Un sogno che è divenuto realtà

E’ da molto tempo che non scrivo più qui.

Qui, su questo mio adorato diario che mi è mancato molto.

Ricominciare con un titolo come questo mi fa davvero piacere…

Non sono però rimasta senza fare nulla nel mentre, mi scuso anche con chi ha atteso delle mie risposte e non le ha ricevute (spero pian piano di riprendere anche con le mail) gli impegni sono stati tanti, molte le avventure che ho vissuto, i significativi cambiamenti di questa mia vita terrena, il movimento naturale e perpetuo delle cose che, a tratti, mi ha benevolmente travolta. Non ho però mai abbandonato ciò che qui, per anni, ho scritto e riportato anzi… ho continuato a trasmettere il mio modo di vedere il mondo in maniera ancora più dettagliata, iniziando persino a insegnarlo ad altri. A insegnarlo fisicamente.

Ho parlato ancora più approfonditamente di Alchimia Trasmutativa, di Natura, di Crescita, di Spiritualità con il semplice scopo di far capire agli altri che, a volte, è possibile tirare un sospiro di sollievo. Che non si può soltanto – sopravvivere – ma possiamo goderci anche il – vivere – se qualcuno ci insegna come fare. Perché, alla fine, il problema è solo questo.

Direttamente o indirettamente, da quando nasciamo, ci vengono passati messaggi che incameriamo e facciamo nostri. Diventano le nostre arcaiche memorie. Saranno i mattoncini con i quali costruiremo la nostra esistenza. Se questi messaggi sono di giudizio, paura, sofferenza, biasimo, preoccupazione… la nostra vita avrà questi condimenti. E’ importante disinnescare certi messaggi/meccanismi e crearne dei nuovi, attraverso un lavoro molto impegnativo, che gli antichi definivano “eroico” ma fattibile.

Dove compio tutto questo? All’interno di un mio sogno che oggi sogno non è più. Oggi si chiama realtà. Una realtà che ha persino un nome proprio: MagMel.

MagMel è la mia Scuola di DISCIPLINE ESOTERICHE E INTERIORI.

Una vera e propria Scuola che ho potuto realizzare grazie a tantissimi doni che sono riuscita ad attrarre a me attraverso le vibrazioni universali. Perché l’Universo ti da’ sempre quello che ti serve.

C’ho messo un bel po’, non lo nego. Ho impiegato anni per arrivare a questo. E’ stata dura. Ho dovuto trasmutare demoni, ripulirmi dalla tanta spazzatura che avevo dentro, imparare ad avere fede, riconoscere con umiltà le mie caratteristiche negative, rendermi responsabile di qualunque cosa… ho compiuto il mio piccolo grande lavoro eroico e ce l’ho fatta.

Lentamente, uno dopo l’altro, quei doni mi giungevano davanti. Il mio compagno, che mi ha permesso di rendere realtà ogni mia immaginazione credendo in me, i miei amici con la loro fiducia e il loro appoggio, mio figlio che mi ha sempre suggerito che tutto è possibile, le barriere che con il loro esserci mi hanno mostrato la mia capacità di superare o trasformare qualsiasi impedimento… Ogni passo era una nuova splendida conquista. Conquiste che talvolta mi spaventavano anche ma sapevo che così doveva andare e infatti non mi sbagliavo.

Sono riuscita a creare ciò che ho creato assieme a quella che sono convinta essere la mia Sorella d’Anima, con la quale da molti anni sto condividendo gran parte della mia esistenza. Questo sogno era di entrambe ma eravamo impossibilitate a renderlo materico a causa di tutti gli ostacoli che noi stesse, dapprima, ci mettevamo davanti.

Lei si chiama Mel, diminutivo di Melania e questo suo nome, associato al mio, a formare “MagMel”, pare la semplice coniugazione di due diminutivi. Invece non è così. Mentre stavamo scegliendo il nome adatto alla nostra Scuola abbiamo fatto una scoperta sorprendente. Per gli antichi Celti esisteva un Eden, oggi sommerso e nascosto come Atlantide. Una sorta di mondo perduto ma ancora esistente (…da qualche parte dentro e fuori di noi). Questo mondo si chiamava MagMell (con due L) ed era definito “la pianura della gioia”.

Non potevamo crederci. Non potevamo non chiamare così la nostra Scuola, sembrava fatto apposta; volevamo proprio creare un luogo nel quale le persone, i nostri allievi, potessero trovare o aumentare la gioia che spetta a chiunque per diritto divino. E, guarda “caso”, le prime lettere dei nostri nomi formavano quel termine paradisiaco.

