Andando contro Osho e Buddha usiamo i doni di Madre Natura

Possiamo prendere quello che Madre Natura ci offre? Sì, certo, ma prima c’è da fare una premessa. Una lunga premessa.

Tutto si basa da ciò che sei. Intendo dire cosa sei dentro non come appari. Quali emozioni e quindi quali energie ti appartengono in quel momento. Dentro… molto dentro.

Mi capita spesso di sentir dire che i fiori non si devono cogliere. Si parla solitamente di fiori selvatici, magari visti in montagna. Ecco, ora tutte le Guide Escursionistiche ce l’avranno con me ma che mi lascino spiegare.

Una bellissima citazione, che dicono appartenere al Buddha, usa proprio il “non cogliere un fiore” come metafora per spiegare cosa significa amare – Se ti piace un fiore semplicemente lo cogli. Quando lo ami, lo annaffi tutti i giorni -. Ci sta.

Anche Osho ha provato a spiegare questo concetto con la nobile frase – Se ami un fiore, non raccoglierlo altrimenti morirà e cesserà di essere ciò che ami. Quindi, se ami un fiore lascialo essere. L’amore non ha a che vedere con il possesso, ha a che vedere con l’apprezzamento -. Sono d’accordo con entrambe le citazioni, o meglio con il loro senso, ma possiamo provare ad andare oltre e diventare un goccio più esperti di quello che siamo. (Osho per primo raccoglieva fiori a tutto andare per preparare tisane, infusi e abbellire i luoghi in cui accoglieva i suoi ascoltatori ma ssssst…. non ditelo a nessuno!).

Dobbiamo imparare ad avere un rapporto diverso e migliore con la Natura, rispetto a quello che abbiamo solitamente. Un rapporto più fertile.

E’ giusto voler proteggere certi luoghi. Io per prima sconsiglio di cogliere fiori così, ad minchiam, come si usa dire elegantemente (ehm… mi si perdoni perchè così è chiaro) ma oggi voglio provare a spiegarti qualche differenza.

Infatti, possiamo fare tutto. Possiamo relazionarci in maniera ben diversa con la Natura, finendola di distaccarla da noi, e iniziare a comprendere che siamo un tutt’uno con essa. Se non vogliamo mancare di rispetto a noi, non dobbiamo mancare di rispetto neanche a lei: piante, animali, rocce, etc… E dobbiamo metterci in testa che il rapporto perfetto è quello del – dare e avere -.

Bisogna iniziare partendo da un basso bassissimo livello di umiltà che non significa mancanza di dignità ma considerazione verso quello che stiamo facendo e soprattutto verso il fatto che stiamo prendendo un qualcosa. Quel qualcosa è nostro, è lì per noi, ma per noi è stato creato e se, con umiltà, riconosciamo questo sacro fenomeno, possiamo facilmente accedere al gradino successivo e utile. Quello che ci porta all’interno della grande stanza della GRATITUDINE.

In questa stanza possiamo accogliere in noi ed essere permeati da una grandissima dose di gratitudine che è l’emozione più importante che possiamo e dobbiamo avere ogni volta che vogliamo usare qualcosa che ci viene offerto.

La Natura è ben felice se noi apprezziamo i suoi doni e li facciamo nostri e tutto è lì per noi in abbondanza divina. La Natura non ha paura di – restarne senza -, non ragiona e non vive come noi umani. Lei da’, regala tutto con tutto il suo amore, senza problema alcuno. Una generosità che commuove. Devi riuscire a connetterti a questa generosità mentre cogli quel ben di Dio. Qualsiasi cosa sia.

Così come prendiamo una mela dall’albero per nutrirci, o le uova di una gallina, o delle bietoline selvatiche, possiamo prendere anche un fiore per sfamarci, curarci o poterlo ammirare all’interno della nostra casa ricordando quanto è bello il mondo là fuori. Possiamo prendere un tronco o una pietra per realizzare componenti d’arredo in casa nostra e vivere il più possibile sentendo i materiali naturali vicini a noi. Per permettere alla nostra creatività di trionfare. Ce n’è un gran bisogno di fantasia. La Natura ne sarà lieta. Questo ci farà stare bene e, se stiamo bene, la Natura è contenta perché, automaticamente, la inondiamo di buone vibrazioni.

Cogliere un fiore è come tagliare la legna per affrontare l’inverno e poterci così scaldare grazie alla sua trasformazione.

Ma non dobbiamo approfittarcene. Con questo non significa che possiamo fare man bassa andando oltre il dovuto. Diventeremo egoisti e approfittatori non più esseri umani che vibrano in alte frequenze. Ecco quindi qualche accorgimento da tenere a mente se si vuole cogliere un fiore (o prendere qualsiasi altra cosa):

Innanzi tutto serve osservare se di quella specie di fiore ce ne sono molte altre nei dintorni. Non essere sbrigativo e affamato. Stai per compiere un’azione che rimarrà registrata nella memoria dell’Universo, esegui il tutto con equilibrio, centratura e sapienza. Se quel fiore particolare è l’unico nel raggio di parecchi metri, lascialo stare, il prossimo anno potresti trovarne due e poi tre e così via. Se invece quel luogo abbonda di quella specie allora puoi anche prenderne qualcuno.

Non esagerare con il numero di fiori. Per abbellire una stanza o per ricordare a te la bellezza che ti circonda fuori casa, ti basta un vasetto con dentro queste ricchezze, non devi addobbare una cattedrale, non ti stai sposando! E’ il senso ad essere importante, non dimenticarlo mai!

Non prendere un fiore durante un’escursione. Quando alla sera sarai arrivato a casa esso sarà morto o avrà patito tantissimo, che te ne fai? A che ti serve un fiore passo? Coglilo solo se vuoi tenerlo per ricordo, magari tra le pagine di un libro. Dai un senso alla tua raccolta, a quell’atto che compi, non pensare solo al “volere”. Cerca sempre di operare come se stessi realizzando una piccola cerimonia.

Ridona alla Terra ciò che è suo. Le mele che cadono da un albero vengono mangiate dagli animali del bosco, quindi sono utili come alimentazione, oppure marciscono e vengono assorbite dal terreno diventando humus, utili anche in questo caso. Alla Natura serve ciò che tu consideri una schifezza da eliminare. Lei lo lavora e lo rende utile sostanza. Pertanto, ogni volta che puoi, gli scarti, ridaglieli. Lei saprà cosa fare. Il fiore colto, e che ora consideri morto, adagialo in un prato.

Quando cogli un fiore lascia a terra l’apparato radicale. Tutta la parte più legnosa vicina alla terra, alla fine del gambo, quella delle radici e a volte con anche qualche foglia, lasciala dov’è. Tu non te ne fai niente. Madre Terra potrà più facilmente far sorgere da lì un nuovo fiore. Attraverso questa attenzione emani rispetto sia per il Pianeta che per gli insetti e sarà il rispetto a tornarti indietro.

Cogliere un fiore è un atto da benedire. Non prenderlo strappandolo come se fosse un foglio di carta soddisfatto di averlo ora tra le tue mani. Questa è avidità.

Avvicinati a quel fiore e benedici la sua bellezza, la sua ricchezza. Inchinati verso chi lo ha creato, ama te stesso e anche la Natura se nella tua mente queste due cose sono ancora divise. Ama la bellezza del creato e ringrazia, di cuore, il poter possedere ora quella creazione divina tra le tue mani.

Stai emanando energie bellissime, il mondo non potrà che esserti riconoscente. Gli stai facendo del bene e tutto quel bene tornerà a te. L’Universo, in queste situazioni, non distingue il cogliere un fiore dal dare una moneta ad un povero. A lui interessano le vibrazioni che stai elargendo, qualsiasi sia il tuo scopo.

Se prendi dell’acqua da un torrente devi cercare di provare le stesse sensazioni. In questo modo, utilizzando il grande tesoro che possiedi del “rispetto” saprai da te regolarti sulla quantità da ottenere senza rischiare di abbondare. Saprai dire basta al momento giusto.

