Lui non ti ama? E Tu amalo di più!

METTIAMO OSHO DA PARTE UN ATTIMO

Quando ami una persona ti interessa la valutazione che lei ha di te.

È vero che non dobbiamo essere schiavi del giudizio degli altri ma siamo umani e abbiamo le nostre debolezze. Se ad una persona teniamo, o la stimiamo, o le vogliamo bene, sapere che per lei non valiamo molto o non siamo belle persone questo ci ferisce. Ci ferisce profondamente. Se in più ci “maltratta” questo causa in noi lo stesso dolore di una ferita fisica. Ossia il nostro organismo emette le stesse sostanze chimiche. Nessuna differenza ne’ per il male che si prova, ne’ per la riparazione al danno che il nostro corpo tenta di effettuare.

Che fare quindi per non soffrire?

Potresti provare a non amare nessuno ma, se dei robot ci riescono, io ad esempio non sono di quello stampo. Potresti provare a staccare, a staccare l’altro da te – io ti amo ma non vivo per te e non muoio per te se mi ami bene altrimenti li c’è la porta -… mhmm… non so tu, ma forse a me non riesce neanche questa.

Quindi dal momento che comunque occorrerebbe amare incondizionatamente e indipendentemente dal fatto che l’altro ci ami o meno, ma non ci si riesce quasi mai (su questo io però posso dire di essere arrivata a un buon traguardo tie’… eh… diamo a Cesare quel che è di Cesare che gongola) bisognerebbe riuscire ad amare noi stessi. Ok… forse è più semplice amare incondizionatamente.

BLA… BLA… BLA… TANTE BELLE PAROLE SULL’AMARSI

Amare noi stessi, e riempirci di quell’amore, e bastare a noi stessi è il compito più difficile al quale un essere umano possa avvicinarsi e bla… bla… bla…

Sì però adesso basta con ‘sti discorsi spirituali e veniamo al sodo.

Corro a collegarmi al titolo. Nel titolo ho scritto “lui” ma non dev’essere per forza riferito ad un partner, semplicemente mi piaceva e mi sembrava diretto anche se penso sia l’esempio che più calza a pennello.

Il titolo dice: lui non ti ama? E tu amalo di più!

Ma cosa vuole dire? Niente di che. Vuol dire proprio quello che stai leggendo.

Se lui/lei/l’altro non ti ama tu amalo tanto! Di più ancora! Amalo forte! Fortissimo! Fai esplodere il tuo amore con un bel crack come quando spacchi un guscio.

Oh, si lo so che è difficile anche questo. Ascolta, noi umani abbiamo deciso da tanto tempo che amare (la cosa in realtà più semplice che ci sia) dev’essere ostico e quasi impossibile, pertanto, tra tutte, ti sto scegliendo la via un po’ più semplice. Ora tu dirai – Ma allora è come amare incondizionatamente? -. Più o meno. C’è una differenza. E la differenza sta nel fatto che devi spaccare con un boato enorme quelle barriere che hai come un aereo rompe le barriere del suono.

Prendila come una sfida, come un fioretto, fallo come vuoi, ma fallo. Mettiti come sottofondo la colonna sonora di Rocky Balboa e inizia. Questo non è l’amore incondizionato che plin plin plin ci ha insegnato Osho con tutto il rispetto per lui. Questa è ‘na guerra! Ora capirai.

AL MIO SEGNALE SCATENA L’INFERNO

Vedi, l’amore incondizionato nasce dal cuore. Qui invece non nasce dal cuore per un bel belin (sì, sono ligure per chi non avesse guardato la mia presentazione). Nasce nella testa e quindi è completamente mentale.

Quindi – falso – dirai tu. Sì. È falso ma…. è falso solo all’inizio. Perché dalla testa poi scende, scende, sempre di più. Fino al cuore e ancora nelle viscere e lì diventa vero. – Un’illusione quindi? – potresti contestare. Ma ti rispondo anche qui. Forse lo è all’inizio ed è bene che sia così. Il nostro cervello deve essere imbrogliato. Lui segue solo degli schemi e, tra questi schemi, ci sono anche i famosi bisogni. I bisogni sono quei simpaticissimi amici folletti che abbiamo e che non ci permettono mai di amare davvero. Amiamo sempre per uno scopo anche se non lo vediamo o non vogliamo ammetterlo.

SCACCO MATTO ALLA MENTE

Purtroppo l’unico mezzo che abbiamo è educare/allenare il cervello a poco a poco. Non possiamo pretendere di cambiare le cose in un battibaleno. Per cambiarle bisogna fregare la mente altrimenti lei è restia, non si smuove da lì, ci patisce, e per resistere ti fa vedere le peggio cose e te le fa anche provare, così tu soffri tanto e torni al punto di partenza. Insomma, continui a girare come un cane che si rincorre la coda e stai sempre fermo lì. Se invece, nonostante un inizio di illusione, tu continui, piano piano inizi davvero a trasformarti e questa trasformazione, se al principio è fasulla, ed è solo una bella storia che ti racconti, poi diventa però un vero stato d’essere.

Hai mai provato a dire a te stesso davanti allo specchio – Mamma mia quanto sono bello! – concentrandoti il più possibile? All’inizio ti sentirai ridicolo e stupido ma più lo farai e più inizierà a sembrarti normale e poi diventa addirittura vero e alla fine ti piaci proprio! Ricordi quando in questo articolo https://prositvita.wordpress.com/2018/06/11/cambia-le-sinapsi-parte-1/ diviso in due sezioni, ti dissi che il piede sinistro impiega circa 21 giorni a ricordarsi che non c’è più la frizione sotto di lui quando cambi auto e compri una macchina automatica? Ok. Poi si abitua e, REALMENTE, non andrà più a schiacciare un pedale inesistente.

Le tue emozioni e i tuoi sentimenti puoi trasmutarli. Puoi trasmutare l’odio, la rabbia, la noia e anche l’amore che, oggi, ahimè, ha bisogno di esercizi.

E allora, se lui non ti ama, tu amalo molto. Devi dirlo a te stesso. Chiudi gli occhi. Immaginalo che ti sorride e ti apprezza e poi guarda oltre. Non soffermarti sul suo viso che è tornato accigliato e ti guarda dall’alto in basso come se tu fossi un idiota. Entra in lui, entra nella sua anima perfetta, l’anima di una persona che probabilmente sta soffrendo più di te. Regalale tutto il tuo amore. Stringi i denti e gridagli, tra te e te, tutto quello che di bello provi per lui. Manda via il tuo dispiacere, il tuo rancore, le tue aspettative, amalo e basta. Accettalo per quello che è e pensa che ha estremo bisogno del tuo amore. Di questo tuo nutrimento. Diglielo nella tua mente quanto lo ami, ora più di prima. Spaccagli con una mazzata quella coltre di astio, o di invidia, o di superbia che lui ti regala ogni giorno. Spaccaglielo con la tua luce. Strizza un occhio, fai un sorriso e sussurra al suo demone – Ti ho fottuto -. E sarà in quell’esatto momento, quando davvero il suo mostro cadrà ai tuoi piedi, che a te non interesserà più del giudizio o dell’amore di quella persona.

Sarà lì che tu avrai imparato ad amare comunque e non sarai più schiavo della sua valutazione. Sarà lì che potrai decidere se continuare ad amarla ancora o se lasciare quel tuo amore nel cuore e dirigerti verso nuovi lidi. Ma sarai comunque libero. Avrai vinto. Ma non contro di lui. Avrai vinto contro te stesso. E ora sei davvero tu e non piu’ un burattino mosso da bisogni. Te lo auguro con tutto il cuore.

Oh! Però, guarda che qui obblighi non ce ne sono eh? Se è uno stronzo mandalo pure a quel paese!

Scherzi a parte, non mi crederai ma, così facendo, si sono risolte molte situazioni: col datore di lavoro, col vicino di casa, con il fidanzato, etc…

P. S. – Naturalmente questo post non è dedicato a quei casi in cui uno muore dietro ad una persona ma questa neanche se lo fila. È dedicato a storie diverse, e chi è dentro a queste storie, o chi ci è stato, sono sicura che sente vibrare dentro ciò che intendo.

