Un sogno che è divenuto realtà

E’ da molto tempo che non scrivo più qui.

Qui, su questo mio adorato diario che mi è mancato molto.

Ricominciare con un titolo come questo mi fa davvero piacere…

Non sono però rimasta senza fare nulla nel mentre, mi scuso anche con chi ha atteso delle mie risposte e non le ha ricevute (spero pian piano di riprendere anche con le mail) gli impegni sono stati tanti, molte le avventure che ho vissuto, i significativi cambiamenti di questa mia vita terrena, il movimento naturale e perpetuo delle cose che, a tratti, mi ha benevolmente travolta. Non ho però mai abbandonato ciò che qui, per anni, ho scritto e riportato anzi… ho continuato a trasmettere il mio modo di vedere il mondo in maniera ancora più dettagliata, iniziando persino a insegnarlo ad altri. A insegnarlo fisicamente.

Ho parlato ancora più approfonditamente di Alchimia Trasmutativa, di Natura, di Crescita, di Spiritualità con il semplice scopo di far capire agli altri che, a volte, è possibile tirare un sospiro di sollievo. Che non si può soltanto – sopravvivere – ma possiamo goderci anche il – vivere – se qualcuno ci insegna come fare. Perché, alla fine, il problema è solo questo.

Direttamente o indirettamente, da quando nasciamo, ci vengono passati messaggi che incameriamo e facciamo nostri. Diventano le nostre arcaiche memorie. Saranno i mattoncini con i quali costruiremo la nostra esistenza. Se questi messaggi sono di giudizio, paura, sofferenza, biasimo, preoccupazione… la nostra vita avrà questi condimenti. E’ importante disinnescare certi messaggi/meccanismi e crearne dei nuovi, attraverso un lavoro molto impegnativo, che gli antichi definivano “eroico” ma fattibile.

Dove compio tutto questo? All’interno di un mio sogno che oggi sogno non è più. Oggi si chiama realtà. Una realtà che ha persino un nome proprio: MagMel.

MagMel è la mia Scuola di DISCIPLINE ESOTERICHE E INTERIORI.

Una vera e propria Scuola che ho potuto realizzare grazie a tantissimi doni che sono riuscita ad attrarre a me attraverso le vibrazioni universali. Perché l’Universo ti da’ sempre quello che ti serve.

C’ho messo un bel po’, non lo nego. Ho impiegato anni per arrivare a questo. E’ stata dura. Ho dovuto trasmutare demoni, ripulirmi dalla tanta spazzatura che avevo dentro, imparare ad avere fede, riconoscere con umiltà le mie caratteristiche negative, rendermi responsabile di qualunque cosa… ho compiuto il mio piccolo grande lavoro eroico e ce l’ho fatta.

Lentamente, uno dopo l’altro, quei doni mi giungevano davanti. Il mio compagno, che mi ha permesso di rendere realtà ogni mia immaginazione credendo in me, i miei amici con la loro fiducia e il loro appoggio, mio figlio che mi ha sempre suggerito che tutto è possibile, le barriere che con il loro esserci mi hanno mostrato la mia capacità di superare o trasformare qualsiasi impedimento… Ogni passo era una nuova splendida conquista. Conquiste che talvolta mi spaventavano anche ma sapevo che così doveva andare e infatti non mi sbagliavo.

Sono riuscita a creare ciò che ho creato assieme a quella che sono convinta essere la mia Sorella d’Anima, con la quale da molti anni sto condividendo gran parte della mia esistenza. Questo sogno era di entrambe ma eravamo impossibilitate a renderlo materico a causa di tutti gli ostacoli che noi stesse, dapprima, ci mettevamo davanti.

Lei si chiama Mel, diminutivo di Melania e questo suo nome, associato al mio, a formare “MagMel”, pare la semplice coniugazione di due diminutivi. Invece non è così. Mentre stavamo scegliendo il nome adatto alla nostra Scuola abbiamo fatto una scoperta sorprendente. Per gli antichi Celti esisteva un Eden, oggi sommerso e nascosto come Atlantide. Una sorta di mondo perduto ma ancora esistente (…da qualche parte dentro e fuori di noi). Questo mondo si chiamava MagMell (con due L) ed era definito “la pianura della gioia”.

Non potevamo crederci. Non potevamo non chiamare così la nostra Scuola, sembrava fatto apposta; volevamo proprio creare un luogo nel quale le persone, i nostri allievi, potessero trovare o aumentare la gioia che spetta a chiunque per diritto divino. E, guarda “caso”, le prime lettere dei nostri nomi formavano quel termine paradisiaco.

L’ultimo articolo che ho scritto qui parlava del riuscire a vedere la meraviglia anche nella morte. Morte che io intendo come trasformazione – Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma – (A. Einstein).

Ho parlato della morte terrena di mia madre e la cito nuovamente perché è stata proprio lei a lasciarmi un’importante eredità. Un’eredità che, con l’aiuto di Mel, trasmetto agli altri attraverso i miei scritti, le mie lezioni orali, dal vivo oppure online, utilizzando i mezzi di comunicazione di adesso, di questa nostra epoca.

Sono del segno dei Gemelli e una mia virtù è proprio quella della comunicazione (anche se spesso piena di errori grammaticali e inerenti al lessico), sono governata dal pianeta Mercurio associato ad Ermete Trismegisto, padre dell’Alchimia intesa come “la chimica di Dio”, mi chiamo Magdalena come la Maddalena, la voce di Gesù, colei che si dice portò la parola di Cristo in giro per il mondo. La parola che porta al Sacro Graal. Da piccola giocavo a fare la maestra. Il mio numero spirituale è il 9, quello dell’Amore Incondizionato, – L’Amor che move il Sole e l’altre Stelle – (D. Alighieri)… mettendo assieme tutti questi dati ed altri (anche se ho ancora tantissimo da imparare) penso di aver compreso, alla veneranda età di 40 anni e fischia, il mio talento e così la mia missione che cerco di svolgere nel miglior modo possibile.

Scoprire il proprio talento è una delle cose più difficili ma sento dentro di esserci riuscita e di essere sulla strada giusta.

Come ho detto prima, da piccola giocavo a fare l’insegnante (beh, sì, a volte anche la presentatrice e la cantante) ed ero io che interrogavo, davo i voti e spiegavo le lezioni. Imitavo quello che vivevo ogni giorno alle elementari o alle medie. La cosa bella di adesso, invece, è comprendere quanto si possa imparare nel momento in cui si insegna. Sono io che spiego quell’argomento, perché teoricamente lo conosco e ho provato a metterlo in pratica più volte, ma sono io stessa un’allieva. Io stessa apprendo e persino mi emoziono o vengo a conoscenza di cose che ancora non credevo esistere. E’ meraviglioso tutto questo. Un dare-avere incredibilmente ricco.

Le persone (personam = maschera) che provo a far diventare individui (individuo = individuus = essere indivisibile) sono le prime ad insegnare a me e ai compagni. E non finirò mai di ringraziarle abbastanza per la bellezza che mi danno e che talvolta elargiscono generosamente senza neanche rendersene conto. Per riuscire a far diventare soprattutto me stessa, sempre di più, un Individuo e non una Persona (PERSona – PERSa). Per volgere sinceramente all’Uno.

E’ per questo che invito tutti quanti voi a venire a conoscere il mio nuovo mondo: MagMel. Perché ho voglia di dare e ho voglia di prendere, di scoprire, di imparare.

Lo potete trovare soprattutto qui www.magmel-alchimia.com sul nostro esaustivo sito ma anche su FaceBook MagMel, su Instagram magmel_alchimia, e su YouTube MagMel – Discipline Esoteriche e Interiori.

Ah! E ovviamente all’interno del sito c’è uno spazio dedicato al nostro blog nel quale scriviamo spesso diversi post interessanti e che possano essere lumi di riflessione per qualcuno.

Inoltre, se tutto questo non bastasse a farmi perdonare per essere stata così tanto tempo assente, sappiate che mi sono anche data all’arte della rinascita… ma questa è un’altra storia e quindi la saprete in un prossimo articolo se vi andrà di continuare a stare ancora assieme a me (cosa che mi auguro vivamente).

Per ora quindi vi saluto augurandovi una splendida giornata e… no! Un attimo! Devo anche avvisarvi che, forse lo avrete notato, questo mio blog ha cambiato nome. Non si chiama più prositvita.wordpress.com bensì meginvestigatriceliminale.com

E’ decisamente più “mio” questo nome… perché, in fondo, sono un’investigatrice sulla soglia… anche questo ve lo spiegherò meglio prossimamente.

A risentirci presto! Cerchiamo di essere sempre felici per qualsiasi nostra rinascita e… Prosit sempre!

Chiedi a Madre Terra di tenerti per mano

Chi mi conosce sa che una delle mie più grandi passioni è girovagare in lungo e in largo per la montagna e, camminare in montagna, in base al territorio, può anche rivelarsi pericoloso.

