprendere. E’ importante invece notarlo e, nel caso, trasmutare le frequenze da negative a positive. Il messaggio c’è sempre però, anche se incomprensibile e anche se quell’avvenimento può sembrarci assurdo, fastidioso, orribile.

Il meccanismo del quale parlo non ha parti emotive (lui no!) per cui non sente dolore, non prova vergogna, non si stupisce, ne’ si infastidisce. E’ la nostra mente che percepisce tutte queste sensazioni ma l’Universo invece rispecchia soltanto.

Quindi è importante trasmutare per poter vedere in quello “specchio” sempre cose piacevoli.

Per comprendere invece il messaggio, anche se non ci si riesce sempre, bisogna andare oltre, guardando con altri occhi, senza soffermarsi a quelle che sono le sensazioni umane di superficie date da abitudini, morale, traumi, educazione, cultura, etc…

Esempio – Se io subisco un furto non significa solo che qualcuno mi ha rubato qualcosa. Potrebbe significare anche che io, a mia volta, rubo cose agli altri (il loro tempo, il loro sapere, il loro affetto…), oppure significa che sono troppo gelosa delle mie cose (sono vittima del demone della possessività), oppure ancora, ho paura di essere derubata e ciò si concretizza.

Per capire qual’è il messaggio giusto serve guardarsi dentro facendo una lunga introspezione e dotarsi di una grandissima dose di umiltà e di sincerità.

Sembra strano ma anche quel furto lo abbiamo creato noi per imparare, per evolverci, per scendere nelle nostre viscere, buie e vischiose, e osservare le nostre ombre e poter un giorno giungere alla luce in connessione con il Divino.

Senza però andare a toccare tasti così dolenti, proviamo a parlare di una persona che conosciamo ma che ci sta antipatica perché magari è troppo aggressiva nei nostri confronti. E’ inutile sprecare energie per cambiare lei. Non serve a nulla. Lei ci sta praticamente mostrando la rabbia che è in noi. Una rabbia celata, repressa o magari evidente ma comunque coltivata in noi. In quel momento, quella persona, è come se fosse per noi un Maestro (se scaturisce un’emozione s’intende) e soltanto trasmutando la nostra collera in gioia, o eliminandola, possiamo far cambiare quell’individuo nei nostri confronti. E succede realmente. Lui è obbligato a comportarsi così perché riflette esattamente ciò che noi siamo dentro come viceversa noi riflettiamo lui. Si diventa spettatori di cose che fino a ieri credevamo impossibili. Per questo, ripeto, si parla di miracoli.

Prosit!

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Le pericolosissime Forme-Pensiero

Se sai che, come determina anche la Fisica Quantistica attraverso un complesso discorso che ora accenno soltanto e può sembrare assai strano: “puoi creare la tua realtà con la sola immaginazione”, pensa a cosa accade quando, quella stessa realtà, la immaginano in tanti. La potenza che assume.

Pochi giorni fa ho letto su FaceBook il post di un amico che diceva “Sarà una mia impressione ma più si parla di femminicidio e più vengono uccise donne” (mi rasserena il fatto che Word mi sottolinei in rosso il termine “femminicidio” in quanto, da lui, non ancora conosciuto; un termine moderno, creato da poco evidentemente). Torniamo al mio amico, al quale devo dare ragione.

L’Unione fa la forza, in tutti i sensi.

Ora, è vero che un tempo le donne venivano ammazzate lo stesso anche se non c’era la televisione e nessuno veniva a conoscenza del fatto. E’ vero anche che, di donne, ne vengono uccise un mucchio, ogni giorno, ma noi veniamo a conoscenza solo degli eventi più eclatanti sui quali la cronaca può lavorare. E’ vero anche che, andando indietro negli anni, ci basta pensare all’Inquisizione per ricordare tantissimi casi di omicidi nei confronti delle donne ma, riferendoci ai nostri giorni e al nostro tempo, quello che il mio amico ha scritto e che vale per ogni argomento, assume delle caratteristiche ben precise che forse non tutti conoscono.

