Eccoci alla prima citazione, a mio parere, da smentire. E’ quella che potete leggere nell’immagine qui sotto:
Un uomo disse al Buddha – Io voglio la felicità –
Il Buddha rispose – Rimuovi IO, questo è egoismo, rimuovi VOGLIO, questo è desiderio… e quello che ti rimarrà sarà solo felicità –
Ad una prima occhiata sembra una bella frasona, di quelle che ti lasciano di stucco e ti spiegano molto sull’Ego e sul pretendere ma… beh… ecco, dubito fortemente possa aver detto questo Buddha e vi spiego il mio perché:
Partiamo da qui
“Togli – voglio – quello è desiderare”.
Ebbene no. Anzi… Ora vi mostro anche come, tutto questo, tra le altre cose, sia pure un controsenso.
Il verbo “volere” è proprio l’unico che funziona quando si “vuole” (appunto) qualcosa. La nostra educazione e la nostra cultura ci hanno insegnato che “voglio” è sbagliato, maleducato, supponente e arrogante anche se accompagnato da un – Grazie – o da un – Per favore -. Lo si è quindi trasformato in “vorrei” che suona più elegante e più umile ma che reca con se’ il – Se posso… se me lo merito… chissà… forse… -. Per tanto, in caso di “desiderio”, come si cita qui, puoi aspettare anche mille anni che comunque non otterrai mai nulla. Non otterrai mai nulla perché speri e sperare significa mettersi in attesa. Volere invece vuol dire agire e procacciarsi con determinazione quella cosa fosse anche solo con il pensiero/immaginazione. Che sia un bicchiere d ‘acqua, che sia un sogno.
Non per niente i bambini, fintanto che non vengono ammoniti, dicono – Voglio! -. E guarda un po’. Inoltre, se “voglio”, mi rendo più responsabile nei confronti di quella determinata cosa. Si intende una sorta di responsabilità positiva. Io la voglio, io la creo, io la ottengo. È merito mio. Soltanto chi si identifica con il suo Sé Superiore o, se preferite, con il suo essere Dio, può affermare tali considerazioni e gioirne per questo. Un po’ come non dare merito a terzi; destino o individui che siano: se posso, per favore, vorrei… se me lo concedi… Sentite come stridono queste frasi nella vostra parte intrinseca?
E poi ditemi, avete mai sentito un Mago dire “vorrei… per piacere…”. Vi immaginate Gandalf contro il Balrog chiedergli – Senti… per favore… potresti andare via? Vorrei te ne andassi… se puoi eh? -. Vi rimetto qui il video che mi piace assai e colgo sempre l’occasione per postarlo.
Beh, insomma, mi sembra abbastanza imperativo no? Non chiede mai – Per favore – al mostro. E lo so che state pensando che tutto questo è solo un film ma funziona così anche nella vita, non per niente J. R. R. Tolkien, l’autore, era un risvegliato.
Per Mago Merlino vale la stessa teoria, non l’ho mai sentito, quel vecchio bisbetico, dire – Vorrei -, in nessuna delle sue formule magiche.
In secondo luogo la parola “desiderare” è sbagliatissima, per questo ad essa si affianca il “vorrei”.
De – sidera significa Fuori – dalle Stelle. Al di fuori del disegno delle stelle. Cioè impossibile, o meglio non affine, al disegno universale. Al suo posto occorre usare “considerare” che si affianca al “volere” e che risuona nel con – sidera cioè all’Interno del disegno delle stelle.
L’Universo e la nostra parte divina non sono permalosi e nemmeno hanno la nostra morale. Non diventano quindi schiavi di sciocche emozioni come noi. Il “voglio” non offende proprio nessuno mentre si sta ordinando una commissione al Cosmo divenendone co-creatori. Ovviamente la si dovrà condire con gratitudine, fede e amore ma – io voglio la felicità -, al di là del fatto che è già dentro di te e devi solo spolverarla, (la felicità infatti, uno che già è Mago della propria vita, non ha bisogno di volerla) è una frase più che legittima, alchemica e spirituale ricca di profonda consapevolezza che un Buddha non avrebbe mai contestato.
E chi la vuole questa felicità? Io. Certo! Che Ego? L’Ego si presenta in moltissime altre occasioni ma se tu sai ben dividere il tuo io materiale e schiavo dal tuo io spirituale e libero… beh, io è e io ti chiami. È naturale che il secondo modello, cioè Mago, come ho detto, non dovrà neanche volerla la felicità. Se è in quel riconoscimento ne sta già godendo. Così come è naturale che per educazione, ormai, se si entra in un negozio occorre dire “vorrei, per piacere” ma è il senso che mi premeva spiegarvi.
Credendo a questa citazione e che così stanno le cose purtroppo si rimane “bassi”, con pesanti palle di ferro attaccate alle caviglie, anziché darsi la possibilità di volare.
Ho voluto spiegare questo perché molte persone prendono queste citazioni e le usano nella loro vita come massime indiscutibili, credendoci e volgendo le loro azioni in base a ciò che hanno letto. Mica dovete pensarla come me! Ma per lo meno adesso, se prima non le avevate, possedete due visioni e potete scegliere. Riflettete sempre, prima di fare vostra, la frase di qualcun altro.
Io voglio la felicità! Ditelo ancora! E’ bellissimo! Io voglio la felicità! Io voglio la felicità!
Prosit!
photo me.me – imperodisney.com
Il voglio è farsi coraggio, una spinta uno sprono a darsi una smossa…
Preferisco il vorrei anche se presuppone un quasi non meritarselo (forse)…il vorrei è meno imperativo, lascia scegliere;
… se poi la felicità arriva davvero?
"Mi piace""Mi piace"
Diciamo che… come posso spiegare… mhmm… provo così: nel linguaggio/intento di una persona che è “maga” della propria vita è il voglio ad essere utilizzato e non il vorrei, in quanto il vorrei non determina. Se la felicità la vuoi davvero la devi/puoi avere non è lei che forse arriva o forse no. Spero di aver spiegato ciò che intendo dire, rimanendo nel discorso che è un mio pensiero e di chi ha questo credo non è ovviamente legge assoluta. A me interessava far capire quello che può esistere dietro ad una citazione prima di prenderla come oro colato.
"Mi piace""Mi piace"