Oltre il varco d’Ortiche… le Peonie Selvatiche – l’Amore Universale

OSTACOLI – BELLEZZA – DIFFICOLTA’: CIO’ CHE VEDI FUORI E’ DENTRO DI TE

Osservare il mondo con gli occhi dell’Anima…

Dopo aver camminato a lungo sulle mie montagne, godendo di panorami spettacolari, durante questa primavera inoltrata che si manifestava in tutta la sua bellezza e sotto la luce di un nuovo giorno, io e due miei amici arrivammo in un luogo unico nel suo genere, dove un bivio permette una sosta a picco sull’infinito.

Grazie a questa diramazione di strade si può raggiungere la vetta di uno dei monti più significativi delle mie zone oppure si può attraversare una gola dal particolare e aspro fascino.

Per arrivare alla parte alta di questa gola occorre varcare quello che può sembrare un portale a forma di utero, delineato da due falesie severe che lasciano un passaggio non molto largo nel quale nascono ortiche. Un passaggio davvero interessante da osservare in modo spirituale, scendendo in profondità anche dentro di noi.

Da una parte, la roccia di destra, presenta delle insenature nelle quali si può trovare riparo all’occorrenza, dall’altra, la roccia di sinistra, continua formando quella che sembra una grande vagina, simbolo da sempre celebrato, soprattutto dai popoli più antichi che hanno vissuto prima di noi questi luoghi. La parte del corpo dalla quale nasce nuova vita. La Madre Terra.

La Madre Montagna, attraverso il culto femminile e del femminino sacro.

Superato questo varco e percependo sempre che – camminare nella Natura significa camminare dentro di noi -, il coraggio non può ancora venir meno.

Un sentiero strettissimo e senza protezione a valle, realizzato da chi su queste montagne doveva nascondersi in tempo di battaglia, difendersi e difendere il territorio, diventa meta di impavidi. E’ un percorso antico, ottenuto rompendo la dura roccia alla fine degli anni ’30 del secolo scorso. E’ oggi dissestato in alcuni punti e, in altri, diverse frane ne hanno ostruito il passaggio.

Quanti messaggi da questo ambiente un po’ ostico che non è solo un luogo alpino, è anche visione dell’anima e ci sta dicendo tanto, descrivendo le pagine della nostra vita più nascosta.

Le precarie condizioni nelle quali oggi si mostra potrebbero far rinunciare molti, eppure, nonostante tutto, voglio proseguire. Anzi, adoro queste zone più selvagge.

Supero quindi tutto quello che vi ho appena descritto, di materiale e no e giungo dove, in alcuni punti, i massi ruvidi e brulli, lasciano il posto al verde. Ed è qui che scopro una meraviglia.

Si tratta della fioritura delle Peonie Selvatiche che hanno esultato in tutto il loro splendore proprio in questo periodo. Un fiore che non si trova ovunque e che, nella mia provincia, nasce solo in determinati luoghi.

Io non le avevo mai viste, questo è importante da dire. Sono apparse a me (ricordiamoci che ogni messaggio è personale anche se si fosse in cento) in un momento davvero particolare: quel giorno era il giorno del mio compleanno.

Non potevo ricevere regalo più bello. La Natura mi ha festeggiato in un modo spettacolare e sono ancora piena di gratitudine nei suoi confronti.

Nel mondo materiale in cui viviamo, il giorno del compleanno, per una persona, è sempre un po’ un “traguardo”. Una specie di tappa. Un traguardo verso il quale, a volte, si formulano persino dei propositi. Il mio era lo stesso dell’anno precedente, il quale ha fatto un po’ cilecca e quindi ho voluto riprovare, arrivata alla soglia di un’età che mi stava dicendo – Pensi di aspettare ancora molto??? -.

Volevo amarmi. Amarmi più di quello che stavo facendo e amare il Tutto, incondizionatamente, molto di più di quello che riuscivo a fare. Amarsi è la cosa più bella ma anche più difficile che un Essere Umano possa riuscire a fare.

