Vivere il Presente e “staccare” davvero quando si è nella Natura

La maggior parte delle persone che mi racconta l’ultima esperienza vissuta in natura si sofferma molto su un qualcosa che è successo di eclatante ma mi rendo conto che non va oltre.

Prendiamo, per esempio, come luogo, la montagna. Amo la montagna, la vivo, sono un’escursionista e un’esploratrice per cui, amici e no, vengono spesso a raccontarmi le loro avventure per poterle così condividerle con me. Per imparare, per coinvolgermi o anche per insegnarmi.

Finchè mi parlano di tecnica non discuto su nulla, anzi, posso solo che stare zitta e ascoltare ma se il discorso vira verso mete più… spirituali o emozionali, mi accorgo subito che molti di loro, in realtà, non sanno neanche di cosa stanno parlando. Questa però non vuole essere una critica, ognuno è libero di vivere come vuole gli eventi ma, essendo che essi stessi ricercano con smania ciò che raccontano, ho deciso di scrivere quest’articolo per aiutare e quindi non per giudicare.

Per ricollegarmi alla frase iniziale di questo post, come dicevo, vengono registrate solo immagini eccezionali. Cioè: se avviene un incontro a sorpresa con un animale, se si può godere di un panorama mozzafiato, se si nota un fiore bellissimo, se si vive un fenomeno particolare regalato da Madre Natura, etc… allora lo si serba dentro, lo si ricorda e lo si riporta, ma se mentre si cammina per un sentiero io chiedessi – Che alberi c’erano dieci minuti fa attorno a noi? – in pochi risponderebbero. Questo non significa che bisogna sapere per forza il nome di tutte le piante, il problema è che non si saprebbero neanche descrivere. Quelle foglie com’erano? Grandi o piccole? Che forma avevano? Che venature avevano? Non si sa.

ESSERCI

Non si sa perché non si osserva ma, in questo particolare caso, “osservare” non significa solo “guardare”. Significa “esserci”. Inoltre è anche molto utile “osservare”, in luoghi montani, al fine di evitare di perdersi e riuscire ad orientarsi.

Quando abbiamo iniziato questo percorso, hai camminato su pietre o su terra battuta? L’edicola con dentro quella piccola Madonnina, all’inizio della strada, l’hai vista? Che due farfalle stavano facendo l’amore su quell’Orchidea selvatica l’hai notato? -. La risposta è (quasi sempre) – No -.

Questa non è una colpa. Tutto ciò accade semplicemente perché, in realtà, non riusciamo a staccare con la nostra parte materiale. La cosa è un po’ difficile da fare e anche da spiegare. La nostra porzione fisica ci serve durante un’escursione, così come ci serve in ogni azione della nostra vita. In un’avventura in montagna la Mente deve essere presente. Ci aiuta a scegliere, a valutare, ad essere attenti. Il corpo deve rispondere a determinati impegni, ci avvisa se ci stiamo disidratando, ci permette di raggiungere luoghi meravigliosi. Non possiamo e non dobbiamo distaccarci del tutto da quello che siamo nella materia ma non dobbiamo neanche percorrere quel momento in totale fisicità.

La nostra parte spirituale è quella che più di tutte può servirci. Essa è ricca delle virtù quali: la preveggenza, la visione a 360°, la forza, il coraggio, l’amore, il riconoscere la bellezza, la gratitudine, la comunione, la contemplazione, l’osservazione, l’esserci e molte altre. Ogni giorno della nostra vita dovremmo vivere riflessi in questa parte di noi ma è ostico mentre si deve esistere all’interno della nostra quotidianità con tutto quello che comporta. Una giornata in montagna, che nasce proprio al fine di “staccare”, termine usato da tutti, permette questo più facilmente e può anche essere un buon allenamento da inserire poi nella vita di tutti i giorni e in ogni luogo.

Quante volte si sente dire appunto la frase – Andare a fare una passeggiata in natura per “staccare” -. Per non pensare, per rifocillarsi di energia positiva, per acquisire salute sia fisica che mentale, per svagarsi e rasserenarsi, per allontanare da noi i problemi. Tutto bellissimo, il fatto è che non serve a niente se non si vive – quel modo – in un – determinato modo -.

