Me ne vado da te

Questo sarà un lungo articolo. L’argomento trattato è importante ma così pieno di sfaccettature, sottili e subdole, che cercherò di esporre nel migliore dei modi affinché vengano comprese. Veniamo, quindi, subito al sodo.

Ti è mai capitato di subire un abbandono da parte di chi sopporta le peggio cose da altre persone ma non da te?

Mi spiego meglio. Supponiamo che hai un/a amico/a, o un/a compagno/a (d’ora in poi mi rivolgerò al maschile per semplificarmi la scrittura) il quale ha, a sua volta, ovviamente, altri amici e parenti.

Durante il periodo della vostra amicizia, o del vostro rapporto, ti rendi conto che questa persona subisce da altre sue conoscenze situazioni o modi di fare davvero poco carini. C’è ad esempio chi gli fa spendere soldi approfittando di lui, c’è chi lo manipola, c’è chi gli manca di rispetto, chi lo sfrutta, chi lo comanda come un burattinaio, chi lo deride, chi gli si rivolge con aggressività… eppure lui tollera e accetta tutto questo senza mai distaccarsi da queste persone.

Senza mai prendere posizione e mandarle letteralmente a stendere fuori dalla sua vita. Abbozza e continua con loro ad avere rapporti di vario genere senza mettere paletti e continuando a frequentarle.

Nei tuoi confronti, però, non va nella stessa maniera. Quelli che possono essere i tuoi difetti NONOSTANTE SIANO SOLO LEGGERE CARATTERISTICHE NEGATIVE VERSO DI LUI, RISPETTO AI MODI DEGLI ALTRI, non vengono accettate e, questa persona, si allontana da te.

Non importa se, fondamentalmente, tu per lei hai sempre provato un affetto sincero (mentre gli altri no), non importa se tu con lui ti sei sempre comportata bene (mentre gli altri no), non importa quello che di profondo avete vissuto, quello che per lui hai fatto, a quello che per lui hai rinunciato, gli ostacoli che assieme avete superato, la complicità che vi legava, le forti emozioni che avete condiviso (mentre con gli altri, tutto questo, non è mai accaduto), da te se ne va… da quegli altri no.

Ora, la maggior parte della gente, a questo punto, risponderebbe così: << Eh ma perché tu, visto lo stretto rapporto che c’era, fai ancora più male rispetto agli altri con i quali c’era un altro tipo di legame >>. Permettimi di dire che questa è una giustificazione abbastanza superficiale pur sembrando ovvia. Attento alla superficialità della Mente che mente (voce del verbo mentire… tu guarda che combinazione che si chiamano allo stesso modo!).  

Se così fosse, tutta quella profondità passata dove caspita è andata a finire davanti a sciocchi difetti davvero meno gravi che tutti possono avere? Perde qualsiasi valore tutto quello che c’è stato? Beh, ma allora non c’è stato proprio nulla. Cioè, vuoi dirmi che io posso passare la vita a manipolare una persona o a sfruttarla (che squallore) e allora posso averla sempre vicina a me ma se la amo sinceramente e qualche volta litighiamo, perché abbiamo visioni diverse, la perdo? Suvvia… mi pare davvero una cosa che non sta in piedi.

E’ ovvio che qualsiasi difetto, se portato all’esasperazione, o se trasformato in ossessione, diventa deleterio per tutti i tipi di rapporti. Io posso essere permalosa, gelosa, cinica, giudice, etc… e ci può stare, ma se queste caratteristiche le ingigantisco, tirandole sempre fuori esageratamente verso l’altra persona, capisco bene ch’essa possa arrivare a mandarmi al diavolo.

Ma qui si sta parlando di quelli che sembrano semplici disaccordi, classici disguidi, come quelli che possono accadere quotidianamente tra moglie e marito per capirci.

E dico sembrano, sottolineando questo termine, perché in realtà non sono semplici disguidi ma non perché mostrati all’ennesima potenza, bensì, per un’altra questione che è la risposta a questo articolo. E’ la risposta, a mio avviso, meno superficiale, rispetto a quella che ho citato prima e che la maggior parte della gente direbbe.

Il problema nasce da molto in basso e, con “in basso”, intendo quello che abbiamo dentro di noi nel nostro lato più oscuro. Un lato che neanche noi conosciamo ma c’è. Un lato con il quale molto spesso ci ritroviamo faccia a faccia ma noi voltiamo il viso dall’altra parte per non guardare. Ti ho sempre detto che evolversi è un lavoro eroico.

E’ quel luogo, all’interno del nostro essere più intrinseco, nel quale sguazzano leggiadri i nostri Demoni, dove dormono placide le nostre memorie, dove sono fossilizzati i nostri schemi mentali, dove il nostro Ego, indisturbato, se la canta e se la suona come meglio crede. Tanto noi lo lasciamo fare. Lasciamo sempre che sia lui a governarci. Che sia lui il nostro padrone.

Ebbene, cosa succede quindi? Succede che quello che io credo essere un semplice mio difetto, o modo di fare poco piacevole, per l’altro è invece il riflesso di uno dei suoi più grandi Demoni. E qui nasce il guaio. Te lo spiego meglio con un esempio.

