Sono l’Erede di una malattia e quindi uno sfigato – parte 1°

Dividerò questo post in due articoli perché è un discorso abbastanza lungo e vorrei riuscire a spiegare bene tutto quello che esiste oltre a ciò che crediamo essere scontato. La vita è un continuo movimento energetico, un continuo mutamento perpetuo, nulla è scontato. Tutto cambia e tutto può cambiare.

CHE SFIGA!

Dire che l’ereditarietà nella malattia non esiste è estremo e assoluto quindi non mi piace; non mi piace e non lo dirò. Non dirò neanche, però, che credo di essere l’erede delle malattie/patologie dei miei familiari. È una cosa alla quale io non credo e, nonostante tutte le prove che la medicina ha voluto dare in base a questo argomento, non mi trova personalmente d’accordo. L’ho anche potuto constatare di persona. Questo non significa che dovete essere d’accordo con me, vorrei solo esporre il mio pensiero, e non significa nemmeno che non avrò gli stessi disturbi dei miei predecessori ma, qualora giungessero, la penserò diversamente e, tra un attimo, vi spiego come.

Se questa teoria me l’hanno voluta vendere come fondamenta basilare del mio stato di salute, andando a citare geni e cromosomi, io non ho voluto comprarla. Non ho voluto comprarla perché dietro alla parola – predisposizione – si nasconde un meccanismo ben più profondo rispetto a ciò che si sfoggia in vetrina. È troppo comodo e troppo semplice dare una specie di colpa al DNA che, di conseguenza, include la conclusione – Non puoi farci nulla -, ma soprattutto è deleterio in quanto mi rende schiava della sfiga, cioè di un qualcosa che non esiste. Schiava di un qualcosa che non esiste…

Schiava di una sfortuna… sono nata in quella famiglia lì, con quelle malattie lì… Ebbene, ho scelto di non dipendere il più possibile da niente e da nessuno, pertanto, non dipenderò neanche dai malesseri di genitori e nonni.

Ieri ho letto il commento di una donna, permettetemi di descrivere come dura e volgare, che dopo aver letto un post su FaceBook, inerente a questo discorso, ha proclamato – Io ho l’ipertensione come mia madre e un sangue molto denso, mangio bene eppure ho questa patologia. Il problema quindi è della mia mente? Ma non dite più ca@@@@e! -. Ovviamente il commento diceva altro, di più feroce, ma non serve ch’io lo riporti. Il nesso è questo.

Ora, io comprendo questa donna che in poche parole ha tradotto il pensiero di molte persone ma vorrei scrivere due cose a riguardo.

UN PO’ DI ANALISI

La prima è inerente proprio alla sua risposta. A quel suo tono. A quel suo impeto. Signora cara, si faccia due domande e si dia due risposte se ha l’ipertensione… però è anche vero che non si può mica valutare una persona da un solo commento visto che, magari, in quel momento, il gatto le aveva appena fatto pipì sulle ciabatte. Andiamo alla seconda questione, quel: “io mangio bene”.

Perdonatemi ora se divento tagliente ma l’ultimo che mi ha detto “io mangio bene” era convinto che la cucina di sua nonna calabrese (che adoro) era una cucina sana. Orsù! Il buono e il genuino sono una cosa. Il sano è un’altra. Un’antica riflessione orientale, appartenente alla Mecidina Tradizionale Cinese, afferma – Ciò che sporca il tuo piatto sporca anche i tuoi organismi. Osserva il piatto finita la pietanza e saprai regolarti -. Un conto è mangiare di gusto, un altro è mangiare i prodotti così come natura crea, forse meno golosi per le papille gustative ma sicuramente meno dannosi per il corpo. E non sono qui a fare quella delle “due carotine scondite”. Io non mi faccio mancare niente ma dobbiamo saper valutare. Inoltre, proclamare: – io mangio bene – ingurgitando, nel mentre: coloranti, conservanti, pesticidi, edulcoranti, etc… stona assai. Di questo non abbiamo colpe ma possiamo evitarne molti volendo. Detto questo, vorrei vedere come mangia la signora, figlia di una donna che avrà ben cucinato in un determinato modo nella sua vita e le avrà insegnato una determinata arte culinaria, la quale, probabilmente, tende a rendere il sangue un po’ poco fluido ma soprattutto un pompare del cuore veloce e sofferente.

Dopo l’aver appreso la cucina di mamma occorre anche vedere come mamma (o papà) ci hanno educato e modellato. Cioè plasmato a loro immagine e somiglianza. Mi spiego. Come dico sempre, ogni malattia arriva a noi per portarci un messaggio. In questo caso l’ipertensione significa, in ambito psicosomatico, reprimere le emozioni, avere un eccesso di emozioni dentro che si surriscaldano, trattenere ricordi/segreti che dopo molto tempo riescono ancora a emozionarci in male o in bene. Non sarà difficile quindi capire che anch’io, come mia madre, vivo in questo stato d’animo.

Facciamo un esempio: se in famiglia io, dal temperamento sanguigno, non ho mai potuto sfoderare le mie emozioni come volevo, perché me lo hanno impedito dal momento che loro anche lo facevano ed era giusto così, forse oggi ho qualche problemino. Identico al loro.

Vale anche, ahimè, se si decide di intraprendere la strada del tutto contraria ai genitori. Il punto di partenza è lo stesso se l’emozione è la medesima.

Non dimentichiamoci nemmeno che i genitori, quando ci mettono al mondo, non ci danno solo il loro DNA e neanche solo tratti del loro carattere. Ci danno anche le loro emozioni e la loro ENERGIA. I loro flussi energetici.

Devo fermarmi per dividere questo articolo, aspettate quindi la seconda parte, nel mentre, potete provare a riflettere.

Prosit!

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La “Maionese di Cachi” e tante simpatiche curiosità su un frutto incredibile

Durante il periodo dei Cachi, se questi frutti piacciono, occorre essere veloci e pieni di fantasia.

Le generose piante si riempiono di queste palle arancioni, anche belle da vedere che però, se maturano troppo, lasciano davvero poco tempo.

Grazie alla creatività e al buon gusto, però, possiamo cibarcene in diversi modi e anche quando i Cachi sono… “troppo avanti”.