Sappiamo tutti che la Rosa è la Regina indiscussa del giardino ma se vogliamo parlare di Regina tra i fiori occorre nominare proprio la Peonia. Il fiore tra i fiori. Il fiore simbolo dell’Amore Universale. L’Amore Incondizionato. La più grande forza ed energia che… – …move il sole e l’altre stelle – (Dante Alighieri). Che permette la vita dell’Universo.

L’Amore dell’Uno è la linfa vitale dell’Universo ma per quanto riguarda le particolarità della Peonia sono così profonde e ampie da andare ancora oltre e toccare molti figli di questo Amore come l’abbondanza, la prosperità, l’onore, la nobiltà d’animo e l’affetto.

Dopo aver sorpassato un punto molto interessante da tradurre attraverso la lingua della spiritualità e della Legge dello Specchio (utero, ortiche, ostacoli, sentiero pericoloso…) ho trovato la meraviglia. Una meraviglia fisica, data da questo stupendo fiore dal rosa intenso, grande, con petali delicati al vento ma resistenti e una meraviglia spirituale suggeritami dal suo significato.

Si dice che questo fiore abbia la capacità di influenzare in positivo la vita delle persone che hanno il piacere di vederla, ovviamente perché porta con sé le energie buone menzionate prima. Io ne ero circondata.

Il suo stesso nome “Peonia” deriva da “Paeonia” che significa “Pianta che risana”. In alcuni culti antichi si usavano le sue radici per curare molti mali, come una panacea e nella mitologia rendeva immortali.

Un compleanno interessante. Un nuovo gradino raggiunto da salire nella mia vita, nella materia e in altre mie dimensioni, l’aver saputo superare una zona che può apparire critica per godere della bellezza che l’Universo è sempre disposto a offrirci… messaggi compresi.

Prosit!

L’Ansia riposa nell’Apparato Digerente

Prima di andare al nocciolo del discorso chiarisco che l’Ansia è data dalla Paura (che trova sede nei Reni) e porta Tristezza (che ha sede nei Polmoni) quindi, si hanno sicuramente manifestazioni anche da parte di questi organi ma c’è un intero apparato, nella quale essa riposa, si nutre e si trastulla, che è il nostro Apparato Digerente, in principal modo simboleggiato dallo Stomaco e dall’Intestino e, devo dire, anche dal Pancreas.

Dallo Stomaco, inoltre, spesso, si mostra anche sulle labbra attraverso l’Herpes Simplex.

Ma iniziamo a parlare di lei. Che cos’è l’Ansia? E’ un’emozione, figlia della Paura, che da questa nasce, piccola piccola, dentro di noi (nel nostro “mare dentro” – cioè il Ventre) e cresce fino a diventare la nostra padrona.

Naturalmente, la percepiamo poi anche nella testa, nel senso che sono i pensieri a far nascere determinate sensazioni e stati d’animo: attacchi di panico, stress, fobie, ossessioni, timori, preoccupazioni, etc… fino ad arrivare a quelli che possiamo definire “Demoni” che, a causa dell’ansia, Demone anch’essa, ci fanno diventare: avidi, lamentosi, egoisti, gelosi, possessivi, rabbiosi, nevrotici, inebetiti, etc…

Quindi, si nota chiaramente come sia uno stato emotivo che ci opprime ovunque, in tutto ciò che siamo e che governa tutto ciò che facciamo o come reagiamo.

Le cause che indicano un malfunzionamento del nostro Apparato Digerente, il quale parte dalla Bocca e finisce all’Ano, sono molteplici e comprendono ogni tipo di disturbo, dai denti/gengive – non riuscire a prendere delle decisioni (paura) alla defecazione, stitichezza o diarrea – trattenere le emozioni o espellere ciò che ci agita (paura). Più, tutto quello che ci sta in mezzo. Ma, a predominare su tutto, c’è sempre lui, uno stato d’Ansia, celato o meno, che coordina il nostro vivere.