Purtroppo, la maggior parte delle persone non pensa a tutto questo ed essendo che siamo in molti, senza alcuna educazione nei confronti di questi temi, qualvolta ognuno di noi decide di impadronirsi di un elemento naturale accade un pandemonio. Da qui ne deriva rabbia e giudizio da parte di chi sgrida chi non si attiene alle regole create dall’uomo e, alla fine, il risultato, è quello di un gran casino che non serve a nulla e a nutrire la Terra c’è soltanto un caotico movimento di energie negative che sono totalmente deleterie.

Prova ad operare in questo modo. La Terra risponde immediatamente e ti accorgerai subito che non stai provocando un danno bensì essa è contenta. Tratta quel fiore come tratteresti un qualcosa di molto caro per te. Usalo ma non sfruttarlo. Cogline la vera essenza che ti appartiene. Più tu ti ami e ti elevi e più la Natura tutta non potrà che trionfare seguendoti. Perché lei è il tuo riflesso.

Molti anni fa, un mio amico mi disse – Guarda Meg, se strappo il Timo in questo modo, le Api non lo considerano più. Se invece lo colgo in quest’altro modo, loro vanno ancora a succhiare il suo nettare anche se è dentro al cestino. Ti rendi conto? –. Sorrisi davanti alla sua ragione.

La meraviglia di un uomo che coglie un fiore per portarlo alla sua amata o della donna che lo usa per intrecciarsi i capelli con dolcezza… di questo ha bisogno la Terra in cui viviamo. Di questo si nutre felice.

Mantieni quel dono vivo. Non ucciderlo con metodi grezzi. Sii elegante e grato soprattutto. Usa la delicatezza, la parsimonia e, come ti ripeto, la gratitudine. Non puoi fare nulla senza di lei. E puoi fare tutto ciò che vuoi se la utilizzi.

Prosit!

Cosa mi dai?

IMPARA AD ACCETTARE L’ABBONDANZA

Hai presente cosa significa “accontentarsi”? Trovo questo termine a volte mal interpretato. Quando si dice – Bisogna sapersi accontentare di quello che si ha per essere felici -? Ecco, non è proprio così.

Si confonde il verbo accontentare con apprezzare. Apprezzare inteso come Amare. Se ti accontenti non vai oltre e non puoi avere di più. Neghi pertanto all’abbondanza infinita universale di entrare nella tua vita attraverso il suo flusso e riempirti di tutto quello che puoi immaginare.

Ci hanno insegnato ad accontentarci come a “mettere una toppa” e questo ci ha reso umili e modesti.

È assolutamente giusto, invece, amare ciò che si ha per piccolo o povero che sia, come se fosse la cosa più bella del mondo. Ma l’approccio è assolutamente diverso. È inutile cercare oltre se non si sa provare amore per quello che già si possiede e se non lo si nutre facendolo divampare in milioni di scintille di magia. È inutile ammalarsi alla ricerca di un qualcosa che non abbiamo senza tener da conto delle meraviglie che già possediamo. Ma, tutto questo, non ha nulla a che vedere con l’accontentarsi.

Accontentarsi non è neanche sinonimo di accettazione. Il filo è sottile ma mentre l’accontentarsi, come dicevo prima, non ti spinge a desiderare di più perché ti senti già contento così, accettare significa dire – Ok, accetto questo e lo benedico ma più avanti posso avere di più-.

SI PUO’ AVERE DI PIU’

Chi troppo vuole nulla stringe! – recita un famoso proverbio in grado di tarpare le ali. Questo detto è vero se non si ama ciò che si ha e, se con presunzione, si pretende ciò che non si merita senza la minima gioia o amore nel cuore. Ma quando il nostro volere è impregnato di gratitudine, di bellezza, armonia, compassione e puro affetto si può desiderare ogni cosa.

Veniamo quindi al nocciolo della questione. Come saprai ci sono molte persone che si accontentano. Prendiamo un esempio che possiamo vedere o vivere spesso: La donna accompagnata da un uomo stitico in fatto di apprezzamenti o carinerie. Non andiamo a tagliare il capello in quattro. So bene che ci sono uomini che, anche senza parlare o fare niente, riescono a far sentire la propria donna come una principessa. Ogni esempio che posso tirare fuori ha il suo contrario ma, un esempio, devo pur farlo. Possiamo anche parlare di quelle donne che vengono lasciate spesso dal proprio partner, poi però, appena lui fa trillare il telefono con un messaggino con sopra scritto “ciao” eccole distese a terra a ringraziare la Madonna per aver ricevuto tanto ben di Dio. Si accontentano. È la decima volta che vengono scaricate ma si accontentano e giustificano persino quell’uomo rispondendo – Ma lui è fatto così, non riesce ad esprimere di più, per lui questo È GIÀ TANTO! -. Santa madre vergine Maria di Leuca e di tutta la provincia di Lecce! È già tanto?!

Ok, allora io da domani andrò nei negozi a comprare, deciderò io il prezzo della merce, e se il venditore mi dirà qualcosa in contrario gli risponderò – Senta! È già tanto! -.

A SCUOLA DI BUONE MANIERE

Ma quanto vali tu? Vali solo un – Ciao – dopo quel trattamento? Un piccolo sforzo da parte sua non lo meriti? Se stai pensando ch’io pretenda che lui devestrisciarecomeunvermeaituoipiedicomeminimo sbagli. Non dico questo ma ci sono le vie di mezzo.

Un – Ciao, volevo sentirti, mi manchi – ti farebbe così schifo? E già ti sento dirmi – Ma figurati! Non lo ammetterà mai! -. Sai, nemmeno io vorrei fare certe cose ma sono obbligata a farle altrimenti non potrei vivere. Nemmeno io vorrei… farei… direi… sai che se a mio figlio non avessi mai detto – Ti amo – probabilmente sarebbe cresciuto peggio di come è cresciuto? Con dei problemi proprio! Bada che ci sono genitori che non lo dicono! Sai che se non avessi mai oltrepassato alcuni gradini della mia vita sarei ancora al punto basso e di partenza? Nell’humus.

E rieccoti con quella vocina immacolata – Ma io non pretendo che… -. Beh, sbagli a non pretendere. Allora non devi pretendere nulla. Non pretendere che la strada sia libera quando vai al lavoro, non pretendere uno stipendio, non pretendere che gli amici ti chiamino, non pretendere di trovare parcheggio, non pretendere di respirare, non pretendere, mentre piangi, da sola, alla sera, di essere più amata. Non pretendere niente. Vivi come un paramecio. Un pezzo di carta. Totalmente inutile. Al massimo potresti fare il battiscopa se ti sdrai in un angolo e stai ferma.

Ricordati che hai ragione a non pretendere e a non avere aspettative ma hai confusione in testa.

NESSUNA PRETESA E NESSUNA ASPETTATIVA

Confondi il non pretendere con la mancanza di dignità. Confondi il non pretendere con “quello che realmente meriti”. Meriti di più di quel – Ciao – che, torno a dire, è solo un esempio.

Meriti di più di quello che ti danno al lavoro, meriti di più di come vieni trattata in famiglia o da chi incontri per la strada. Ma continuerai a ricevere quelle briciole se non avrai il coraggio di affrontare un cambiamento. Quello di intraprendere il percorso verso l’amore per se stessi, autovalutazione, la stima verso quello che siamo.

Oggi, se quell’uomo a te ci tiene deve dimostrarlo. Deve mostrare il valore che hai per lui. Fidati se ti dico che se il suo è vero amore non avrà nessun problema a darti tanto. L’amore non conosce ostacoli. È più forte anche dell’orgoglio quando è vero. È più forte delle insicurezze, degli inciampi, e persino della paura. Davanti a lui non esiste dire – Di più non riesco – perché l’amore non conosce limiti. Sei tu quella che ha paura di perdere quell’uomo pretendendo da lui. Nel momento in cui impari ad amarti, l’Universo ti riempie di uomini pronti a dimostrarti tantissimo. Perché torna sempre ciò che emaniamo. Fatti valere. Se sogni una cosa permetti al Creato di esaudirla per te. Tieni duro, abbi coraggio e arriverà.

