Il Segno: la Stella dei Reni

Non si può sbagliare, solitamente, a trovare il punto corrispondente ai Reni sulla pianta del piede. Esso appare come una stella, una specie di asterisco, formato da diverse lineette incrociate tra di loro. Ovviamente non lo abbiamo tutti uguale. Ognuno, sotto al suo piede, ha le sue righe e c’è anche chi non ne ha ma, di norma, questo è il simbolo che permette di pigiare (attraverso la digito pressione) il punto al quale rispondono i nostri due importanti contenitori di emozioni. I Reni appunto.

Questo argomento non interessa soltanto chi si occupa di Riflessologia Plantare ma può piacere a chiunque voglia dare anche solo un po’ di sollievo ai propri Reni. Massaggiando il punto di riferimento, infatti, si può effettuare una specie di vibrazione benefica anche sugli organi i quali non potranno che rilassarsi e godere di tale trattamento. Proprio i Reni, peraltro, hanno molto bisogno di coccole e relax e, continuando a leggere questo articolo, capirete il perché.

La stella di cui parlo si trova grosso modo al centro della pianta, appena sotto la zona metatarsale.

I Reni, pur essendo gli scrigni di varie sensazioni, sono principalmente la culla di due grandi potenze che vivono dentro di noi. Esse hanno un consistente collegamento tra loro e vanno di pari passo. Si tratta della Paura – Madre di tutte le emozioni negative e dell’Energia Vitale, la nostra importante linfa vitale, conosciuta anche con il nome di Energia Sessuale la quale dona la vita.

Quando qualcosa affatica, o appesantisce, o infiamma, o inibisce i nostri Reni la stella può cambiare aspetto. Può divenire più marcata oppure riportare su di essa screpolature della pelle o aloni di svariati colori tendenti al rosso, al giallo o al grigio. Potrebbe diventare più frastagliata o più marcata, o gonfia, cioè mutare, rispetto a come è sempre stata.

Quello che può disturbare i nostri Reni è il frutto di diversi fattori dati da un’alimentazione poco sana e poco equilibrata, da uno stile di vita deleterio ma anche da come la vita la si prende e quali emozioni si provano per la maggior parte del tempo.

Vivere continuamente condizionati da stress o preoccupazioni (figli della Paura) ci fa stancare moltissimo quindi, di conseguenza, ne risentirà anche la nostra Energia Vitale che non sarà affatto pimpante e non lo sarà quindi neanche la persona. Ci si ritroverà davanti un individuo che apparirà apatico, in grado di consumare tutte le sue forze in un solo campo dell’esistenza ma non nelle altre. Potrebbe non avere voglia di consumare rapporti sessuali, potrebbe ridere poco, sentirsi stanco, preferire la poltrona, essere spesso triste, metodico, sempre con il bisogno di tirare lunghi sospiri di noia e di rassegnazione.

Attraverso la digito pressione, che obbliga il soggetto a rispondere, si può capire molto. Schiacciare quel punto preciso non significa massaggiarlo per rilassare se stessi, i propri Reni e infondersi fiducia, bensì vuol dire provare a scoprire la salute di questi organi.

Premendo sulla stella con una determinata forza, non esagerata ma abbastanza significativa, ci si può trovare davanti una persona che urla dal dolore che sta sentendo oppure da un “sordo” là dove, come “sordo”, si intende colui che non vuol sentire. Questo individuo davvero non sente male, i suoi Reni sono ormai troppo stanchi per rispondere, gonfi di noia e insoddisfazione. Come ovattati da un’infinità di energie negative che oggi li annebbiano nel loro diabolico abbraccio. Gonfi anche fisiologicamente, a causa dei troppi liquidi trattenuti che non vogliono uscire (l’ansia contribuisce a questo).

Ma quindi come facciamo a capire se una persona ha reni particolarmente sani o “sordi” se non sente dolore?

Beh, i Reni sono davvero un ampio mondo a sé.

Sono tante le cose che occorre guardare e valutare, prima fra tutte, come ho detto prima, la condizione di quella zona o della stella stessa (se presente): gonfiore, rossore, pallore, screpolature, etc… ma la cosa migliore è senz’altro quella di rivolgersi a un buon riflessologo.

Quello che però può fare chiunque è appunto aver cura di quella parte del piede con l’intento di aiutare i propri Reni per poter così vivere meglio. Sì, se aiutiamo i Reni attraverso una sana alimentazione ma anche grazie ad una piacevole pressione di sollievo, carezza e sprono tutta la nostra persona ne godrà un beneficio sentito.

Questa sorta di massaggio sarebbe bene farla tutte le mattine appena svegli come per prepararsi alla giornata che si sta per affrontare. Col tempo ci si sentirà più energici e più sereni.

Ovviamente, seppur fantastica, questa tecnica non è miracolosa. Bisogna assolutamente aiutare il corpo con una dieta sana e prendendo la vita in modo diverso cercando di provare altre emozioni ma, come ho detto, può davvero essere un buon aiuto.

Prosit!

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Sono l’Erede di una malattia e quindi uno sfigato – parte 1°

Dividerò questo post in due articoli perché è un discorso abbastanza lungo e vorrei riuscire a spiegare bene tutto quello che esiste oltre a ciò che crediamo essere scontato. La vita è un continuo movimento energetico, un continuo mutamento perpetuo, nulla è scontato. Tutto cambia e tutto può cambiare.

CHE SFIGA!

Dire che l’ereditarietà nella malattia non esiste è estremo e assoluto quindi non mi piace; non mi piace e non lo dirò. Non dirò neanche, però, che credo di essere l’erede delle malattie/patologie dei miei familiari. È una cosa alla quale io non credo e, nonostante tutte le prove che la medicina ha voluto dare in base a questo argomento, non mi trova personalmente d’accordo. L’ho anche potuto constatare di persona. Questo non significa che dovete essere d’accordo con me, vorrei solo esporre il mio pensiero, e non significa nemmeno che non avrò gli stessi disturbi dei miei predecessori ma, qualora giungessero, la penserò diversamente e, tra un attimo, vi spiego come.

Se questa teoria me l’hanno voluta vendere come fondamenta basilare del mio stato di salute, andando a citare geni e cromosomi, io non ho voluto comprarla. Non ho voluto comprarla perché dietro alla parola – predisposizione – si nasconde un meccanismo ben più profondo rispetto a ciò che si sfoggia in vetrina. È troppo comodo e troppo semplice dare una specie di colpa al DNA che, di conseguenza, include la conclusione – Non puoi farci nulla -, ma soprattutto è deleterio in quanto mi rende schiava della sfiga, cioè di un qualcosa che non esiste. Schiava di un qualcosa che non esiste…

Schiava di una sfortuna… sono nata in quella famiglia lì, con quelle malattie lì… Ebbene, ho scelto di non dipendere il più possibile da niente e da nessuno, pertanto, non dipenderò neanche dai malesseri di genitori e nonni.

Ieri ho letto il commento di una donna, permettetemi di descrivere come dura e volgare, che dopo aver letto un post su FaceBook, inerente a questo discorso, ha proclamato – Io ho l’ipertensione come mia madre e un sangue molto denso, mangio bene eppure ho questa patologia. Il problema quindi è della mia mente? Ma non dite più ca@@@@e! -. Ovviamente il commento diceva altro, di più feroce, ma non serve ch’io lo riporti. Il nesso è questo.

Ora, io comprendo questa donna che in poche parole ha tradotto il pensiero di molte persone ma vorrei scrivere due cose a riguardo.

UN PO’ DI ANALISI

La prima è inerente proprio alla sua risposta. A quel suo tono. A quel suo impeto. Signora cara, si faccia due domande e si dia due risposte se ha l’ipertensione… però è anche vero che non si può mica valutare una persona da un solo commento visto che, magari, in quel momento, il gatto le aveva appena fatto pipì sulle ciabatte. Andiamo alla seconda questione, quel: “io mangio bene”.

