Non riusciamo ad accettare la Verità della Natura e dell’Uomo

E’ come se fossimo stati programmati per non soffrire.

Tutto quello che reca sofferenza lo rifuggiamo.

Al di là di quello che ci reca palesemente dolore, addirittura preferiamo la menzogna al posto di una verità che noi reputiamo – triste – o – scomoda -.

Siamo convinti di volere il “Vero” ma non è così. Chi parla senza mentire non ci piace, ci offende, ci provoca malessere. Risveglia i nostri mostri interiori. Lo definiamo acido, antipatico, talvolta aggressivo.

La stessa cosa accade nei confronti della Natura, laddove vogliamo accogliere solo quello che di lei ci piace: il fiorellino, il cucciolino, l’occhietto dolce, la fogliolina, il semino…

La verità della Natura, quella senza vesti, in tutta la sua selvatichezza, è per noi – crudele -.

Passiamo le giornate ad ambire nel diventare come Lupi ma mai saremmo in grado di accettare le dure leggi di un branco e nemmeno potremmo avere la stessa forza di un Lupo mentre ama la sua solitudine, mentre si mostra totalmente per quello che è.

Dal momento stesso in cui veniamo al mondo, diversi messaggi iniziano a colpirci da vari fronti. Tra questi, un consistente gruppo di informazioni ci suggerisce e ci convince di essere due cose:

COLPEVOLI e INADATTI

Gli aggettivi e le sensazioni correlati a questi due – termini pilastri – sono molteplici:

non sono degno, senso di colpa, non valgo, non me lo merito, condizionamenti, mancanza di fiducia in se stessi, sbaglio sempre…

La nostra mente è colma, anzi satura, di pensieri di questo tipo, costantemente, ogni giorno della nostra vita.

Nasciamo grandiosi, invincibili, potenti, magici per poi divenire, col tempo, “sbagliati, piccoli, micragnosi, tapini”.

Non va bene. E’ molto sofferente tutto questo. Bisogna guarire, modificare ogni memoria, trasmutare tutto ma… ma come si fa? Come è possibile riuscire a fare così tanto? Un enorme, eroico, lavoro così gigantesco che ci stanca alla sola idea. No, non è possibile. Troppa fatica, troppa angoscia.

Da venti, trenta, quaranta, cinquanta anni, i nostri schemi mentali ci portano in una determinata strada e ora, modificare quel sentiero, è un compito davvero troppo arduo. Proprio come scalare la ripida montagna.

E’ molto più facile ricoprire il tutto, tirare giù il sipario, non vedere più niente e andare avanti. Ah! Che bello! Come nascondere la polvere sotto al tappeto.

Dobbiamo proteggerci in qualche modo.

Bello sì… apparentemente è bello. Bellissimo. Occhio non vede e cuore non duole. Peccato, però, che esiste un piccolo, microscopico, insulso problemino… una quisquilia:

NOI NON SIAMO SOLO UN CORPO

Siamo emozioni, ragionamenti, sentimenti, sensazioni, percezioni. Siamo Anima e Spirito. Siamo dotati di una Natura, di una Coscienza, di una Intelligenza.

Tutte queste cose dove le mettiamo? Tutte queste cose sono quelle che si ribellano al sipario con il quale abbiamo deciso di ricoprire tutte le brutture che non vogliamo  vedere ne’ provare.

Si ribellano molto. Come cani arrabbiati. Ringhiano. E il ringhio ci spaventa sempre.

Non accettano che noi, figli della Sorgente Divina, possiamo sentirci anche solo lontanamente dei piccoli esseri indegni.

La lotta dentro di noi è perpetua anche se non la vogliamo percepire. Queste parti di noi sono vive e crediamo di stare bene ma non è così perché ci appartengono più di quello che pensiamo.

Tentiamo di proteggerci ulteriormente, tentiamo di ricoprire sempre di più, aggiungiamo sipari alle tende già spesse che abbiamo posizionato precedentemente. Non voglio sentire! Non voglio vedere! Non voglio provare! Via! Sciò!

Via da noi tutto quello che ci fa star male.

Per questo rifuggiamo la verità. Perché la verità è quello che dice la parola stessa – Verità – dal latino “veritas” da “verus” e cioè “vero” e dal sanscrito “vrtta” e cioè “evento, fatto, accadimento”. Che combinazione!

Sapete che il nome del colore – Verde – deriva dal latino “viridis”, stessa desinenza quindi, e significa “tornare alla vita”? Trovo emozionanti questi collegamenti.

La verità è che:

– non mi piaci, ti rifiuto, posso vivere bene anche senza di te e questo non lo accetti, ti fa male, sveglia in te il senso dell’abbandono che tanto ti fa soffrire

– una leonessa può decidere di uccidere un suo cucciolo se lo ritiene necessario ma tu non lo accetti perché, per la tua morale, il senso del tuo giudizio è più forte

– puoi essere amato, tanto amato, ma questo ti sembra impossibile, ti senti preso in giro e reagisci come chi è ingannato, combinando veri casini

– davanti al famosissimo “quieto vivere” io metto il rispetto per me stessa e se una cosa mi fa male o non mi va bene te lo dico

– quella malattia, o quel disturbo, o quell’inestetismo vuole recarti un messaggio al quale tu non credi e, pur non credendoci, lo consideri – brutale –

Chi mostra schiettamente e in modo viscerale i suoi sentimenti, di qualsiasi genere essi siano, viene deriso, o giudicato, o allontanato. Viene considerato presuntuoso, pazzo, collerico, sdolcinato, noioso, superficiale, aggressivo, menefreghista… l’importante è definirlo per capire bene che tipo di – nemico – abbiamo davanti. Questo accade perché chi ascolta non è pronto a ricevere quella verità. Si sente giudicato da quella verità, si sente in colpa, si sente oppresso, infastidito, offeso… e allora giudica egli stesso.

Per favore, non parliamo di – tono – con il quale vengono dette le cose. E’ un punto importante ma il mio discorso è un altro.

La Natura non è cattiva è soltanto inesorabilmente indifferente. Non ha le tue emozioni PERCHE’ NON HA LE TUE MEMORIE. Le tue emozioni nascono da quei messaggi che citavo prima e che ti hanno colpito da vari fronti. Senza palesare il fatto che tu sei un Essere Umano, il più potente ed elevato Essere emanazione dell’Intelligenza Cosmica Creativa.