Nel momento stesso in cui si fa ritorno a casa, a cullarci vagamente, può essere solo il ricordo di quello che abbiamo passato, ma questo non giova a nulla e ci ritroviamo fin dalla sera stessa, più stanchi forse, ma non con un animo diverso o migliore.

Sai… è che quando cammini su quei monti, cambia il luogo ma tu sei esattamente dov’eri prima, nella tua dimensione di sempre, quella piena di problemi e fastidi e preoccupazione. Ebbene sì.

Ti sembrerà assurdo quello che dico perché tu affermi di aver avuto accanto a te degli alberi, un torrente, delle pietre e le farfalline. Tutto ciò ti ha donato gioia perché son cose che non vedi sempre. I profumi che penetrano nelle tue narici non sono paragonabili a quelli che respiri ogni giorno e quei panorami non hanno nulla a che vedere con quelli che puoi osservare dal tuo balcone.

Non parliamo poi se ti capita di vedere un animale selvatico (come dicevo prima): un Camoscio, o un Capriolo, o un’Aquila che tu ovviamente non riconosci come Aquila, ma hai visto un coso enorme volare, nettamente diverso dai Piccioni ai quali sei abituato. Ecco, in quei momenti, ti sembra di aver vissuto qualcosa di grandioso e pensi di essere riuscito nel tuo intento.

Non è così. Ponendo attenzione puoi notare che la tua Mente è sempre proiettata verso un tempo che non è quello che stai vivendo. O è il passato o è il futuro. Quando si parla di passato e futuro non si intende un distacco di anni. Nel passato regna la depressione mentre nel futuro regna l’ansia. Detta così sembra grave e lo è ma ho voluto prendere gli stadi massimi di questi tempi per farti comprendere meglio.

Mentre cammini in montagna pensi magari a tuo marito che è rimasto a casa… “chissà cosa starà facendo, poteva venire con me quel pigrone!”. Pensi che quello è il tuo ultimo giorno di ferie e dall’indomani ti aspetta un periodo di lavoro molto intenso. Vedi un Giglio meraviglioso “oh! A mia mamma piacerebbe tanto, quasi che glielo colgo, no… però… non è giusto toglierlo da qui e poi seccherebbe fino a stasera”. In casa hai tutto? “Chissà se arrivo in tempo per comprare quelle cose che mi mancano e preparare cena”. “Cavoli, domani è il 15 del mese, mi scade la bolletta della luce”. “Ma guarda se doveva venire anche lei oggi, non la sopporto”. “Che stanchezza ma quanto manca?”. “Dio, speriamo di non incontrare Vipere perché ne ho il terrore”. “Stasera chiamo Giovanni e gli dico che questo è un posto magnifico per i funghi!”. “Che nuvole laggiù! Ma pioverà? Speriamo di no, è così piacevole questo sole”. “Sono le dieci e quel vigliacco non mi ha ancora scritto”. E intanto la montagna, con tutte le sue meraviglie, ti scorre sotto il naso e non vedi nulla.

Se si riuscisse a vivere il Presente, chiamato anche “Qui e Ora” tutto sarebbe diverso. E di molto. Non solo per il momento in sé, per quel godere in toto e in assoluto il luogo in cui sei con tutti i suoi ingredienti, ma soprattutto perché, così facendo, coagulandoti totalmente con Madre Natura, allora sì che potrai portarti a casa tutti i suoi benefici i quali dureranno giorni in voi.

Sii quella foglia! E a casa potrai sentirti leggero e capace di accettare ogni cambiamento.

Sii quell’acqua! E a casa potrai sentirti fresco e nutrimento per gli altri.

Sii erba! E a casa potrai sentirti forte e pronto ad ogni evenienza.

Sii pietra! E a casa potrai sentire che nulla può scalfirti o buttarti giù.

Sii vento! Sole! Tuono! Pioggia!

Assorbi in te le caratteristiche di quello che ti circonda. Tocca quello che ti circonda. Annusalo. Guardalo con attenzione. Portati dentro ciò che è. Diventalo. Allora si che davvero ricaricherai le tue batterie e sveglierai in te qualità sopite da tempo.

Aguzza la tua vista, libera le tue orecchie, ascolta con il naso e impara ad usare altri sensi non biologici. La percezione, l’intuito, la capacità di vedere oltre, la bellezza sospesa dell’attesa, il brivido del coraggio. Senti con la tua pelle. Nessun organo, se non il cuore, è così adatto come la pelle per “sentire”. Diventa un tutt’uno con gli alberi, gli animali, i crinali, ti appartengono e tu appartieni a loro.

