Alopecia – la drastica separazione

COME LA VOLPE IN PRIMAVERA

Esistono diversi tipi di Alopecia e sono diverse le cause che la provocano ma come ben sai io voglio accendere la luce su quella derivante dal Corpo Emozionale.

Il termine – Alopecia – deriva dal greco “Alopex” e cioè “Volpe” proprio perché si perdono i capelli a ciocche (nella maggioranza dei casi) proprio come accade alla Volpe quando perde il pelo dopo il freddo inverno.

Se per la Volpe però è un semplice rinnovo, che avviene ogni anno, per l’essere umano è differente perché i capelli potrebbero non ricrescere più. Posso assicurarti che ho visto casi gravi di Alopecia dove il capello ha ricominciato a crescere ma la persona ha dovuto fare un lungo e duro lavoro su di sé oltre al trattare, a livello topico, le zone interessate.

Questo perché l’Alopecia appare dopo che si è vissuta una – separazione -.

Tale separazione può essere di diversa natura. Perdere un genitore, perdere un figlio, perdere il lavoro, perdere dei soldi, perdere la compagnia… laddove, con il termine “perdere” non si intende per forza la morte dell’eventuale individuo, o animale, o evento ma anche solo un allontanamento percepito a livello sentimentale.

VARI TIPI DI SEPARAZIONE

Se ad esempio un bambino, si sente in qualche modo all’improvviso “abbandonato” dalla madre (anche se questa è sempre vicina a lui) può manifestare dopo un po’ l’Alopecia. Una madre che forse ha dovuto vivere un lungo brutto periodo, nel quale ha impiegato tutte le sue forze e le sue energie. Oppure un ragazzo che si sente d’un tratto, crescendo, svalutato dal padre, sente di non piacergli, sente che quel padre avrebbe voluto un altro figlio e lo sente separato da sé. Oppure ancora un uomo che, un bel giorno, sente di non piacere ai propri colleghi di lavoro e si rende conto che questi vogliono stargli alla larga. Cose che un tempo non accadevano poi, d’un tratto, succedono. Possono capitare per un nostro errore fatto nei confronti di qualcuno senza essercene resi conto, oppure per gli eventi che la vita ci obbliga e obbliga gli altri ad affrontare.

La separazione la si vive come una ferita che ha saputo squartare il benessere nel quale prima si stava.

L’Alopecia indica quindi che è avvenuta in qualche modo una separazione per noi dolorosa. Una separazione che abbiamo vissuto con dolore e paura. E’ venuto a mancare qualcosa che per noi era prezioso.

I capelli indicano la nostra forza, la nostra salute, il nostro affrontare la vita e il legame che abbiamo con la vita stessa e quindi anche con gli altri.

E’ difficile “curarsi” sotto questo punto di vista. Significa essere più forti e non provare malessere rispetto a quello che ci è accaduto ed è davvero dura. Si può però ricorrere ai ripari provando a illuminare il male che ci portiamo dentro e condividerlo con chi lo ha provocato. In realtà siamo noi ad avercelo auto-provocato perché noi abbiamo dato quel peso a quella situazione ma gli altri protagonisti possono sicuramente aiutarci.

SE SI DIVIDONO DA ME SIGNIFICA CHE IO NON VALGO

Ci vuole un po’ di coraggio perché occorre – chiedere – ma penso sia il minimo per provare a trattare un disturbo così fastidioso e antiestetico come quello dell’Alopecia. Pertanto bisognerebbe prendere la persona, o le persone, in questione e domandare loro cos’hanno che non và nei nostri confronti. Chiedere loro se possiamo migliorare e fare qualcosa per tornare ad essere ciò che eravamo prima. Offrir loro, su un vassoio d’argento, i nostri timori, il nostro dispiacere ed essere fiduciosi nella loro comprensione. Ricordiamoci che anche gli altri hanno le loro paure, a volte anche solo per parlare.

Questo stratagemma però non si può mettere sempre in pratica. Quando un individuo a noi caro lascia questa terra, o quando la nostra Alopecia è provocata dalla perdita di una sicurezza economica, o quando ci rubano il cane con chi possiamo parlare? Con nessuno se non con noi stessi.

Si tratta quindi di convincersi che, nonostante tutto, riusciremo comunque ad andare avanti. La separazione che stiamo sentendo è solo fisica, dolorosissima, ma non può nuocerci. Ci farà stare molto male per molto tempo, ci farà disperare, provare terrore ma in qualche modo andremo comunque avanti perché:

Metterò in pratica tutto quello che chi mi ha lasciato mi ha insegnato

Comunque non morirò di fame costi quel che costi

Troverò sicuramente un altro lavoro

Mi occuperò di altri cani e in onore al mio farò loro del bene

FORTE COME I CAPELLI

Non sto minimizzando il tuo dolore, un dolore che per un certo tempo devi vivere fino in fondo come meglio credi e nessuno può giudicare, ma passato il giusto tempo devi cercar di capire che non sei solo, che non sei un inetto, che non sei un povero. Nonostante la lacerazione del tuo cuore sei sempre lo stesso essere meraviglioso che eri prima. Per la tua natura intrinseca non è cambiato nulla. Hai ancora tutte le tue doti e ora è arrivato il momento di metterle in pratica.

