Occorre guarire dalla Prostituzione Mentale

Innanzi tutto che cos’è la Prostituzione Mentale? La prostituzione Mentale è quel metodo bislacco di cui usufruiamo molto spesso nel tentativo di ottenere “cose” o non perdere “cose”. Ci prostituiamo al fine di assicurarci ciò di cui abbiamo bisogno. Può essere un sentimento, un lavoro, un po’ di soldi, un complimento, uno status, una compagnia, etc…

Cadere in compromessi spregevoli e offensivi nei confronti della meraviglia che siamo, laddove, anziché riconoscerci potenti, immensi e splendidi Esseri ci sentiamo formichine micragnose. Ogni compromesso implica una rinuncia.

Prostituirsi mentalmente è quando attraverso la mente, convinti di non essere abbastanza, reagiamo in modo totalmente ignobile per la nostra natura e soprattutto per la nostra Coscienza (importantissimo “ente” al quale non badiamo mai ma è invece il nostro Giudice Supremo, sempre al lavoro, molto severo, il quale condiziona la nostra vita).

La Prostituzione Mentale svaluta ciò che sei e ti fa svendere, a poco prezzo, pur di avere in cambio ciò che brami.

Fare un qualcosa che non ci va di fare, magari per il quieto vivere, significa prostituirsi ma ancor di più significa prostituirsi nel momento in cui cerchiamo di smuovere compassione nel cuore di chi ci sta davanti per portarlo a darci ciò che vogliamo.

Con questo non significa recitare un teatrino strappalacrime per farsi compatire ma si va più in profondità. Non si parla solo della donna che si spoglia su FaceBook per ottenere molti like perché in sé ha una mancanza che deve colmare, si tratta di evitare la ricerca dell’abbondanza non credendola esistente per noi. Si rinuncia alla propria felicità, quella sacra e profonda e duratura, per un qualcosa di assai banale. L’accontentarsi. L’abbassarsi a scegliere piccoli granellini di sabbia piuttosto che una stella. Perché sono più facili e sicuri.

Perché si chiama Prostituzione Mentale? Immagina per un attimo il valore simbolico della prostituta. E’ una schiava. Con tutto il rispetto per questa donna ma è l’emblema della “serva”. Accetta di fare un qualcosa di assolutamente irrispettoso nei confronti di se stessa per un’altra persona, schiavizzata esageratamente. Ma questo le consente un pasto, un letto e una protezione. Ecco, prova a proiettare il senso di questo messaggio verso di te.

Non limitarti ad agire come un automa. Ad accontentare un cliente senza nessun tipo di entusiasmo. A rispondere positivamente ad un parente senza nessuna energia creativa. A provare un vestito senza la minima gioia ma solo pieno di povera e inutile speranza che possa aiutarti a fare colpo su qualcuno o a stare bene. Mettici vita in quello che fai visto che sei vivo!

Se il tuo capo ti chiede di fare una cosa per lui, non farla solo per prendere lo stipendio o non essere licenziato. Falla al meglio, con tutte le capacità che hai, come se la stessi facendo per te o per tuo padre. Anche se il tuo datore di lavoro è una brutta persona, uno sfruttatore, non puntare l’occhio su di lui, puntalo solo su di te e dentro di te. Lui deve smettere di esistere nelle tue valutazioni. Stai facendo quel qualcosa per te, per una tua forma di ricchezza.

Uno degli esempi più significativi è quello del commerciante che si lascia maltrattare dal cliente pur di non perderlo e non perdere i suoi soldi. Ma questa formula la applichiamo anche se non abbiamo un negozio. Quindi bisogna osservarsi dentro attentamente.

Se non farai così, cadendo nella Prostituzione Mentale, questa ti tirerà ancora più giù emozionalmente e anche fisicamente. Ti sentirai sempre come se fossi oppresso. Schiavo di qualcosa. E lo sei. Sei schiavo del mondo. Il mondo può fare di te quello che vuole. Il suo giudizio è più forte e significativo del tuo. Se un mattino il mondo si alza col piede giusto e ti fa un complimento, allora tu stai bene ma se si alza con il piede sbagliato e ti denigra, allora tu piangi tutte le tue lacrime.

