Quella macchia in mezzo alla fronte – la Rabbia

LA RABBIA APPARE

Sono cresciuta con una zia anziana che adoravo e anche lei mi amava moltissimo. Con me era molto buona ma devo riconoscere che, con il resto della famiglia, si comportava come un Gendarme. Aiutava tutti, sia materialmente che no, ma allo stesso tempo, gli altri dovevano fare come decideva lei. Era saggia e istruita. I suoi consigli erano sempre efficaci. Era anche benestante. Queste qualità le conferivano un potere che da una parte tornava utile ma, dall’altra, tarpava le ali alla libertà altrui.

Un qualcosa che lei riteneva pericoloso non lo si doveva fare e, se si decideva di farlo ugualmente, o lo si faceva a sua insaputa, di nascosto, o lei si impuntava e si arrabbiava moltissimo. La rabbia appunto. La vera protagonista di questo articolo.

IL ROSSORE TRADITORE

Dovete sapere che, questa mia zia, aveva una particolare caratteristica fisica. Ogni volta che si arrabbiava seriamente, una macchia rossa appariva in mezzo alle sue sopracciglia e perdurava per giorni e giorni.

Il muscolo frontale che si trova in mezzo alle sopracciglia, il punto che gli spirituali indicano come terzo occhio, si chiama procero e corrisponde al Fegato. Il Fegato è l’organo in cui ha sede l’emozione Rabbia.

La cosa più curiosa, e collegata a tutto questo, però è un’altra. Ogni volta che io e mia mamma (più lei di me che la conosceva da più tempo) vedevamo spuntare questo rossore sulla sua fronte, sapevamo che qualcosa l’aveva fatta arrabbiare, ma soprattutto sapevamo che, dopo quel rossore, sarebbe arrivato qualcosa di più grave. Ormai era ovvio.

Alla cara zia, infatti, o veniva la febbre (calore – rabbia) o veniva un infiammazione (calore/rossore – rabbia) o un’infezione da qualche parte (calore/rossore/putrefazione – rabbia).

E una volta il fuoco di Sant’Antonio, e un’altra volta si feriva e la ferita poi si infettava, e poi ancora si scottava con l’acqua bollente… insomma, ogni volta, qualcosa indicava la sua collera. Fisicamente. Dopo l’avvenimento psicologico.

Una volta guarita, la macchia spariva e la sua fronte tornava ad essere del classico color pelle come il resto del viso.

SIAMO TANTI CORPI IN UNO

Non potevano essere sempre coincidenze visto che per tutta la sua vita (90 anni) accadde così.

Quale spiegazione può esserci? Non voglio convincere nessuno ma, secondo me, pare proprio ci sia un significativo rapporto corpo-mente-emozione. Siamo un tutt’uno infatti. Come dico sempre.

Occorre tener da conto vari fattori: l’alimentazione, lo stile di vita, i geni ma occorre anche aprire le vedute e guardare qualcosa di ancora più ampio. A proposito di geni… nessuno in famiglia, neanche i suoi genitori, hanno mai sofferto della stessa cosa. Lei era l’unica alla quale accadeva quello.

Non per niente era l’unica a “comandare” tutti. Comandava anche sua mamma e suo papà. Lei era infermiera, nessun altro in famiglia lo era. Un tempo le infermiere facevano di tutto, non era come adesso. Vi sto parlando degli anni ’30/’40/’50. Passavano dal lavare i pavimenti, al passare i ferri in sala operatoria e quindi, a stretto contatto con i medici, ne sapevano parecchio sulla salute e la medicina. Perciò, in casa, chi stava male, si rivolgeva a lei ricevendo le sue amorevoli cure e, anche i suoi genitori, sempre più anziani, dipendevano in qualche modo da quella figlia che poteva dar loro sollievo in caso di bisogno.

