Fallo anche Cattivo!

PROBLEMA MIO, LO AMMETTO

So che probabilmente è un problema mio ma non sopporto molto quella specie di pressapochismo e buonismo indirizzato alle persone viste sempre come “buone”. Non so se a voi è mai capitato ma ci sono individui che, probabilmente anche per una sorta di pigrizia intrinseca, descrivono qualsiasi personaggio così: – Ma si… ma è una brava persona! -. Oggi ho imparato a rispondere – E falla anche cattiva! -. Ossia, se qualcuno non si è macchiato di omicidio o violenza carnale è “una brava persona”. Poco importa se è uno strafottente, un approfittatore, un bugiardo, un egoista, un noioso… poco importa… se non ha ucciso, è “una brava persona”. Tu ti lamenti, non tolleri certi comportamenti da subire ogni giorno, ti sfoghi e ti senti rispondere – Eeeh… ma è fatto così (altra frase meravigliosa) comunque è una brava persona -. E basta! No!

Posso asserire di non essere quasi mai polemica. E’ davvero una qualità che non mi appartiene. Ho molte caratteristiche negative ma non quella della polemica. In questo articolo quindi, se risulterò così, poco importerà; per una volta posso anche concedermelo e sfogarmi.

I BRAVI SON DIVERSI

Se non avete la concezione del “Bravo” di Don Rodrigo, celebre personaggio manzoniano, non è una brava persona uno che passa la vita prendendo gli altri in giro, non è una brava persona uno che sparla dietro a tutti, o uno che è aggressivo con chiunque e giudica e punisce e si accanisce e mette su piani diabolici al fine di far del male all’animo umano. Neanche Don Abbondio, per rimanere nel tema degli sposi promessi, era una – brava persona -.

Svegliamoci. Le brave persone, a mio avviso, sono altre. Sono educate, sincere, gentili, oneste, altruiste… non per forza dei donatori o dei bonaccioni. So distinguere la bontà dal prostrarsi. Uno deve, per prima cosa, rispettare se stesso ma è quando rispetti anche gli altri, in ogni tema della vita, che sei una brava persona.

E POI C’E’ LA MALEDUCAZIONE

E poi c’è anche quella che, nella nostra cultura e nella nostra società, viene definita “maleducazione”. Se si va a fondo, infatti, si trova anche un risvolto quasi più buffo di questa faccenda, seppur sempre fastidioso, e ve lo racconto, così da smorzare anche un po’ il tono. Un risvolto che comunque riceve ugualmente la mia risposta – E fallo anche cattivo! – da un po’ di tempo.

In questo caso mi riferisco a quegli individui dotati di quelle caratteristiche e/o abitudini ben poco piacevoli ma non certo gravi come le prima descritte. Magari uno non si lava, mastica con la bocca piena, sputacchia ovunque, digerisce rumorosamente, s’intromette sempre nei discorsi degli altri, ti tocca in continuazione mentre parla e… – E ma è una brava persona! -. Perbacco! E meno male!

Cioè, non so se si capisce, ma essere maleducati significa non rispettare il prossimo. Questo non è affatto un bene.

CAPIAMOCI BENE

Che sia forse l’Universo che vuole suggerirmi di non lamentarmi facendomi vivere certi “messaggi”? Vuole probabilmente insegnarmi l’accettazione? Sono un po’ intollerante a volte, lo ammetto. Quello che è lo devo dire.

Ok può essere ma questa non è solo una questione riguardante il non lamentarsi. Va bene la lezione che devo apprendere io ma qui si parla di saper distinguere e di metterci interesse nella valutazione. Non è giusto asserire, con approssimazione e faciloneria, che quella è una brava persona, perchè le brave persone, quelle vere, esistono e meritano più rispetto che essere paragonate a certa gente. Perchè così secondo me si offende. Si offende chi subisce i soprusi e chi invece si comporta con rettitudine.

Oh! Non voglio apparire come una moralista, intendo semplicemente distinguere. Avere più responsabilità nel dare un giudizio. Certe persone nuociono gravemente alla salute di altri e diventano letteralmente insopportabili se si è obbligati a “prenderle” ogni giorno senza moderazione. L’appoggio morale di qualche alleato potrebbe quantomeno aiutare a soprassedere o dare un poco di forza. E invece, come si dice, – cornuto e mazziato -. Non basta dover sopportare lo sgarbato comportamento (anche grave solitamente), ci si ritrova anche a doversi sentir dire che, quella, E’ UNA BRAVA PERSONA. Sgrunt!

Prosit!

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L’Orrendo Desiderio

C’è un desiderio che molte persone covano ed è a parer mio ignobile ma interessante e in grado di celare, come ogni cosa, una bellezza difficilissima da vedere che ora vi racconterò.

Probabilmente l’abbiamo provato tutti, almeno una volta nella vita, inizia con l’essere una umana reazione ma, se non la si disinnesca, finisce col diventare una speranza che non porta a nulla di buono. C’è un desiderio, a volte, in cuor nostro, che dobbiamo eliminare da noi prima che diventi una vile abitudine: quello di voler far sentire gli altri in colpa.

“Fondamentalmente non m’interessa molto fare quella cosa lì, non ne ho nemmeno voglia, ma la faccio lo stesso, così ti stupiro’ e potrai sentirti in colpa. Non mi piace indossare la camicia che mi hai regalato tu, non mi piace proprio il suo colore, ma la metto lo stesso, così ti dimostro che non sono come te, che io a te ci tengo, e magari ti senti in colpa. Magari riesco a creare dentro di te quel senso di vergogna che dovresti provare per come mi hai trattato. Magari riesco, così facendo, a prepararmi armi utili per il futuro, quando arriverà per me l’occasione della vendetta. Quando potrò trafiggerti con la mia lama pungente e uscirne pulito e vittorioso”. Queste parole vi risuonano? Vi risuona questo meccanismo?

Il voler far pena, il voler far sentire l’altro una m@@@@.

Ci provano e a volte ci riescono. Senza comprendere l’enorme danno che recano.

Il senso di colpa è qualcosa di dannatamente deleterio e dannoso e, per chi in questo momento sta godendo di tale fatto, rispondo che dopo aver consumato inesorabilmente la vittima alla quale lo avete indirizzato, tale meccanismo, come un boomerang obbediente, torna sempre al mittente. Ebbene si. Ciò che state emanando, assieme al vostro sadico disegno, è un’incredibile quantità di energia negativa la quale contiene al suo interno: frustrazione, bisogno di attenzioni, cattiveria, elemosina, vendetta, incapacità di essere padroni della propria vita, non amore, ignominia, sadismo, masochismo, paura della solitudine, bisogno di affetto, inadeguatezza, senso di inferiorità, autosvalutazione e potrei andare avanti all’infinito. Bene, tutto ciò è dentro di voi e così come “il soldo fa soldo”, tali frequenze creano nuove frequenze simili, in modo da riempirvi sempre di più di una negatività molto potente che, da qualche parte e in qualche modo, su di voi, prima o poi si ripercuoterà. Consiglio quindi vivamente di cambiare metodo se vi accorgete di usare questo strumento ormai come un’abitudine conclamata ma dovete prima analizzare bene le vostre azioni e reazioni per accorgervene.