Spesso si procede su sentieri stretti e disconnessi, senza protezione a valle e pieni di tranelli lungo il cammino. Ma qualsiasi punto di una strada montana, come qualsiasi punto di una città, può risultare pericoloso se non si fa attenzione. Ed è sempre bene, tra l’altro, non sfidare mai la Natura ne’ prendere sotto gamba il suo manifestarsi complesso.

Io mi riferisco in particolar modo a questo luogo alpino, pieno di natura, perché amo molto stare in lui ma ciò che sto per dirti sarebbe da mettere sempre in pratica.

I troppi pensieri, le distrazioni, le preoccupazioni posso impedirci di rimanere centrati e basta un attimo per mettere un piede in fallo e rischiare di farsi davvero male.

Per questo, oltre a rimanere centrata il più possibile, immaginando i miei piedi sempre ben saldati a terra, chiedo anche a Madre Terra di sorreggermi, o quantomeno proteggermi, in caso di caduta. E’ viva, è un essere vivo, non distaccato da noi, quindi ci sente benissimo ed è ben lieta di aiutarci. Inoltre ha un’intelligenza sopraffina, molto più geniale di quello che possiamo credere.

Ma andiamo con ordine. Innanzi tutto cosa significa centrarsi? Non vuol dire restare concentrati sulle nostre gambe senza più potersi godere quel mondo fantastico, semplicemente, significa mantenere collegata una parte del nostro interesse ai nostri piedi. Per fare questo occorre allenarsi alla Presenza, al vivere il Qui e Ora che spesso vi ho spiegato, per rendersi ben “svegli” e non i “dormienti” che spesso siamo anche se fuori dal letto.

Occorre sapere dove stiamo passando, sentire il terreno sotto la suola dei nostri scarponi, sentirne ogni sassolino, le eventuali vibrazioni, la morbidezza dell’erba… ad ogni passo, facendoci caso. Essendo lì. Essendo i nostri scarponi. Le prime volte è faticoso. Mantenere un’attenzione divisa non è semplice. Il nostro cervello dovrà decidere se farci sentire il terreno sotto ai piedi, o farci ammirare l’uccellino che si sta librando nel cielo, o il panorama. Col tempo, però, la mente allenata imparerà a fare questa specie di scissione e non ce ne renderemo neanche conto. Non faremo nessuna fatica.

Ma la cosa più importante da fare è chiedere alla Terra stessa di tenerci in piedi. Di proteggerci. Proprio come lo si chiederebbe ad un’amica. Come un bimbo che chiede al proprio padre di tenerlo mentre vuole provare a salire un gradino. Non c’è differenza.

Ognuno può effettuare la sua domanda come meglio crede, purchè questa sia ben chiara. L’energia della Terra, e della Natura tutta, deve ben comprendere che cosa vogliamo. Inoltre, non dobbiamo ne supplicare, ne pregare, l’importante piuttosto è ringraziare.

La richiesta deve avvenire come una sorta di ordine gentile. Non dev’esserci in noi autorità ma nemmeno la mancanza della dignità, quindi evitiamo frasi come – Madre Terra, per favore, se puoi, non farmi cadere… (tipo: se merito la tua grazia…) -, ‘ste parole patetiche non troveranno riscontro, ci vuole decisione e azione per ottenere in cambio quello che vogliamo. Avete mai visto un Mago o una Strega titubare, pieni di speranza, mentre effettuano un incantesimo convinti che ciò che comandano si concretizzerà immediatamente? Bene. Quindi una richiesta valida potrebbe essere questa – Madre Terra! Tienimi e sorreggimi con le tue grandi mani! Tra le tue forti braccia io sono protetta e al sicuro, nulla di male può accadermi! Grazie infinite, con tutto il mio cuore! -. Si nota una leggera differenza vero? La gratitudine sincera è la chiave di tutto.

Non usciranno mani a trattenerci le gambe o a prenderci a braccetto, semplicemente, grazie a determinati movimenti energetici, eviteremo di farci troppo male.

Ora, che sia chiara una cosa, questo non significa che non cadremo più. Se la nostra Anima richiede una caduta questa avverrà ma qui si finisce a parlare di un discorso molto più vasto che comprende tutto il nostro vivere consapevole e che per impararlo ci vorrebbe un intero corso di Alchimia Spirituale che dura mesi interi. Qui si sta parlando di un semplice esercizio che chiunque può fare per evitare cadute rovinose.

Attenzione anche ad un’altra cosa. Aver paura di cadere porta ovviamente a cadere. Continuare a pensare che questo esercizio può funzionare porta a cadere. Preoccuparsi del fatto che questo esercizio possa funzionare oppure no, porta a cadere. In ogni modo e in ogni forma, se decidiamo di dare nutrimento alla caduta, che sia un nutrimento positivo o negativo, essa avverrà. Questo significa che bisogna decretare la nostra richiesta a Madre Terra e poi non dobbiamo pensarci più. Anche per questo ci vuole allenamento.

Come ho detto a inizio articolo, la Terra, con la sua magnificenza, è ovunque, quindi possiamo provare a esercitarci in questo anche quando andiamo a lavorare o a fare shopping soprattutto se siamo persone magari sbadate o che si inciampano spesso.

Iniziate! Vi troverete molto bene.

Prosit!

Il Linguaggio delle Colombe

In questo periodo, oserei dire tragico sotto diversi aspetti ben più gravi del Covid-19, che ci ha unito a livello mondiale, la Paura è stata (ed è ancora) il collante che ha saldato assieme le genti.

Evitiamo di pensare a persone abbracciate tra loro pronte ad affrontare il nemico, evitiamo di immaginare fantastiche scene di scozzesi, fedeli servitori di William Wallace contro il Re inglese carichi di orgoglio e coraggio, evitiamo di credere alla bontà d’animo, all’aiuto reciproco, al perdono, al silenzio… non c’è stato nulla di tutto questo.

A sommergere gli animi è stato il terrore, il popolo era malato di spavento e la bontà appartiene agli impavidi perché il cuore, dove lei trova sede, è un organo cazzuto.

A insinuarsi tra quelli che definiamo – umani -, l’angoscia. Quella fatta di pece, che ti si appiccica addosso, e mentre cola via, senza mai abbandonarti, ti trasforma in un essere che non eri. Che non sei.

Il Demone della Paura trasforma, aliena, rende mostri.

Si potrebbe dare la colpa al Sistema, alla comunicazione, al terrorismo mediatico, invece non sono d’accordo. Direi che ognuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità. Tutti noi abbiamo aperto la nostra porta alle notizie ma c’è chi ha scelto quali messaggi lasciar entrare, c’è chi ha valutato e chi non si è lasciato modificare, come pongo molle, da quello che investiva le sue orecchie. Pertanto sì, in tutto questo marasma, c’è anche chi quella famosa bontà, in quel cuore non codardo, è riuscito a mantenerla e a nutrirla ma, ahimè, pochi… pochissimi confronto a tutti quelli che come licantropi al chiar di luna si sono mutati in lupi famelici pronti ad azzannare carni.

Ora, le fondamenta che reggono le basi della nostra vita sono fatte di sgomento e ossessione per la maggior parte. Un’ossessione urlata, ripetuta fino alla nausea. Paranoica. Un’ossessione che fa vedere colui che non la pensa come te un diverso, naturalmente maligno, da deridere, umiliare, punire, annichilire.
Si osanna la ghigliottina, la sedazione forzata, la tirannia verso chi osa dire – Io non ho paura -.

La Paura ha trasformato l’Essere Umano in un qualcosa che in quaranta anni non avevo mai visto.
E ciò che vedo non mi piace… Non avrei mai creduto di leggere o ascoltare cose, da persone che conosco da sempre, che non stanno ne in cielo ne in terra. Maligne, terribili.
C’è chi ha l’amico medico e quindi detiene la verità assoluta in tasca, chi augura agli altri la malattia e la morte, chi “guai se ti levi la mascherina” confondendola con il Sacro Graal, senza neanche essersi chiesto come davvero si muove un Virus e cosa realmente può o non può bloccare questo aggregato molecolare. Non sei libero neanche di scherzare o puoi finire al muro perché, oggi, c’è chi sente passare un’ambulanza e lo dice. Come se prima, le cinquecento ambulanze che passavano ogni giorno non fossero mai esistite.
L’Essere Umano trasformato dalla comunicazione che giunge alle sue orecchie. Quanto siamo fragili.

E allora mi chiedo davvero dove cavolo è andato a finire il parlare del nostro cuore. Come sia possibile che essendo noi, un’emanazione dell’amore universale, possiamo arrivare ad esternare così tanto odio. Possiamo renderci così burattini di un Demone che ci tiene nelle sue grinfie.