Nei casi in cui riesci a lavorare un certo malessere e quindi sta a te valutare verso quale situazione o persona poterlo fare, prova ad accettare. Impara a coltivare la pregiata arte dell’Accettazione. Non è per niente facile ma se ce la fai ti fai un gran bene. Accetta quindi di non piacere più ad una persona ad esempio. Lo so, è straziante, e ci vuole molto tempo ma se ci ragioni esiste anche questa possibilità. La possibilità di non essere più apprezzati o stimati o amati da qualcuno. Come puoi continuare per tutta la vita a struggerti per questo? Cosa vuoi fare? Obbligare quel qualcuno ad amarti ancora anche se non vuole? Puoi farlo, certo, ma sarai tu a soffrire e ad ammalarti. Io non ti sto dicendo che è una passeggiata ma cerco di mostrarti come stare meglio anche se il mio può sembrarti cinismo, perché sarai tu a rovinarti la vita.

Impara a capire che vali lo stesso anche se tuo padre non ti apprezza più. Che sei comunque una bella persona anche se il tuo datore di lavoro ora ce l’ha con te. Che non hai colpe se tua madre è rivolta ad altro. Che forse meriti un uomo migliore se tuo marito ti ha abbandonata. Non considerarti un amputato se non lo sei.

Concentrati sul fatto che quella separazione, con il suo dolore al seguito, in quella quantità, è solo cosa tua. Tu la stai creando, l’hai creata, le hai dato una misura e allo stesso modo puoi fermarla.

TUTTO E’ UNO

La maggior parte delle separazioni che avvengono nella nostra vita arrivano per fare spazio e portare qualcosa di migliore ma noi non ci vogliamo credere. Abbiamo paura. Ci focalizziamo su quella perdita e non sul nuovo arrivo. Guardiamo la porta che si è chiusa e non il portone che si è aperto. E rimaniamo lì, a crogiolarci nel male, nel buio, nella disperazione. Questo indebolisce tutto di noi. Il nostro fisico, la nostra mente e la nostra spiritualità.

C’è anche però chi oggi è adulto e soffre di Alopecia da quando era bambino. In questi casi non riconosce il dolore, non sa neanche il perché soffre di questo inestetismo e, nel suo caso, l’indagine si complica. Quando accade questo solitamente si ricerca il problema nell’ambito familiare o scolastico che sono quelli che hanno più valore per noi in tenera età. Può comunque provare a ricercare il fatto che lo ha portato ad avere uno stop nella crescita dei capelli andando indietro nel tempo ma osservando il presente.

Ad esempio, se oggi non sopporti un qualcosa in tua mamma e non mi riferisco a un suo difetto o a un suo modo di fare. Mi riferisco al suo trattarti (ipotesi – ti fa sempre sentire un incapace o che sei un fastidio) da sempre. Significa che probabilmente fin da quando eri piccolino hai percepito questo provenire da lei e hai così percepito la separazione. Bene, prova a perdonarla e ad accettare questa situazione. Allenati nell’osservare che per tua madre sei “quello” ma per tutto il resto del mondo no. Prova a far luce in questa nicchia che non hai mai voluto illuminare. Tira fuori tutto quello che c’è da tirare fuori, guardalo e apprezzalo. Impegnati ad entrare in quell’angolo buio e convinciti del fatto che è una prova che devi superare.

Ricordati però che non è mai utile perdere troppe energie verso il passato. Fai la tua ricerca ma se vedi che non riesci a trarre un ragno dal buco fermati. Fermati e concentrati sul sentirti comunque completo. A mancarti è proprio la completezza del tuo Essere. Completo, perfetto, bello e utile a questo mondo. Altrimenti non saresti neanche nato.

Se sei qui e sei come sei è perché “servi” così. Individua la tua missione nella tua più totale integrità. Non sei separato da nulla. Tutto è Uno.

Prosit!

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L’assurda e nascosta paura di ricevere e meritare

SANTI NUMI QUANTA ROBA!

Come indica già il titolo, l’argomento che affronto oggi sembra assurdo, in realtà è reale e molto comune, posso dirlo con sicurezza visto che mi appartiene e ho notato appartenere a molti.

Abbiamo paura di ricevere. Inconsciamente pensiamo di non essere degni di ricevere e, quando qualcosa ci viene dato, una serie di allarmi, figli del timore e della preoccupazione, si accendono dentro di noi. Mi viene in mente l’immagine di un uomo anziano, grande e grosso, dalle maniere un po’ spartane, al quale viene messo in braccio un neonato. Riuscite a vedere quanto si sente impacciato? Ha paura di fargli male, di non farlo stare comodo, paura di non piacere a quell’esserino. Si ritrova tra le mani tutta quella ricchezza ma è rigido, lontano con il proprio torace, c’è poco abbraccio, poca accoglienza e, la sua, non è cattiveria ma paura. Magari gli scende anche una lacrima per l’emozione ma non riesce a far sua quella creatura che, in quel momento, gli sta dando un qualcosa di più grande di lui, che lui non riesce a gestire. Non riesce a diventare un tutt’uno con lei.