P.P. S. – Mi preme essere ben chiara, non devi andare a rompere le balle a lui, con regalini e dolci parole, il lavoro va fatto dentro di te.

Ama e sii felice.

Prosit!

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CITAZIONI DISCUTIBILI 1° – Buddha, l’Ego e il Volere

Eccoci alla prima citazione, a mio parere, da smentire. E’ quella che potete leggere nell’immagine qui sotto:

Un uomo disse al Buddha – Io voglio la felicità –

Il Buddha rispose – Rimuovi IO, questo è egoismo, rimuovi VOGLIO, questo è desiderio… e quello che ti rimarrà sarà solo felicità –

Ad una prima occhiata sembra una bella frasona, di quelle che ti lasciano di stucco e ti spiegano molto sull’Ego e sul pretendere ma… beh… ecco, dubito fortemente possa aver detto questo Buddha e vi spiego il mio perché:

Partiamo da qui

“Togli – voglio – quello è desiderare”.

Ebbene no. Anzi… Ora vi mostro anche come, tutto questo, tra le altre cose, sia pure un controsenso.

Il verbo “volere” è proprio l’unico che funziona quando si “vuole” (appunto) qualcosa. La nostra educazione e la nostra cultura ci hanno insegnato che “voglio” è sbagliato, maleducato, supponente e arrogante anche se accompagnato da un – Grazie – o da un – Per favore -. Lo si è quindi trasformato in “vorrei” che suona più elegante e più umile ma che reca con se’ il – Se posso… se me lo merito… chissà… forse… -. Per tanto, in caso di “desiderio”, come si cita qui, puoi aspettare anche mille anni che comunque non otterrai mai nulla. Non otterrai mai nulla perché speri e sperare significa mettersi in attesa. Volere invece vuol dire agire e procacciarsi con determinazione quella cosa fosse anche solo con il pensiero/immaginazione. Che sia un bicchiere d ‘acqua, che sia un sogno.

Non per niente i bambini, fintanto che non vengono ammoniti, dicono – Voglio! -. E guarda un po’. Inoltre, se “voglio”, mi rendo più responsabile nei confronti di quella determinata cosa. Si intende una sorta di responsabilità positiva. Io la voglio, io la creo, io la ottengo. È merito mio. Soltanto chi si identifica con il suo Sé Superiore o, se preferite, con il suo essere Dio, può affermare tali considerazioni e gioirne per questo. Un po’ come non dare merito a terzi; destino o individui che siano: se posso, per favore, vorrei… se me lo concedi… Sentite come stridono queste frasi nella vostra parte intrinseca?

E poi ditemi, avete mai sentito un Mago dire “vorrei… per piacere…”. Vi immaginate Gandalf contro il Balrog chiedergli – Senti… per favore… potresti andare via? Vorrei te ne andassi… se puoi eh? -. Vi rimetto qui il video che mi piace assai e colgo sempre l’occasione per postarlo.

Beh, insomma, mi sembra abbastanza imperativo no? Non chiede mai – Per favore – al mostro. E lo so che state pensando che tutto questo è solo un film ma funziona così anche nella vita, non per niente J. R. R. Tolkien, l’autore, era un risvegliato.

Per Mago Merlino vale la stessa teoria, non l’ho mai sentito, quel vecchio bisbetico, dire – Vorrei -, in nessuna delle sue formule magiche.

In secondo luogo la parola “desiderare” è sbagliatissima, per questo ad essa si affianca il “vorrei”.

De – sidera significa Fuori – dalle Stelle. Al di fuori del disegno delle stelle. Cioè impossibile, o meglio non affine, al disegno universale. Al suo posto occorre usare “considerare” che si affianca al “volere” e che risuona nel con – sidera cioè all’Interno del disegno delle stelle.

L’Universo e la nostra parte divina non sono permalosi e nemmeno hanno la nostra morale. Non diventano quindi schiavi di sciocche emozioni come noi. Il “voglio” non offende proprio nessuno mentre si sta ordinando una commissione al Cosmo divenendone co-creatori. Ovviamente la si dovrà condire con gratitudine, fede e amore ma – io voglio la felicità -, al di là del fatto che è già dentro di te e devi solo spolverarla, (la felicità infatti, uno che già è Mago della propria vita, non ha bisogno di volerla) è una frase più che legittima, alchemica e spirituale ricca di profonda consapevolezza che un Buddha non avrebbe mai contestato.

E chi la vuole questa felicità? Io. Certo! Che Ego? L’Ego si presenta in moltissime altre occasioni ma se tu sai ben dividere il tuo io materiale e schiavo dal tuo io spirituale e libero… beh, io è e io ti chiami. È naturale che il secondo modello, cioè Mago, come ho detto, non dovrà neanche volerla la felicità. Se è in quel riconoscimento ne sta già godendo. Così come è naturale che per educazione, ormai, se si entra in un negozio occorre dire “vorrei, per piacere” ma è il senso che mi premeva spiegarvi.

Credendo a questa citazione e che così stanno le cose purtroppo si rimane “bassi”, con pesanti palle di ferro attaccate alle caviglie, anziché darsi la possibilità di volare.

Ho voluto spiegare questo perché molte persone prendono queste citazioni e le usano nella loro vita come massime indiscutibili, credendoci e volgendo le loro azioni in base a ciò che hanno letto. Mica dovete pensarla come me! Ma per lo meno adesso, se prima non le avevate, possedete due visioni e potete scegliere. Riflettete sempre, prima di fare vostra, la frase di qualcun altro.

Io voglio la felicità! Ditelo ancora! E’ bellissimo! Io voglio la felicità! Io voglio la felicità!

Prosit!

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Non mi fai più Tenerezza

QUANDO L’AMOREVOLEZZA E’ PiU’ UNO STATUS CHE UN PEZZO DI CUORE

Un tempo le persone che spesso stavano poco bene, o sembravano parecchio sfigate, o erano piene di problemi mi facevano tenerezza. Mi dispiaceva per loro. Lo so che è brutto da dire ma, alcune, cercate di capirmi, mi facevano proprio pena.

Oggi non è più così. Le eccezioni ci sono, com’è giusto che sia, ma nel mio cammino di crescita, dopo aver capito che Tutto ci appartiene e che siamo noi a creare la nostra realtà, volontariamente o involontariamente, mi sono posta l’obiettivo di osservare meglio questi individui dalla vita così drammatica.

Che sia vero o non sia vero che l’esterno rispecchia chi siamo, mi sono resa conto che molti di questi “poverini”, che un tempo compativo, sono state o sono in verità persone davvero poco gradevoli.

Non ce l’ho con loro, ci mancherebbe, provo ad accoglierle, a comprenderle, ad amarle comunque (a distanza se mi fanno del male) ma non provo nei loro confronti motti di dolcezza. Di Madre Teresa, in fondo, ce n’è già stata una.

PERMETTITI UNA VISIONE PIU’ AMPIA

Se ad esempio io conosco una persona dal punto di vista dell’amico, probabilmente non mi rendo conto di alcuni suoi atteggiamenti ma se mi metto nei panni di un cameriere o di un barista posso accorgermi di quanto quella persona sia irrispettosa nei confronti del lavoro degli altri e dello stesso lavoratore. Ci avete mai pensato? Potrebbe anche essere un passatempo divertente da fare! Se mi metto nei panni dell’individuo qualsiasi posso invece notare, ascoltando, come egli sparli su tutti e tutto, anche su quelli che lo credono un amico, e se infine mi metto nei panni di sua moglie… beh… da mettersi le mani nei capelli.