Mai come ora c’è bisogno di un linguaggio colmo di compassione, di genuina dolcezza, di umiltà e di perdono. Ce n’è stato bisogno, tantissimo, ma era più comodo lanciare strali dai divani, sui quali, raggomitolati e dormienti, si tremava davanti ai nuovi decreti. E chi provava a ribellarsi a tutto questo doveva essere condannato a morte.

Mai come ora c’è bisogno di pietà, c’è bisogno del candore delle colombe, della purezza dei bambini che in tutto questo tempo hanno obbedito senza lamentarsi, nella totale accettazione e senza infangare il prossimo. In loro è ancora vivo il germoglio della fratellanza che noi abbiamo perso molto tempo fa.

Ma che se ne dica, questo cancro non mi colpirà mai. Datemi della buonista, giudicatemi come volete, ha poco interesse in me. Ciò che mi preme è restare pulita, degna, umana. Questa è la vera sfida, laddove – sfida -, come termine, è persin sbagliato. Questo è il vero Virus, laddove Corona ha provato a portarci ma forse non lo abbiamo compreso.

Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza – (Dante Alighieri).

Questo non è buonismo. E’ semplicemente il rendersi conto di non essere solo un corpo ma qualcosa di molto di più. E’ comprendere di non voler essere schiava di nulla, neanche di un mostro che si materializza davanti ai miei occhi, che si inventa, che si inventano, che esiste oppure no. Non sono schiava di questo ambaradan bensì cosciente a me stessa e so da dove arrivo.

Grazie a chi ha avuto il coraggio di dire la sua, a chi si è dimostrato ribelle senza danneggiare, a chi ha ragionato con la sua testa, a chi ha avuto l’umiltà di non trasformarsi in ciò che non era, a chi ha voluto ascoltare più campane, a chi si è sentito perso, confuso, destabilizzato ma non ha mai fatto del male ad altri neanche con le parole. Grazie a chi ha saputo amare chiunque, anche i più biechi, anche i più inetti. Grazie a chi ha aiutato.

Ammetto che più volte, l’emozione dell’ira, ha provato a rendermi sua serva. In alcuni momenti ho persino quasi ceduto ma sono riuscita a non dargliela vinta e non mi riferisco a quella bella rabbia sana ed energica che è bene provare. Ho sentito la collera per quegli uomini che avrebbero ucciso senza ritegno, che credevano di sapere, che amavano diffondere paura e pretendevano di spaventare ma, sforzandomi, sono riuscita a trasmutare questa emozione e ritrovare la centratura. Volevo solidarietà, volevo amnistia, intelligenza, indulgenza e ne vedevo troppo poca. Solo dopo essere riuscita a far calare il torbido velo che appannava la mia vista ho notato che tutta quella paura, quella ferocia, quella sofferenza, mi appartenevano. In qualche modo riflettevano frammenti di me stessa. Nessuno ne è immune ma pochi hanno voglia di lavorare come antichi alchimisti trasformando questi ingredienti.

Ciò che come esterno m’appare è in realtà il succo del mio cuore – (Conte di Cagliostro).

Nel buio del mio antro ho provato a modificare quel piombo in oro ed è stato allora che è arrivata la bellezza. E’ stato allora che emanando amore ho visto amore. Che divulgando gratitudine ho notato la gratitudine. Che restando retta, centrata e indissolubile, nei confronti della debolezza ho vinto. E’ stato allora che ho capito come tutto questo non sia riuscito ad intaccarmi. Per questo vincerà tutto il mondo.

Perché ci vorrà ancora tanto tempo ma saranno le colombe a cantar vittoria un giorno. Tutto questo è destinato a sgretolarsi e allora l’uomo sarà libero. Libero soprattutto di poter amare. Senza paura. Perché è proprio come se facesse paura perdonare, “farla passare liscia”, avere misericordia. Si diventa avidi, egoisti, oppressori pur di accertarsi la sopravvivenza. Senza rendersi conto che ci si inoltra in un sentiero di morte lenta, che non porta a nulla, e che fa vivere con l’animo annientato.

Divulgate parole buone. Divulgate energie di benevolenza. L’Umanità ne ha bisogno. Ne ha bisogno più del pane che crede indispensabile. Ne ha bisogno come ha bisogno di respirare.

Prosit!

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Per Te o una Pianta: sbocciare non è bello, è faticosissimo

Meg, non sto bene – mi scrisse improvvisamente la mia amica in una sera come tante altre

Ok. Dimmi – le risposi

Non riesco a respirare. Ho anche mal di testa. Ansia. Palpitazioni… ma il problema è che non riesco a respirare. Ho già chiamato la Guardia Medica, la Dottoressa dice che sto bene, non ho nulla ma… non respiro come vorrei

Era ovvio che il suo “occhio di bue” fosse puntato sul respiro. Un malfunzionamento di quest’ultimo è la cosa che più spaventa. Il respiro è la vita.

Quindi? – le chiesi. Lei sapeva cosa rispondermi.

Ho bisogno del tuo aiuto. Le ho provate tutte, credimi, ma non riesco -.

Quando il panico ci assale non si riesce più a lavorare come si dovrebbe nei confronti del nostro benessere. Un aiuto esterno può risolvere la situazione ma se non avviene la richiesta non si deve e non si può operare in tal senso.

Conosco bene la persona che mi stava scrivendo, sapevo che le aveva già tentate tutte per i fatti suoi. Sapevo che ce la stava mettendo tutta ma, questa volta, quel problema, era più grosso di lei.

Ci sono io. Non preoccuparti – le dissi.

Un – Grazie – e un cuoricino furono la sua risposta.

Già dall’indomani iniziò a stare meglio ma non benissimo. Ovviamente. Ed è un bene che il tutto non passi velocemente.

Durante la Primavera, quando vediamo un albero in fiore, lo consideriamo un qualcosa di bellissimo. E lo è. Immagina un pesco fiorito. Tutto rosa. Non c’è niente di più bello. E i sakura giapponesi? Ne vogliamo parlare? Che spettacolo!

Dobbiamo comprendere, però, che quello che a noi sembra meraviglioso ed è luce per i nostri occhi, per la pianta è in realtà un momento difficilissimo e assai faticoso da vivere.

So che è difficile ma prova un attimo a togliere dalla tua mente quella bellezza e a focalizzarti solo sul processo biologico di quell’essere vivente. Dopo aver sonnecchiato in tutta tranquillità durante i mesi invernali ora deve trionfare di vita per assicurare il continuare dell’esistenza e per poter dare i suoi frutti, cioè compiere la missione per la quale è nato.

Facendo fede a tutta la sua forza e alla sua resistenza inizia così a partorire, a gettare gemme nuove. Paziente e resiliente. Per compiere questo processo ha bisogno di tutte le sostanze nutritive a disposizione e attraverso il sacrificio rigenera la vita. Microfratture si formano sui suoi rami, al di sotto della sua corteccia si formano boccioli che prima non c’erano. Questi boccioli cresceranno, si modificheranno, assumeranno un colore e un profumo, un immenso lavoro cellulare. Saranno pronti e adatti a trasformarsi in frutti in base alla loro scheda genetica e, l’albero, dopo averli fatti nascere, li deve anche mantenere sani e vitali. Uno strazio.

E che dire di un bruco che si strappa la pelle per diventare farfalla? E che deve contorcersi a lungo per uscire dalla sua crisalide? Pensi che in quel momento si stia divertendo? Sia per lui un gioco da ragazzi? Non lo è.

Ogni volta che avviene in noi una trasmutazione alchemica stiamo male. Questo non significa che ogni malessere è un mutamento alchemico. Ogni malessere è un messaggio. Ma se abbiamo lavorato su di noi per elevarci, il nostro corpo, e non solo la nostra parte psichica e spirituale, subiscono una vera e propria modifica anche a livello cellulare. Come già ti avevo spiegato, infatti, il nostro DNA cambia anche solo in base al nostro stato d’animo. A dirlo non sono io ma scienze come l’Epigenetica. Quindi puoi fidarti penso.

Siamo abituati a riconoscere un malessere come un qualcosa di negativo da sconfiggere. Non capiamo che, in alcuni casi, quello è la prova del 9 che una trasformazione è avvenuta o sta avvenendo in noi. Senza di lui significa che siamo gli stessi di prima. Nessun passo avanti!

Ti ricorderai del mio articolo sulla Tachicardia quando ti dissi che un Cuore scalpita anche per farsi sentire e perché è stanco di rimanere soffocato dal tuo non mostrarti, dalla tua pigrizia, dalla tua paura del giudizio, dal tuo non creare…

Bene, ritorniamo alla mia amica, la quale, guarda che caso, aveva compiuto un importante lavoro su di sé. Tra i vari sintomi mi ha descritto le palpitazioni.