In quei momenti non esistono le bollette, il marito, la mamma, la paura delle vipere, il fidanzato che non ti scrive… esisti solo tu. Esistete solo tu e Madre Natura.

Provaci. Non ti sarà facile le prime volte ma quando ti sarai abituato non potrai farne a meno. Non farti ingannare dalla mente che considera questa un’evasione dalla realtà. Non credere di essere “fuori con la testa” in quel momento e di non poter fare attenzione o non riuscire a goderti quegli istanti. In realtà, acquisisci ancora più capacità. Tutto si amplifica e si moltiplica. Il cuore della Terra che batte ti passa tutto di sé. Nulla può sfuggirti. Fidati. Devi solo aver pazienza perché le prime volte ti sentirai all’inverso, come a non esserci.

Punta una foglia. Guardala come se fossi un microscopio vivente. Guardane ogni più piccola particella. Immedesimati in lei. Cosa sta sentendo? Quella lanugine che la ricopre, ricopre anche te. Se senti quella sua delicatezza è perché quella delicatezza ti appartiene. E’ anche la tua. Respira come respira lei. Impara a percepire il tuo sangue che scorre nelle vene come lei è consapevole della linfa che la nutre. Punta un ramo e poi un intero albero. E tutto quel bosco. I suoi suoni, il suo respiro, la sua voce. Che energia emana quel bosco? Cosa senti? A tua percezione personale, che tipo di vibrazioni sta emanando? Quello stato di Presenza che riesci a mantenere non racconta menzogna alcuna.

Se riesci in questo, col tempo, allora capirai cosa davvero significa “staccare” e potrai godere a lungo di quel contatto terapeutico. E non ti mancherà quel benessere perché sarà dentro di te. Impara le lezioni che questa grande Maestra ti insegna, sono tante e assolutamente adattabili alla tua vita in città. Sono lezioni meravigliose.

Ti auguro tantissime escursioni indimenticabili.

Prosit!

 

Abbracciare un Albero – Dubbi e Perplessità

CONTROMODA

Premetto che non amo le mode e le tendenze ma amo chi le inventa e si attiene a loro, altrimenti, se tutti fossero come me si sarebbe forse troppo misantropi ma continuo, io personalmente, a non far molto parte della massa. Le mode, oltre a non piacermi molto, riescono anche a volte a preoccuparmi e infastidirmi un po’, non tanto a causa del giudizio ma per puro dispiacere. Nel senso che, quando si insegna un qualcosa, e molti discepoli quel qualcosa iniziano a seguirlo, se le informazioni date sono errate, ci ritroviamo con moltissime persone che non solo non hanno capito nulla, ma indirettamente, viene loro vietato di godere di una meraviglia di bene solo perché gli è stata data un’informazione diversa o addirittura opposta a quella reale. Mi rendo conto che il termine reale sia sbagliato. Di reale c’è davvero poco. Può aver valore sia quello che dico io, sia quello che dice un altro. Nessuno può stabilire cosa sia meglio o peggio, perciò, trovo sia giusto e utile fare ciò che si sente, provando, se si percepisce entusiasmo. Così facendo dovrebbe proprio andar bene.

È esatto però anche passare un’informazione ulteriore, e magari più corretta, in modo che la gente possa scegliere e consiglio sempre, a tutte le genti, di studiare e informarsi anche per conto proprio perché alcune cose non sono e non potranno mai essere delle mode. Sono gesti o riti o modi emozionali, trascendentali e fortemente spirituali. E’ proprio un peccato sminuirli rendendoli semplici attitudini.

UCCELLINI TRADITORI

Insomma, per farla breve, diversi uccellini mi hanno raccontato di questa tendenza uscita fuori da qualche tempo inerente all’abbracciare un albero. Se fino a poco fa chi lo faceva era considerato un pazzo, ora, se si vede uno attaccato a un tronco lo si considera uno spirituale o una persona molto sensibile e questo, per carità, è cosa buona. Praticando anch’io, ma molto privatamente, questa filosofia, sono felice di tale nuova considerazione.