Questo per dire che colui che sembra un gran compagnone sta di fatto trattando male il mondo che lo circonda e non possono, di conseguenza, arrivargli luce e felicità. Quando ad una persona vogliamo bene ci viene difficile vedere questo suo atteggiamento e provare fastidio nei suoi confronti. Non comprendiamo il dolore che causa. E perché lo perdoniamo, o perché ci siamo abituati, o perché con noi, semplicemente, certe cose non le fa. Ma se proviamo ad osservare ogni sfera della sua vita, distaccandoci un attimo dai sentimenti, noteremo che qualcosa sicuramente gira storto.

IO NON HO MAI COLPA

Oggi, quando mi capita una persona così, non mi intenerisco più e nemmeno mi stupisco. Attendo, cambio lo sguardo e immancabilmente prima o poi arriva il suo vero essere ben poco piacevole. Potrei fare mille esempi.

Senza andare a toccare tasti dolenti come gravi malattie o gravi incidenti che avranno un loro significato, mi sono resa davvero conto che gli sfigati, i poverini, quelli che non riescono ad ottenere cose, o conducono una vita piena di ostacoli hanno un retrogusto amaro. E la vita glielo mostra ogni giorno su un vassoio d’argento. Glielo fa esplodere tra il palato e la lingua ma tutto quello che sanno fare è trasformare il loro viso in un’espressione di disgusto, mandare giù e digerire. Burp! Non si fanno domande. Non si chiedono – Come mai oggi al mercato quel signore mi ha offeso davanti a tutti? O forse offeso io, a mia volta, qualcuno? -. No. La responsabilità è sempre di terzi.

Sono sfigato? È colpa della Dea bendata.

Sono maltrattato? È colpa degli altri.

Sono povero? È colpa della società.

Sono infelice? È colpa del mondo.

Sono offeso? È colpa di chi mi ha offeso.

Sono arrabbiato? È colpa di chi mi ha fatto arrabbiare.

Sono infastidito? È colpa di chi mi ha infastidito.

Poi vedono cadere una banconota da 20 euro dalla tasca di una persona ma se la tengono. O al bar buttano la cenere della sigaretta per terra. O usano la spiaggia come una discarica. O non danno mai precedenza a un pedone. O mettono zizzania. O uccidono insetti solo perché dalla loro onniscienza decidono che non hanno motivo di esistere. O… o… o…. potrei andare avanti all’infinito fino a citare quelli di cui parlo sempre: faccio un piacere agli altri per avere un tornaconto (fosse anche solo un complimento) ma non per vero amore e/o dono.

Ripeto, perché non voglio essere mal compresa, che ci sono le eccezioni; il percorso di ognuno di noi in questa vita è arcaico e tocca diversi punti ma normalmente, purtroppo, le cose stanno così e sono dure da ammettere.

Potreste però non credermi. E sarebbe anche carino oltre che giusto. Sarebbe carino perché a questo punto si potrebbe fare un gioco: il gioco della prova.

Semplicissimo. Provate a rispettare sempre il mondo e vediamo se la vita inizia a rispettare voi. Unico consiglio: Perseverate.

All’inizio, quella che è una vera trasformazione nella vostra esistenza potrebbe portare un caos molto significativo e potreste addirittura ritrovarvi ad essere ancora più maltrattati. Date tempo al meccanismo di appianarsi e poi inizierete a godere degli splendidi miracoli che sono già in serbo per voi.

Prosit!

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Per Ammalarsi sovente basta Voler Avere sempre Ragione

PURE SECONDO ME E’ COME DICO IO

Se molto spesso ti ammali, o stai poco bene, o ti capitano incidenti, o noie, o tutto ti va storto pensa a quante volte ammetti di aver sbagliato o hai chiesto scusa. Probabilmente poche.

Voler avere sempre ragione è un meccanismo che tocca diversi punti nel nostro profondo. E sono punti tanto importanti quanto… spaventosi. Oh sì!

È un bisogno, l’appagamento di una mancanza. Se siamo in realtà insicuri e abbiamo una bassa autostima, l’apparire saggi ci permette di crederci un tantino sopra agli altri ma questo, purtroppo, lo crede solo la nostra mente. Il nostro cuore sa benissimo che non è così e sa perfettamente che stiamo usando una strategia sbagliata, la quale, inconsciamente, fa nascere in noi sensi di colpa (che causano gli incidenti) offuscati sì dal nostro Ego ma che esistono.

Così come il nostro cuore, anche gli altri sentiranno nel loro stomaco uno stridere ogni volta che si confronteranno con noi, pertanto, non possiamo regalare al prossimo amorevolezza e sincerità.

Forse desideriamo cambiare il mondo e donare luce per equilibrare il buio nel quale viviamo ma, così facendo, scendiamo sempre più in basso trascinando con noi anche chi, per affetto, vuole starci accanto. Rimaniamo chiusi in un cubo di acciaio e precludiamo ogni sorta di scambio emozionale lasciando libero l’accesso solo al mentale e alla logica, arma che abbiamo imparato a maneggiare con destrezza.

O IL CONTROLLO O L’AMORE

Voler aver sempre ragione inoltre ci fa vivere in modo esageratamente attento, tenendo sempre tutto sotto controllo e, se riusciamo, cerchiamo di istruirci parecchio. Anche tutto questo lo facciamo come guidati da un burattinaio credendo persino di fare un qualcosa che ci piace molto. Ma questo modo di esistere ci fa stressare più del doppio a lungo andare (che causa malesseri) e, molto spesso ci sentiamo affaticati, stanchi, apatici o intolleranti. Si vive costantemente con la paura che qualcun altro possa scoprire una nostra debolezza attraverso un torto che ammettiamo e si vive, ovviamente, nell’orgoglio (che causa fastidi).

Il più grande ostacolo nel comunicare ce lo portiamo dentro, è il nostro orgoglio – (A. Gasparino).

Stiamo bloccando completamente il flusso vitale e universale colmo di amore, gioia e abbondanza perché non riusciamo a lasciare andare. Non riusciamo ad ammettere serenamente di aver sbagliato e che a ciò, come conseguenza, non c’è nessun problema.

Stiamo valutando con il nostro metro, con il nostro giudizio, senza tener conto che quello degli altri potrebbe essere molto meno severo del nostro.

Le persone diventano così ostacoli e più ci tengono testa più le contraddiciamo per non mostrare loro chi siamo veramente. Più le riteniamo sapienti e più ci spaventano perché ancor meglio potrebbero valutarci.

Siamo cioè delle persone che non si amano, che non hanno ricevuto amore, che non lo sanno dare e non lo riconoscono quando giunge dal prossimo.

L’AMOR PERDUTO 

Ammettere un errore è dannatamente doloroso. Ci si aspetta che l’altro possa prendersi gioco di noi perché gli abbiamo confessato una nostra debolezza attraverso quello sbaglio.

Non possiamo fidarci di nessuno perché siamo stati traditi fin dalla più tenera età. Genitori anaffettivi, non presenti, frettolosi, egoisti, sordi ai nostri richiami, affettuosi ma poco responsabili… Non si tratta di genitori “cattivi” ma di persone che per ics motivi non sono riuscite a dare al bambino quello che lui desiderava.

Questo tradimento, il più grande e inaspettato, ora viene vissuto ogni qualvolta si presenta la situazione del rinnegare se stessi.

L’individuo ha dovuto imparare ad amarsi a modo suo, per sopravvivere, e magari anche sgarbatamente ma ha faticato molto. Oggi, non permetterà a nessuno di intaccare la sua persona neanche ammettendo uno sbaglio. Si è fatto da solo e con sofferenza. E si è fatto perfetto. O almeno così ha bisogno di apparire. Chi lo ama, presto si stancherà di ricevere da lui sempre “colpi in faccia”, metaforicamente parlando, e di passare costantemente dalla ragione al torto, ma chi vuole sempre avere ragione, quando si sente amato, collega quell’amore all’amore genitoriale che gli è venuto a mancare e quindi, inconsciamente, si convincerà che anche quell’amore nuovo è sicuramente fasullo e deve cavarsela da solo.