Oggi vi racconto una breve ricetta, molto particolare, che potrà risultare utile nel dare un gusto nuovo ai vostri piatti; a diversi piatti ma, soprattutto, a contorni come l’insalata, considerata, troppo spesso, banale e poco ricca.

Facciamo quindi la “Maionese di Cachi”, ricetta che mi ha consigliato l’amico blogger Do, una salsa che si può usare come una crema per accompagnare diversi piatti oppure si può aggiungere direttamente nell’insalata per renderla decisamente più gustosa, più colorata e più sfiziosa.

Il procedimento è davvero semplice, questi sono i pochi ingredienti:

– 1 Caco

– Olio Extra Vergine d’Oliva

– il succo di ½ Limone

– Aglio (meno di mezzo spicchio)

Dopo aver tolto la buccia al Caco si mette la polpa all’interno di un contenitore alto e stretto perché dobbiamo frullarlo con il mixer e, il preparato, non deve schizzare fuori come un fuoco d’artificio.

Aggiungiamo al frutto l’Aglio, tagliato a pezzetti molto piccoli e sottili, mezzo limone spremuto e iniziamo a frullare.

Mentre cercheremo di tenere la lama rotante abbastanza in superficie per rendere il composto spumoso, facciamo cadere un filo abbondante di Olio e continuiamo con il minipimer ancora un minuto.

Ottenuto il ricco condimento, dal sapore unico e stuzzicante, lo versiamo direttamente sulla verdura o lo mettiamo in una ciotola pronto per essere gustato con il piatto proposto. Una vera delizia!

Il Caco, tra l’altro, che bisognerebbe in realtà chiamare Cachi anche al singolare, o Kaki (Diospyros kaki), è un frutto molto importante per il fabbisogno del nostro organismo. Molto zuccherino, e quindi parecchio energetico, contiene anche parecchia Vit A, Vit C e Vit B risultando così un ottimo rinforzante per l’apparato immunitario e un grande alleato nel prevenire diversi tipi di malattie.

Fantastico soprattutto per affrontare con vittoria la fredda stagione e tutti i malanni che essa porta, non per niente, Madre Natura ce lo offre in autunno.

Ad essere simpatica è poi la tradizione inerente ai suoi semi che si dice permettono di prevedere come sarà l’inverno in corso ossia se particolarmente freddo o meno.

Proprio così. Dovete sapere che i noccioli dei Cachi, se vengono aperti dividendoli esattamente a metà, possono mostrare la figura di una posata: o una forchetta, o un coltello, o un cucchiaio… a seconda dell’annata ovviamente.

Se appare una forchetta, significa che il freddo non arriverà. L’inverno sarà abbastanza nevoso ma poco ghiacciato, mite, perciò faranno festa quelli che il freddo non lo sopportano (come me).

Se appare il coltello invece, di neve ce ne sarà poca ma il freddo sarà tantissimo quasi da non riuscire a scaldarsi con tanto di venti gelidi che tagliano il viso.

Davanti alla presenza di un cucchiaio infine, si avrà un inverno assai nevoso e piovoso allo stesso tempo.

In realtà si tratta dei germogli all’interno dei semi e raramente si trovano. Questa leggenda è una tradizione antica sulla quale i vecchi contadini si basavano per capire a che tipo di inverno sarebbero andati incontro perciò, nonostante non ci siano prove scientifiche a riguardo, direi che ci si può affidare abbastanza a questa teoria anche se, negli ultimi anni, il tempo sembra diventato pazzerello in ogni momento dell’anno.

Se può interessarvi io ho trovato prima quello che pareva essere un coltello, ma mi si è un po’ rotto nell’aprirlo quindi non ne sono sicura, nel secondo Caco invece ho trovato un cucchiaio e direi che si distingue proprio bene.

Conosciuto non solo dai nostri bisnonni per le sue caratteristiche positive e le sue tante proprietà benefiche, il Kaki, veniva considerato alimento di gran pregio in tempi ancora più lontani quando, nominato la “Mela d’Oriente”, regalava diverse virtù, ben sette per la precisione, divenute famose in tutto il mondo. Non per niente, il suo nome botanico Diospyros significa proprio “Cibo degli Dei”.

Dei Cachi, non si butta via niente. La polpa è fantastica per depurare il fegato, il legno della sua pianta è eccellente da ardere, è un ottimo concime, le sue foglie sono meravigliose per creare addobbi e composizioni, non viene attaccato da parassiti e germi infestanti… insomma, è davvero unico nel suo genere.

Godiamocelo allora! Si possono preparare davvero tante ricette squisite con esso e quindi non vi resta che attendere il mio prossimo consiglio che vi parlerà ancora di Cachi!

Buon appetito e tanta salute!

Prosit!

La Panna di… Zucchini!

Si lo so, sono in ritardo, dovete portare pazienza con me. Parlarvi di zucchini proprio ora che Madre Terra non ne sta più regalando…

Ma l’idea è utile e strabiliante, quella che voglio darvi oggi intendo, perciò, come si dice: meglio tardi che mai!

Quest’estate, infatti, avevo sempre tanti zucchini. Mi arrivavano da ogni dove e ringrazio calorosamente chi me li regalava. Una sera però, lamentandomi con un amico sul fatto che non mi venivano nuove idee per come consumarli, ecco che fui subito accontentata.

Ne fui felice. Gli zucchini, (Cucurbita Pepo il loro nome scientifico), sono ricchi di potassio, di Vit E e C, ammorbidiscono l’intestino e soprattutto disinfiammano le vie urinarie.

Mi diede una ricetta davvero facile, veloce, utile e molto originale che potremmo chiamare La Panna di Zucchini ma… di panna, non ce n’è neanche l’ombra.

E’ una ricetta, infatti, che trovo necessaria per chi non sopporta come gusto, o non tollera fisiologicamente la panna, ma desidera comunque avere un amalgamante naturale in cucina per le sue pietanze, sano e gustoso allo stesso tempo.

Avete presente i tortelloni panna e prosciutto? Squisiti ma, ahimè, alcuni non possono permetterseli a causa di un’intolleranza ai latticini.

Grazie a questa crema però, si potrà ottenere lo stesso risultato e la stessa bontà mangiando in modo salutare.