Esso può essere molto intenso, altamente visibile anche esteriormente o più nascosto, leggero, ma comunque perenne. Quest’ultimo non sfocia in crisi o eventi eclatanti ma logora nel quotidiano, rosicchiando parti di noi come un tarlo.

Detto questo, se mi riferisco al periodo che abbiamo appena vissuto non ancora del tutto finito e che ricorderemo come il periodo del Corona Virus, mi vien da pensare che di ansia, alcuni di noi, possono averne provata tanta. Vuoi la paura nei confronti di un nemico invisibile, vuoi il convivere con persone che non stavano bene, il terrorismo psicologico, il dover lavorare nei settori che facevano di tutto per salvare vite umane… insomma, è sicuramente stato un momento della nostra vita molto stressante e potrà capitare, se non lo ha già fatto, che il nostro organismo “scarichi” questa tensione in qualche modo. Attraverso cioè un disturbo all’Apparato Digerente.

Ovviamente questo vale anche per chi si porta dietro malesseri da tempo, tuttavia, l’importante è comprendere cosa il nostro fisico sta cercando di dirci. Serbiamo in noi una sorta di agitazione. Possiamo essere compressi. Inquieti. Destabilizzati. Anche se non ce ne accorgiamo.

Siamo, e siamo stati, tutti vittime dell’apprensione, fosse anche solo per aver tentato di tranquillizzare chi era con noi, quindi, se dovesse capitarci di risentirne, nelle zone che vi ho detto, cerchiamo solo di rilassarci il più possibile provando, assolutamente, di immaginare il bello e la tranquillità intorno a noi.

Con amore, massaggiamo la nostra pancia come a coccolarla, doniamo a lei pace, come una madre farebbe con una figlia e ripetiamo a noi stessi che tutto si è sistemato, che stiamo bene. Anche se ci vediamo circondati dai problemi e anche se proviamo malessere, diciamo ugualmente queste cose e queste parole amorevoli perché, se riusciamo a convincere il cervello, poi tutto si sistema.

Non dimentichiamo che la pancia è la nostra seconda intelligenza. Lì dentro avvengono importantissimi meccanismi che hanno a che vedere con tutto il nostro Essere e, trattando bene lei, significa trattare bene noi stessi. Cullandoci, rasserenandoci e mostrandoci la vita che preferiamo.

Per circa tre mesi abbiamo permesso alla Paura di coordinare la nostra vita, adesso, meritiamo di farci amministrare dalla serenità.

Prosit!

Photo metropolitano.it – melarossa.it – tes.com – dilei.it – freepick.com – wipradio.it

Chiedi a Madre Terra di tenerti per mano

Chi mi conosce sa che una delle mie più grandi passioni è girovagare in lungo e in largo per la montagna e, camminare in montagna, in base al territorio, può anche rivelarsi pericoloso.

Spesso si procede su sentieri stretti e disconnessi, senza protezione a valle e pieni di tranelli lungo il cammino. Ma qualsiasi punto di una strada montana, come qualsiasi punto di una città, può risultare pericoloso se non si fa attenzione. Ed è sempre bene, tra l’altro, non sfidare mai la Natura ne’ prendere sotto gamba il suo manifestarsi complesso.

Io mi riferisco in particolar modo a questo luogo alpino, pieno di natura, perché amo molto stare in lui ma ciò che sto per dirti sarebbe da mettere sempre in pratica.

I troppi pensieri, le distrazioni, le preoccupazioni posso impedirci di rimanere centrati e basta un attimo per mettere un piede in fallo e rischiare di farsi davvero male.

Per questo, oltre a rimanere centrata il più possibile, immaginando i miei piedi sempre ben saldati a terra, chiedo anche a Madre Terra di sorreggermi, o quantomeno proteggermi, in caso di caduta. E’ viva, è un essere vivo, non distaccato da noi, quindi ci sente benissimo ed è ben lieta di aiutarci. Inoltre ha un’intelligenza sopraffina, molto più geniale di quello che possiamo credere.