In parole povere sarete più stimati e rispettati se più “distanti”, come colleghi o amici, invece che come partner o parenti. Sembra assurdo vero? Eppure questi sono i giochi della mente che, ferrea, non molla e dalla quale non si riesce a liberarsi. Tutta colpa della paura alla fine. Si diventa avidi. Avidi nel dare affetto o tenerezza, non si è empatici ne sensibili, si sta dietro la propria barricata e da lì non ci si muove. È un dramma vivere così. È come avere un mostro dentro che rosicchia ogni giorno un pezzo di noi. Per questo la salute viene sempre meno o la nostra vita appare vuota, o insoddisfacente, o spiacevole. Lo stress si nutre di tutte quelle sostanze che servono all’organismo per vivere sano e la mancanza di umiltà favorisce l’avvenire di sgradevoli situazioni nelle quali incappiamo sovente.

USCIRNE RIMANENDO IN PIEDI

Purtroppo, in certi casi, non si può fare nulla per far capire a queste persone che il nostro amore è sincero. Non lo vedono, oppure ne sono persino invidiosi essendo che non riescono a provarlo. Oppure ancora, ci portano allo stremo come a dire – Vediamo fin dove arriva il tuo sentimento! Quanto è reale?! -. Ognuno ha il suo percorso e, in fondo, ognuno è responsabile di se stesso. Ma è vero anche che amor vincit omnia e quindi vi auguro di riuscire. Badate solo che ne valga la pena, non trasformatevi in infermieri.

Chi vuole sempre avere ragione e non chiede mai scusa, o lo fa raramente, soffre di un serio problema, non è solo un’abitudine o un carattere di quelli etichettati: “è fatto così”. Dietro a queste sbarre, perché di prigione si tratta, si nasconde un mondo che ha il terrore di mostrarsi e non lo riconosce. Si indossano maschere anche solo per affacciarsi da quelle barriere e ogni gesto, ogni parola, ogni modo di fare sarà mentale e mai di cuore. Tutto volgerà all’appagamento dell’Ego che è diventato forte, ha dovuto trasformarsi in granito e oggi ci governa come un padrone. Non importa se ci si arrampica sui vetri, se si nega l’evidenza, se si raccontano bugie, non importante, l’importante è – uscirne in piedi -.

Si pensi che alcuni addirittura non danno mai ragione agli altri proprio per creare una sorta di sfida continua attraverso la quale possono riconoscersi e riconoscere di esistere.

“Sto sfidando, sto colpendo, sto incassando, ho un nemico davanti ma comunque ho QUALCUNO CHE MI STA VEDENDO”. Ecco. Qualcuno che li veda. Perché poche volte si sono sentiti visti e, di conseguenza, amati.

Ricordo che anni fa tenevo un bambino il quale mi faceva disperare apposta pur di attirare la mia attenzione. Preferiva la sgridata all’indifferenza e quando me ne accordi si quietò ma questa è una cosa che saprete tutti e tutti avrete vissuto. Sembra banale ma è meno banale se la si prende e la si trasporta su un soggetto adulto al quale questa fase non è ultimata e non deve ultimare.

Non ce la fanno ad essere visti scegliendo l’amore come strumento perché proprio l’amore è stata quella cosa che più ha fatto male loro senza pietà.

Non vi sto dicendo che dovete sopportare chi si comporta così, ne giustificarlo, ma forse ora potrete farvi meno rabbia voi. Parlo di collera intrinseca. Quella esterna, che riescono a smuovervi, fatela pure uscire se vi serve ma dentro, non odiate – c’è bisogno d’amore per Dio – (Sugar Fornaciari).

Prosit!

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Ictus – una Vita di Insoddisfazioni, Blocchi e Forzature

L’Ictus è un gravissimo danno, soprattutto cerebrale, per le importanti cellule che muoiono non venendo più nutrite dal sangue. Si tratta infatti di un’interruzione di ossigeno, che può essere causata da diversi fattori, in determinate zone del nostro corpo. L’Ictus al cervello è sicuramente il più terribile in quanto uccide cellule le quali governavano parti del corpo ora immobili o non più funzionanti.

La rottura di un vaso, un ristagno di sangue, un coagulo, una bolla d’aria, sono tutte barriere che impediscono l’arrivo del sangue dove necessita e l’individuo ne subisce le drammatiche conseguenze. Una vita irregolare, non sana, un’alimentazione sbagliata, vizi poco salutari, malattie cardiovascolari, l’utilizzo eccessivo di farmaci e molti altri motivi, che un medico saprebbe spiegarvi meglio di me, possono essere le cause principali di questa bruttissima situazione da subire ma, anche se considerate le più ovvie, non sono le uniche. C’è anche un altro lato da osservare ed è quello del – cosa siamo -.

Siamo troppo abituati ad ascoltare soltanto il nostro corpo. Poco ci importa delle struggenti lotte che la nostra parte mentale e quella emozionale vivono costantemente ogni giorno. Le sopportiamo dicendo – Tanto è così – e tiriamo avanti. Purtroppo per noi però, proprio tutte e tre queste parti che ho citato: corpo, mente e emozioni lavorano insieme, strettamente collegate tra loro. Un disguido in uno di questi settori comporta rischi o danni anche nell’altro e così via. Ma non ci si crede. Dividiamo tutto, archiviando ordinatamente in diversi cassetti ogni nostro Essere.

Se però parliamo di “interruzioni”, a livello vascolare, dobbiamo comprendere come queste interruzioni siano anche a livello emozionale e di conseguenza (poi) fisico. Mi pare ovvio. Pertanto, se vivo una vita “bloccato”, ossia una vita nella quale non posso avere o non posso fare quello che voglio, a lungo andare, il mio sangue (simbolo e fonte della vita) si bloccherà. Ora, tutti noi viviamo una vita così. Quasi nessuno fa quello che vuole o fa quello che gli piacerebbe fare. Gli impedimenti sono tantissimi. Ma è come si vive questa situazione ad essere importante. Ad esempio, tutti dobbiamo lavorare ma mentre c’è chi in cuor suo non vorrebbe e si ribella e vive con esagerato rancore e risentimento la sua esistenza, c’è chi invece pur essendo magari scontento, si limita a sbuffare ma non prova odio nei confronti della sua stessa vita o profonda e struggente insoddisfazione.

L’Ictus è proprio questo. Il potente risentimento nei confronti della mancanza della propria espressione. Tutti vorremmo avere più soldi di quelli che abbiamo ma c’è chi…. se ne fa una MALATTIA.

Il dolore fisico, per fare un altro esempio, non è percepito da tutti allo stessa maniera, ma soprattutto non è percepita la gravità del fatto alla stessa maniera. C’è chi si taglia un dito e si mette un cerotto e finisce lì, c’è chi per lo stesso taglio ne fa un dramma agitandosi o svenendo. Non ci sono colpe, ne giudizio, ma è per questo che è importante capire come viene percepita la situazione da quel soggetto.

Tutto questo insieme di emozioni negative causa un significativo blocco della gioia (il sangue rappresenta proprio la gioia, ingrediente principale della vita) che, a lungo andare, causa a sua volta il danneggiamento.

Si vive in un continuo e latente stato di tristezza nel quale ci si sente insoddisfatti e infastiditi. Non si vive la vita che si vorrebbe. La scontentezza regna padrona a livello profondo, negli abissi del nostro Essere. Fino al momento in cui, stremati da questa specie di continua lotta, “ci si lascia andare”. L’Ictus giunge senza pietà e con poche avvisaglie, lasciando solitamente strascichi che si portano avanti per tutta la vita nei casi in cui si rimane in vita. La perenne e protratta insoddisfazione nei confronti della propria storia sentimentale/coniugale, la “recalcitraggine” nei confronti del proprio lavoro, l’idiosincrasia nei confronti della società, che colpevolizziamo per via degli impedimenti che ci obbliga a vivere, sono tutti esempi validi in caso di Inctus. Non so voi ma ho conosciuto molte persone vittime di Ictus e nessuna di queste era veramente e sinceramente soddisfatta della propria vita. Non fermatevi ai sorrisi, alla voglia di scherzare, all’essere di compagnia. La tristezza può essere molto ben nascosta in arcane grotte che ci appartengono e quando con essa, ci si convive, la si maschera ancora meglio apparendo persone socievoli e divertenti. Ma, credetemi, raramente, senza assolutismo, una persona che nasconde queste emozioni negative, è portatore di luce nella vita degli altri, anche se ride 24 ore al giorno.