L’altro Essere Umano, che ti parla schiettamente, non è cattivo. E’, come la Natura, indifferente a quelle tue emozioni PERCHE’ NON HA LE TUE MEMORIE. Ne ha sicuramente altre ma non ha le tue ed è un bene. E’ un bene perché soltanto chi non ha le tue memorie, ma allo stesso tempo ti riflette e appare nella tua vita, può farti da specchio. E’ l’unico modo che hai per leggere le pagine del Subconscio che altrimenti non saresti in grado di vedere.

Mentre tu cerchi di sconfiggere quel dolore, o allontanarlo da te, lui è lì per aiutarti. E’ lì affinchè tu possa lavorarlo, trasmutarlo ma, come dicevo prima, è troppo faticoso ed eroico.

Elevati. Impara ad accettare, sinceramente, con il cuore, la verità in qualsiasi sua forma. Impara ad accogliere tutto quello che arriva senza giudizio.

Accetta che dei gatti possano morire, che quell’amico possa tradirti perché è opportunista, che una ferita possa infettarsi, accetta tutto. Solo attraverso la vera accettazione ci può essere la cura.

Prenditi cura di ogni forma di vita. Amala. E da questo impara ad amare te stesso.

Osserva la bellezza in ogni sua manifestazione.

Le persone dicono di esigere la verità ma non è così. Vogliono la ragione, vogliono sentirsi dire << Ok >>, vogliono il perdono, il complimento, il << Va tutto bene >>, così… Sans souci (senza preoccupazioni). Sono già tanti i problemi nella vita, si vuole solo il bello. Senza rendersi conto che quel – bello – arriva solo dopo essere riusciti ad accogliere.

La crudeltà, la cattiveria, la violenza sono tutt’altra cosa.

Impariamo ad accettare gli insegnamenti, impariamo a lavorare il dolore.

Sia la Natura, con i suoi adattamenti, la sua determinazione, la sua libertà, la sua indifferenza… sia l’Uomo con i suoi comportamenti, con i suoi sentimenti, con le sue azioni… ce lo stanno insegnando.

Se decidiamo davvero di “amare la Natura”, come spesso si sente dire, dobbiamo comprendere che dobbiamo riuscire ad amare tutto di lei, anche l’Uomo, che è il suo massimo esponente. E anche quello che ci appare troppo selvaggio.

Davanti ad una scomoda verità proviamo a capire il messaggio che si nasconde.

Davanti alla morte di una pianta proviamo a capire il messaggio che si nasconde.

Esiste la RINASCITA. E, per rinascere, deve prima esserci la morte che l’Universo non contempla come noi.

Prosit!

Il grande Demone e il piccolo pezzo di Formaggio

CORRERE AI RIPARI

Qualche giorno fa, totalmente preda di una fame incredibile, aprii il frigo e ingurgitai con avidità un pezzo di formaggio che trovai bello e pronto e…. ghiacciato.

La mia fame si saziò ma, dopo qualche minuto, iniziai a stare poco bene. Provavo un senso di nausea e sentivo nella gola il retrogusto del formaggio che mi infastidiva. Se poco prima quel sapore lo avevo trovato delizioso, ora mi stava disturbando parecchio e avrei voluto vomitare.

Mi preparai un tè bollente, capendo che mi era rimasto sullo stomaco quel cibo freddo e mandato giù di corsa (tra l’altro sono sempre stata sensibile a queste cose).

La calda bevanda mi fece bene, riuscii ad equilibrare di nuovo la temperatura dentro di me ma il mio organismo si era ormai messo in moto per difendermi da quello che aveva visto come un attacco.

Mentre sorseggiavo quel liquido ambrato ragionai sul fatto che, in quel momento, non mi stavo sentendo male a causa del formaggio ma a causa delle modalità di difesa del mio corpo. Il formaggio era la causa, certamente, ma ciò che mi stava annientando erano i mezzi che il mio fisico stava utilizzando. Nausea, senso di mancamento, disturbo allo stomaco, pelle d’oca, brividi, etc…

MEZZI DRASTICI MA UTILI

Ossia, guardiamo ad esempio uno svenimento. A noi sembra un qualcosa di brutto. Non è certo piacevole svenire. In realtà è una modalità di stand by in cui l’organismo ci obbliga a stare per potersi così preoccupare soltanto dell’eventuale danno e di nient’altro. Mentre siamo svenuti, infatti, consumiamo meno energie, non utilizziamo parti del corpo, soltanto i principali e vitali meccanismi sono in funzione, tutto il resto è “spento”. Il nostro corpo può così concentrarsi soltanto sul “nemico” e ha un mucchio di energia in più per poterlo fare. Però noi, cavoli, siamo svenuti a terra incoscienti, destabilizzati e anche un po’ rintronati. Non consideriamo lo svenimento come una modalità di difesa. Quando ci svegliamo ci sentiamo deboli, stiamo poco bene, ci gira la testa, non capiamo cosa sia successo… Sono stati usati mezzi drastici ma era l’unica soluzione per salvarci la vita.

Ringraziai il mio corpo per il suo processo sublime ma cercai anche di risolvere la situazione in quanto non stavo bene per niente. Quel piccolo pezzo di formaggio, grande quanto un dito, aveva fatto sì che il mio organismo ora mi avesse annientato totalmente ed ero seduta su una sedia in un malessere generale sentendomi uno straccio. In questi casi, il corpo, toglie da una parte per dirigere tutte le sue forze dove più occorre e spesso ci si sente poco bene.

Il nostro corpo opera sempre intelligentemente per salvarci, anche quando non ci sembra che sia così. In parole povere, e spero di riuscire a spiegarmi, io non stavo male per il formaggio ma per la risposta del mio organismo al formaggio.

MODALITA’ DIFESA

La stessa cosa vale per un demone che vive dentro di noi. Molto spesso quelle che chiamiamo – Battaglie per trasmutare un Demone che ci tiene prigionieri -, sono dovute proprio a causa dello sforzo e degli strumenti che mettiamo in atto per combattere quel mostro che ci fa vivere in malo modo. Ma non è tanto il demone in sé a recarci malessere quanto l’attrito che poniamo verso il suo esserci e le protezioni che tiriamo fuori per difenderci dal “male”.

Modificare la nostra reazione verso il suo fare ci disturba e ci spaventa persino, anche se non ce ne accorgiamo.

Fin tanto che seguiamo il suo volere nulla accade ma nel momento in cui decidiamo di ribellarci possiamo soffrire molto. E’ che non lo decidiamo noi come corpo, lo decide la nostra Anima, ma noi non abbiamo un Anima, noi SIAMO Anima. Quindi sempre noi.

Riconoscere questo e lasciarci andare (come se “svenissimo”) aiuta il nostro Essere a combattere quella battaglia.