E’ ovvio che quando si opera in modo importante su se stessi anche la mutazione sarà importante e recepita da noi come “più grave”. I sintomi sono insopportabili e ci spaventano, arrivando ad intaccare anche organi fondamentali come i Polmoni che non ci permettono di respirare come vorremmo e il Cuore che inizia a fare le bizze.

Il Cuore… questo straordinario e potente organo propulsore di linfa vitale. L’organo che unisce il nostro corpo alla nostra parte dell’anima. Il fulcro del tutt’uno. E sfido io non sentire fastidi (come noi li chiamiamo) da parte sua!

Pertanto, comprendo la preoccupazione ma una cosa buona da fare è quella di tranquillizzarsi e capire che tutto sta avvenendo per un buon motivo, il nostro organismo si sta semplicemente adattando a quella persona nuova che siamo diventati. Allora sì, si eviterà di aggravare la situazione e si potrà poi godere del bello.

Così come vediamo del bello in quei fiori o in una farfalla che prima era un bruco. In quel momento di metamorfosi però c’è sofferenza.

Dobbiamo imparare seriamente a riconoscerla e ad amarla senza dare sempre soltanto sfogo a paure e preoccupazioni che ci fanno colare a picco anziché permetterci di innalzarci.

Se per trenta o cinquanta anni hai obbligato i tuoi Polmoni o il tuo Cuore a non espandersi come dovevano, senza rendertene conto, sarà normale che ora, durante una loro più ampia espansione (finalmente) dovranno tirare i loro tessuti o modificare la loro forma. Questa non è una bazzecola. La paura, che neanche percepiamo, ma con la quale viviamo costantemente ogni giorno, tra le mille altre cose poco salutari che ci crea ci abbassa la dose di Potassio nell’organismo. Abbassandosi il livello di Potassio nel sangue, le pareti dei nostri organi si induriscono e si inaridiscono. Non hanno più quindi la loro naturale elasticità. Riuscendo a prendere la vita diversamente, emanando meno Adrenalina e lasciando il Potassio al suo giusto livello ecco che queste pareti si ammorbidiscono di nuovo e tornano elastiche.

Tu stesso, se inizi ad andare in palestra dopo anni che sei completamente fermo come un bradipo ti renderai conto che non è proprio facile ricominciare. Ti sarà capitato di sentire i dolori provocati dall’acido lattico o dai crampi.

Quello che voglio dirti è che non devi per forza farti mangiare dal terrore quando non stai bene. Prova a ragionare. Magari, senza neanche essertene reso conto, hai modificato un qualcosa nella tua vita. Una reazione ad esempio. Magari, di solito, sei una persona negativa che vede sempre il bicchiere mezzo vuoto mentre ultimamente stai rispondendo positivamente o con più sano menefreghismo alle disavventure che l’esistenza ti offre. Già questo è sufficiente per trasformare una piccola parte di te in meglio. Ma prima occorre sopportare un po’ di disturbi.

Ti auguro un po’ di sano malessere se è quello che ti porterà a stare sempre meglio.

Ah! E, ovviamente, la mia amica, dopo qualche giorno di sofferenza, ha aperto il suo cuore nei confronti di un progetto che aveva in serbo da tempo ma che non osava portare avanti. E niente… ora sta benissimo. Bene come non è mai stata.

Prosit!

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Le dimensioni contano

GIUDICARE O NON GIUDICARE? QUESTO E’ IL PROBLEMA

La scorsa estate mi trovavo in aperta campagna in compagnia di alcune persone. Certi erano amici di vecchia data mentre altri non li avevo mai visti. Tra questi ultimi c’era un ragazzo, abbastanza estroverso, che ha messo a dura prova il mio Giudizio. Anzi, il mio Demone del Giudizio, che sbatteva per uscire in tutta la sua maestosa bellezza ma che dovevo tenere a bada.

Per arrivare subito al sodo ti dico che, mentre stavamo preparando il pranzo, una piccola ape curiosa si è avvicinata rapita dai profumi che il nostro cibo emanava e, senza pensarci su due volte, con un tagliere di plastica, quel ragazzo la spiaccicò sul tavolo.

“Apriti! Oh cielo!”, ti lascio immaginare cosa accadde dentro di me. Dapprima partì l’impulso assassino del prendere il tagliere più grande e sbatterglielo violentemente sulla testa senza pietà e, mentre la vocina della Coscienza mi suggeriva di non giudicare, quella del mio Daimon della Vendetta (figlia di Giudizio) urlava forsennatamente da dentro: – Ammazzaloooooo!!!! E’ guerraaaa!!!! Di lui non deve rimanere nemmeno un capellooo!!! Ha ucciso un essere innocenteeee!!! -… Ehm… vabbè, la smetto, comunque hai capito no?

Sul – non giudicare –, dal punto di vista alchemico, non mi ci soffermo più, l’ho già scritto molte volte, chi mi conosce sa cosa intendo, non posso mica ripeterlo ad ogni articolo… (Ovviamente è una battuta ma è vero, nel blog troverai molto su di lui).

STIAMO CALMI

Ma torniamo al giovane aguzzino. Riesco a mantenermi calma anche grazie alla complicità di un amico che, conoscendomi, mi guarda e con la sua espressione mi suggerisce “Stai tranquilla Meg, lascia perdere “.

Ritorno gaia, con il morale di sempre, e l’omicidio finisce (quasi) nell’oblio. Ma non passa neanche un quarto d’ora che una ragazza del gruppo esclama divertita – Che strano ‘sto ragno! Sembra una pallina! -.

Si trattava di un ragnetto grande come l’unghia di un mignolo e dalla buffa forma tondeggiante. Mentre tutti, in silenzio e incuriositi, ci sporgiamo in avanti per guardare l’aracnide, quello che ormai era divenuto il mio antagonista esclama – Ammazzalo! -.

Eh no! Ora hai rotto tre quarti di ciunfia Ciccio!

La ragazza gli gridò un secco – No! – ma, nonostante tutto, lui afferrò un pacco di crackers per spiattellare anche il ragno.

Perbacco! Ogni cosa diventava un’arma mortale tra le mani di quel tipo! Che poi… che razza di crackers avremmo mangiato completamente sbriciolati?! Beh, m’interessava di più la sorte dell’insetto.

NON DEVE RESTARNE NEANCHE UNO

Mi interposi tra lui e quell’animale e guardai l’umano dritto negli occhi.

La mia comunicazione non verbale, data dall’atteggiamento del mio corpo, parlò al posto mio ma se ciò non fosse bastato e gradiva proferir parola, avrebbe ricevuto anche una risposta orale senza problemi. Con Daimon che si contorceva dall’esultanza poi… sarebbe stato un vero spettacolo!

Il mio amico, lo stesso di prima, si rizzò sugli attenti, pronto a intervenire, sempre a causa del fatto che mi conosceva.

La prima espressione del Killer di Insetti fu quella (del suo Demone) della sfida. Quella del – Togliti di mezzo, chi ti credi di essere per impedirmi di fare quello che voglio?! – ma col passare dei secondi, data la mia sicurezza e la fermezza che emanavo, si trasformò in – Vabbè, ok, per stavolta non lo ammazzo ma la prossima volta non riuscirai a impedirmelo! -. Quasi come fosse una minaccia la sua. Aveva un po’ di insofferenza il ragazzo… un po’ di bassa autostima ecco.

Ci sedemmo per mangiare e si capiva lontano un miglio che lui ce l’aveva con me. Mi lanciava occhiate dure, mi snobbava se dicevo qualcosa (ma solo sottovoce, nell’orecchio di chi gli era di fianco) però il pranzo fu piacevole e divertente ugualmente. Risi molto e mangiai benissimo.

Chi mi conosce, oltre a sapere cosa intendo quando dico di – non giudicare – sa anche che non sono un’animalista. Non appartengo a nessun movimento. Semplicemente amo la vita, la natura tutta e rispetto ogni forma di vita, anche la più piccola. Quell’approfittarsi, date le dimensioni, di un essere vivente più minuto, mi infastidisce parecchio.

Durante il pomeriggio ci sedemmo intorno al tavolo a chiacchierare amabilmente e, non chiedermi come sia successo, il Giustiziere degli Insetti, cadde rovinosamente a terra ruzzolando giù dalla sedia. Presumo che sia andato all’indietro senza accorgersi di un gradino. Dev’essere stato sicuramente il Karma. Senza ombra di dubbio.

Lo dissi. Non riuscii a tenere la mia boccuccia chiusa. Dopo che ci fummo assicurati che non si era fatto nulla mi scappò – Il Karma… – ad alta voce.

Alcuni non capirono, in quanto non avevano assistito all’omicidio dell’ape, altri invece compresero alla perfezione, soprattutto lui, che adesso mi guardava sputando fuoco dalle narici.