L’ultimo articolo che ho scritto qui parlava del riuscire a vedere la meraviglia anche nella morte. Morte che io intendo come trasformazione – Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma – (A. Einstein).

Ho parlato della morte terrena di mia madre e la cito nuovamente perché è stata proprio lei a lasciarmi un’importante eredità. Un’eredità che, con l’aiuto di Mel, trasmetto agli altri attraverso i miei scritti, le mie lezioni orali, dal vivo oppure online, utilizzando i mezzi di comunicazione di adesso, di questa nostra epoca.

Sono del segno dei Gemelli e una mia virtù è proprio quella della comunicazione (anche se spesso piena di errori grammaticali e inerenti al lessico), sono governata dal pianeta Mercurio associato ad Ermete Trismegisto, padre dell’Alchimia intesa come “la chimica di Dio”, mi chiamo Magdalena come la Maddalena, la voce di Gesù, colei che si dice portò la parola di Cristo in giro per il mondo. La parola che porta al Sacro Graal. Da piccola giocavo a fare la maestra. Il mio numero spirituale è il 9, quello dell’Amore Incondizionato, – L’Amor che move il Sole e l’altre Stelle – (D. Alighieri)… mettendo assieme tutti questi dati ed altri (anche se ho ancora tantissimo da imparare) penso di aver compreso, alla veneranda età di 40 anni e fischia, il mio talento e così la mia missione che cerco di svolgere nel miglior modo possibile.

Scoprire il proprio talento è una delle cose più difficili ma sento dentro di esserci riuscita e di essere sulla strada giusta.

Come ho detto prima, da piccola giocavo a fare l’insegnante (beh, sì, a volte anche la presentatrice e la cantante) ed ero io che interrogavo, davo i voti e spiegavo le lezioni. Imitavo quello che vivevo ogni giorno alle elementari o alle medie. La cosa bella di adesso, invece, è comprendere quanto si possa imparare nel momento in cui si insegna. Sono io che spiego quell’argomento, perché teoricamente lo conosco e ho provato a metterlo in pratica più volte, ma sono io stessa un’allieva. Io stessa apprendo e persino mi emoziono o vengo a conoscenza di cose che ancora non credevo esistere. E’ meraviglioso tutto questo. Un dare-avere incredibilmente ricco.

Le persone (personam = maschera) che provo a far diventare individui (individuo = individuus = essere indivisibile) sono le prime ad insegnare a me e ai compagni. E non finirò mai di ringraziarle abbastanza per la bellezza che mi danno e che talvolta elargiscono generosamente senza neanche rendersene conto. Per riuscire a far diventare soprattutto me stessa, sempre di più, un Individuo e non una Persona (PERSona – PERSa). Per volgere sinceramente all’Uno.

E’ per questo che invito tutti quanti voi a venire a conoscere il mio nuovo mondo: MagMel. Perché ho voglia di dare e ho voglia di prendere, di scoprire, di imparare.

Lo potete trovare soprattutto qui www.magmel-alchimia.com sul nostro esaustivo sito ma anche su FaceBook MagMel, su Instagram magmel_alchimia, e su YouTube MagMel – Discipline Esoteriche e Interiori.

Ah! E ovviamente all’interno del sito c’è uno spazio dedicato al nostro blog nel quale scriviamo spesso diversi post interessanti e che possano essere lumi di riflessione per qualcuno.

Inoltre, se tutto questo non bastasse a farmi perdonare per essere stata così tanto tempo assente, sappiate che mi sono anche data all’arte della rinascita… ma questa è un’altra storia e quindi la saprete in un prossimo articolo se vi andrà di continuare a stare ancora assieme a me (cosa che mi auguro vivamente).

Per ora quindi vi saluto augurandovi una splendida giornata e… no! Un attimo! Devo anche avvisarvi che, forse lo avrete notato, questo mio blog ha cambiato nome. Non si chiama più prositvita.wordpress.com bensì meginvestigatriceliminale.com

E’ decisamente più “mio” questo nome… perché, in fondo, sono un’investigatrice sulla soglia… anche questo ve lo spiegherò meglio prossimamente.

A risentirci presto! Cerchiamo di essere sempre felici per qualsiasi nostra rinascita e… Prosit sempre!