Ma andiamo con ordine. Innanzi tutto cosa significa centrarsi? Non vuol dire restare concentrati sulle nostre gambe senza più potersi godere quel mondo fantastico, semplicemente, significa mantenere collegata una parte del nostro interesse ai nostri piedi. Per fare questo occorre allenarsi alla Presenza, al vivere il Qui e Ora che spesso vi ho spiegato, per rendersi ben “svegli” e non i “dormienti” che spesso siamo anche se fuori dal letto.

Occorre sapere dove stiamo passando, sentire il terreno sotto la suola dei nostri scarponi, sentirne ogni sassolino, le eventuali vibrazioni, la morbidezza dell’erba… ad ogni passo, facendoci caso. Essendo lì. Essendo i nostri scarponi. Le prime volte è faticoso. Mantenere un’attenzione divisa non è semplice. Il nostro cervello dovrà decidere se farci sentire il terreno sotto ai piedi, o farci ammirare l’uccellino che si sta librando nel cielo, o il panorama. Col tempo, però, la mente allenata imparerà a fare questa specie di scissione e non ce ne renderemo neanche conto. Non faremo nessuna fatica.

Ma la cosa più importante da fare è chiedere alla Terra stessa di tenerci in piedi. Di proteggerci. Proprio come lo si chiederebbe ad un’amica. Come un bimbo che chiede al proprio padre di tenerlo mentre vuole provare a salire un gradino. Non c’è differenza.

Ognuno può effettuare la sua domanda come meglio crede, purchè questa sia ben chiara. L’energia della Terra, e della Natura tutta, deve ben comprendere che cosa vogliamo. Inoltre, non dobbiamo ne supplicare, ne pregare, l’importante piuttosto è ringraziare.

La richiesta deve avvenire come una sorta di ordine gentile. Non dev’esserci in noi autorità ma nemmeno la mancanza della dignità, quindi evitiamo frasi come – Madre Terra, per favore, se puoi, non farmi cadere… (tipo: se merito la tua grazia…) -, ‘ste parole patetiche non troveranno riscontro, ci vuole decisione e azione per ottenere in cambio quello che vogliamo. Avete mai visto un Mago o una Strega titubare, pieni di speranza, mentre effettuano un incantesimo convinti che ciò che comandano si concretizzerà immediatamente? Bene. Quindi una richiesta valida potrebbe essere questa – Madre Terra! Tienimi e sorreggimi con le tue grandi mani! Tra le tue forti braccia io sono protetta e al sicuro, nulla di male può accadermi! Grazie infinite, con tutto il mio cuore! -. Si nota una leggera differenza vero? La gratitudine sincera è la chiave di tutto.

Non usciranno mani a trattenerci le gambe o a prenderci a braccetto, semplicemente, grazie a determinati movimenti energetici, eviteremo di farci troppo male.

Ora, che sia chiara una cosa, questo non significa che non cadremo più. Se la nostra Anima richiede una caduta questa avverrà ma qui si finisce a parlare di un discorso molto più vasto che comprende tutto il nostro vivere consapevole e che per impararlo ci vorrebbe un intero corso di Alchimia Spirituale che dura mesi interi. Qui si sta parlando di un semplice esercizio che chiunque può fare per evitare cadute rovinose.

Attenzione anche ad un’altra cosa. Aver paura di cadere porta ovviamente a cadere. Continuare a pensare che questo esercizio può funzionare porta a cadere. Preoccuparsi del fatto che questo esercizio possa funzionare oppure no, porta a cadere. In ogni modo e in ogni forma, se decidiamo di dare nutrimento alla caduta, che sia un nutrimento positivo o negativo, essa avverrà. Questo significa che bisogna decretare la nostra richiesta a Madre Terra e poi non dobbiamo pensarci più. Anche per questo ci vuole allenamento.

Come ho detto a inizio articolo, la Terra, con la sua magnificenza, è ovunque, quindi possiamo provare a esercitarci in questo anche quando andiamo a lavorare o a fare shopping soprattutto se siamo persone magari sbadate o che si inciampano spesso.