Cambia i ruoli. Prova a pensare di essere tu quello che valuta e non gli altri. Anche se ti danno soldi, una casa, belle parole, affetto, amicizia, etc… ricordati che anche tu dai qualcosa per ricevere questo, non serve a nulla arrivare a prostituirsi.

Se metti vita e entusiasmo in ogni tua azione non hai bisogno di prostituirti. Se ti riconosci come scintilla divina non hai bisogno di prostituirti. Se riconosci coscientemente il tuo potere non hai bisogno di prostituirti.

La Prostituzione Mentale è un vizio. Spesso non ti accorgi neanche di effettuarla. Ad accorgersene sempre è la tua Coscienza, che nominavo prima, e ti ritrovi a vivere con un dito puntato quotidianamente contro di te che ti opprime come una spada di Damocle.

Attraverso la Prostituzione Mentale ti ritrovi persino a sostenere attività immorali e illecite ma soprattutto totalmente stonate con il tuo cuore e il tuo sentire. Come la manipolazione, la corruzione, l’autosvalutazione, l’onestà… non guardare questi termini solo per quello che sono o per quello in cui siamo abituati ad esprimerli. Rivolgili a te stesso dando loro un significato più ampio. Ti fai manipolare? Corrompere? Permetti di autosvalutarti? Sei disonesto con te stesso?

Rispettati. Non vendere il tuo Essere e la tua essenza per un gradino superiore solo ed esclusivamente materiale. Ogni volta che una nota stona con la tua melodia interiore, la tua Coscienza ti opprime ulteriormente e questo ti fa vivere compresso, attanagliato nel rimorso e nel senso di colpa. E’ nocivo e dannoso per la tua salute.

Tu possiedi ogni diritto. Non lo vedi concretizzarsi nella realtà solo perché non ci credi. E ci crederai sempre meno se sarai obnubilato dalla Prostituzione.

Se riuscirai ad eliminare da te la Prostituzione e a guarire da essa non potrà che giungere nella tua vita ciò che meriti, grande tanto quanto è ora grande il tuo Essere. E’ una legge. Forse non ti arriverà questo dalle persone che frequenti ora ma esse cambieranno o verranno sostituite da altre pronte a darti quello che meriti. Non aver paura quindi se perdi dei contatti. Bisogna creare spazio nella propria vita per accogliere il nuovo.

Devi cercare di fare spazio dentro di te e, di conseguenza, fuori.

Ci vuole coraggio per non prostituirsi mentalmente perché questa è la strada della libertà e per essere liberi bisogna essere coraggiosi e forti.

Ma, oggi, se rifletti un attimo su tutto questo, se ti guardi dentro e comprendi quante volte ti sei prostituito o continui a farlo, allora forse puoi cambiare le cose. E credimi, il “premio” che otterrai in cambio è enorme. Non sopportare più. Non tollerare cose che la tua voce interiore non accetta. E’ una sofferenza incredibile.

Ti auguro un buon lavoro!

Prosit!

photo coopcat.it – pinterest.com – pinterest.dk – cdqcamporomano.it – liberopensare.com – freepick.com – ali express.com

Meglio far Invidia o Pena? Meglio fare Luce

L’EVIDENTE TESTIMONIANZA

Ieri ho sentito una madre consigliare al proprio figlio cosa dire per trovare lavoro ed essere assunto:

Digli che non sei potuto andare all’Università per aiutare me.

Digli che sono stata una ragazza madre, che tuo padre ci ha abbandonati quando ero incinta.

Digli che sono malata e non mi danno la pensione d’invalidità.