E finalmente puoi essere una “brutta persona”

CHE FIGATA LE “BELLE PERSONE”

Caro lettore,

mettiamo subito le cose in chiaro. In questo articolo, parlando di “brutte persone”, non mi riferisco a individui che hanno fatto del male appositamente o non sono degni di rispetto, ma capirai, leggendo, a chi dedico con amore questo post e forse può tornare utile anche a te che non sei cattivo, ne superbo, e nemmeno un traditore… però, in qualche modo, ti hanno fatto sentire una brutta persona.

Dopo aver passato tutta la vita a fare il massimo per cercare di essere visto, amato e ben voluto, ti guardi indietro e scopri che, in ogni tuo gesto e in ogni tua parola, c’era la voglia e il bisogno di essere considerato una “bella persona”.

Ah! Che meraviglia le belle persone! Sanno di pulito, possono andare avanti a testa alta, la loro coscienza è immacolata, sfoderano petali di gentilezza e sudano stille di disponibilità verso il prossimo. Sorridono, ringraziano, non alzano mai la voce, non si scontrano con nessuno. Ogni errore gli si perdona perché sono esseri splendidi e chiedono scusa. Appaiono sagge, modeste e hanno sempre una buona parola per tutti o un pensiero positivo per andare avanti.

Hai passato una vita in questo modo e oggi tutti ti vogliono bene e ti ammirano. Nonostante tutti i tuoi sforzi, però, c’è ancora qualcuno che cerca di insinuare nella tua mente e nel tuo cuore che, in realtà, non sei la bella persona che appari. Ti fanno capire che manipoli, che il tuo modo di fare è studiato a tavolino, che in verità non rispetti gli altri e che, in qualche modo, con la tua sublime dolcezza, obblighi gli altri a comportarsi in una determinata maniera. Sei un falso in pratica. Le loro parole nascono dall’invidia? Dall’insicurezza? Dalla paura? Dalla verità? Non ti deve importare. Osserva te stesso. Solo te stesso. Accogli tali valutazioni ma osserva te stesso. Ciò che davvero sei.

DALLO STORDIMENTO ALLA QUIETE

Ti fanno male queste accuse vero? Non le accetti, ti feriscono. Ti stordiscono e destabilizzano persino. Non ti riconosci, sei scosso, quasi ti manca la terra sotto ai piedi come a non essere più tu. Lo stato imbottito nel quale dondolavi è stato sconquassato. Che caspita! – Mi sono distrutto una vita per essere ammirato e ora questo mi dice così? – Sì. Ma sai cosa devi fare? Devi accettarlo. Accettalo e innesca un fenomeno magico strabiliante che non hai mai conosciuto.

Siamo arrivati alla conclusione che sei, in pratica, una “brutta persona” in quel tuo profondo dove credi nessuno abbia accesso. Sì, proprio tu che non hai mai fatto male neanche a una mosca.

Sei una brutta persona, prova a dirlo a te stesso, tante volte. Convincitene. Lentamente, le prime lacerazioni causate da queste affermazioni si chiudono e una nuova pelle nasce, le ricopre proteggendole. In quel momento tutto inizia a fare meno male e il passo verso l’esultanza è breve. – Sì, sono una brutta persona. Che bellezza! Che liberazione! Ho dei difetti agghiaccianti, delle caratteristiche che fanno schifo persino a me ma sono le mie. Se mi hai incontrato in tutto il mio squallore e noti tutte le qualità negative che mi hai elencato, guardati dentro, forse sono un tuo specchio. Sono così. Ho assolutamente delle virtù, questo è indubbio, perché ogni creatura vivente le ha e ho delle caratteristiche orribili. Si, sono io e sono vero. Eccomi qui -.

RICONOSCERSI

Accogli dentro di te questi giudizi come se fossero bellissimi regali e, ora che li hai presi e fatti tuoi, rendili il tuo più grande punto di forza. La tua partenza.

Solo dopo aver accettato, con il cuore, ciò che sei o ciò che sembri puoi trasmutarlo a tuo favore. Non importa se è vero o se è solo la sciocca opinione di qualcuno. Tu sei più forte di ogni cosa e sei l’unico Dio guaritore al quale devi credere.

Vedi… se la tua anima ha voluto tu scoprissi queste caratteristiche un motivo c’è. Sarà difficile scoprire questo motivo, perché le stanze del nostro inconscio sono ampie e sconosciute, ma da qualche parte avevi questi semi che hanno germogliato fuori di te e a te si sono mostrati.

Chi dice queste cose? Le persone a te più care? Gente sconosciuta? O forse sei tu che, senza saperlo, le dici a te stesso e gli altri te le riportano soltanto? Quanto ti critichi nella tua paura?