Capisco che puoi aver trovato diversi concetti sbagliati in questo articolo ma dovevo spiegare in qualche modo il valore di ognuno di noi in una delle situazioni più comuni. Altre volte ho parlato di amore incondizionato, del fluire, dell’accettazione, del non pretendere ma, questa volta, volevo dedicare questo post a te. A te che pensi di aver già ricevuto troppo solo perché ti è arrivato un messaggio.

Che le mie parole, anche se colme d’impeto e con pochi fronzoli, possano farti bene perché tra queste righe c’è affetto sincero.

Prosit!

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Onore a te, nemico mio!

MESSAGGI SCRITTI

Qualche giorno fa, mentre stavo guidando, mi sono resa conto di essere dietro ad un camion frigo, con il cassone bianco, che riportava una scritta davvero particolare. Le lettere erano incollate con una carta strana che sotto ai raggi del sole sparivano e soltanto all’ombra si potevano leggere.

Percorrendo una strada a picco sul mare e illuminata dal sole, con solamente qualche albero qua e là a rendere l’ambiente più scuro, feci fatica a decifrarla chiedendomi anche se avevo allucinazioni visive o se invece avevo visto bene. Riuscii a leggere dopo un bel po’, ogni albero mi regalava una parola in più e rimasi molto colpita da quello che lessi.

La frase recitava più o meno così – Ti onoro e ti benedico, mio nemico, affinché tu possa assistere al mio successo -. Un augurio di lunga vita a chi ci vuol male con lo scopo di sbattergli sul muso la nostra gioia.

Essendo che sono sempre molto attenta ai messaggi che l’Universo mi sparpaglia qua e là durante il giorno, presi anche quello come un avvertimento.

RIFETTENDO…

In effetti, anziché farsi tanta rabbia o lasciarsi rodere dalla voglia di vendetta verso qualcuno, questa soluzione sembra la migliore per il nostro benessere ma, riflettendo, non avevo nessun nemico al quale dover dedicare quel comportamento. Inoltre, sono una persona che tende a lasciar perdere. Non m’interessa dimostrare il mio successo ad un altro; quando sto bene, mi basta. L’eventuale “nemico” non viene da me preso in considerazione. Può farsi la sua vita come io mi faccio la mia.

Però, se mi ero data l’opportunità di leggere quella frase così importante e ben scandita un motivo doveva pur esserci. Considerando anche la fatica che ho dovuto fare per riuscire a leggerla! Una fatica che, però, fece si che mi rimase impressa quella dicitura.

Pensai e ripensai senza arrovellarmi il cervello. Stancarsi e far lavorare troppo la mente non è mai salutare, inoltre, le risposte di cui abbiamo bisogno, prima o poi arrivano, quindi non serve sprecare energia inutilmente ma, prendendolo come un gioco, una specie di quiz, provai a indovinare il risultato.

In effetti non è detto che come “nemico” si debba per forza intendere una persona in carne e ossa.

AND THE WINNER IS…?!

Anche se è un approccio sbagliato siamo abituati a considerare nemici persino i nostri demoni oppure alcuni eventi della vita. E allora, a questo punto, si aprono nuovi varchi. Qui si che si possono trovare tanti “nemici”. E io trovai il mio.

Il mio nemico non apparteneva a nessuno, soltanto a me stessa, in quanto io ho dato a lui l’opportunità di esistere.

Proprio in quei giorni stavo decidendo per un cambio abbastanza significativo della mia vita in un determinato argomento. Questo perché avevo bisogno di libertà e di mostrare a me stessa e al mondo chi ero davvero senza dover più nascondermi nella mia zona di comfort permettendo agli altri di tarparmi le ali. La preoccupazione del riuscire, il timore di non farcela, la paura del giudizio degli altri, del castigo divino (che vi assicuro non esiste). Tutte cose alle quali IO ho permesso di diventare mie carnifici. Nessuno ha colpe.

Nonostante comunque la mia unica responsabilità, eccolo qui il mio nemico, dal momento che tutte queste sensazioni si possono raggruppare assieme in un solo stato d’animo. Nemico di me stessa. Io era la nemica di me.

Una parte di me era ostile all’altra parte. Una parte che ora, però, avrebbe dovuto restare inerme ad osservare che invece ce la stavo facendo e ce l’avrei fatta.

Ma che bellissimo messaggio quindi mi aveva mostrato l’Universo! Grazie! In sostanza mi stava dicendo che ne sarei uscita vincitrice dal momento che il “mostro” avrebbe dovuto assistere al mio successo. Era come se le potenti forze universali mi stessero dicendo – Meg, non badare a lui. Non stancarti nel cercar di eliminare il tuo avversario. Amalo. Amalo e basta. E preoccupati di te stessa. Amalo affinché possa resistere ad osservare il momento in cui capirà di essere stato sconfitto senza che tu non gli abbia nemmeno torto un capello. Pensa a te. Guarda te. Ama lui e te -. Una meraviglia.

Decisi di seguire quell’angelico consiglio e mi misi in moto per dimostrare a quella mia parte antagonista che viveva attraverso i miei schemi mentali, la mia educazione, la mia cultura, etc… che mi governavano come un burattino, che c’era in me un qualcosa di più forte di lei.

Ecco, in questo caso era ovvio che non potevo fare come mio solito, ossia, non badare al nemico e andare avanti per la mia strada. Come potevo non badare ad una me?

E allora, in questo caso, è proprio opportuno dirlo: onore a te, o mio nemico! Vivi e… guarda!

Prosit!

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Perché le manifestazioni di Madre Natura ci disturbano?

Le manifestazioni di Madre Natura, attraverso le quali ci parla e si mostra, sono tutte splendide. Accettate e amate soprattutto dagli animali. Per quanto riguarda noi esseri umani, invece, la cosa cambia. Spesso, e comprensibilmente, alcuni elementi naturali, alle volte, possono infastidirci. Sto parlando prevalentemente di: pioggia, vento e sole i più comuni e i più detestati.

Il fastidio lo si inizia a percepire quando queste rivelazioni cominciano a prolungarsi nel tempo e la nostra intolleranza può derivare da diversi motivi.

Dopo giorni e giorni di pioggia, si inizia a desiderare il sole. Ci si vuole “asciugare”, godere dell’aria aperta ma, all’incontrario, dopo troppo tempo di siccità, si vuole l’acqua. Come ripeto, sono ovvie considerazioni ma oggi vorrei parlare di cosa accade, dentro di noi, energeticamente, in correlazione al meteo del nostro Pianeta Terra.

Siamo un tutt’uno con lui, estremamente collegati e connessi. Noi siamo lui. Siamo la natura. Pertanto, le sue manifestazioni, sono le nostre. Ci appartengono.

Il fondamentale equilibrio – Se non abbiamo equilibrio nel nostro processo naturale e generale possiamo percepire malessere. Il fattore principale è il non sentirsi in armonia totale e in sintonia con la vita, con se stessi e con gli altri.

LA PIOGGIA

La pioggia è una ricchezza assoluta per la terra. E’ il suo sperma. E’ l’acqua che assieme alla luce solare crea la vita o ridona la vita mentre questa sta appassendo. Essa però riguarda anche la nostra acqua interna. L’acqua è per noi indice di tristezza, quando è in abbondanza, rappresentata dalle lacrime, dal muco, dalle secrezioni liquide del nostro corpo. Urinare troppo, sudare in modo eccessivo, sono tutti sintomi di tristezza. La tristezza, è una delle figlie maggiori della paura e infatti sappiamo che la paura ha sede nei reni, organi che filtrano la nostra acqua. Il sangue, rappresentazione della vita, è soprattutto acqua pur essendo considerato un tessuto connettivo. La pioggia del cielo e della terra che ci appartiene, è la nostra pioggia, ossia la nostra acqua. Quando non smette di scendere, non smette di mostrarsi, è come se ci riempisse, ci circondasse, ci accompagnasse giorno dopo giorno e, passato quel tot di tempo che varia da persona a persona, ci si sente sazi, anzi, in esubero. Non se ne vuole più. Tutta quell’acqua aumenta la nostra tristezza. Vorremmo liberarcene.