Digli che…

Se non avessi avuto rispetto per la paura di quella donna e fossi stata un uomo mi sarei toccata i gioielli di famiglia… Santa Madre, che sfiga…

Non so se quella donna stesse dicendo la verità o stesse soltanto tentando di imbrogliare un probabile datore di lavoro ma so che, certamente, stava emanando un abbondante quantitativo di energia negativa. Aveva voglia e bisogno di fare pena. Utilizzava la pietà dell’altro come strumento per ottenere in cambio la realizzazione; del figlio in questo caso.

Ognuno ha i suoi metodi e il suo modo di dare ma questo mi ha portato ad una riflessione.

LA SCELTA DELLO STRUMENTO

Al di là del fatto che questo comportamento va totalmente contro il mio credo, in quanto se ti senti un micragnoso sarai un micragnoso per tutto l’Universo e da tale sarai trattato, mi è venuto in mente il famoso detto “meglio far invidia che pena“. Ne stavo avendo una testimonianza ma all’incontrario.

Qual’è quindi la tattica migliore? Far invidia e mietere vittime giudicanti che sbavano dietro al tuo essere e al tuo avere o fare pena per ottenere più cose commuovendo i cuori?

Beh, la prima tocca l’orgoglio, la dignità personale e ti permette di ottenere alcune cose. E’ difficile dire – No – a chi si crede più alto in grado, te ne sei mai accorto? Già, anche perché quello che crede d’essere più alto in grado sa bene a chi rivolgersi.

Anche la seconda ti permette di ottenere cose. Cose diverse, quasi cugine dell’elemosina, dell’offerta, del favore ma comunque si ottiene.

Il fatto è, però, che entrambe sono delle conseguenze. E sono entrambe bisogni, necessità.

Non c’è azione propria da parte dell’individuo e quindi non c’è creazione. Se ti elevi (senza amore), di conseguenza, fai invidia. Se hai bisogno (senza amore), di conseguenza, fai pena.

SENZA AMORE

Ora tu dirai – Ok ma prima di fare invidia o pena qualcosa ho fatto per giungere a questi livelli, quindi qualcosa ho creato -. E’ vero, ma non hai creato nulla di buono.

Se fai invidia e ricevi invidia è perché, in qualche modo, l’invidia ti appartiene. La conosci. Oppure la giudichi ma, per poterla giudicare, significa che ne conosci le vibrazioni e quindi ti è dentro altrimenti non sapresti di cosa si tratta e neanche ti verrebbe dedicata.

Se invece fai pena (penso non ci sia neanche bisogno delle mie scuse per questo termine in quanto sto semplicemente usufruendo di un detto) è perché tu stesso ti senti un bisognoso, non rispetti ciò che realmente sei e ti consideri un poverino.

Tutto quello che riceverai, in base a una delle due condizioni, e che a te può sembrare bello o brutto nel mondo delle forme, attraverso un tuo personale giudizio, è negativo. Sì, anche se trovi un lavoro perché hai mosso compassione è negativo. Quel lavoro, che ora ti sta portando uno stipendio, ti porterà indubbiamente anche qualcosa di spiacevole perché creato su onde elettromagnetiche distruttive e non costruttive.

Ogni cosa che ti viene regalata perché da te attratta da un magnetismo vibrazionale sarà negativa perché da te sono partite frequenze negative.

L’UTILIZZO DELLE PAROLE

Con il termine “negativo” si indica un qualcosa che non è pregno d’amore. Il termine “negativo” e il termine “amore” sono soltanto convenienze usufruibili nella comunicazione e non sono quindi da prendere in modo letterale in questo ambito. Servono solo a farti capire che se non ti lasci andare all’intonazione della tua potenza non attrarrai mai la divina abbondanza che esiste nel flusso universale adatta al tuo benessere.

La madre dell’invidia e della pena, che sono sorelle, è la Paura. Stai emanando Paura e questo farà si che tu viva di continuo situazioni che ti mettono Paura.

Quindi il mio consiglio è: anziché cercare di fare invidia o pena prova a fare Luce. Sii Luce. Brilla. Rifulgi.