Nell’Universo c’è un’infinita risorsa di abbondanza per ciascuno di noi e quello che chiediamo ci arriva ma, la paura di ricevere, non solo non ci permette di domandare nel modo esatto costringendoci a non ottenere nulla, ma ci obbliga anche a non vivere con gioia quello che viene a noi, rompendo un meccanismo fantastico che dovrebbe essere vissuto in modo completamente diverso.

Come abbondanza non si parla solo di cose materiali, come il denaro, ma si intende qualsiasi cosa: fama, affetto, complimenti, gentilezza, attenzioni e anche, ovviamente, materialità.

MIIIII…! CHE PAURA!

Ricordo i primi tempi in cui ho aperto questo blog. All’inizio, piena di entusiasmo e convinta di poter aiutare le persone, mossa dal mio spirito di condividere quello che ritenevo salutare per tutti, ambivo all’essere letta da più persone possibili. Naturalmente, viste le aspettative, la brama di piacere, la voglia di essere conosciuta e la paura inconscia della quale vi sto parlando in questo articolo, ciò non si avverava e i miei lettori erano solo pochi conoscenti.

Quando imparai a lasciar andare ciò di cui ero conscia, e cioè quello che vi ho appena detto, tranne la paura di ricevere (che è inconscia), tutto cambiò. Iniziai a scrivere solo per amore. Scrivevo con amore, per me stessa e senza aspettarmi di ricevere qualcosa in cambio. Neanche un – grazie -.

A chi arrivava il mio dono speravo facesse del bene, altrimenti non importava, io andavo comunque avanti a scrivere per una mia passione. Ecco che, all’improvviso, le visite sul blog aumentarono notevolmente e ora voglio raccontarvi di quella mattina in cui mi accorsi che 400 (!) persone avevano letto un mio articolo.

Per i grandi blogger, 400 visitatori sono il nulla ma per me erano tantissimi, così tanti che… mi spaventai. Ma come? Era proprio quello che avevo sempre desiderato! E invece, completamente destabilizzata, iniziai a preoccuparmi. Mi darete dell’idiota, e lo accetto, ma tutto questo nacque dentro di me senza che io potessi fare nulla, completamente in balia di emozioni che si permettevano di governare al posto mio e io non ero in grado di prendere le redini in mano di quella situazione.

Ovviamente, dopo, lavorai sodo dentro di me e riuscii a modificare tutto quel trambusto, ma inizialmente, se devo essere sincera, sembravo un burattino nelle mani di Mangiafuoco. La mia mente iniziò a chiedermi – Guarda in quanti ti hanno letto! Hai almeno scritto le cose giuste per non fare una colossale figura di cacca? E quanti errori grammaticali e di sintassi hai fatto come tuo solito? Prima, quando a leggerti erano solo in 50 potevi avere solo 50 giudizi negativi, ora 400! Immagina che sfacelo! E ora hai anche più possibilità che ti vengano chieste cose. Sei in grado di rispondere? Ti sei messa in piazza e… “fa più rumore un albero che cade che un’intera foresta che cresce” (Lao Tzu) lo sai! Ora voglio proprio vedere come te la cavi Meg, tu che hai sempre amato restare dietro le quinte…

Oh! Insomma basta! – urlai alla mia mente che mi stava trascinando in un pozzo scuro senza fine. Mi sentivo quasi soffocare, vuoi l’emozione e vuoi la preoccupazione. Dov’era la gioia? Da nessuna parte. La paura mi aveva totalmente inglobata in sé e, ahimè, lo spazio per l’entusiasmo e la felicità non c’era. Che tristezza.

IO PIU’ DI QUELLO NON MERITO

Ma potete capire? Ok, io sarò anche un caso anomalo ma, come vi dicevo prima, ho scoperto di avere molti simili. Siamo vittime del giudizio degli altri. In noi è stato inserito il tarlo di essere peccatori e poveri schiavi debosciati. Non meritiamo la bellezza! So che, dall’altra parte, ci sono invece persone convinte di meritare molto e, vantandosi, chiedono sempre di più (infatti ottengono). Magari risultano antipatiche e presuntuose e, quello che sto dicendo, a loro può sembrare impossibile ma mi rivolgo a quelli come me.

Quante donne ci sono, ad esempio, che non mirano a uomini belli, ricchi e facoltosi? Sono convinte di non meritarli. Sono convinte di essere adatte all’operaio medio (senza offesa per l’operaio ma intendo far capire un concetto) e non si sognano neanche di puntare gli occhi addosso a un fotomodello o all’imprenditore di quella grande azienda. Stessa cosa per l’uomo che, con l’immaginazione, sogna la vamp di turno ma è convinto di non piacere e di non meritarla – Tanto non mi guarderà mai – dice tra sé e sé, senza neanche rendersene conto. Si viaggia per schemi e solo se sei alto, bello, ricco, laureato, etc… puoi sperare nell’avere di più. Invece per l’Universo non è così.

Sogniamo amore, affetto, complimenti ma quando arrivano ci trovano imbarazzati, non sappiamo gestirli e ci premuriamo subito di dire – Ma no, ma no… ma figurati… non ho fatto niente di che… -. È vero che devono esistere la gentilezza e l’umiltà ma, troppe volte, sostituiamo l’umiltà con una mancanza di dignità e questo è sbagliato.