Perdonatemi ora se divento tagliente ma l’ultimo che mi ha detto “io mangio bene” era convinto che la cucina di sua nonna calabrese (che adoro) era una cucina sana. Orsù! Il buono e il genuino sono una cosa. Il sano è un’altra. Un’antica riflessione orientale, appartenente alla Mecidina Tradizionale Cinese, afferma – Ciò che sporca il tuo piatto sporca anche i tuoi organismi. Osserva il piatto finita la pietanza e saprai regolarti -. Un conto è mangiare di gusto, un altro è mangiare i prodotti così come natura crea, forse meno golosi per le papille gustative ma sicuramente meno dannosi per il corpo. E non sono qui a fare quella delle “due carotine scondite”. Io non mi faccio mancare niente ma dobbiamo saper valutare. Inoltre, proclamare: – io mangio bene – ingurgitando, nel mentre: coloranti, conservanti, pesticidi, edulcoranti, etc… stona assai. Di questo non abbiamo colpe ma possiamo evitarne molti volendo. Detto questo, vorrei vedere come mangia la signora, figlia di una donna che avrà ben cucinato in un determinato modo nella sua vita e le avrà insegnato una determinata arte culinaria, la quale, probabilmente, tende a rendere il sangue un po’ poco fluido ma soprattutto un pompare del cuore veloce e sofferente.

Dopo l’aver appreso la cucina di mamma occorre anche vedere come mamma (o papà) ci hanno educato e modellato. Cioè plasmato a loro immagine e somiglianza. Mi spiego. Come dico sempre, ogni malattia arriva a noi per portarci un messaggio. In questo caso l’ipertensione significa, in ambito psicosomatico, reprimere le emozioni, avere un eccesso di emozioni dentro che si surriscaldano, trattenere ricordi/segreti che dopo molto tempo riescono ancora a emozionarci in male o in bene. Non sarà difficile quindi capire che anch’io, come mia madre, vivo in questo stato d’animo.

Facciamo un esempio: se in famiglia io, dal temperamento sanguigno, non ho mai potuto sfoderare le mie emozioni come volevo, perché me lo hanno impedito dal momento che loro anche lo facevano ed era giusto così, forse oggi ho qualche problemino. Identico al loro.

Vale anche, ahimè, se si decide di intraprendere la strada del tutto contraria ai genitori. Il punto di partenza è lo stesso se l’emozione è la medesima.

Non dimentichiamoci nemmeno che i genitori, quando ci mettono al mondo, non ci danno solo il loro DNA e neanche solo tratti del loro carattere. Ci danno anche le loro emozioni e la loro ENERGIA. I loro flussi energetici.

Devo fermarmi per dividere questo articolo, aspettate quindi la seconda parte, nel mentre, potete provare a riflettere.

Prosit!

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La “Maionese di Cachi” e tante simpatiche curiosità su un frutto incredibile

Durante il periodo dei Cachi, se questi frutti piacciono, occorre essere veloci e pieni di fantasia.

Le generose piante si riempiono di queste palle arancioni, anche belle da vedere che però, se maturano troppo, lasciano davvero poco tempo.

Grazie alla creatività e al buon gusto, però, possiamo cibarcene in diversi modi e anche quando i Cachi sono… “troppo avanti”.

Oggi vi racconto una breve ricetta, molto particolare, che potrà risultare utile nel dare un gusto nuovo ai vostri piatti; a diversi piatti ma, soprattutto, a contorni come l’insalata, considerata, troppo spesso, banale e poco ricca.

Facciamo quindi la “Maionese di Cachi”, ricetta che mi ha consigliato l’amico blogger Do, una salsa che si può usare come una crema per accompagnare diversi piatti oppure si può aggiungere direttamente nell’insalata per renderla decisamente più gustosa, più colorata e più sfiziosa.

Il procedimento è davvero semplice, questi sono i pochi ingredienti:

– 1 Caco

– Olio Extra Vergine d’Oliva

– il succo di ½ Limone

– Aglio (meno di mezzo spicchio)

Dopo aver tolto la buccia al Caco si mette la polpa all’interno di un contenitore alto e stretto perché dobbiamo frullarlo con il mixer e, il preparato, non deve schizzare fuori come un fuoco d’artificio.

Aggiungiamo al frutto l’Aglio, tagliato a pezzetti molto piccoli e sottili, mezzo limone spremuto e iniziamo a frullare.

Mentre cercheremo di tenere la lama rotante abbastanza in superficie per rendere il composto spumoso, facciamo cadere un filo abbondante di Olio e continuiamo con il minipimer ancora un minuto.

Ottenuto il ricco condimento, dal sapore unico e stuzzicante, lo versiamo direttamente sulla verdura o lo mettiamo in una ciotola pronto per essere gustato con il piatto proposto. Una vera delizia!

Il Caco, tra l’altro, che bisognerebbe in realtà chiamare Cachi anche al singolare, o Kaki (Diospyros kaki), è un frutto molto importante per il fabbisogno del nostro organismo. Molto zuccherino, e quindi parecchio energetico, contiene anche parecchia Vit A, Vit C e Vit B risultando così un ottimo rinforzante per l’apparato immunitario e un grande alleato nel prevenire diversi tipi di malattie.

Fantastico soprattutto per affrontare con vittoria la fredda stagione e tutti i malanni che essa porta, non per niente, Madre Natura ce lo offre in autunno.

Ad essere simpatica è poi la tradizione inerente ai suoi semi che si dice permettono di prevedere come sarà l’inverno in corso ossia se particolarmente freddo o meno.

Proprio così. Dovete sapere che i noccioli dei Cachi, se vengono aperti dividendoli esattamente a metà, possono mostrare la figura di una posata: o una forchetta, o un coltello, o un cucchiaio… a seconda dell’annata ovviamente.

Se appare una forchetta, significa che il freddo non arriverà. L’inverno sarà abbastanza nevoso ma poco ghiacciato, mite, perciò faranno festa quelli che il freddo non lo sopportano (come me).

Se appare il coltello invece, di neve ce ne sarà poca ma il freddo sarà tantissimo quasi da non riuscire a scaldarsi con tanto di venti gelidi che tagliano il viso.

Davanti alla presenza di un cucchiaio infine, si avrà un inverno assai nevoso e piovoso allo stesso tempo.

In realtà si tratta dei germogli all’interno dei semi e raramente si trovano. Questa leggenda è una tradizione antica sulla quale i vecchi contadini si basavano per capire a che tipo di inverno sarebbero andati incontro perciò, nonostante non ci siano prove scientifiche a riguardo, direi che ci si può affidare abbastanza a questa teoria anche se, negli ultimi anni, il tempo sembra diventato pazzerello in ogni momento dell’anno.

Se può interessarvi io ho trovato prima quello che pareva essere un coltello, ma mi si è un po’ rotto nell’aprirlo quindi non ne sono sicura, nel secondo Caco invece ho trovato un cucchiaio e direi che si distingue proprio bene.

Conosciuto non solo dai nostri bisnonni per le sue caratteristiche positive e le sue tante proprietà benefiche, il Kaki, veniva considerato alimento di gran pregio in tempi ancora più lontani quando, nominato la “Mela d’Oriente”, regalava diverse virtù, ben sette per la precisione, divenute famose in tutto il mondo. Non per niente, il suo nome botanico Diospyros significa proprio “Cibo degli Dei”.

Dei Cachi, non si butta via niente. La polpa è fantastica per depurare il fegato, il legno della sua pianta è eccellente da ardere, è un ottimo concime, le sue foglie sono meravigliose per creare addobbi e composizioni, non viene attaccato da parassiti e germi infestanti… insomma, è davvero unico nel suo genere.