Iniziate! Vi troverete molto bene.

Prosit!

Il Linguaggio delle Colombe

In questo periodo, oserei dire tragico sotto diversi aspetti ben più gravi del Covid-19, che ci ha unito a livello mondiale, la Paura è stata (ed è ancora) il collante che ha saldato assieme le genti.

Evitiamo di pensare a persone abbracciate tra loro pronte ad affrontare il nemico, evitiamo di immaginare fantastiche scene di scozzesi, fedeli servitori di William Wallace contro il Re inglese carichi di orgoglio e coraggio, evitiamo di credere alla bontà d’animo, all’aiuto reciproco, al perdono, al silenzio… non c’è stato nulla di tutto questo.

A sommergere gli animi è stato il terrore, il popolo era malato di spavento e la bontà appartiene agli impavidi perché il cuore, dove lei trova sede, è un organo cazzuto.

A insinuarsi tra quelli che definiamo – umani -, l’angoscia. Quella fatta di pece, che ti si appiccica addosso, e mentre cola via, senza mai abbandonarti, ti trasforma in un essere che non eri. Che non sei.

Il Demone della Paura trasforma, aliena, rende mostri.

Si potrebbe dare la colpa al Sistema, alla comunicazione, al terrorismo mediatico, invece non sono d’accordo. Direi che ognuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità. Tutti noi abbiamo aperto la nostra porta alle notizie ma c’è chi ha scelto quali messaggi lasciar entrare, c’è chi ha valutato e chi non si è lasciato modificare, come pongo molle, da quello che investiva le sue orecchie. Pertanto sì, in tutto questo marasma, c’è anche chi quella famosa bontà, in quel cuore non codardo, è riuscito a mantenerla e a nutrirla ma, ahimè, pochi… pochissimi confronto a tutti quelli che come licantropi al chiar di luna si sono mutati in lupi famelici pronti ad azzannare carni.

Ora, le fondamenta che reggono le basi della nostra vita sono fatte di sgomento e ossessione per la maggior parte. Un’ossessione urlata, ripetuta fino alla nausea. Paranoica. Un’ossessione che fa vedere colui che non la pensa come te un diverso, naturalmente maligno, da deridere, umiliare, punire, annichilire.
Si osanna la ghigliottina, la sedazione forzata, la tirannia verso chi osa dire – Io non ho paura -.

La Paura ha trasformato l’Essere Umano in un qualcosa che in quaranta anni non avevo mai visto.
E ciò che vedo non mi piace… Non avrei mai creduto di leggere o ascoltare cose, da persone che conosco da sempre, che non stanno ne in cielo ne in terra. Maligne, terribili.
C’è chi ha l’amico medico e quindi detiene la verità assoluta in tasca, chi augura agli altri la malattia e la morte, chi “guai se ti levi la mascherina” confondendola con il Sacro Graal, senza neanche essersi chiesto come davvero si muove un Virus e cosa realmente può o non può bloccare questo aggregato molecolare. Non sei libero neanche di scherzare o puoi finire al muro perché, oggi, c’è chi sente passare un’ambulanza e lo dice. Come se prima, le cinquecento ambulanze che passavano ogni giorno non fossero mai esistite.
L’Essere Umano trasformato dalla comunicazione che giunge alle sue orecchie. Quanto siamo fragili.

E allora mi chiedo davvero dove cavolo è andato a finire il parlare del nostro cuore. Come sia possibile che essendo noi, un’emanazione dell’amore universale, possiamo arrivare ad esternare così tanto odio. Possiamo renderci così burattini di un Demone che ci tiene nelle sue grinfie.

Mai come ora c’è bisogno di un linguaggio colmo di compassione, di genuina dolcezza, di umiltà e di perdono. Ce n’è stato bisogno, tantissimo, ma era più comodo lanciare strali dai divani, sui quali, raggomitolati e dormienti, si tremava davanti ai nuovi decreti. E chi provava a ribellarsi a tutto questo doveva essere condannato a morte.