Supponiamo ch’io sia una che dice sempre quello che pensa, senza paura e senza peli sulla lingua.

Questa mia caratteristica non sembra poi così grave davanti a certi altri modi di fare ben più squallidi e miseri di molte persone. Anzi, sembra quasi una virtù. Voglio dire, si dovrebbe preferire una che dice le cose come stanno, in modo forse crudo ma sincero, rispetto a chi sfrutta o manipola in modo bieco, ingannevole e malizioso. Sì, per me può essere così ma non per chi è governato dal Demone della Falsità.

Chi è governato dal Demone della Falsità (e con questo non si intende solo raccontare bugie ma si intende vivere una vita intera nella menzogna, avendo tante vetrine da mostrare al mondo per ricevere ad esempio sempre stima e affetto) quando incontra altra Falsità ci condisce l’insalata allegramente. Sarà la voce della Verità che, invece, gli farà stridere le orecchie come il gesso passato sulla lavagna. E’ la Verità il suo peggior nemico, il suo antagonista. A fine articolo, su questo punto, devo fare una postilla importante ma ora andiamo avanti.*

La mia schiettezza (che comunque anch’essa se fosse troppa andrebbe ridimensionata con un po’ di sensibilità, in quanto il troppo stroppia sempre) diventa perciò, per quella persona, una sofferenza indescrivibile. Insopportabile. E’ come conficcargli un ferro rovente sulla pelle ogni volta. Non sto esagerando! Il mio modo di fare, così schietto e tagliente, il mio comportamento senza fronzoli, le mie parole senza giri e senza orpelli, per lui che vive nella costante menzogna, sempre ricoperto da maschere, lo mettono di continuo a disagio, in imbarazzo, si sente legato, si sente soffocare… non può continuare a vivere così, e quindi se ne va.

Ecco perché abbandona te e non gli altri che lo trattano peggio. Davanti ai modi di fare degli altri può provare fastidio, può abbozzare, può fregarsene e andare avanti ma davanti a quel suo potente Demone, che tu combatti senza rendertene conto, che gli solleciti ogni volta senza accorgertene, non può fare nulla se non un grande e pesante lavoro su di sé (che nessuno ha mai voglia di fare, meglio prendere e andare via, è più comodo).

In lui causi una battaglia molto pesante, insostenibile. Non sa più come parlare, cosa dire, tu, con quel tuo essere così viscerale e genuino, lo smascheri ogni volta, tu lo obblighi a comportarsi in un modo che a lui non gli conviene perché perderebbe la stima e l’affetto che da anni sta cercando di conquistare da parte di tutto il mondo che lo circonda. Lo obblighi a spogliarsi di quelle vesti dietro le quali si nasconde, diventi un personaggio scomodo nella sua vita anche se lo ami, anche se faresti di tutto per lui, anche se vi siete emozionati a vicenda, anche se avete vissuto esperienze indimenticabili, etc, etc… quel suo Demone è più forte di te.

Come dico sempre, se l’Universo ci ha messo davanti quella persona, occorre chiedersi perché. Nessuno entra nella nostra vita senza motivo. Tutto quello che di lei non si sopporta o ammiriamo dobbiamo osservalo dentro di noi. E invece no, non lo facciamo mai. Più malessere ci fa provare qualcuno e più dovremmo riflettere su questo. Non dico di continuare a stare lì ma almeno lavorare su di noi.

Invece ce ne andiamo. Abbandoniamo. Togliamo il disturbo con mille scuse cercando addirittura di passare per buoni sammaritani con frasi tipo << Me ne vado per non farti più del male >>. Ma per favore… Guarda in faccia il tuo Demone, non trovare più scuse, non puoi, dopo quello che c’è stato tra noi, andartene così senza che io fondamentalmente ti abbia fatto nulla di grave. E continui a frequentare gente che ti prende in giro ogni volta, che mette davanti a te il loro star bene e poi il tuo essere. Vero? Ti tornano certe parole? Ti tornano questi meccanismi? Se li hai vissuti sicuramente sì.

I Demoni sono furbi, saggi e acuti. Sono mostri che nutriamo da quando siamo bambini e li abbiamo creati noi. Ci conoscono molto bene. Sono fatti della nostra stessa sostanza. Ci conoscono meglio di quello che ci conosciamo noi stessi. Sanno come farci reagire per salvarsi, per non essere visti, per non essere smascherati e poter continuare a vivere. Sanno quali sono i nostri meccanismi di difesa, quelli che usiamo ogni giorno per sopravvivere. Sono gli amministratori delle nostre emozioni perché di emozioni sono fatti. Ci fanno trovare le scuse più idiote, i comportamenti più stupidi ma l’importante è uscirne puliti e liberarsi da quel vischio nel quale ci siamo cacciati.