A chi è invece vittima di questo gioco barbino consiglio di vedere la cosa come un film. Ti tocca, può anche spaventarti, può anche farti venire l’ansia ma è tutto finto. Davvero: è tutto finto. Sì, senti i suoni, vedi le figure ma tutto ciò non esiste. Non ti appartiene e non ti deve appartenere. È soltanto lo scopo malsano di un altro individuo. Ripeto: non ti appartiene, appartiene ad un’altra persona che NON sei tu.

Tutto questo deve soltanto dimostrarti quanto l’altro sia debole e non quanto possa averti in pugno. Sei tu che decidi di stare lì, nel palmo della sua mano, stretto da quelle dita che non ti fanno respirare.

Staccati. Ti basta farlo mentalmente e anche emozionalmente. Ma non serve che ti dividi fisicamente da quella persona se riesci a rimanere centrato sul tuo valore e sulla tua coscienza pulita. Potrai scoprire quanto sei forte e quanto vali. Potrai stimarti di più.

E’ un inganno che l’altro effettua anche per auto-coccolarsi perché in qualche modo gli manchi ma non te lo dirà mai. Purtroppo non si ferma però alla mancanza. Vuole ottenere ciò che vuole, vuole dominarti, possederti e a modo suo. Il tutto avendo lui la coscienza immacolata.

In fondo, mica ti maltratta? Non ti parla in malo modo, non ti offende, non ti aggredisce ne’ a parole ne’ a gesti. Gli basta indossare la camicia che gli avevi regalato tu, magari dopo che tu gli hai mancato di rispetto, così da farti sentire veramente un poco di buono. Gli basta intenerirti.

Prova a non cadere in questo complesso marchingegno. Sai, molte volte ci si sente in colpa verso una determinata persona e non si capisce il perché. Infatti, mica solo con le camicie esce fuori questo piano. A volte lo si effettua attraverso leggeri ma subdoli comportamenti che si vivono, poi passano e vanno, irriconoscibili, lasciando però un senso opprimente.

Quando lo percepisci, o lo vedi direttamente, fermati. Prima di dire – Oh poverino… – ragiona, rivivi il passato. Poi valuta. Se devi chiedere scusa fallo altrimenti prendi un paio di forbici e taglia. Taglia via.

Prosit!

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Abbracciare un Albero – Dubbi e Perplessità

CONTROMODA

Premetto che non amo le mode e le tendenze ma amo chi le inventa e si attiene a loro, altrimenti, se tutti fossero come me si sarebbe forse troppo misantropi ma continuo, io personalmente, a non far molto parte della massa. Le mode, oltre a non piacermi molto, riescono anche a volte a preoccuparmi e infastidirmi un po’, non tanto a causa del giudizio ma per puro dispiacere. Nel senso che, quando si insegna un qualcosa, e molti discepoli quel qualcosa iniziano a seguirlo, se le informazioni date sono errate, ci ritroviamo con moltissime persone che non solo non hanno capito nulla, ma indirettamente, viene loro vietato di godere di una meraviglia di bene solo perché gli è stata data un’informazione diversa o addirittura opposta a quella reale. Mi rendo conto che il termine reale sia sbagliato. Di reale c’è davvero poco. Può aver valore sia quello che dico io, sia quello che dice un altro. Nessuno può stabilire cosa sia meglio o peggio, perciò, trovo sia giusto e utile fare ciò che si sente, provando, se si percepisce entusiasmo. Così facendo dovrebbe proprio andar bene.

È esatto però anche passare un’informazione ulteriore, e magari più corretta, in modo che la gente possa scegliere e consiglio sempre, a tutte le genti, di studiare e informarsi anche per conto proprio perché alcune cose non sono e non potranno mai essere delle mode. Sono gesti o riti o modi emozionali, trascendentali e fortemente spirituali. E’ proprio un peccato sminuirli rendendoli semplici attitudini.

UCCELLINI TRADITORI

Insomma, per farla breve, diversi uccellini mi hanno raccontato di questa tendenza uscita fuori da qualche tempo inerente all’abbracciare un albero. Se fino a poco fa chi lo faceva era considerato un pazzo, ora, se si vede uno attaccato a un tronco lo si considera uno spirituale o una persona molto sensibile e questo, per carità, è cosa buona. Praticando anch’io, ma molto privatamente, questa filosofia, sono felice di tale nuova considerazione.

Gli stessi uccellini però mi hanno spifferato anche che questo certo individuo, cioè “lo spirituale sensibile”, dal momento che così gli è stato insegnato, sta appiccicato lì all’albero come un insetto stecco perché…. sta prendendo energia dall’albero. Cioè, praticamente, questo è: stressato, stanco, infastidito dalla sua vita e allora, per trovare pace ed energia, abbraccia un albero affinché, come elemento naturale, ricco di linfa vitale, gli passi energeticamente un po’ della sua energia buona per farlo stare meglio.

A questo punto gli uccellini sapevano che mi sarei infuriata e son volati via. Quindi, rimanendo senza amici volatili mi rivolgo direttamente a te che, la domenica, non sapendo cosa fare, vai in giro ad abbracciare alberi e ti chiedo… se questo è il tuo scopo… la vuoi finire di succhiare energia da chiunque? La vuoi finire di fare il vampiro energetico pure con ‘ste povere creature che non si possono muovere ne’ tirarti una ramata per allontanarti da lì?

L’ALBERO E’ DENTRO DI TE

Conosci il vero significato della parola – Compassione -? Come spesso ho spiegato non significa provare pena o pietà per qualcuno come è divenuto in uso sviando il vero valore di questo bellissimo termine. – Compassione -, che in realtà sarebbe “con-passione” e quindi provare passione o fare con passione qualcosa, significa anche comprendere. Comprendere non come capire ma come prendere in sé, far proprio l’altro. Sentirlo parte di te riuscendo a percepirlo nel suo essere. Se tu riesci così a “comprendere” l’albero, ossia a renderlo parte di te, a sentirlo vibrare dentro di te come vita, non puoi chiedere che ti venga data energia da lui. L’unica cosa che puoi fare, per lo meno questo è il mio credo ed è anche il credo di chi la pensa come me, è dare Amore a quella pianta. Abbracciarla per darle tutto il tuo amore.

Sì, hai capito bene: tu a lei e non lei a te.

Facendo questo crei e nutri amore che, con l’amore incondizionato della pianta stessa, crea ulteriore Amore (l’energia più potente) il quale intacchera’ positivamente te, l’albero e tutta la zona attorno espandendosi per tutto il creato.

Abbraccia per DARE non per PRENDERE, perché solo dando, offrendo di cuore, riceverai qualcosa in cambio. Anche da un albero.