Aiutati con l’introspezione. Convinciti di essere una persona che merita. Dedica a questo qualche minuto ogni giorno. E’ sicuramente un esercizio difficilissimo ma fa ridere pensare che in realtà il nostro cervello recepisce quello che noi vogliamo auto-inculcarci. Sembra semplice detta così; questo significa che se io mi dico – Sono una donna fantastica! – inizierò a comportarmi di conseguenza e a ottenere così ciò che merito. Invece non funziona in questo modo. Non funziona perché mentre io mi dico quella frase, una parte del mio inconscio (che io neanche vedo ne’ percepisco) mi sta già sabotando. Per questo devi dedicare diverso tempo a questa sorta di compito. Perché devi allenare e abituare la tua mente, piano piano, che sei una persona fantastica. E’ impegnativo.

UNA NUOVA PALESTRA

Immagina di voler perdere 20 kg e di andare in palestra. Ogni giorno dovrai impegnarti per un’ora a sciogliere i grassi e faticherai, ti stancherai, ti sforzerai.

La stessa cosa riguarda l’allenamento mentale che non siamo abituati a tener da conto. Siamo focalizzati solo sulla nostra parte fisica senza renderci conto che è soltanto un veicolo utilizzato per sopravvivere fisicamente sulla terra. Tralasciamo la parte spirituale e annulliamo totalmente l’idea di un’educazione nuova credendo di aver già ricevuto la nostra educazione e la morale che ci spettava.

Questo è sbagliato perché i nostri pensieri possono essere plasmati. Inizia fin d’ora e riceverai presto risposte completamente diverse da quelle che hai ottenuto in passato. Non ti servirà patire nella vanagloria per avere ottime valutazioni altrui e non ti servirà recitare la parte del misero per ricevere un’offerta di qualsiasi natura essa sia.

Tutto quello che giungerà a te sarà fondato su solidi pilastri che, in qualche modo, ti porteranno una ricchezza (economica, affettiva, di stima, di opportunità, etc…) e, da lì, accrescerà sempre di più la fiducia in te stesso la quale Ti permetterà di appropriarti maggiormente di ciò che ti spetta.

Prosit!

photo wccftech.com – interris.it – nepalipatra.com – fotocommunity.it – fisicaquantistica.it – partnersriley.com – pinterest.es

Cosa mi dai?

IMPARA AD ACCETTARE L’ABBONDANZA

Hai presente cosa significa “accontentarsi”? Trovo questo termine a volte mal interpretato. Quando si dice – Bisogna sapersi accontentare di quello che si ha per essere felici -? Ecco, non è proprio così.

Si confonde il verbo accontentare con apprezzare. Apprezzare inteso come Amare. Se ti accontenti non vai oltre e non puoi avere di più. Neghi pertanto all’abbondanza infinita universale di entrare nella tua vita attraverso il suo flusso e riempirti di tutto quello che puoi immaginare.

Ci hanno insegnato ad accontentarci come a “mettere una toppa” e questo ci ha reso umili e modesti.

È assolutamente giusto, invece, amare ciò che si ha per piccolo o povero che sia, come se fosse la cosa più bella del mondo. Ma l’approccio è assolutamente diverso. È inutile cercare oltre se non si sa provare amore per quello che già si possiede e se non lo si nutre facendolo divampare in milioni di scintille di magia. È inutile ammalarsi alla ricerca di un qualcosa che non abbiamo senza tener da conto delle meraviglie che già possediamo. Ma, tutto questo, non ha nulla a che vedere con l’accontentarsi.

Accontentarsi non è neanche sinonimo di accettazione. Il filo è sottile ma mentre l’accontentarsi, come dicevo prima, non ti spinge a desiderare di più perché ti senti già contento così, accettare significa dire – Ok, accetto questo e lo benedico ma più avanti posso avere di più-.