L’unica cosa che avrei dovuto fare il giorno in cui ho mangiato quel pezzo di formaggio sarebbe stata quella di coricarmi, lasciarmi andare e aspettare che il mio fisico facesse tutto il necessario. Io l’ho aiutato con il tè caldo, gli ho dato una mano, ho usato la Mente come alleata nel trovare un valido aiuto ma poi, sfinita dagli strumenti del mio organismo, avrei dovuto soltanto distendermi al calduccio e attendere.

Un animale selvatico e ferito fa esattamente la stessa cosa quando gli accade un brutto avvenimento. Dopo essersi leccato la ferita, aiutando il suo corpo come io ho fatto con la tisana, si accuccia raggomitolato nella tana e semplicemente… attende.

ODIOSA ATTESA

Per noi l’attesa è una situazione orribile. Ci agita, ci mette ansia, la detestiamo. Non sappiamo attendere, vogliamo e dobbiamo guarire in fretta.

Capendo che sono i nostri strumenti di difesa a farci del male (ma per il nostro bene) non dovremmo fare attrito. E’ l’attrito che ci causa malessere.

Facciamo un esempio: Io sto male perché vengo scartata da un Concorso di Bellezza (ovviamente non potrà accadere mai perché sono bellissima… tsè! Scherzo… non ho neanche mai partecipato ad un Concorso di bellezza!). Comunque, supponiamo che mi lasciano fuori e, così facendo, mi fanno capire che non valgo, che sono rifiutata, che il giudizio nei miei confronti è negativo, etc… etc… Insomma mi sento una cacchina. Se io non fossi vittima del demone del giudizio e del demone dell’autosvalutazione e avessi una grande autostima nei miei confronti e mi amassi molto, tutto ciò non mi toccherebbe neanche (anzi… per la Legge dello Specchio neanche mi rifiuterebbero se io non rifiutassi me stessa) ma visto che io in realtà sono una povera vittima, condannata a cercare l’apprezzamento degli altri e la vanità, dal momento che non so amarmi da sola sopra ad ogni cosa, tutto ciò mi ferisce profondamente.

A ferirmi però non è la valutazione dei giudici anche se può sembrarmi tale. A ferirmi è la mia ribellione in base alla non accettazione di quello che la mia Anima attua verso questo giudizio. Accogliendo come attacco (dolore – nemico) quella valutazione, la mia Anima inizia a fare di tutto per aiutarmi a sopravvivere. Mi fa vedere bene il quadro del mio valore. Mi fa vedere allo specchio quella parte intrinseca che altrimenti non vedrei. Quella valutazione esterna è, in realtà, la mia che ogni giorno indico a me stessa. Io mi rifiuto, loro mi rifiutano. Il mondo, in qualche modo, mi rifiuta.

Si capisce? Mamma mia che argomento difficile da spiegare. Forse non ci sto riuscendo neanche bene.

Il fatto è che ci annientiamo, facciamo un mucchio di fatica per sorpassare questa brutta situazione quando invece basterebbe lavorare dentro di noi e attendere. E’ totalmente inutile operare verso il mondo esterno. Aggiungiamo dolore al dolore. Proiettare la nostra sofferenza verso l’altro e pretendere che l’altro cambi (in questo caso che cambi il giudizio nei miei confronti) è totalmente inutile se lui è “obbligato” a rispecchiare quello che nutro in me.

LA RISOLUZIONE

Tutto quello che posso fare è rilassarmi, aspettare e nel mentre imparare ad amarmi e accettarmi per quella che sono senza rifiutare nulla di me. Con calma. Come a svenire e poter così focalizzare tutte le mie energie solo in quella cosa. Come se non avessi altro da fare. Accucciata in un angolo, come un piccolo cane ferito. Immaginando la mia guarigione, visione che mi porterà sicuramente a stare meglio.

Come se attendessi una cicatrizzazione ma, attraverso il lavoro su di me, ho disinfettato la ferita. Saprete anche voi che non serve a nulla far chiudere un taglio se c’è un’infezione al suo interno. E’ assai dannoso. Sulla cute tutto si rimargina ma dentro l’infezione cammina nascosta ed è un guaio.

Lasciati andare. Non aver paura dell’attesa. Impara a credere che tutto è perfetto e che l’Universo ti mette sempre nel posto giusto in cui puoi crescere, cioè ti fa vivere esperienze che ti portano all’elevazione. Devi solo istruirti sul riuscire a tradurre il loro senso, il loro messaggio.

Lasciati andare, affida la tua angoscia al Cosmo che saprà lavorarla al meglio e tutto si sistemerà. Non annaspare, non serve a nulla, hai una Madre incredibile che è l’Energia Cosmica, la quale saprà coccolarti e risolvere i tuoi problemi al meglio. Affidali a lei. E rasserenati.

Prosit!

photo ilsalvagente.it – lanostratv.it – laboratorioespresso.it – angolopsicologia.com – emmepress.com – tipresentoilcane.com – humanitas.it – b.hop.it

A te che osanni il Lupo dico: fai attenzione!

Sei pronto?

Sei pronto ad aspettarti un complimento dopo tutta la fatica che hai fatto e a ricevere solo un misero accenno col capo, senza fronzoli? E… senza offenderti?

Sei pronto a smetterla di lamentarti per tutte le mancanze che i tuoi genitori ti hanno fatto provare?

Sei pronto a non aver più bisogno di nessuno?

Sei pronto a non pretendere più che il tuo partner ti renda felice?

Sei pronto a non dover più badare al quieto vivere? Alla morale? Alla cultura che ti è stata imposta e ti ha plasmato?

Hai mai pensato a come davvero sarebbe un Lupo trasformato in Uomo?

Sei pronto a gridare in piazza come davvero la pensi senza preoccuparti del giudizio altrui? A ululare forte, riecheggiando tra boschi e montagne, zittendo tutti gli altri animali attraverso il tuo potere?

Sei pronto a vivere anche SENZA la stima da parte degli altri? A non farti intaccare dalle loro azioni? Dalle loro bugie? Ad essere costantemente centrato?

Sei pronto a non avere aspettativa alcuna?

E ad amare te stesso SOPRA OGNI COSA?

Io ho conosciuto i miei Lupi e non me ne vanto. Io ho conosciuto i miei Lupi e mi hanno fatto un male della Madonna. L’unica cosa della quale vado fiera è aver avuto la forza e l’impegno di diventare come loro. Perché attraverso il loro essere taglienti, il loro calpestarmi senza pietà, il loro essere tutto ciò che io credevo essere ma ciò non era, profumavano indiscutibilmente di libertà. Una libertà non solo fisica. Una libertà mentale ed emozionale anche. Un qualcosa che ti permette di andare oltre, senza essere schiavo. Nel momento stesso in cui affidi la tua felicità nelle mani in un altro sei un dipendente. Significa che il giorno in cui quell’altro batte le sue mani schiaccia te e la tua gioia come due fichi maturi.