So bene che ci sono persone che sanno tutto questo ma molti, purtroppo, non l’hanno capito e pretendono di ricevere e basta. Questo è ingiusto sotto ogni tipo di legge universale. Senza scambio, senza equilibrio, non si arriva a nulla. Se vuoi godere dei benefici di una pianta, amala. Così vale per ogni settore, ogni persona e ogni evento. Ama la vita se vuoi amore in cambio, ogni giorno e da ogni dove. Apri il tuo cuore, dona i tuoi talenti, regala il tuo entusiasmo. Tutti gli alberi del mondo te ne saranno grati e l’universo intero si muoverà affinché tu sia sempre circondato dalla stessa forza che emani e non potrà essere differente.

Elargisci gratuitamente amore puro. Tornerà a te moltiplicato, e in una quantità tale da stupire, nella quale potrai veder accadere miracoli.

Ora esci, vai in un bosco, e abbraccia un albero se vuoi.

Prosit!

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Storia di un Salto di Qualità

SEMPRE SOLDI SONO MA…

La mia amica M. ha un bar, un bar frequentato prevalentemente da persone anziane. Spesso, come accade a qualsiasi esercente, si trova senza monete da uno e da due euro ritrovandosi così obbligata a dare il resto con monete da 50 o 20 o 10 centesimi. Per i suoi clienti questa è una tragedia. Le trovano da ridire e si arrabbiano perché tutto quel “ciarpame” in tasca non lo vogliono. M. allora, quando può, cerca di tenere le monete dal valore più alto per loro e le altre le usa con i giovani che, in questo frangente, si mostrano più comprensivi rispondendo con – Non preoccuparti, sempre soldi sono! – alle sue scuse.

Il fatto è che la persona anziana, solitamente, non ci vede bene, e aver a che fare con tutte quelle monetine è per lei un patimento. Ogni volta che deve pagare qualcosa impiega mezz’ora, faticando, per riuscire a capire di quale moneta si tratta. Se poi ha anche vissuto la povertà della guerra, non intende, comprensibilmente, regalare nulla a nessuno; l’essere avari è un retaggio del non avere avuto nulla e quindi, rischiare di dare più del dovuto, all’eventuale commerciante ed essere ingannati, non piace proprio.

LE NOSTRE CAPACITA’

Gino è un vecchietto un po’ particolare. È simpatico, paziente, alla buona. Molto istruito e sempre molto disponibile con tutti. Anche a lui, con l’avanzare dell’età, si è abbassata la vista ma, per sentirsi sempre centrato e non inferiore, ha deciso di utilizzare altri mezzi. Si tratta di strumenti dati dalla società e sensi che ci appartengono da quando siamo venuti al mondo.

Gino è un vecchietto in pensione. Si alza molto presto al mattino e, pur coltivando diverse passioni, ha parecchio tempo libero. Ha iniziato a studiarsi bene le lineette attorno alla circonferenza delle monete. Le righe dei bordi. Ognuna diversa per moneta perché create proprio per i non vedenti. Questa soluzione, assieme al preciso tatto di cui siamo dotati, ulteriormente allenato, è diventata per Gino un risultato sorprendentemente utile e comodo.

Per chi sta già sbuffando, insinuando che la cosa sia troppo lunga e difficile, dichiaro che il signor Gino ha impiegato appena una ventina di giorni, facendo anche molto altro durante questo periodo, per imparare a riconoscere le monete senza nemmeno guardarle.

Automaticamente, attraverso questa precisa osservazione fatta con occhi ma soprattutto dita, le monete hanno iniziato a distinguersi tra le sue mani anche attraverso peso e grandezza.

Insomma, Gino, come prende un soldino nel palmo della mano, sa precisamente e velocemente di che soldo si tratta. È anche più veloce di molti giovani dotati di vista da falco.

OTTIMI RISULTATI

Questo comportamento io lo definisco un salto di qualità. Un bellissimo balzo in avanti. E, dietro questa storia, c’è un messaggio che può tornare utile in molte occasioni che si presentano nella vita di chiunque, anziani o meno.

Mi sento davvero di complimentarmi con il signor Gino che ha deciso, per suo libero arbitrio e diritto, di non rimanere uno schiavo bensì di tirare fuori nuove armi per essere sempre più entusiasta e positivo.

Gino ha deciso di vedere la bellezza dove pochi la vedono e, anziché lasciarsi crogiolare dal fastidio, la lamentela e l’invalidità di una vista poco buona, ha deciso di rifiorire in un nuovo argomento della propria vita.

Oggi, si sente un gran figo ogni volta che deve pagare, soprattutto quando si trova davanti agli amici ed è una persona felice anche per questo.

Bravo Gino, hai tutta la mia stima! Di certo, una persona come lui, non “farà mai la muffa” per capirci. Non farà mai del vittimismo e nemmeno si farà rabbia inutile. La rabbia – un’energia che può essere trasformata in CREAZIONE.

Gino ha fatto anche un’altra cosa bellissima: si è amato. Ha posizionato la sua persona in una condizione ottima per vivere e affrontare la vita e la società.

Prosit!

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Cambia le Sinapsi – parte 2°

Dopo il precedente articolo, che dovreste leggere per capire questo, “Cambia le Sinapsi – parte 1°” che potete trovare qui https://prositvita.wordpress.com/2018/06/11/cambia-le-sinapsi-parte-1/ eccoci agli esercizi promessi i quali devono naturalmente essere accompagnati da una buona dose di: volontà, positività e fatica.

MEGLIO DI ROCKY BALBOA

La sentite? E’ “Gonna Fly Now” (Bill Conti), colonna sonora del film – Rocky Balboa -, tutta per voi. Forza, iniziamo, a muso duro, campioni!

Si parlava di abitudini e allenamento. Infatti è proprio l’allenamento ad aiutarci. Perché? Perché l’allenamento è una sorta di “abitudine” e, l’abitudine, è proprio quella situazione nella quale la nostra mente sguazza. Praticamente inganniamo la mente utilizzando le sue stesse armi. Il cervello eseguirà semplicemente, in silenzio, ciò che noi vogliamo fargli fare. Povero cervello, sembra un tontolone, ma in un certo senso… beh… diciamo che non ha autonomia ecco. Bando alle ciance ora. Qualche esercizio utile? Eccolo qui:

Trasformiamoci in Deficienti.

Ecco non fatelo spesso che impazzite davvero. Sapete che però è anche un ottimo allenamento per la famosa Presenza? Vabbè… poi ne parleremo.

Vi sembrero’ una fuori di testa ma funziona. Supponiamo ch’io stia prendendo un caffè e arriva il pensiero assillante. Mi devo concentrare sul caffè, su quel momento. Ma concentrarsi sul caffè risulta difficile quando l’ossessione fa capolino presuntuosa. Quindi ci aiuteremo con il descrivere, o a voce o dentro di noi, tutto quello che vediamo, sentiamo, percepiamo attraverso un monologo allucinante. Ad esempio: sto prendendo il caffè, ecco la tazzina, è bianca, è calda, è tonda, è quadrata, è grande, è piccola, è bianca, è nera…. etc… la descrivo come se parlassi ad un cieco che non può vederla. E il caffè? Brucia, è scuro, è amaro, è dolce, è tanto, è poco, è forte, è profumato… etc… il tavolo sul quale è appoggiata la tazza com’è? E avanti così. Ci sono biscotti nei paraggi? E allora, anche con i biscotti, stesso meccanismo. Noterete che non avrete potuto pensare al resto facendo bene questo esercizio.