Si tratta di “ondate” e, a decidere su quali ondate dobbiamo cavalcare, sono ovviamente determinate “potenze” attraverso dominanti mezzi quali i mass-media. Non mi riferisco a lobby (gruppo di pressione) o complotti ma, che se ne dica, – libertà di stampa -, proprio non ce n’è. Che sia chiaro… le donne vengono uccise realmente (sai che a volte ho dei dubbi anche su questo? Interviste, personaggi, articoli, telecamere… si, si ok ma…. vabbè questo però è un altro discorso e persino estremo, quindi non voglio farlo anche perché vorrei raccontare una cosa molto più interessante e non voglio perdere di credibilità).

Cosa accade dopo l’uscita di varie e numerose notizie sullo stesso argomento? Accade che la gente inizia a parlarne. Il tema prende sempre più piede nella coscienza delle persone. Di tante, molte persone. Si iniziano a formare delle emozioni, simili tra individuo e individuo, che possono essere di gioia, o di paura, o di fastidio, a seconda della materia trattata. Queste emozioni producono delle onde vibrazionali invisibili, delle frequenze, che ognuno di noi emana, senza saperlo, e che non può vedere come non può vedere i raggi ultravioletti ad esempio. Le mie emanazioni, inerenti ipoteticamente al dispiacere della donna che ha perso la vita per mano di un uomo, vanno a collegarsi con le emanazioni di un’altra persona che ha sentito la stessa notizia e ha provato le stesse sensazioni e così via, finchè si arriva ad un consistente gruppo di persone (trasmissioni intere, in prima serata, trattano l’argomento entrando in casa di molti italiani) che emanerà quelle frequenze condite inoltre da giudizio, paura, rammarico, dolore, ingiustizia, rabbia, tristezza, etc….

Che cos’è una Forma-Pensiero?

Una Forma-Pensiero, chiamata anche Eggregora, è una forma incorporea di energia che nasce attraverso il pensiero collettivo di molte persone e acquisisce così forza. Continuamente nutrita dalle riflessioni, le idee e anche dalle emozioni di molti esseri viventi (che sono enormi ammassi di energia anch’essi) inizia a prendere vita e a “governare”. In parole povere cosa significa tutto questo? Significa che se le persone iniziano a parlare, a pensare, a far vivere in qualche modo il femminicidio nella loro/nostra esistenza, il femminicidio inizia a prendere una vera e propria forma e avverrà costantemente sempre più intenso, vigoroso e presente. Ma… perbacco… non lo notate anche voi?

L’esempio di questa tragedia, che vede vittima il sesso femminile, è soltanto, appunto, un esempio. Questo accade anche nei confronti dei terremoti per dire. Ricorderete come, l’anno scorso, non se ne usciva più da questa storia. Catastrofe dopo catastrofe. Terremoti e nevicate e slavine e gelo sempre nello stesso punto. E’ vero considerare il fatto che Gaia ha una sua vita e diversi fattori entrano in gioco inerenti ad un cambiamento e un’evoluzione naturale del pianeta ma, che ci si creda o no, niente è più forte e potente dell’essere umano, nemmeno il pianeta stesso che vive e si nutre della nostra energia. O meglio, l’immensa energia che gli esseri umani racchiudo in sé ed emanano, può influenzare il pianeta stesso.

Madre Terra è proprio nostra Madre. Una madre, pur sapendone molto più di un figlio, a causa di una vita vissuta, soffre inesorabilmente se il proprio figlio si mostra triste o angosciato e reagisce cercando una soluzione. Che le soluzione del Pianeta Terra siano sbagliate o giuste non sta a noi deciderlo o giudicarlo. Come il nostro corpo, lui, può scegliere di distruggere per rifare e, se questo a noi provoca malessere e dolore, per lui invece è soltanto un rinnovare la situazione al meglio.

Quindi, tutto questo che vi ho raccontato, e che naturalmente è soltanto un mio umile pensiero, indica come possiamo trovarci in un circolo vizioso nel quale vorremmo uscire da una situazione ma, in verità, continuando a darle potenza (vita), anche solo pensandola o ricordandola, continuiamo ad esserne vittime e succubi.

La cosa migliore è non nutrirla facendola così morire.