Qualcuno potrebbe notare che ci sono individui molto tristi che però amano la pioggia e vorrebbero piovesse sempre. E’ vero. Questo accade quando si trova in quella pioggia l’ambiente più favorevole, la culla migliore. Come una sorta di comfort-zone. Non si apprezza la pioggia i sé, i suoi benefici e quant’altro di bello essa porta ma quello che ci fa provare. L’atmosfera che crea. Ci permette di non uscire, di rintanarci, di osservare il mondo da un velo appannato e distorto dalle gocce; più scuro, umido, quasi stantio. Se si è chiusi e introversi si ama questa ambientazione che solo la pioggia può creare ma, tutto questo, che è assolutamente umano, non è da scambiare con l’entusiasmo vero e proprio nei confronti della pioggia o di qualsiasi altra manifestazione climatica che la si arriva a benedire per il suo esistere. Una benedizione che nasce dal nostro cuore, ricolmo di vera e pura gioia.

La pioggia batte, incessante, come – la lingua batte dove il dente duole -. Liberarsi dal rancore, che spesso neanche sappiamo di avere, è la cosa migliore per amare davvero la pioggia e trovarsi in comunione con lei.

IL VENTO

Il vento rappresenta i nostri pensieri e la nostra elettricità. Più siamo elettrici, energici, vigorosi, grintosi e nervosi e più il vento sarà visto come un nemico. Amplifica quell’impeto che già possediamo e con il quale affrontiamo la vita. Ne abbiamo già del nostro e abbiamo confusione dentro. Confusione mentale e emozionale governate prevalentemente dall’ansia. Si tratta di un’ansia subdola, non si mostra. Sembriamo forti, ferrei, imperativi e invece è proprio l’ansia ad amministrare le nostre riflessioni ingarbugliate. L’ansia verso il giudizio degli altri, verso decisioni da prendere, verso il futuro… La pre-occupazione fa parte di noi.

Il vento scompiglia ancora di più le cose nel nostro intimo e quindi inizia a darci fastidio. Se il vento ci infastidisce è perché siamo troppo autoritari, troppo schematici, troppo aggressivi. Di sicuro chi vive con la testa fra le nuvole ama molto di più il vento rispetto agli altri perché lo vede come uno strumento capace di trasportare i suoi sogni in tutto l’Universo.

Il vento è collegato allo scorrere dell’energia in noi e allo scorrere del nostro sangue. Quando questi elementi sono già di per loro prorompenti e troppo affaccendati, si sente il bisogno inconscio della calma o si arriva a sopportare, al massimo, una lieve brezza.

Anche chi è troppo pacato e apatico nell’animo sopporta malvolentieri il vento, il quale, vuole dargli una sferzata di energia per lui troppo drastica e violenta.

Il vento muove le nostre frequenze, siamo fonti di energia, siamo corpi elettromagnetici e emaniamo onde dopo averle generate. Certi scompigli, se manchiamo d’equilibrio in noi, possono risultare intolleranti.

IL SOLE

Il sole è la vita eppure, da molti, non è amato per niente. Il caldo che produce può addirittura far star male oltre che provocare fastidio e anche la sua luce, troppo forte, può essere una seccatura… e sì, che “secca”, inaridisce tutto.

A non amare il sole cocente sono le persone irose o che celano una rabbia completamente nascosta. Parlo di una rabbia potente. Il sole, ripeto, è la vita e la nostra vita, rappresentata come ho detto dal sangue, è mossa dal cuore, organo propulsore di questa fonte. Organo della passione e dell’amore. La passione può essere ardore e, quando è già tanto, non serve calore in più. Oppure può essere patimento e, in questo caso, l’entusiasmo solare può disturbare.

Il sole stanca, affievolisce gli impeti pur essendo gioia. Dona calma. Si cerca l’ombra per spegnere quel fuoco. Tutta la natura, durante le ore di sole più forte, si nasconde e riposa. E’ come se in quel momento passasse il Re e occorre lasciarlo fare, attendendo orari più disponibili per ricominciare le attività.

Colui che non si adegua energeticamente a queste frequenze patisce. Il suo cuore può subire accelerazioni o affanno, oppure calmarsi troppo, procurando un senso di affaticamento non previsto. Si perde idratazione e, senza quella, ci si sente spenti. Ogni nostra più minuscola cellula è composta dall’80% circa di acqua. Se già si è aridi, a livello emozionale oltre che fisico, ulteriore siccità non solo infastidisce ma la si detesta proprio.

IL METEO EMOZIONALE

Saper tradurre quello che manifestiamo attraverso Gaia penso sia importante per conoscerci. E’ come uno strumento in più che ci permette di capire in che stato è il nostro equilibrio. In teoria, anche se questo è quasi impossibile, ma lo dico al fine di spiegarmi, dovremmo poter amare sinceramente ogni manifestazione e anche il suo periodo di presenza. Al di là dei danni che può provocare, al di là di quello che può fare al pianeta. Mettendo un attimo da parte queste che sono delle conseguenze e osservando soltanto il principio primario dentro di noi, occorre vedere cosa scaturiscono nella nostra parte più intrinseca queste rivelazioni. Tutto il resto lo si potrà guardare, certamente, in un secondo momento ma il nostro benessere energetico può essere considerato anche qui.

Inoltre, allenarsi a guarire sotto questo aspetto e cioè equilibrare il movimento energetico in noi, ci aiuta anche ad amare di più queste condizioni climatiche e ad amarle veramente. In questo modo ci fortifichiamo e anziché patire, quando una di esse si presenta in modo continuativo e senza cessare, possiamo continuare a sentire gioia dentro di noi. A quel punto potremo desiderare che finisca, certo, ma in noi ci sarà comunque bellezza, ci sarà ammirazione, trasporto, e quindi emaneremo frequenze positive le quali non potranno che rimandarci felicità.

Prosit!

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Saluti al Demone dalla Luce alchemica

Ecco giungere il malessere. Pervadere anche i capillari più minuscoli. Eccolo pungere le viscere in uno strizzo che non ha pietà. Ecco il respiro,​ che arriva spontaneo,​ come salvezza, per riprendere quel po’ di vita che pare perduta.

​…​Ed ecco anche lui, vicino a me, dentro di me, in tutta me stessa. Così mio.

Ciao Demone… ti ho visto -. Salutandolo gli dimostravo di averlo veduto ed è bene sottolineare questo avvenimento. È la cosa che più lo fa incazzare.

Ciao Meg, come stai? – sogghignava. La sua voce era stridula pur arrivando dabbasso. In realtà non stava ghignando ma per me era così. Per il momento, almeno, era così.

Lo sai come sto – (bastardo) avrei voluto aggiungere, ma non potevo, non dovevo. Non dovevo nemmeno pensarlo. Ciò avrebbe significato che non avevo capito niente. Proprio nulla.

Stai male vero?

Non risposi.

Lui continuava, come uno stampo incandescente che si conficca sempre di più sotto allo sterno – Oh… lo sento che stai male. Stai soffrendo molto e ne sono lieto

“Merda! Merda! Merda! Resisti Meg!” mi dicevo. Poi mi rivolsi a lui – Lo so che ne sei lieto. È proprio grazie a te, e al dolore che mi infliggi, che posso compiere il mio lavoro

Sapeva bene che il lavoro al quale mi riferivo era quello di eliminarlo da me. No… non dovevo dire “eliminarlo”. Trasmutarlo, dissolverlo.

Non credo tu riesca mai a farlo – ora ghignava davvero, non era solo una mia impressione. E ghignava perché si stava irritando. Ma non abbastanza.

Sei stato visto da me. In fondo, dimmi, non è quello che vuoi? Non batti i piedi, come un bambino piccolo, proprio per essere visto?