Godiamocelo allora! Si possono preparare davvero tante ricette squisite con esso e quindi non vi resta che attendere il mio prossimo consiglio che vi parlerà ancora di Cachi!

Buon appetito e tanta salute!

Prosit!

La Panna di… Zucchini!

Si lo so, sono in ritardo, dovete portare pazienza con me. Parlarvi di zucchini proprio ora che Madre Terra non ne sta più regalando…

Ma l’idea è utile e strabiliante, quella che voglio darvi oggi intendo, perciò, come si dice: meglio tardi che mai!

Quest’estate, infatti, avevo sempre tanti zucchini. Mi arrivavano da ogni dove e ringrazio calorosamente chi me li regalava. Una sera però, lamentandomi con un amico sul fatto che non mi venivano nuove idee per come consumarli, ecco che fui subito accontentata.

Ne fui felice. Gli zucchini, (Cucurbita Pepo il loro nome scientifico), sono ricchi di potassio, di Vit E e C, ammorbidiscono l’intestino e soprattutto disinfiammano le vie urinarie.

Mi diede una ricetta davvero facile, veloce, utile e molto originale che potremmo chiamare La Panna di Zucchini ma… di panna, non ce n’è neanche l’ombra.

E’ una ricetta, infatti, che trovo necessaria per chi non sopporta come gusto, o non tollera fisiologicamente la panna, ma desidera comunque avere un amalgamante naturale in cucina per le sue pietanze, sano e gustoso allo stesso tempo.

Avete presente i tortelloni panna e prosciutto? Squisiti ma, ahimè, alcuni non possono permetterseli a causa di un’intolleranza ai latticini.

Grazie a questa crema però, si potrà ottenere lo stesso risultato e la stessa bontà mangiando in modo salutare.

Si prendono gli zucchini e, dopo averli ben lavati, si pelano dividendo la scorza verde dalla pasta bianca interna.

Con la parte verde, triturata e unita ad altri ingredienti, si potrà preparare una deliziosa frittata, ovviamente, non butteremo via nulla.

La parte bianca invece, la tagliamo a tocchetti e la mettiamo a bollire in un pentolino.

Io, questa volta, ne ho preparato il quantitativo sufficiente a condire la pasta di una cena ma ne potrete preparare quanta ne volete e poi congelarla, magari in appositi contenitori così da utilizzarla all’occorrenza.

Una volta cotti i pezzi bianchi e resi belli morbidi, si frullano con il mixer aggiungendo pepe, olio e spezie varie a gradimento.

Io, ad esempio, ho usato un pizzico di noce moscata.

Per chi non ha problemi di intolleranza, anche un goccio di latte.

Il sale non ve lo consiglio, vi conviene insaporire il sugo dopo, al momento della preparazione.

Ottenuta la crema non ci resta che preparare il condimento per la pasta che più ci piace.

Io ho fatto una specie di pasta e fagioli, asciutta, rendendo il tutto più corposo proprio grazie alla crema di zucchini.

Ho preparato un soffritto che ho fatto cuocere a foco molto basso con: cipolla, alloro, curry, semi di papavero, timo e olio e, una volta raggiunta la giusta doratura della cipolla tagliata a strisce, ho aggiunto i fagioli borlotti e ho lasciato cuocere per farli ammorbidire.

Se utilizzate quelli secchi dovranno stare in ammollo dalla sera precedente prima di essere buttati in pentola e vi consiglio di farli anche bollire qualche minuto prima. I fagioli duri, o semi-crudi, non sono buoni per niente.

Ho aggiunto poi la crema di zucchini, che ho fatto andare sempre a fuoco lento per soli dieci minuti e, prima di spegnere, mi sono ricordata di qualche foglia di basilico e un altro filo d’olio. Si può usare anche il prezzemolo, se piace, sempre in uscita però, è meglio.

Sarà quando aggiungerete la crema che potrete salare così da percepire un aroma uniforme inerente al tutto; per lo meno io mi trovo bene così.

La pasta, una volta cotta, verrà unita al condimento, dentro alla padella capiente, che ci permetterà di mescolare bene il tutto e permetterà così alle penne o ai tortiglioni (preferisco pasta corta e rigata), di riempirsi del sugo anche internamente.

Ne vale davvero la pena e ogni boccone risulterà più ricco in grado di sprigionare diversi sapori.

Non resta che impiattare e magari dare un tocco di colore al piatto.

Io l’ho fatto utilizzando un ciuffetto di sedano e qualche strisciolina di carota che, con il suo arancio vivo, ha reso il tutto più sgargiante e appagante anche per la vista.

Detto questo, vi do il – Buon Appetito! –, spero di avervi regalato anche un’ottima soluzione per arricchire diverse vostre ricette e nonsololapasta. Una soluzione comoda per tante idee, come la Besciamella ad esempio.

Prosit!

La Composta, la Quercetina e la Cipolla sul Comodino

Va bene, è vero che quando un alimento viene cotto, molte sue proprietà nutrizionali vanno a farsi friggere ma vorrei comunque parlarvi della ricchezza della Cipolla, un alimento davvero utile al nostro benessere e, per farlo, vi propongo una ricetta che anche se prevede una cottura molto lunga, mi permette di regalarvi la descrizione di un piatto originale e di raccontarvi della Quercetina, sostanza che pare essere addirittura anti-tumorale.

La Quercetina, contenuta appunto nella Cipolla (soprattutto in quella rossa) appartiene alla famiglia dei flavonoidi e arricchisce parecchio quest’ortaggio, basilare per la nostra cucina, dalla grande capacità di rendere tutto più gustoso.

In questo articolo ve la farò conoscere attraverso la Composta di Cipolla che, con mia grande sorpresa, ho scoperto piacere molto anche ai giovanissimi perché il gusto che regala, simile a quello di una marmellata agrodolce, è davvero delizioso.

Si inizierà pulendo ovviamente le Cipolle. Quelle rosse di Tropea sarebbero l’ideale ma ne ero sprovvista e così ho usato quelle dorate, buonissime ugualmente.

Le Cipolle vanno poi tagliate a tocchetti e messe in un pentolino non troppo largo cosicchè, aggiungendo l’acqua, si permetterà alle Cipolle di cuocere e ammorbidirsi per bene. Può capitare, che durante la cottura, di acqua bisognerà aggiungerne ancora, lasciandone un goccino, senza farla consumare del tutto, per ottenere così del sughetto.

Gli ingredienti da aggiungere a questo punto saranno soltanto lo Zucchero di Canna e l’Aceto Balsamico ma io, per rendere la ricetta ancora più speciale e personalizzata, aggiungo anche un pizzico di Timo perché è una spezia che adoro oppure una foglia di Alloro.

Si lascerà cuocere il tutto, coperto, per parecchio tempo, anche più di un’ora e sempre a fuoco molto basso. Assaggerete voi la consistenza in quanto la cottura dipenderà dalla quantità di Cipolle e soprattutto da quanto avete fatto grandi i tocchetti. Alla fine, dovranno rimanere morbidissimi, da disfarsi tra la lingua e il palato, una volta messi in bocca. Assaggiate anche per regolare la quantità di Zucchero e di Aceto. Ad alcune persone piace più dolce ad altre meno, quindi sappiate che potrete realizzarla come più gradite man mano che cuoce.

Prenderà sempre più colore, scurendosi maggiormente, grazie all’Aceto.

Con una punta d’Olio Extra Vergine d’Oliva, aggiunta a metà cottura, le Cipolle rimarranno ancora più morbide e più lucide ma non è indispensabile, rimarrà ugualmente squisita anche senza questo ingrediente.

Una volta pronta la Composta, si metteranno a scaldare sulla piastra delle fette di pane fatto in casa, io lo preparo con Farina Integrale Biologica e, quando queste diventeranno calde e belle croccanti, ci si farà cadere sopra il preparato di Cipolle guarnendo poi il piatto come più si desidera.