Si prendono gli zucchini e, dopo averli ben lavati, si pelano dividendo la scorza verde dalla pasta bianca interna.

Con la parte verde, triturata e unita ad altri ingredienti, si potrà preparare una deliziosa frittata, ovviamente, non butteremo via nulla.

La parte bianca invece, la tagliamo a tocchetti e la mettiamo a bollire in un pentolino.

Io, questa volta, ne ho preparato il quantitativo sufficiente a condire la pasta di una cena ma ne potrete preparare quanta ne volete e poi congelarla, magari in appositi contenitori così da utilizzarla all’occorrenza.

Una volta cotti i pezzi bianchi e resi belli morbidi, si frullano con il mixer aggiungendo pepe, olio e spezie varie a gradimento.

Io, ad esempio, ho usato un pizzico di noce moscata.

Per chi non ha problemi di intolleranza, anche un goccio di latte.

Il sale non ve lo consiglio, vi conviene insaporire il sugo dopo, al momento della preparazione.

Ottenuta la crema non ci resta che preparare il condimento per la pasta che più ci piace.

Io ho fatto una specie di pasta e fagioli, asciutta, rendendo il tutto più corposo proprio grazie alla crema di zucchini.

Ho preparato un soffritto che ho fatto cuocere a foco molto basso con: cipolla, alloro, curry, semi di papavero, timo e olio e, una volta raggiunta la giusta doratura della cipolla tagliata a strisce, ho aggiunto i fagioli borlotti e ho lasciato cuocere per farli ammorbidire.

Se utilizzate quelli secchi dovranno stare in ammollo dalla sera precedente prima di essere buttati in pentola e vi consiglio di farli anche bollire qualche minuto prima. I fagioli duri, o semi-crudi, non sono buoni per niente.

Ho aggiunto poi la crema di zucchini, che ho fatto andare sempre a fuoco lento per soli dieci minuti e, prima di spegnere, mi sono ricordata di qualche foglia di basilico e un altro filo d’olio. Si può usare anche il prezzemolo, se piace, sempre in uscita però, è meglio.

Sarà quando aggiungerete la crema che potrete salare così da percepire un aroma uniforme inerente al tutto; per lo meno io mi trovo bene così.

La pasta, una volta cotta, verrà unita al condimento, dentro alla padella capiente, che ci permetterà di mescolare bene il tutto e permetterà così alle penne o ai tortiglioni (preferisco pasta corta e rigata), di riempirsi del sugo anche internamente.

Ne vale davvero la pena e ogni boccone risulterà più ricco in grado di sprigionare diversi sapori.

Non resta che impiattare e magari dare un tocco di colore al piatto.

Io l’ho fatto utilizzando un ciuffetto di sedano e qualche strisciolina di carota che, con il suo arancio vivo, ha reso il tutto più sgargiante e appagante anche per la vista.

Detto questo, vi do il – Buon Appetito! –, spero di avervi regalato anche un’ottima soluzione per arricchire diverse vostre ricette e nonsololapasta. Una soluzione comoda per tante idee, come la Besciamella ad esempio.

Prosit!

La Composta, la Quercetina e la Cipolla sul Comodino

Va bene, è vero che quando un alimento viene cotto, molte sue proprietà nutrizionali vanno a farsi friggere ma vorrei comunque parlarvi della ricchezza della Cipolla, un alimento davvero utile al nostro benessere e, per farlo, vi propongo una ricetta che anche se prevede una cottura molto lunga, mi permette di regalarvi la descrizione di un piatto originale e di raccontarvi della Quercetina, sostanza che pare essere addirittura anti-tumorale.

La Quercetina, contenuta appunto nella Cipolla (soprattutto in quella rossa) appartiene alla famiglia dei flavonoidi e arricchisce parecchio quest’ortaggio, basilare per la nostra cucina, dalla grande capacità di rendere tutto più gustoso.

In questo articolo ve la farò conoscere attraverso la Composta di Cipolla che, con mia grande sorpresa, ho scoperto piacere molto anche ai giovanissimi perché il gusto che regala, simile a quello di una marmellata agrodolce, è davvero delizioso.

Si inizierà pulendo ovviamente le Cipolle. Quelle rosse di Tropea sarebbero l’ideale ma ne ero sprovvista e così ho usato quelle dorate, buonissime ugualmente.

Le Cipolle vanno poi tagliate a tocchetti e messe in un pentolino non troppo largo cosicchè, aggiungendo l’acqua, si permetterà alle Cipolle di cuocere e ammorbidirsi per bene. Può capitare, che durante la cottura, di acqua bisognerà aggiungerne ancora, lasciandone un goccino, senza farla consumare del tutto, per ottenere così del sughetto.

Gli ingredienti da aggiungere a questo punto saranno soltanto lo Zucchero di Canna e l’Aceto Balsamico ma io, per rendere la ricetta ancora più speciale e personalizzata, aggiungo anche un pizzico di Timo perché è una spezia che adoro oppure una foglia di Alloro.

Si lascerà cuocere il tutto, coperto, per parecchio tempo, anche più di un’ora e sempre a fuoco molto basso. Assaggerete voi la consistenza in quanto la cottura dipenderà dalla quantità di Cipolle e soprattutto da quanto avete fatto grandi i tocchetti. Alla fine, dovranno rimanere morbidissimi, da disfarsi tra la lingua e il palato, una volta messi in bocca. Assaggiate anche per regolare la quantità di Zucchero e di Aceto. Ad alcune persone piace più dolce ad altre meno, quindi sappiate che potrete realizzarla come più gradite man mano che cuoce.

Prenderà sempre più colore, scurendosi maggiormente, grazie all’Aceto.

Con una punta d’Olio Extra Vergine d’Oliva, aggiunta a metà cottura, le Cipolle rimarranno ancora più morbide e più lucide ma non è indispensabile, rimarrà ugualmente squisita anche senza questo ingrediente.

Una volta pronta la Composta, si metteranno a scaldare sulla piastra delle fette di pane fatto in casa, io lo preparo con Farina Integrale Biologica e, quando queste diventeranno calde e belle croccanti, ci si farà cadere sopra il preparato di Cipolle guarnendo poi il piatto come più si desidera.