Gli stessi uccellini però mi hanno spifferato anche che questo certo individuo, cioè “lo spirituale sensibile”, dal momento che così gli è stato insegnato, sta appiccicato lì all’albero come un insetto stecco perché…. sta prendendo energia dall’albero. Cioè, praticamente, questo è: stressato, stanco, infastidito dalla sua vita e allora, per trovare pace ed energia, abbraccia un albero affinché, come elemento naturale, ricco di linfa vitale, gli passi energeticamente un po’ della sua energia buona per farlo stare meglio.

A questo punto gli uccellini sapevano che mi sarei infuriata e son volati via. Quindi, rimanendo senza amici volatili mi rivolgo direttamente a te che, la domenica, non sapendo cosa fare, vai in giro ad abbracciare alberi e ti chiedo… se questo è il tuo scopo… la vuoi finire di succhiare energia da chiunque? La vuoi finire di fare il vampiro energetico pure con ‘ste povere creature che non si possono muovere ne’ tirarti una ramata per allontanarti da lì?

L’ALBERO E’ DENTRO DI TE

Conosci il vero significato della parola – Compassione -? Come spesso ho spiegato non significa provare pena o pietà per qualcuno come è divenuto in uso sviando il vero valore di questo bellissimo termine. – Compassione -, che in realtà sarebbe “con-passione” e quindi provare passione o fare con passione qualcosa, significa anche comprendere. Comprendere non come capire ma come prendere in sé, far proprio l’altro. Sentirlo parte di te riuscendo a percepirlo nel suo essere. Se tu riesci così a “comprendere” l’albero, ossia a renderlo parte di te, a sentirlo vibrare dentro di te come vita, non puoi chiedere che ti venga data energia da lui. L’unica cosa che puoi fare, per lo meno questo è il mio credo ed è anche il credo di chi la pensa come me, è dare Amore a quella pianta. Abbracciarla per darle tutto il tuo amore.

Sì, hai capito bene: tu a lei e non lei a te.

Facendo questo crei e nutri amore che, con l’amore incondizionato della pianta stessa, crea ulteriore Amore (l’energia più potente) il quale intacchera’ positivamente te, l’albero e tutta la zona attorno espandendosi per tutto il creato.

Abbraccia per DARE non per PRENDERE, perché solo dando, offrendo di cuore, riceverai qualcosa in cambio. Anche da un albero.

So bene che ci sono persone che sanno tutto questo ma molti, purtroppo, non l’hanno capito e pretendono di ricevere e basta. Questo è ingiusto sotto ogni tipo di legge universale. Senza scambio, senza equilibrio, non si arriva a nulla. Se vuoi godere dei benefici di una pianta, amala. Così vale per ogni settore, ogni persona e ogni evento. Ama la vita se vuoi amore in cambio, ogni giorno e da ogni dove. Apri il tuo cuore, dona i tuoi talenti, regala il tuo entusiasmo. Tutti gli alberi del mondo te ne saranno grati e l’universo intero si muoverà affinché tu sia sempre circondato dalla stessa forza che emani e non potrà essere differente.

Elargisci gratuitamente amore puro. Tornerà a te moltiplicato, e in una quantità tale da stupire, nella quale potrai veder accadere miracoli.

Ora esci, vai in un bosco, e abbraccia un albero se vuoi.

Prosit!

photo il cambiamento.it – meditazionezen.it – angefey.it – notiziescientifiche.it – birradelbosco.it – viverepiùsani.it

L’Ippocastano – stai calmo che va tutto bene

Il suo nome scientifico, Aesculus Hippocastanum, deriva da “Hippos” ossia Cavallo e da “Castanon” ossia Castagna. Questo perché, soprattutto un tempo, era il tipico cibo dei cavalli in grado di renderli forti e attivi.

Per noi umani invece, le sue castagne, incredibilmente amare, non sono commestibili.

Molto più tondeggianti delle classiche che mangiamo, nascono in un riccio dalle spine più rade e più tozze, e meno pungenti.

Quando ero bimba, con questi frutti, un ago robusto e uno spago, creavo lunghe collane che tutta la mia famiglia era obbligata ad indossare per farmi contenta mentre, i suoi fiori bianchi a pannocchia, meravigliosi, erano perfetti per determinate decorazioni nelle mie attività ludiche.