MAGOLAMAGAMAGIA!

Immagina di voler diventare famoso. Lo brami, lo desideri con tutto te stesso e un bel giorno accade. Puf! Eccoti su un palco sotto al quale mille persone sono pronte ad ascoltare tutta quella beltà che hai da dire. Il tuo sogno si è avverato. L’Universo ti ha dato quello che volevi. Cosa fai ora? Ti caghi addosso, ecco cosa fai. Scusa l’espressione ma rende l’idea.

Siamo abituati a dare. O, al massimo, come ho detto prima, a chiedere. Ma non a ricevere! C’è una bella differenza.

Per non parlare del senso di colpa.

Un giorno, un mio caro amico, fece per me una cosa grandissima ma, anche qui, anziché godermela fino in fondo mi preoccupai del suo sacrificio e mi sentii in colpa di aver detto, tempo prima, che mi avrebbe fatto piacere ricevere quella determinata cosa. Ha fatto tutto lui, io non gli ho chiesto nulla, ma lo ha fatto perché mi ha sentito esprimere un desiderio. Se solo fossi stata zitta lui non avrebbe dovuto fare quella fatica. Così, oltre a non godere io, inquinata dal “non merito così tanto”, anche lui non poté godere della mia gioia dopo tutta la fatica che aveva fatto. Che casino! Ero proprio un danno. E mi sentivo colpe su colpe. Basta! Dovevo smetterla. Dovevo a tutti i costi imparare a ricevere. A convincermi di meritare.

DARE SENZA RICEVERE

Non dobbiamo cadere nell’inganno che ci hanno insegnato: “se ti dimostri piccolo, remissivo e semplice allora sei una BELLA persona”. No! Sei un guaio! Disastroso.

Porca zozza avrei piuttosto dovuto dire – È il minimo! Merito persin di più! -.

E, da qui, sorge spontanea una riflessione: merito di essere amata? Ah! Tasto dolente! Chi mi ha amato ha sempre dovuto scontrarsi con questa mia “meravigliosa” caratteristica. Convinta, quindi, che il loro NON FOSSE AMORE… potete immaginare i casini vero? Non fatemeli elencare per favore. Quando sei convinto di non meritare amore sei un danno, credimi. E il tuo danno è deleterio. Puoi leggere qui https://prositvita.wordpress.com/2018/08/26/far-male-credendo-di-non-meritare-amore/ quello che avevo scritto a proposito.

È difficile guarire da questa “malattia” della paura di ricevere, è molto difficile, ma per il nostro bene e quello degli altri bisognerebbe farlo. Si apriranno per noi anche le porte dell’abbondanza ed è una figata pazzesca, te lo assicuro. Allora sì, che riceviamo anche amore e lo riconosciamo, perché abbiamo amore dentro anziché altre emozioni-spazzatura.

Ricevere è assai difficoltoso. Il nostro senso di inferiorità lavora contro di noi. Siamo stati educati a dare. Ci hanno insegnato a dire – Buongiorno – non a riceverlo, a imprestare o regalare quello che abbiamo non a ricevere, a dare aiuto non a riceverlo, ad essere gentili non a ricevere gentilezza, a preoccuparci per gli altri non a ricevere attenzione, ad essere onesti non a ricevere correttezza, a non pretendere, ad accontentarsi, a ringraziare… (parlo sempre per quelli come me). Mamma mia, quanto è difficile.

Questo discorso potrebbe continuare all’infinito, andando poi a toccare i tasti dell’autosvalutazione, dell’autostima, etc… ma una cosa, alla fine, è certa: dobbiamo convincerci che meritiamo e che possiamo avere una vita prosperosa e – possiamo possiamo possiamo essere felici -. Ci spetta di diritto. E spetta a ognuno di noi. L’Universo e la vita non fanno discriminazioni.

Prosit!

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Attento a quello che chiedi e a come lo chiedi

Che ci crediate o no, la Legge della Risonanza, conosciuta anche con il nome di Legge dell’Attrazione, esiste davvero.

Cioè, non è che esiste o che funziona, è così. Punto. Il mio non vuole essere estremismo o assolutismo e, al di là dell’aver provato sulla mia pelle tali effetti, il discorso più preciso è che appartiene ed è formata da una serie di meccaniche scientifiche indiscutibili. Lo diceva persino il buon Einstein spiegando come funziona l’energia e soprattutto cosa sono le frequenze che emettiamo e come ritornano a noi. Ho scritto molto su questo argomento e, in questo blog, potrete farvene un’idea.

Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è Filosofia, questa è Fisica – (Albert Einstein)

Detto questo, che equivale a crearsi la realtà ogni giorno, ovviamente si vede come l’Universo può rispondere, automaticamente, dandoci quello che chiediamo. In realtà, come ho già detto spesso, non è quello che chiediamo, o che vogliamo, che si concretizza a noi ma quello che siamo nella nostra parte più intrinseca.

Non ti arriva ciò che vuoi ma ciò che sei – (cit.)