Se sei vittima del Demone della Falsità e nella tua vita giunge una persona prettamente schietta e sincera chiediti perché. Solo questo. Naturalmente sarà difficile che tu ti riconosca – vittima del Demone della Falsità -, equivale a dire che sei una persona falsa e questo richiede una dose di umiltà che solo chi davvero intende diventare Mago della propria vita ha voglia di possedere. Ma, quantomeno, chiediti il perché di tanta franchezza nella tua vita. Quella persona può apparire antipatica, ansiosa, invidiosa, collerica, supponente ma è se stessa. Non sta fingendo. E’ lei, è come è davvero. Apprezza questa dote. Questa sua totale onestà e chiediti perché è lì, tra le tue mani.

* Parliamo adesso della postilla di cui accennavo prima.

Le frequenze si attraggono se simili. Cio’ significa che, continuando con l’esempio della Falsità, se io sono falsa incontrerò persone false. Su questo non ci piove, è una Legge Universale e anche scientifica. La Falsità degli altri mi farà male. Devo provare dolore per vedere la Falsità dentro di me ed evolvermi. Se non provassi dolore, se nulla mi stuzzicasse, non la vedrei. Però prima ho detto che Falsità con Falsità condiscono allegramente l’insalata… quindi?

La falsità è facile, la verità così difficile… – (George Eliot)

Beh, a seconda delle circostanze, la Falsità dell’altro, che ricevo, può tornarmi molto utile. Mi permette di essere falsa come piace a me. Ripeto, non focalizzarti sulla bugia, si parla di comportamenti e schemi arcaici non rimossi. Mi fa male la Falsità dell’altro, certo che sì, la sento, mi lacera, mi punge dentro, sono convinta di non meritarla ma, allo stesso modo, viaggiando sulla stessa linea d’onda, io potrò comportarmi come mi conviene.

Ti faccio anche in questo caso un esempio che ti sembrerà assurdo ma esiste, credimi.

Supponiamo che tu parli male di me ma ovviamente non me lo dici, o mi menti dicendo di aver parlato bene di me. Ottimo, a me torna comodo questa tua palla perché se io, davanti a te, venissi a scoprire la verità, dovrei ovviamente reagire come si conviene in onore della mia Coscienza (niente e nessuno è più potente della nostra Coscienza, almeno che non la si lasci a tacere, zitta, sotto la cenere). Il far finta di non sapere nulla, invece, mi permette di evitare di reagire in malo modo e questo mi permette di evitare anche di offenderti. Non offendendoti mi assicuro la tua vicinanza, la tua stima, il tuo affetto, la tua considerazione, etc.. Evito di passare per quella che fa una brutta figura, che è irosa, che è acida, che è….. SCHIETTA! Nessuno, più tardi, parlerà male di me anzi… quando sentono il mio nome sono e saranno tutti sempre pronti a dire << Che bella persona che è! E’ una grande! E’ fantastica! E’ gentile! E bla… bla… bla… >>.

Ti rendi conto quanto è “malato” l’Essere Umano sotto certi punti di vista? Cosa arriva a fare per il quieto vivere, per non perdere l’apprezzamento e l’ammirazione degli altri?

A te invece può perderti, perché tu sei talmente schietta che se non merita stima non lo stimi! E allora che se ne fa di te uno che finge da una vita proprio perché ha bisogno della stima degli altri? Che ha bisogno di trascinarsi dietro una buona reputazione?

Spero, con questo articolo, di non essere stata troppo… schietta!

Ricorda: chiediti sempre perché quella persona è capitata nella tua vita e cerca di non soffermarti solo sui motivi che più ti piacciono o ti fanno comodo.

Non dire: << Ah! Quella persona è capitata nella mia vita perché, come me, ama il Tennis e mi ha insegnato molto e assieme abbiamo vissuto le più belle esperienze tennistiche della mia vita >>. Il Tennis è un mezzo, non è il motivo!

L’Anima non è mai superficiale. L’Anima non ha emozioni, non ha orpelli, è cruda, severa, inflessibile, va nel tuo profondo per farti rinascere ogni volta a costo di farti sentire dolore.

Buon lavoro su di te.

Prosit!

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CITAZIONI DISCUTIBILI 1° – Buddha, l’Ego e il Volere

Eccoci alla prima citazione, a mio parere, da smentire. E’ quella che potete leggere nell’immagine qui sotto:

Un uomo disse al Buddha – Io voglio la felicità –

Il Buddha rispose – Rimuovi IO, questo è egoismo, rimuovi VOGLIO, questo è desiderio… e quello che ti rimarrà sarà solo felicità –

Ad una prima occhiata sembra una bella frasona, di quelle che ti lasciano di stucco e ti spiegano molto sull’Ego e sul pretendere ma… beh… ecco, dubito fortemente possa aver detto questo Buddha e vi spiego il mio perché:

Partiamo da qui

“Togli – voglio – quello è desiderare”.

Ebbene no. Anzi… Ora vi mostro anche come, tutto questo, tra le altre cose, sia pure un controsenso.