Con questi suoi semi invece, dal punto di vista alimentare, si può produrre un’ottima farina ma solo se prima vengono accuratamente trattati da professionisti, altrimenti risultano tossici e soprattutto dall’effetto narcotico. Tuttavia, il loro impiego risulta interessante in ambito fitoterapico, poiché questi frutti sono ricchi di sostanze chimiche salutari come: l’Escina (antinfiammatoria e vasoprotettrice) e i Flavonoidi. L’eccellente azione del Castagno d’India, così viene anche chiamato, la si riscontra però in particolar modo nel suo essere drenante, in caso di edemi e gonfiori.

La mia vecchia zia, con la quale passavo le giornate, soleva dire che occorreva tenere in tasca, durante il giorno, tre o quattro Castagne di Ippocastano perché erano in grado di allontanare gli agenti patogeni responsabili del raffreddore e, devo dire, che molti anziani della sua età, usavano ricorrere a questo trucchetto per stare bene durante la stagione invernale.

Nella mia Valle di Ippocastani ce ne sono tantissimi, alcuni enormi e secolari, dall’aspetto imponente e capaci, in estate, di donare ombra a mezza piazza del paese. E’ infatti un albero molto resistente, che patisce poco il freddo, anche quello più intenso, e nemmeno soffre per la calura soffocante estiva. Può divenire alto, grande, forte. Dominante. Appartiene alla famiglia delle Sapindaceae e lo si trova in ogni zona d’Italia ma è, in realtà, originario dell’Asia ed è stato portato a noi solo nel 1500.

Simbolo di tanti paesi nel mondo e simbolo, ancora oggi ricordato, di Anne Frank e della sua famosa dimora, del quale tronco, la ragazza, aveva scritto molto nel suo diario.

L’Ippocastano però, attraverso il suo particolare linguaggio, simboleggia anche molto altro e qualcosa di parecchio poetico come l’amore eterno, duraturo, reso intenso dall’onestà e dalla sincerità e, le sue fronde, così maestose, donano un senso di protezione verso quello che è il sentimento più importante fra tutti.

La sua gemma, utilizzata come fiore di Bach, sta ad indicare “il fiore dell’anima”, ed è adatto alle persone che non sanno vivere il presente serenamente, godendoselo, bensì sono sempre proiettate verso il futuro, in uno stato permanente di ansia e del riuscire a fare tutto presto e bene. Si tratta di soggetti frettolosi e disattenti che non riescono ad apprezzare il momento. Persone che purtroppo non hanno nemmeno tempo di – porre attenzione – e, quindi, rischiano di commettere sempre gli stessi errori. La loro vita è come un binario e loro sono treni che sfrecciano veloci. Sono solitamente incapaci di fermarsi e riflettere ma, proprio l’Ippocastano, dona loro stabilità, serenità e pacatezza, risultando un perfetto punto di riferimento anche a livello psicologico.

E un punto di riferimento lo è anche fisicamente, quando nasce nelle vie o nei piazzali dei paesi. Non vi è mai capitato di darvi ogni giorno appuntamento sotto il perenne Ippocastano? A me si, tante volte. Ci si vedeva tutti lì, dalle altalene, vicino alla fontanella, sotto la sua folta chioma, per poi decidere che gioco intraprendere. E ai tempi mica sapevamo di essere sotto un albero così importante!

Addirittura l’Ippocastano, nella mitologia, rappresenta il Dio Thor, Dio nordico dei popoli germanici, noto per la sua forza leggendaria. Mica male no? Bhè… infatti, possente lo è anche lui, nonostante sia un vegetale, pensate che può raggiungere i trenta metri d’altezza! Potete immaginare quindi che radici solide può avere.

E cosa ci dice infine l’Ippocastano? Qual’ è il messaggio che porta? Ci dice di stare tranquilli, che tanto c’è lui e che per aiutarci, non ha bisogno di niente. Pensa a tutto da solo. Si preoccupa di tenerci sotto ai suoi lunghi rami, a far da nido a tanti animali, a rinfrescarci e a darci energia. A donare molto ossigeno, viste le sue strabilianti dimensioni, e ci invita a riposare, a calmarci, a soffermarci, a pensare a quanto, comunque sia, questa nostra vita è una meraviglia.

Prosit!