Questo sempre per dirvi che era lei ad avere il controllo su tutto e sentendosi responsabile di ogni cosa e di ogni individuo, come ho detto, si inalberava se non si obbediva. In fondo, aveva paura che facendo l’inverso di quello che lei ordinava poteva accadere qualcosa di grave a chi voleva bene e reagiva con l’ira.

LA GRINTA CHE NON TI FA CEDERE

La rabbia era una sua amica anche vista come “rabbia energetica” nel senso di “grinta”. Era infatti una donna molto energica. Si alzava tutte le mattine alle 5 e, alle 8, c’era già il pranzo pronto e le faccende di casa fatte. Impastava ogni giorno. Accudiva i nipoti, lavorava, andava a fare commissioni per gli altri, aiutava nella parrocchia, curava i suoi, la casa, il marito, insomma non stava ferma un attimo.

Era la più grande di sei figli e, fin da piccola, fece da mamma a tutti mentre i genitori lavoravano. Visse le due Guerre Mondiali e non si fece mai mettere i piedi in testa da nessuno. Una bella tempra. Una vita accompagnata da questa rabbia-grinta.

Ogni manifestazione cutanea che sorge in mezzo alle sopracciglia: secchezza, macchie, eccesso di sebo, rughe profonde, brufoli, etc… indica un messaggio da parte del nostro Fegato. Può sentirsi appesantito da un’alimentazione troppo grassa o ha bisogno di ripulirsi per i troppi prodotti di origine animale che mangiamo (non va mai bene eccedere) ma potrebbe anche comunicare una rabbia, magari celata o latente, in noi. Potete provare a farci caso.

Prosit!

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Quanto dura il Dolore?

DUE ANNI PER STAR MALE E DUE GIORNI PER STAR BENE

Quante volte abbiamo sofferto e abbiamo pianto. Fiumi e fiumi di lacrime accompagnate da singhiozzi e forse anche da urla.

Piangere è un bene. Un po’ del nostro demone esce fuori attraverso quelle gocce salate che sgorgano dai nostri occhi.

Il pianto della sofferenza è anche la manifestazione fisica di un dolore che abbiamo raccolto e nutrito e che ora cerchiamo, inconsciamente, di espellere. A volte può capitare che dopo un bel pianto ci si senta subito meglio, altre volte invece, nonostante quello sfogo, rimane in noi una specie di oppressione che non ci permette di vivere felici e sollevati e passiamo le giornate a chiederci “quando finirà? Quando ricomincero’ a stare bene?”.

Ogni volta che stiamo male, sia moralmente che fisicamente, pretendiamo poi di stare subito meglio. Sopportare quell’angoscia è faticoso e non accettiamo, ora, i tempi della guarigione sia essa fisica che emozionale. La guarigione ha i suoi tempi e sono sempre troppo lunghi per noi, per i nostri bisogni e per la nostra vita frenetica ma, in realtà, sono in perfetto accordo con la natura e i suoi metodi di RIPARAZIONE.

Quando capita che il fegato di qualcuno si ammala, si prega affinché quel fegato possa sistemarsi velocemente, al meglio, ma non si pensa mai che per venti lunghi anni quel fegato è stato maltrattato, forzato, sovraccaricato da abitudini non sane. Per venti lunghi anni ha subito ma, adesso, nel giro di due giorni, deve ritornare come nuovo. È impossibile e presuntuoso non trovi? E questo vale per qualsiasi tipo di malessere.

UN’AMPOLLA PER LE LACRIME

Sarà capitato anche a te, nella vita, di piangere per un’ora di fila e versare sul tuo viso grossi lacrimoni. Avresti quasi potuto riempire una piccola ampolla lo sai? Non ci vuole molto. Se tu avessi raccolto tutte quelle gocce lo avresti fatto. In una sola ora ripeto. Ora supponiamo di mettere questa ampolla, senza tappo, su un mobile a prendere aria. Quanto tempo ci impiega quel liquido a evaporare del tutto facendo ritorno all’energia cosmica? Parecchi giorni. