Esci dal Disonore – Ammetti gli Errori

Molto spesso ci lamentiamo di persone che vogliono sempre avere ragione e non ammettono mai i propri errori.

Ogni volta che le si incolpa di qualcosa incassano quell’accusa con orgoglio e rispondendo in tutti i modi tranne che ONESTAMENTE.

C’è quello che usa l’attacco, come miglior difesa, e reagisce in modo aggressivo, quello che trova scuse o racconta bugie, quello che si arrampica sugli specchi e poi c’è anche quello bravo bravo che rigira la frittata così bene e con maestria che, alla fine, tu risulti essere il colpevole e lui ne esce pulito come un panno messo in candeggio.

Le reazioni sono diverse ma tutte portano al… DISONORE.

Se si vuole diventare MAGHI, della e nella propria vita, una delle prime cose da fare è proprio quella di non mancare mai, e dico mai, di rispetto ne’ a se stessi, ne’ agli altri, ne’ a nessun’altra forma del Creato. Soprattutto poi con dolo! Là, dove non c’è Cuore, non può esserci Magia e si sarà costretti a vivere nella bratta. Un Cuore non consiglierebbe mai di opporsi in tale maniera.

Se io, ad esempio, accuso una persona di avermi fatto del male e quella persona reagisce in uno dei modi descritti prima, non solo essa si rende colpevole di avermi creato il malessere che le sto descrivendo ma peggiora nettamente la sua situazione prendendosi gioco di me. Sì, le ribellioni sopra raccontate sono tutte atte a prendersi gioco del prossimo.

Capisco i propri demoni, ognuno ha i suoi, capisco le debolezze, le paure, ma tutto ciò non si risolve infangando l’onore di chi ci è di fronte.

Nella scala della propria evoluzione personale si compie un passo all’indietro ogni volta. Un passo molto lungo […per poi magari lamentarsi che tutto nella propria vita va storto (chissà come mai!)]. La totale onestà è la porta d’accesso verso una vita migliore. Il Giudizio, che tanto fa male, è quello che fa nascere queste reazioni. Per paura di essere mal-giudicati si risponde disonestamente ma il Giudizio è stato inventato dall’uomo non dalla Natura alla quale apparteniamo e che dovrebbe essere unica dispensatrice di leggi.

Ovviamente tutto cambia se quella persona invece mi spiega e mi mostra, con gentilezza, che la sto accusando sbagliando.

In questo articolo però non voglio parlare all’accusatore, il quale potrebbe sicuramente nella vita e nei confronti delle persone scambiare lucciole per lanterne, ma intendo rivolgermi a chi, sentendosi attaccato, si macchia di infamia.

Se questo termine vi sembra esagerato dovete soffermarvi un attimo a riflettere su cosa sta dietro a quella che sembra un’innocente giustificazione. No! E’ un tradimento bello e buono. Per l’Universo, e le frequenze che rispondono, non esistono tradimenti più grossi di altri. È la nostra morale che li classifica ma l’emozione di base, dalla quale partono, è la stessa perciò non c’è alcuna differenza. Si sta cercando di illudere l’altro. Si sta ingannando. Si sta ingannando la sua fiducia.

Tutto ciò non ha niente a che vedere con la Magia. E’ anche per questo motivo che molti non riescono a tirare fuori e rendere concreta la sostanza magica della quale sono fatti.

A proposito di questo discorso mi è giunta alla mente una riflessione che volevo condividere qui nel mio blog che è la seguente:

Si parla anche di autostima.

Le persone che hanno una bassa autostima, e quindi si sentono insicuri nei confronti nella vita, tendono a dare sempre la colpa agli altri e a non ammettere mai la propria. Questo accade perché sarebbe un’ulteriore mazzata sulla loro testa da sopportare e non riescono.

Le persone invece che si valutano al meglio sono ben disposte ad accorgersi di aver sbagliato, questo non mina la loro autostima e sono anzi propense a migliorare in quanto sanno di poter migliorare sempre.

Quindi, se sei una persona che accetta il proprio errore, e all’occorrenza chiede anche scusa, sei innanzi tutto una bella persona, ma penso tu abbia anche stima di te e, di conseguenza, hai stima degli altri e rispetti il prossimo.

Lo so che tutto questo può sembrare strano. Può sembrare esattamente l’opposto ma ci rifletterei sopra. Poi sicuramente ci sono anche i casi estremi, quelli in cui l’autostima è eccessiva, diventa boria, orgoglio, e allora colui si crede di non sbagliare mai ed essere sempre perfetto e ci sono quelli che si stimano talmente poco da perdere persino la loro dignità. Allorché, ogni accusa contro di loro l’accettano, stando zitti, convinti di essere colpevoli e di non valere niente”.

Ecco, questo è un pensiero che ho avuto. Non mi sembra sbagliato, fila abbastanza liscio.

L’avere, però, poca autostima non giustifica il comportamento disonorevole. L’onore di un essere magico, e umano, che porta il divino dentro sé, non deve venir intaccato da queste reazioni.

Prosit!

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Non puoi Sbagliare!

Il problema di P. era quello di avere due genitori, il padre soprattutto, che non riuscivano a staccare e a dimenticare gli errori che lei poteva aver fatto in passato. Errori sciocchi, che qualsiasi persona combina.