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Donare i… problemi

Non starò qui a dirvi di prendere il vostro problema e di affidarlo al cielo, all’Universo, a Dio (chiamatelo come volete) perché chiudereste immediatamente il blog e non andreste avanti nella lettura. Invece vorrei che leggeste. Vorrei davvero poteste concepire che, in un certo qual modo, questo si può fare, ma non voglio perdere credibilità e non vi suggerirò le stesse parole che molti altri vi offrono su un vassoio d’argento come a parlare dello scartare una caramella.

Perché non è così.

Innanzi tutto, se può interessarvi, io lo chiamo Dio e, come ho già molte volte ripetuto, non è un Dio cristiano, o ebreo, o islamico… Non è un vecchio con la barba bianca, non è una statua, non è un signore. E’ il Tutto. Proprio il Tutto. E, di questo Tutto, io ne faccio parte. Ne faccio parte io, ne fanno parte i miei problemi.

La parola “Tutto” indica di per sé un’unione e indica soprattutto un qualcosa di grande, di immenso, di molto più potente di qualsiasi singola cosa. Contiene e comprende l’intero Creato. Dalla più piccola cellula vivente alla più grande galassia. L’infinito.

L’immensità.

Davanti a questo, il nostro problema, qualsiasi esso sia, appare microscopico. E lo è. Nonostante a noi possa sembrare gigantesco, straziante, deprimente al massimo, è soltanto un minuscolo puntolino all’interno dell’Universo. E ora, io penso che se questo Universo ha potuto creare quello che vedete nelle immagini di questo articolo, e forse lo ha fatto persino dal nulla, può trasformare davvero il nostro disagio in qualcosa di più sopportabile se non meraviglioso. Ma occorre darglielo. Occorre, con fiducia, metterlo nelle sue mani.

Starete sicuramente pensando che tutto quello che appartiene al Cosmo ha una sua fisicità come: gli alberi, i pianeti, gli animali, persino il vento. Sono molecole. Atomi veri e propri. Tangibili. Il problema invece no. Il problema non si vede, non si sente, non si tocca. Si percepisce come uno stato d’animo e basta. Ma questo dovrebbe essere più che sufficiente per farvi capire che comunque esiste. Ha una sua esistenza. Una sua realtà. C’è.

Quando vi innamorate di qualcuno, la sensazione splendida dell’idillio è composta da energia come quella di un problema. E’ un’energia diversa, che definiamo buona, positiva, perché ci fa star bene, ma è la stessa “sostanza”. Quindi possiamo credere che queste cose hanno, a modo loro, una forma. Sono sensazioni o, a volte, emozioni. Come il nostro intuito, la nostra capacità di riflettere. La nostra paura. Un’altra miscela li compone, differente da quella di un albero, ma ci sono.

Non siamo solo un corpo. Siamo anche energia. Abbiamo un’anima e uno spirito. Una parte emozionale e una spirituale. Idee, pensieri, passioni, percezioni. E molto altro. Dove vogliamo metterla tutta questa roba? Vogliamo davvero credere che non esiste solo perché non la possiamo toccare? E allora sarebbe come dire che non esistiamo neanche noi!

C’è qualcosa di più grande di noi stessi che ci ha creato ed è perfetto per risolvere i nostri problemi perché lavora senza lasciarsi inquinare dall’emozione del dolore o del rincrescimento. Il nostro stesso Sé Superiore è lo psicologo migliore. Raccontategli, ad alta voce, come fareste con un amico, quello che vi turba. Siate precisi nella descrizione del dramma. Offritegli tutti i dettagli. Chiedete una risoluzione, pretendetela. Potete farlo.

E, in un modo o nell’altro, tutto, si risolverà.

Ciò che vi sta accadendo in questo momento è perfetto per voi. Anche se è ingarbugliato e incomprensibile. Se riuscite a donarlo, senza così farvi sopraffare dalla tristezza o dall’affanno, scoprirete che dopo l’insopportazione arriverà il magnifico. Che la sofferenza doveva essere lì, altrimenti non potevate ottenere quel che di bello vedrete dopo. Perché vi plasma, in modo tale da poter accogliere poi la soluzione.

So che tutto questo può sembrare assurdo e incredibile ma… è completamente gratuito. Si può almeno provare. L’ingrediente più efficace, e che non deve mancare, è la fiducia.

Chiedi e ti sarà dato. Bussa e ti verrà aperto -. E’ stato detto.