Un ottimo secondo, sano e genuino. Un ricco contorno, goloso e originale. Adatto principalmente ad accompagnare Formaggi di diverso genere e, divenendo così, per i ragazzi, un piatto anche sostanzioso.

La Quercetina, essendo appunto un flavonoide, è pura Vitamina P e può quindi rinforzare i vasi sanguigni e i più piccoli capillari dell’organismo rendendoli più resistenti agli sbalzi di temperatura o ad un’alimentazione poco corretta. Questa funzione è davvero importante se pensate che, a parte poche zone del nostro corpo, come i più superficiali strati della pelle, tutte le altre sono completamente irrorate dai vasi sanguigni che, molto spesso, si rompono causando inestetismi e addirittura vere patologie.

Inoltre, la Quercetina, è anche un grande antiossidante ossia riesce a mantenere le cellule giovani evitando il loro deteriorarsi e le cellule deteriorate sono alla base di tutti i problemi fisici.

La Cipolla, chiamata scientificamente Allium Cepa, non contiene soltanto questa sostanza. Pur essendo un vegetale molto umile, da sempre consumato anche in tempi più antichi dai più poveri, è ricca di Vitamina C, di Potassio e di Acido Folico importantissimo per la ricostruzione delle cellule e quindi di tutti i tessuti del nostro organismo.

La Cipolla, parente dell’Aglio, è anche un ottimo antiinfiammatorio; disinfetta e disinfiamma se consumato ma….. anche se tenuto semplicemente sul comodino! Ebbene si, vi racconterò questa chicca.

Nelle mie zone, le nostre nonne, quando in famiglia qualcuno stava poco bene ed era allettato, tagliavano una Cipolla semplicemente a metà e la mettevano in un piattino accanto al sofferente per tutta la notte. La mattina dopo, quella Cipolla veniva buttata lontano da casa, seppellita nella terra affinchè quest’ultima si portasse via tutte le energie negative rilasciandole nel terreno e che sarebbero state prese e lavorate dalla potente Madre Natura. Oggi, non tutti abbiamo un orto o un giardino nel quale andare a sotterrare la Cipolla guaritrice, ma si può comunque poi buttare nella pattumiera. Da come avrete capito, la Cipolla, ha la capacità di assorbire le negatività che fanno ammalare l’individuo aiutandolo così a guarire. Naturalmente, per la sera dopo, veniva messa una nuova Cipolla.

E ora, al di là, dei rimedi di guarigione, vi auguro un Buon Appetito e un pranzo gustoso.

Prosit!

Come rendere la Platessa gustosa mantenendo la Ricetta salutare

Diciamolo chiaro, la Platessa non è un pesce particolarmente gustoso. Le sue carni, seppur delicate, vengono ampiamente superate da pesci molto più prelibati e dal sapore molto più ricco. Vero è, però, che avendo poche spine, è adatta alla dieta di anziani e bambini in quanto simile alla Sogliola. E’ adatta anche alle diete ipocaloriche contenendo pochi grassi. I grassi del pesce non fanno male, lo Sgombro, molto grasso, dovrebbe essere introdotto nella nostra dieta ma, la sfida di oggi, è rendere piacevole il gusto di un pesce che molti definiscono addirittura “scialbo”. Sta a noi quindi trasformarlo in una golosità.

Ma come? Beh, io vi darò la mia idea poi, ovviamente, potrà essere la vostra fantasia a fare tutto, basta rimanere focalizzati sugli ingredienti naturali e che ci offre Madre Natura per creare così, come dico sempre, una ricetta buona ma soprattutto salutare.

Platessa al mais e spezie (aneto, zenzero, erba cipollina, pepe e curcuma) sfumata alla birra, su pane croccante e accompagnata alla crema di sedano con tandoori e prezzemolo.

In una padella capiente ho fatto soffriggere della cipolla (la cipolla non dovrebbe mai mancare nella nostra cucina, contiene una sostanza chiamata Quercetina, un flavonoide, che previene l’invecchiamento cellulare) assieme ad un goccio d’olio extra vergine d’oliva, un goccio anche di acqua, curcuma, zenzero e miso. Il miso, un tipo di dado vegetale estratto dalla soia, dovrebbe sempre essere messo verso fine cottura perché, essendo un alimento “vivo”, che contiene fermenti vivi, non dovrebbe cuocere. Il mio intento però era quello di insaporire la pietanza per poter usare così meno sale. Come dico sempre, il sale, nella giusta quantità, non fa male al nostro organismo ma è sbagliato eccedere quindi, se qualcuno gradisce sentire un gusto più saporito, può appunto utilizzare il miso.

Ho aggiunto poi al soffritto il mais, quando la cipolla ha iniziato a presentarsi dorata e, assieme al mais, l’erba cipollina e l’aneto il quale ha un vago sentore di finocchietto.

Ho fatto andare il mais per qualche minuto e poi ho aggiunto i filetti di platessa e una leggera spolveratina di pepe. Quando la platessa è diventata bianca, ho sfumato con la birra, non serve esagerare mai, con niente. Mentre il giusto può essere salutare per il nostro corpo, il troppo può risultare invece dannoso.

Intanto che il tutto, coperto e a fuoco lento, cuoceva (basta all’incirca un quarto d’ora in quanto la carne della platessa è delicata non solo come gusto ma anche come consistenza), in un altro padellino più piccolo, ho iniziato a preparare la crema al sedano con tandoori e prezzemolo.

Le creme si possono anch’esse arricchire con un soffritto leggero ma, in questo caso, usando una verdura già saporita di suo e due spezie dal gusto deciso, ho pensato di poterlo evitare. L’importante, in questo caso, è realizzare un contorno che vada in contrapposizione con il secondo, vale a dire una crema dal sapore “forte” che arricchisca la “delicatezza” della platessa e del mais.

Il sedano è stato tagliato a tocchetti e messo in padella con un goccio d’acqua, un pizzico di sale, del miso e un filo d’olio. Quando è diventato morbido ho aggiunto il tandoori che è un mix di spezie indiane contenente: vari tipi di pepe, cardamomo, senape, curcuma, cannella, cumino, coriandolo e molti altri gusti. Ho fatto andare ancora un po’ a fuoco lento, affinchè prendesse quei gusti e, a fine cottura, ho aggiunto il prezzemolo.