Mi preme dire che, dietro a questo, c’è naturalmente anche una buona dose di rabbia e sovente anche una dipendenza. La dipendenza può essere di mille tipi: donne, soldi, partner, alcool, porno, gioco d’azzardo, divertimento, conoscenza, cibo, ordine, originalità… Quando senza quel qualcosa si vive male questo qualcosa è una dipendenza. Quando non si accetta la diversità si è dipendenti. Possono diventare ottimi palliativi all’insoddisfazione. Possono diventare inconsciamente chances a quelle che dentro di noi reputiamo forzature e non ci permettono di vivere al meglio. Un attimo di godimento in quell’irrequietezza opprimente. Quella frustrazione continua, perpetua.

Sentire addosso l’oppressione di ciò che non si accetta. Questa è la disgrazia.

Prosit!

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Il Significato delle Punture d’Insetto

ZZZZZZZZZZZ……… ZZZZZZZZZ……..

Quando veniamo punti da un insetto siamo soliti pensare di averlo infastidito o spaventato e lui, per reazione, ci ha punto. C’è poi chi considera quell’esserino un “maledetto disgraziato” e gliene dice di ogni e c’è anche chi invece non se la prende e perdona.

Tutto giusto e ovvio ma, andando oltre, aggiungendo una ulteriore riflessione a questo comportamento degli animali si può notare come il “pungere”, in se’, ci voglia mostrare il nostro “impuntarsi e pungere”, a nostra volta, su determinati fatti della vita che però, in realtà, sono INEZIE.

La puntura d’insetto indica proprio il senso di colpa, la condanna, il fastidio, la preoccupazione che ci infliggiamo per cose fondamentalmente irrisorie.

Vedete… l’Universo guarda la vita in un’altra ottica e quello che per noi è fondamentale e quasi alla base della vita, per lui sono soltanto frivolezze delle quali puoi farne a meno. Litighi con un collega? Tu te ne fai un cruccio, non lo sopporti, non vuoi che sia così ma, l’Universo, ti risponde – Bof! E che sarà mai?! Non dargli peso! Tu sei luce! Di che ti preoccupi! -. Ecco, più o meno funziona così. Molte volte, davvero, ci facciamo il sangue marcio per cose che sono sinceramente poco importanti, se ci riflettiamo sopra, non trovate anche voi?

ESSERINI DI OGNI TIPO

Quando non si tratta di puntura ma di morso (come nel caso di zecche o pulci) significa che, a condire tutto ciò, c’è anche una buona dose di rabbia, magari celata. La cosa curiosa, da notare in quest’ultima tipologia di animali, è il loro essere parassiti e anche dipendenti. Ciò potrebbe mostrarci la nostra dipendenza verso quella determinata cosa che ci infastidisce ossia essere dipendenti e non riuscire ad accettare che quell’evento possa esistere. Si è anche parassiti perché senza agire si è schiavi degli eventi succhiando magari l’energia da altri affinché si trovi la serenità.

Mi spiego meglio. Se io sono dipendente dell’ordine cioè non sopporto lo sporco e il disordine, e me ne faccio un cruccio che mi fa stare male, ne sono schiava. Se inoltre pretendo che gli altri mantengano l’ordine che piace a me, affinché io possa vivere nel pulito oppure semplicemente regalo energia negativa agli altri a causa del caos che vivo, divento una parassita arrabbiata e succhio positività, senza rendermene conto, a chi invece vibra in alte frequenze o può aiutarmi. È tutta una questione emozionale ovviamente. Non vi sto dicendo che non dovete essere ordinati ma è come vivete il fatto che conta. Quale emozione scaturisce.

Mi rendo conto che, a questo punto, dopo aver parlato di pungere e succhiare devo fare un accenno anche alle zanzare che sono un fenomeno, in estate, assai presente. Come dico sempre non bisogna mai essere assolutisti ed estremisti ed è ben ovvio che la natura faccia il suo corso. Com’è ovvio che l’immondizia, l’umido, il territorio, il caldo, etc… attirano più zanzare, ma è anche vero che ci sono persone che vengono punte maggiormente da questi fastidiosi insetti rispetto ad altre e non è solo una questione di sangue “buono” o meno. Non hanno il palato così fine, devono sopravvivere. Oppure ancora, ci sono momenti della nostra vita in cui veniamo punti di più e altri meno. Potrebbero naturalmente esserci meno zanzare, come potrebbe anche essere che abbiamo permesso a meno seghe mentali di ristagnare in noi, sono abitudini inconsce che nemmeno vediamo.

MA PER QUALE MOTIVO?

Detto questo occorre osservare il motivo del perché quell’insetto ci ha punto. La zanzara infatti lo fa a prescindere, per sfamarsi, così come altri e, come dicevo prima, altri ancora invece, molte volte siamo noi, anche involontariamente, a spaventarli e a infastidirli.

Capita però che veniamo punti in modo strano e del tutto inaspettato pur non avendo magari fatto gesti poco simpatici agli animaletti in questione e senza la minima intenzione di recare loro un danno. Eppure, nonostante tutto, ecco che dobbiamo subire una bella e dolorosa puntura. Ma perché? Il perché risiede, oltre a tutte le altre varie motivazioni naturali, proprio in quello che vi ho scritto, quindi, dopo esserci lamentati, disinfettati e arrabbiati proviamo anche a ragionare su cosa, quella creatura, a voluto farci focalizzare l’attenzione. Dove stiamo “battendo” in continuazione? Cosa, in noi, è come una specie di “goccia cinese”?

Il discorso è complicato e non finisce qui. Le cose da osservare sono diverse, ad esempio è utile notare anche dove ci ha punto l’insetto. In testa? Troppi pensieri e rimuginii… In una gamba? Paura del futuro e dell’avanzare… Su un braccio? Non essere sicuri di farcela… Su una mano? Temere che quella situazione ci scappi di mano… È curioso non trovate?

ELENCO CREATURINE

E poi, gli insetti, non sono tutti uguali! Oh no! Che significato portano con sé?

APE: Ti dice che devi avere cura di te, che non stai dando valore alla divinità che risiede in te e che non ascolti la voce della tua anima.

VESPA: Ti mostra la paura che hai nell’essere danneggiato e che non stai facendo divampare il tuo fuoco interiore troppo trattenuto e soffocato.

ZECCA: Ti dice che hai paura che qualcuno possa rovinare i tuoi sogni e i tuoi obiettivi, sei arrabbiato nei confronti di qualcuno o qualcosa che, seconde te, si sta approfittando di te.

PULCE: Ti dice che non hai un buon rapporto con il denaro e ti preoccupi troppo, sei esageratamente guardingo e diffidente, temi la manipolazione.

ZANZARA: Ti mostra il fastidio che serbi al tuo interno e anche un’eventuale inquietudine di fondo. Troppe cose non tolleri dentro di te. Temi gli attacchi improvvisi.

TAFANO: Ti senti minacciato e sei convinto che anche chi ti vuol bene possa farti del male. Non ti fidi mai del tutto degli altri.

Ecco qui, spero possa esservi utile!

Prosit!

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Le Frasi dell’Amore

AIUTI MEGLIO DIVENENDO L’ALTRO

Se si vuole aiutare una persona al meglio occorre anche saper parlare al meglio. Le nostre parole sono importanti mentre qualcuno, davanti a noi, sta soffrendo e ci sta chiedendo aiuto. O, e soprattutto, quando quel qualcuno sta combattendo la sua battaglia con la voglia, la fatica e la speranza nel cuore di vincere.