Bisogna convincersi che dando il problema ci tornerà la soluzione e, non è semplice ma, se ragionaste, capireste che è sicuramente più facile fare questo che non aspettare che la questione si risolvi da sola attraverso i nostri pianti e le nostre disperazioni.

Vedete, in realtà, la risposta è già dentro di noi perchè siamo molto più di quello che crediamo di essere ma soltanto dichiarando il problema lo decodifichiamo, facciamo chiarezza e riusciamo ad ascoltare la soluzione. Soltanto sviscerandolo diamo modo ai nostri sensi di svilupparlo e fornirci lo scioglimento dell’impiccio. Per questo serve parlarne come si farebbe con un diario.

Permettiamo al nostro cervello di espandere la sua conoscenza su altri punti e valutare meglio ogni cosa anche quello che a noi non sembra considerare.

Provateci seriamente. Invitate il vostro Sè Superiore a prendere un caffè con voi e raccontategli tutto. Vi sentirete subito meglio.

Prosit!

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Sono praticamente diventata Mamma!

Penso di aver ricevuto per San Valentino, quindi da marito, uno dei regali più belli ch’io potessi ricevere. E’ un regalo davvero particolare e che ho aspettato a descrivervi per poter avere più materiale da mostrare. Oh già! Ta-na-na-nàààà...

…un bigliettino colorato si trovava nelle mie mani, cosa poteva significare?

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Lo capii abbastanza in fretta.

Bene, il mio regalo oggi è addirittura… in Kenya! Ed è Wirio che lo accudisce. Allora, stop alla suspance (ma come cavolo si scrive “suspance”??? è giusto così???), ciò che ho avuto in dono è: un albero. Una bellissima pianta di Mango.

Vedete, il fatto è che questa pianta è stata interrata da Wirio per me, grazie alla donazione che ha fatto marito, ed essa porta il mio nome. Si chiama “Meg”.

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A Febbraio era solo un piccolo germoglio assieme a tutti i suoi fratelli ma ora è già diventato alto una ventina di centimetri circa e, man mano che passa il tempo, mi manderanno le immagini per assicurarmi la sua crescita come queste che vi sto postando.

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Qui www.treedom.net/it/ infatti, posso tenerlo d’occhio.

Come potete vedere, nel sito si possono scegliere diversi tipi di piante come: l’Ulivo, il Cacao, l’Avocado, il Lime e si gioca poi anche con “la cattura della CO2”. Il mio Mango ad esempio, una volta cresciuto, potrà catturare in un solo dì, la CO2 prodotta da un uomo in 52 giorni e si parla quindi di circa 700 Kg di Anidride Carbonica all’anno. Si, perché il Mango diventa molto grande e può raggiungere altezze di 45 mt.

Il suo significato poi è davvero speciale. Significa: FELICITA’. E, anche per questo, non potevo certo non citarlo in questo mio blog. Per il suo colore, il suo profumo e il suo gusto, il frutto è considerato il Frutto del Sole e della Gioia. Il Mango infatti è reputato sacro dagli Indù perché, secondo la credenza, in questo frutto si incarnò la Figlia del Sole.

Può produrre fino a 6 tonnellate di frutta all’anno e questa è la sua principale virtù perché viene piantato proprio per offrire frutti alla popolazione locale, sia da consumare che da commerciare. I kenioti potranno quindi cibarsi o guadagnare allo stesso tempo. Insomma, marito, oltre che rendere felice me ha fatto del bene anche a questo popolo.

treedominvestments.wordpress.com

Ma come ha potuto realizzare tutto questo? Semplice, andando nel sito di Treedom che vi ho linkato, attraverso il quale, volendo, una persona può creare un’intera foresta. Lui per me ha scelto il Kenya perché sa che è una Terra che adoro. Gli alberi non si piantano da soli in certe circostanze e noi siamo contenti di aver dato una mano.

Questo progetto unisce tante persone che, in ogni parte del mondo, possono piantare il loro albero, possono fare conoscenza attraverso il social dell’associazione e appartenere a questo meraviglioso programma.

Praticamente… sono diventata mamma!

C’è un eschimese in mezzo ai ghiacci, un beduino in pieno deserto e un polinesiano in alto mare. Tutti e tre stanno piantando un albero. La missione di Treedom è far sì che questa non sia una barzelletta -.

Prosit!

photo treedominvestments.wordpress.com