Un ottimo secondo, sano e genuino. Un ricco contorno, goloso e originale. Adatto principalmente ad accompagnare Formaggi di diverso genere e, divenendo così, per i ragazzi, un piatto anche sostanzioso.

La Quercetina, essendo appunto un flavonoide, è pura Vitamina P e può quindi rinforzare i vasi sanguigni e i più piccoli capillari dell’organismo rendendoli più resistenti agli sbalzi di temperatura o ad un’alimentazione poco corretta. Questa funzione è davvero importante se pensate che, a parte poche zone del nostro corpo, come i più superficiali strati della pelle, tutte le altre sono completamente irrorate dai vasi sanguigni che, molto spesso, si rompono causando inestetismi e addirittura vere patologie.

Inoltre, la Quercetina, è anche un grande antiossidante ossia riesce a mantenere le cellule giovani evitando il loro deteriorarsi e le cellule deteriorate sono alla base di tutti i problemi fisici.

La Cipolla, chiamata scientificamente Allium Cepa, non contiene soltanto questa sostanza. Pur essendo un vegetale molto umile, da sempre consumato anche in tempi più antichi dai più poveri, è ricca di Vitamina C, di Potassio e di Acido Folico importantissimo per la ricostruzione delle cellule e quindi di tutti i tessuti del nostro organismo.

La Cipolla, parente dell’Aglio, è anche un ottimo antiinfiammatorio; disinfetta e disinfiamma se consumato ma….. anche se tenuto semplicemente sul comodino! Ebbene si, vi racconterò questa chicca.

Nelle mie zone, le nostre nonne, quando in famiglia qualcuno stava poco bene ed era allettato, tagliavano una Cipolla semplicemente a metà e la mettevano in un piattino accanto al sofferente per tutta la notte. La mattina dopo, quella Cipolla veniva buttata lontano da casa, seppellita nella terra affinchè quest’ultima si portasse via tutte le energie negative rilasciandole nel terreno e che sarebbero state prese e lavorate dalla potente Madre Natura. Oggi, non tutti abbiamo un orto o un giardino nel quale andare a sotterrare la Cipolla guaritrice, ma si può comunque poi buttare nella pattumiera. Da come avrete capito, la Cipolla, ha la capacità di assorbire le negatività che fanno ammalare l’individuo aiutandolo così a guarire. Naturalmente, per la sera dopo, veniva messa una nuova Cipolla.

E ora, al di là, dei rimedi di guarigione, vi auguro un Buon Appetito e un pranzo gustoso.

Prosit!

Margherita che non vuol Guarire e le Persone “Sorde”

Facevo ancora l’estetista quando conobbi Margherita.

Veniva nel mio centro a farsi fare massaggi drenanti e pedicure.

Diceva di fidarsi di me, di come lavoravo, della mia professionalità. Si sentiva in buone mani e si sentiva soprattutto ascoltata. Già. Essere a contatto della gente e servirla prendendosi cura del loro corpo significa anche saper “ascoltare”.

Io personalmente, che non mi sono mai occupata solo ed esclusivamente di estetica, amavo regalare un benessere olistico ai miei clienti e, questo, lo percepivano e lo apprezzavano.

Margherita, nome inventato da me per non svelare quello reale, era una donna sulla cinquantina, oggi avrà all’incirca cinque anni in più, dai capelli scuri e mossi che cadevano sulle spalle e la pelle liscia e chiara. Non era una brutta donna ma risultava scialba perché non si teneva e aveva la tristezza dipinta sul volto.

Era molto negativa, molto pessimista e sospirava in continuazione come ad avere un costante peso sullo stomaco. Veniva sempre accompagnata dal marito, un uomo umile, buono, che le voleva un gran bene e stava seduto vicino a lei per tutto il tempo del trattamento.

Margherita, oltre a diversi altri disturbi fisici, aveva da anni un’onicomicosi, ossia un fungo nell’unghia dell’alluce, che non riusciva a curare.

Nulla me lo fa andare via – mi diceva affranta. Margherita era sempre affranta. Le trovai diverse soluzioni da quelle più naturali a quelle più aggressive ma, per davvero, i prodotti con lei sembravano non avere alcun effetto.

Un giorno, mentre le stavo facendo i piedi, mi chiede se poteva prendere un appuntamento per fare una seduta di riflessologia plantare e io glielo do volentieri. Era come se cercasse un qualcosa in più che potesse coccolarla, che potesse “salvarla” da una situazione opprimente che viveva.

Capii più tardi che, in realtà, non stava vivendo nessuna terribile situazione (fortunatamente). Quello era semplicemente il suo modo di prendere la vita. Un metodo scelto molti anni prima, forse alla ricerca di attenzioni e del poter essere compatita, considerata, che pian piano, mentre il tempo passava, si è talmente impossessato di lei da farla vivere, quotidianamente, come se ogni giorno fosse il più brutto della sua vita.

Le diedi l’appuntamento per la seduta di reflex la settimana successiva e lei, puntuale, si presentò il giorno stabilito, naturalmente assieme al marito.

Dopo diversi minuti di trattamento mi resi conto che c’era qualcosa che non andava nei Reni. Quegli organi erano stanchi, spenti. I Reni sono la sede dell’Energia Vitale nonché Sessuale (dalla quale si da vita alla vita). In loro, risiede la nostra vitalità e, di vitalità, Margherita ne dimostrava ben poca. Essi sono anche però la sede dell’emozione Paura.

Iniziammo a parlare dei suoi Reni e venne fuori che le avevano tolto dei calcoli renali l’anno precedente. Molto bene, la Paura si era concretizzata ( leggi qui https://prositvita.wordpress.com/2016/12/19/calcoli-renali-la-paura-si-e-concretizzata/ ).

Ogni tanto sento ancora qualche stilettatina qui dietro – mi fa sapere indicando due punti della schiena sopra ai glutei – sento questa fascia stanca, quasi dolorante da tanto che è stanca… come… come se fosse intorpidita -. Capivo quello che stava cercando di spiegarmi e le consiglia innanzi tutto una dieta idonea che non solo l’avrebbe aiutata a mantenere i suoi Reni puliti ma le avrebbe aumentato la leggerezza psicofisica e la serenità. Una buona alimentazione rende anche felici e di buon umore. Riequilibra la produzione di ormoni (come la Serotonina neurotrasmettitore – chiamata “ormone della felicità”) e si vive nettamente meglio.

Non sono un dietologo ma mi occupo da diverso tempo di alimentazione sana notando con gioia che medici e nutrizionisti sono d’accordo con quello che dico. Le consigliai ovviamente di rivolgersi al proprio medico ma di dedicarsi ad un nuovo tipo di cucina e poi, per cercare di eliminare, o comunque attenuare questa paura inconscia che non la faceva vivere bene rendendola triste, le elencai alcuni esercizi fisici e anche di carattere spirituale da fare ogni giorno.

Mi accorsi subito, ormai lo percepisco all’istante, che Margherita era quella che si può definire in questo gergo una persona “sorda”. In questo caso, con il termine “sordo”, non si vuole intendere una persona che non può udire ma una persona che non vuole udire. Non recepiva. Ogni cosa che le dicevo era per lei inutile. Margherita non voleva stare bene, questo era il punto e, anche se può sembrare impossibile, è proprio così e può accadere a diverse persone. A darmi conferma, dopo l’ennesimo tentativo della donna di convincermi che lei già faceva tutto quello che le stavo dicendo ma non serviva a niente (era ovviamente una bugia ma queste persone la trovano come un’ancora di salvezza), ad un certo punto subentrò il marito che, con voce tonante, per la prima volta da che lo conoscevo, dimostrò tutta la sua frustrazione ed esaurimento nei confronti della moglie.