Capisco il dispiacere ma, almeno chi non è parente o amico della vittima, o delle vittime in questione, dovrebbe organizzarsi nel disinnescare il meccanismo lasciando il dolore a chi, purtroppo, in quel momento, non può farne a meno. Aiutare chi soffre è un meraviglioso atto di compassione ma chi, al mattino, prende l’autobus dall’altra parte del mondo inerente al fatto avvenuto, trovo strano non possa parlare di altro con chi gli è seduto di fianco. Voglio dire… hai una tua vita? Racconta quella. Continuando in modo perpetuo, a recitare la solita notizia della quale siamo tutti a conoscenza, per 10 o 20 km di tragitto, non si risolve nulla se non sfamare una situazione grave e negativa così come potremmo sfamare un Vampiro Energetico.

So che molti, arrivati a questo punto dell’articolo, potrebbero accusarmi di menefreghismo. Ebbene, a queste persone dico, educatamente e con il sorriso, di aprire gli occhi. Da tre anni tengo un blog nel quale, forse anche sbagliando certi concetti, cerco come fine ultimo di consigliare alle persone come vivere meglio conoscendo la loro magia interiore. Pur lavorando dieci ore al giorno, passo ogni momento libero a mantenere social e corsi e canali nei quali si parla di benessere olistico per chiunque. Mi muovo attraverso un aiuto concreto verso chi ha più bisogno di me, pertanto, non mi definirei menefreghista nei confronti dell’umanità che amo e che vorrei soltanto vedere più felice. Posso sbagliare il modo, posso avere idee confuse, posso non essere brava ma il mio intento è compassionevole, di cuore, altruista perciò no, non potete accusarmi di menefreghismo. Provo dolore anch’io quando sento certe notizie e mi dispiace. E capisco l’ingiustizia e il terrore che alcuni avvenimenti possono instaurare in noi ma, una volta fatta la mia preghiera, affinché ciò possa volgersi alla bellezza e non alla brutalità, basta. Perché continuare a darle vita? E’ sbagliato a mio parere. E’ molto meglio creare qualcosa di bello. Qualcosa che possa contrastarla. Ecco, questo dovreste fare. Uccidono donne? Ok, noi però tiriamo fuori la nostra bellezza. Giungono terremoti? Ok, noi però tiriamo fuori la nostra bellezza. Aiutiamo se necessario ma riempiamo il mondo, il nostro mondo, di BELLEZZA se vogliamo vederlo bello. Se vogliamo che la vita tutta sia bella. Vi sembro buonista? Se non menefreghista… buonista… va bene ma finitela di giudicare me! Create qualcosa di meraviglioso. Concentratevi e focalizzatevi su quello perché, anche quello, può diventare una Forma-Pensiero e allora sì che regnerà la meraviglia!

Se vedi una pianta sofferente, secca, bisognosa di cure, cosa fai? Le dai il tuo amore. Inizi a immaginarla meravigliosa grazie alle tue cure. Le offri concime nutriente e acqua pulita. Un vaso spazioso e magari anche carino esteticamente. Ossia, cerchi di contrastare il suo essere in quel momento. Fai l’esatto contrario di ciò che lei emana. Lei emana sofferenza e tu le dai amore e positività e cure. Non le darai certo altra angoscia parlandole male, donandole acqua putrida, continuando a pensare di lei che è una pianta che fa schifo e morirà presto. Devi cercare di fare la stessa cosa con le Forme-Pensiero negative. Contrastale. Ribalta quel pensiero al positivo; se non riesci, crea!

Immagina…. Immagina cosa accadrebbe se tutti quanti noi pensassimo a donne forti, meravigliosamente amate dagli uomini, ad un pianeta sano, florido, in armonia con gli esseri viventi. Immagina se rompessimo le catene di queste sorte di dipendenze, generando ulteriori dipendenze, creando così nuove reazioni. Immagina. L’immaginazione non è utopia. E’ stato dimostrato scientificamente che l’immaginazione crea la realtà.

Prosit!

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L’Innamoramento – il Riflesso della tua Bellezza

Negli ultimi anni, attraverso movimenti sempre più concentrati alla ricerca del benessere interiore e alla connessione dell’Uomo verso il Divino, si è iniziato a parlare molto dell’”amore incondizionato”, quello stato d’essere, difficile da raggiungere, in quanto, completamente centrato all’offrire senza desiderare di ottenere nulla in cambio (…ma non solo). Questa filosofia di pensiero, in molte persone, ha iniziato a far crescere in loro una sorta di denigrazione nei confronti dell’Innamoramento tanto che, hanno iniziato a definirlo: periodo fatuo, abbagliante, ma che niente aveva a che vedere con il vero amore.

Che non abbia nulla a che vedere con il vero amore, del quale tanto si parla, è vero ma, l’Innamoramento, è una fase della vita di una persona molto importante e che non sottovaluterei.

Al di là del fatto che permette al nostro organismo di secernere ormoni utili al nostro totale star bene, sia psicologico che fisico (a effetto bomba di salute!), l’Innamoramento ci offre la possibilità di vedere, chiaramente, una particolare bellezza: la nostra.

Come spesso vi ho detto, le persone che incontriamo nella nostra vita, se causano in noi delle emozioni (positive o negative) sono degli specchi che riflettono, nel bene e nel male, quello che abbiamo dentro e che, nascosto, non riusciamo a vedere.

Quando ci innamoriamo di una persona (ricordatevi che ogni incontro è sempre voluto dalle anime in qualche modo che un giorno spiegherò) i primi tempi, vediamo di lei soltanto i lati positivi e la consideriamo meravigliosa. Ebbene, non stiamo facendo altro che notare la meraviglia che c’è in noi ma, di questo, non ne siamo consapevoli.

Dopo qualche tempo, andando a scavare e iniziando a vedere tutto, strato dopo strato, subentrano quelli che definiamo – difetti – e ci scontriamo con i comportamenti dell’altro che troviamo spiacevoli. Questo accade perché quella persona è giunta a noi proprio per mostrarci anche le nostre zone d’ombra e ciò che di noi non sopportiamo e non vogliamo vedere ma non dobbiamo dimenticare quanta meraviglia abbiamo visto prima, intorno a quelle caratteristiche negative, della nostra parte intrinseca.

L’Innamoramento non è un adescamento, ne’ un tranello, semplicemente, dopo averti mostrato tutta la bellezza che risiede in te vuole permetterti di smussare quegli spigoli bui che intaccano, della tua bellezza, la totalità. E’ invece proprio dopo la fase dell’Innamoramento che, se non si prova più piacere, ci si lascia come coppia e questo accade perché non si riesce o non si vuole osservare oltre, più in profondità.

Non dico che con una persona, con la quale non si sta bene, bisogna rimanere fidanzati lo stesso ma prima di chiudere la relazione bisognerebbe essere consapevoli e consci di quello che il partner ci ha fatto vedere e lavorarci poi sopra cercando di trasmutare quel metallo poco pregiato, dentro noi, che gli alchimisti chiamano piombo. Trasmutarlo in oro.

La forza per eseguire questo duro lavoro di trasformazione possiamo trovarla proprio ricordando e rivivendo quella bellezza che avevamo notato all’inizio e che se riusciamo concretamente a considerarla appartenente a noi ci regala la giusta carica e il giusto entusiasmo per migliorare, o meglio, per evolvere.

E’ un duro lavoro perché è molto difficile ammettere che ora, quella “bruttura” che vediamo nell’altro ci appartiene come la bellezza notata prima. Ci vuole molta umiltà per riconoscere che la rabbia dell’altro, o il suo menefreghismo, o il suo fastidio, o la sua paura, etc… è dentro di noi e, spesso, anche volendo, non riusciamo a riconoscere queste qualità perché celate nel nostro inconscio ma credendo al fatto che quello è un riflesso potremmo allora fare miracoli su noi stessi.

L’Innamoramento è lo stato d’essere di un incontro sacro e non è assolutamente da sottovalutare perché smuove energie che altrimenti non conosceremmo.

Quando incontri qualcuno ricorda che è un incontro sacro. Come lo vedi, ti vedi. Come lo tratti, ti tratti. Come lo pensi, ti pensi. Ricorda che attraverso di lui o ti perderai o ti ritroverai – (Franco Battiato)

Permette di vibrare in frequenze che, più vivaci e gaie di quelle dell’amore, hanno la capacità di aprire porte di connessione come scosse impetuose. Funzionano come scintille, come le vibrazioni dei mantra ma in modo più veloce ed energico.

Che ruolo svolge il mantra?

E’ un discorso lungo, sia spirituale che tecnico, che non approfondirò in questo articolo ma, grazie allo stato fisico e psichico in cui il mantra ci fa scivolare è da immaginare come un picozzino che spacca, giorno dopo giorno, barriere dentro di noi che non ci consentono la totale connessione al Divino.