Mi venne davanti alla faccia e urlò – Per un’ape di mer@@? Ne uccido sempre se è per questo e allora?! -. Senza scompormi gli feci notare che dal mattino si stava lamentando della sua vita: lavoro, genitori, fratello, etc… Non te l’ho detto a inizio articolo ma andò davvero così, era una lamentela unica.

Ape di mer@@, vita di mer@@ – gli dissi soltanto.

Un altro ragazzo suo amico, anche un po’ per sdrammatizzare, gli disse – Eh! – facendo spallucce, come a dire che il mio ragionamento non faceva una piega e, verso quest’ultimo, il giovane arrabbiato decise di rispondere con un sorriso esclamando – Ma quella cosa piccola… che punge pure ‘sta bast@@@@! -.

QUELLA COSA PICCOLA

“Quella cosa piccola…”. E mentre lo diceva mimava la sua misura tra le dita unendo l’indice verso il pollice. Ecco il problema, oltre all’eventuale puntura: la dimensione.

La ragazza del ragno, se ne uscì rimproverandolo in modo molto peace&love (adorabile) – Ma scusa, anche lei ha un cuore, un cervello, un intestino come te! Ha anche un’intelligenza! Non c’è differenza! – e lui ribattè – Si ma il suo cervello è grande come un pidocchio -.

Sì sì… era proprio una questione di dimensioni.

Sei piccolo, non vali niente. Anche tra gli umani vige un po’ questa legge, anche se abbastanza celata, “altezza mezza bellezza”. Se io sono più grande ho più potere.

Siamo totalmente abituati a credere solo e soltanto alla nostra vista. A quello che vediamo. A quello che possiamo, attraverso gli occhi, confutare. Noi non siamo quelli che – dobbiamo credere per vedere – ma – dobbiamo vedere per credere -. Tutti dei San Tommaso.

Ciò che non si vede, non esiste. E’ molto semplice.

La nostra vita va a rotoli (e ora non mi riferisco all’uccisione di insetti) ma noi non sappiamo vedere oltre, perché solo quello che concretamente appare merita il nostro credo. Dietro al famoso Velo di Maya.

Da qui si capisce perché crediamo solo ad un corpo e non alla nostra energia, perché crediamo di essere separati da tutto e da tutti, perché crediamo di finire là dove finisce la nostra pelle.

Da qui si capisce perché, neanche lontanamente, è concepibile per noi il fatto di avere un potere che non utilizziamo.

La grandezza immensa di quell’ape, come creazione dell’Universo (cioè al di là dell’utile suo operato in natura) non era minimamente contemplata da quel ragazzo. Vedeva solo quello che il suo sguardo gli permetteva di osservare. La perfezione e la meraviglia di quell’esserino erano lontanissime dal suo osservare. Incomprensibili quindi.

Frequenze, vibrazioni, onde elettromagnetiche, energia, input biochimici o elettrici… tutte queste cose che modellano la nostra vita ma impossibili da vedere, per noi non esistono.

Le dimensioni. Se si è maschietti il tutto inizia alle medie misurandosi il pisellino e facendo confronti con gli altri; se si è femminucce si guarda la misure delle proprie puppe ma sempre e comunque di dimensioni si deve parlare. Le grandi protagoniste.

Nonostante l’ironia che questi argomenti possono recare, ti giuro che c’è molto altro. Forse anche questo “altro” è una questione di dimensioni, da un certo punto di vista, ma credimi che sono dimensioni nettamente più entusiasmanti!

Ah! Dimenticavo… anche la dimensione dell’amore che provi per te stesso serve. Chi ama se stesso ama tutto il creato e non ha bisogno di sentirsi “Grande”.

Prosit!

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Saluti al Demone dalla Luce alchemica

Ecco giungere il malessere. Pervadere anche i capillari più minuscoli. Eccolo pungere le viscere in uno strizzo che non ha pietà. Ecco il respiro,​ che arriva spontaneo,​ come salvezza, per riprendere quel po’ di vita che pare perduta.

​…​Ed ecco anche lui, vicino a me, dentro di me, in tutta me stessa. Così mio.

Ciao Demone… ti ho visto -. Salutandolo gli dimostravo di averlo veduto ed è bene sottolineare questo avvenimento. È la cosa che più lo fa incazzare.

Ciao Meg, come stai? – sogghignava. La sua voce era stridula pur arrivando dabbasso. In realtà non stava ghignando ma per me era così. Per il momento, almeno, era così.

Lo sai come sto – (bastardo) avrei voluto aggiungere, ma non potevo, non dovevo. Non dovevo nemmeno pensarlo. Ciò avrebbe significato che non avevo capito niente. Proprio nulla.

Stai male vero?

Non risposi.

Lui continuava, come uno stampo incandescente che si conficca sempre di più sotto allo sterno – Oh… lo sento che stai male. Stai soffrendo molto e ne sono lieto

“Merda! Merda! Merda! Resisti Meg!” mi dicevo. Poi mi rivolsi a lui – Lo so che ne sei lieto. È proprio grazie a te, e al dolore che mi infliggi, che posso compiere il mio lavoro

Sapeva bene che il lavoro al quale mi riferivo era quello di eliminarlo da me. No… non dovevo dire “eliminarlo”. Trasmutarlo, dissolverlo.

Non credo tu riesca mai a farlo – ora ghignava davvero, non era solo una mia impressione. E ghignava perché si stava irritando. Ma non abbastanza.

Sei stato visto da me. In fondo, dimmi, non è quello che vuoi? Non batti i piedi, come un bambino piccolo, proprio per essere visto?

Forse lo mandai in confusione ma non intendevo ragionarci su. Aveva una forza potente, a me (s)conosciuta e sempre qualche asso nella manica. Però, probabilmente, non avevo sbagliato di molto perché cambiò discorso pavoneggiandosi.

Lo sai che io sono molto più forte di te vero? – voleva deridermi.

Quel suo “vero?” dopo ogni domanda… che fastidio, come a voler sottolineare l’aver ragione e il mio sconforto. La mia debolezza più avvilente.

Può darsi, ma c’è una cosa che io possiedo ed è più forte di te – cercavo di convincere più me che lui.

Rise di gusto – Sentiamo… cos’ha la piccola Meg che potrebbe sconfiggermi?

Ho l’amore Demone

La sua fragorosa risata adesso echeggiava in ogni mio senso e picchiava in testa.

Ahahhaa! Povera briciola! Non sai nemmeno come si scrive la parola “amore” e pretendi di avere amore dentro di te? Stupida! Se avessi amore dentro di te io non esisterei

1 a 0 per lui. Deglutii prendendo tempo. Un nuovo dolore si stava aggiungendo al vecchio. Ansimavo. Ero senza forze.

Lui si fece ancora più grande, più grosso, più mostruoso. Trovai da qualche parte la determinazione per non togliergli gli occhi di dosso.

Nasconditi Meg, vai via, è ancora troppo forte. Non permettergli di ferirti ulteriormente o ti indebolirai troppo. Respira“. La dolce voce giunse da dietro di me. Era soave e materna. Decisi di seguire il suo consiglio ma dovetti lavorare per il senso di inadeguatezza che ora mi pervadeva. Mi sentivo una smidollata, una paurosa, una codarda.

Mi tenni il dolore e andai avanti. Il demone intanto mi offriva, ogni giorno, tentazioni alle quali era difficile negarsi. Come dosi di droga per un tossicodipendente in crisi d’astinenza ma non cedetti sentendomi molto “Gesù nel deserto”.

Lo rividi qualche tempo dopo.

Devo dire che sei brava, comunque, mi stai facendo faticare

Quel giorno mi sentivo leggermente meglio e decisi di approfittarne. Carpe diem, come si dice.

Ciao Demone… io ti vedo -.

Si fece serio. Quella specie di tessuto impalpabile che lo avvolgeva si irrigidì un poco. Me ne accorsi ma feci finta di nulla. Anche lui fece finta di nulla.

Non sei contenta del complimento che ti ho fatto?

Non gli risposi. Penetrai in lui e lo accarezzai. Divenne duro come l’acciaio ma non si spostò ne’ mi aggredì.

A che gioco stai giocando Meg?

Sai Demone – gli risposi – è vero che dentro di me non ho l’amore che intendi tu ma possiedo la scintilla divina di Dio. Non è vero che in me non c’è amore. C’è eccome, ma io lo soffoco, non gli permetto di divampare. C’è anche dentro di te e il mio amore con il tuo tenteranno di unirsi come magneti. Mi basta solo lasciarli fare. E sai una cosa? – non parlò ma mi guardava con espressione interrogativa e anche preoccupata. Continuai – Io…. io in fondo penso di volerti bene. Pensandoci, mi stai anche facendo compagnia. Siamo solo tu ed io in questo viaggio, capisci? -.