Mai come ora c’è bisogno di pietà, c’è bisogno del candore delle colombe, della purezza dei bambini che in tutto questo tempo hanno obbedito senza lamentarsi, nella totale accettazione e senza infangare il prossimo. In loro è ancora vivo il germoglio della fratellanza che noi abbiamo perso molto tempo fa.

Ma che se ne dica, questo cancro non mi colpirà mai. Datemi della buonista, giudicatemi come volete, ha poco interesse in me. Ciò che mi preme è restare pulita, degna, umana. Questa è la vera sfida, laddove – sfida -, come termine, è persin sbagliato. Questo è il vero Virus, laddove Corona ha provato a portarci ma forse non lo abbiamo compreso.

Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza – (Dante Alighieri).

Questo non è buonismo. E’ semplicemente il rendersi conto di non essere solo un corpo ma qualcosa di molto di più. E’ comprendere di non voler essere schiava di nulla, neanche di un mostro che si materializza davanti ai miei occhi, che si inventa, che si inventano, che esiste oppure no. Non sono schiava di questo ambaradan bensì cosciente a me stessa e so da dove arrivo.

Grazie a chi ha avuto il coraggio di dire la sua, a chi si è dimostrato ribelle senza danneggiare, a chi ha ragionato con la sua testa, a chi ha avuto l’umiltà di non trasformarsi in ciò che non era, a chi ha voluto ascoltare più campane, a chi si è sentito perso, confuso, destabilizzato ma non ha mai fatto del male ad altri neanche con le parole. Grazie a chi ha saputo amare chiunque, anche i più biechi, anche i più inetti. Grazie a chi ha aiutato.

Ammetto che più volte, l’emozione dell’ira, ha provato a rendermi sua serva. In alcuni momenti ho persino quasi ceduto ma sono riuscita a non dargliela vinta e non mi riferisco a quella bella rabbia sana ed energica che è bene provare. Ho sentito la collera per quegli uomini che avrebbero ucciso senza ritegno, che credevano di sapere, che amavano diffondere paura e pretendevano di spaventare ma, sforzandomi, sono riuscita a trasmutare questa emozione e ritrovare la centratura. Volevo solidarietà, volevo amnistia, intelligenza, indulgenza e ne vedevo troppo poca. Solo dopo essere riuscita a far calare il torbido velo che appannava la mia vista ho notato che tutta quella paura, quella ferocia, quella sofferenza, mi appartenevano. In qualche modo riflettevano frammenti di me stessa. Nessuno ne è immune ma pochi hanno voglia di lavorare come antichi alchimisti trasformando questi ingredienti.

Ciò che come esterno m’appare è in realtà il succo del mio cuore – (Conte di Cagliostro).

Nel buio del mio antro ho provato a modificare quel piombo in oro ed è stato allora che è arrivata la bellezza. E’ stato allora che emanando amore ho visto amore. Che divulgando gratitudine ho notato la gratitudine. Che restando retta, centrata e indissolubile, nei confronti della debolezza ho vinto. E’ stato allora che ho capito come tutto questo non sia riuscito ad intaccarmi. Per questo vincerà tutto il mondo.

Perché ci vorrà ancora tanto tempo ma saranno le colombe a cantar vittoria un giorno. Tutto questo è destinato a sgretolarsi e allora l’uomo sarà libero. Libero soprattutto di poter amare. Senza paura. Perché è proprio come se facesse paura perdonare, “farla passare liscia”, avere misericordia. Si diventa avidi, egoisti, oppressori pur di accertarsi la sopravvivenza. Senza rendersi conto che ci si inoltra in un sentiero di morte lenta, che non porta a nulla, e che fa vivere con l’animo annientato.

Divulgate parole buone. Divulgate energie di benevolenza. L’Umanità ne ha bisogno. Ne ha bisogno più del pane che crede indispensabile. Ne ha bisogno come ha bisogno di respirare.

Prosit!

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