Le frequenze dell’Innamoramento non sono più forti di quelle dell’Amore (con la A maiuscola) semplicemente svolgono una determinata funzione. Hanno un loro compito. Il voler crescere e passare dall’Innamoramento all’amare, filosoficamente parlando, è un altro discorso, non alchemico, e comunque è una scelta di chi lo vive.

L’Innamoramento è una sensazione che fa parte di noi e come tale non va considerata negativamente, sarebbe come disprezzare un qualcosa che siamo in grado di fare, di creare, per altro in correlazione energetica con un altro essere, sovente, un connubio incredibile, pertanto, dobbiamo amare profondamente quella fase della nostra vita.

La consideriamo finta quando non ne sappiamo coglierla bellezza e l’utilità perché, troppo mentali e materiali, non riusciamo a vedere con gli occhi dell’anima (con gli occhi di Dio). Andando oltre l’ovvio. Espandendo le nostre capacità. Può lasciare l’amaro in bocca, non lo nego, ma trovo sbagliato osservarne soltanto la parte ombrosa e superficiale.

Quello che consideriamo un offuscamento, assume il valore di un offuscamento se valutato solo attraverso il ragionamento. Se le stesse frequenze che proviamo durante l’Innamoramento (e sto andando oltre le famose farfalle nello stomaco) le provassimo ogni volta che intendiamo realizzare una magia diventeremmo maghi nel giro di pochissimo tempo.

Focalizziamoci su quella energia. Proviamo a percepirla ogni volta che vogliamo chiedere qualcosa all’Universo anche se è difficile perché non abbiamo niente e nessuno nel quale riflettere lo splendore che ci caratterizza. Non siamo in grado di vederlo in noi purtroppo… perciò… innamoriamoci e benediciamo questo momento!

Prosit!

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Ehi! Bel bambino, lo sai che moriremo tutti?

Tra me e la professoressa di Religione delle superiori c’era probabilmente un odio profondo, in quanto, come metteva piede in classe, iniziavano le feroci discussioni.

Non le perdonavo praticamente nulla di quello che diceva. Sbagliavo lo so. Chi ero poi per accusarla? Ma ero un po’ ribelle, oggi mi sono calmata.

Oggi ho un mio credo, accetto qualsiasi religione e qualsiasi opinione ma, un tempo, quando intuivo che il discorso volgeva al cercar di mettere paura e tenere la gente schiava e succube m’inalberavo.

Le religioni sono nate proprio per questo! – direte voi ma, da brava adolescente, con la voglia di cambiare il mondo, mi focalizzavo solo sull’ingiustizia ricevuta.

Col passar degli anni, modificai il mio atteggiamento ma devo ammettere che ci sono cose che ancora oggi m’infastidiscono; mia personale sensazione.

Tra queste, ce n’è una che, oltre a infastidirmi, mi lascia davvero attonita in quanto sto cercando da tempo una valida motivazione, soprattutto utile, riguardo il suo esistere.

Ripeto: sto cercando una motivazione che sia valida e utile al suo esistere.

Si tratta del dire a bambini, perciò a creature di una certa età, che…. avverrà la fine del mondo.

So che questa frasona va ancora di moda ma non so se ora viene ripetuta con le stesse parole con le quali veniva detta a me e ai miei compagni s’intende. Ognuno la riceveva in qualche ambiente da lui frequentato: a catechismo, a scuola, in famiglia… aleggiava, di tanto in tanto, questa minaccia incredibilmente potente.

Praticamente Dio, che è buono e perdona sempre tutti, un bel giorno ci tradisce, perché fondamentalmente è cattivo. Si arrabbia, distrugge il Pianeta e tutti gli esseri viventi, nessuno avrà scampo, perché i maledetti peccatori, non hanno rispettato la sua parola.

Allora, in pratica, al bambino passava (uso l’imperfetto ma, ahimè, mi sono resa conto essere un tema ancora attuale) il seguente messaggio:

Tu morirai, la tua mamma morirà, il tuo papà pure, forse non sai ancora bene cosa sia la morte ma non è una bella cosa e, comunque, tu non vedrai più nessuna delle persone alle quali vuoi bene -.