Ossia, se io voglio dimagrire, e faccio di tutto per dimagrire, ordinando anche all’Energia Cosmica di farmi dimagrire ma, nel mentre, dentro di me, sono convinta di essere grassa, brutta e di non riuscire a perdere nemmeno un etto, non dimagrirò.

A vibrare, connettendosi con l’Energia Universale e divenendo un tutt’uno con essa infatti, sono le frequenze che appartengono alla nostra parte viscerale e non quello che formuliamo con i pensieri o con la voce, a meno che i pensieri non scaturiscano un’emozione, perché sono proprio le emozioni (viscerali appunto) a fare tutto.

Compresa questa regola, viene chiaro capire come sia possibile provare una sensazione e questa, in seguito, si manifesta. In mille e diversi modi, ma si manifesta. Sempre. Perché sempre risponde. E’ come uno specchio che riflette. Senza aggiungere o togliere nulla.

Quindi, io posso chiedere, sentendo dentro di me una cosa, e quella arriva. Attenzione però a come si chiede. Per l’Universo non è difficile rispondere e, in esso, non esiste empatia o sensibilità. Vuoi dei soldi? Credi fermamente di ottenerli? Li senti nella pancia? Vivi come se già disponessi di quel denaro? Bene, secondo le Grandi Leggi lo avrai, ma non si preoccuperanno del come. In un modo o nell’altro lo avrai e…. questo è il brutto! Si! Pare assurdo vero?

…..Mi si avvera un sogno ed è brutto? Com’è possibile?

Mi spiego. Nel momento in cui io chiedo dei soldi, qualcosa di immenso e incredibilmente complesso si mette in moto affinchè io possa ottenerli. Come? …….. magari muoiono i miei genitori e io eredito il loro patrimonio. Ecco lì. Accidenti non ci avevo pensato. Ora ho i soldi che volevo ma non ho più mamma e papà. All’Universo poco importa. Non prova i nostri affetti.

Naturalmente questo esempio vuole esagerare ed estremizzare anche un po’ l’argomento per farvi comprendere. Ma è vero, bisogna imparare a chiedere perché, molto più di quello che possiamo credere, il risultato che otteniamo può recarci dolore, dure prove e sofferenze, anziché il piacere del quale ci eravamo convinti e già pregustavamo. E’ vero anche che ci sono diversi esercizi da fare e una sorta di protezioni esistenti che ci insegnano ad incanalare al meglio la richiesta, ma il tema principale di questo articolo vuole proprio porre l’attenzione su quella che è una questione fondamentale ma che purtroppo, molto spesso, viene sottovalutata. E poi si sta male.

Alcuni esempi:

– Voglio dimagrire! E diventi “anoressica/o” (che non vuol dire che sei diventata/o anoressica/o perché l’hai chiesto. Non imbrigliamoci in questi meandri complessi e rimaniamo nel rispetto totale di chi soffre di questo disturbo).

Molto meglio proclamare: Voglio perdere un solo kg! E poi dopo averlo perso, volerne perdere un altro, con calma, e così via. Tanto non è che l’Universo si “scarica” eh?

– Voglio un naso bello dritto e piccolino. Et voilà che prendi una trona e finisci al reparto maxillo-facciale dove ti rifanno il naso completamente.

Molto meglio essere precisi. Anche la più piccola parola (sensazione) viene percepita. Davanti ad uno specchio, anche il più minuscolo pelucco di lanugine, viene rispecchiato. E l’Universo è uguale.

– Voglio un lavoro entusiasmante e che mi offra ogni giorno nuove possibilità! E ti tocca partire in giro per il mondo abbandonando la tua famiglia e i tuoi luoghi natii.

Molto meglio stabilire dove, quando, come e perché, se si vuole essere sicuri di non stravolgere completamente la propria vita.

Tutto questo nasce perché bisogna capire molto bene il valore della Responsabilità. Soprattutto la Responsabilità del nostro chiedere. E’ troppo comodo chiedere alla rinfusa. Così come siamo responsabili di noi stessi, e della nostra vita, dobbiamo imparare ad essere responsabili di ciò che vogliamo perché ciò che vogliamo formerà, in seguito, giorno dopo giorno, proprio la nostra vita.

Prestate dunque attenzione.

Ci sono inoltre studiosi che affermano sia giusto applicare anche alcune regolette come, ad esempio, quella di non utilizzare mai termini di negazione nella richiesta stessa. Ad es. – Non voglio più ingrassare -. Pare che la negazione “non” faccia perdere il valore del desiderio, ma non solo. Enunciando il volere in questa maniera, la nostra mente (che poi creerà l’emozione), si focalizza sul termine “ingrassare” e così si ingrassa. Conviene quindi esprimersi sempre al positivo, utilizzando il più possibile le parole più adatte sulle quali, se anche dovessimo focalizzarci sopra, non succede alcunché di male. Credetemi non è semplice. Io, cerco di seguire questo metodo ma non sono così tassativa. Ci sono casi in cui la negazione può anche starci, in quanto, ripeto, la cosa principale è quella che si prova al nostro interno. Nel cuore. E’ l’emozione che facciamo scaturire.