DEVI PRENDERE QUESTI INGREDIENTI SE VUOI LAVORARLI

Come ripeto è difficile da capire per questo non ti rimane altro che superarle. Accettandole ti liberi e, nella liberazione, come un gabbiano che si innalza entusiasta nel cielo, puoi osservare tutto dall’alto divenendo padrone di te stesso. Ora puoi vedere chiaramente, non sei più uno schiavo e puoi scegliere.

Vuoi davvero cambiare? Sono giuste queste illazioni? Esistono? Si. No. Puoi decidere. Ma la bellezza che provi dentro ti permetterà di fare tutto. Non rispetti gli altri? Benissimo. Non rispettarli allora! Quanti problemi in meno. Non devi mica far loro del male, ti basta preoccuparti di meno del loro benessere. C’è un mucchio di gente che vive così e in gloria. Non vali nulla? E non valere! Mica abbiamo l’obbligo di valere qualcosa per forza! La libertà. Manipoli? Manipoliamo tutti, indistintamente, ognuno con i suoi mezzi. Tutti quanti. Ora lo sai. Non sei peggiore di altri. Rasserenati. Ecco l’accoglienza. Ma, aspetta, perché puoi andare oltre, ora.

Ora è tutto dentro di te e tu ne sei l’amministratore. Puoi vedere il tuo patrimonio. Adesso è facoltà tua se voler migliorare, evolvere e crescere personalmente oppure no. Sta a te decidere cosa voler di rimando. Se da parecchio leggi il mio blog saprai che più sei pieno d’amore e frequenze positive e più vibrerai connesso all’energia cosmica e riceverai meraviglia, altrimenti dovrai vedertela con i tuoi mostriciattoli. Ma non hai obblighi e, come ti ripeto, solo ora che hai compreso, solo ora che non hai più catene, solo ora che sei davvero te stesso puoi essere cosa vuoi.

Solo ora che sei uscito dalla bambagia puoi vedere il non-rispetto, il non-valere, la manipolazione e tutto il resto e puoi salire quel gradino ti farà essere ancora più bello di quello che eri.

Ti auguro il meglio.

Prosit!

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Solitudine – un termine che modificherei

Non esiste nessuno più difficile di chi sa stare solo. Ha imparato a fare la cosa che fa più paura al mondo. Quindi, non sarà mai disposto a barattare la sua solitudine con rapporti di circostanza, ne con persone che cercano compagnia solo perché hanno paura del vuoto – (Paola Felice).

Si sente spesso parlare, durante il periodo natalizio, di Solitudine.

Si pensa alla gente che passa queste giornate completamente sola e il ventre si riempie di angoscia, a chi vorrebbe avere qualcuno vicino ma che purtroppo non ha nessuno. Si pensa anche a chi ci obbliga a passare quei giorni con lei perchè altrimenti – guai -. E poi c’è invece chi desidera stare solo con se stesso e non si fa alcun problema nel sentire gli altri festeggiare attorno a lui.

E’ così che insomma mi è capitato di pensare alla Solitudine in questi giorni e mi sono chiesta cosa davvero volesse dire questo termine. Significa: “stare da soli” o “sentirsi soli”?

C’è molta differenza a parer mio.

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La parola Solitudine mi sembra un po’ triste. Sentitene il suono… so – li – tu – dine…ee..ee.. Sa di malinconico, di uggioso, mentre così non è, almeno per me e per lo meno adesso.

Se si cercano i sinonimi di questa parola si trovano: abbandono, isolamento, paura della…, emarginazione e segregazione persino. Non ci leggo nulla di positivo in nessuno di essi.

Un tempo la pativo di più. Non amavo stare sola e probabilmente era anche giusto vista la giovane età. Vivevo inoltre in un luogo lontano da quella che era la mia casa ed ero come – costretta – alla Solitudine quindi, forse, non l’accettavo per questo. Oggi invece che sto bene con me stessa e anzi, amo passare del tempo solo con me, trovo che dovrebbe avere un termine più allegro ad identificarla.

La parola “Compagnia” non vi sembra suoni meglio? Più vivace, più piena, più lieta.

Sicuramente è solo una mia impressione.

L’uomo è nato per vivere in branco, si dice, come alcuni animali. Il branco è costituito dalla sua famiglia prevalentemente, dagli amici e a volte anche dai colleghi di lavoro. C’è chi non si allontanerebbe mai da queste fonti dalle quali si disseta continuamente. Perché stare soli, o meglio, sentirsi soli, spaventa… come mai?