Il verbo “volere” è proprio l’unico che funziona quando si “vuole” (appunto) qualcosa. La nostra educazione e la nostra cultura ci hanno insegnato che “voglio” è sbagliato, maleducato, supponente e arrogante anche se accompagnato da un – Grazie – o da un – Per favore -. Lo si è quindi trasformato in “vorrei” che suona più elegante e più umile ma che reca con se’ il – Se posso… se me lo merito… chissà… forse… -. Per tanto, in caso di “desiderio”, come si cita qui, puoi aspettare anche mille anni che comunque non otterrai mai nulla. Non otterrai mai nulla perché speri e sperare significa mettersi in attesa. Volere invece vuol dire agire e procacciarsi con determinazione quella cosa fosse anche solo con il pensiero/immaginazione. Che sia un bicchiere d ‘acqua, che sia un sogno.

Non per niente i bambini, fintanto che non vengono ammoniti, dicono – Voglio! -. E guarda un po’. Inoltre, se “voglio”, mi rendo più responsabile nei confronti di quella determinata cosa. Si intende una sorta di responsabilità positiva. Io la voglio, io la creo, io la ottengo. È merito mio. Soltanto chi si identifica con il suo Sé Superiore o, se preferite, con il suo essere Dio, può affermare tali considerazioni e gioirne per questo. Un po’ come non dare merito a terzi; destino o individui che siano: se posso, per favore, vorrei… se me lo concedi… Sentite come stridono queste frasi nella vostra parte intrinseca?

E poi ditemi, avete mai sentito un Mago dire “vorrei… per piacere…”. Vi immaginate Gandalf contro il Balrog chiedergli – Senti… per favore… potresti andare via? Vorrei te ne andassi… se puoi eh? -. Vi rimetto qui il video che mi piace assai e colgo sempre l’occasione per postarlo.

Beh, insomma, mi sembra abbastanza imperativo no? Non chiede mai – Per favore – al mostro. E lo so che state pensando che tutto questo è solo un film ma funziona così anche nella vita, non per niente J. R. R. Tolkien, l’autore, era un risvegliato.

Per Mago Merlino vale la stessa teoria, non l’ho mai sentito, quel vecchio bisbetico, dire – Vorrei -, in nessuna delle sue formule magiche.

In secondo luogo la parola “desiderare” è sbagliatissima, per questo ad essa si affianca il “vorrei”.

De – sidera significa Fuori – dalle Stelle. Al di fuori del disegno delle stelle. Cioè impossibile, o meglio non affine, al disegno universale. Al suo posto occorre usare “considerare” che si affianca al “volere” e che risuona nel con – sidera cioè all’Interno del disegno delle stelle.

L’Universo e la nostra parte divina non sono permalosi e nemmeno hanno la nostra morale. Non diventano quindi schiavi di sciocche emozioni come noi. Il “voglio” non offende proprio nessuno mentre si sta ordinando una commissione al Cosmo divenendone co-creatori. Ovviamente la si dovrà condire con gratitudine, fede e amore ma – io voglio la felicità -, al di là del fatto che è già dentro di te e devi solo spolverarla, (la felicità infatti, uno che già è Mago della propria vita, non ha bisogno di volerla) è una frase più che legittima, alchemica e spirituale ricca di profonda consapevolezza che un Buddha non avrebbe mai contestato.

E chi la vuole questa felicità? Io. Certo! Che Ego? L’Ego si presenta in moltissime altre occasioni ma se tu sai ben dividere il tuo io materiale e schiavo dal tuo io spirituale e libero… beh, io è e io ti chiami. È naturale che il secondo modello, cioè Mago, come ho detto, non dovrà neanche volerla la felicità. Se è in quel riconoscimento ne sta già godendo. Così come è naturale che per educazione, ormai, se si entra in un negozio occorre dire “vorrei, per piacere” ma è il senso che mi premeva spiegarvi.

Credendo a questa citazione e che così stanno le cose purtroppo si rimane “bassi”, con pesanti palle di ferro attaccate alle caviglie, anziché darsi la possibilità di volare.

Ho voluto spiegare questo perché molte persone prendono queste citazioni e le usano nella loro vita come massime indiscutibili, credendoci e volgendo le loro azioni in base a ciò che hanno letto. Mica dovete pensarla come me! Ma per lo meno adesso, se prima non le avevate, possedete due visioni e potete scegliere. Riflettete sempre, prima di fare vostra, la frase di qualcun altro.

Io voglio la felicità! Ditelo ancora! E’ bellissimo! Io voglio la felicità! Io voglio la felicità!

Prosit!

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Per Ammalarsi sovente basta Voler Avere sempre Ragione

PURE SECONDO ME E’ COME DICO IO

Se molto spesso ti ammali, o stai poco bene, o ti capitano incidenti, o noie, o tutto ti va storto pensa a quante volte ammetti di aver sbagliato o hai chiesto scusa. Probabilmente poche.

Voler avere sempre ragione è un meccanismo che tocca diversi punti nel nostro profondo. E sono punti tanto importanti quanto… spaventosi. Oh sì!

È un bisogno, l’appagamento di una mancanza. Se siamo in realtà insicuri e abbiamo una bassa autostima, l’apparire saggi ci permette di crederci un tantino sopra agli altri ma questo, purtroppo, lo crede solo la nostra mente. Il nostro cuore sa benissimo che non è così e sa perfettamente che stiamo usando una strategia sbagliata, la quale, inconsciamente, fa nascere in noi sensi di colpa (che causano gli incidenti) offuscati sì dal nostro Ego ma che esistono.

Così come il nostro cuore, anche gli altri sentiranno nel loro stomaco uno stridere ogni volta che si confronteranno con noi, pertanto, non possiamo regalare al prossimo amorevolezza e sincerità.

Forse desideriamo cambiare il mondo e donare luce per equilibrare il buio nel quale viviamo ma, così facendo, scendiamo sempre più in basso trascinando con noi anche chi, per affetto, vuole starci accanto. Rimaniamo chiusi in un cubo di acciaio e precludiamo ogni sorta di scambio emozionale lasciando libero l’accesso solo al mentale e alla logica, arma che abbiamo imparato a maneggiare con destrezza.

O IL CONTROLLO O L’AMORE

Voler aver sempre ragione inoltre ci fa vivere in modo esageratamente attento, tenendo sempre tutto sotto controllo e, se riusciamo, cerchiamo di istruirci parecchio. Anche tutto questo lo facciamo come guidati da un burattinaio credendo persino di fare un qualcosa che ci piace molto. Ma questo modo di esistere ci fa stressare più del doppio a lungo andare (che causa malesseri) e, molto spesso ci sentiamo affaticati, stanchi, apatici o intolleranti. Si vive costantemente con la paura che qualcun altro possa scoprire una nostra debolezza attraverso un torto che ammettiamo e si vive, ovviamente, nell’orgoglio (che causa fastidi).

Il più grande ostacolo nel comunicare ce lo portiamo dentro, è il nostro orgoglio – (A. Gasparino).

Stiamo bloccando completamente il flusso vitale e universale colmo di amore, gioia e abbondanza perché non riusciamo a lasciare andare. Non riusciamo ad ammettere serenamente di aver sbagliato e che a ciò, come conseguenza, non c’è nessun problema.

Stiamo valutando con il nostro metro, con il nostro giudizio, senza tener conto che quello degli altri potrebbe essere molto meno severo del nostro.

Le persone diventano così ostacoli e più ci tengono testa più le contraddiciamo per non mostrare loro chi siamo veramente. Più le riteniamo sapienti e più ci spaventano perché ancor meglio potrebbero valutarci.

Siamo cioè delle persone che non si amano, che non hanno ricevuto amore, che non lo sanno dare e non lo riconoscono quando giunge dal prossimo.

L’AMOR PERDUTO 

Ammettere un errore è dannatamente doloroso. Ci si aspetta che l’altro possa prendersi gioco di noi perché gli abbiamo confessato una nostra debolezza attraverso quello sbaglio.

Non possiamo fidarci di nessuno perché siamo stati traditi fin dalla più tenera età. Genitori anaffettivi, non presenti, frettolosi, egoisti, sordi ai nostri richiami, affettuosi ma poco responsabili… Non si tratta di genitori “cattivi” ma di persone che per ics motivi non sono riuscite a dare al bambino quello che lui desiderava.

Questo tradimento, il più grande e inaspettato, ora viene vissuto ogni qualvolta si presenta la situazione del rinnegare se stessi.

L’individuo ha dovuto imparare ad amarsi a modo suo, per sopravvivere, e magari anche sgarbatamente ma ha faticato molto. Oggi, non permetterà a nessuno di intaccare la sua persona neanche ammettendo uno sbaglio. Si è fatto da solo e con sofferenza. E si è fatto perfetto. O almeno così ha bisogno di apparire. Chi lo ama, presto si stancherà di ricevere da lui sempre “colpi in faccia”, metaforicamente parlando, e di passare costantemente dalla ragione al torto, ma chi vuole sempre avere ragione, quando si sente amato, collega quell’amore all’amore genitoriale che gli è venuto a mancare e quindi, inconsciamente, si convincerà che anche quell’amore nuovo è sicuramente fasullo e deve cavarsela da solo.

In parole povere sarete più stimati e rispettati se più “distanti”, come colleghi o amici, invece che come partner o parenti. Sembra assurdo vero? Eppure questi sono i giochi della mente che, ferrea, non molla e dalla quale non si riesce a liberarsi. Tutta colpa della paura alla fine. Si diventa avidi. Avidi nel dare affetto o tenerezza, non si è empatici ne sensibili, si sta dietro la propria barricata e da lì non ci si muove. È un dramma vivere così. È come avere un mostro dentro che rosicchia ogni giorno un pezzo di noi. Per questo la salute viene sempre meno o la nostra vita appare vuota, o insoddisfacente, o spiacevole. Lo stress si nutre di tutte quelle sostanze che servono all’organismo per vivere sano e la mancanza di umiltà favorisce l’avvenire di sgradevoli situazioni nelle quali incappiamo sovente.