Non fate cuocere troppo il sedano o qualsiasi altra verdura se volete fare una crema, tanto poi si frulla tutto e lasciando gli alimenti più crudi si possono acquisire maggiormente le loro proprietà benefiche.

Ho infatti messo il sedano nel mixer e creato la polpa che si è amalgamata bene con i sapori.

Ho preso dal freezer due fette del mio pane integrale, fatto giorni prima, e le ho messe nel tosta-pane per renderle croccanti e gustose e sulle quali ho poi adagiato pezzi di platessa e mais a un lato del piatto. Di fianco, ho decorato con la crema verde.

Bello da vedere, ordinato e colorato, goloso da gustare e veloce da preparare. Ma soprattutto sano. Questo è il risultato principale che dobbiamo ottenere. Un qualcosa che faccia bene al nostro organismo nutrendolo nel modo corretto ma che possa anche appagare gli occhi e il palato.

Questo è importante perché fa venir voglia di continuare a magiare in tale modo percependo una soddisfazione totale, olistica.

Provatelo e fatemi sapere. Vi auguro un Buon Appetito.

Prosit!

La Meg in TV

Erano le 12 e 30 di un tranquillo venerdì e io stavo scrivendo al computer. Il cellulare squillò mostrando sul display un numero a me sconosciuto e, sotto alla cifra, la scritta – Roma -.

Una televendita” pensai, ma risposi ugualmente. Dall’altra parte, la voce gentile di una donna mi chiese se ero io la persona che scriveva questo blog e parlavo anche di alimentazione sana. Si, ero io. Sono io.

Mi ci volle un bel po’ per capire che non si trattava di uno scherzo e che era tutto vero.

Per farla breve, sono stata invitata negli studi di TV2000, canale 28, al programma pomeridiano “SIAMO NOI” per intervenire come consumatrice di alimenti sani e creatrice di ricette buone ma salutari.

Io??? Io in televisione??? Era impossibile.

Sarei stata in collegamento da Milano (sono la bionda che vedete a tutto schermo, mamma mia che vergogna…!) perché a Roma non sarei riuscita ad andare. Il viaggio sarebbe stato troppo lungo e non avevo il tempo di organizzarlo visto il poco preavviso. Non so descrivere l’emozione, ero tesissima, nonostante, devo dire, sia stata trattata benissimo da tutti quelli che ho incontrato lì e da quelli che mi hanno contattata e organizzato il viaggio.

Non riesco a descrivervi l’emozione e la paura da tanto grandi che erano ma posso raccontarvi come un sogno si è realizzato, credendoci e volendolo ad ogni costo. No, non sognavo di andare in Tv, ma desideravo tantissimo che molte persone potessero ricevere il messaggio che consigliava loro di mangiare bene perché, attraverso una sana alimentazione, si possono prevenire e anche curare molte malattie. Con questo mio piccolo blog non sarei arrivata molto lontano ma l’Universo ha trovato il sistema. Anche in un modo un po’ troppo esagerato direi. Ehm… non ha mezzi termini a volte.

Ora, ragionando, quante persone ci sono in Italia che scrivono di alimentazione sana anche molto più brave di me? Più di mille!

E quante anche più preparate e più capaci a parlare davanti ad una telecamera? Più di mille!

Eppure sono stata chiamata io e non solo, quando all’inizio ho rifiutato di andare a Roma, per mancanza di tempo, dopo due ore mi hanno richiamata  per propormi Milano, meta a me più vicina. Proprio come a volermi ad ogni costo. Certo! Non perché io sia chissà chi, ma perché doveva realizzarsi ciò che avevo creato con la mente.

E sapete, più precisamente, come hanno fatto a trovarmi? Attraverso un altro blog che avevo tempo fa, nel quale parlavo della valle nella quale vivo e conoscendomi così attraverso un articolo che avevo scritto sui “muretti a secco” della Liguria. Muretti fatti in pietra, allo scopo di creare terrazze per poter coltivare.

Pensate al giro…. Ai meccanismi strambi dell’Energia del Cosmo. Eppure arriva. E’ arrivato. Le possibilità dell’Universo sono infinite, alcune possono persino sembrarci assurde, ma funzionano così. A noi non rimane che accettare con stupore e ringraziare. A noi non resta che chiedere (anzi volere), mandare energeticamente nell’Universo la nostra richiesta e attendere con fiducia. Il come, il quando e il dove non spettano a noi. Colsi con gioia l’invito e non solo per l’occasione che mi stavano offrendo ma per il dono che stavo ricevendo dalle Grandi Leggi Universali che hanno usato loro come “mezzo”. Un mezzo peraltro composto da persone gentili, amichevoli e pazienti. Io mi sono creata la realtà, prima attraverso l’immaginazione e lei si è concretizzata. Come ripeto, non mi vedevo addirittura sugli schermi durante le mie visualizzazioni, ma osservavo il mio consiglio arrivare a molti. Doveva arrivare a molti perché la gente deve capire e imparare che i medicinali sono molto utili ma non sono l’unica arma a disposizione. Che i – cibi spazzatura – fanno ammalare ma i cibi sani permettono la guarigione.

Mi ha fatto piacere partecipare assieme a dei medici e ad un giornalista perché questi professionisti hanno sottolineato l’importanza dell’argomento. Sono contenta che oggi si parla di questo. Si cerca di istruire gli ascoltatori all’utilizzo del meraviglioso e potente strumento che abbiamo e che possiamo avere, ogni giorno, sulla nostra tavola.

E’ stata la mezz’ora più lunga della mia vita, ero impaurita e fuori dal mio “habitat naturale” ma ricorderò quest’esperienza per sempre.

Dovete credere fermamente a ciò che desiderate. Non dovete solo desiderarlo, dovete considerarlo. Vederlo realizzato. E’ estremamente importante NON DUBITARE anche se riconosco essere questa la parte più difficile. Anche se può sembrare impossibile ricordatevi sempre che per l’Universo niente è impossibile. Tutto è possibile. Per lui non esistono barriere, le uniche barriere esistenti le innalziamo noi con le emozioni negative e il dubbio. Facendo così creiamo attrito e la situazione non può manifestarsi. Noi stessi, così come riusciamo a creare, riusciamo allo stesso modo a distruggere.

Consegnate il vostro sogno al Cosmo, affidatelo con fede a lui e… credeteci fermamente senza sperare. La speranza non va mai bene. significa rimanere in attesa e, l’attesa, potrebbe essere lunghissima perché i nostri tempi non sono gli stessi dell’Universo. Sperare significa chiedersi – Chissà se sono degno di ottenere questa cosa?… mah!… – e se si dubita di essere degni, se quella cosa si pensa di non meritarla, non arriverà mai.

Siamo sempre degni. Siamo figli della Grande Energia e, non sentirsi degni, è come offendere quello che possiamo definire “Nostro Padre” che ci ha creato.

Vi auguro con tutto il cuore di imparare a credere fermamente nel vostro volere e nella potenza della vostra immaginazione.

Io rimango ancora un po’ sulla mia nuvoletta rosa e da qui rivolgo un altro grande GRAZIE al Cosmo, alle persone che mi hanno regalato questa bella opportunità, che mi hanno ben accolta e a tutti gli amici e i parenti che mi hanno sostenuta, fatta sentire una star, e che, a pensarci, rido ancora adesso.

Grazie di cuore.

Qui sotto il video della puntata. L’argomento trattato che prevede il mio intervento assieme agli ospiti in studio va da 1:13:45 a 1:38:25

Prosit!

Cibo Sano: facciamolo mangiare a ‘sti benedetti figli!

Si sa, i ragazzi giovani, poco amano le verdure ma non solo. Ad una certa età, adolescenziale soprattutto, si sentono sempre un po’ esclusi, incompresi e sono convinti che nessuno li ama.

Dimostrare loro il nostro amore, anche attraverso piccoli gesti, come quello del cucinare (gesto per nulla “piccolo”) lo trovo indispensabile e, in questo caso, possiamo prendere due “piccioni con una fava” alimentandoli anche con del cibo sano che, durante l’età dello sviluppo, lo considero un qualcosa di fondamentale.

Per questo mi sono inventata una ricetta secondo me molto sfiziosa, buona e soprattutto salutare. Un piatto squisito a base di Riso e Verdure che il mio, di ragazzo, ha apprezzato tantissimo.

Un piatto colorato, goloso, divertente e soprattutto molto curato che gli ha fatto capire quanto tenessi a lui e quanto mi sono dedicata al suo benessere per preparargli questo ottimo pranzetto.

I suoi complimenti sono stati così sinceri e la sua espressione così entusiasta che mi piacerebbe davvero far vivere queste sensazioni ad altre mamme, in principal modo a quelle che, ogni giorno, lottano stanche per far mangiare un po’ di verdura a… ‘sti benedetti figli.

La ricetta può sembrare complicata ma in realtà non lo è.

Da come potete vedere attraverso le immagini, è composta da un Peperone, del Riso, della crema di Bietole con Basilico e da della Verza… caramellata! Squisita, fidatevi.

Ecco come preparare questa pietanza che vorrei definire così: Fior di Riso integrale allo Zafferano dentro a Peperone grigliato su letto di Crema di Bietole e Basilico con Verza caramellata ai Semi di Sesamo… esagerata… ma non è forse così che dicono i grandi chef?

Bene, iniziamo, dopo ovviamente aver lavato bene le verdure.

Vi descriverò le cose una per volta ma molte si potranno fare assieme, mentre un alimento cuoce si può preparare l’altro.

– Il Riso: potete farlo prima bollire e dopo metterlo in tegame o farlo cuocere direttamente nel tegame (attenzione perché il Riso Integrale deve cuocere molto, 50 minuti di bollitura) dopo aver preparato un soffritto di cipolla con alloro, timo, curcuma, erba cipollina e olio extra vergine d’oliva.

Quando la cipolla si presenta bella dorata, si aggiungerà il Riso, un goccio d’acqua, se non si è già salato durante la bollitura occorrerà salarlo e infine mettere lo zafferano.

– Il Peperone: si taglia come un cappello la parte del picciolo, lo si pulisce dentro eliminando la membrana bianca e i semi e lo si mette su un fornello accesso rigirandolo di tanto in tanto in modo da farlo abbrustolire bene un po’ ovunque.

Poi si passa sotto l’acqua fredda corrente e si eliminano le parti bruciacchiate che vedrete verranno via da sole.

Vi consiglio poi di metterlo un quarto d’ora in forno, spuzzando sopra un po’ d’acqua per farlo ammorbidire ma senza esagerare perché deve rimanere abbastanza sodo per contenere poi il Riso.

– Le Bietole: si fanno sbollentare o cuocere direttamente in padella con poca acqua al fine di ammorbidirle soltanto. Le ideali sono le bietoline, non vi consiglio le coste perché trattengono troppa acqua che renderebbe la crema troppo liquida a meno che non vogliate usare solo la parte verde.

Le Bietole le ho insaporite con del timo, un po’ di maggiorana, del coriandolo, del sale, un goccio d’olio e soprattutto un bel po’ di Basilico nella quantità che più ho preferito, nel mio caso, qualche foglia. Una volta cotte, ho messo tutto nel mixer e creato la crema. Prima di aggiungere i gusti e gli altri ingredienti, assicuratevi che non ci sia troppa acqua altrimenti vi consiglio di strizzarle un po’, sarete sempre in tempo ad aggiungerla dopo eventualmente, o aggiungere olio per renderla più morbida.

– La Verza: anche questa, in padella, con un goccio di acqua e un goccio di olio. Semi di Sesamo e zucchero di canna. Senza sale. Per una bella manciata di Verza, tagliata a strisce, ho messo due cucchiaini da tè pieni di zucchero e l’ho fatta ammorbidire a fuoco lento.

Quando tutto è pronto si passa alla composizione del piatto che prevede di mettere due cucchiai di crema di Bietole all’interno del Peperone pressandola un po’ in modo da formare la base per il Riso.

Aggiungere il Riso e poi il cappello. Riprodurre, sempre con la crema verde, il gambo del fiore utilizzando come foglia del Basilico e, infine, come terreno, la manciata di Verza. Potrete poi naturalmente aggiungere guarnizioni a piacere.