Quello che esce dalla nostra bocca è ciò che può convincerlo a non mollare o ad avere fiducia in se stesso, perciò, come dei bravi life coach o personal trainer, dobbiamo, senza fare sciocca retorica, saper dire le frasi giuste.

La nostra presenza e il nostro sostegno sono indispensabili ma le parole hanno la loro importanza e possono svolgere il loro lavoro anche a distanza. Al telefono ad esempio. In quel mentre l’individuo che si è trasformato in Guerriero è, sotto un certo punto di vista, sofferente e indebolito dalle batoste della vita, nonostante celi la sua forza in questa difficile prova, pertanto, si “appendera’” letteralmente alle nostre labbra. Noi possiamo davvero essere il bastone al quale si appoggia e trova la forza di ricominciare.

LE FRASI DELL’AMORE

​- Non preoccuparti, non torne​rai più al livello in cui eri prima. Ogni livello che raggiungi, nella trasmutazione, non puoi più perderlo

Ricordati, per tanto che stai soffrendo, non combatterai mai una guerra al di sopra delle tue possibilità è solo che tu non conosci le tue possibilità e quanto sei grande

Fidati di me, tu ora sei inquinato ma io no. Io no e riesco a vedere che tutto sta andando per il meglio e sarà bellissimo

Non sei solo, ci sono io con te

Io lo vedo che ce la stai facendo

Sei semplicemente come il bruco che si sta tramutando in farfalla. Anche lui è destabilizzato e sofferente, non sa che sta per diventare un essere magnifico, ma lo diventa. Così è

Frasi come queste, che qui riportate possono sembrare banali e consuete risultano invece fondamentali e sono da ripetere sovente.

Eliminano una grossa fetta di preoccupazione cosicché può rimanere più spazio per la tranquillità e la possibilità di farcela. Dichiarare – Io lo vedo che ce la stai facendo – è diverso dal dire – Dai che ce la stai facendo – perché in quel “io lo vedo” si riporta un’utilissima testimonianza che appare come vera. È come dire – È proprio così, ne ho io l’inconfutabile prova! -.  ​E la persona che, in quel momento si sta fidando di noi, ci crederà ciecamente.

L’ABBRACCIO CALDO E CONFORTEVOLE

Può infatti sorgere un dubbio a questo punto che è il seguente: anche se non è vero che sta migliorando, devo dirglielo lo stesso per spronarlo a non cedere?

Purtroppo qui forse posso aiutarvi poco perché sarà il vostro cuore a parlare ma posso accendere una luce su diversi aspetti al fine di non farli passare inosservati. Non bisogna essere troppo severi e nemmeno troppo morbidi. L’equilibrio è fondamentale, pertanto dovrete riuscire a valutare voi il progresso dell’individuo e capire cosa merita. Non bisogna raccontargli bugie, neanche quelle considerate “buone” ma non bisogna neanche pretendere troppo valutando con il nostro metro. L’empatia e la compassione sono validi strumenti e, se quell’individuo si è rivolto a voi, continuando a starvi vicino, è perché probabilmente avete queste doti. Mi premeva dirvi, più che altro, le parole da usare in quanto io personalmente le ho ricevute nel momento del bisogno da persone straordinarie e, anche se non siamo tutti uguali, a me hanno fatto un gran bene. Le ricordo tutt’ora e tutt’ora mi regalano serenità e mi incoraggiano nei momenti di cedimento.

Aprono il cuore, letteralmente, e permettono al flusso dell’amore e della meraviglia di entrare. Aprono porte che collegano a potenze incredibili in grado di sollevarci e diventare forti, sereni, grandiosi. Ci fanno stare bene, tanto bene. Sono frasi che cullano, rassicurano e donano grinta. Efficaci. Corroborano come una tazza di cioccolata calda durante una fredda sera invernale. Confortano. Innescano il processo dell’acquisire più sicurezza in se stessi. Oh! Dio, è una bellezza sentirsele dire! Soprattutto quando vengono dette con l’anima oltre che con la voce. Entrano dentro come proiettili ed esplodono nella gioia. So che forse può non sembrare la giusta metafora ma davvero penetrano e subito rimani di stucco incassando quello che dapprima sembra un colpo. Poi… l’entusiasmo. L’abbraccio caldo che ti suggerisce – Andrà tutto bene. Io ho già visto tutto, io lo so, ne sono certo e andrà tutto bene per te -.

EVVIVA! EVVIVA! EVVIVA!

Un’altra cosa importantissima da fare è quella di far notare, a chi sta soffrendo, qualsiasi suo piccolo passo in avanti. Anche il più minuscolo. Il più lieve, il più celato. È miracoloso far riconoscere a chi stiamo aiutando i suoi avanzamenti. E se vi doveste trovare davanti a persone troppo severe con loro stesse e che definiscono quei traguardi delle cose ovvie, e che appartengono alla normalità per gli altri, dovete sgridarli! Sì! Rimproverateli. Devono capire che non è vero. Che non sono cose ovvie e che quello che pensano e fanno gli altri non è interessante, appartiene agli altri. Quei successi, grandi o minimi che siano, vanno festeggiati. Bisogna esultare.

Se si esulta per un piccolo passettino, e si reca in lui felicità e stupore, lo si nutre. Ed egli diverrà più grande. Crescerà. Alla prossima occasione sarà grande il doppio trasformato in un qualcosa di ancora più meraviglioso. Che cos’è un semino? È solo una piccola pallina. Ne frantumiamo, pestandoli, a milioni ogni giorno. Fermi, indifesi, rotolano solo se gli schiocchiamo le dita contro. Eppure… cosa diventano se nutriti? Alberi stupefacenti e giganteschi. Se si nutre la tristezza essa aumenta. Se si nutre il talento esso aumenta. Per questo, se si nutre il successo, esso aumenta. Occorre rendere indimenticabili quindi quei momenti.

Anche queste vostre “sgridate” diventano così – frasi d’amore – attraverso le quali si mette sul piedistallo cio’ che davvero è significativo.

Prosit!

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Piede d’Atleta – il Fungo del Desiderio

IL DESIDERIO DEI DESIDERI

Sarebbe da stupidi, non credi? Passare una vita intera a desiderare qualcosa senza mai agire – (Dal film Blow)

Desidero che la mia vita prenda quella determinata piega“. “Desidero avanzare, andare avanti in quella decisione ma qualcosa me lo impedisce“. “Desidero il coraggio per fare quel balzo ma non riesco, qualcosa mi trattiene“.

Queste sono le riflessioni, solitamente inconsce, che si pone chi soffre di un’infezione micotica ai piedi chiamata Piede d’Atleta la quale si presenta maggiormente tra le dita e soprattutto tra gli spazi del terzo, del quarto e del quinto dito. È questa un’infezione davvero fastidiosa che può portare desquamazione, rossore, prurito, bruciore, fuoriuscita di siero e tagli sanguinosi. È anche ovviamente contagiosa.

Sono in molti a soffrirne e prende il nome dagli sportivi per diversi motivi. Il primo è che chi frequenta gli ambienti dello sport è più soggetto a questi disturbi, a causa dell’esagerato via vai nelle docce e nelle toilette dove si mischiano miceti, germi e batteri e poi perché lo sportivo indossa spesso scarpe da ginnastica che, anche a causa del movimento fisico, fanno sudare il piede.

Questi funghi, infatti, trovano il loro habitat più consono nei luoghi caldi e umidi sia a livello di ambienti che sulle zone del nostro corpo. La cosa più importante da fare infatti per la cura dei nostri piedi, anche se puo’ sembrarvi strana, non è tanto il lavarli, quanto l’asciugarli molto bene senza lasciare tracce di umidità. E poi ovviamente farli respirare il più possibile, prevalentemente in estate quando il fungo si presenta più sovente trovando le temperature adatte alla sua prolificazione. Molti individui però soffrono di questo inestetismo anche in inverno quindi il clima esterno c’entra ma relativamente.