Per esempio, io adoro la citazione “NON DUBITARE MAI”. Una frase cortissima che contiene ben due negazioni, “non” e “mai”, e un verbo non proprio positivissimo, “dubitare”. Eppure, ogni volta che la penso, anzi, che la provo, con tutta me stessa, mi fa stare bene, fa fluire in me grande gioia. Sorrido. Mi fa sentire protetta e aiutata dall’Universo e mi riempie d’entusiasmo. Un entusiasmo così potente che mi permette di emanare frequenze positive, le quali, a loro volta, attrarranno a me altre frequenze positive. E’ ormai per me un motto e posso assicurarvi che funziona. Se la frase, o il pensiero, riescono a farci provare tali emozioni, allora va tutto bene. Questo è lo spirito giusto.

Nel caso inverso, siate pronti a sostenere quella che è il seguito della Responsabilità, vale a dire, l’Accettazione. Accettare ciò che ci accade. E anche se tutto quello che accade è perfetto, spesso non è molto bello da vivere.

Prosit!

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Imparare a chiedere ciò che si desidera

Quando quella mattina mi svegliai chiesi ad alta voce – Oggi vorrei ricevere una piacevole sorpresa -. Che ci crediate o no l’ho ricevuta.

In realtà la frase era stata formulata male, troppo generica, l’Universo non percepisce, bisogna essere più precisi perché, per lui, anche solo veder spuntare il sole potrebbe essere una piacevole sorpresa mentre a noi potrebbe non fregarcene nulla.

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Ebbene, dicevo, mi svegliai, pronunciai quella frase e la lasciai andare nell’atmosfera intorno a me dimenticandomene. Presi il mio caffè, feci i miei mantra mattutini davanti allo specchio, pieni d’amore nei miei confronti, diedi da mangiare ai miei animali e poi mi misi al lavoro.

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Verso le 11:00, mi arrivò un messaggio su Whatsapp. Guardai il telefono e, con mio grande stupore, vidi che quel messaggio me l’aveva inviato una persona che da tre anni non vedevo e non sentivo. Si trattava di una persona che stimavo molto in passato ma, conoscendola meglio, mi resi conto che così tanta stima non meritava. I nostri rapporti così si raffreddarono fino a che le nostre telefonate andarono scomparendo del tutto. Il feeling morì letteralmente e capimmo che, nonostante le nostre tante passioni in comune, potevamo tranquillamente vivere senza più avere a che fare l’una con l’altro.

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Il quel messaggio, stranissimo per giunta visto il lungo tempo di silenzio, questa persona mi stava proponendo uno dei suoi corsi spirituali che tiene costantemente e mi resi conto che non c’erano né saluti, né convenevoli ma semplicemente la descrizione del corso in modo parecchio sterile.

Forse si vergognava un po’ oppure era un semplice messaggio inviato a molti.

Fatto sta che mi venne voglia di salutarla quella persona e, senza nemmeno nominare la sua proposta, risposi in modo cordiale riferendomi alla sua vita e al suo stato di salute chiedendogli un ovvio – Come stai? -.

Fu felice di rispondermi e fu felice ch’io ruppi il ghiaccio in quel modo. Iniziò così una corrispondenza di messaggi che durò all’incirca mezz’ora nella quale, con molta umiltà, mi chiese d’incontrarci e parlare dei suoi e dei miei progetti. L’idea mi piacque. Probabilmente era cambiato (si tratta di un uomo, una persona che ho ritenuto un mio Maestro), probabilmente la “lezione” gli era servita e ora si stavano prospettando cose belle e mille propositi in una lingua che conoscevamo bene entrambi.

Decisi che sì, avremmo dovuto rivederci, in fondo per me poteva essere di grande aiuto in quanto, a livello di conoscenze, non è sicuramente uno degli ultimi.

Ci accordammo quindi e posai il telefono sulla scrivania di fianco al pc.

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Stavo per riprendere il lavoro che avevo interrotto quando mi venne in mente la richiesta che avevo fatto quella mattina.

M’irrigidii e mi venne la pelle d’oca.  Sapevo di non essere stata chiara formulando il mio volere ma, nonostante tutto, mi era arrivata quell’occasione. Una bella occasione.

Ringraziai immediatamente e mandai amore, cose che avevo già fatto al momento della domanda ma lo rifeci perché ero davvero emozionata.

Tre anni, vi rendete conto? Tre anni di silenzio. Mi sono stupita che avesse ancora il mio numero di telefono. Tre anni di allontanamento con tanto di chiusura, ai tempi, poco carina.

Avevo smosso qualcosa. Avevo smosso delle frequenze e queste, per una ovvia Legge di Risonanza, stavano rispondendo.

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Mi venne immediatamente e umanamente voglia di chiedere altro ma non lo feci. Non perché bisogna essere parsimoniosi, nell’Universo c’è tutto per tutti in abbondanza, ma perché io non sarei poi riuscita a star dietro a tutto quello che mi sarebbe successo. L’Universo non ha i nostri stessi tempi e modi, avrei rischiato di fare un gran casino. Se chiediamo lui manda, senza mezzi termini, e noi ci ritroviamo a non saper organizzare tutte quelle cose. Bisogna avere pazienza, pazienza e costanza, come vi ho sempre detto. Quello che mi accadde quella mattina mi bastò e fu una bellissima testimonianza di ciò che possiamo ottenere.