Un Lupo, questo, neanche lontanamente lo immagina.

Non intendo insegnarti nulla, voglio solo darti un consiglio nato come riflessione dentro me dopo aver vissuto, ascoltato e osservato diverse persone. Persone sofferenti, sono sincera. Per questo, se solo avessero saputo, si sarebbero forse preparate prima.

Cerco di non farti illudere, vorrei tu comprendessi la conseguenza di quello che cerchi. Perché lo so che non vuoi più pecore attorno a te ma… sei davvero pronto ad essere circondato da un branco di Lupi? Immagina la vera e intrinseca indole di un Lupo nell’Uomo. Nonostante la ragione di mezzo.

Quello che ti chiedo è di domandarti questo e se ti rendi conto di non esserne capace puoi provare a diventarlo. Sarà una tua scelta ma non sarai vittima di un desiderio esposto a metà, divenuto ora un problema e che descrivi come – esserti piombato addosso all’improvviso – solo perché, ohibò, immaginavi tutt’altro.

Leggo sempre molte citazioni che vengono postate e che elogiano il Lupo condannando le pecore.

Io per la prima ne pubblico molte.

Quello che mi lascia perplessa è vederle sui profili di chi un Lupo non lo accetterebbe mai.

Perché un Lupo è un animale libero ed essere liberi, per alcune menti, significa essere supponenti, arroganti, presuntuosi.

Significa saper star da soli e questo viene visto come menefreghismo.

Un Lupo non segue la morale, non gliene frega niente di quello che sei diventato a causa dei tuoi demoni.

Se gli ostacoli il cammino, ti sbrana.

Un Lupo accoglie ma non ha pietà. Se non gli tieni testa, giustificandoti dietro le tue maschere, ti sbrana.

Ad un Lupo del quieto vivere non frega nulla, come non frega nulla dei ritardi perché vive senza tempo, come non frega nulla del tuo – Ma io son fatto così -. Se a un Lupo non vai bene, ti sbrana.

Non puoi tarpare le ali a un Lupo, non puoi usare il tono che vuoi con un Lupo, non puoi manipolare un Lupo, non puoi sgridare, ne’ giudicare, ne’ forzare un Lupo.

Un Lupo è senza filtri (quelle cosine che a noi piacciono tanto e non lesionano la nostra corazza) il suo modo potrebbe offendere, raramente segue i tuoi consigli e non ama vivere in gabbia. In nessun tipo di gabbia.

A un Lupo non ordini di amare una sola volta, di raccontare una bugia, di far buon viso a cattivo gioco, di educare i suoi cuccioli come vuoi tu. Non lo tieni legato a causa della tua sofferenza.

Un Lupo non abbassa la testa perché tu urli o piangi. Fai il vocione o ti disperi. Un Lupo non abbassa lo sguardo perché tu gli fai crollare l’autostima. Un Lupo non abbassa la coda perché tu gli fai paura.

Se ti reputa inferiore, ti sbrana.

Se ti reputa anche solo lontanamente ed energeticamente negativo per la sua esistenza, ti sbrana.

Un Lupo non farà mai ciò che a te farebbe piacere. E tu non sei in grado di vivere senza aspettative.

Ora, prima di osannare un Lupo perché fa figo, sappi almeno chi stai idolatrando.

Un Lupo sa accettare il suo ruolo a differenza tua che vorresti farla in barba al tuo collega e diventare un prescelto dal datore di lavoro.

A differenza tua che vorresti essere al posto del tuo amico per avere la sua donna.

A differenza tua che cresci i tuoi figli con una spada di Damocle sulla testa perché sappiano sempre che facendo certe scelte ti faranno soffrire.

A differenza tua che invidi la tua amica per la bella casa che ha.

A differenza tua che devi dimostrare a tutti quanti soldi possiedi.

A differenza tua che aggredisci gli altri solo per intimorire e non essere contraddetto.

A differenza tua che usi la tua istruzione come arma e non come strumento di creazione.

A differenza tua che studi, ti sposi, metti al mondo dei figli, li fai battezzare, hai un buon lavoro e fai tutto quello che la società ti chiede.

A differenza tua che muori ogni giorno davanti alla televisione, cibo in scatola, problemi, fretta, stress, malattie.

A differenza tua che possiedi il senso della vendetta.

A differenza tua che ti lamenti.

Come puoi essere un Lupo se neanche riesci a percepire l’impetuoso battito del cuore in un minuscolo fiorellino?

A te che dici che non ti sfugge nulla mentre ti sta sfuggendo la vita stessa.

Che non godi pienamente di quel nuovo giorno espandendo ogni tuo senso.

Come puoi essere un Lupo se sei un dormiente che sale sulla propria auto la quale va da sé, conoscendo il tragitto a memoria, perché tu in realtà sei tra le bollette che devi pagare, gli impegni che devi affrontare, le paure che devi superare?

Un Lupo non è da amare, è da Essere.

Quando stai male preghi affinché il dolore o il malessere vada via il più presto possibile. Questo un Lupo non lo fa. Un Lupo si rintana nel buio e nel silenzio, si lecca le ferite e, senza lagnarsi, attende. Conosce i tempi del suo corpo e li rispetta. Se non li conosce non si pone il dramma e aspetta comunque. Non mette fretta a nulla. Accetta quella situazione. Si autoguarisce.

Non crea fastidi, non prova fastidi, non si lamenta per i fastidi. Semplicemente, li elimina. O non da a loro vita.

E non guarda in faccia nessuno. Per la bellezza della legge del bosco. Qui, in questo luogo, o io o te. Senza però la vanagloria che nutre il tuo essere.

Ma un Lupo sa anche condividere, così come la natura tutta. Tu puoi condividere quella che chiami la “tua” terra e alla quale infissi un bel cartello con su scritto: proprietà privata? Preoccupandoti di scacciare immediatamente chi per disgrazia ci sosta?

Un Lupo che ti manda via dal suo territorio non prova boria ne’ senso del possesso e sa chi scacciare.

È in grado di selezionare senza giudicare, non immagini neanche la grandezza che risiede dietro questo concetto.

Un Lupo non si strugge nel comprendere se suo figlio vuole più bene a sua madre o a suo padre. A un cucciolo di Lupo non manca assolutamente niente, neanche l’ammirazione.