Innanzi tutto la Solitudine non esiste ho imparato a comprendere. Se davvero avessimo ben chiaro il concetto dell’Uno Universale e capissimo veramente, sentendolo dentro di noi, cosa vuol dire essere una cosa sola nella grande energia universale, capiremmo che non si può mai essere da soli ma, le abitudini e l’educazione ricevuta così ci fan sentire unicamente per il fatto che fisicamente non abbiamo qualcuno vicino. Da qui il dolore nei confronti della morte, la paura dell’abbandono e l’angoscia del distaccamento. Tutte cose che, per carità, hanno fatto e fanno soffrire anche me, ma oggi, in modo diverso.

Non si è soli.

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Bisogna imparare a dividere le due cose come dicevo prima. “Sentirsi soli” fa star male. Ci si sente non amati, esclusi, abbandonati. Alcuni individui non riescono proprio, sentono la gola stringersi in un nodo, arrivano addirittura a stare con persone spiacevoli o a saltare di fiore in fiore pur di non rimanere mai soli. Si riempiono persino di animali attorno e il mio non è un giudizio solo una constatazione. “Stare soli” è molto meglio. Si crea, s’imparano cose nuove e soprattutto ci si conosce. Ci si può amare. Ed è imparando ad amare profondamente noi stessi che potremmo nutrire l’amore per tutto il creato, anche per gli altri.

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Un qualcosa che va oltre al corpo, alla compagnia, allo scambiare qualche parola, al pensare di avere una persona vicino caso mai dovesse – succederci qualcosa -.

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Viviamo un’esistenza intera ad accettare ciò che gli altri reputano meglio per noi senza nemmeno accorgercene. Questo accade perché molto spesso non ci fermiamo a riflettere su quello che davvero ci renderebbe felici e cosa renderebbe gioiosi noi e solo noi – esseri unici senza ripetizione alcuna in tutta la storia dell’umanità ne’ passata ne’ futura -. Siamo un po’ pecore e, per non sentirci diversi dagli altri, facciamo ciò che la società da sempre ci chiede. Anche sposarci ad esempio. Succede molto spesso. Se stessimo un pò più soli forse riusciremmo a comprendere meglio la nostra parte più intrinseca.

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Eppure, anche stando soli si può amare e si può amare soprattutto noi stessi. E si può amare chiunque. Si ha tempo, più tempo. Si può godere del silenzio o si può conoscere la nostra voce, ascoltare i nostri pensieri ma soprattutto le nostre emozioni alle quali non diamo mai ascolto se non quando si mostrano in modo eclatante. E magari potremmo anche dire – Toh! Guarda quante cose avevo dentro e non avevo mai visto! -. Probabilmente chi non riesce a stare solo non si vuole bene. Pensa di non essere così – in buona compagnia -. L’unica persona con la quale può stare non gli piace ed è bruttissimo questo.

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Le più grandi opere sono nate nella Solitudine, di nascosto, all’oscuro da tutti. Un tempo si rischiava l’impiccagione per novità che ancora oggi ringraziamo eppure, la Solitudine, continua ad essere un tema che spaventa. Appare come una nemica nonostante molti pretendono di chiamarla Libertà quasi come un sinonimo.

Forse… forse ci si sente soli perchè non si sa che fare. Non si hanno passioni, non si ha nemmeno la voglia di realizzare. Non si svolgono attività piacevoli. Ci si annoia davanti ad un televisore o seduti su una sedia osservando muri vuoti. Ecco si, che potrebbero essere riempiti.

La Passione farcisce. Fa sentire vivi. Pieni.

Penso che l’essere umano abbia la capacità di potersi sentire sempre libero se non si lascia condizionare dal mondo in cui vive, come penso che possono esserci soggetti che percepiscono la Solitudine, quella considerata “poco piacevole”, anche circondati da mille persone. Una Solitudine che rende tristi.

La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice – (Josè Saramago)

La mia Solitudine è collegata alla Libertà ma non sono proprio la stessa cosa. Al massimo una è la conseguenza dell’altra. Sono come due amiche con le quali faccio le stesse cose, o cose differenti, ma piacevoli entrambe.