Forse lo mandai in confusione ma non intendevo ragionarci su. Aveva una forza potente, a me (s)conosciuta e sempre qualche asso nella manica. Però, probabilmente, non avevo sbagliato di molto perché cambiò discorso pavoneggiandosi.

Lo sai che io sono molto più forte di te vero? – voleva deridermi.

Quel suo “vero?” dopo ogni domanda… che fastidio, come a voler sottolineare l’aver ragione e il mio sconforto. La mia debolezza più avvilente.

Può darsi, ma c’è una cosa che io possiedo ed è più forte di te – cercavo di convincere più me che lui.

Rise di gusto – Sentiamo… cos’ha la piccola Meg che potrebbe sconfiggermi?

Ho l’amore Demone

La sua fragorosa risata adesso echeggiava in ogni mio senso e picchiava in testa.

Ahahhaa! Povera briciola! Non sai nemmeno come si scrive la parola “amore” e pretendi di avere amore dentro di te? Stupida! Se avessi amore dentro di te io non esisterei

1 a 0 per lui. Deglutii prendendo tempo. Un nuovo dolore si stava aggiungendo al vecchio. Ansimavo. Ero senza forze.

Lui si fece ancora più grande, più grosso, più mostruoso. Trovai da qualche parte la determinazione per non togliergli gli occhi di dosso.

Nasconditi Meg, vai via, è ancora troppo forte. Non permettergli di ferirti ulteriormente o ti indebolirai troppo. Respira“. La dolce voce giunse da dietro di me. Era soave e materna. Decisi di seguire il suo consiglio ma dovetti lavorare per il senso di inadeguatezza che ora mi pervadeva. Mi sentivo una smidollata, una paurosa, una codarda.

Mi tenni il dolore e andai avanti. Il demone intanto mi offriva, ogni giorno, tentazioni alle quali era difficile negarsi. Come dosi di droga per un tossicodipendente in crisi d’astinenza ma non cedetti sentendomi molto “Gesù nel deserto”.

Lo rividi qualche tempo dopo.

Devo dire che sei brava, comunque, mi stai facendo faticare

Quel giorno mi sentivo leggermente meglio e decisi di approfittarne. Carpe diem, come si dice.

Ciao Demone… io ti vedo -.

Si fece serio. Quella specie di tessuto impalpabile che lo avvolgeva si irrigidì un poco. Me ne accorsi ma feci finta di nulla. Anche lui fece finta di nulla.

Non sei contenta del complimento che ti ho fatto?

Non gli risposi. Penetrai in lui e lo accarezzai. Divenne duro come l’acciaio ma non si spostò ne’ mi aggredì.

A che gioco stai giocando Meg?

Sai Demone – gli risposi – è vero che dentro di me non ho l’amore che intendi tu ma possiedo la scintilla divina di Dio. Non è vero che in me non c’è amore. C’è eccome, ma io lo soffoco, non gli permetto di divampare. C’è anche dentro di te e il mio amore con il tuo tenteranno di unirsi come magneti. Mi basta solo lasciarli fare. E sai una cosa? – non parlò ma mi guardava con espressione interrogativa e anche preoccupata. Continuai – Io…. io in fondo penso di volerti bene. Pensandoci, mi stai anche facendo compagnia. Siamo solo tu ed io in questo viaggio, capisci? -.

La sua austera e scura sagoma si afflosciò un poco. Io respirai. Respirai come poche volte feci. Poi ripresi – Non puoi nulla contro di me. Esisti solo perché io ti permetto di esistere e sono debole. Ma io ti ho creato e io ho i mezzi per distruggerti. Non riesco perché ho paura. Perché la mia mente è forte e ti nutre. Ma oggi, non sei più un nemico da scacciare, anzi, sei un caro compagno. È come non sentirsi soli avendoti

Non sono mai stata una di quelle che prendono il toro per le corna. Io le cose le ho sempre dovute affrontare adagio, sopravvivendo.

Ciò che provavo era vero. C’era dell’affetto sincero nel mio cuore perché, con il tempo, era maturato veramente. Questo lo ferì.

L’unica cosa che posso dirti – affermai – è… grazie…–

Esplose come polvere da sparo. Una nube nera, chiazzata di scintille dorate brillanti, divampò. Il mio Dio lo aveva visto davvero e preso. Ora c’erano le sue ceneri. Respiravano ancora. Palpitavano di tanto in tanto. Non era morto del tutto. La sua ombra rimaneva. Sfiorai quella polvere che rantolava.

Resta ancora se devi. Arriverà il momento”, pensai, e con un sorriso spontaneo stampato sul viso, m’incamminai verso nuove conoscenze. Una tenera gioia, forte e fragile allo stesso tempo, stava facendo capolino per poi divenire l’emozione più grande.

Prosit!

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E finalmente puoi essere una “brutta persona”

CHE FIGATA LE “BELLE PERSONE”

Caro lettore,

mettiamo subito le cose in chiaro. In questo articolo, parlando di “brutte persone”, non mi riferisco a individui che hanno fatto del male appositamente o non sono degni di rispetto, ma capirai, leggendo, a chi dedico con amore questo post e forse può tornare utile anche a te che non sei cattivo, ne superbo, e nemmeno un traditore… però, in qualche modo, ti hanno fatto sentire una brutta persona.

Dopo aver passato tutta la vita a fare il massimo per cercare di essere visto, amato e ben voluto, ti guardi indietro e scopri che, in ogni tuo gesto e in ogni tua parola, c’era la voglia e il bisogno di essere considerato una “bella persona”.

Ah! Che meraviglia le belle persone! Sanno di pulito, possono andare avanti a testa alta, la loro coscienza è immacolata, sfoderano petali di gentilezza e sudano stille di disponibilità verso il prossimo. Sorridono, ringraziano, non alzano mai la voce, non si scontrano con nessuno. Ogni errore gli si perdona perché sono esseri splendidi e chiedono scusa. Appaiono sagge, modeste e hanno sempre una buona parola per tutti o un pensiero positivo per andare avanti.

Hai passato una vita in questo modo e oggi tutti ti vogliono bene e ti ammirano. Nonostante tutti i tuoi sforzi, però, c’è ancora qualcuno che cerca di insinuare nella tua mente e nel tuo cuore che, in realtà, non sei la bella persona che appari. Ti fanno capire che manipoli, che il tuo modo di fare è studiato a tavolino, che in verità non rispetti gli altri e che, in qualche modo, con la tua sublime dolcezza, obblighi gli altri a comportarsi in una determinata maniera. Sei un falso in pratica. Le loro parole nascono dall’invidia? Dall’insicurezza? Dalla paura? Dalla verità? Non ti deve importare. Osserva te stesso. Solo te stesso. Accogli tali valutazioni ma osserva te stesso. Ciò che davvero sei.

DALLO STORDIMENTO ALLA QUIETE

Ti fanno male queste accuse vero? Non le accetti, ti feriscono. Ti stordiscono e destabilizzano persino. Non ti riconosci, sei scosso, quasi ti manca la terra sotto ai piedi come a non essere più tu. Lo stato imbottito nel quale dondolavi è stato sconquassato. Che caspita! – Mi sono distrutto una vita per essere ammirato e ora questo mi dice così? – Sì. Ma sai cosa devi fare? Devi accettarlo. Accettalo e innesca un fenomeno magico strabiliante che non hai mai conosciuto.

Siamo arrivati alla conclusione che sei, in pratica, una “brutta persona” in quel tuo profondo dove credi nessuno abbia accesso. Sì, proprio tu che non hai mai fatto male neanche a una mosca.

Sei una brutta persona, prova a dirlo a te stesso, tante volte. Convincitene. Lentamente, le prime lacerazioni causate da queste affermazioni si chiudono e una nuova pelle nasce, le ricopre proteggendole. In quel momento tutto inizia a fare meno male e il passo verso l’esultanza è breve. – Sì, sono una brutta persona. Che bellezza! Che liberazione! Ho dei difetti agghiaccianti, delle caratteristiche che fanno schifo persino a me ma sono le mie. Se mi hai incontrato in tutto il mio squallore e noti tutte le qualità negative che mi hai elencato, guardati dentro, forse sono un tuo specchio. Sono così. Ho assolutamente delle virtù, questo è indubbio, perché ogni creatura vivente le ha e ho delle caratteristiche orribili. Si, sono io e sono vero. Eccomi qui -.