Eliminiamo una parola.

Eliminiamo una parola dal nostro vocabolario. I modi di dire saranno più difficili da togliere ma se ci imponiamo di non dire, per qualche dì, ad esempio, la parola “Buongiorno” possiamo farcela. Utilizzeremo dei sinonimi come: buona giornata, salve, ciao, buona mattinata, saluti, etc…

Eliminiamo un piccolo gesto abitudinario.

Senza rendercene conto, durante la giornata, facciamo quasi tutti dei piccoli gesti, senza neanche rendercene conto. Non parlo dei tic, mi riferisco a quelle piccole abitudini gestuali che possono essere vissute come coccole o come rilassanti metodi contro la noia o di “sopravvivenza”. Possono essere anche altro. Tipo: toccarsi i capelli, grattarsi le pellicine delle dita, mordicchiarsi le labbra, battere il tempo con il piede, lisciarsi il mento, strofinarsi il naso…. Eliminiamone uno. Poniamo attenzione ad uno e togliamolo (non sarà semplice vedrete).

ANDIAMO A COMANDARE!

Questi esercizi servono per governare la mente e far capire a lei che siamo noi a gestire i nostri pensieri e siamo padroni di noi stessi. Non lei. Lei non potrà andare dove vuole, verso i suoi lidi. Non siamo dei dormienti, siamo svegli e sappiamo bene cosa stiamo dicendo o cosa stiamo facendo. Soprattutto… a cosa stiamo pensando! Allenandoci in questi, che appaiono come esercizi sciocchi e semplici, ci rendiamo intanto forti e capaci anche per gli altri, quelli più difficili e complessi, quelli inerenti al cambiamento del percorso delle sinapsi che vi dicevo prima. Prima di iniziare a correre, bisogna imparare a camminare ma è proprio imparando a camminare e a reggerci in piedi che potremmo diventare dei velocisti campioni del mondo.

Non sentitevi in colpa, mi raccomando, se non ci riuscite. Datevi del tempo. Ci vuole tempo. Sarebbe davvero inutile e deleterio incolparvi. Si cerca di migliorare non di addossarsi ulteriori colpe in collo. Tutto, con il tempo, diverrà più semplice e ognuno ha il SUO tempo. Il fatto di rendersi conto di “aver sbagliato” e di aver detto – Buongiorno! – quando non lo si doveva dire, è già un fantastico passo avanti.

Non fate questi esercizi tutti assieme. Fatene uno per volta, uno alla settimana ad esempio. Sembrano facili ma sono prove dure per il cervello. Non esagerate. Avete vissuto per tanti anni in un modo, ora non potete pretendere di riorganizzare il vostro essere in poche ore. Inoltre, più esagerate e più la mente si arrabbierà e scalpiterà. Se invece svolgete questo lavoro piano, lentamente, senza farvi accorgere proprio dalla mente, tutto si risolverà nel migliore dei modi.

Ora, potete fare la famosa associazione di pensiero che descrivevo nell’articolo 1°. Vi verrà molto più semplice.

Penso di aver detto tutto. Non mi resta che augurarvi una buona padronanza di voi stessi e di imparare a comandare! (Senza più essere schiavi della mente).

Prosit!

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Cambia le Sinapsi – parte 1°

Questo è un lungo argomento perciò lo dividerò in due articoli. In questo, il primo, avrete la spiegazione di come stanno le cose e nel secondo degli esercizi per riuscire a diventare padroni di se stessi e vivere decisamente meglio, senza essere vittime dei propri pensieri che, spesso, assillano. Educare la mente ad essere una nostra valida aiutante e un buon mezzo, e non all’incontrario, essere noi, suoi schiavi.

NUOVI PENSIERI

Ma si! Che ci vuole?

Il tuo ragazzo ti ha lasciata? Tua moglie ti ha tradito? Tua madre ti ha sgridato ingiustamente? Uno sconosciuto ti ha fatto fare una pessima figura davanti a tutto il paese? Questi episodi, quando diventano ricordi, assillano e rovinano la vita. Vorremmo dimenticarli, non pensarci più. A volte sono così presenti, tremendi e consueti che vorremmo addirittura staccarci la testa per non pensare. Staccarsi la testa però potrebbe essere pericoloso e allora torna comodo un altro metodo: quello di modificare le sinapsi del cervello. O meglio, modificarne il percorso. Non ci vuole nulla! È un gioco da ragazzi! È semplicissimo! È… è…. è una tragedia! Ecco cos’è! È una delle cose più difficili che un essere umano possa riuscire a fare. Ma, senza scherzare più, andiamo con ordine. Innanzi tutto cosa sono le sinapsi? E perché modificando loro possiamo vivere meglio? Lo spiegherò in modo semplicissimo spero che nessun neurochirurgo legga! Ma voglio sia comprensibile a chiunque.

Le sinapsi sono delle connessioni che permettono una comunicazione tra neurone e neurone o tra neurone e altre cellule. In pratica, il determinato messaggio, riesce a passare nel tessuto nervoso proprio grazie alle sinapsi. Esse sono dapprima elettriche e poi diventano chimiche come se il messaggio diventasse concreto e può così accedere, fisicamente, al luogo che lo sta aspettando. L’input quindi arriva e parte poi l’informazione. Nel cervello, come già vi avevo spiegato qui https://prositvita.wordpress.com/2018/04/20/erezione-maschile-e-cervello-in-vasca/ , la maggior parte dei messaggi prende dei percorsi chiamati “percorsi facilitati” (ossia già vissuti) in modo totalmente abitudinario. Stiamo parlando di informazioni che passano dal quel dato “sentiero neurale” milioni e milioni di volte nell’arco della nostra vita o di un solo periodo di essa. Il cervello non trasforma niente se non siamo noi a cambiare e nemmeno le sinapsi che condurranno quel messaggio sempre nella stessa direzione.

Questo, quando accade troppo spesso, diventa OSSESSIONE ma non è colpa di nessuno, semplicemente un procedimento normale che avviene chimicamente e, possiamo dire, “fisicamente” in noi. Così funziona anche la memorizzazione e quindi i ricordi. Hanno la loro tana, anch’essa facilitata, comoda, e di lì non si schiodano. E’ la nostra reazione ad essere sempre la stessa quando qualche avvenimento lo colleghiamo ad un avvenimento precedente (es. trauma). Avvenimento, o persona, o situazione, o cosa, etc… E’ comunque la nostra volontà, anche se non ce ne rendiamo conto e non lo facciamo apposta, a permettere tutto questo. Possiamo però fare anche qualcosa di diverso ma, ogni cosa a suo tempo, continuate a leggere. Ho affermato il tutto semplificando molto un procedimento in realtà parecchio complesso spero sia stato chiaro.