SI PUO’ AVERE DI PIU’

Chi troppo vuole nulla stringe! – recita un famoso proverbio in grado di tarpare le ali. Questo detto è vero se non si ama ciò che si ha e, se con presunzione, si pretende ciò che non si merita senza la minima gioia o amore nel cuore. Ma quando il nostro volere è impregnato di gratitudine, di bellezza, armonia, compassione e puro affetto si può desiderare ogni cosa.

Veniamo quindi al nocciolo della questione. Come saprai ci sono molte persone che si accontentano. Prendiamo un esempio che possiamo vedere o vivere spesso: La donna accompagnata da un uomo stitico in fatto di apprezzamenti o carinerie. Non andiamo a tagliare il capello in quattro. So bene che ci sono uomini che, anche senza parlare o fare niente, riescono a far sentire la propria donna come una principessa. Ogni esempio che posso tirare fuori ha il suo contrario ma, un esempio, devo pur farlo. Possiamo anche parlare di quelle donne che vengono lasciate spesso dal proprio partner, poi però, appena lui fa trillare il telefono con un messaggino con sopra scritto “ciao” eccole distese a terra a ringraziare la Madonna per aver ricevuto tanto ben di Dio. Si accontentano. È la decima volta che vengono scaricate ma si accontentano e giustificano persino quell’uomo rispondendo – Ma lui è fatto così, non riesce ad esprimere di più, per lui questo È GIÀ TANTO! -. Santa madre vergine Maria di Leuca e di tutta la provincia di Lecce! È già tanto?!

Ok, allora io da domani andrò nei negozi a comprare, deciderò io il prezzo della merce, e se il venditore mi dirà qualcosa in contrario gli risponderò – Senta! È già tanto! -.

A SCUOLA DI BUONE MANIERE

Ma quanto vali tu? Vali solo un – Ciao – dopo quel trattamento? Un piccolo sforzo da parte sua non lo meriti? Se stai pensando ch’io pretenda che lui devestrisciarecomeunvermeaituoipiedicomeminimo sbagli. Non dico questo ma ci sono le vie di mezzo.

Un – Ciao, volevo sentirti, mi manchi – ti farebbe così schifo? E già ti sento dirmi – Ma figurati! Non lo ammetterà mai! -. Sai, nemmeno io vorrei fare certe cose ma sono obbligata a farle altrimenti non potrei vivere. Nemmeno io vorrei… farei… direi… sai che se a mio figlio non avessi mai detto – Ti amo – probabilmente sarebbe cresciuto peggio di come è cresciuto? Con dei problemi proprio! Bada che ci sono genitori che non lo dicono! Sai che se non avessi mai oltrepassato alcuni gradini della mia vita sarei ancora al punto basso e di partenza? Nell’humus.

E rieccoti con quella vocina immacolata – Ma io non pretendo che… -. Beh, sbagli a non pretendere. Allora non devi pretendere nulla. Non pretendere che la strada sia libera quando vai al lavoro, non pretendere uno stipendio, non pretendere che gli amici ti chiamino, non pretendere di trovare parcheggio, non pretendere di respirare, non pretendere, mentre piangi, da sola, alla sera, di essere più amata. Non pretendere niente. Vivi come un paramecio. Un pezzo di carta. Totalmente inutile. Al massimo potresti fare il battiscopa se ti sdrai in un angolo e stai ferma.

Ricordati che hai ragione a non pretendere e a non avere aspettative ma hai confusione in testa.

NESSUNA PRETESA E NESSUNA ASPETTATIVA

Confondi il non pretendere con la mancanza di dignità. Confondi il non pretendere con “quello che realmente meriti”. Meriti di più di quel – Ciao – che, torno a dire, è solo un esempio.

Meriti di più di quello che ti danno al lavoro, meriti di più di come vieni trattata in famiglia o da chi incontri per la strada. Ma continuerai a ricevere quelle briciole se non avrai il coraggio di affrontare un cambiamento. Quello di intraprendere il percorso verso l’amore per se stessi, autovalutazione, la stima verso quello che siamo.