Non approfitta del prossimo.

Non è un parassita.

Potrei andare avanti ore ad elencare cos’è e cosa non è un Lupo ma nemmeno io so cosa sia, là, davvero, fino in fondo, quello che chiamiamo Lupo.

Quello che alcuni chiamano Sacro Graal.

Altri Pietra Filosofale.

Altri ancora Cristo.

So soltanto che un suo sinonimo è libertà, indipendenza assoluta – da tutto e da tutti -, da schemi mentali e credenze.

E la libertà spaventa. Spaventa anche lei, più di quello che credi.

Non acclamare il Lupo, non desiderare il Lupo, non invidiare il Lupo. Cerca solo di far qualsiasi cosa per diventarlo. Solo allora potrai accettare dei Lupi attorno a te. Solo allora non sentirai più dolore.

Perché un Lupo può far male, ma in quella sofferenza, c’è un rispetto che ti cura se sei pronto ad accoglierlo.

Prosit!

Photo notiziaoggi.it – parconazionaledellamajella.it – siluriabaptist.com – scienze-naturali.it – wiwolvesandwildlife.org – rivoluzioneromantica.com – webstagram.com – focusjunior.it – pinterest.com – saturniatellus.com

Animale Guida – Come si usa? E se è disgustoso? – parte 2°

Bene, partiamo da dove eravamo rimasti. Occorre “diventare” il nostro Super Animale.

DIVENTARE LUI 

Devi innanzi tutto prendere confidenza con lui. Un po’ come fare amicizia con un nuovo cane.

Le prime volte ti dovrai dedicare a lui con un po’ più di dedizione poi tutto verrà veloce e spontaneo.

Chiudi gli occhi. Pensa intensamente ad un Topo. Nel primo articolo si parlava di lui. Osservane i più piccoli dettagli. Il pelo, i baffi, le piccole unghie, gli occhi lucidi. Prova, nella tua immaginazione, ad accarezzarlo, a farlo tuo. Quando senti di provare armonia verso di lui e ne inizi a percepire una sorta di connessione, dopo diversi giorni, prova a diventare lui. Non serve che ti trasformi, ti basta sentire lui dentro di te e tu in lui, divenendo il Tutto. Ora cerca di esistere come Topo. Il tuo cuore batte più veloce. Sei piccolo. Il mondo cambia prospettiva. Come senti? Come vedi? Dove vivi?

So che con certi animali questo può farti ridere se pensi a dove va a posarsi una Mosca e immagini di essere tu, ma è l’unico modo per diventare un tutt’uno con lei. In fondo, le Mosche, si posano ovunque, sui cadaver… ehm, no, scherzavo… sul formaggio! Va bene il formaggio?

Bene, ora che hai imparato a diventare lui salutalo, ringrazialo e amalo. Fallo di cuore. Adesso ordina in modo imperativo, ma non presuntuoso, al Topo, di concederti la o le forze che ti servono. Attento perché ogni animale ha anche caratteristiche negative come ti ho detto prima. Sii preciso. Devi conoscere molto bene il tuo. Se non ti trovi in una situazione allarmante, nella quale ti occorre velocemente diventare lui in tutto e per tutto per salvarti, cerca di valutare bene quello che ti serve. Il Topo infatti è anche troppo pignolo, rimugina in continuazione, ha paura, non si lascia mai andare… quindi scegli bene.

IL SUO MODO DI PARLARE

Se invece, diversi Topi, compaiono fisicamente nella tua vita e in modo significativo, può voler dire che non hai il coraggio di uscire dai tuoi schemi. Continui a crogiolarti nelle tue idee e nella tua zona di comfort, nonostante questa ti stia facendo soffrire e ti stia tarpando le ali solo perché hai paura dei cambiamenti. Ecco… i Topi possono prevalere, diventare una piaga, rosicchiare tutto (che equivale alle emozioni che ci corrodono dentro di quando vorremmo vivere diversamente ma non lo facciamo). Sono impertinenti, astuti, tradizionalisti.

Come farai, quindi, ad usare il Topo in tuo aiuto?

Se hai il Topo come Animale Spirituale e lo hai scoperto dopo una ricerca seria (e non tirando i dadi a FaceBook) è perché è il Topo che ti serve. Pertanto, studiane bene la natura. Conoscendolo a menadito saprai immediatamente invocare ciò di cui hai bisogno. Fallo. Fallo concentrandoti. Respira profondamente ma non respirare solo aria, respira quell’energia. Domanda e continua a domandare. Se non sei ancora un Mago non ti basterà schioccare le dita una sola volta. Continua anche il giorno dopo e quello dopo ancora. Una o due volte al dì. Non diventare assillante. Insistere significa non aver fiducia di ottenere quello che si desidera tu invece dovrai darlo per scontato. Quel domandare dovrà, come ti ho spiegato prima, essere un ordine gentile, accompagnato da ringraziamento sincero. Gentile, non umile.

LA METAMORFOSI

A furia di fare questo diventerai lui. Stessa cosa vale con Puma, Leone, Gatto, Orso, Cervo e via discorrendo.

Non dimenticare di ringraziarlo anche dopo aver ottenuto il successo. Non aspettarti un successo fatto e finito fin dalla prima volta ma anche un impercettibile, minuscolo passo avanti è da considerare meraviglioso.

Durante le tue giornate, ogni tanto, pensa al tuo Animale Guida. Accarezzalo, parlagli, ricordati di lui. Non permettere al cordone ombelicale che vi lega di avvizzirsi.

Penso di averti detto tutto. Non ti elencherò gli animali e il loro significato in quanto, in rete, su siti seri, puoi trovarne quanti ne vuoi. Mi preme di più prometterti che puoi riuscire. Puoi riuscire davvero. Molti lottatori, soprattutto orientali, sentivano crescere in loro l’Animale Totem in grado di aiutarli in quel combattimento e ne usufruivano tutte le potenzialità. Lo fanno ancora.

Prima di concludere questo lungo discorso, mi sembra però doveroso consigliarti anche come puoi trovare il tuo Animale Guida. Innanzi tutto lascia perdere (secondo me) quei gioco-test che trovi su riviste o in rete. Conoscere il proprio Animale Guida indica uno stile di vita particolare. È un qualcosa di spirituale e soprannaturale.

CONNESSIONE TOTALE

Innanzi tutto devi imparare a connetterti maggiormente alla natura tutta. Se sei una persona che solitamente non considera il creato che la circonda dovresti imparare a farlo. Il vento, le foglie, i fiori, la pioggia, gli animaletti, i tramonti, le atmosfere, gli alimenti e gli elementi naturali… sono tutte cose che devi cercare di vivere diversamente da come hai fatto finora.