Chiedi e ti sarà dato – affermava Gesù ma in pochi hanno capito che questa è fisica e non religione.

Queste cose, alcune persone, le chiamano coincidenze, io no. La Legge di Risonanza appartiene alla fisica, è scienza e non si può discutere. Un famoso detto orientale dice – Il caso non esiste – e io ci credo.

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Cosa accadrà ora? Quale sorpresa per me si cela dietro a questo nuovo incontro? Non lo so ancora ma una cosa è certa: l’Universo ha risposto e se ho mandato nella mia richiesta energia positiva non può che rispondermi con altrettanta positività.

Provate anche voi. Funziona con tutti. Il segreto è sempre il solito. Dovete solo crederci. Dovrete iniziare con cose piccole che ritenete possibili. Avverabili.

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Vedete, se una persona obesa ad esempio, chiede di perdere cinquanta chili questo sarà ben difficile che possa accadere perché nel momento stesso in cui essa lo richiede una vocina nella sua testa gli sta già dicendo – Cinquanta chili? Ma sei matto? Sono trent’anni che non perdi un etto e adesso chiedi di perdere cinquanta chili? Ma ti rendi conto della castronata che stai dicendo?! Ah! Ah! Ah! -.

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Se invece questa persona chiede di perdere solo due chili ecco che automaticamente per il suo inconscio la cosa può essere più fattibile. “Due chili… mmhmm… si… può essere. Sono solo due chili in fondo. Mi basta mangiare un goccino meno e li ho già persi”. Ecco che la convinzione riesce ad esistere di più. Riesce a essere più vera. E quindi il risultato si può ottenere. Una volta conquistata questa tappa non resterà che chiedere di perdere altri due chili e poi due chili ancora e così via.

Purtroppo nessuno ci ha mai insegnato a volere e a chiedere le cose per noi come se avessimo una bacchetta magica, quindi dobbiamo comportarci come quando solleviamo dei pesi in palestra per la prima volta. Non possiamo sollevare all’improvviso cento chili di attrezzi ma inizieremo con cinque, poi dieci, poi venti e così via…

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Così come dobbiamo allenare i nostri muscoli dobbiamo allenare la nostra mente e soprattutto le nostre emozioni che abbiamo sempre vissuto e fatto vivere in modo diverso.

Prosit!

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Durante un periodo di Angoscia ci sono cose fondamentali da fare: queste…

Immagino conosciate tutti il detto “le brutte notizie (e situazioni) non arrivano mai da sole” e, in effetti, è proprio così. Viviamo periodi in cui sembra davvero che qualcosa di grande e misterioso ce l’abbia con noi, ci prenda di mira e… senza pietà, ogni giorno, ci ferisce regalandoci messaggi dei quali avremmo fatto volentieri a meno.

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In realtà, quello che accade è una cosa ovvia. Ho passato ultimamente un brutto periodo e, nonostante gli sforzi che facevo per pensare in positivo e immaginare le mie giornate tinte di un bel colore rosa, nella parte più profonda di me ero addolorata. Come vi ho spiegato molte volte, l’energia non percepisce solo quello che diciamo o pensiamo ma soprattutto quello che veramente siamo dentro.

I giorni passavano e, tra una bella frase e un buon proposito, mi sentivo comunque contorcere lo stomaco.

Quello che stavo emanando intorno a me era quindi angoscia, tristezza, rammarico e, ovviamente, l’Universo, che noi definiremmo “crudele”, ha subito risposto rimandandomi indietro le stesse frequenze.

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Ecco infatti il sopraggiungere di un’altra notizia davvero poco piacevole. E poi un’altra e poi un’altra ancora.

“Meg, devi smetterla” pensavo tra me e me “prova davvero a sentire la gioia dentro”.

Cavoli… era difficilissimo. Non mi reputo il Guru di nessuno ma sento di essere già ad un buono stato di consapevolezza ma, come dicono anche i più grandi maestri, pure loro hanno bisogno di un personal coach di tanto in tanto e questo mi tranquillizzava un po’.

Mi ero lasciata andare. Il dolore aveva preso il sopravvento sulla fiducia che nutro nei confronti della vita e la mia solita frase – Tutto quello che accade è un perfetto disegno divino – così perfetto non riuscivo a vederlo.

Una cosa però di buono facevo: continuavo a chiedere all’Universo, a parlare con lui e a cercare di convincermi della sua grandezza. Continuavo imperterrita a CONSIDERARE (e non a SPERARE) situazioni belle per me come se fossero già avvenute. Cosa non da poco perché anche solo l’intenzione ha un’importanza fondamentale.

“Meg, sforzati, lasciati andare, va tutto bene, tutto va per il meglio” continuavo a ripetermi capendo che se non uscivo da quel vortice in cui mi ero infilata avevo ben poche speranze di ottenere del “bello” dalla mia stessa vita. Che è semplicemente uno specchio.

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Mi concentrai. Mi misi d’impegno per non uscire con la mente dagli argomenti che m’interessavano.