Oggi, se quell’uomo a te ci tiene deve dimostrarlo. Deve mostrare il valore che hai per lui. Fidati se ti dico che se il suo è vero amore non avrà nessun problema a darti tanto. L’amore non conosce ostacoli. È più forte anche dell’orgoglio quando è vero. È più forte delle insicurezze, degli inciampi, e persino della paura. Davanti a lui non esiste dire – Di più non riesco – perché l’amore non conosce limiti. Sei tu quella che ha paura di perdere quell’uomo pretendendo da lui. Nel momento in cui impari ad amarti, l’Universo ti riempie di uomini pronti a dimostrarti tantissimo. Perché torna sempre ciò che emaniamo. Fatti valere. Se sogni una cosa permetti al Creato di esaudirla per te. Tieni duro, abbi coraggio e arriverà.

Capisco che puoi aver trovato diversi concetti sbagliati in questo articolo ma dovevo spiegare in qualche modo il valore di ognuno di noi in una delle situazioni più comuni. Altre volte ho parlato di amore incondizionato, del fluire, dell’accettazione, del non pretendere ma, questa volta, volevo dedicare questo post a te. A te che pensi di aver già ricevuto troppo solo perché ti è arrivato un messaggio.

Che le mie parole, anche se colme d’impeto e con pochi fronzoli, possano farti bene perché tra queste righe c’è affetto sincero.

Prosit!

photo twgram.me – libero.it – camminanesole.com – seitreseiuno.it – trackback.it – fmtech.it

L’assurda e nascosta paura di ricevere e meritare

SANTI NUMI QUANTA ROBA!

Come indica già il titolo, l’argomento che affronto oggi sembra assurdo, in realtà è reale e molto comune, posso dirlo con sicurezza visto che mi appartiene e ho notato appartenere a molti.

Abbiamo paura di ricevere. Inconsciamente pensiamo di non essere degni di ricevere e, quando qualcosa ci viene dato, una serie di allarmi, figli del timore e della preoccupazione, si accendono dentro di noi. Mi viene in mente l’immagine di un uomo anziano, grande e grosso, dalle maniere un po’ spartane, al quale viene messo in braccio un neonato. Riuscite a vedere quanto si sente impacciato? Ha paura di fargli male, di non farlo stare comodo, paura di non piacere a quell’esserino. Si ritrova tra le mani tutta quella ricchezza ma è rigido, lontano con il proprio torace, c’è poco abbraccio, poca accoglienza e, la sua, non è cattiveria ma paura. Magari gli scende anche una lacrima per l’emozione ma non riesce a far sua quella creatura che, in quel momento, gli sta dando un qualcosa di più grande di lui, che lui non riesce a gestire. Non riesce a diventare un tutt’uno con lei.

Nell’Universo c’è un’infinita risorsa di abbondanza per ciascuno di noi e quello che chiediamo ci arriva ma, la paura di ricevere, non solo non ci permette di domandare nel modo esatto costringendoci a non ottenere nulla, ma ci obbliga anche a non vivere con gioia quello che viene a noi, rompendo un meccanismo fantastico che dovrebbe essere vissuto in modo completamente diverso.

Come abbondanza non si parla solo di cose materiali, come il denaro, ma si intende qualsiasi cosa: fama, affetto, complimenti, gentilezza, attenzioni e anche, ovviamente, materialità.

MIIIII…! CHE PAURA!

Ricordo i primi tempi in cui ho aperto questo blog. All’inizio, piena di entusiasmo e convinta di poter aiutare le persone, mossa dal mio spirito di condividere quello che ritenevo salutare per tutti, ambivo all’essere letta da più persone possibili. Naturalmente, viste le aspettative, la brama di piacere, la voglia di essere conosciuta e la paura inconscia della quale vi sto parlando in questo articolo, ciò non si avverava e i miei lettori erano solo pochi conoscenti.

Quando imparai a lasciar andare ciò di cui ero conscia, e cioè quello che vi ho appena detto, tranne la paura di ricevere (che è inconscia), tutto cambiò. Iniziai a scrivere solo per amore. Scrivevo con amore, per me stessa e senza aspettarmi di ricevere qualcosa in cambio. Neanche un – grazie -.