Margherita! – urlò – Ti rendi conto che con te non funziona niente perché non vuoi che funzioni niente?! -. Lui, conoscendola e vivendo con lei, sapeva benissimo che non mangiava quello che le stavo consigliando di mangiare, sapeva benissimo che lei non faceva gli esercizi che le stavo suggerendo e sapeva anche che ogni cosa… con sua moglie non funzionava.

Ebbene, può capitare che ad esempio un analgesico su di me funziona e su un altra persona no. Il principio attivo probabilmente su un individuo non ha alcun effetto e su un altro si, ma quando si inizia a vedere che molte cose, nella vita di qualcuno, non danno frutto in diversi ambiti, quasi come se quella persona fosse un extraterrestre, allora forse bisogna iniziare a porsi qualche domanda.

Margherita aveva messo l’apparecchio ai denti e i denti erano rimasti storti, Margherita subì un intervento chirurgico che si dimostrò inutile, il fungo all’unghia non si riusciva a debellare, la tinta della parrucchiera non riusciva a colorare i suoi capelli, se andava da un ottorino a farsi sturare un orecchio dopo poco l’orecchio aveva un tappo più grande di quello precedente, se assumeva un farmaco quel farmaco su di lei non aveva effetto. Sempre così, su ogni cosa.

Prese singolarmente, queste situazioni, possono fallire sì ma, se ogni volta, la cura, di qualsiasi genere sia (meccanica, farmacologica, psicologica, fisica, etc…) non funziona, a mio avviso, bisogna andare a scavare alla radice del soggetto. C’è un problema di fondo che non permette l’azione salutare degli agenti e contributi esterni. E’ una situazione involontaria ovviamente, che il paziente non riconosce il più delle volte, ma c’è. Capire come funziona la nostra mente e i suoi piccoli, minuscoli e profondi corridoi è difficilissimo anche per un professionista, ma occorre davvero rivolgersi a qualche esperto del settore per poter ricevere un aiuto. Un aiuto ad aprire la porta dell’animo per far entrare il benessere.

E’ vero che ogni essere umano è un mondo a sè e che per ognuno di noi ci vogliono accortezze diverse da chi ci cura, non siamo fatti con lo stampino, ma è anche vero che, tenuti in considerazione determinati parametri, da lì, non si va molto lontano. Un callo è un callo per tutti, un’appendicectomia è un’appendicectomia, un mal di testa è un mal di testa. Ripeto, ognuno deve essere valutato a sè in modo distinto (sangue, pressione sanguigna, assunzione di farmaci, stile di vita, età, malattie, etc…) ma l’azione è pressoché la stessa.

Quindi ricordate, se avete un amico o un parente che si può definire “sordo”, o se voi stessi riuscite a riconoscervi “sordi” allo stare bene, dopo questi suggerimenti, cercate di prendere provvedimenti, fatevi aiutare e lasciatevi andare verso chi ha intenzione, seriamente e benevolmente, di prendersi cura di voi.

E’ vero che ci sono molti professionisti che non meritano questo nome e lavorano male ma ce ne sono anche molti altri, e fortunatamente sono la maggioranza, che hanno invece interesse a far star bene una persona per non perdere il cliente e per avere una buona nomina; ma anche perché hanno, soprattutto, una dignità e un cuore.

Piccola parentesi sulle persone “sorde” e l’alimentazione:

Esempio: soggetto in sovrappeso, di molto. Nessuna patologia, nessun problema ormonale. Semplicemente… ciccioso. Alla domanda – Scusi ma cosa mangia? – lui risponderà con aria innocente – Niente! -. (Sembra buffo, lo so, ma è così!).

Mmmhmm… iniziando la sfilza di quesiti queste saranno le sue risposte:

Mangia troppi carboidrati?

Ma si figuri! Non li mangio mai!

Troppe proteine?

Nooo! Non mi piacciono e non le digerisco!

Troppi formaggi?

Sono allergico!

Troppi dolci?

Mai toccato un dolce in vita mia!

Ecco, a questo punto, mettetevi una mano sul cuore e implorate Miss Pazienza di venirvi a trovare!

Prosit!

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Come rendere la Platessa gustosa mantenendo la Ricetta salutare

Diciamolo chiaro, la Platessa non è un pesce particolarmente gustoso. Le sue carni, seppur delicate, vengono ampiamente superate da pesci molto più prelibati e dal sapore molto più ricco. Vero è, però, che avendo poche spine, è adatta alla dieta di anziani e bambini in quanto simile alla Sogliola. E’ adatta anche alle diete ipocaloriche contenendo pochi grassi. I grassi del pesce non fanno male, lo Sgombro, molto grasso, dovrebbe essere introdotto nella nostra dieta ma, la sfida di oggi, è rendere piacevole il gusto di un pesce che molti definiscono addirittura “scialbo”. Sta a noi quindi trasformarlo in una golosità.

Ma come? Beh, io vi darò la mia idea poi, ovviamente, potrà essere la vostra fantasia a fare tutto, basta rimanere focalizzati sugli ingredienti naturali e che ci offre Madre Natura per creare così, come dico sempre, una ricetta buona ma soprattutto salutare.

Platessa al mais e spezie (aneto, zenzero, erba cipollina, pepe e curcuma) sfumata alla birra, su pane croccante e accompagnata alla crema di sedano con tandoori e prezzemolo.

In una padella capiente ho fatto soffriggere della cipolla (la cipolla non dovrebbe mai mancare nella nostra cucina, contiene una sostanza chiamata Quercetina, un flavonoide, che previene l’invecchiamento cellulare) assieme ad un goccio d’olio extra vergine d’oliva, un goccio anche di acqua, curcuma, zenzero e miso. Il miso, un tipo di dado vegetale estratto dalla soia, dovrebbe sempre essere messo verso fine cottura perché, essendo un alimento “vivo”, che contiene fermenti vivi, non dovrebbe cuocere. Il mio intento però era quello di insaporire la pietanza per poter usare così meno sale. Come dico sempre, il sale, nella giusta quantità, non fa male al nostro organismo ma è sbagliato eccedere quindi, se qualcuno gradisce sentire un gusto più saporito, può appunto utilizzare il miso.

Ho aggiunto poi al soffritto il mais, quando la cipolla ha iniziato a presentarsi dorata e, assieme al mais, l’erba cipollina e l’aneto il quale ha un vago sentore di finocchietto.

Ho fatto andare il mais per qualche minuto e poi ho aggiunto i filetti di platessa e una leggera spolveratina di pepe. Quando la platessa è diventata bianca, ho sfumato con la birra, non serve esagerare mai, con niente. Mentre il giusto può essere salutare per il nostro corpo, il troppo può risultare invece dannoso.

Intanto che il tutto, coperto e a fuoco lento, cuoceva (basta all’incirca un quarto d’ora in quanto la carne della platessa è delicata non solo come gusto ma anche come consistenza), in un altro padellino più piccolo, ho iniziato a preparare la crema al sedano con tandoori e prezzemolo.

Le creme si possono anch’esse arricchire con un soffritto leggero ma, in questo caso, usando una verdura già saporita di suo e due spezie dal gusto deciso, ho pensato di poterlo evitare. L’importante, in questo caso, è realizzare un contorno che vada in contrapposizione con il secondo, vale a dire una crema dal sapore “forte” che arricchisca la “delicatezza” della platessa e del mais.

Il sedano è stato tagliato a tocchetti e messo in padella con un goccio d’acqua, un pizzico di sale, del miso e un filo d’olio. Quando è diventato morbido ho aggiunto il tandoori che è un mix di spezie indiane contenente: vari tipi di pepe, cardamomo, senape, curcuma, cannella, cumino, coriandolo e molti altri gusti. Ho fatto andare ancora un po’ a fuoco lento, affinchè prendesse quei gusti e, a fine cottura, ho aggiunto il prezzemolo.