Una volta rigò la portiera dell’auto facendo manovra e, da allora, nonostante guidasse relativamente bene e non arrivasse ogni giorno con la macchina incidentata, la loro frase, nel salutarla era – E mi raccomando la macchina, non rigarla di nuovo! -.

Un’altra volta invece, in giovane età, e per fare una sorpresa a mamma e papà, decise di rivestire le pareti della sua cameretta con una tappezzeria azzurra, pennellata di bianco, a rappresentare la spuma delle onde del mare. Combinò un disastro. La tappezzeria venne messa malissimo, la colla era ovunque e presto, molti fogli della carta da parati si staccarono. Negli anni successivi le ricapitò di mettere dell’altra tappezzeria, per se stessa e per gli amici, in modo egregio, preciso e meticoloso ma, per suo padre, davanti a qualsiasi risultato, prevaleva sempre la tragedia combinata anni prima nella sua camera da letto nonostante fu proprio grazie a quella “tragedia” che lei capì come bisognava applicare il rivestimento.

Per loro non c’erano migliorie. Lei era brava, efficiente, educata, pignola, preparata ma, se da ragazza, aveva combinato un danno, come esempio veniva considerato solo quell’unico danno a confronto di altre cento cose fatte poi bene.

Per P., tutto questo era frustrante. Logorante. E posso capirla.

Sembrano stupidaggini invece sono deleterie. Sovente si abbozza come ad avvallare la classica frase “eh ma tanto loro sono fatti così”. Si sopporta, si lascia parlare e si va avanti… invece, queste considerazioni, questi pregiudizi, sciupano l’anima.

E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio – (A. Einstein).

Ogni volta, sottolineare così quell’errore, era come infilare una piccola lama nello stomaco.

Significava far rivivere l’imbarazzo dello sbaglio, evidenziare il “non vali niente, non sei capace, sei solo in grado di fare le cose fatte male, io non ho stima di te”, puoi fare mille cose fatte bene ma, quella fatta male, è stata la più grave di tutte. Non c’è rimedio. Sarà lei, d’ora in poi, a dirigere le tue azioni. Ogni cosa che farai sarà pilotata da un qualcosa di errato. Un ottimo incentivo per l’autostima.

Errare non è concesso. Non è umano.

Se si pensa che diventiamo grandi proprio grazie agli errori. Se si pensa a quanto gli errori siano importanti nella nostra vita, fin da bambini, quando grazie a loro capiamo come fare meglio, ora, non valgono più, sono come creature malefiche che ci rovinano l’esistenza, che ci allontanano dai nostri cari attraverso la svalutazione, il giudizio negativo, la falsa tolleranza. Sì, perché il resto, le nuove esperienze, vengono accettate dai genitori come se fosse doveroso accettarle ma, in realtà, non si vorrebbe, non c’è fiducia. E’ emarginazione.

Un continuo dito puntato contro che dice – Tu non sei in grado di fare meglio di così – cioè non cresci, non hai scalini di miglioria, non hai speranza.

Le tue colonne portanti, i tuoi genitori, quelli sui quali più basi la tua intera vita, non si fidano di te. Tu non vali e sai perfettamente di non aver mai fatto nulla per meritare questo.

Posso apparire esagerata ma non si riesce a comprendere l’inestimabile danno che questo crea nel nostro inconscio. Un danno molto più grave del non essere stati in grado di mettere bene una tappezzeria, dell’aver rigato una macchina, o quant’altro. Il regalo della titubanza.

E allora si susseguono le menzogne.

Ad ogni risultato sgradevole: “Non lo dico, perché se lo dico guai… chissà cosa penseranno di me e cosa penseranno di me nel futuro”. Si cela, ci si nasconde per respirare, per vivere.

E si susseguono le paure: “Speriamo non vengano mai a scoprirlo”.

E si susseguono i sensi di colpa, sia del malfatto che della bugia seguente.

Ma non è finita. C’è un risvolto ancora peggiore. Ancora più maledettamente incomprensibile che nasce quando: la tua cara amica riga la macchina proprio come hai fatto tu, suo padre la sgrida e TUO padre invece… la difende (!), spiegando all’altro genitore che può capitare e che NON LO FARA’ PIU’. Evviva!

…Dammi una lametta che mi taglio le vene…! – (D. Rettore)

Non sto enfatizzando, credetemi, e so che molti purtroppo, sono vittime di questo metodo che pare il massimo esponente dell’educazione.

La situazione è drastica (sorrido). Le palpebre si afflosciano verso il basso assieme alle guance e si inizia ad assumere la classica espressione da basset hound confuso e incredulo che guarda il proprio padre col magone e si chiede “Perché? Perché io no? Perché io no questa coccola, questa fiducia, questa pazienza, questa speranza, questo incoraggiamento, questo consiglio a non mollare, al potercela fare…?”. Notate quante cose vengono a mancare?

“Allora la mia amica vale più di me”. Fine della storia.

Ora, se state leggendo questo articolo siete sicuramente delle persone adulte, almeno la maggior parte di voi, e sicuramente vi sembreranno solo sciocchezze. Agli occhi di un bambino però, e peggio ancora di un adolescente, tutto questo è più grave. E’ un tarpare le ali immeritato a parer mio.

Prosit!

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