RICONOSCERSI

Accogli dentro di te questi giudizi come se fossero bellissimi regali e, ora che li hai presi e fatti tuoi, rendili il tuo più grande punto di forza. La tua partenza.

Solo dopo aver accettato, con il cuore, ciò che sei o ciò che sembri puoi trasmutarlo a tuo favore. Non importa se è vero o se è solo la sciocca opinione di qualcuno. Tu sei più forte di ogni cosa e sei l’unico Dio guaritore al quale devi credere.

Vedi… se la tua anima ha voluto tu scoprissi queste caratteristiche un motivo c’è. Sarà difficile scoprire questo motivo, perché le stanze del nostro inconscio sono ampie e sconosciute, ma da qualche parte avevi questi semi che hanno germogliato fuori di te e a te si sono mostrati.

Chi dice queste cose? Le persone a te più care? Gente sconosciuta? O forse sei tu che, senza saperlo, le dici a te stesso e gli altri te le riportano soltanto? Quanto ti critichi nella tua paura?

DEVI PRENDERE QUESTI INGREDIENTI SE VUOI LAVORARLI

Come ripeto è difficile da capire per questo non ti rimane altro che superarle. Accettandole ti liberi e, nella liberazione, come un gabbiano che si innalza entusiasta nel cielo, puoi osservare tutto dall’alto divenendo padrone di te stesso. Ora puoi vedere chiaramente, non sei più uno schiavo e puoi scegliere.

Vuoi davvero cambiare? Sono giuste queste illazioni? Esistono? Si. No. Puoi decidere. Ma la bellezza che provi dentro ti permetterà di fare tutto. Non rispetti gli altri? Benissimo. Non rispettarli allora! Quanti problemi in meno. Non devi mica far loro del male, ti basta preoccuparti di meno del loro benessere. C’è un mucchio di gente che vive così e in gloria. Non vali nulla? E non valere! Mica abbiamo l’obbligo di valere qualcosa per forza! La libertà. Manipoli? Manipoliamo tutti, indistintamente, ognuno con i suoi mezzi. Tutti quanti. Ora lo sai. Non sei peggiore di altri. Rasserenati. Ecco l’accoglienza. Ma, aspetta, perché puoi andare oltre, ora.

Ora è tutto dentro di te e tu ne sei l’amministratore. Puoi vedere il tuo patrimonio. Adesso è facoltà tua se voler migliorare, evolvere e crescere personalmente oppure no. Sta a te decidere cosa voler di rimando. Se da parecchio leggi il mio blog saprai che più sei pieno d’amore e frequenze positive e più vibrerai connesso all’energia cosmica e riceverai meraviglia, altrimenti dovrai vedertela con i tuoi mostriciattoli. Ma non hai obblighi e, come ti ripeto, solo ora che hai compreso, solo ora che non hai più catene, solo ora che sei davvero te stesso puoi essere cosa vuoi.

Solo ora che sei uscito dalla bambagia puoi vedere il non-rispetto, il non-valere, la manipolazione e tutto il resto e puoi salire quel gradino ti farà essere ancora più bello di quello che eri.

Ti auguro il meglio.

Prosit!

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Persone: alcune le hai amate tantissimo ma ora guai se si avvicinano

VADE RETRO

A volte succede di amare moltissimo una persona, di credersi persi senza di lei, di considerarla la cosa più bella della nostra vita ma… se ci si lascia e ci si lascia male, può capitare che si inizi a provare verso di lei una specie di ribrezzo.

Fisicamente può continuare a piacerci (non è detto) ma pensare anche solo di aver a che fare con lei, o sfiorarla, o doverle parlare, ci fa salire in gola un motto di disgusto. Non è rabbia, non è paura è proprio intolleranza, come ad esserne allergici.

Questo capita soprattutto a chi ha amato sinceramente ed è stato poi maltrattato. Col tempo, ha imparato ad aprire gli occhi, a vedere chi realmente era l’altro per il quale stravedeva e, soprattutto, ha davvero visto chi era sé stesso. É riuscito a guardarsi dentro. A volte, purtroppo, bisogna subire un danno per notare la nostra ricchezza e il nostro valore.

NOLI ME TANGERE!

Il fastidio è tangibile. Una sorta di pesante energia negativa assale se ci si avvicina a quella persona, o anche solo se la si pensa. Un’energia brutta, che si sente palesemente arrivare proprio da lei.

Il nostro organismo è intelligente e collegato alla psiche, pertanto, non tarderanno a manifestarsi reazioni anche fisiche. Pelle d’oca, stomaco stropicciato, lingua allappata, come a sentire un puzzo nauseante.

Il nostro fisico si ribella a ciò che ci ha fatto male adottando le sue manovre di allarme e di difesa ma é anche un’altra la voce che ci parla e ci manda un messaggio importante: é la voce della nostra anima.

Quando succede questo è perché abbiamo sconfitto, se non del tutto in buona parte, il demone che quella persona rappresentava per noi, per questo, ora, riconoscendolo come demone e non dovendo più avere nulla a che fare con lui perché trasmutato, vogliamo inconsciamente tenerlo a debita distanza.

I demoni sono ammaliatori. Ci incantano perché fanno parte di noi, sanno tutto di noi e appartengono al nostro Ego. Rispecchiati negli altri ci sembrano delle meraviglie, all’inizio. Se si riesce in qualche modo a crescere, dopo questo insegnamento ricevuto e a non sottostare più a certe debolezze (cosa che di solito accade con la tecnica del “chiodo scaccia chiodo”), ecco che gli occhi si aprono e possono guardare la verità. La verità spesso la si osserva e la si nutre senza nemmeno rendersene conto ma accade e, una volta raggiunta la verità, non si vuole più tornare indietro in quell’ammasso di menzogne, bisogni e ipocrisie che per molto tempo ci siamo raccontati appartenenti ad un amore totalmente terreno.

Quando si comprende che l’amore è tutt’altro, e che noi adesso meritiamo tutt’altro, salendo “di grado” nella scuola della “consapevolezza”, mandiamo via quello che consideriamo spazzatura perché per noi lo è davvero. Forse, tale demone, sarà un utile Maestro a qualche altro individuo, così come per noi arriverà un’altra persona sicuramente migliore, visto che abbiamo asceso verso la nostra evoluzione.

Il nostro spirito lavora assieme al nostro corpo (sempre) come avviene con le malattie delle quali ti ho parlato qui https://prositvita.wordpress.com/2019/03/09/il-dolore-lindesiderato-messaggero-degli-dei/  Perciò anche in questo caso, nell’argomento che sto affrontando ora, sono proprio delle sensazioni fisiche a trarci in salvo. Delle piccole manifestazioni che ci suggeriscono di allontanarci da lì e che piuttosto che stare ancora con una persona come quella si preferisce stare da soli.

ANIMA, SPIRITO, CORPO, MENTE

I mostri non sono sotto al letto, sono dentro di noi e quando riusciamo a trasmutarne uno, senza più dover avere a che fare con lui, al suo posto, in noi, giunge l’amore. L’amore come emozione primaria e fonte cosmica. Per il vecchio mostro, quindi, non c’è più spazio e questo lo percepiamo anche se non riusciamo a decifrarlo.

Accade la stessa cosa di quando mangiamo troppo e, al solo pensiero di ingoiare qualcos’altro, ci viene la nausea anche se quel qualcosa sembra buonissimo.

Il nostro corpo lo rifiuta, sa che poi starebbe male, che dovrà rigettarlo via. Ebbene sì, riempiendosi d’amore, l’intuito si affina perché di meno sono i demoni che lo obnubilano e lo soffocano. Ha più spazio ora per divampare. Il nostro intuito adesso è più ascoltato da noi e può padroneggiare come un cane da tartufi. Appena annusa qualcosa di “pericoloso” ecco che ci avvisa. E ora si che gli diamo retta!