Il tutto dev’essere bello caldo quindi, magari, prima di guarnire con il Basilico, fate riscaldare nel forno (anche quello a microonde) l’intero piatto. Come vedete non ci sono difficoltà ma il risultato, vi assicuro, è davvero soddisfacente sia per voi che per chi mangia. Bello per gli occhi, buono per il palato e salutare per l’organismo. Potrebbe essere un piatto unico oppure potrete aggiungere ad esso una fonte di proteine e di grassi, a parte, per renderlo ancora più sostanzioso scegliendo sempre alimenti sani.

Purtroppo sono tante le cose poco sane delle quali i ragazzi si nutrono, soprattutto in quest’epoca dove la vita scorre di corsa e nella quale s’incontrano macchinette che distribuiscono merendine e simili ovunque, anche nelle scuole, per pochi centesimi.

Non si ha il tempo di dedicarsi alla cucina e all’alimentazione che forma quello che è il nostro organismo, che nutre il nostro sangue, il quale, a sua volta, irrora quasi tutte le parti del nostro corpo, organi compresi.

Non si ha voglia, già abbastanza stressati dagli impegni e dagli obblighi di ogni giorno, di lottare quotidianamente davanti ad un piatto che rimane lì, non apprezzato, e che spesso finisce nella ciotola del cane o, peggio ancora, nella spazzatura.

Sono convinta che la Creatività, vista proprio come termine discendente del verbo CREARE abbia la forza e la capacità di riportare risultati peraltro spesso ottimi. Per questo ritengo sia giusto sforzarsi, nei limiti del nostro tempo, di utilizzare la creatività e la fantasia.

Due doti che sono gli ingredienti principali di quella che è la ricchezza della vita. Che riescono a loro volta ad aumentare il loro successo come moltiplicandosi. Che come un piccolo seme, possono farci ottenere poi un grande e magnifico fiore.

Prosit!

Salutari Prelibatezze: il Naan e… l’Adesso, il Padre Nostro e così sia.

Guarda cos’ho fatto! – mi disse mia madre un sabato pomeriggio in cui andai a trovarla e mi mise sotto al naso un piatto con dentro dei panetti tondi, pallidi pallidi al centro e un pò bruciacchiati ai lati.

Sembrano buoni… cosa sono? – chiesi

E’ il Naan – mi disse lei

Il che?! – credevo si fosse incantata a causa di un’accidentale immobilità della mandibola apertasi per la vocale. Lei iniziò la sua spiegazione e m’incuriosì parecchio.

Il Naan è un pane indiano, vale a dire un cibo nutriente, salutare ma anche molto semplice da preparare e davvero molto goloso.

Ho iniziato da poco a realizzarlo anch’io ( riuscendo persin meglio di mamma 😛 ) e, una volta ottenuta la ricetta base, mi diverto a farlo aggiungendo diversi sapori come lo Scalogno, la Verbena, l’Aglio, i Semi di Girasole e… la fantasia… qualsiasi ingrediente andrà più che bene. Naturalmente si parla infatti di un Naan, per così dire, rivisitato da me, quello originale non è proprio tale e quale ma vi assicuro che il mio piace tantissimo, che modesta…!

Quello che vi presento oggi è all’Origano (Origanum vulgare) e davvero ottimo.

Il Naan, conosciuto come un pane lievitato (in tanti usano il lievito di birra), è invece preparato da me completamente senza lievito, ma rimane ugualmente morbido e friabile e anche sufficientemente spesso da poter aprire come un panino e farcire come meglio si preferisce.

Con il termine Naan, si vuole intendere, in tutta l’Asia Centrale e nel Medio Oriente, qualsiasi tipo di pane azzimo, ossia appunto un pane, al quale non occorre lievitazione.

Con le dosi che vi scrivo in questo articolo, riuscirete a creare 8 panetti, più o meno del diametro di 12 cm circa, ma potrete farli anche più piccoli e più sottili e ottenerne 2 in più.

Gli ingredienti e la quantità:

– 300 gr di farina integrale

– 250 gr di yogurt bianco magro

– ½ cucchiaino da tè di bicarbonato

– 1 filo d’olio extra vergine d’oliva

– 3 pizzichi di sale

– 1 manciata dell’ingrediente che avete scelto. In questo caso l’Origano, dall’inconfondibile profumo fresco e aromatico, un vero toccasana naturale, con proprietà antiinfiammatorie, antisettiche e antispasmodiche e ricco di vitamine, sali minerali, calcio e potassio.

Mescolate e impastate bene il tutto.

Se l’impasto dovesse riuscirvi un po’ troppo asciutto, anche se vedrete che non sarà comunque molto morbido, nè appiccicoso, potrete aggiungere un goccio di latte a temperatura ambiente o tiepido. All’inverso, se troppo bagnato, aggiungete farina.

Una volta ottenuta una palla, dividetela in quattro parti e poi ognuna di queste parti ancora a metà, fino ad ottenere, come vi dicevo prima, 8 pezzetti di pasta che trasformerete in palline.

Le palline verranno poi schiacciate con le mani e le dita per assottigliarle e appiattirle, c’è anche chi usa il mattarello, ottenendo cerchi perfetti, ma io preferisco un risultato più rustico e meno preciso. E meno sottile anche. Pure l’occhio vuole la sua parte come in tutte le cose. Al mio, piacciono le imperfezioni.

Mettiamo a scaldare sul fuoco una padella che dev’essere molto molto e ancora molto antiaderente, così, senza l’utilizzo di olio o altro, potrete cuocere i vostri Naan senza che si attacchino. Il fuoco sarà vivace e la padella, prima di essere utilizzata dovrà essere bella calda.

Qualche minuto da una parte e qualche minuto dall’altra, a fuoco sempre bello vivo, ma non al massimo però o rischiate di bruciare il vostro capolavoro. I miei si gonfiano un poco, ad alcune persone diventano proprio come dei palloncini che poi si sgonfiano una volta tolti dalla padella. La cottura dovrete controllarla da voi perché dipende da vari fattori soprattutto dallo spessore del Naan e dalla potenza del fuoco. Io, il primo, l’ho praticamente distrutto per guardarlo dentro, assaggiarlo e capire quando era pronto. All’incirca, comunque, ci vanno 4-5 minuti per ogni piadina. Ovviamente potete farli cuocere anche più dei miei se vi piacciono più croccanti e più abbrustoliti, io però, li gradisco morbidi e teneri.

