Le pericolosissime Forme-Pensiero

Se sai che, come determina anche la Fisica Quantistica attraverso un complesso discorso che ora accenno soltanto e può sembrare assai strano: “puoi creare la tua realtà con la sola immaginazione”, pensa a cosa accade quando, quella stessa realtà, la immaginano in tanti. La potenza che assume.

Pochi giorni fa ho letto su FaceBook il post di un amico che diceva “Sarà una mia impressione ma più si parla di femminicidio e più vengono uccise donne” (mi rasserena il fatto che Word mi sottolinei in rosso il termine “femminicidio” in quanto, da lui, non ancora conosciuto; un termine moderno, creato da poco evidentemente). Torniamo al mio amico, al quale devo dare ragione.

L’Unione fa la forza, in tutti i sensi.

Ora, è vero che un tempo le donne venivano ammazzate lo stesso anche se non c’era la televisione e nessuno veniva a conoscenza del fatto. E’ vero anche che, di donne, ne vengono uccise un mucchio, ogni giorno, ma noi veniamo a conoscenza solo degli eventi più eclatanti sui quali la cronaca può lavorare. E’ vero anche che, andando indietro negli anni, ci basta pensare all’Inquisizione per ricordare tantissimi casi di omicidi nei confronti delle donne ma, riferendoci ai nostri giorni e al nostro tempo, quello che il mio amico ha scritto e che vale per ogni argomento, assume delle caratteristiche ben precise che forse non tutti conoscono.

Si tratta di “ondate” e, a decidere su quali ondate dobbiamo cavalcare, sono ovviamente determinate “potenze” attraverso dominanti mezzi quali i mass-media. Non mi riferisco a lobby (gruppo di pressione) o complotti ma, che se ne dica, – libertà di stampa -, proprio non ce n’è. Che sia chiaro… le donne vengono uccise realmente (sai che a volte ho dei dubbi anche su questo? Interviste, personaggi, articoli, telecamere… si, si ok ma…. vabbè questo però è un altro discorso e persino estremo, quindi non voglio farlo anche perché vorrei raccontare una cosa molto più interessante e non voglio perdere di credibilità).

Cosa accade dopo l’uscita di varie e numerose notizie sullo stesso argomento? Accade che la gente inizia a parlarne. Il tema prende sempre più piede nella coscienza delle persone. Di tante, molte persone. Si iniziano a formare delle emozioni, simili tra individuo e individuo, che possono essere di gioia, o di paura, o di fastidio, a seconda della materia trattata. Queste emozioni producono delle onde vibrazionali invisibili, delle frequenze, che ognuno di noi emana, senza saperlo, e che non può vedere come non può vedere i raggi ultravioletti ad esempio. Le mie emanazioni, inerenti ipoteticamente al dispiacere della donna che ha perso la vita per mano di un uomo, vanno a collegarsi con le emanazioni di un’altra persona che ha sentito la stessa notizia e ha provato le stesse sensazioni e così via, finchè si arriva ad un consistente gruppo di persone (trasmissioni intere, in prima serata, trattano l’argomento entrando in casa di molti italiani) che emanerà quelle frequenze condite inoltre da giudizio, paura, rammarico, dolore, ingiustizia, rabbia, tristezza, etc….

Che cos’è una Forma-Pensiero?

Una Forma-Pensiero, chiamata anche Eggregora, è una forma incorporea di energia che nasce attraverso il pensiero collettivo di molte persone e acquisisce così forza. Continuamente nutrita dalle riflessioni, le idee e anche dalle emozioni di molti esseri viventi (che sono enormi ammassi di energia anch’essi) inizia a prendere vita e a “governare”. In parole povere cosa significa tutto questo? Significa che se le persone iniziano a parlare, a pensare, a far vivere in qualche modo il femminicidio nella loro/nostra esistenza, il femminicidio inizia a prendere una vera e propria forma e avverrà costantemente sempre più intenso, vigoroso e presente. Ma… perbacco… non lo notate anche voi?