Anche prima, quando quella persona l’abbiamo “amata” molto, il nostro intuito ha provato ad avvisarci ma i nostri bisogni erano decisamente più forti, pertanto, dopo un annebbiamento totale, abbiamo dovuto guardare quel demone in faccia e vedercela con lui.

E più forti erano quei bisogni, più forte sarà oggi il disgusto verso quella persona. Come ho detto prima, infatti, non con tutti/e gli/le compagni/e che abbiamo avuto succede questo e ovviamente nel mio discorso non c’è nulla di assoluto. È semplicemente interessante vedere, ancora una volta, come la nostra parte inconscia e sconosciuta collabora all’unisono con il fisico. Perché é questo che dobbiamo comprendere e non dobbiamo più creare delle separazioni.

Alcuni potrebbero dire che è inutile questo argomento perché ovvio. Se una persona ti fa del male e ti fa soffrire sarà naturale non volerla più. Innanzi tutto non è così, non è questione di quello che può averci fatto l’altro, in quanto dobbiamo sempre volgere l’attenzione a noi stessi, ma soprattutto, anche se così fosse, é comunque importante osservare il meccanismo spirito-corpo che lavora. Inoltre, è diverso provare ad esempio la rabbia verso quella persona. Non volerla più vedere, non volerla più toccare, non volerle più parlare perché ci scaturisce un istinto omicida. “É bene che mi stia alla larga altrimenti la disintegro!“. Questo non ha nulla a che fare con quello che ho scritto finora. Si tratta di un’emozione protagonista completamente diversa e, diversa, è la situazione dell'”adesso” che si vive.

BUONGIORNO SIGNOR MAESTRO

Prima di concludere mi preme ricordare ancora una cosa. Occorre osservare che queste persone, che oggi rifiutiamo in tutto e per tutto, nonostante i demoni che ci hanno fatto vedere, sono stati per noi dei Maestri.

Senza di loro, che hanno semplicemente riflesso ciò che avevamo dentro, non avremmo potuto vedere la nostra parte inconscia e dannosa per la nostra natura. Con questo non vi dico di porgere loro l’altra guancia, via dalla vostra vita! Ma, per quello che riguarda il vostro lavoro personale di crescita interiore, tenetene conto. Perché, nel vederli, si è stati bravi, molto bravi, nonostante tutta la sofferenza che abbiamo sopportato e ora, la nostra ascesa, che semplicemente equivale al nostro benessere, ci ha aperto le porte. E ce lo meritiamo.

Prosit!

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Lui non ti ama? E Tu amalo di più!

METTIAMO OSHO DA PARTE UN ATTIMO

Quando ami una persona ti interessa la valutazione che lei ha di te.

È vero che non dobbiamo essere schiavi del giudizio degli altri ma siamo umani e abbiamo le nostre debolezze. Se ad una persona teniamo, o la stimiamo, o le vogliamo bene, sapere che per lei non valiamo molto o non siamo belle persone questo ci ferisce. Ci ferisce profondamente. Se in più ci “maltratta” questo causa in noi lo stesso dolore di una ferita fisica. Ossia il nostro organismo emette le stesse sostanze chimiche. Nessuna differenza ne’ per il male che si prova, ne’ per la riparazione al danno che il nostro corpo tenta di effettuare.

Che fare quindi per non soffrire?

Potresti provare a non amare nessuno ma, se dei robot ci riescono, io ad esempio non sono di quello stampo. Potresti provare a staccare, a staccare l’altro da te – io ti amo ma non vivo per te e non muoio per te se mi ami bene altrimenti li c’è la porta -… mhmm… non so tu, ma forse a me non riesce neanche questa.

Quindi dal momento che comunque occorrerebbe amare incondizionatamente e indipendentemente dal fatto che l’altro ci ami o meno, ma non ci si riesce quasi mai (su questo io però posso dire di essere arrivata a un buon traguardo tie’… eh… diamo a Cesare quel che è di Cesare che gongola) bisognerebbe riuscire ad amare noi stessi. Ok… forse è più semplice amare incondizionatamente.

BLA… BLA… BLA… TANTE BELLE PAROLE SULL’AMARSI

Amare noi stessi, e riempirci di quell’amore, e bastare a noi stessi è il compito più difficile al quale un essere umano possa avvicinarsi e bla… bla… bla…

Sì però adesso basta con ‘sti discorsi spirituali e veniamo al sodo.

Corro a collegarmi al titolo. Nel titolo ho scritto “lui” ma non dev’essere per forza riferito ad un partner, semplicemente mi piaceva e mi sembrava diretto anche se penso sia l’esempio che più calza a pennello.

Il titolo dice: lui non ti ama? E tu amalo di più!

Ma cosa vuole dire? Niente di che. Vuol dire proprio quello che stai leggendo.

Se lui/lei/l’altro non ti ama tu amalo tanto! Di più ancora! Amalo forte! Fortissimo! Fai esplodere il tuo amore con un bel crack come quando spacchi un guscio.

Oh, si lo so che è difficile anche questo. Ascolta, noi umani abbiamo deciso da tanto tempo che amare (la cosa in realtà più semplice che ci sia) dev’essere ostico e quasi impossibile, pertanto, tra tutte, ti sto scegliendo la via un po’ più semplice. Ora tu dirai – Ma allora è come amare incondizionatamente? -. Più o meno. C’è una differenza. E la differenza sta nel fatto che devi spaccare con un boato enorme quelle barriere che hai come un aereo rompe le barriere del suono.

Prendila come una sfida, come un fioretto, fallo come vuoi, ma fallo. Mettiti come sottofondo la colonna sonora di Rocky Balboa e inizia. Questo non è l’amore incondizionato che plin plin plin ci ha insegnato Osho con tutto il rispetto per lui. Questa è ‘na guerra! Ora capirai.

AL MIO SEGNALE SCATENA L’INFERNO

Vedi, l’amore incondizionato nasce dal cuore. Qui invece non nasce dal cuore per un bel belin (sì, sono ligure per chi non avesse guardato la mia presentazione). Nasce nella testa e quindi è completamente mentale.

Quindi – falso – dirai tu. Sì. È falso ma…. è falso solo all’inizio. Perché dalla testa poi scende, scende, sempre di più. Fino al cuore e ancora nelle viscere e lì diventa vero. – Un’illusione quindi? – potresti contestare. Ma ti rispondo anche qui. Forse lo è all’inizio ed è bene che sia così. Il nostro cervello deve essere imbrogliato. Lui segue solo degli schemi e, tra questi schemi, ci sono anche i famosi bisogni. I bisogni sono quei simpaticissimi amici folletti che abbiamo e che non ci permettono mai di amare davvero. Amiamo sempre per uno scopo anche se non lo vediamo o non vogliamo ammetterlo.

SCACCO MATTO ALLA MENTE

Purtroppo l’unico mezzo che abbiamo è educare/allenare il cervello a poco a poco. Non possiamo pretendere di cambiare le cose in un battibaleno. Per cambiarle bisogna fregare la mente altrimenti lei è restia, non si smuove da lì, ci patisce, e per resistere ti fa vedere le peggio cose e te le fa anche provare, così tu soffri tanto e torni al punto di partenza. Insomma, continui a girare come un cane che si rincorre la coda e stai sempre fermo lì. Se invece, nonostante un inizio di illusione, tu continui, piano piano inizi davvero a trasformarti e questa trasformazione, se al principio è fasulla, ed è solo una bella storia che ti racconti, poi diventa però un vero stato d’essere.

Hai mai provato a dire a te stesso davanti allo specchio – Mamma mia quanto sono bello! – concentrandoti il più possibile? All’inizio ti sentirai ridicolo e stupido ma più lo farai e più inizierà a sembrarti normale e poi diventa addirittura vero e alla fine ti piaci proprio! Ricordi quando in questo articolo https://prositvita.wordpress.com/2018/06/11/cambia-le-sinapsi-parte-1/ diviso in due sezioni, ti dissi che il piede sinistro impiega circa 21 giorni a ricordarsi che non c’è più la frizione sotto di lui quando cambi auto e compri una macchina automatica? Ok. Poi si abitua e, REALMENTE, non andrà più a schiacciare un pedale inesistente.