A chi arrivava il mio dono speravo facesse del bene, altrimenti non importava, io andavo comunque avanti a scrivere per una mia passione. Ecco che, all’improvviso, le visite sul blog aumentarono notevolmente e ora voglio raccontarvi di quella mattina in cui mi accorsi che 400 (!) persone avevano letto un mio articolo.

Per i grandi blogger, 400 visitatori sono il nulla ma per me erano tantissimi, così tanti che… mi spaventai. Ma come? Era proprio quello che avevo sempre desiderato! E invece, completamente destabilizzata, iniziai a preoccuparmi. Mi darete dell’idiota, e lo accetto, ma tutto questo nacque dentro di me senza che io potessi fare nulla, completamente in balia di emozioni che si permettevano di governare al posto mio e io non ero in grado di prendere le redini in mano di quella situazione.

Ovviamente, dopo, lavorai sodo dentro di me e riuscii a modificare tutto quel trambusto, ma inizialmente, se devo essere sincera, sembravo un burattino nelle mani di Mangiafuoco. La mia mente iniziò a chiedermi – Guarda in quanti ti hanno letto! Hai almeno scritto le cose giuste per non fare una colossale figura di cacca? E quanti errori grammaticali e di sintassi hai fatto come tuo solito? Prima, quando a leggerti erano solo in 50 potevi avere solo 50 giudizi negativi, ora 400! Immagina che sfacelo! E ora hai anche più possibilità che ti vengano chieste cose. Sei in grado di rispondere? Ti sei messa in piazza e… “fa più rumore un albero che cade che un’intera foresta che cresce” (Lao Tzu) lo sai! Ora voglio proprio vedere come te la cavi Meg, tu che hai sempre amato restare dietro le quinte…

Oh! Insomma basta! – urlai alla mia mente che mi stava trascinando in un pozzo scuro senza fine. Mi sentivo quasi soffocare, vuoi l’emozione e vuoi la preoccupazione. Dov’era la gioia? Da nessuna parte. La paura mi aveva totalmente inglobata in sé e, ahimè, lo spazio per l’entusiasmo e la felicità non c’era. Che tristezza.

IO PIU’ DI QUELLO NON MERITO

Ma potete capire? Ok, io sarò anche un caso anomalo ma, come vi dicevo prima, ho scoperto di avere molti simili. Siamo vittime del giudizio degli altri. In noi è stato inserito il tarlo di essere peccatori e poveri schiavi debosciati. Non meritiamo la bellezza! So che, dall’altra parte, ci sono invece persone convinte di meritare molto e, vantandosi, chiedono sempre di più (infatti ottengono). Magari risultano antipatiche e presuntuose e, quello che sto dicendo, a loro può sembrare impossibile ma mi rivolgo a quelli come me.

Quante donne ci sono, ad esempio, che non mirano a uomini belli, ricchi e facoltosi? Sono convinte di non meritarli. Sono convinte di essere adatte all’operaio medio (senza offesa per l’operaio ma intendo far capire un concetto) e non si sognano neanche di puntare gli occhi addosso a un fotomodello o all’imprenditore di quella grande azienda. Stessa cosa per l’uomo che, con l’immaginazione, sogna la vamp di turno ma è convinto di non piacere e di non meritarla – Tanto non mi guarderà mai – dice tra sé e sé, senza neanche rendersene conto. Si viaggia per schemi e solo se sei alto, bello, ricco, laureato, etc… puoi sperare nell’avere di più. Invece per l’Universo non è così.

Sogniamo amore, affetto, complimenti ma quando arrivano ci trovano imbarazzati, non sappiamo gestirli e ci premuriamo subito di dire – Ma no, ma no… ma figurati… non ho fatto niente di che… -. È vero che devono esistere la gentilezza e l’umiltà ma, troppe volte, sostituiamo l’umiltà con una mancanza di dignità e questo è sbagliato.