L’esempio di questa tragedia, che vede vittima il sesso femminile, è soltanto, appunto, un esempio. Questo accade anche nei confronti dei terremoti per dire. Ricorderete come, l’anno scorso, non se ne usciva più da questa storia. Catastrofe dopo catastrofe. Terremoti e nevicate e slavine e gelo sempre nello stesso punto. E’ vero considerare il fatto che Gaia ha una sua vita e diversi fattori entrano in gioco inerenti ad un cambiamento e un’evoluzione naturale del pianeta ma, che ci si creda o no, niente è più forte e potente dell’essere umano, nemmeno il pianeta stesso che vive e si nutre della nostra energia. O meglio, l’immensa energia che gli esseri umani racchiudo in sé ed emanano, può influenzare il pianeta stesso.

Madre Terra è proprio nostra Madre. Una madre, pur sapendone molto più di un figlio, a causa di una vita vissuta, soffre inesorabilmente se il proprio figlio si mostra triste o angosciato e reagisce cercando una soluzione. Che le soluzione del Pianeta Terra siano sbagliate o giuste non sta a noi deciderlo o giudicarlo. Come il nostro corpo, lui, può scegliere di distruggere per rifare e, se questo a noi provoca malessere e dolore, per lui invece è soltanto un rinnovare la situazione al meglio.

Quindi, tutto questo che vi ho raccontato, e che naturalmente è soltanto un mio umile pensiero, indica come possiamo trovarci in un circolo vizioso nel quale vorremmo uscire da una situazione ma, in verità, continuando a darle potenza (vita), anche solo pensandola o ricordandola, continuiamo ad esserne vittime e succubi.

La cosa migliore è non nutrirla facendola così morire.

Capisco il dispiacere ma, almeno chi non è parente o amico della vittima, o delle vittime in questione, dovrebbe organizzarsi nel disinnescare il meccanismo lasciando il dolore a chi, purtroppo, in quel momento, non può farne a meno. Aiutare chi soffre è un meraviglioso atto di compassione ma chi, al mattino, prende l’autobus dall’altra parte del mondo inerente al fatto avvenuto, trovo strano non possa parlare di altro con chi gli è seduto di fianco. Voglio dire… hai una tua vita? Racconta quella. Continuando in modo perpetuo, a recitare la solita notizia della quale siamo tutti a conoscenza, per 10 o 20 km di tragitto, non si risolve nulla se non sfamare una situazione grave e negativa così come potremmo sfamare un Vampiro Energetico.

So che molti, arrivati a questo punto dell’articolo, potrebbero accusarmi di menefreghismo. Ebbene, a queste persone dico, educatamente e con il sorriso, di aprire gli occhi. Da tre anni tengo un blog nel quale, forse anche sbagliando certi concetti, cerco come fine ultimo di consigliare alle persone come vivere meglio conoscendo la loro magia interiore. Pur lavorando dieci ore al giorno, passo ogni momento libero a mantenere social e corsi e canali nei quali si parla di benessere olistico per chiunque. Mi muovo attraverso un aiuto concreto verso chi ha più bisogno di me, pertanto, non mi definirei menefreghista nei confronti dell’umanità che amo e che vorrei soltanto vedere più felice. Posso sbagliare il modo, posso avere idee confuse, posso non essere brava ma il mio intento è compassionevole, di cuore, altruista perciò no, non potete accusarmi di menefreghismo. Provo dolore anch’io quando sento certe notizie e mi dispiace. E capisco l’ingiustizia e il terrore che alcuni avvenimenti possono instaurare in noi ma, una volta fatta la mia preghiera, affinché ciò possa volgersi alla bellezza e non alla brutalità, basta. Perché continuare a darle vita? E’ sbagliato a mio parere. E’ molto meglio creare qualcosa di bello. Qualcosa che possa contrastarla. Ecco, questo dovreste fare. Uccidono donne? Ok, noi però tiriamo fuori la nostra bellezza. Giungono terremoti? Ok, noi però tiriamo fuori la nostra bellezza. Aiutiamo se necessario ma riempiamo il mondo, il nostro mondo, di BELLEZZA se vogliamo vederlo bello. Se vogliamo che la vita tutta sia bella. Vi sembro buonista? Se non menefreghista… buonista… va bene ma finitela di giudicare me! Create qualcosa di meraviglioso. Concentratevi e focalizzatevi su quello perché, anche quello, può diventare una Forma-Pensiero e allora sì che regnerà la meraviglia!

Se vedi una pianta sofferente, secca, bisognosa di cure, cosa fai? Le dai il tuo amore. Inizi a immaginarla meravigliosa grazie alle tue cure. Le offri concime nutriente e acqua pulita. Un vaso spazioso e magari anche carino esteticamente. Ossia, cerchi di contrastare il suo essere in quel momento. Fai l’esatto contrario di ciò che lei emana. Lei emana sofferenza e tu le dai amore e positività e cure. Non le darai certo altra angoscia parlandole male, donandole acqua putrida, continuando a pensare di lei che è una pianta che fa schifo e morirà presto. Devi cercare di fare la stessa cosa con le Forme-Pensiero negative. Contrastale. Ribalta quel pensiero al positivo; se non riesci, crea!

Immagina…. Immagina cosa accadrebbe se tutti quanti noi pensassimo a donne forti, meravigliosamente amate dagli uomini, ad un pianeta sano, florido, in armonia con gli esseri viventi. Immagina se rompessimo le catene di queste sorte di dipendenze, generando ulteriori dipendenze, creando così nuove reazioni. Immagina. L’immaginazione non è utopia. E’ stato dimostrato scientificamente che l’immaginazione crea la realtà.

Prosit!

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Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio

Si può davvero avere fiducia in qualcuno? Di qualcuno?

Fiducia totale intendo. Tipo quella che si da’ al respiro. Avete presente? Quando inspiriamo, mica ci chiediamo se il prossimo respiro arriverà. Arriva e basta. Abbiamo fede in lui. Certezza assoluta da non porci neanche il pensiero.

Verrebbe da rispondere di – – senza problemi se pensiamo ad un genitore, ad un figlio, ad un compagno, al migliore amico. Eppure…

Eppure quante volte abbiamo vissuto situazioni in cui, inaspettatamente, una madre ad esempio lascia questa vita terrena, e il padre, rifacendosi una vita, cambia completamente nei confronti dei figli soggiogato dalla nuova compagna? Quante volte un marito devoto e amorevole, un bel giorno, senza preavviso, si fa le valigie e se ne va di casa abbandonando moglie e figli?

E’ un po’ la storia del “bravo ragazzo” che, una mattina, si alza e compie una strage. Nessuno lo avrebbe mai detto. – Era l’ultima persona sulla faccia della terra che… -. Quelle cose impossibili ma che accadono. E pensate che le persone alle quali sono successe se l’aspettavano? No. Avrebbero sicuramente risposto – – alla domanda: puoi avere fiducia totale in qualcuno?

E allora torno a chiedere, è realmente possibile?

Mi viene difficile da credere. Purtroppo le nostre paure e i nostri bisogni sono così grandi che pur di soddisfarli siamo disposti a tutto, anche a tradire.

Prendiamo l’orgoglio ad esempio. – Ne ha uccisi più l’orgoglio del petrolio – (Vasco Rossi).

Sarete pronti a dire – Ma se ami davvero, l’orgoglio lo metti da parte -… già… se ami davvero. Ma chi dice che l’altro ama davvero come noi? O meglio, chi dice che l’altro, in caso di suo bisogno, è meno vittima del suo orgoglio, o della sua rabbia, o della sua paura, etc…? Nemmeno lui può governare queste emozioni! S’innesca il meccanismo di istinto di sopravvivenza. L’importante è sopravvivere, stare bene e non si guarda più in faccia nessuno. E’ così. Non è un volere. Si prova poi vergogna per questo ma è così.

Ed è assurdo notare come la maggior parte delle volte, proprio chi ci ha detto – Abbi fiducia di me – ora ci ha ingannato.