È l’Animale a venire da te, non devi decidere tu. Attraverso la meditazione, o comunque il silenzio interiore, e l’intenzione di farlo giungere ce la farai. Impara l’arte della contemplazione delle piccole cose. Impara ad osservare e percepire la tanta vita che c’è attorno a te.

Inspira i profumi del mondo, soffermati su quei colori, sul volo degli uccelli, gli scatti degli insetti, il brillio delle pietre, la quiete della montagna, la tenacia delle onde del mare. Spiega a te stesso e al cielo di cosa hai bisogno. Pensa agli animali che conosci. Prova a passare le tue ore riflettendo sul mondo animale. Questo è utile anche per eliminare il chiacchiericcio mentale deleterio che ti accompagna. In qualche modo, il più adatto, si presenterà. Inchinati a lui e lascialo entrare dentro di te.

Non preoccuparti se le prime volte ti senti imbranato e maldestro. Lascia fare a lui. Fidati di lui. Chiedi-ordinando. Chiedi e ti sarà dato.

Prosit!

photo valdifiemme-hotel.it – aforismi.meglio.it – ilibricalzelunghe.it – brucelee.com – naturopataonline.org

Animale Guida – Come si usa? E se è disgustoso? – parte 1°

BLEAH! CHE SCHIFO!

Perbacco quante cose che ho da dire in questo periodo! Anche stavolta dovrò dividere l’articolo in due o diventerebbe troppo lungo. E poi, vuoi mettere la suspense dell’attesa nell’aspettare la seconda parte? Vabbè… scherzavo, veniamo a noi. Il titolo del post è chiaro soprattutto verso la sua parte finale: il tuo Animale Guida non è per forza il tuo animale preferito. Partiamo da lì.

Può capitare che lo sia, che sia il tuo prediletto, e poi ti spiegherò perché, ma non sempre questa “coincidenza” accade e, spesso, quando si scopre che il proprio Animale Guida è il Topo, o il Maiale, o lo Stercoraro… si storce il naso con fastidio e disapprovazione auto-impedendosi così di ricevere, qualora servissero, i flussi energetici del determinato animale. Si pensa ad un “errore di calcolo”, quindi non lo si considera e ci si distacca da lui.

Questo lo reputo un male, in quanto, sottolinea la schiavitù di cui si è vittime nei confronti della nostra mente (uno dei temi basilari dell’articolo). Con questo post vorrei farti riflettere sulle tante cose che neghiamo a noi stessi perché non intendiamo guardare oltre, soffermandoci sull’estetica/simpatia/gradevolezza della vetrina che la società ci propone.

Ma andiamo con ordine; innanzi tutto cos’è, realmente, un Animale Totem? Se ne fa un gran parlare e un tanto scrivere, là, dove si vuole restare affascinati da un alone di esoterismo e sciamanesimo senza però prendersi la briga di addentrarsi profondamente nel discorso cogliendone ogni lato. Positivo o negativo che sia. Oggi, tutti, o quasi, hanno un Animale Guida come se fosse un brand  o una tendenza ma senza sapere cosa farne di tanta ricchezza.

INNANZI TUTTO, TU, COSA SEI?

Tutti gli animali, tutte le piante, tutti i minerali, ogni creazione e ogni manifestazione della natura ha delle caratteristiche che le appartengono. L’Essere Umano, la più grande manifestazione di Dio (inteso come ormai sapete ch’io intendo) essendo egli stesso Dio, possiede al suo interno tutte queste caratteristiche. Ogni Essere Umano compreso in Sé Superior, Coscienza Cristica, Spirito e Corpo ha in sé contenute tutte le qualità della natura in quanto lui È la natura.

Per moda, o maggior conoscenza, gli animali sono stati maggiormente presi come possibili scrigni di virtù in grado di servirci. Ovviamente anche perché risiedono un una dimensione superiore rispetto ai vegetali o ai minerali o agli elementi.

Per completare la bellezza infinita del creato, ogni animale possiede alcune doti e, l’animale definito Animale Guida, è quello caratterizzato dalle qualità che ti servono in quel momento. È infatti normale che questo animale può cambiare con l’andar del tuo tempo. Se oggi hai bisogno delle peculiarità della Tigre, dopo un po’ potrebbero servirti quelle del Lupo, o del Delfino, o del Cane, o del Corvo. Già a questo punto può nascere una sorta di tragedia, laddove ci si affeziona con attaccamento all’animale che ci conduce e non si accetta il prossimo. Anche questo è un limite della mente ed è pertanto sbagliato.

OGNI ANIMALE HA DOTI MERAVIGLIOSE

L’errore che si compie, come dicevo prima, è quello di non accettare come accompagnatore un animale che a noi non piace o consideriamo addirittura repellente. Non per essere banale ma, ogni animale, ha doti meravigliose. Sono quelle che occorre guardare e non il suo aspetto esteriore o il suo modo di vivere. Se in questo momento della tua vita (momento, o mese, o anno) hai bisogno di fare un salto quantico, probabilmente sarà la Cavalletta ad ispirarti. Se invece hai bisogno di scavare tra le macerie del tuo Io e trasmutare quell’immondizia in oro, allora potrà esserti d’aiuto la Mosca. Non soffermarti a quello che la società indica. Vai oltre. Ogni creazione è sacra e ogni animale ha delle abilità incredibili. Non dimenticarti, inoltre, che ti potrà capitare di averne due, di animali, contemporaneamente. Oppure, quello prediletto per il periodo della vita che stai vivendo, può, a sua volta, affiancarti o mostrarti un altro animale. Potrebbe infatti accadere che con uno sei particolarmente connesso a livello spirituale, la tua natura è simile alla sua, e può restare ad essere una parte di te, mentre un altro, o altri, ti “servono” come un fido braccio destro.

Spesso ti appaiono davanti nella vita reale, a volte insistentemente, fisicamente, disegnati, sognati, ma tu non badi a loro convinto che il tuo Animale Guida sia quello che più ti piace perché ci sei affezionato fin da bambino. Ma questo non vuol dire nulla anche se è vero che può nascere con esso un forte legame e, intrinsecamente, può nascere tra voi due una comunione che nessuno può slegare. Dovresti però comunque “usarlo” come va usato (che non vuol dire sfruttare).