COME COZZE APPICCICATE ALLO SCOGLIO

Bene. Se ne deduce quindi che un pensiero (un ricordo) rimane lì e siamo noi stessi, nutrendolo, a dargli forza, sostanza e… onnipresenza. Avete presente le ossessioni che citavo prima? Sarà capitato a tutti di dire – Non riesco a non pensarci. Non riesco a togliermelo dalla testa! -.

I pensieri generano le emozioni. Cioè, se io ricordo una violenza subita, rivivro’ le emozioni di terrore, paura e angoscia di quel giorno. Il senso di nullità, la voglia di vendetta, etc… tutto questo ci fa vivere bene? Assolutamente no. Ma non solo. Diversi traumi, subiti da bambini, li riviviamo in eventi che noi consideriamo simili anche nell’età adulta nonostante non abbiano nulla a che vedere con l’evento subito. In qualche modo, per noi, e soprattutto per i nostri meccanismi di difesa, ci “assomigliano” e reagiamo alla stessa maniera. L’emozione madre si scatena sempre allo stesso modo e le pulsioni saranno dello stesso tipo.

Come dicevo, modificare un pensiero e quindi dimenticarlo, è superdifficile. Sta abbarbicato come un koala ad un eucalipto senza smuoversi neanche di un millimetro, ma noi non abbiamo più voglia di fare gli alberi da appoggio e quindi andiamo alla ricerca di soluzioni. Perché sì, ci sono le soluzioni. Finalmente una buona notizia. Il dramma è nel metterle in pratica ma ne parleremo.

Vedete, il nostro cervello è abitudinario a livello cronico, pertanto, se noi gli abbiamo sempre fatto pensare al verde ora sono cavoli amari convincerlo a focalizzarsi sul rosso, o comunque, al verde, non pensare più.

21 GIORNI… ALL’ALBA

I grandi esperti dicono che per modificare una sinapsi ci vogliono 21 giorni. Facciamo un esempio pratico. Se io guido una macchina normale e quindi sono abituata ad usare la frizione, nel momento in cui acquisto un’auto automatica, il mio piede sinistro impiegherà 21 giorni (circa) per disabituarsi dal premere il pedale della frizione. Quindi, se un brutto ricordo mi assilla, dovrei impiegare 21 giorni per eliminarlo, così come l’abitudine del piede sinistro. Ma dobbiamo dargli il nuovo “sistema” ossia dobbiamo dare al nostro cervello una “macchina automatica”. Creare il cambiamento nuovo al quale può aggrapparsi mollando il vecchio.

Se perciò mi viene alla mente quella determinata cosa che mi fa male, per mandarla via, mi dovro’ sforzare a pensarne un’altra. Il pensiero rivolto ad un ex compagno, ad esempio, diverrà il pensiero rivolto ad un blog, o ad un amico, o a una cosa che piace, o ad un lavoro. Dobbiamo cioè creare UN’ASSOCIAZIONE DI PENSIERO. Quella cosa nuova (che dovrà essere “bella”) verrà correlata all’ ex e, man mano che passano i giorni, ogni volta che il pensiero cadrà sul non più partner, automaticamente, si inizierà a pensare a quell’altra cosa. Via il pensiero via il dolore, o il fastidio, o altro. La nuova riflessione può essere dirottata ad un qualcosa di non ancora accaduto, fantasticando attimi magnifici, o a qualcosa di già successo che riporta a splendide emozioni. Praticamente stiamo creando una nuova sinapsi e, piano piano, quella piccola nuova comunicazione scaverà un nuovo percorso da intraprendere e seguire, poi lo inizierà, si abituerà a quello e passerà sempre di lì. Vi dimenticherete così l’ex compagno (certo non del tutto, la memoria l’avrete sempre, ma cambieranno gli stati emozionali correlati al percorso di prima). Non è questione di menefreghismo è un qualcosa di biologico. Il nostro cervello funziona così. So che non è buono essere rivolti al passato o al futuro ma, vivere il “Qui e Ora” e fare la Presenza, lo sospenderei un attimo, per il momento, come discorso. Un passo alla volta. Oggi parliamo di sinapsi, poi parleremo del vivere l'”Adesso”.

Torniamo a prima, insomma che, detta così, sembra semplice ma non lo è per niente. Ricordatevi che sono koala, anzi chewing gum, anzi cozze! E sappiate che, mentre il cervello sta ai vostri ordini, la mente invece cercherà sempre di remarvi contro. Cosa gli abbiamo fatto di male a sta mente poi, un giorno, qualcuno me lo deve spiegare eh?

Comunque, dicevo, non è facile. Bisogna quindi usare al meglio gli esercizi adatti.

ALLENARSI.

Bene, per il momento mi fermerei qui. Nel prossimo articolo leggerete degli esercizi che io personalmente ho trovato utili e interessanti. Funzionano e quindi ve li racconterò. Intanto provate a pensare se avete anche voi pensieri che, troppo spesso, passano per sentieri che vorreste modificare.

Prosit!

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Bruciori di Stomaco – la Rabbia degli uomini, delle donne e della dolce attesa

CIO’ CHE MI E’ SUCCESSO PROPRIO NON LO DIGERISCO

La rabbia scalda dentro, brucia come un fuoco, brucia nello Stomaco.

Lo Stomaco, organo del nostro apparato digerente, il quale riceve il cibo ed è ricco di ghiandole in grado di secernere sostanze utili alla digestione, è anche sede dell’ansia. Provare ansia, oltre che a spaventare inconsciamente, ossia far vivere attanagliati dalla preoccupazione (figlia della paura) fa anche arrabbiare. Fa arrabbiare perché non si vorrebbe provare ansia. Si vorrebbe essere padroni di se stessi e riuscire a governare facilmente gli avvenimenti della vita senza farsi soffocare dai timori e dalle inquietudini. Per questo, l’ira, pur avendo la tana nel Fegato, diventa la protagonista in questo organo che è lo Stomaco e si fa sentire attraverso forti bruciori che, dall’esofago, possono risalire fino alla gola e diventare davvero fastidiosi.

Lo Stomaco riceve il cibo e lo lavora rendendolo adatto a passare nell’intestino per essere poi ulteriormente suddiviso tra sostanze nutritive che verranno assorbite dall’organismo e sostanze di scarto che verranno espulse. Senza questo precedente lavoro, importantissimo, dello Stomaco, non solo non si digerirà bene ma non si potrà nutrire bene il nostro corpo. Attraverso il consumo esagerato di cibi con Ph acido o alcalino si va incontro, senza un salutare equilibrio, ad una ribellione dello Stomaco manifestata attraverso fastidi di vario genere ma, nell’ambito della psicosomatica, si può anche osservare un messaggio oltre ad occuparci di intraprendere una dieta migliore. Quando si parla di ingerire, non si intende solo alimenti ma anche situazioni.