E’ brutto non poter avere fiducia in qualcuno perché la fiducia è la compagna dell’amore, vanno di pari passo. E’ quando ami, incondizionatamente e quindi senza timore alcuno, in quanto sei pieno d’amore e non c’è spazio per pensieri negativi che, automaticamente, ti fidi ciecamente perché, appunto, in te, non esiste paura. All’incontrario, è quando hai fede totale che puoi dire davvero e dal più profondo – Io amo -.

Ma l’inganno fa male. Brucia tantissimo. E’ un dolore insopportabile che si sente dentro e, che lo si voglia o meno, diventa più grande della sensazione dell’Amore. Diventa uno stato d’essere prendendo il posto di quello che un tempo era idillio.

E allora penso che forse questa fiducia, e assieme a lei il sentimento dell’amore, andrebbero incanalati verso noi stessi, verso la nostra persona. Forse l’unica davvero che non ci tradirebbe mai. E allora può essere che, pieni d’amore, evitiamo il tradimento e ciò che ci fa male. Senza aspettativa alcuna nei confronti di nessuno.

So che può sembrare negativo (probabilmente per la prima volta) quello che sto scrivendo ma più che negativo lo reputo realista. Pensateci bene. Si può davvero mettere la mano sul fuoco nei confronti di qualcuno? Io non credo ed è normale che sia così. Le dinamiche dell’essere umano non lo permettono e non siamo degli Osho. Ma possiamo averla in noi e in noi manca.

E’ buffo. Siamo più propensi a riversarla, a chiederla, a provarla per altri ma, andando di pari passo con l’amore, è proprio per noi che quell’amore andrebbe provato.

Ci sono persone che oggi non soffrono più. Persone che ormai hanno fatto “il callo” a questo tipo di situazioni e quasi… se l’aspettano.

Ed è proprio su questo tasto che vorrei battere. Se te l’aspetti accade. Questo dicono le Leggi Universali. La realtà la creiamo noi attraverso la nostra immaginazione, nel bene o nel male, perciò, se crediamo che quella persona prima o poi ci lascerà o abbiamo paura di questo (che è sempre immaginarlo) succederà proprio così. Oppure ancora, se si deve “guarire” dal timore dell’abbandono, l’anima, ogni volta, ci mette davanti situazioni di abbandono da superare, fintanto che non impariamo ad essere indipendenti, fintanto che non impariamo a bastare a noi stessi, perché per la nostra anima, noi esseri potenti e supremi, non dovremmo avere delle necessità. Per cui accade che il problema è dentro di noi e non all’esterno. Accade quindi che finchè non risolviamo il nostro dramma, continueremo a vivere queste esperienze e con nostro padre, e con nostro figlio/a, e con il nostro partner etc etc… E sempre più brutte, sempre più gravi, sempre più insopportabili quasi come se qualcuno, da lassù, dicesse – Imparerai prima o poi! -.

Se abbiamo paura di essere abbandonati o ingannati stiamo inconsciamente creando l’abbandono e l’inganno che ci vedranno vittime di tale situazione e, l’abbandono o l’inganno, prima o poi, concretizzandosi, arriveranno a noi. La realtà è uno specchio di ciò che siamo dentro.

Questo è uno dei motivi principali del perché non è possibile avere fiducia in qualcuno. Noi stessi creiamo il suo andarsene. Occorre lavorare dentro. Trasformare il nostro piombo in oro. Liberarsi da tutta la spazzatura che abbiamo, che ci sporca, che non ci permette di assaporare, con fiducia totale, il bello della vita e degli altri.

La cosa positiva è che l’anima non ci mette mai davanti prove troppo grandi per noi. Anche se può sembrare incredibile e straziante, quel dolore è adatto a noi. Possiamo vincerlo. Occorre impegnarsi tantissimo ma possiamo farlo. In fondo, torno a dire, noi gli abbiamo dato vita. E’ una cosa nostra. Ne siamo i padroni. Siamo in grado di distruggerlo ma prima di farlo utilizziamolo per imparare. Amiamolo e ringraziamolo. L’abbiamo realizzato apposta per apprendere e stare meglio anche se non ce ne accorgiamo.