Non fate cuocere troppo il sedano o qualsiasi altra verdura se volete fare una crema, tanto poi si frulla tutto e lasciando gli alimenti più crudi si possono acquisire maggiormente le loro proprietà benefiche.

Ho infatti messo il sedano nel mixer e creato la polpa che si è amalgamata bene con i sapori.

Ho preso dal freezer due fette del mio pane integrale, fatto giorni prima, e le ho messe nel tosta-pane per renderle croccanti e gustose e sulle quali ho poi adagiato pezzi di platessa e mais a un lato del piatto. Di fianco, ho decorato con la crema verde.

Bello da vedere, ordinato e colorato, goloso da gustare e veloce da preparare. Ma soprattutto sano. Questo è il risultato principale che dobbiamo ottenere. Un qualcosa che faccia bene al nostro organismo nutrendolo nel modo corretto ma che possa anche appagare gli occhi e il palato.

Questo è importante perché fa venir voglia di continuare a magiare in tale modo percependo una soddisfazione totale, olistica.

Provatelo e fatemi sapere. Vi auguro un Buon Appetito.

Prosit!

La Meg in TV

Erano le 12 e 30 di un tranquillo venerdì e io stavo scrivendo al computer. Il cellulare squillò mostrando sul display un numero a me sconosciuto e, sotto alla cifra, la scritta – Roma -.

Una televendita” pensai, ma risposi ugualmente. Dall’altra parte, la voce gentile di una donna mi chiese se ero io la persona che scriveva questo blog e parlavo anche di alimentazione sana. Si, ero io. Sono io.

Mi ci volle un bel po’ per capire che non si trattava di uno scherzo e che era tutto vero.

Per farla breve, sono stata invitata negli studi di TV2000, canale 28, al programma pomeridiano “SIAMO NOI” per intervenire come consumatrice di alimenti sani e creatrice di ricette buone ma salutari.

Io??? Io in televisione??? Era impossibile.

Sarei stata in collegamento da Milano (sono la bionda che vedete a tutto schermo, mamma mia che vergogna…!) perché a Roma non sarei riuscita ad andare. Il viaggio sarebbe stato troppo lungo e non avevo il tempo di organizzarlo visto il poco preavviso. Non so descrivere l’emozione, ero tesissima, nonostante, devo dire, sia stata trattata benissimo da tutti quelli che ho incontrato lì e da quelli che mi hanno contattata e organizzato il viaggio.

Non riesco a descrivervi l’emozione e la paura da tanto grandi che erano ma posso raccontarvi come un sogno si è realizzato, credendoci e volendolo ad ogni costo. No, non sognavo di andare in Tv, ma desideravo tantissimo che molte persone potessero ricevere il messaggio che consigliava loro di mangiare bene perché, attraverso una sana alimentazione, si possono prevenire e anche curare molte malattie. Con questo mio piccolo blog non sarei arrivata molto lontano ma l’Universo ha trovato il sistema. Anche in un modo un po’ troppo esagerato direi. Ehm… non ha mezzi termini a volte.

Ora, ragionando, quante persone ci sono in Italia che scrivono di alimentazione sana anche molto più brave di me? Più di mille!

E quante anche più preparate e più capaci a parlare davanti ad una telecamera? Più di mille!

Eppure sono stata chiamata io e non solo, quando all’inizio ho rifiutato di andare a Roma, per mancanza di tempo, dopo due ore mi hanno richiamata  per propormi Milano, meta a me più vicina. Proprio come a volermi ad ogni costo. Certo! Non perché io sia chissà chi, ma perché doveva realizzarsi ciò che avevo creato con la mente.

E sapete, più precisamente, come hanno fatto a trovarmi? Attraverso un altro blog che avevo tempo fa, nel quale parlavo della valle nella quale vivo e conoscendomi così attraverso un articolo che avevo scritto sui “muretti a secco” della Liguria. Muretti fatti in pietra, allo scopo di creare terrazze per poter coltivare.

Pensate al giro…. Ai meccanismi strambi dell’Energia del Cosmo. Eppure arriva. E’ arrivato. Le possibilità dell’Universo sono infinite, alcune possono persino sembrarci assurde, ma funzionano così. A noi non rimane che accettare con stupore e ringraziare. A noi non resta che chiedere (anzi volere), mandare energeticamente nell’Universo la nostra richiesta e attendere con fiducia. Il come, il quando e il dove non spettano a noi. Colsi con gioia l’invito e non solo per l’occasione che mi stavano offrendo ma per il dono che stavo ricevendo dalle Grandi Leggi Universali che hanno usato loro come “mezzo”. Un mezzo peraltro composto da persone gentili, amichevoli e pazienti. Io mi sono creata la realtà, prima attraverso l’immaginazione e lei si è concretizzata. Come ripeto, non mi vedevo addirittura sugli schermi durante le mie visualizzazioni, ma osservavo il mio consiglio arrivare a molti. Doveva arrivare a molti perché la gente deve capire e imparare che i medicinali sono molto utili ma non sono l’unica arma a disposizione. Che i – cibi spazzatura – fanno ammalare ma i cibi sani permettono la guarigione.

Mi ha fatto piacere partecipare assieme a dei medici e ad un giornalista perché questi professionisti hanno sottolineato l’importanza dell’argomento. Sono contenta che oggi si parla di questo. Si cerca di istruire gli ascoltatori all’utilizzo del meraviglioso e potente strumento che abbiamo e che possiamo avere, ogni giorno, sulla nostra tavola.

E’ stata la mezz’ora più lunga della mia vita, ero impaurita e fuori dal mio “habitat naturale” ma ricorderò quest’esperienza per sempre.

Dovete credere fermamente a ciò che desiderate. Non dovete solo desiderarlo, dovete considerarlo. Vederlo realizzato. E’ estremamente importante NON DUBITARE anche se riconosco essere questa la parte più difficile. Anche se può sembrare impossibile ricordatevi sempre che per l’Universo niente è impossibile. Tutto è possibile. Per lui non esistono barriere, le uniche barriere esistenti le innalziamo noi con le emozioni negative e il dubbio. Facendo così creiamo attrito e la situazione non può manifestarsi. Noi stessi, così come riusciamo a creare, riusciamo allo stesso modo a distruggere.

Consegnate il vostro sogno al Cosmo, affidatelo con fede a lui e… credeteci fermamente senza sperare. La speranza non va mai bene. significa rimanere in attesa e, l’attesa, potrebbe essere lunghissima perché i nostri tempi non sono gli stessi dell’Universo. Sperare significa chiedersi – Chissà se sono degno di ottenere questa cosa?… mah!… – e se si dubita di essere degni, se quella cosa si pensa di non meritarla, non arriverà mai.

Siamo sempre degni. Siamo figli della Grande Energia e, non sentirsi degni, è come offendere quello che possiamo definire “Nostro Padre” che ci ha creato.

Vi auguro con tutto il cuore di imparare a credere fermamente nel vostro volere e nella potenza della vostra immaginazione.

Io rimango ancora un po’ sulla mia nuvoletta rosa e da qui rivolgo un altro grande GRAZIE al Cosmo, alle persone che mi hanno regalato questa bella opportunità, che mi hanno ben accolta e a tutti gli amici e i parenti che mi hanno sostenuta, fatta sentire una star, e che, a pensarci, rido ancora adesso.

Grazie di cuore.

Qui sotto il video della puntata. L’argomento trattato che prevede il mio intervento assieme agli ospiti in studio va da 1:13:45 a 1:38:25

Prosit!

Ad esempio la Gengivite – l’Alimentazione non c’entra mai nulla… Bah!