USCIRNE RIMANENDO IN PIEDI

Purtroppo, in certi casi, non si può fare nulla per far capire a queste persone che il nostro amore è sincero. Non lo vedono, oppure ne sono persino invidiosi essendo che non riescono a provarlo. Oppure ancora, ci portano allo stremo come a dire – Vediamo fin dove arriva il tuo sentimento! Quanto è reale?! -. Ognuno ha il suo percorso e, in fondo, ognuno è responsabile di se stesso. Ma è vero anche che amor vincit omnia e quindi vi auguro di riuscire. Badate solo che ne valga la pena, non trasformatevi in infermieri.

Chi vuole sempre avere ragione e non chiede mai scusa, o lo fa raramente, soffre di un serio problema, non è solo un’abitudine o un carattere di quelli etichettati: “è fatto così”. Dietro a queste sbarre, perché di prigione si tratta, si nasconde un mondo che ha il terrore di mostrarsi e non lo riconosce. Si indossano maschere anche solo per affacciarsi da quelle barriere e ogni gesto, ogni parola, ogni modo di fare sarà mentale e mai di cuore. Tutto volgerà all’appagamento dell’Ego che è diventato forte, ha dovuto trasformarsi in granito e oggi ci governa come un padrone. Non importa se ci si arrampica sui vetri, se si nega l’evidenza, se si raccontano bugie, non importante, l’importante è – uscirne in piedi -.

Si pensi che alcuni addirittura non danno mai ragione agli altri proprio per creare una sorta di sfida continua attraverso la quale possono riconoscersi e riconoscere di esistere.

“Sto sfidando, sto colpendo, sto incassando, ho un nemico davanti ma comunque ho QUALCUNO CHE MI STA VEDENDO”. Ecco. Qualcuno che li veda. Perché poche volte si sono sentiti visti e, di conseguenza, amati.

Ricordo che anni fa tenevo un bambino il quale mi faceva disperare apposta pur di attirare la mia attenzione. Preferiva la sgridata all’indifferenza e quando me ne accordi si quietò ma questa è una cosa che saprete tutti e tutti avrete vissuto. Sembra banale ma è meno banale se la si prende e la si trasporta su un soggetto adulto al quale questa fase non è ultimata e non deve ultimare.

Non ce la fanno ad essere visti scegliendo l’amore come strumento perché proprio l’amore è stata quella cosa che più ha fatto male loro senza pietà.

Non vi sto dicendo che dovete sopportare chi si comporta così, ne giustificarlo, ma forse ora potrete farvi meno rabbia voi. Parlo di collera intrinseca. Quella esterna, che riescono a smuovervi, fatela pure uscire se vi serve ma dentro, non odiate – c’è bisogno d’amore per Dio – (Sugar Fornaciari).

Prosit!

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Insignificante??? Descrive la tua Sessualità!

Mi riferisco al Mignolino del piede, che non si chiama Mignolo bensì – quinto dito – e, più precisamente, Mellino.

Non ci badiamo mai a lui, pare quasi… insignificante.

Ci accorgiamo della sua esistenza solo quando scontriamo, scalzi, qualche mobile in casa e vediamo le stelle di tutto il firmamento vero?

Pensate che, addirittura, dicono gli esperti, andrà estinguendosi. Sì. Sparirà. Tanto possiamo farne a meno. Non serve a nulla. Un po’ come la coda. Dicono. Un po’ come i padiglioni auricolari che si sono rimpiccioliti nel tempo rispetto agli avi preistorici.

Beh, secondo me, non è vero che non serve a niente. Ci dona equilibrio. Giusto poco tempo fa, una mia amica, se l’è rotto sbattendo contro la sedia della cucina (non vi dico il dolore e le imprecazioni) e proprio lei mi ha confidato – Sembra inutile come parte del corpo ma cavoli come mi sono accorta che in questi giorni “non c’è”! -. Non poteva infatti svolgere bene il suo lavoro, quel povero ditino, tumefatto e dolorante.

Ma, al di là della sua funzione fisica e podologica, cosa racconta di noi?

Sapete già, leggendo questo blog, che ogni zona del nostro corpo e le dita in particolar modo, significano molto e allora vediamo Mellino che cos’ha da dire sulla nostra personalità.

Ebbene sta ad indicare innanzi tutto la nostra sessualità. Tac! Ecco che immediatamente vi si spalancano gli occhi; lui per voi diventa subito molto più meritevole di considerazione e, ovviamente, vi siete già tolti calza e scarpa per osservarlo.

Beh… osservateli entrambi però! Come avevo scritto in passato, la vostra parte destra del corpo e quella sinistra hanno diversi significati. Una sta ad indicare il Padre e la mascolinità (parte maschile) mentre l’altra la Madre e la femminilità (parte femminile). Ogni individuo, uomo o donna, le contiene entrambe.

E’ buffo notare come spesso, non sempre ma sovente accade, il Mellino destro, sia completamente diverso da quello sinistro. Eeeeeh… e lì ce ne sarebbero di cose da andare a vedere! Anche sui nostri genitori.

Attenzione! L’Energia Sessuale, peraltro, è l’Energia Vitale e ha sede nei reni. Non per niente ha a che vedere con il meridiano della Vescica. Ha a che vedere anche con le orecchie e… vi ricorderete, presumo, di questa immagine che avevo pubblicato tempo fa.