Scrissi tempo fa questo piccolo articolo sulla mia pagina FaceBook:

La radice di molte malattie è l’INSODDISFAZIONE.
L’ansia, la depressione, l’angoscia, l’obesità e molti altri disturbi derivano sempre da lì anche se sovente non sappiamo neanche per che cosa siamo insoddisfatti. La vita che conduciamo, ciò che ci circonda, non ci piace e soprattutto non ci basta. Vorremmo altro, vorremmo cose diverse, vorremmo cose che non abbiamo. E, la maggior parte delle volte, tutto questo, esiste per la PAURA. Vorremmo cambiare partner ma abbiamo PAURA (di rimanere soli, del giudizio degli altri, della sua reazione…), vorremmo cambiare lavoro ma abbiamo PAURA (della mancanza di sicurezza economica, del salto nel vuoto, del giudizio, del futuro…). Abbiamo paura di offendere, di non trovare più ciò che possediamo, di mostrarci sbagliati, o persone facili e leggere. E così continuiamo nella routine giornaliera, in quel tran tran che non ci porta critiche esterne, che non ci spaventa perchè è la nostra comfort zone (zona di comfort) ma che ci logora dentro e ci ammaliamo. Quando il timore ci pressa, purtroppo non si può partire a spada tratta come molti consigliano facendola semplice, ma posso assicurarvi che osservare ciò che di bello abbiamo e praticare la gratitudine costantemente aiuta davvero molto. Moltissimo. Ci aiuta ad avere fiducia in noi stessi, ci mostra il lato bello della vita e l’inconscio registra il “bello”. Tutto questo attenua la paura di volta in volta e, più avanti nel tempo, saremo in grado di fare un piccolo passo in avanti e poi sempre di più. Questo non è difficile da fare, ci vuole solo voglia e dedizione
”.

Penso che osservare le cose belle che abbiamo, focalizzandoci su esse, sia l’esercizio migliore da fare assieme al ringraziare, ogni giorno, per quello che di buono abbiamo e per quello che di buono avremo. Penso che questa strategia possa fare bene anche nei momenti in cui ci sentiamo traditi e abbandonati. Sembra poca cosa ma in realtà riesce a fare un gran bene.
Prosit!

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Tu Medico, io Paziente… batti cinque!

Mi è capitato solo una volta (a parte qualche piccola scaramuccia) di ricevere una risposta e un comportamento poco piacevoli da un medico. Era una donna, una Dottoressa, e sicuramente vorrebbe ancora oggi che sottolineassi questo titolo. Io ero giovane ed ero in Pronto Soccorso sola, spaesata e dolorante, per cui, diciamo che non mi stavo divertendo un granché, ecco. Le dissi, per sbaglio, quando venne a farmi visita – Buongiorno signora – e lei, fulminandomi con lo sguardo, mi rispose seccata – Buongiorno a lei Dottoressa! -. Cavoli! L’avevo chiamata “solo” signora…. Perdindirindina… Tragedia! Chiedo venia. Ci rimasi talmente male da come poi continuò a trattarmi in seguito, che promisi a me stessa che nessun medico, avrebbe potuto maltrattarmi ancora solo perché porta un camice addosso e chi gli è di fronte pende dalle sue labbra. Comprensibile. Quella persona ha nientepopodimenoche la vita in mano e quindi… Riconoscendomi come persona molto educata e avendo dato modo a Sua Signoria in questione di ridimensionarsi, in quanto avrebbe potuto avere solo una giornata “no” (ma non lo fece), dichiarai guerra a lei e a tutti i suoi simili perché avrebbero dovuto considerarmi una persona pari a loro, come essere vivente, così come la vecchietta posizionata momentaneamente in fondo alla corsia del reparto. Siamo tutti utili e siamo tutti uguali. Non m’interessa assolutamente di cosa pensa la società anzi, proprio perchè hai in mano la vita delle persone dovresti essere ancora più sensibile. Detto questo, premetto che con i medici vado molto d’accordo. Io sono gentile con loro e loro lo sono con la sottoscritta. Attenti e disponibili, sia per me, che per i miei cari, hanno sempre fatto il possibile. Si è vero, di solito li troviamo stanchi e un po’ arroganti ma basta andare oltre e si trasformano immediatamente, sono anche loro, innanzi tutto, esseri umani. Vedete, il primo segreto per andare d’accordo con questa tipologia di persone secondo il mio umile pensiero è non dimostrarsi ansiosi e assillanti.