MAGOLAMAGAMAGIA!

Immagina di voler diventare famoso. Lo brami, lo desideri con tutto te stesso e un bel giorno accade. Puf! Eccoti su un palco sotto al quale mille persone sono pronte ad ascoltare tutta quella beltà che hai da dire. Il tuo sogno si è avverato. L’Universo ti ha dato quello che volevi. Cosa fai ora? Ti caghi addosso, ecco cosa fai. Scusa l’espressione ma rende l’idea.

Siamo abituati a dare. O, al massimo, come ho detto prima, a chiedere. Ma non a ricevere! C’è una bella differenza.

Per non parlare del senso di colpa.

Un giorno, un mio caro amico, fece per me una cosa grandissima ma, anche qui, anziché godermela fino in fondo mi preoccupai del suo sacrificio e mi sentii in colpa di aver detto, tempo prima, che mi avrebbe fatto piacere ricevere quella determinata cosa. Ha fatto tutto lui, io non gli ho chiesto nulla, ma lo ha fatto perché mi ha sentito esprimere un desiderio. Se solo fossi stata zitta lui non avrebbe dovuto fare quella fatica. Così, oltre a non godere io, inquinata dal “non merito così tanto”, anche lui non poté godere della mia gioia dopo tutta la fatica che aveva fatto. Che casino! Ero proprio un danno. E mi sentivo colpe su colpe. Basta! Dovevo smetterla. Dovevo a tutti i costi imparare a ricevere. A convincermi di meritare.

DARE SENZA RICEVERE

Non dobbiamo cadere nell’inganno che ci hanno insegnato: “se ti dimostri piccolo, remissivo e semplice allora sei una BELLA persona”. No! Sei un guaio! Disastroso.

Porca zozza avrei piuttosto dovuto dire – È il minimo! Merito persin di più! -.

E, da qui, sorge spontanea una riflessione: merito di essere amata? Ah! Tasto dolente! Chi mi ha amato ha sempre dovuto scontrarsi con questa mia “meravigliosa” caratteristica. Convinta, quindi, che il loro NON FOSSE AMORE… potete immaginare i casini vero? Non fatemeli elencare per favore. Quando sei convinto di non meritare amore sei un danno, credimi. E il tuo danno è deleterio. Puoi leggere qui https://prositvita.wordpress.com/2018/08/26/far-male-credendo-di-non-meritare-amore/ quello che avevo scritto a proposito.

È difficile guarire da questa “malattia” della paura di ricevere, è molto difficile, ma per il nostro bene e quello degli altri bisognerebbe farlo. Si apriranno per noi anche le porte dell’abbondanza ed è una figata pazzesca, te lo assicuro. Allora sì, che riceviamo anche amore e lo riconosciamo, perché abbiamo amore dentro anziché altre emozioni-spazzatura.

Ricevere è assai difficoltoso. Il nostro senso di inferiorità lavora contro di noi. Siamo stati educati a dare. Ci hanno insegnato a dire – Buongiorno – non a riceverlo, a imprestare o regalare quello che abbiamo non a ricevere, a dare aiuto non a riceverlo, ad essere gentili non a ricevere gentilezza, a preoccuparci per gli altri non a ricevere attenzione, ad essere onesti non a ricevere correttezza, a non pretendere, ad accontentarsi, a ringraziare… (parlo sempre per quelli come me). Mamma mia, quanto è difficile.

Questo discorso potrebbe continuare all’infinito, andando poi a toccare i tasti dell’autosvalutazione, dell’autostima, etc… ma una cosa, alla fine, è certa: dobbiamo convincerci che meritiamo e che possiamo avere una vita prosperosa e – possiamo possiamo possiamo essere felici -. Ci spetta di diritto. E spetta a ognuno di noi. L’Universo e la vita non fanno discriminazioni.

Prosit!

photo corriere.it – iuncturae.eu – coratolive.it – holistica.net – jay.it – veky.club – pinterest.com – riza.it