E’ strana questa cosa, ci formiamo attraverso quello che mangiamo (non solo ma soprattutto), siamo quello che mangiamo, i tessuti, le cellule del nostro corpo, sono alimentati dal sangue e il sangue è composto da quello di cui ci nutriamo però, questa alimentazione, non viene mai presa in considerazione. Hai un tumore? Sarà perché fumi. Se non fumi e’ sfiga. Hai una gastrite? Troppa rabbia. Hai le emorroidi? Stai troppo tempo seduto. Hai un eczema sulla pelle? E’ sicuramente ereditario.

Scusate ma questo è intollerabile a mio avviso.

In ultimo, tempo fa, ad una mia amica è venuta una Gengivite. Ahi che male! Sapevo bene cosa avrebbe dovuto fare ma non sapevo quanti giorni le potesse durare quel dolore (come me, non è una che sopporta volentieri il male). Così, vado alla ricerca di qualche sito interessante che mi pronosticasse, all’incirca, per quanto tempo ancora avrebbe dovuto “soffrire”… povera tapina!

Non fatelo se non siete all’altezza del comprendere quello che andrete a leggere; su internet purtroppo ci sono scritte tante cose interessanti e utili ma anche tante sciocchezze errate e che spaventano inutilmente.

Detto questo, m’imbatto in una specie di forum dove le domande inerenti alla Gengivite fioccavano in gran quantità con tanto di risposte da parte di medici sia generici che dentisti. Ebbene, lo devo dire, mi devo sfogare… leggere che… “l’alimentazione non c’entra un fico secco” mi ha fatto arrabbiare. Proprio queste erano le parole.

Allora, facciamo ordine senza inalberarci. Punto primo: che cos’è la Gengivite? (Ora vi trascriverò quello che si legge su Wikipedia tanto ho visto che sono le stesse frasi in diversi siti e le reputo anche abbastanza esatte pur non essendo un medico)

Per Gengivite si intende un’infiammazione dei tessuti gengivali caratterizzata da gonfiore, arrossamento, calore e sanguinamento conseguenti all’accumulo di placca. La malattia è reversibile dopo rimozione delle cause responsabili. Tutte le specie batteriche che compongono la placca, depositandosi sulle superfici dure del dente, possono causare la patologia. Quindi tutte le cause che possono favorire l’accumulo della placca sono cofattori associati alla gengivite. Possono essere:

  • anomalie morfologiche o strutturali dei denti, come le perle di smalto
  • fratture radicolari
  • ricostruzioni dentali incongrue. 

Perdonatemi ma… la placca, primo motivo, non è però l’unico. La mia amica si lava i denti regolarmente (senza esagerare), usa il filo interdentale, sciacqua la sua bocca con un colluttorio preparato da lei con sostanze naturali ed effettua la pulizia dentale, con detartrasi, dal dentista, una o due volte all’anno. (Come mai c’è gente che dice che se mangia gran quantitativi di salame, ad esempio, gli si infiammano le gengive?). Guarda caso, la mia amica, ha confessato che nei giorni di Pasqua, e in quelli antecedenti alle feste, aveva pasticciato parecchio col cibo lasciandosi tentare da parecchie golosità. In qualsiasi caso di infiammazione, il sangue forse non c’entra? Il sangue che passa in quella zona infiammata è un sangue pulito e ricco di sostanze nutritive? Ma andiamo avanti.

Anche alcuni ormoni possono favorire e soprattutto esacerbare la gengivite: prove scientifiche hanno dimostrato l’importanza dei livelli dei cosiddetti ormoni sessuali: androgeni, estrogeni, progesterone.

Bene, cosa forma i nostri ormoni?………L’aria… sicuramente è l’aria a nutrirli mica il cibo!

La malnutrizione continua ad essere causa di gengiviti nei paesi in via di sviluppo: in particolar modo la carenza di vitamina C che porta allo scorbuto, ma anche di vitamina A, B2 e B12, favoriscono la gengivite. Vari farmaci, appartenenti ai gruppi degli anticonvulsivanti, immunosoppressori, antipertensivi possono causare modificazioni gengivali caratterizzate da un ispessimento abnorme (iperplasia).  

Naturalmente, anche le vitamine stanno nell’aria… Se volete assumere vitamine respirate a bocca aperta! Tsè! Che idiozie.

L’accumulo di placca lungo il margine gengivale scatena una reazione infiammatoria dei tessuti molli. I batteri responsabili sono perlopiù cocchi e bastoncelli Gram positivi anaerobi facoltativi (streptococchi e actinomiceti). Il tartaro non sembra svolgere un’azione diretta contro la gengiva, ma favorendo l’adesione e l’accumulo batterico generalmente aggrava il quadro clinico. Il deposito di batteri sulle superfici dentali è da solo responsabile dell’infiammazione. Già dopo le prime 24 ore l’epitelio orale è stimolato dai microbi a produrre mediatori proinfiammatori: aumenta la pressione sanguigna locale e la permeabilità vasale, si forma un essudato con le cellule di difesa polimorfonucleate che raggiungono la sede dell’infiammazione e si accumulano nella regione del solco gengivale. I primi segni clinici si riscontrano dopo circa 7 giorni, quando oltre ai polimorfonucleati la zona è raggiunta anche dai globuli bianchi, ed inizia la degenerazione dei fibroblasti (probabilmente per morte cellulare) che sono responsabili della compattezza del tessuto gengivale. Il gonfiore aumenta gradualmente, fino a quando non viene rimosso lo stimolo. Superato un tempo limite, variabile in funzione del sistema immunitario dell’individuo e dell’aggressività delle specie batteriche coinvolte, la gengivite reversibile sfocia in parodontite irreversibile, in quanto l’infiammazione non è più contenuta nella gengiva bensì coinvolge tutti i tessuti parodontali. Le gengiviti da farmaci determinano l’ispessimento gengivale anche in una dentizione relativamente priva di placca; comportano comunque difficoltà al mantenimento dell’igiene orale, e la presenza di placca concomitante determina un peggioramento del quadro clinico.

 

Oh! Molto bene, mi sembra stia entrando in gioco l’apparato immunitario. E cosa rinforza il nostro apparato immunitario? Tanto cose, lo so. Evitare lo stress ad esempio, evitare di sottoporre il nostro fisico a sbalzi termici troppo repentini, etc, etc… ma forse, e dico forse, non è che questo apparato immunitario, in grado di combattere e tenere a bada i batteri, lo si rinforza anche con un’alimentazione sana e adatta? No eh?

E il medico che ha stabilito, come molti altri, che “l’alimentazione non c’entra un fico secco”, mi sta forse dicendo, indirettamente, che se ho una Gengivite posso quindi tranquillamente bere bevande gassate e colorate o mangiare insaccati tanto… l’alimentazione non ha nulla a che vedere con le mie gengive? Se l’apparato immunitario della mia amica fosse stato forte e in vigore, sarebbero riusciti i batteri a svolgere e a portare a buon fine il loro lavoro? Ora, non voglio fare dell’assolutismo. Capita anche dopo un’accurata pulizia dei denti di rimanere vittime di una Gengivite, a causa di gengive sensibili probabilmente, ma escludere così spesso l’alimentazione da ogni ambito mi pare eccessivo dall’altra parte.

Per fortuna non tutti i medici sono così, ma ho voluto approfittare di questa occasione per parlare di quanto, anche in medicina purtroppo, l’alimentazione sia sottovalutata. Non sottovalutatela anche voi. Usatela come il migliore dei medicinali per guarire e anche come prevenzione.

E’ importantissima.

E poi, a chi interessa, aggiungo che la Gengivite, in psicosomatica, intende suggerire che si ha difficoltà nel prendere delle decisioni. La paura blocca le scelte e, anziché buttarsi in nuove vie, si rimane fermi per timore. Questa cosa, inconsciamente, fa anche arrabbiare (infiammazione = rabbia) e sfocia nelle gengive. Perciò, se soffrite di questo problema, provate a rasserenarvi e a scegliere senza paura le strade da percorrere.