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Certo, ci vuole sempre un equilibrio come in tutte le cose. Pur essendo un po’ misantropa non starei ogni giorno della mia vita da sola senza condividere nulla con nessuno. Mi fa piacere spesso vedere amici e conoscere nuove persone ma, quando mi capita di rimanere con me, mi diverto molto. Ho fatto anche parecchie scoperte inerenti alla Meg che si nascondeva dentro. La mia Solitudine è una scelta e ha un valore, un valore inestimabile. Sono fortunatamente circondata da un mare di persone che mi vogliono bene e passerebbero con me ogni loro ora, mi basterebbe scrivere un messaggio o fare una telefonata a questi meravigliosi esseri che amo tantissimo ma nessuno di loro può tradurre perfettamente la mia voce interiore ed è lei che voglio ascoltare. E’ lei che in alcuni momenti mi rincuora, mi rallegra, mi riempie. E’ di lei che ho bisogno se voglio comprendere ancor meglio tutti loro che mi stanno attorno.

Trovo che nel non voler mai rimanere da soli ci sia una sottile fonte di egoismo. Fondamentalmente è un po’ come sfruttare gli altri per un proprio bisogno. E’ umano lo so ma se si è egoisti si è allo stesso tempo aridi e quindi, tornando al discorso che facevo prima, ciò significa che non si è pieni d’amore altrimenti non si sarebbe disidratati ne’ di sentimenti ne’ di alcunché.

E quindi penso di aver imparato ad essere altruista. Altruista prevalentemente nei confronti di me stessa e altruista anche con gli altri che quando mi hanno con loro è perché provo il piacere più intimo e profondo nel condividere con essi quei momenti. Non trovate sia questa una cosa fantastica? E’ così appagante per me.

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E’ pace interiore, gioia traboccante dell’anima e si… è vera Libertà. E non perchè si può fare quel che si vuole ma perchè ci si sente vivi, nutriti dall’amore puro. Perchè non dev’essere vissuta come un’esclusione o una paura, è in realtà una crescita, un’evoluzione.

Prosit!

 

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Ecco perchè alcuni si Rosicchiano le Unghie

Tante persone si rosicchiano le unghie o le cuticole intorno ad esse. Alcuni arrivano persino a mordere la pelle di tutta la punta delle dita e si dice che questo sia uno sfogo inerente ad uno stress trattenuto che fuoriesce in questo sistema. Solitamente infatti, si può riscontrare tale modo di fare nelle persone più nervose e che magari svolgono un lavoro particolarmente snervante ma lo si denota anche nei bambini e negli adolescenti.

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Secondo alcune filosofie, è vero che alla base c’è uno stress di fondo e una sorta di ansia che ci rende vittime del suo logorio ma, subiamo queste emozioni a causa soprattutto di un conflitto nei confronti di uno o ambedue i nostri genitori. Proprio così. In realtà, questa sorta di angoscia, alcune volte è palese, altre volte invece potremmo anche non riconoscerla.

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Noi amiamo i nostri genitori, sono i nostri fari nella nebbia, le nostre colonne portanti ma potrebbe essere che, in cuor nostro, nella parte più profonda di noi stessi, desidereremmo o avremmo desiderato un altro tipo di rapporto. Vi faccio alcuni esempi:

– Amiamo nostro padre. E’ un essere buono, amorevole, sensibile. Vorremmo però che ogni tanto prendesse in casa la sua posizione. Sovente, la mamma che governa la famiglia e ha la situazione in mano, potrebbe punirci o sgridarci anche sbagliando. Il fatto di avere un papà che non assume mai le nostre difese, pur volendoci un gran bene, ci fa arrabbiare.

– Un figlio, ancora bambino, non riesce a concepire che un genitore debba stare tutto il giorno fuori per lavoro. Lo accetta perché prova un grande affetto, perché gli viene spiegato, ma vorrebbe di gran lunga che quel genitore stesse la maggior parte del tempo con lui.

– Capita che, pur provando un gran bene per la nostra mamma o per il nostro papà, ci accorgiamo che da noi pretendono più di quello che gli diamo: nella scuola, nella vita, nelle nostre scelte. Ci amano ma, senza volerlo, ci sottovalutano. Viviamo una vita intera nel cercar di soddisfarli al meglio. Nel far vedere loro che siamo in grado di essere come vorrebbero, ci logoriamo nell’essere i migliori. In realtà però non stiamo vivendo una situazione di pace interiore.

– Quando nasce un fratellino, molto spesso, un bimbo non comprende e non accetta di dover dividere la sua mamma con un qualcuno che prima non c’era. Nonostante l’interessa e la gioia verso il nuovo arrivato, è normale che un po’ d’insoddisfazione possa colpire colui che fino a ieri era il protagonista assoluto. Un protagonista che ora si chiede perché mai, la sua mamma, abbia voluto anche un altro figlio, come se lui non fosse bastato. “E se ora preferirà lui a me? E se ora la mia mamma penserà solo a lui?”. Si chiederà. Tutte paure che con il tempo andranno via ma intanto che prendono consistenza possono far vivere male chi le subisce anche senza andare a toccare il discorso della gelosia tra fratelli che quello è un argomento a se’.