NON E’ UN ANGELO CUSTODE

In pochi conoscono il metodo di come si possono utilizzare le forze di un Animale Guida e, in tanti, non ne conoscono le caratteristiche negative. L’Animale Guida diventa una specie di angelo, un essere magico che ci protegge con le sue virtù. Non è così. Non è lui a proteggerti. Sei tu che sarai in grado di proteggerti connettendoti a lui e usufruendo della sua capacità. L’Animale Guida, che io preferisco definire Animale Spirituale, non è da idolatrare. Abbiamo sempre ‘sto vizio di chiedere e pregare e idolatrare come facciamo con la statua della Madonna. L’Animale Guida è da onorare non idolatrare. È da usare! È pronto a concedersi a te. È lì per te. Come se fosse uno strumento.

Prendiamo ad esempio il Topo. Come Guida, il Topo, è anch’esso meraviglioso. È veloce, furbo, sa adattarsi ad ogni situazione, vuole osservare le cose da vicino e da ogni lato, è prudente, meticoloso, ordinato… hai forse bisogno di essere anche tu così per superare una fase della tua vita o per modificare un lato del tuo carattere che ti sta rovinando l’esistenza da quando sei nato? Forse devi mettere ordine nella tua confusione mentale, o devi essere meno istintivo e più cauto? Ok. Ecco cosa devi fare.

Ma… dovrai aspettare il secondo articolo altrimenti esce fuori un libro anziché un post.

Ti aspetto per la parte 2°

Prosit!

photo giardinodellefate.cloud – tempodivivere.it – spreafotografia.it – essereilcambiamento.it – petpassion.tv – gliavventistirispondono.it – youtube.com

E’ solo una Carezza…

Dovremmo essere spontanei come i bambini che, quando vogliono una carezza, ti prendono la mano e se la mettono sul viso – (Mesmeri, Twitter)

Quando sei un fiore, ti basta una carezza.

Quando sei un animale, ti basta una carezza.

Quando sei un bambino, ti basta una carezza.

Quando sei un anziano, ti basta una carezza.

Cos’hai di più, rispetto a loro, ora che sei adulto, non più piccino ma nemmeno vecchio, e una carezza non ti basta?

Cos’hai di meno?

La-carezza-a25689364

Una carezza denigri, reputi un povero gesto.

Con una carezza non diventi ricco, non mangi, non acquisti l’abito che fa tendenza.

Una carezza non ti dona la gloria, la fama tanto ambita e quanto è inutile riceverla, tanto è faticoso darla.

Cosa c’è in fondo in una carezza? Un contatto, un po’ di pelle, una sinapsi, cose così, banali.

Troppo banali per viverle.

Quel tocco lieve, così presente, così profondo.

Quel patetico sfioramento che penetra nelle viscere e le scuote.

Cos’è mai una carezza? Un gesto così inutile che preferisco privarmene, che non ricevo, che mai offro.

Palpare il viso di un altro, tastargli il cuore. E’ il nulla.

pag.-26-carezza

Quante carezze hai ricevuto oggi?

Quante ne hai fatte?

Non ai tuoi figli, non al tuo cane, non a tua madre. A quelli come te.

Ho imparato che ogni giorno dovresti spingerti a toccare qualcuno. La gente ama una carezza affettuosa, o soltanto un amichevole pacca sulla schiena – (Maya Angelou)

Ma dire che una carezza può addirittura avere un potere terapeutico, è ormai scontato, non ci si fa nemmeno caso. Quanta buona energia possa essere racchiusa in un solo gesto sembra impossibile o da non tenere a mente. Queste sono cose che dice lo psicologo, la persona spirituale, il credente che ripete le parole del suo Dio. I fanatici del Peace&Love, della New Age.

Mi da persin fastidio accarezzare qualcuno. Toccare quella pelle che non mi appartiene sotto nessun punto di vista. Mischiare le mie cellule epiteliali alle sue. Al suo sudore, al suo odore. A sentire sotto al mio palmo una consistenza che non mi è familiare. Ne ho quasi paura, e se non è timore è ribrezzo.

tigre-si-lascia-accarezzare-da-un-bambino

E poi, cosa mai potrà pensare di me quel qualcuno? Quel qualcuno al quale ho invaso la zona più intima tra le distanze prossemiche interpersonali? Al quale ho effettuato un’incursione nello spazio vitale senza permesso.

Per alcuni è persino un fastidio essere toccati, sfiorati, baciati. Il loro scudo protettivo non dev’essere oltrepassato e vanno rispettati.

I dinosauri si sono estinti perchè non li accarezzava nessuno – (Anonimo)

Cos’è questo contatto? Non siamo scimmie! Cos’è questa confidenza?

Quante carezze hai ricevuto oggi?

Quante ne hai fatte?

A chi è come te, uguale a te.

Quante carezze hai custodito dentro senza mostrarle? E sono ancora lì, ad ammuffire, come le radici di una pianta avvolte dentro ad un retino di plastica, sotto terra, nascoste, affinchè la pianta possa morire e tu spendere ulteriori soldi per comprarne un’altra senza saperti dare una spiegazione.

Eppure, le davo l’acqua… Eppure le davo il sole…. Eppure l’ho protetta dal vento… – ma la sua parte più preziosa è morta, perché nascosta, nessuno ha potuto vederla.

Nascosta dentro, al centro, come il cuore di ognuno di noi.

La carezza è questo. E’ lo strumento che ci permette di guardare sotto terra, di liberare radici che soffocano costrette. E’ il proiettile di un cecchino che colpisce nel punto più esatto senza fare male.

L’unico dolore che si prova è quello della nostra stessa paura, ed è dolce, insinuante, affilato come una katana.

La carezza non fa male. Brucia sui graffi mandando in estasi. La carezza è l’atto più amorevole che le nostre mani possono compiere.

Se non sai che fare delle tue mani, trasformale in carezze – (Jacques Salomé).

Prosit!

photo attualita.tuttogratis.it – larucola.org – bodyspeakingtherapy.it

Sii per te Stesso un Genitore Amorevole

Immagina di essere tranquillamente seduto a guardare la televisione. Di fianco a te, in una splendida culla bianca, c’è tuo figlio che dorme. E’ davvero piccolo. E’ appena nato. Ha pochi giorni di vita. E’ da poco uscito dall’ospedale.

Ti sei assicurato che fosse ben coperto, ogni tanto lo controlli per vedere se respira, se tutto va bene, gli accarezzi una manina, lievemente, per non svegliarlo e quel contatto breve ti emoziona. Ti risiedi attento verso il programma televisivo ma, ad un certo punto, senti un lamento. Un tenue gemito proviene da quel lettino.

teresitaforlano_padriefigli-1

Ti alzi di corsa e vai a vedere che succede. Il piccolo si è svegliato e inizia a piagnucolare. Lo sollevi, lo prendi in braccio e provi a capire cosa lo disturba.