Prosit!

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Che sia chiaro, l’Appendice non serve a nulla

Quante volte avete sentito dire quello che cita il titolo di questo articolo?

Immagino tante. E sicuramente persino da medici o lo avete letto su qualche importante rivista scientifica. Le varie filosofie dibattono alla grande e quello che poteva sembrare chiaro fino a poco tempo fa, viene oggi ripreso in causa e rivalutato. Per alcuni, questa benedetta Appendice, dev’essere comunque lì per caso o per qualche strana mutazione genetica che non deve riguardarci. Anzi, un fastidio che bisognerebbe eliminare subito. Un qualcosa che sta nel nostro corpo di completamente inutile. Come le tonsille ad esempio (è chiamata infatti anche tonsilla addominale). Come i virus. Non servono a niente, ci fanno solo star male. Eliminiamo tutti questi scomodi orpelli. Così almeno non si ammaleranno più e noi ci siamo tolti un problema.

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Oh, ecco bene, è proprio questo il punto che non mi trova d’accordo.

Certo che si ammalano. Sono vivi anche loro. Sono parti del nostro corpo. E si ammalano sovente molto prima di tante altre parti. Ma perché? Perché sono una specie di campanelli d’allarme o forse potrebbero chiamarsi meglio “scudi”.

Immaginate un accampamento di soldati. E’ notte. Tutti i militari sono in camerata a dormire. Fuori dal momentaneo alloggiamento, sotto alla garitta e col suo fedele fucile in spalla, ci sta un giovane soldato semplice che, attento, osserva il buio territorio che lo circonda. Il suo nome è: Appendice. L’aria fredda gli taglia il viso, l’oscurità lo spaventa, il cuore gli batte forte nonostante la rigidità.

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E’ lì da solo e deve accettare tutto quello che arriva. Un soffio di vento gelido, un animale feroce, il nemico. E qualora il nemico arrivasse davvero, aggressivo, ben equipaggiato e forte, sarebbe naturalmente Appendice a perir per primo non trovate?

Molto spesso, è proprio chi fa la guardia a rimetterci. La stessa cosa accade alla nostra Appendice ma questo non significa ch’essa non serve a nulla anzi, il lavoro della sentinella è importantissimo, è fondamentale e, anche se non è proprio idoneo definirla “sentinella” bisognerebbe vederla in questo modo per aver cura di lei.

Ma che cos’è precisamente l’Appendice?

L’ Appendice, chiamata anche Vermiforme o Cecale, è una specie di protuberanza molle dalla forma tubulare, lunga dai 5 ai 10 cm circa, del nostro Intestino Crasso.

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Si trova precisamente nella parte del Cieco e può dirigersi verso diverse posizioni. Premettiamo che la scienza assicura (la maggior parte delle volte), ch’essa sia un elemento che ha perduto completamente le sue funzionalità in quanto ritenuto semplicemente un residuo intestinale erbivoro e fin qui, nulla in contrario. Forse tra millenni sparirà del tutto, come è sparita la coda o come tante altre nostre parti fisiche si sono, con i secoli, trasformate. Dicono addirittura che prima o poi andrà via anche il quinto dito del piede, il Mellino, perchè tanto non lo utilizziamo. Sarà vero? Il fatto è ch’essa, l’Appendice, c’è ancora e, a mio umile parere, è da trattare al meglio.

Come dicevo prima infatti ha la funzione di segnale in caso di problemi all’apparato digerente, o meglio, in caso di malnutrizione. Si, si, lo so che molti di voi non mi crederanno, lo so che molti di voi staranno pensando che stò dicendo delle stupidaggini ma posso assicurarvi che, al di là di altri casi specifici, con una sana alimentazione, difficilmente si subisce un intervento di Appendicite. La Medicina Orientale afferma che questo elemento sia un sacchetto pieno di batteri utilissimi per il nostro organismo come i colibacilli e i lattobacilli (Gram- i primi e Gram+ i secondi) che, come bravi soldatini, mantengono un equilibrio per noi ottimo alla presenza di agenti patogeni quali germi o quant’altro. Una dieta squilibrata può provocare un aumento di batteri nocivi che, quelli buoni, non riescono più a contrastare e da qui, si arriva ad avere la famosa Appendicite. Allora, proviamo a guardare l’Appendice da un altro punto di vista. Quello psicosomatico. Lo sapete che la psicosomatica è una filosofia che seguo, perciò la prendo in considerazione. Sempre.

Innanzi tutto vediamo che altre filosofie, e non solo la psicosomatica, tengono invece molto da conto l’Appendice, al contrario della nostra Medicina, almeno da come sembra. In secondo luogo, bisogna saper che essa rappresenta la collera verso qualcosa o qualcuno che ci impone (magari con autorità) determinate cose che noi non tolleriamo. Si ottiene perciò anche una sorta di paura, una paura inerente al non aver il determinato controllo della situazione. Il non riuscirsi a sentire completamente autonomi quando invece lo si desidererebbe tanto per poter sottostare di meno a ordini non accettati e fare ciò che meglio si gradisce. Questo ci fa arrabbiare. Dobbiamo capire che qualsiasi tipo di infiammazione, all’interno del nostro corpo, equivale a: RABBIA.

Ossia “vedere rosso”, proprio come rossa e calda è una zona infiammata.

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Il sentirsi sottomessi, o dominati, può causare quindi l’infiammazione all’Appendice. Che in realtà può divenire anche una vera e propria infezione.

Ora, se voi provate davvero questa ira, anche se magari apparentemente potete sembrare le persone più docili di questo mondo e ne siete convinti persino voi stessi, nel momento in cui subite un’appendicectomia, automaticamente vi passa anche la rabbia? No.

Voi continuerete a provare questo sentimento ma non ci sarà più l’Appendice ad assorbirlo e a farsene carico per cui, a questo punto, l’emozione negativa andrà ad intaccare un altro organo. La stessa cosa avviene con un’alimentazione errata. Una volta tolta l’Appendice, sarà l’intestino a subirne le conseguenze. Non avete più il campanello d’allarme. Colui che, anche sacrificandosi, vi ha permesso di mantenere altri organi sani.

Acute pain in a woman section of kidney

Non vi è mai capitato di sentire l’Appendice dolorante e dopo un periodo di dieta tutto si risistema? Essa si disinfiamma appunto con una sana alimentazione. Ovviamente non funziona sempre così, ci sono persone con problemi gravi all’intestino senza mai aver infiammato l’Appendice. Ma non arrivate a tanto. Vogliate bene alla vostra Appendice. Non è vero che non serve a niente.

Certo che si può vivere anche senza! Si vive bene anche senza altre cose.

Ma è come se un jolly ce lo fossimo già giocato. Infine, le ultime ricerche scientifiche ammettono che l’Appendice così inutile non è, soprattutto poi per lo sviluppo del feto. Lo considerano addirittura un importante organo linfopoietico ed immunopoietico utile all’origine di tante cellule immunocompetenti che costituiscono il sistema difensivo delle mucose. Le mucose sono come dei tessuti dalla fondamentale importanza per il benessere del nostro organismo e ne abbiamo in tutto il corpo di diversi tipi. Lo proteggono e lo rivestono.

Insomma, le teorie sono diverse e potrete scoprirlo voi stessi facendo delle semplici ricerche. Chi dice che serve, chi dice di no, chi dice che occorreva all’uomo quando si cibava prevalentemente di vegetali, chi dice l’inverso. Forse nessuno può davvero spiegare con massima precisione la realtà, perciò penso che ognuno potrebbe credere a quello che vuole. Probabilmente nessuna dottrina può essere completamente vera o completamente falsa. Io, rimango dell’opinione che un corpo sano e completo, sia l’optimum. Che ne pensate?

Prosit!

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