Il messaggio in questione è: c’è una situazione che sto vivendo, o che ho conosciuto, che proprio non digerisco e mi fa arrabbiare tantissimo. Oppure: c’è una situazione che vivo quotidianamente, non eclatante ma continua, che ogni giorno mi opprime, mi infastidisce, magari inconsciamente e che inconsciamente mi fa arrabbiare tantissimo.

Se poi si è persone sanguigne, abitudinariamente colleriche, energiche e irritabili, ancora di più.

L’UNIONE FA LA FORZA

Occorre quindi mangiare bene (assolutamente) ma ricorrere anche a porsi certe domande e provare a trovare la soluzione, in questo caso, la parola d’ordine dev’essere: TRANQUILLITA’.

Non intendo dire di non fare più determinate cose. Quando si parla di tranquillità, tutti subito a sbuffare e a dire – Eeeeh…. magari! -. Continuate pure la vostra vita frenetica ma è come prendete le cose che fa la differenza. Sono le emozioni che provate a fare tutto. Provate a incavolarvi di meno. Se ogni cosa vi preoccupa e vi irrita, dovreste provare a pensare un po’ di più che il mondo va avanti lo stesso e andrebbe avanti anche senza di voi. Vi state facendo ansia e rabbia inutili. So bene che siete sicuramente persone che cercano di fare il meglio e di consigliare il meglio agli altri, affinché non inciampino in situazioni scomode ma a tutto c’è un limite. So bene che ci tenete al vostro onore, a fare sempre bella figura, ad avere sempre la coscienza apposto e ci tenete molto ai vostri cari, tanto da non volerli mai vedere soffrire, ma non è ingurgitando e nutrendo collera, lasciandola poi lì a sopire, che risolvete le situazioni. Anzi, così facendo, potreste rischiare di divenire pedanti e noiosi da meritare bugie, anziché la verità, da parte di chi vi sta attorno per il semplice fatto che non vi si vuole far alterare e non si ha voglia di sentire sempre la vostra morale.

Probabilmente siete delle pentole di fagioli sempre in ebollizione ma, questo bollore, oltre che a infastidire gli altri, fa male a voi. Vi sta cuocendo un organo importantissimo e, dai bruciori, si passa poi a gastriti e via dicendo.

IL MONDO E’ BELLO PERCHE’ E’ VARIO

Il mondo è bello anche perché è vario. Imparate a vedere più bellezza. Toglietevi quei paraocchi e quelle paure. Non è sempre male ciò che è diverso, anzi… a volte si possono scoprire ottime nuove soluzioni.

Non è facile accettare e concepire le ingiustizie, fatevi sentire, ribadite il vostro potere, ma poi dovreste riuscire a staccare, a lasciar andare. Basta! Via da voi quell’immondizia che nuoce. La repressione e la sopportazione sono deleterie. Vi corrodono letteralmente. Se gli altri si comportano male, è giusto reagire ma deve poi finire lì. Quello che covate non vi porta a nulla di buono. Vi obbligherà in futuro, se continuate, a prendere delle pastiglie o a non poter più godere dei vostri alimenti preferiti. Vi pare sensato? Rifletteteci.

Vi accorgerete, con il tempo, che la vostra è prettamente un’abitudine. Siete fatti così, nessuna colpa, ma potete cambiare (almeno in certe circostanze) e vi renderete conto, in futuro, che la stessa cosa che un tempo vi faceva fare del sangue marcio (altra bellissima definizione che mi auguro capiate) oggi non vi tocca più come prima, voi state meglio, eppure tutto va avanti ugualmente.

MASTICARE POCO

Al contrario di quella che dev’essere una buona abitudine mentre si mangia, ossia masticare parecchio il boccone con i denti e la saliva per facilitare il lavoro degli altri organi, riguardo agli eventi o le persone della vita, che infastidiscono, consiglio di masticare ben poco. Cioè, ironicamente, vi sto consigliando: evitate di rimuginare. Anzi, l’ideale sarebbe sputare l’amaro boccone al fine di non ingerirlo e allontanarlo così da voi. Via! Sciò! – Tu dentro di me non entri, fai schifo! -.

DONNA IN GRAVIDANZA, BRUCIORI AD OLTRANZA

Sono molte le donne in gravidanza che soffrono di bruciori allo Stomaco pur non avendo mai sofferto di questo disturbo nella loro vita.

La tradizione dice che, quando in dolce attesa, si percepisce questo fastidio è perché il bimbo è pieno di capelli. Vi posso assicurare che io ho sofferto di bruciori nei mesi in cui mio figlio era dentro la mia pancia, ma quando è nato sembrava il Tenente Kojak in miniatura. Aveva una leggerissima aureola di peluria a circondargli la crapa ma, per il resto, era pelato come una palla da biliardo. Bello lui! Le usanze però sono carine, diciamolo, ma dobbiamo anche saper valutare altro. Una donna incinta infatti è più sensibile al di là del fatto che, lo ribadisco, è più sensibile anche dal punto di vista alimentare. Gli ormoni lavorano diversamente e si ritrova inoltre a vivere una situazione probabilmente mai vissuta prima, in caso di primo figlio.

E allora giù con consigli e ammonizioni da parte dei parenti che ne sanno più di lei (pure i parenti del marito ovviamente). E giù con le ansie che le amiche le mettono quando, anziché tranquillizzarla, le raccontano del loro drammatico parto che mai più lo rifarebbero. E giù con gli obblighi perché altrimenti succedono cose spaventose. E giù con le scaramanzie e la superstizione che se fai così al bambino gli si attorciglia il cordone ombelicale al collo e se fai cosà nasce con dei gravi problemi. Senza tralasciare l’agitazione e l’apprensione che la futura mamma ha di suo. Capirete che, a questo punto, i bruciori di Stomaco sono il minimo nevvero?

CHIAMIAMO I POMPIERI

Arrivano i nostri! Proviamo a spegnere questo fuoco che ustiona.

Chiamiamo i pompieri che abbiamo dentro, nascosti, ma ci sono. Sono le nostre capacità. Quelle che ci permettono, se lo vogliamo, con un po’ di buona volontà, di migliorare e vivere nel benessere. A volte non è vero che non ce la si fa, a volte, semplicemente, non se ne ha voglia. Ma serve metterci una buona dose di impegno. La ricompensa però è grande. Niente fastidi allo Stomaco e la possibilità di togliersi qualche sfizio goloso ogni tanto.

Prosit!

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Impara la Preziosa Arte dell’Equilibrio

Yin e Yang, il giorno e la notte, il positivo e il negativo, la spiritualità e la materia, ogni cosa ha un suo senso e un suo contrario e tutto occorre.

Per raggiungere la Luce, passando attraverso le ombre, impara l’Equilibrio perché è con il giusto compenso che l’Universo intero va avanti. Un movimento fluido bilanciato.

C. è una donna sulla quarantina che per tre anni circa è stata assieme ad un uomo, che chiamerò F., il quale era sempre molto propenso a criticarla negativamente ma poco incline a complimentarsi con lei. Giorno dopo giorno C. iniziò sempre di più ad auto svalutarsi e a ritenersi una brutta persona.