Le tue emozioni e i tuoi sentimenti puoi trasmutarli. Puoi trasmutare l’odio, la rabbia, la noia e anche l’amore che, oggi, ahimè, ha bisogno di esercizi.

E allora, se lui non ti ama, tu amalo molto. Devi dirlo a te stesso. Chiudi gli occhi. Immaginalo che ti sorride e ti apprezza e poi guarda oltre. Non soffermarti sul suo viso che è tornato accigliato e ti guarda dall’alto in basso come se tu fossi un idiota. Entra in lui, entra nella sua anima perfetta, l’anima di una persona che probabilmente sta soffrendo più di te. Regalale tutto il tuo amore. Stringi i denti e gridagli, tra te e te, tutto quello che di bello provi per lui. Manda via il tuo dispiacere, il tuo rancore, le tue aspettative, amalo e basta. Accettalo per quello che è e pensa che ha estremo bisogno del tuo amore. Di questo tuo nutrimento. Diglielo nella tua mente quanto lo ami, ora più di prima. Spaccagli con una mazzata quella coltre di astio, o di invidia, o di superbia che lui ti regala ogni giorno. Spaccaglielo con la tua luce. Strizza un occhio, fai un sorriso e sussurra al suo demone – Ti ho fottuto -. E sarà in quell’esatto momento, quando davvero il suo mostro cadrà ai tuoi piedi, che a te non interesserà più del giudizio o dell’amore di quella persona.

Sarà lì che tu avrai imparato ad amare comunque e non sarai più schiavo della sua valutazione. Sarà lì che potrai decidere se continuare ad amarla ancora o se lasciare quel tuo amore nel cuore e dirigerti verso nuovi lidi. Ma sarai comunque libero. Avrai vinto. Ma non contro di lui. Avrai vinto contro te stesso. E ora sei davvero tu e non piu’ un burattino mosso da bisogni. Te lo auguro con tutto il cuore.

Oh! Però, guarda che qui obblighi non ce ne sono eh? Se è uno stronzo mandalo pure a quel paese!

Scherzi a parte, non mi crederai ma, così facendo, si sono risolte molte situazioni: col datore di lavoro, col vicino di casa, con il fidanzato, etc…

P. S. – Naturalmente questo post non è dedicato a quei casi in cui uno muore dietro ad una persona ma questa neanche se lo fila. È dedicato a storie diverse, e chi è dentro a queste storie, o chi ci è stato, sono sicura che sente vibrare dentro ciò che intendo.

P.P. S. – Mi preme essere ben chiara, non devi andare a rompere le balle a lui, con regalini e dolci parole, il lavoro va fatto dentro di te.

Ama e sii felice.

Prosit!

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Ta-na-na-nà! Sei stato Smascherato!

Ebbene si, questa è una cosa fantastica perché, se è vero, come ho scritto sempre, che la realtà è uno specchio di quello che siamo dentro, poco ci vuole a capire che quello che accade ad una qualsiasi persona è semplicemente il riflesso di quello che essa è al suo interno, vale a dire le emozioni che la compongono. Possiamo quindi fare attenzione e aprire gli occhi per tutelarci, oppure possiamo persino diventare bravi aiutanti.

Se il nostro compagno/a, ad esempio, è una persona che viene sempre imbrogliata dagli altri, o raggirata, o vessata e tradita possiamo iniziare a tirare qualche somma (le sfumature sono sempre molte non si deve essere tecnici calcolatori).

Con noi può sicuramente comportarsi come l’uomo, o la donna, migliore del pianeta ma, se riceve dal resto del mondo ciò che ho elencato prima è perché… quello è ciò che, in un modo o nell’altro, porta dentro.

Può essere perché a sua volta è lui un ingannatore, magari inganna inconsciamente per delle paure, o un approfittatore, oppure può essere che si svaluta moltissimo (anche se con noi magari fa la voce grossa) e così, la realtà, durante la sua vita quotidiana, gli fa incontrare persone che lo sovrastano. Può anche essere che sia una “banderuola”, una persona non capace a prendere una posizione e, tanto galleggia lui nell’aria, quanto verrà fatto galleggiare da altri individui. Comunque sia, noi possiamo avere indizi, direi certi, su cosa si cela al suo interno. Molto spesso infatti, anche il non sapersi schierare da nessuna parte può riguardare la paura, cioè un’emozione negativa (una delle peggiori direi).

Molte volte, e questo accade sovente in caso di innamoramento, gli occhi si foderano un po’ di prosciutto. La persona della quale ci siamo innamorati sembra una Madonna scesa dal cielo o un Santo benedetto. E’ perfetto, non ha difetti, un individuo assolutamente meraviglioso! E’ ovvio, ci fa battere il cuore e ci fa sentire le farfalle nello stomaco, ci fa stare bene, quindi è normale giudicarlo così: l’incarnazione della perfezione.

Tutte queste sensazioni sono bellissime, non lo discuto ma, nel momento in cui iniziamo ad accorgerci che la sua è una vita “triste”, anziché preoccuparci solamente di coccolarlo/a o difenderlo/a, proviamo a farci qualche domanda. Il mio non vuole essere cinismo ma addirittura un consiglio su forse come poter aiutare al meglio quel soggetto al quale ora vogliamo tanto bene. Considerandolo soltanto sfortunato, o poverino, o una vittima delle circostanze non lo aiuteremo. Occorre sì stargli vicino, ma c’è qualcosa, dentro di lui/lei da estirpare. Un’emozione negativa che lo fa vivere male e lo fa divenire succube dei movimenti e decisioni altrui. Le emozioni negative possono trasformarsi e venir presentate in mille modi diversi: credenze, abitudini, gesti, reazioni, etc…

Purtroppo, le nostre carezze, non bastano in situazioni come queste. Possono far del bene subito ma servono a poco. Il male rimane dentro e continua a crescere. Se invece, senza arrogarsi nessun diritto, ma semplicemente con la forza dell’amore e del porsi domande, si riesce ad andare più a fondo, trovo sia nettamente meglio e decisamente più terapeutico.

E’ pressoché inutile coccolare una persona che viene derisa e presa in giro, inutile come cura intendo non come sentimento. I nostri abbracci non possono combattere ciò che lei stessa richiama a sé. Insegnandole invece a considerarsi un essere divino e degno, esattamente grande e forte e all’altezza come chiunque altro, se non di più, allora sarà lei stessa a riflettersi addosso proprio queste conclusioni. Certo, non è facile inculcare questo nella mente e nel cuore di qualcuno che si svalorizza e non si ama ma, se in noi, c’è questa VISIONE importantissima e particolare siamo già a metà dell’opera e soprattutto, a noi, questo allenamento serve per diventare ottimi osservatori. Bisogna assolutamente guardare oltre. Sempre. Guardare tra le righe e non solo l’apparenza. Guardare con gli occhi dell’anima. Con gli occhi di Dio.

Noi umani, così facendo, ci consideriamo severi e cinici; in realtà, questa chiave di lettura è tanta manna e può davvero fare del bene. Un gran bene. Si diventa dei liberatori e se sapremmo anche, nel mentre, condurre per mano chi ha bisogno del nostro aiuto, anche solo con la nostra presenza, allora potremmo dire di aver fatto seriamente un lavoro fantastico.

Ricordiamoci però che tutte queste situazioni, anche se vissute da altre persone, appartengono pure a noi in quanto ne veniamo a conoscenza quindi, anche se in modo più lieve, ci riguardano. Non per niente, le persone non entrano mai nella nostra vita “a caso”, giusto? Ci possono riguardare per diversi motivi: perché quell’individuo sta chiedendo a noi aiuto, o perché dobbiamo imparare, o perché le abbiamo dentro e le nutriamo anche noi.

L’importante è imparare ad osservare, per gli altri, per noi stessi e per la vita in generale.

Prosit!

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