La sua austera e scura sagoma si afflosciò un poco. Io respirai. Respirai come poche volte feci. Poi ripresi – Non puoi nulla contro di me. Esisti solo perché io ti permetto di esistere e sono debole. Ma io ti ho creato e io ho i mezzi per distruggerti. Non riesco perché ho paura. Perché la mia mente è forte e ti nutre. Ma oggi, non sei più un nemico da scacciare, anzi, sei un caro compagno. È come non sentirsi soli avendoti

Non sono mai stata una di quelle che prendono il toro per le corna. Io le cose le ho sempre dovute affrontare adagio, sopravvivendo.

Ciò che provavo era vero. C’era dell’affetto sincero nel mio cuore perché, con il tempo, era maturato veramente. Questo lo ferì.

L’unica cosa che posso dirti – affermai – è… grazie…–

Esplose come polvere da sparo. Una nube nera, chiazzata di scintille dorate brillanti, divampò. Il mio Dio lo aveva visto davvero e preso. Ora c’erano le sue ceneri. Respiravano ancora. Palpitavano di tanto in tanto. Non era morto del tutto. La sua ombra rimaneva. Sfiorai quella polvere che rantolava.

Resta ancora se devi. Arriverà il momento”, pensai, e con un sorriso spontaneo stampato sul viso, m’incamminai verso nuove conoscenze. Una tenera gioia, forte e fragile allo stesso tempo, stava facendo capolino per poi divenire l’emozione più grande.

Prosit!

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La bellezza dell’Uomo nei quattro elementi

– Storia di un lavoro alchemico che, ogni giorno, la natura compie –

E possiamo compiere anche noi essendo anche noi natura.

Sei un essere meraviglioso ma offuschi la tua meraviglia. Attraverso gli elementi che sono una tua emanazione, e osservando il loro lavoro, potrai intagliare la tua corazza e uscire in tutto il tuo splendore. Dal buio alla luce.

I quattro elementi: la Terra, l’Aria, l’Acqua e il Fuoco, come spiega il Maestro Omraam Mikhaël Aïvanhov, filosofo e pedagogo bulgaro che si è sempre interessato all’alchimia e alla spiritualità, rappresentano i quattro “corpi” dell’essere umano.

La Terra è il corpo fisico, l’Aria è il corpo mentale, l’Acqua è il corpo astrale (o emozionale, il cuore) e il Fuoco è il corpo spirituale.

Il sole permette all’aria di esistere e di muoversi, la quale, sul mare, creerà onde e queste onde, andranno a modellare gli scogli. 

Questo fenomeno è lo stesso che accade all’interno di un essere umano che vuole evolversi, modellando ciò che è, al fine di vivere il più possibile a livello spirituale che significa: vivere libero, riconoscendo e usando il proprio potere.

Come “libero” si intende non solo libero da molti sistemi nei quali ci tengono prigionieri ma significa soprattutto liberarsi dalle paure e dagli schemi mentali che ci opprimono e ci tengono schiavi. Es.: il timore del giudizio degli altri, la paura di non farcela, il comportarsi in un certo modo, etc…

Se ci affidiamo maggiormente al nostro corpo spirituale, esso modificherà la mente (il nostro più grande e severo tiranno) la quale, piegata al nostro volere, permetterà al cuore di lasciarsi andare e questo inciderà sulla nostra parte fisica, sia dal punto di vista salutare che del vivere fisicamente la nostra esistenza quotidianamente.

Ma come si fa ad iniziare questo giro? Ossia, come si fa ad affidarsi al nostro spirito?

Innanzi tutto serve riconoscerlo e credere alla sua esistenza. Vuol dire accettare che c’è qualcosa di ben oltre, al di là di quello che pensiamo di essere. Vuol dire accogliere e convincersi dell’idea che non siamo solo corpo e se queste possono sembrarti solo fandonie, non potrai mai iniziare un percorso di evoluzione atto al tuo proprio benessere. Ciò che ti sto dicendo non è una mia invenzione. Puoi documentarti, molti ne parlano, esistono prove scientifiche se è questo che cerchi ma… sono tutte cose che non ti servono e potrebbero mentirti. Dentro di te hai il tuo “sentire” e lui non sbaglia mai. Forse, è proprio quello che ti ha fatto porre mille domande nella tua vita.

Se hai voglia di credere in questo inizierai per forza a nutrire questa tua parte che finora hai tenuto nascosta senza saperlo. Nutrendola essa si ingrandirà e, prima o poi, si mostrerà a te in tanti e diversi modi. All’inizio ti stupisce e ti emoziona fino al momento in cui, totalmente cosciente, la fai tua.

Affidandoti a lei e comprendendo di essere quel “di più” potrai osservarti in modo diverso adesso e, attraverso l’osservazione, potrai modificare i tuoi comportamenti. Il tuo carattere, quando ti fa compiere qualcosa di negativo (parole, azioni, emozioni, pensieri…) non fa del male solo a chi ti sta vicino ma fa del male soprattutto a te stesso. Così facendo puoi migliorare le re-azioni della tua macchina biologica e invece che muoverti sempre guidato dalla paura potrai agire padrone di te o guidato dall’amore. Siamo sempre e costantemente tutti guidati dalla paura. Questo non significa essere codardi o tremare vistosamente.

Abbiamo paura di dire ai nostri genitori che non andremo a mangiare da loro, paura di non arrivare a fine mese con i soldi che abbiamo, paura del nuovo, del cambiamento, di cosa gli altri possono pensare, della malattia, della reazione altrui, di non essere all’altezza, di non piacere, di confessare i nostri sentimenti e potrei andare avanti all’infinito.

Queste e altre paure ci conducono nella vita, per mano, dal mattino alla sera e sono deleterie. Possono ingigantirsi divenendo malsani meccanismi che ci trattengono prigionieri. Lo si vede nella menzogna, nell’invidia, nell’accidia, nella sottomissione, nella fuga, nella collera, nella presunzione… infinite sono le figlie della paura madre di tutte le emozioni/azioni negative.

Quello di cui ti sto parlando è un lavoro alchemico ed eroico perché difficile da fare. Devi essere costante e metterci tutta la tua buona volontà ma il premio che riceverai sarà enorme, di indescrivibile bellezza. Sarà la tua rinascita in quella che potrai considerare la perfezione di te stesso intesa come – piacerti – e vivere amandoti libero da ogni catena.

 

Prendi la forza che hai dentro e domina i tuoi demoni. Trasmutali in meraviglia. Fai dei tuoi vizi un punto di forza, amerai te stesso e il creato, riempiendo di gioia anche chi può beneficiare della tua irradiazione. Cambiare le tue debolezze in trampolini di lancio anziché cercare di nasconderle dietro a ipocrisie, maschere o nuovi look, è stato per me terapeutico e immagino possa esserlo per molti.

Se vuoi approfondire questi concetti e imparare a modellare cosa sei puoi leggere il libro “Il Lavoro Alchemico ovvero la ricerca della Perfezione” (Omraam Mikhaël Aïvanhov).

Ti auguro un buon cammino.

Prosit!

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Non aver paura del buio e del silenzio

LO STATO MAGICO

Non aver paura del buio e del silenzio. Non aver paura della tua solitudine. Di questa scura sensazione di essere solo. È la tua amica più grande, é lo stato basilare nel quale rinascerai a nuova vita, fidati di quello che ti dico. Fidati se ti dico che é uno stato magico ed é assolutamente a tuo favore.

Se non usi questo momento per lamentarti, per non accettare, per agitarti, per aver paura, bensì riesci a coglierne la bellezza, nonostante il timore che può far nascere dentro di te, ne uscirai migliore, più forte, più felice, più evoluto, più grande. Più connesso all’infinita e potente energia cosmica della quale siamo emanazione.

Prova a riflettere un secondo:

Un seme germoglia nel buio e nel silenzio.

Un animale, se ferito, per rigenerarsi, cerca il buio e il silenzio, visti come riposo.

In un uovo accade il miracolo della vita nel buio e nel silenzio.

Quando vieni concepito, vieni concepito nel buio e nel silenzio.

Le grandi bellezze nascono dentro, internamente, come sotto terra, per esplodere poi, in tutta la loro meraviglia, al di fuori.

Il buio e il silenzio ti permettono di osservare acutamente e attentamente ciò che va osservato e che, nel caos giornaliero, non riusciresti a vedere.

Nel buio e nel silenzio ci sei soltanto tu e nient’altro, e tu sei il guaritore di te stesso, l’unico e il solo grande Dio al quale devi credere.

Il tuo potere interiore è illimitato e soltanto attraverso la pace puoi comprendere di averlo, anche se ti verrà poi difficile metterlo in pratica.

É quando si cade in fondo al pozzo che si sente la voglia di sopravvivere e, in fondo al pozzo, ci sono il buio e il silenzio. Non odi nulla, non vedi nulla, non parli, non ti muovi, non hai azioni da compiere se non quella di creare la tua nuova vita come un vecchio alchimista chiuso nella sua grotta in totale segreto.