In questo post non voglio parlare di manipolazione o raggiri ma di un’altra questione perché, quelli che F. chiamava “spunti di riflessione per una crescita evolutiva” nei confronti di C., erano invece esagerati giudizi poco piacevoli, continui e su qualsiasi argomento.

Una cosa della quale C. si lamentava era che F., alle sue proteste, rispondeva – Oh, insomma! Ti ho regalato un anello, vorrà ben dire che comunque mi piaci come persona e non sei così sbagliata! -. Così dicendo, visto il bel gesto del cerchietto al dito, F. era convinto di essere completamente equilibrato e soprattutto nella ragione più totale.

Lao Tzu diceva – Fa più rumore un solo albero che cade di un’intera foresta che cresce – e aveva ragione. Il senso di questa frase è comprensibile ma…. ma la foresta rimane perbacco! Dopo il tonfo assordante del tronco caduto, la foresta continua ad esistere. Reale, concreta, ferma, ancorata alla terra. Proprio come le credenze negative che C. coltivava in se stessa a causa delle valutazioni di F. nei suoi confronti.

Naturalmente C. riceveva tutte quelle disapprovazioni da parte di F. perché lei stessa si svalutava e si disapprovava. F. le mostrava semplicemente, come uno specchio, quello che lei aveva dentro, pertanto C., avrebbe dovuto lavorare su di sé senza lagnarsi nei confronti del suo compagno. Ma, volendo scrivere un articolo sull’Equilibrio, sposto l’attenzione sul meccanismo esterno a C. e non al suo prezioso lavoro interiore da compiere il prima possibile.

Le critiche che riceviamo sono una delle migliori condizioni per imparare a migliorare se stessi. Per questo non bisogna offendersi o arrabbiarsi quando gli altri le muovono verso di noi.

C’è però il modo che va tenuto in considerazione, mentre molti invece se lo fanno sfuggire e, spesso, ci si scontra con un inutile abuso del quale molti approfittano e che, a lungo andare, non porta a niente di buono.

Chi troppo ti critica va allontanato, soprattutto quando non compensa i suoi giudizi negativi con quelli positivi e va allontanato anche chi ti disapprova con toni impertinenti e in modo altero o presuntuoso.

Attenzione, anche se non ricevi offese o anche se non vieni aggredito non accettare questo eccesso. L’umiliazione e la violenza sono già oltre. Sono dei traguardi orribili da non sfiorare nemmeno, quindi, preoccupati di fermare il tuo critico molto prima di arrivare a quei livelli.

La critica costruttiva e buona, fatta con il cuore e l’amore, anche se con un tono irritato, fa bene e quel bene si sente. Ma quando inizi a stare male per ciò che quella determinata persona ti dice ogni santo giorno, è giunto il momento di dire – Basta -. Lì non c’è più crescita. C’è di tutto ma non c’è crescita e non c’è neanche niente di positivo.

Quanto male fai a un bambino se gli tiri una sberla convinto di insegnargli l’educazione? Quanto male gli fai dentro intendo. Bene. Dagli tanti baci poi, tanti quanti sono stati i suoi dolori per quel tuo schiaffo.

Cura. Ripara. Bilancia.

Se rompi, devi poi aggiustare.

Il male ha fatto il suo effetto. Ora tocca al bene.

L’Equilibrio è ciò che più di fondamentale c’è in ogni ambiente del Creato. E’ quell’armonioso via vai che pur non trattandosi di perfezione è la perfezione alla quale tanto si ambisce.

In Natura “è stata messa” la specie giusta, nella quantità giusta, di animali giusti, nel luogo giusto. Un topo capace di sfornare nove cuccioli ogni tre mesi è un animale ben poco longevo, al contrario di un elefante che riesce (forse) a procreare una sola volta nella vita dopo una gravidanza di ben ventidue mesi. Tutto è perfetto!

Non uccidere l’Equilibrio. E’ ciò che fa andare avanti tutto e lo fa andare avanti meravigliosamente bene.

Non essere troppo spirituale, ne’ troppo materiale, tutto ciò che hai è da considerare. Non essere troppo dolce, diventeresti stucchevole, ne’ troppo freddo, t’inaridiresti. Puoi non credermi ma ti assicuro che, mantenere un giusto Equilibrio nella vita, è un lavoro estenuante ed eroico, non per niente, siamo grandi Guerrieri. Dobbiamo modificare completamente il nostro atteggiamento e anche il nostro modo di pensare. Non è affatto semplice.

Spesso ci lamentiamo sul tempo della nostra guarigione. Ossia, se mi ammalo, mi dà poi fastidio doverci mettere giorni, o anche mesi, a ristabilirmi. Ma non ci chiediamo mai quanto tempo ci abbiamo messo ad ammalarci.

Quanto tempo hanno impiegato quei calcoli a formarsi nei Reni? Quanto tempo ha impiegato quell’ulcera a formarsi nell’intestino? Quanto tempo ha impiegato quel catarro a formarsi nei bronchi?

E una volta tolto il problema, attraverso le cure della medicina, pretendiamo di essere tornati nuovi come prima. Non pensiamo che il nostro organismo ha dovuto e deve riparare al danno. Non pensiamo alla sua stanchezza. Alle sue cellule ora minori anche come quantità. Non pensiamo che adesso deve ripulirsi dai medicinali o che deve ricostruire parti. Non pensiamo che è stressato e spaventato quanto noi e ha bisogno di tempo. Lo abbiamo maltrattato per anni, fino al giungere del disturbo e poi pretendiamo, in pochi giorni, di tornare completamente sani. Purtroppo, a discapito della nostra mente, il nostro corpo conosce bene la legge dell’Equilibrio e si prende il tempo necessario. Come la Natura. Come l’Universo intero.

Non focalizziamoci solo sui nostri interessi. Su quello che più ci piace o ci torna comodo. Non focalizziamoci solo sul nostro – star bene -. Creiamo benessere anche per chi ci sta intorno e per il mondo. Trasformiamoci in bilance pronte a gestire la vita. O almeno proviamoci.

Prosit!

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Come trovare sempre Parcheggio

COME UNO SCHIOCCO DELLE DITA

C’è un piccolo trucchetto per trovare sempre parcheggio e funziona anche nelle zone più trafficate.

Praticamente… basta immaginarlo! ….Noooo! Fermi! Non chiudete il blog, non spegnete il pc, lasciatemi spiegare, non siate suscettibili.

Infatti, non è così semplice. Chiarisco meglio.

Per qualche stramba struttura energetica non concreta ma sicuramente esistente (mi sento di dire oggi), che questa benedetta realtà esista o non esista (mille scienziati si stanno strappando capelli l’un l’altro, in ‘sto dibattito, ma noi sorvoliamo che abbiamo problemi più importanti come: quello di parcheggiare) quando immaginiamo una cosa, se la immaginiamo veramente bene e con tutte le nostre forze, essa si avvera. Scusate, ho sbagliato. Non è vero che si avvera se la immaginiamo. Si avvera se la diamo per scontata dopo averla immaginata.