Erano pensieri di gratitudine e di amore. Ringraziavo costantemente quello che avevo persino il letto, il bagno, il cibo, il cane, il figlio, qualsiasi cosa (questo sgombera la testa dai pensieri negativi) e, ogni tanto, chiudevo gli occhi e, con le braccia leggermente aperte a mezz’aria, regalavo alla vita parole di fiducia e serenità. M’immaginavo sorridere e mi ripetevo in continuazione – Io sono felice! -.

In realtà stavo piangendo come una bambina ma non importava, osservavo la mia sofferenza di un bel colore rosa scuro, la ringraziavo, le passavo in mezzo e ripetevo tra i singhiozzi – Io sono felice! -.

Una pazza totale direte voi.

Come ho detto prima infatti, dentro in realtà, non lo ero per niente ma continuando, giorno dopo giorno a dirlo, iniziai così a illudere il mio cervello e piano, piano, iniziai a sentirmi meglio. I problemi sembravano lontani. Ve lo giuro.

Sicuramente qualcuno di voi dirà – Si ma i problemi hanno continuato ad esistere -. E’ vero, ma non li stavo più affrontando con angoscia e tristezza bensì con gioia e positività e, così facendo, anche loro, si risolvevano di conseguenza in modo gioioso e positivo. Ve lo ri-giuro. E’ una questione ovvia di frequenze.

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Di colpo era come se qualcuno avesse preso la matassa e fosse riuscito a dipanarla al meglio.

Tutto quello che chiedevo e avevo chiesto si stava avverando anzi, fin troppo velocemente, non riuscivo a starci dietro e ora piangevo per l’emozione e non più per la tristezza.

Vi sto raccontando questo perché mi piacerebbe che anche voi riusciste a fare come ho fatto io e credetemi se vi dico che i miei problemi di quel periodo non erano bazzecole.

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La vita mi si era trasformata di colpo e la destabilizzazione regnava sovrana. Per di più, la mancanza di una persona che amavo tantissimo mi lacerava il cuore. Tasse da pagare, figlio in bilico perché la mancanza di questa persona l’aveva sentita anche lui, e tutte le varie conseguenze.

Ecco, i soldi, mannaggia a loro, erano proprio una delle cose che mi spaventava di più.

Mi dissi più volte queste parole:

L’Universo non ha mai abbandonato nessuna sua creatura. Se non mi auto-abbandono io, lui farà si ch’io abbia tutto ciò che merito e di cui ho bisogno.
L’Universo non ha mai lasciato senza cibo un uccello o senza acqua una pianta. Abbiamo sempre causato tutto noi.
Lui è un padre responsabile e mai vorrebbe il mio male.
Devo solo crederci. Devo solo imparare ad affidarmi a lui.
E’ difficile. Sembra impossibile.
Ma in realtà in lui c’è tutto in abbondanza per tutti. Per ognuno di noi.
Devo sforzarmi di credere in questo.
Devo farlo, per il mio bene
-.

Fino ad affermare ad alta voce – Io ho tutti i soldi che mi servono -. Parlando al presente come se già li avessi in quanto, per la Legge d’Attrazione, bisogna già vedersi il problema risolto. Se io avessi detto “avrò”, l’Universo non avrebbe capito. Il suo tempo non è uguale al mio tempo, magari me li avrebbe anche dati ma dopo trent’anni e a me servivano in quel momento.

Naturalmente non mi ha fatto trovare i milioni sul comodino l’indomani mattina ma, il giorno dopo, un signore che mi aveva chiesto un anno prima l’amicizia su FaceBook, ebbe da ridire su un articolo che avevo postato sul mio profilo. Non era d’accordo con le mie riflessioni. Bene, ci può stare. Parliamone.

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Scambiammo i nostri pareri con umiltà e intelligenza fino a che, dopo un pò, lui mi scrisse in privato su Messenger chiedendomi di contattarlo telefonicamente per parlare di una nuova attività all’interno della sua azienda. Un’attività ovviamente spirituale.

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Come andò a finire? Vedete, l’importante non è come andò a finire. La cosa fondamentale è il cammino, è la strada giusta. Il fatto che io avessi mosso delle forze energetiche che stavano rispondendo al di là di come finì il rapporto con questa persona. La cosa potrebbe fallire più e più volte ma l’importante è avere ottenuto la possibilità di scelta piuttosto che il nulla e rimanere affranti nell’apatia e nella desolazione.

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Anche se vi sentite stupidi, anche se vi sembra impossibile, anche se vi hanno insegnato che sono solo sciocche illusioni, quando vi sentite giù e un problema vi affligge fate come ho fatto io e credeteci. Crederci di pancia. Vi sentirete meglio ve lo garantisco. Magari non subito, non il primo giorno. Io ho iniziato a sentirmi meglio, e non ancora del tutto, dopo il venticinquesimo giorno. Perciò abbiate pazienza e convinzione… sono davvero le virtù dei forti.

In questi casi il segreto risiede nella COSTANZA. Continuate, continuate senza demordere. Continuate con le affermazioni positive, continuate a immaginarvi felici, continuate a ridere, continuate a visualizzare per voi il meglio, continuate a credere, nonostante sia difficile, di avere la piena fiducia nella vita, continuate senza smettere.

E ce la farete.

Prosit!

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