NEMMENO DI UN CENTIMETRO

Il Piede d’Atleta, tra le sue caratteristiche, ha anche quella di emanare un cattivo odore. Si tratta appunto dell’odore del “ristagno” un ristagno che, nella psicosomatica, possiamo tradurre anche come una stasi al non riuscire ad avanzare, proprio come definivo a inizio articolo.

Questa stasi però non è passiva e accettata ma, anzi, una parte di noi invece vorrebbe andare avanti, vorrebbe far sì che le sue decisioni si concretizzassero, che i suoi desideri prendessero forma concretamente ma ciò non avviene per mille motivi: paura, insicurezza, sfiducia, preoccupazione, impossibilità, etc… quindi ecco l’inizio del sobbollire, sotto gli strati della nostra pelle e negli spazi interdigitali, di sostanze che portano ad un disturbo assai rognoso.

Le cose si fermano lì, non hanno più vita, non hanno più creazione e inizia la putrefazione.

UN PASSO DOPO L’ALTRO

I nostri piedi indicano proprio il riuscire ad andare avanti nella vita e non solo nel camminare fisico ma anche psicologico e soprattutto spirituale, a livello di evoluzione. Più ci si evolve infatti e meno si è vittime delle proprie emozioni negative che ci rendono loro schiavi obbligandoci a reagire come loro vogliono. La paura, ad esempio, ci blocca. È lei a comandare. Se non vuole che ci spingiamo oltre non ci fa smuovere da lì anche se noi lo desideriamo tanto. Non per niente i piedi, in molte culture, in molte religioni e in molti popoli erano considerate parti del corpo sacre, venerate e molto considerate proprio perché simboleggiavano il procedere verso l’illuminazione. L’andare avanti nel percorso della crescita e della consapevolezza.

Naturalmente i fattori che causano questo disturbo sono anche altri come: l’alimentazione, l’eccessiva sudorazione, scarpe di materiale scadente, la scarsa igiene… tutte situazioni alle quali occorre porre rimedio, ma provate anche a riflettere, se portate in grembo blocchi come quelli che vi ho spiegato. Se siete insicuri e se avete bisogno di appoggio. Come ho detto, possono essere argomenti celati nell’inconscio e davvero difficili da vedere, percepire e riconoscere ma una attenta osservazione non potrà che portare esiti positivi.

Prima di concludere vi consiglio pomata Canesten da mettere tutte le sere prima di andare a dormire e lasciare agire per tutta la notte. Di giorno, prima di infilare la scarpa, sporcare l’interno della calzatura e l’interno del calzino, e anche il piede tra le dita soprattutto, di Polvere di Fissan Blu (per bambini) che contiene più Ossido di Zinco rispetto a quella Rosa. Mi raccomando che sia la polvere e non la crema. Non usate il Borotalco perchè non assorbe ma, anzi, crea pappocchia umida. Se indossate calzature aperte fate all’incontrario: Canesten di giorno (anche 2 volte al giorno) e Polvere tra le dita e sul piede di notte.

Prosit!

photo tempodivivere.it – radicallychristian.com – antoninodipietro.com – honesto.top – starofservice.it

Foto Animali Maltrattati – come comportarsi

SECONDO ME

Oggi voglio esprimere il mio personale pensiero su come comportarsi davanti alle immagini di violenza e maltrattamento di animali. Sono molte e, i social, pullulano di codeste brutalità. Immagino e spero vivamente sia inutile, da parte mia, dover dichiarare che:

– mi dispiace tantissimo

– amo qualsiasi essere vivente

– sono contro la violenza in ogni sua forma

– etc….

Quindi proseguo andando ad osservare le dinamiche che si sviluppano attorno a tali fotografie.

ALLA VIOLENZA RISPONDE LA VIOLENZA

Alla violenza fisica risponde quella verbale e il brutto di tutto questo è che la maggior parte della gente è convinta che quella verbale sia meno grave di quella fisica in quanto si percepisce un altro tipo di dolore. Questo è un serio errore. Soprattutto, ad esempio, verso l’educazione dei bambini.

Cosa fanno molte persone? Commentano. Commentano quella foto dicendo le peggio cose. Supponiamo che un cucciolo di cane sia stato abbandonato in un tombino. Il commento più gentile che si legge è – Brutto bastar@@ ti farei fare la stessa fine a te e ti infilerei il tombino su per il cu@@ -. Immagino possiate confermare.

Ora, è assolutamente vero che ognuno è libero di esprimersi come meglio crede, proprio come me che in questo blog sono a casa mia e quindi dico anch’io ciò che penso. Senza giudicare tali risposte, mi limito a descrivere quello che faccio io nel momento in cui noto immagini di questo tipo: amo me stessa, mi perdono e mando amore a quella creatura. E adesso vi spiego il perché.

Siamo un Tutto. Ciò che appartiene a me, appartiene anche a te e all’altro così come a quel cane. Siamo un unico Tutto nell’immenso disegno divino. Attraverso la meravigliosa Legge dello Specchio è facile percepire come quella violenza che mi si è mostrata davanti mi appartenga. Palesa la rabbia, la collera, l’indignazione, che io ho dentro, non per la foto che vedo ma che nutro dentro di me da sempre o da diverso tempo. Per questo mi amo e mi perdono, perché amandomi e perdonandomi mi riempiro’ d’amore ed emanero’ amore, la vera e sola cura necessaria a tutto. Anche a quel povero cane! Amor vincit omnia

Che lo vogliamo accettare o meno, viviamo circondati da frequenze e questo non sono io a dirlo ma persone molto più capaci di me. Frequenze e vibrazioni che OVVIAMENTE e AUTOMATICAMENTE possono attirare o agganciarsi soltanto a frequenze a loro simili (questa è fisica). Pertanto non comprendo l’utilità di scrivere un commento come questo  – Brutto bastar@@ ti farei fare la stessa fine a te e ti infilerei il tombino su per il cu@@ – emanando odio, sapendo bene che queste mie emozioni si collegheranno ad altro odio richiamando ulteriore odio. Ampliandolo quindi. E l’indomani vedere così, nuovamente, altre foto di altri cani maltrattati, oppure subire io situazioni o persone che mi fanno provare fastidio. È normale; se provo odio e emano odio, mi arriveranno eventi che mi faranno odiare. Questa è una evidente legge universale. Funziona così il cosmo, non è colpa mia.

FUNZIONA DAVVERO IL TUO SISTEMA?

Allorché, dal momento che peraltro non risolvo assolutamente nulla bestemmiando nei confronti di quel carnefice, forse ottengo molto di più mandando amore alla bestiola e a tutto il creato di conseguenza. In pratica, io non divento schiava dell’azione che un’altra persona ha fatto nei confronti di un animale e soprattutto già, ahimè, avvenuta, non reagirò di conseguenza ma agiro’, invece, nel risollevare le vibrazioni di gioia e entusiasmo. Ci penseranno poi loro, tali emozioni, a fare tutto.

Molte persone non comprendendo questo messaggio, cadono nell’accusare di menefreghismo chi la pensa così. Ebbene vorrei rispondere a loro dicendo che chi opera come me, in realtà, compie un lavoro enorme e un grande sacrificio per il bene di quella bestiola, perché mentre alcuni si fermano ad un insulto, o possono anche piangere e disperarsi e strapparsi i capelli, stanno solo buttando fango e immondizia nella meravigliosa dimensione universale nella quale vivono. Chi invece si preoccupa di amarsi e mandare amore sta compiendo un lavoro eroico perché credetemi è il compito più difficile da svolgere. Davvero pochi e rari individui si amano sinceramente e sono certa che non commenterebbero mai a quel modo.

Naturalmente è giusto che ci sia anche questo rancore. Tutto deve essere un equilibrio anche se questo può sembrare assurdo. Ma ci tenevo ugualmente a fare questa riflessione. Nel momento in cui ti si presenta davanti la violenza in tutta la sua forza… tu crea la meraviglia. Crea lo stupore. Solo così l’annienterai. Non è creando ulteriore ira e mettendoti al suo pari che migliorerai la situazione.