Allo stesso modo, se io visualizzo un parcheggio e credo fermamente al suo esistere… tack! Eccolo lì, bello, libero e pronto ad aspettare proprio me. Eeeeh… lo so, vi vedo che state storcendo il naso ma funziona, che volete che vi dica? Dovevo forse evitare di scrivere questo articolo? Perché? Io ho la vita migliore con la mia auto e ho pensato potreste averla anche voi. Poi comunque è gratis eh? Potete provare, non vi costa nulla, ma ci sono delle regole da rispettare che, nel post, vi spiegherò. E se queste regole non le mettete in pratica non troverete nessun parcheggio quindi non venite poi a lamentarvi con me.

SIM SALA BIM IL PARCHEGGIO ECCOLO LI’

Partiamo in modo facile visualizzando i parcheggi sotto casa nostra che ben conosciamo e possiamo senza fatica renderli vivi nei nostri pensieri. Siamo in auto e stiamo rincasando. Senza rendercene neanche conto ci viene spontaneo pensare “ora dovrò girare un’ora per trovare un buco”. Ecco, questa è la prima cosa da NON fare (1° regola).

Con l’allenamento prima o poi si riuscirà a non far nascere in noi questa riflessione. Dobbiamo invece immaginare un parcheggio libero che sta aspettando proprio noi. Conosciamo bene quella zona. Non sarà difficile. Il difficile è governare al meglio la sensazione che si prova, in quanto, fate molta attenzione, non dev’essere una speranza ma una certezza (2° regola), cioè dare per scontato che realmente ci sia posto. Quel posto. È difficile ma anche per questo basta allenarsi. Ossia, se traducessimo con una frase il pensiero, quello scorretto sarebbe – Spero che quel posto sia libero. Sì sì… fa che lo sia, fa che lo sia, lo vedo… -. Quello corretto invece è – Quel posto è libero -. Come a recitare una sorta di decreto. Nel primo esempio infatti non si ha fede. Non si crede ciecamente. C’é la speranza e sperare vuol dire non darlo per certo. Nel secondo c’è invece una sicurezza piena, senza alcun indugio, senza giri di parole e questo si materializzera’. Lo ripeto, so che non è semplice ma col tempo diverrà un gioco da ragazzi.

Il luogo va immaginato bene, alla perfezione e nei minimi particolari (3° regola). Perché questo? Perché è come se già foste lì e già lo vedeste, questo implica indirettamente la sicurezza di averlo trovato che spiegavo prima.

Sarebbe bene anche aggiungere Gratitudine e Amore (4° regola) in quanto ringraziamo e amiamo la nostra parte superiore che abbiamo riconosciuto e tutte le forze sottili che ci hanno aiutato le quali adorano molto i – Grazie -, cioè la riconoscenza, e i – Ti amo -. In questo modo si riuscirà sempre a trovare parcheggio.

Beh… dai, non è poi così difficile, a livello di regole intendo. Ma, in realtà, è molto più facile a dirsi che a farsi. E’ un processo emozionale per questo molto ostico per noi. Appartiene anche all’inconscio, quella famosa parte di noi stessi che non vediamo e non conosciamo quindi ardua da sviscerare ed esaminare.

Da qui si diventa sempre più bravi e si potrà immaginare il parcheggio anche in un luogo sconosciuto visualizzando quel luogo sconosciuto (anche se non sappiamo com’è) perché a quel punto non conta più la zona in se’, a livello concreto, ma è da considerare la propria INTENZIONE INTERIORE colei che riesce a fare tutto. E’ praticamente la nostra bacchetta magica.

Vi accorgerete però che ci saranno momenti in cui… la bacchetta magica è come se non volesse funzionare. Quindi, quando invece abbiamo intoppi e non possiamo parcheggiare, nonostante il lavoro compiuto alla perfezione, che succede?

PERBACCO DEVO AVER RECITATO MALE IL MIO DECRETO!

Poi beh… poi ci sono le volte in cui parcheggio non se ne trova e basta, nonostante tutti i decreti del mondo e tutta la convinzione del mondo. Ecco, allora vorrei guardaste bene questa immagine che ho scattato io e l’ho scattata sotto casa mia, cioè l’ho scattata dove parcheggio sempre e comodamente la mia auto:

Chi decide che quel giorno il vostro decreto non vale nulla? L’anima? I corpi sottili? I vostri angeli custodi? Poco ci deve importare, l’essenziale è fidarsi e accettare di buonissimo grado! Ehm… ve lo consiglio vivamente! Chiunque sia non opera per il vostro male anzi…! Portate pazienza, non arrabbiatevi, non vi ostentate e andate a posteggiare da un’altra parte con il sorriso. L’indomani mattina eviterete brutte sorprese proprio come è accaduto a me che me la sono scampata per un soffio! Quello che vedete è il parcheggio, lo ripeto, nel quale io metto sempre l’auto. Tutte le sere…. Tutte le sere, tranne una. (Sorrido). E ringraziate! Sempre! Chi? Voi ringraziate! Ringraziate l’Universo!

Altre brevi regolette in pillole da tenere in considerazione prima di concludere del tutto l’argomento:

1- potreste trovare parcheggio nei pressi anche se non proprio nel punto preciso in cui l’avete visualizzato

2- potreste trovarlo dopo un attimo, quindi attendete, può essere che arrivi qualcuno a spostare la sua auto

3- non pensiate di imparare questa tecnica nel giro di una settimana dopo 30, o 40, o 50 anni che vivete con schemi mentali nel cervello che vanno da tutt’altra parte

4- tutto questo lavoro, e mi auguro di non essermi spiegata male, va fatto “di pancia” ossia è da “sentire in noi” anche se la visualizzazione la facciamo con la mente ma non è un lavoro mentale o solo di testa

ROMPERE I DUBBI

5- sappiate che per tanto che ci sforziamo, per tanto che immaginiamo, per tanto che pensiamo, le nostre visualizzazioni sono sempre “sporcate” dall’incredulità ed è proprio lei a remarci contro in questi frangenti; anche se siete certi di aver avuto una valida visualizzazione non si può mai sapere che cosa risiede nell’inconscio e anche se non lo si percepisce qualcosa a adombrato la nostra immagine del parcheggio, pertanto non prendetevela quando non saprete dove mettere la macchina

A me è successo più di una volta che stando in auto assieme ad altre persone completamente contro questa “teoria”, lasciandomi sopraffare dal loro scetticismo e paura di essere considerata idiota non sono riuscita a creare il decreto giusto. Tutta responsabilità mia, non voglio dare colpe a nessuno, voglio solo spiegare com’è semplice essere “inquinati” da sensazioni che ci fanno poi sbagliare. Anche la stanchezza fisica ad esempio, dopo un’estenuante giornata di lavoro, può contribuire alla non riuscita del volere.

Direi di aver detto tutto. Ora potete andare dove volete… tanto parcheggerete (quasi) sempre. Abbiate fede nel vostro potere.

Prosit!

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