Un tempo, gli antichi saggi, cercavano scuri antri nel tentativo di non essere intaccati nemmeno dalle onde vibrazionali degli altri, per poter lavorare alla propria crescita personale nella più totale solitudine. Non dico che devi fare questo ma voglio solo mostrarti il loro intento e l’importanza che davano all’isolamento.

Lavora… lavora… crea la tua nuova realtà, attraverso le lacrime se vuoi, e la scontentezza, ma sono, in quel momento, gli strumenti che possiedi e puoi renderli utili a tuo favore. Non sei inquinato da nulla, niente ti disturba, niente ti distrae.

TUTTI POSSIAMO GODERE DELLA RESURREZIONE

Non aver paura del buio e del silenzio. Se ti è capitato un periodo assieme a loro è perché probabilmente sei pronto per salire un nuovo gradino. Tutto, in natura, prende vita nel buio e nel silenzio. La vita… – vita -… senti quanto é bella questa parola?

Sei una Fenice. Siamo tutti delle Fenici. “Post fata resurgodopo la morte torno ad alzarmi”

Risorgi dal grembo che ti sta tenendo suo. Non vuole farti del male, il male lo stai percependo tu. Lui vuole solo accudirti, proteggerti e coccolarti.

Se anziché dibatterti ascolti attentamente cosa ti sta dicendo, puoi sentire parole d’amore a te rivolte dentro a quell’oscurità che tanto ti sta spaventando. Quel nero che vorresti allontanare da te ti sta accarezzando amorevolmente. Lo so che vuoi la luce, che vuoi quello che tu consideri realtà ma, la vita, quella vera, si accende nel buio e nel silenzio come una scintilla. Non la vedresti se fosse al chiaro del giorno o tra il vociare chiassoso delle genti e dei tuoi pensieri.

Lì, dove ti pare di non aver più nulla, dove ti sembra di esser giunto alla morte, stai in verità uccidendo una parte di te per trasmutarla in qualcosa di migliore. Una parte di te che non ti ha permesso di vivere come l’essere divino che sei. Quella sensazione di angoscia é  un qualcosa di percepito dal tuo corpo, una macchina prettamente biologica, ma dove lei ha paura, puoi sentire la voce dell’anima che intende aiutarti a riconoscerti spirito. Cioè ciò che sei.

DOPO LA NOTTE ARRIVA SEMPRE IL GIORNO

Perché quando si ipnotizza una persona la si manda in uno stato di buio e di silenzio? Te lo sei mai chiesto?

Per poter riuscire a vedere ciò che in altri modi non si riuscirebbe, attraverso lei stessa.

Non temere, la luce tornerà e tu potrai assaporarla diversamente. Ne trarrai più benefici.

Ti stai trasformando. Una parte di te lo sta facendo e ha bisogno del buio e del silenzio per farlo. Proprio come staresti galleggiando nell’Universo.

In questo momento, attraverso le sensazioni che ti opprimono, sei molto più sensibile e quindi più connesso all’energia cosmica. Sfrutta questa situazione a tuo favore. Come? Ti basta amarla. Amarla anche se non ti piace, anche se pensi ti stia facendo male. Amala e accettala proiettando il tuo sguardo sicuro verso il bello. Cerca di avere fiducia che qualcosa di meraviglioso si sta preparando per te, sta per schiudersi dopo essersi sviluppato nel buio e nel silenzio. Prova soltanto e vedrai che così sarà.

Prosit!

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Quello che del buon Ladrone non ci hanno detto

Dal Vangelo secondo Meg – niente di religioso ma di molto curioso

DUE CHIACCHIERE IN CROCE

Se sia esistito davvero il buon ladrone, crocifisso assieme a Gesù sul Monte Golgota, nessuno di noi può dirlo ma poco ci importa in questo momento. Chi ha scritto di lui, ha voluto, attraverso questo personaggio, recarci un messaggio che, a mio avviso, occorre comprendere. Il Vangelo potrebbe essere un libro storico, ricco di testimonianze, oppure un libro di fiabe ricco di morali ma comunque, in entrambi i casi, riporta, attraverso una lingua che bisogna tradurre, delle soluzioni adatte alla nostra crescita personale, alla nostra elevazione e alla nostra illuminazione. Vere o non vere, queste storie ci raccontano come fare per diventare persone realmente felici, felici dentro, tramutando la realtà che ci circonda e dandoci i mezzi per acquisire la saggezza giusta al fine di raggiungere una beatitudine totale e continua, attraverso la quale, ogni cosa che può accaderci durante l’esistenza, possiamo viverla in modo differente, con più resilienza, più benessere, più gioia. Ma, soprattutto, ci spiegano come fare a diventare padroni di noi stessi, della nostra realtà e persone libere. Ottimo non trovate?

Ma torniamo al buon ladrone, il malfattore pentito. A questa figura che, da molto tempo, ci viene presentata semplicemente come il ladro redento almeno secondo la maggior parte dei testi. Da un lato di Gesù in croce, infatti, abbiamo un ladrone, un altro, che sarcastico chiede al Cristo di salvare se stesso e loro, se era vero ch’egli era il figlio del Padre Eterno, dall’altra invece abbiamo il protagonista di questo post che, umilmente, dice queste parole al suo compare – Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male – e poi aggiunge, rivolto al Cristo – Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno -. Gesù gli risponde – In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso -.

I GIUDICI CATTOLICI

A questo punto, dopo questo brevissimo dialogo tra il buon ladrone e Gesù, a noi non rimane altro che giudicare il buono e il cattivo. Giudicare i due malfattori: quello che scherna Gesù e quello che invece chiede perdono. Come ci hanno sempre insegnato, fin dai tempi del catechismo, ci ritroviamo con due figure opposte, una che andrà senz’altro all’Inferno e l’altra che, pentendosi, andrà in Paradiso. Dio è buono ma giudica e chi non chiede perdono verrà punito. E va bene, tralasciamo la storia della punizione per un altro articolo.

Il fatto è che ci fermiamo qui. Il male e il bene. Punto. Non andiamo oltre. Non ragioniamo con la nostra testa, lasciando la parola solo a chi la professione del religioso la svolge. Ma certe illuminazioni, con la religione, hanno ben poco a che vedere.

Rileggiamo con attenzione alcune parole del ladro che si pente – …Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni… –

IL MIRACOLO DENTRO DI NOI

Con questa frase, il ladrone non si sta solo pentendo ma sta compiendo un qualcosa di grandioso che ora provo a spiegarvi.

Noi siamo giudici di noi stessi

Dovete anche cercare di mettervi nei suoi panni per assaporare al meglio questa sua frase. Come racconta bene Piergiorgio Caselli nel suo video “il Potere Alchemico dell’Accettazione: i Vangeli Esoterici – Pier Giorgio Caselli” (YouTube) in quel momento quell’uomo è appeso ad una croce, nudo, con i corvi che lo beccano, con delle guardie che lo feriscono, lo umiliano e pronuncia quelle parole. Insomma, c’è ovviamente della sofferenza, non sta certo giocando a briscola con gli amici…

Il fatto è che a noi, le sue parole, appaiono semplicemente come il riconoscere la giusta pena per i reati commessi e stop. Invece…

…egli sta compiendo esattamente l’atto dell’ACCETTAZIONE.

L’Accettazione – il lasciarsi andare accettando. Il lasciarsi andare nel flusso vitale abbandonandosi completamente verso la “resurrezione” (lo stare bene, il vivere una vita migliore). Il lasciarsi andare verso quello che è perché, quello che è, è il giusto.

Accettare totalmente quel dolore perché solo attraverso quella strada si potrà trovare la pace.

M’inchino come ancella obbediente. Sia fatta dentro di me la volontà del Signore – (Maria di Nazareth). Dio è dentro di noi. Il Signore è dentro di noi. Nostra, in realtà, è quella volontà.

L’ACCETTAZIONE – QUEL LUOGO INTIMO IN CUI IL MALE DIVENTA BENE

Ora, nel caso di questo ladro, la pace è data dalla morte e la salvezza è data dall’entrare nel Regno di Dio ma è ovviamente simbolico. La metafora vuole farci intendere come, durante la nostra vita, siamo spesso chiamati a subire un dolore e cerchiamo sempre di scansarlo o di nasconderlo senza capire che entrandoci dentro, vivendolo e comprendendolo pienamente possiamo trovare la risoluzione vera ai nostri mali. Possiamo trovare una vita migliore. Significa non aver paura del cambiamento. Significa vivere quello che dobbiamo vivere senza resistenza perché qualcosa di più bello ci sta aspettando ed è già pronto per noi. Accogliere completamente quella situazione. Questo è il punto. Sta accadendo? Bene, la accolgo. Lo accetto del tutto perché è il giusto per me, è ciò che di perfetto per me poteva compiersi al fine di guarire dai miei demoni. I miei stessi demoni mi hanno portato a vivere questo avvenimento quindi, questo avvenimento, è la risoluzione. Questo non significa non dover trovare rimedi. Siamo umani e abbiamo un intelletto da poter usare ma ora siamo ad un passo prima. Quella del rimedio è una considerazione che viene dopo e che difficilmente potrà esistere senza prima l’accoglienza e quindi la comprensione (con-prendere cioè accogliere in noi) di quello che ci sta succedendo.