Dovrà essere cambiato? Avrà fame? Si è svegliato ma vuole dormire ancora? Ha male alla pancia? Qualcosa lo ha spaventato? Alla fine, per uno strano e misterioso senso della vita, riesci a capire che vuole il latte. Non basterà proporgli il seno materno, il pediatra ha stabilito che per lui ci vuole del latte artificiale e, questo latte, andrà messo nel biberon, mescolato all’acqua e fatto riscaldare. Tutti minuti che passano e che, in quel momento, mentre il bimbo inizia a piangere con sempre maggiore veemenza, appaiono eterni.

Noterai che, in quel mentre, ti sarà venuto spontaneo appoggiarlo al tuo petto, accarezzarlo, ninnarlo e fare buffi versi con la bocca nel tentativo di rassicurarlo.

Guardi le sue gote tenere, la sua pelle è delicata, morbida e grinzosa allo stesso tempo. E’ così piccolo che persino le sue unghie sono ancora morbide. Quelle lacrime che escono da quegli occhietti strizzati e quelle palpebre stropicciate ti fanno male e quella boccuccia spalancata, senza denti, che ora urla a più non posso ti agita. In quel momento, stai cercando di infondere in quell’esserino tutto il tuo amore, tutta la tua pace, tutta la tua attenzione, tutta la tua protezione.

12327

Lo avvolgi con le tue braccia e il corpo, lo baci, lo sfiori. E’ un essere innocente, vulnerabile, puro, che in quel momento ha “un problema”.

Ora, dimmi, quando tu hai un problema, probabilmente molto più serio dell’avere fame, ti comporti nei confronti di te stesso allo stesso modo in cui tratti quel neonato? Ti coccoli? Ti culli? Ti accarezzi? Ti baci? No. Sii sincero.

E perché no? Perché è da stupidi vero? Immagina di vedere una persona adulta che si abbraccia con le sue stesse mani, con braccia quasi conserte che arrivano fin dietro alla schiena e con il viso un po’ inclinato verso una spalla si dondola. Poi si accarezza il viso, si bacia quella mano che passa delicatamente sotto al mento e sopra la testa ripetutamente… ti sembra ridicolo ammettilo.

Eppure, se immagini quella stessa persona catapultata indietro nel tempo, durante la sua infanzia, noterai che voleva proprio queste cose da sua mamma e da suo papà. Che le cercava smaniosa. Che, ancora più piccola, in fasce, le reclamava a gran voce come il più sano dei suoi diritti.

Quel bambino, eri tu. Quel bambino… sei tu! E rimani sempre tu anche se gli anni passano. Da adulto avrai comunque bisogno di quelle coccole e le cercherai nei figli, nella moglie, nel marito, nell’amico, persino dopo i contrasti con gli altri ma… puoi e devi dartele anche da solo.

Se pensi che questa sia una magra consolazione ti stai sbagliando di grosso. Nel momento stesso in cui ti coccoli, tutto il tuo stato fisico e soprattutto psichico ed emotivo inizia a giovarne e a stare bene realmente.

Se hai un dolore al corpo esso si quieterà, se hai un malessere mentale, esso apparirà meno devastante. Credimi. Cullati, infonditi pace, armonia. Rassicurati. Come faresti con il tuo piccolo figlio che appoggi al tuo petto. Anche tu in quel momento di avvilimento sei come lui, vulnerabile, innocente, puro e soprattutto bisognoso d’amore. Il gesto fisico e concreto della carezza, vale a dire tangibile, aiuta ad avvallare il pensiero positivo che spesso, non basta. Tante volte si prova a scacciare il male con la mente, a vedere il lato bello della medaglia, a considerarsi nonostante tutto, perfetti. A perdonarsi… proprio come le filosofie che insegno ci spiegano ma, tante volte, tutto questo è difficile.

Grazie al contatto delle tue stesse braccia, delle labbra e delle mani sul tuo corpo, sulla tua pelle, sulle tue cellule nervose, questo apparirà più semplice. Chiamati per nome o utilizza un vezzeggiativo proprio come avrebbe fatto la tua mamma, o avresti voluto che facesse. Parlati con tono dolce a rassicurante. Prova a dirti che tutto andrà bene, che passerà, che sta già passando. Potrai anche emozionarti, commuoverti.

Quando diciamo di un animale che “si lecca le ferite” intendiamo proprio questo ma non lo facciamo mai. Non è solo una questione di anticorpi e di virtù della saliva in grado di disinfettare la lesione e uccidere i batteri. E’ molto di più.

Canis-lupus

Il cane, o il lupo, o il gatto, o il leone, etc… così facendo, si auto-donano dei benefici incredibili per prepararsi ad affrontare i giorni successivi stando nel miglior modo possibile.

L’animale non ha medici in quel momento, non ha consulenti e, molto spesso, neanche amici, perchè sovente, sono proprio gli altri componenti del branco a fargli male. Non ha che se stesso. Il suo contatto. Il suo angolino silenzioso e nascosto per usufruire di tutta la tranquillità necessaria.

Si è abituati a cercare il conforto in qualcuno, o si spera persino che gli altri evitino proprio di recarci dolore. Magari ci arrabbiamo anche, lamentandoci di essere soli e di non trovare nessuno disposto a consolarci… (quando noi invece, per gli altri, ci siamo sempre stati). Ebbene, impara a consolarti da solo per prima cosa. Devi avere uno strumento, uno scudo. Non puoi confidare sul fatto che nessuno mai ti faccia mai del male. Se accade, devi saper affrontare il momento… volendoti bene.

neonato-culla

Immagina di prendere un esserino appena venuto al mondo, tenero, delicato e impaurito, come sei tu adesso e fagli capire, con tutti i tuoi mezzi, che non deve avere paura di nulla, e che la sofferenza, TU gliela porterai via.

Prosit!

p. s. = ho provato a cercare in internet immagini di persone che si “auto-coccolavano” ma… non ce ne sono! O per lo meno non sono così evidenti visto che non le ho trovate. Dev’essere una situazione, ahimè, non contemplata. Purtroppo! Quello che esce fuori è solo qualche trattamento di bellezza che ci si concede ogni tanto ma non ha nulla a che vedere con il mio argomento. Digitando invece – i benefici della coccola – Google ha trovato – i benefici della…. Coca Cola! …. Ahi! Andiamo bene!

Prosit!

photo alessiodileo.it – haisentito.it – medicitalia.it – amando.it