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Non lo sopportano. Quelli che parlano impanicati con il respiro come se avessero appena corso, quelli che telefonano al medico venti volte al giorno, quelli che per l’ansia non rispettano l’orario e vogliono anticipare tutto, purtroppo, non vengono tollerati da questi professionisti. E’ vero che ognuno ha il suo carattere ma è anche vero che loro hanno a che fare con altre cento persone ogni giorno e, se tutte fossero così, guai. E’ anche vero inoltre che, vedono la malattia grave, la morte, il rischio ogni dì, perciò, se vostro figlio è stato punto da una zanzara, a loro ben poco importa. Insomma, esagero ma per capirci. Praticamente, quando leggete nel vostro medico la classica espressione di “scazzo”, perdonatemi il termine, potete star sicuri: non avete nulla di grave. Questo non vale ovviamente per i medici incompetenti, categoria ahimè esistente, ma nella vita ho potuto notare che ci sono molti più pazienti che reputano un dottore incompetente quanto dottori incompetenti realmente. Sarà una questioni di numeri e probabilità.

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Esistono poi anche i fattori di pelle. Ossia il feeling. Il mio dottore mi trova simpatica e mi cura bene, a te no perché non ti sopporta. Non possono fare discriminazioni, glielo vieta la legge e il Giuramento di Ippocrate ma, il feeling è feeling, e va oltre tutti gli stati legali*. Ho deciso di scrivere questo articolo perché ultimamente, qualsiasi persona con la quale parlo ha da lamentarsi del Dottore che l’ha visitata o curata. Lo stesso medico magari, che conosco benissimo anch’io. Come mai con me si è comportato splendidamente? Non sono bella, non sono famosa, non sono ricca, non sono gravemente malata… quindi? Forse è il modo che hanno di porsi loro? Mi sono fatta questa domanda senza incolpare ne giudicare nessuno. La paura, il conoscere il menefreghismo di certi professionisti, il soffrire per il malessere in corso, tutte cose che ci fanno probabilmente agire in un modo sbagliato senza rendercene conto. Forse, siamo noi i primi a porci male. Siamo aggressivi, petulanti, finti moribondi, ipocondriaci, tristi. Sembra che il mondo ci stia cadendo addosso quando abbiamo solo un gran mal di pancia, non so, dico io. E così, mi sono messa a studiare un po’ questo fatto. Sono andata dal mio medico curante in un giorno in cui non visitava su appuntamento. Potete immaginare, sembrava il mercato del pesce di Rialto. Ho preso la palla al balzo inventandomi che avrei dovuto parlare di mio padre e farmi prescrivere dei farmaci. Allora, il luminare, con il quale premetto vado d’accordissimo, inizia le visite alle 9:00 del mattino. Alle 7:15 ero già lì (conoscendo l’ambaradan) ed ero già la quarta. Dalle 7:15 alle 9:00 saranno entrare in quello studio almeno cento persone, non esagero.