Vi consiglio, già che ci siete, di leggervi questo mio articolo https://prositvita.wordpress.com/2015/03/09/orecchio-campanello-dallarme-del-rene-un-piccolo-corpo-umano-in-miniatura/

Ma torniamo al dito. L’eros. La sessualità. La quale non è intesa come attività sessuale (quella è una conseguenza) ma piuttosto come un approccio e un comportamento relazionale che racchiude in sé aspetti psicologici e sociali. All’inverso dell’animale, essere dalla sessualità più istintiva, l’uomo, attraverso gli strumenti e i meccanismi mentali (anche inconsci) vive una sessualità diversa. Si vanno infatti a toccare anche punti come l’atteggiamento (in privato e in pubblico).

Parlando di sessualità, ci si ramifica anche in argomenti come: la creatività e l’entusiasmo che sono tra i primi discendenti della sessualità. Creatività infatti significa CREA – TI – VITA (crea la tua vita) e Entusiasmo significa EN – THEOS (vivere con Dio dentro di sé). Vi ho detto, appunto, che l’Energia Sessuale è l’Energia Vitale, della vita.

E parlando di sessualità non si può naturalmente non citare la SICUREZZA. Cosa significa? Significa che una persona sicura di sé vivrà anche bene la sua sessualità. Ossia, all’incontrario, solitamente, un Mellino magari sormontato dal quarto dito e quindi poco visibile, può rappresentare insicurezza e, di conseguenza, poca spontaneità del soggetto, timore a mostrarsi, vivendo una sessualità spenta perché forse da giovane ha ricevuto, a tal proposito, un’educazione troppo rigida o è rimasto turbato da qualcosa. I motivi possono sempre essere moltissimi.

La timidezza è composta dal desiderio di piacere e dalla paura di non riuscirci – (Edme-Pierre Chauvot de Beauchêne)

All’inverso, con un quinto dito spavaldo e che ben si mette in mostra, potremmo trovarci davanti ad una persona sensuale e con fascino. Che mostra di sapere bene cosa vuole nella vita, che non si accontenta del “primo che passa” e che conosce bene le proprie capacità. Può essere un buon cacciatore o una furba preda che sa giocare le sue carte. Non fatevi abbindolare quindi, anche se farà l’umile e la modesta, dietro a quella parvenza semplice e addirittura insignificante, si nasconde un’anima che sa il fatto suo e ovviamente molto piacevole da vivere. Non lo sto certo dicendo in senso negativo!

 

Un Mellino invece “cicciotto” può voler indicare una persona dalla sessualità accesa ma anche vogliosa di appagare il proprio ego e, per questo, ricerca attraverso l’attività sessuale, la conferma di “valere”, il bisogno di affermarsi intrinseco e inconscio. Più partner sessuali trovano e più possono dire – Io valgo! -. Sono persone che amano assaporare il bello della vita, quasi ingordi delle cose e delle situazioni piacevoli. Questo da non confondersi con un Mellino invece “gonfio” cioè, tondeggiante ma poco turgido e muscoloso che sta invece a dimostrare come quella persona potrebbe apparire spenta e affaticata nei confronti del sesso. Potremmo dire – Vorrebbe ma non riesce -.

Insomma, questa parte del piede, che di solito si snobba, ha anche lei la sua importanza. Sarebbero davvero mille le cose da dire a suo riguardo, occorrerà scrivere sicuramente in futuro un altro articolo. Sono sicura che adesso, questo minuscolo ditino, è da voi sicuramente più considerato.

Prosit!

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La Promessa della Ghianda

Ho trovato questo scritto grazie ad una mia amica su FaceBook.

Trovandolo bellissimo ho voluto condividerlo con voi.

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LA PROMESSA DELLA GHIANDA

Ho vissuto ogni stagione della Terra,
come fossi io stessa Terra e ancora di più ogni elemento di questo pianeta.

Immersa, profondata, sporcata e concimata, nuda come il sepolcro ho accolto i semi, piccoli e frementi, pieni di vita ma all’apparenza fragili.

Mi sono fatta acqua per nutrirli, fuoco per mantenerli vivi, vento per spargerli.

Ho goduto del pieno Sole, aprendomi per accogliere ogni suo raggio, e dal piacere che apre, dilata, spinge, ho dato alla Luce il prezioso tesoro custodito nel mio grembo.

Germogli che sono divenuti frutti, ho atteso con pazienza imparando il giusto tempo ogni maturazione.

Ora, carica di frutti, piena di ogni benedizione, devo restituire alla Terra il suo nutrimento.

Potrei tenere per me questo cibo ricco di bellezza e gusto.

Potrei non voler lasciare andare quello che ho coltivato con tanto amore.

Eppure so, nella mia saggezza antica che l’unico modo per far nascere una foresta è permettere che il vento stacchi dai miei rami i frutti e le foglie mature, il sole e la pioggia ne facciano tappeto nutriente e la terra li custodisca nel suo ventre umido e scuro.