Potrete farne quanti ne vorrete, conservarli è facilissimo, basta metterli nel congelatore e, all’occorrenza, farli scongelare e riscaldare o nel microonde o sulla piastra elettrica. Anche in padella andrà benissimo. Rimarranno un po’ più croccanti fuori e soffici dentro. Se invece li lasciate diventare secchi, nella credenza, potrete sempre consumarli nel latte, nel tè o nel caffè, o persino nella minestra, come dei crostini, sarà come intingere del pane e a me piace molto. Non si spreca nulla.

Il vero Naan, che non prevede l’aggiunta di un ulteriore sapore, è meno gustoso seppur buonissimo mentre, con l’aggiunta del gusto che più preferite, diventa davvero goloso da mangiare come una focaccia o un trancio di pizza e da dare anche ai bambini per merenda a scuola. Comodo e genuino.

Vi sto descrivendo la ricetta per fare quello che viene chiamato Naan salato ma potete fare il Naan anche dolce mettendo lo zucchero (vi consiglio di canna) al posto del sale e cospargendo poi la vostra creazione di ulteriore zucchero, magari a velo, farcendolo poi con del cioccolato o della marmellata, del miele o del malto. Una squisitezza.

Il pane è considerato da sempre il cibo più povero e più genuino tra tutti. E’ anche sicuramente quello più indispensabile, che accompagna i nostri piatti dai tempi più antichi e piace davvero a chiunque. Di tipi di pane ce ne sono migliaia ed è sicuramente l’alimento più umile che si conosca.

– Padre nostro… Dacci oggi il nostro pane quotidiano… –

Recita quella che si può considerare la preghiera più famosa della religione cattolica. Cosa significa? Che ci venga data anche oggi sussistenza? Che possiamo anche oggi sfamarci?

Questa preghiera venne insegnata, secondo alcune fonti, da Gesù ai propri discepoli con l’intento di usarla come strumento per avvicinare gli uomini a Dio, al Padre, vale a dire all’Assoluto (nostro). Un dono che spetta a ciascuno di noi. Un dono che abbiamo già dentro. Il poter vivere in un continuo stato di entusiasmo, in connessione con il Divino che trattasi di modo d’essere in amore e gioia.

Il pane, tradotto in questo termine, vista l’utilità ovvia e giornaliera già da quell’epoca, e probabilmente per molti anche unica fonte di sostentamento, è pari alle necessità che si percepiscono durante la vita ma, soprattutto, durante il presente, l’adesso. Quel preciso momento. Quotidiano. Ciò significa ricevere la possibilità di soddisfacimento per tali bisogni e imparare a vivere poi senza di essi. Un Dio, ciò che noi tutti siamo fondamentalmente, non ha bisogni. Non dovrebbe averne. Vive e basta, godendosi la magia di questa grandissima e complessa avventura che è la vita. Ciò significa anche che, proprio nella sua quotidianità, non occorre pensare ai bisogni del passato, a ciò che ci serviva ieri o un anno fa, sono tempi che non esistono più, sono il nulla, serve focalizzarsi solo sul presente, sul Qui e Ora, e solo in quel momento si può vivere la meravigliosa sensazione e comprensione che, in quel preciso attimo, non si ha esigenza di niente. Tutto è perfetto, in connessione con l’Energia Universale. Tutto esiste. E vive.

…dacci oggi il nostro pane quotidiano… – vale a dire regalaci la capacità di entrare, essere e rimanere in presenza. Nel nostro Sé Superiore. In quella dimensione nella quale possiamo vivere per quello che siamo realmente, e non soltanto come dei corpi con una ragione.

Che sia quindi un buon… pane quotidiano

Non mi rimane altro che augurarvi buon appetito perchè un’alimentazione sana può essere anche davvero molto gustosa. Il profumo c’è, il sapore anche.

Prosit!

I Frugamai

Il termine “Frugamai” deriva dalla mia terra, la Liguria, e si usa per indicare un particolare tipo di pasta, fatta a mano ovviamente, che si può creare in modo semplice e veloce. La particolarità di questo cibo però sta nel fatto che risulta essere molto sostanzioso soprattutto per i bambini che devono crescere, per le persone che soffrono di inappetenza e nei cambi di stagione dove sovente si perde l’appetito. WP_20150119_001

Preparare i Frugamai, che letteralmente significa “fregare le mani” è semplice, infatti, si consiglia di farli al momento. In una terrina, metteremo della farina, la quantità che basta, a seconda di quanta pasta vogliamo ottenere. Potete senza problemi regolarvi al momento e aggiungete appena un pizzico di sale. Io consiglio sempre un mix di farina bianca e integrale, meglio se biologica, in quanto meno raffinata delle altre. Versiamo un filo d’olio, del buon olio extra vergine d’oliva sulla farina e iniziamo a impastare. La maggior parte della farina che rimane asciutta e pulita, rimarrà nella ciotola mentre, quella che si sporca di olio, rimarrà attaccata alle nostre mani. Inizieremo quindi a strofinarle tra di loro e, a quel punto, si formeranno dei grumi, degli straccetti, delle palline, di forme diverse che faremo ricadere assieme al resto del composto. Con un setaccio, o anche un colino, li divideremo poi da tutto il resto.

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Versiamo dell’altro olio nella farina rimasta e ripetiamo la stessa azione. Andremo avanti così finchè non avremo ottenuto la quantità di pasta gradita. Nel mentre, l’acqua che avevamo messo a bollire, prima d’iniziare questo lavoro, avrà raggiunto la giusta temperatura e, a quel punto, dopo averla salata, potremo versare i pezzettini di pasta ottenuti. Nel breve tempo di 1/2 minuti, essi saranno cotti e saranno da scolare magari con una schiumarola come si fa per gli gnocchi. Eccoli pronti da servire in bianco o al sugo, come si vuole. Io però li preferisco in brodo per cui li tratterete come la pasta della minestrina tenendo conto che non dovranno però cuocere molto. Divertenti da fare e buoni da mangiare. Per una ricetta nuova, salutare e genuina.

Prosit!