VAI DI MAGIA

Voglio sia chiara una cosa: questo non è un discorso buonista. Questa è una GUERRA ma fatta con gli strumenti, a parer mio, più opportuni. Questa è creazione, è energia, non è passività. Ci vuole fuoco, dedizione, coraggio, centratura per fare ciò che ho detto. Ci vuole fatica. Perché a tutti verrebbe da sfogarsi a quella maniera che, per l’appunto, è solo uno sfogo. Una gettata di sporco.

Operare con la propria magia, verso un’azione tanto ignobile, è un lavoro e uno sforzo sacro. Significa annientare il nemico con la sola forza delle proprie emozioni. Con decisione e potenza. Senza salamelecchi, senza benevolenza, ma con tutta la passione possibile (mi auguro ricordiate cosa si intende in realtà con il termine “Compassione” che più volte vi ho spiegato).

Hai visto quella foto? Bene. Ora trasmuta i tuoi sentimenti, quel piombo fallo diventare oro, non lasciarti prendere da quel mostro che ti fa sprofondare negli abissi delle sue sabbie mobili. Non puoi fare altro. Non sei davanti al fatto che si sta compiendo ed eventualmente puoi fermare. Sei davanti ad una situazione che si è già compiuta. Crea la tua magia. Puoi. Comprendi dentro di te quel cane, fallo tuo e risanalo grazie alle onde energetiche delle quali sei dotato.

Prosit!

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Missione Alchemica – Al Servizio degli Altri

EVOLUZIONE E INVOLUZIONE

Verso la strada della spiritualità, della consapevolezza e delle emozioni, gli individui si possono suddividere in due categorie: gli involuti e gli evoluti. Con questi due termini non si vuole intendere uno più bello o più cattivo dell’altro, o più intelligente o meno, ma semplicemente descrivere, con una sola parola, chi ancora è vittima delle proprie sensazioni/pulsioni/emozioni e chi invece è un essere libero. Libero anche da schemi mentali, libero dallo stato di sonno permanente nel quale si esiste, libero dalle reazioni automatiche e dalle catene che ci opprimono. Entrambi i tipi però, anche se in modo diverso, sono al servizio dell’umanità volenti o nolenti e ora vi spiego che cosa intendo.

La missione di ciascuno di noi, su questo pianeta e in questa vita, è quella di rendersi utile per l’altro in un perpetuo e meraviglioso scambio di dare e avere che mantiene l’equilibrio del creato. Possiamo offrire il nostro talento, la nostra conoscenza, la nostra manodopera, il nostro appoggio ma possiamo donare anche qualcosa di molto più importante.

LUCI E RIFLESSI

Chi è involuto si dona all’altro divenendo il suo specchio ossia mostrando ad esso ciò che si nasconde in lui. Non si riesce a vedere cosa abbiamo dentro ma, la realtà che ci circonda, e quindi anche le persone, è il nostro riflesso perciò possiamo notare attraverso il comportamento degli altri cosa c’è dentro di noi. Cosa significa? Significa che se una persona si mostra nei miei confronti aggressiva e arrabbiata mi sta mostrando la rabbia e la collera che io serbo in cuor mio ma che forse neanche riconosco. Con questo non vuol dire ch’io debba sentirmi in colpa o lasciare che quell’individuo mi maltratti, semplicemente mi basta prendere cognizione di quello che celo affinché, vedendolo, posso liberarmene. In un certo modo si potrebbe affermare che dovrei “ringraziare” colui che mi ha mostrato cosa mi sta facendo male nella mia parte intrinseca ma… prima che vi si scaldino gli animi verso queste parole e mostrate a me la mia probabile collera, mi premuro di spiegarvi che non intendo dirvi di andare da tizio e ringraziare e osannare e prostrarvi ai suoi piedi.

Come più volte ho raccontato dovete farvi sempre rispettare ma, in cuor vostro, cercate di osservare e capire. Cercate di comprendere che, quella persona, vi ha mostrato un qualcosa che non sapevate di avere e che dentro vi rosicchiava distruggendovi mentre, ora, l’avete veduta e solo adesso potete sbarazzarvene ripulendovi il corpo e l’anima. Divenendo LIBERI.

È quindi anche questo un servizio in quanto, nel momento in cui si riflette come specchi, si è obbligati a perdere il libero arbitrio per mostrare all’altro le pagine più nascoste della sua vita. Così come gli altri fanno con noi naturalmente.

FREQUENZE POSITIVE E FREQUENZE NEGATIVE

Nell’involuzione ci sono i demoni a regnare dentro, emozioni negative che ci governano come marionette, le quali, ricche di frequenze negative, non potranno che agganciarsi ad altre frequenze negative, loro simili, pertanto, ciò che poi ne esce e si palesa non sarà simpaticissimo. Ma provate ad andare oltre, a non soffermarvi sul fatto in sé. Provate a prendere questo avvenimento come una lezione di crescita personale. Senza abbassare la testa ma riconoscendo con umiltà privata e solo vostra di avere, nel cuore, anche quelle vibrazioni lì. Facendo questo si è già compiuto un grandissimo passo in avanti verso l’ascesa e verso il benessere, un luogo nel quale le frequenze saranno sempre più positive e gli scontri antipatici sempre più rari.

Nell’evoluzione invece (pur essendo anche qui lo specchio dell’altro ma vibrando in frequenze positive) si dona la propria luce interiore che, credetemi, è un grande regalo. Si spande attorno a noi la nostra armonia. A quel punto, non solo proviamo amore ma siamo amore ed emaniamo amore. Diventiamo quindi un toccasana, un elisir, un medicinale molto potente che regala, a chi ci sta vicino e a tutto il pianeta, una grande quantità di energia positiva.

Vi renderete conto infatti che, arrivati a tale livello, pieni di agape (amore puro e incondizionato) molte persone tendono a venirvi accanto. Vi toccano, vi parlano, vi baciano, vi abbracciano, vi si avvicinano, a volte sconfinando persino nell’intimo spazio vitale di ognuno di noi. Ciò accade perché queste persone hanno estremo bisogno della vostra luce. Hanno bisogno di essere nutriti dalla vostra energia. Diventano come dei vampiri energetici, senza farlo apposta ovviamente, come un nomade che dopo aver camminato a lungo nel deserto trova acqua con la quale ristorarsi. Voi siete, per quell’individuo l’acqua, pertanto siete anche in questo caso al servizio degli altri. Non fatevi però succhiare tutta la linfa vitale! Proteggetevi ma soprattutto siate coscienti di ciò che sta accadendo. Essere presenti emozionalmente a tale fatto permette di non “dormire” e non farsi succhiare via tutto ma se siete evoluti questo già sicuramente lo fate e sapete anche come, non serve ch’io lo dica.

VOCE DEL VERBO: AIUTARE

Come dicevo prima, a questo, poi si aggiunge tutto il resto anche le azioni e le parole che possiamo esprimere quotidianamente per essere d’aiuto agli altri ma queste non saranno più reazioni automatiche bensì metodi ben ponderati in totale coscienza e senza ombra di aspettativa. Di nessun genere. Fare del bene senza aspettarsi nulla in cambio, promulgare il proprio sapere al solo ed unico scopo di aiutare, offrire senza l’obiettivo di ricevere denaro, etc… e sapete perché? Perché quando si è in agape e non si attendono o si pretendono riscontri essi arrivano invece moltiplicati. Davvero! Arriveranno soldi, fama, gloria, complimenti, ringraziamenti, aiuti da ogni dove, sentimenti, ne sarete sommersi perché è un’ovvia risposta di frequenze universali. Proprio come un magnete.

Detto questo comunque, che siate involuti o meno, date. Date sempre. Preoccupatevi di essere generosi e non solo in ambito materiale. Non intendo dare voi stessi esageratamente ma intendo suggerirvi di dare al solo scopo di vedere sull’altro un sorriso spuntare. E questo dovrà rendervi profondamente felici. Focalizzatevi su quell’espressione gioiosa di chi vi sta di fronte che è venuta a crearsi sul suo viso grazie a voi.
Prosit!

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