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Anche perché, non tutti vengono per il mio medico. Se ad esempio si deve ritirare una ricetta o un’impegnativa, o prendere un appuntamento, non c’è bisogno di entrare nel suo studio, basta fermarsi lì davanti alla sala d’aspetto dove c’è la segretaria. Il mio medico inoltre, lavora presso uno studio associato, assieme ad altri suoi colleghi, perciò potete immaginare che via vai. Ebbene, ve lo assicuro, nessuna di queste persone è entrata con il sorriso sulle labbra. Forse una. Un ragazzo di circa venticinque anni con taglio di capelli sbarazzino e vestiti sportivi che ha chiesto un’informazione. Capisco chi sta soffrendo realmente ma nemmeno parenti e accompagnatori ridevano. Per via della preoccupazione direte voi. Ma insomma, anch’io ero lì e non stavo morendo. Si può andare dal medico per mille motivi, non credo proprio che tutte quelle cento persone fossero con un piede nella fossa e l’altro su una buccia di banana! Fatto sta che, durante una brevissima pausa concessale, la segretaria, si alza, viene verso di me e davanti a tutti mi dice – Cara, tuo padre è poi riuscito per quell’appuntamento a Imperia? -. Rimasi di stucco. Stava letteralmente sclerando con tutti, alcuni li ha mandati addirittura quasi a spigolare, con altri invece urlava – Gliel’ho scritto! Più che scriverglielo cosa devo fare?! – invece con me, si è comportata benissimo. Il suo tono era quello di una zia delicata e interessata. C’erano pazienti che pretendevano di passare davanti ad altri, altri che entravano e uscivano senza neanche loro sapere se andare dal medico quella mattina o quale altro passatempo trovare. Alcuni erano arroganti e non capivano come, alle 7:30, il dottore non fosse già lì, altri invece si lamentavano del trambusto senza rendersi conto di essere i primi a fare chiasso. Uff! Mamma mia… che luogo! Meglio frequentarlo il meno possibile si spera sempre. Fatto sta che alla fine il dottore arrivò puntuale e iniziò le sue visite dopo aver fatto educatamente uscire due pazienti che si erano tuffati sulla sua scrivania senza nemmeno dargli il tempo di accendere le luci. Toccò a me. Mi alzai e aspettai il suo “Avanti!” mentre, da dietro, iniziavano a spingermi e a consigliarmi di entrare ugualmente. Quando finalmente entrai, lo salutai educatamente e chiusi la porta alle mie spalle. Lui era girato verso il computer e quando sentì la mia presenza si voltò e mi disse – Oh! Finalmente vedo un sorriso! Come mai sei venuta a trovarmi? -. Non vi sto dicendo una bugia. Era affabile e sereno. Pronto e indagatore. Non ha lasciato nulla al caso e si è prodigato in consigli. Quella mattina ho dovuto per forza ammettere che medico vs paziente erano 1 – 0. Ma non vivo su un altro pianeta! So benissimo che questi professionisti, molto spesso, si vestono di sussiego, tracotanza e menefreghismo, soprattutto con chi vedono debole di carattere. Ebbene, in questi casi, sappiatelo, non viviamo più nell’800, e anche loro possono prendersi un bel “vada a quel paese!” se non addirittura un richiamo dalla Commissione Medica che potete andare ad interpellare quando volete. Basta saperle certe cose. E sappiate anche che di medici disposti a curarvi ce ne sono mille, mica solo uno. Non è che solo il vostro conosce i farmaci o la prassi giusta per voi eh?! Nella stragrande maggioranza dei casi, il corpo umano è uguale per tutti anche se ogni situazione è a se. Quindi, caro dottore, vedi di non fare troppo lo sbruffone. Ma voi, datemi retta, se riscontrate di avere questo problemuccio provate a porvi in modo diverso.

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Siate umili senza cadere in basso. Siate decisi ma educati. Siate preoccupati ma speranzosi. Non siate saccenti. Siate dolci. E soprattutto siate felici. Cercate di esserlo il più possibile, se vi è possibile, che la felicità è anche la medicina migliore. E sorridete. Sempre. Sono sicura che il vostro medico apprezzerà perchè con tanta tristezza che vede ogni giorno, un pò di gioia non può fargli che bene.

Prosit!

Il rapporto tra medico e assistito è fondato sulla fiducia. Pertanto, ogni qualvolta venga meno tale rapporto, l’assistito può “revocare” la sua scelta e rivolgersi ad un altro medico, senza bisogno di addurre particolari motivazioni. D’altra parte, anche il medico può “ricusare” il proprio paziente, interrompendo l’assistenza in caso di turbative del legame di fiducia con il paziente. Ciò può avvenire a condizione che nella zona siano disponibili altri medici. Qualora i medici della zona avessero già raggiunto il proprio massimale individuale, la ricusazione da parte del medico di famiglia non può avvenire. (asl3.liguria)

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