E mica si muore così, serenamente, senza rendersene conto! No! Facendo appello al già esistito e famosissimo Diluvio Universale, tra strazi e agonie, si è vittime di maremoti, uragani, terremoti, tifoni, asteroidi che colpiscono Madre Terra, il Pianeta che si spacca in due, quattro, otto parti… vulcani che eruttano l’impossibile, la tua casa, bel bambino, e anche la tua cameretta crolleranno e… insomma, un casino, perché Dio è infuriato (sentiti colpevole) molto, molto infuriato.

Ma io non ho fatto niente! – viene subito da pensare nell’affanno più totale  – non può prendersela solo con chi se lo merita se proprio deve?!

Ecco, se ho capito e tradotto bene (ehm… io c’ero!) la situazione sarebbe questa e vorrei che qualcuno mi delucidasse sulla sua utilità. Chiedo: è cosa buona e giusta (e sana) per la crescita prospera di un individuo?

La sera del giorno in cui sentii, per la prima volta, che il mondo poteva finire, in maniera terribile ovviamente, non chiusi occhio per tutta la notte.

Quel mondo immenso, agli occhi di un bimbo, che lo sorregge, che permette alla sua palla di rimbalzare, che sostiene quei palazzi altissimi… non sarebbe più esistito. Sarebbe sparito nel nulla (che non si sa bene cosa sia ‘sto nulla) portandosi via le persone più amate. Amate avidamente. I pilastri della vita.

Volevo esserci. Volevo avere gli occhi aperti. Avrei potuto schivare i tralicci che volevano rovinarmi addosso e forse una speranza c’era anche se tutti dicevano di no.

Volevo vedere in faccia quel Dio, rappresentato da tutta la sua terribile magnificenza, che stava per togliermi ogni cosa senza nessun diritto (…poi accusiamo certi individui che da adulti diventano possessivi…).

La muscolatura era rigida. Fissavo un punto, tra la finestra e il soffitto della camera da letto, concentrandomi sui rumori della notte al di fuori delle pareti. Il vento, il silenzio, le auto… “come poteva quella gente che guidava essere in giro a quell’ora… non lo sapeva che il mondo stava per finire?”.

Non riuscirono più a farmi credere in un Dio cattivo. Ad essere cattivo era l’uomo. L’uomo era l’unico essere capace di distruggere tutto ciò che non gli andava bene. L’uomo che mi aveva tradito, insozzando l’immensità di un qualcosa che neanche conosceva. L’uomo che si vantava di sapere. L’uomo che voleva Dio a sua immagine e somiglianza e non viceversa. L’uomo pavido, menzognero che non sa guardare oltre. Come poteva Dio amare, nonostante tutto, quell’essere così spregevole? Quell’essere del quale ne esistevano miliardi di copie? Quella creazione che sarebbe dovuta essere invisa ai suoi occhi? Eppure lui riusciva.

Anche l’astio verso l’essere umano terminò con la crescita ma la protezione verso chi è più innocente no. Perciò, magari, evitiamole certe ingiustizie. Certe cose che non servono a niente. Che forse non possiamo nulla contro guerre e carestie ma evitiamo le violenze, almeno tra le quattro mura che frequentiamo, almeno dove possiamo se non possiamo evitare situazioni ben peggiori. I traumi inutili e gratuiti, portatori di dolore e paura, creeranno solo altro dolore e altra paura che si spargeranno ovunque. Seminiamo gioia, buoni propositi, ricche ambizioni.

Nutriamo individui sani, forti, prodigiosi. Mostriamo loro come sentire Dio dentro anziché temere di avere la distruzione in grembo. Diciamo che il mondo lo possono salvare, sempre, e nessuno può permettersi di creare catastrofi al posto loro. Che sono e possono essere potenti proprio come il Dio che nutrono in sé. Creiamo aperture di cuore affinché nella vita si possa incontrare prosperità. Permettiamo di assorbire le sensazioni del benessere. Forse questo vorrebbero i bambini.

Prosit!

P.S.= Questo blog, mi ha permesso di conoscere persone splendide che, lavorando assieme ai bambini, cercano di inculcare in loro la Divinità che gli appartiene andando a disinnescare vecchie credenze passate. Queste persone le adoro, raggiungono ogni giorno ottimi traguardi e fanno capire che il bello c’è. Da qualche parte il bello c’è. Le ringrazio.

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