Accade quindi che il buon ladrone, così facendo, “si salva” e qui vorrei aggiungere qualcosa di mio oltre alle straordinarie parole di Caselli. Perché, vedete, dobbiamo notare che non è Gesù a salvare il malfattore. Nonostante la frase – …sarai con me in Paradiso… -. Questa è una conseguenza ma, a salvarsi, a trovare la pace, a trovare la chiave verso la pace, è il ladrone stesso.

Nella nostra vita, noi stessi dobbiamo trovare la serenità e dobbiamo capire che solo noi stessi possiamo salvarci non gli altri. Accettando. Gli altri possono essere validi mezzi, ottimi aiuti, grandi accompagnatori, Maestri formidabili ma solo noi possiamo raggiungere la salvezza pura del nostro cuore. Nel nostro buio, nella parte più profonda di noi, solo noi ci siamo.

Gesù non è la salvezza. Gesù rappresenta la salvezza.

QUESTA E’ LA VITTORIA DEL GUERRIERO

Tutto questo non ha nulla a che vedere con il Cristianesimo. Tutto questo è un lavoro estremamente difficile da compiere che appartiene ad una trasmutazione di noi stessi. Vuol dire uscire dalla schiavitù. Essere Maghi della propria vita.

– Se semplicemente si riuscisse a lasciar andare le cose, ci si accorgerebbe che il male si esaurisce, e si afferma il bene – (Carl Gustav Jung)

Siamo convinti di essere supremi e che le cose debbano adattarsi a noi. Gesù direbbe – Non avete occhi per vedere -. Non abbiamo capito invece che siamo noi a doverci adattare alle cose ma non come tronchi spezzati in balia della corrente, bensì per conoscere quelle cose. Per carpirne ogni senso, per sentirle dentro e scoprire di loro ogni segreto anche se doloroso. Solo allora possiamo trasformarci in Guerrieri e trasmutare noi e loro. Solo allora potremmo modificare davvero ciò che ci appartiene e divenire ESSERI LIBERI.

Accogli con gioia e vedrai miracoli.

Prosit!

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Il Creatore è Vivo

Ieri sera una persona a me vicina ha deciso di affidarmi un lavoro da fare. E’ un lavoro molto bello, si tratta di scrivere (anche) e a me scrivere piace parecchio.

internazionale.it

Questa persona ha affidato a me il compito perché, in questo momento, è impegnato nella realizzazione di diversi progetti e non vuole venir meno a nessuno dei suoi impegni. Quando mi ha consegnato il lavoro da fare, correlato di tutta la documentazione necessaria, lo ha fatto con un certo senso liberatorio non perché quel lavoro gli desse fastidio ma perché fortunatamente aveva trovato quello di cui aveva bisogno; un cooperatore. Aveva si la serenità, ma cosa trapelava da lui era quel sospiro come chi corre a cercare riparo e, finalmente, lo trova dietro ad un angolo. Il tanto sperato nascondiglio. Aveva si la tranquillità, di aver trovato qualcuno di cui fidarsi, ben disposto a fare le sue veci ma, ciò che stava emanando nell’Universo, se potessimo tradurlo sotto forma di frasi, potrebbe essere – Ah! Meno male! Finalmente ti ho trovata! -, – Oh! Che fortuna, grazie al cielo! Così almeno riesco… -.

Sono frasi gentili queste, piene di gratitudine e speranza ma… sono sbagliate. No, non dico che sono sbagliate la gratitudine e la speranza come emozioni provate ma, queste possiamo dedicarle, a chi merita, in altri modi. E’ sbagliato il messaggio che viene tirato fuori. E’ come dire “sono stato fortunato, dal cielo mi è capitata questa grazia!”. No, non è così.

Colui che mi ha assegnato questo lavoro è (pur non sapendolo) un Creatore. E’ un Creatore perché crea.

popsci.it

E’ partito da dei sogni e oggi è un realizzatore di questi sogni. Naturalmente, essendo che nell’Universo c’è in realtà ricchezza e abbondanza per tutti, questo dicono le filosofie alle quali io credo, è ovvio che le sue creazioni si moltiplicano sempre di più. Ora, dobbiamo imparare a vedere questo Creatore come una pianta. La Pianta Madre.

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Essa può dare dei frutti e può dare anche delle talee. Da esse si svilupperanno i suoi figli. E’ una cosa ovvia. Normale.

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Il Creatore è come una pianta e non deve ritenersi fortunato perché grazie a chissacchè, ha trovato chi prende il suo posto, e fa ciò che dovrebbe fare lui. Deve trasformare questo input in – Bello! Io creo, realizzo sogni, realizzo aiutanti che mi stanno vicino, che a loro volta realizzeranno altri aiutanti e così via! -, – Sono stato bravo! Grazie alla mia creazione, al mio edificare, ho permesso ad altri di creare a loro volta! -.

Vedete, chi non crea, e chi ancor prima non sogna, è un po’ come se fosse destinato ad essere un servo. Non vedete il termine come offensivo. Servo, vale a dire servire (ed è il più nobile dei mestieri ma, in questo caso, si decodifica in modo diverso). Serve altri perché non ha progetti suoi da realizzare nemmeno metaforicamente. Il sogno tiene vivi. Attraverso esso si possono pianificare mille e ancora mille cose e plasmarle poi, fosse anche solo con la mente.

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Il mio Creatore è riuscito a farlo anche dal punto di vista fisico e concreto e oggi, sta dando vita ad altri lavori e quindi ad altri figli che un domani saranno come lui. Perché la Creatività è il sale della vita. Senza di essa non si può vivere. E non è retorica.

Creare permette di creare! Permette un movimento e il movimento è vita! Sempre!

Mandando nell’Universo le prime frasi che ho scritto come esempio, si manda un messaggio o un’emozione come di umile risorsa. Il ringraziamento di illusione che illusione più non è. E’ buono, sono sentimenti validi, lo ripeto, ma li completeremo più decisivi in un secondo momento. Nelle frasi successive invece, quello che si emana è un sentimento di piena soddisfazione, di complimento nei propri confronti, di ammirazione verso se stessi ed essendo ciò che trapelerà da noi, automaticamente ce ne circonderemo.

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Questo significa che riceveremo nei momenti futuri altrettanta soddisfazione, altri complimenti e tanta ammirazione per molte cose diverse.

Ritornando al discorso della gratitudine che non deve mai mancare e della speranza, la situazione è molto più comprensibile di quello che crediamo. Basterà semplicemente ringraziare. Ringraziare, ringraziare, ringraziare.

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Quante volte ringraziate durante la vostra giornata? No, non dico persone. Quante volte ringraziate la vita, le forze universali, le energie che ci circondano e persino voi stessi? Io non posso saperlo ma sono quasi certa che la maggior parte di voi lo fa poche volte. Fatelo sempre, fatelo di più, non sapete che potenza che ha la parola – Grazie! – e l’emozione che da lei ne scaturisce.

E la speranza. Ve l’ho già detto in passato. E’ bellissima. E’ un sentimento peraltro così poetico. Ma la speranza dev’essere condita! Non potete emanare solo speranza altrimenti riceverete solo… speranza! Cioè il nulla. Un miraggio. Arricchitela di certezza. E’ un controsenso non vi pare? Il fatto è che, la speranza, si sposa bene con l’educazione ma non ha nulla a che vedere con le famosi, ormai così si chiamano – Leggi dell’Attrazione – che esigono “pretese”. Chiedi e ti sarà dato… diceva qualcuno…

E’ difficile da rendere concreto ma è molto semplice dal punto di vista teorico. L’importante è che s’impari a capire che non è solo fortuna quella che ci gira attorno. Noi siamo gli artefici del nostro vivere. E quando ci capita qualcosa di bello e appagante come nel caso del mio Creatore, non resta che complimentarsi tra sé e sé. Questo significa amarsi. E amare se stessi è alla base del nostro benessere.

Prosit!

p.s.= Ringrazio per lo spunto di questo articolo Salvatore Brizzi esperto di Alchimia Trasformativa e il suo libro – Alchimia Contemporanea -, mia mamma e naturalmente il mio Creatore che si è sentito decisamente bene quando abbiamo affrontato questo discorso, gli si è persino stappato il naso e ora non ha più il raffreddore.

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