In me, ora che sono quercia rigogliosa vive ancora quella piccola ghianda, che sapeva già tutto, che era già tutto, che ha avuto il coraggio di affidarsi e compiere il suo viaggio.

Ascolto il messaggio del tiepido vento :

– Affidami i tuoi semi li spargerò tutt’intorno a te, da te che sei stata prima ghianda e poi quercia farò nascere una foresta -.

Scelgo di fidarmi del vento, di non ascoltare il mio ego che vorrebbe convincermi che posso tenermi tutto per me, che posso per sempre essere nella piena bellezza della massima fioritura.

Scelgo di fidarmi della promessa della ghianda che sono stata, che sono ancora e che nel cuore del mio essere sta già preparando la primavera“.

(Emanuela Pacifici)

Bella vero? Fidiamoci dell’Universo senza porci domande, senza chiederci dei “perchè”. Ogni cosa che accade è perfetta. Ogni ramo che si stacca produce nuovi germogli, ancora più verdi, ancora più rigogliosi. Da ogni fine nasce un nuovo inizio. Sempre. E dobbiamo essere fiduciosi. Dobbiamo crederci. La primavera tornerà.

La nostra vita è come una ruota che gira, è come il ciclo di un albero, è come il cambiamento della Terra. Noi siamo la Terra.

Prosit!

E’ tutta Fortuna?

 

Quello che voglio affrontare oggi è un argomento con un punto di vista prettamente personale che potete condividere come no.

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E’ un mio particolare modo di vedere questa cosa. A me personalmente, fa anche stare bene quindi, essendo che sono anche dell’idea che qualsiasi cosa che – fa star bene – è la benvenuta, benvenuto sia anch’esso.

Vorrei parlarvi della Fortuna.

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La Fortuna è indicata dalla lingua italiana come “buona sorte”. Ok. Ci può stare, ma che cos’è? Da cosa è composta? Da dove arriva? Piove da cielo? Questa è la concezione che diamo ad essa, un particolare meccanismo formato da non si sa bene cosa, che aleggia costantemente sulle nostre teste andando a zonzo a baciare di tanto in tanto…. chi? Chi è più bello? Chi è più bravo? Chi più ha sofferto? Mmmmhmm… E che criteri di scelta utilizzerebbe per questa sua cernita? Forse becca chi gli capita a tiro avendo una specie di volto bendato con tanto di nastro nero sugli occhi. Ma soprattutto, come fa poi a far accadere l’evento cosidetto – fortunato -? Troppo comodo dire “per caso!” non trovate?

Mi sembra sia solo perché non si sa dare una vera spiegazione. Anche perché parecchie filosofie, soprattutto di genere orientale, sono convinte nell’affermare che…. Il caso non esiste. Un motivo c’è sempre. E qui inizia il difficile. L’incomprensibile.

Già vi sento inalberarvi in quanto, se c’è un motivo per la buone sorte ci sarà dunque anche quello della sfiga sua antagonista. Io penso di si. Vi ripeto è un mio personale pensiero. E a me fa star bene. C’è chi per star meglio vive con gli angeli vicino, chi fa riti propiziatori, chi guerreggia ogni giorno come Don Chisciotte o chi fa entrambe le cose. Io vivo pensando che quando ci capita qualcosa, un motivo dietro c’è sempre.

Non esordite ora con domande spacca-schermo tipo “allora qual’è il motivo che a me mi è venuto a mancare Tizio o Caio…” perché vedete, dal punto di vista universale, la morte non è vissuta come la viviamo noi; così come non è vissuta allo stesso modo nostro, da altre popolazioni che condividono il nostro stesso pianeta. Per cui, il soggetto “morte” sappiate che è soggettivo e, come seconda cosa, la morte sarà un argomento che sicuramente affronterò in altre occasioni ma non questa. In questo articolo desidero parlare della Fortuna. E desidero anche non darle tutti questi meriti che siamo abituati a rivolgerle.

Ma insomma, pensate davvero che voi, esseri speciali quali siete, formati da un’anima, un corpo, uno spirito, una pische, intelligenze, emozioni, capacità di attrazione, pensieri, istinti, non c’entrate proprio nulla??? Siete davvero convinti che tutto ‘sto popò di roba quale siete sia solo uno spreco che cammina, lavora, parla, mangia, ama, s’incazza, etc… etc…? Ma io non credo proprio.

Mi accuserete, non conoscendomi, di avere un Ego particolarmente alto ma sottovalutarsi così mi par davvero offensivo per quel che siamo, cioè, una delle cose più belle di questo Universo. Oggi, non vi voglio fare esempi. Vi lascio semplicemente queste parole che potranno forse portarvi a riflettere. Continuerò il discorso e allora probabilmente, capirete meglio cosa intendo dire. Sappiate solo questo, la Dea Bendata, è una simpatica, allegra, meravigliosa, appagante amica che stupisce ogni qual volta viene a trovarci ma lei è lei. Voi siete voi. Qualcosa di magico e di grande, e di inspiegabile c’è sicuramente ma anche voi siete magici, fidatevi.

Prosit!

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