Queste sono solo alcune delle circostanze. Purtroppo ce ne sono addirittura di peggiori ma sono situazioni che si celano dietro a una parvenza di serenità quando così non è. Nessuno è colpevole dove c’è puro amore, però si rischia di infliggerci spesso delle ansie che non dovrebbero appartenerci perché a chiedercelo è la società, è l’educazione che abbiamo ricevuto, è la morale, è il sistema, etc… etc… L’onicofagia viene associata da diverse teorie a tutto questo. Ad una frustrazione. E’ come un corrodere noi stessi nel non riuscire a sollevare ed eliminare il rancore (a volte irriconoscibile) provato verso nostra madre o nostro padre. Le unghie, sono per noi, come per alcuni animali, uno strato di cheratina nate allo scopo di difendere, di proteggere. Ecco perché vengono associate al genitore. Colui che ci fa crescere. Anche il non voler affrontare la crescita, l’aver paura di vivere, può portarci a rosicchiare le nostre unghie, per il semplice fatto che la persona verso la quale noi ponevamo la nostra fiducia più grande, non ha saputo, secondo il nostro pensiero, accoglierci al meglio e proteggerci… proprio come le nostre unghie. amando.it

Subentra così una specie di punizione, verso le stesse, pari al cercar di punire nostro padre o nostra madre che ci ha abbandonato, che ci ha castigato eccessivamente, che ci ha maltrattato, che ci ha offeso, che ci ha inibito, che ha preteso… Questo accade soprattutto nei casi in cui si prova dispiacere per questa situazione vissuta. Succede infatti che ci possiamo trovare davanti ad una madre e una figlia, ad esempio, che neanche si rivolgono la parola, si detestano letteralmente ma, la figlia, ha delle unghie perfette e mani bellissime. Il motivo potrebbe essere che la figlia non prova rancore o non ne prova più. Non prova dolore nell’avere quello che noi definiremmo un “brutto rapporto” con la madre. Se n’è fatta una ragione! Vive bene anche così. Non essendoci l’angoscia, non c’è l’avvilimento. Non c’è l’onicofagia. Altre volte invece, è possibile provare risentimento o uno stato d’ansia verso mamma e/o papà, senza però rosicchiare le nostre unghie. E’ quasi certo che, in questi casi, s’innescano diversi fattori che possono così far nascere altri tipi di “disturbi” o eliminare l’inquietudine di questo. Chiediamoci allora se proviamo risentimento nei confronti dei nostri genitori che avrebbero potuto fare ma non hanno fatto, che avrebbero dovuto darci la giusta protezione e il vero affetto che non ci hanno dato. Convinciamoci che possiamo comunque vivere al meglio, che la vita non fa paura, che siamo circondati comunque da gioia, amore e felicità. Proviamo a pensare che i nostri genitori sono e sono stati esseri umani anche se ai nostri occhi dovevano comportarsi come Supereroi. Che possono compiere cose meravigliose come atti incredibilmente disgustosi. Che credevano di farci del bene comportandosi in quel modo e invece hanno sbagliato. madreterra.myblog.it

Perdoniamoli. Se questa condizione ci sta facendo soffrire soprattutto. Perdoniamoli. Perdoniamo noi stessi, in primis, se ci è stato inculcato che non eravamo abbastanza o che eravamo “sbagliati”. Se siamo stati abbandonati o troppo sgridati. Accettiamoci e amiamoci. Vi sembrerà strano ma il perdono è la miglior cura anche per le unghie!

Prosit!

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Il Migliore di tutto il Mondo!

sveglia

E’ mattina. Voi siete ancora nel letto che state dormendo. La vostra sveglia non ha ancora suonato. I minuti passano, tra poco trillerà. E infatti, ecco che la vostra melodia preferita, dal momento che in parecchi ormai la sveglia la programmano attraverso il cellulare, vi fa smuovere dalla vostra dormita.

Iniziate a far traballare le palpebre, il vostro cervello inizia a riflettere più approfonditamente, vi spostate con le spalle, allungate una mano e “click!”, fate smettere quel suono, la maggior parte delle volte poco amato.

E’ ora di alzarsi. Di scendere dal letto. C’è chi lo fa di scatto perché dopo la sveglia si è nuovamente appisolato, chi lo fa sereno dopo essersi stiracchiato un po’, chi lo fa arrabbiato, chi da felice ma, tutti quanti, appena svegli avete un pensiero.

E qual’ è il vostro? Al di là di ricordare tutte le cose che dovrete fare quel giorno, al di la di ascoltare se va tutto bene in voi, al di la di scegliere se far prima colazione o lavarsi, al di la del cercar di capire se fuori piove o c’è il sole. Prima. Prima ancora. Pensateci.

Qualsiasi sia il vostro pensiero sono sicura che per il 90% di voi è quello “errato”, passatemi il termine. E’ tanto il 90%, tantissimo, infatti spero di sbagliare. Ma non credo purtroppo. E non lo credo, non perché son convinta di essere superiore, ma per il semplice fatto che non ci hanno educato al pensiero che mi piace definire “esatto”.

Siamo figli dell’educazione che abbiamo ricevuto. Un’educazione dataci non solo dai genitori ma dalla società stessa. Siamo figli della nostra cultura, di ciò che ascoltiamo, di ciò che viviamo. Delle nostre esperienze. E dubito fortemente che per la maggior parte di noi, l’educazione abbia insegnato alcuni valori. Ebbene, vediamo quindi se mi sbaglio. Vi domando: vi hanno mai insegnato per caso a dirvi, e a dirlo come primo pensiero della giornata e poi ancora, più e più volte al giorno, “SONO IL/LA MIGLIORE!”? No vero? Ossia, ditemi di si. Ne sarei felice. Ma invece è no. E’ no perché in realtà vi hanno insegnato che:

– Chi si loda s’imbroda
– Che più cadi dall’alto più ti fai male
– Che devi “volare basso”

Tutti questi modi di dire che pensate… ci hanno educato!

Vanno bene nel momento stesso in cui si manca di rispetto al prossimo. Quando attraverso il mio vanto personale, trasformato in spocchia o alterigia, denigro chi mi sta davanti. Quando considero inferiore a me quell’altra persona. Questo è sbagliato. Ma nella frase, e ora userò il femminile in quanto donna, “SONO LA MIGLIORE!” detta tra me e me, o me e lo specchio, chi posso offendere? A chi faccio del male? A nessuno. Anzi, faccio del male a me stessa quando non la dico.

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Perché io sono la migliore. Tu, tu sei il migliore. All’inizio non ci penserete neanche lontanamente di dire appena svegli queste parole. Dovrete scrivervelo da qualche parte. Sul soffitto a lettere cubitali, fidatevi. Poi vi ci abituerete.

Ma prima, un altro step dovrete affrontare. Quello del ridicolo. Oh si! Vi accadrà così: direte la frase e subito dopo esclamerete “Chi è che sono? Oh Signore! Che vergogna, no, no, non volevo, c’è chi è migliore di me in mille cose”. E inizierete a vedere sfocati e lontani nella vostra mente, i visi di vostra mamma o del vostro maestro che vi guardano corrucciati. E sarà proprio in questo momento che romperete quella magia. Quella magia impalpabile che vi pervade, senza che neanche ve ne possiate accorgere. Quella magia che fa si che possiate essere davvero i migliori. Perché siete i migliori come persone. Sempre nello svolgersi del bene. Perché io sono il padre migliore, la madre migliore, l’amico migliore, il miglior muratore, il miglior elettricista, medico, bidello… La migliore professoressa, la migliore scrittrice, e così via.

Avete fatto un centrino all’uncinetto? E quel centrino è il più bel centrino tra i centrini. Avete scritto un post? E quel post è il post più bello di tutta la rete. Avete lucidato una scarpa? Nessuno avrebbe saputo farlo meglio.

Tutto quello che potete fare che non nuoce ad altri è: il meglio. Ma perché questo? Perché questo porta in voi gioia. E la gioia attrae altrettanta gioia. Perché l’amore per voi stessi deve crescere ogni giorno di più. Perché se esso cresce, cresce anche la felicità che vi risiede dentro. La felicità. La cosa più importante. Perché la felicità ha una potenza incalcolabile. Così grande da tener lontane persino le sofferenze, di qualsiasi tipo. Siate i migliori e sarete felici. E’ dura eh? Lo so. Ma… chi lo sa? Forse se state leggendo questo articolo, per un motivo o per l’altro, è perché volete iniziare a provare. Prego quindi. Quando volete.

Prosit!

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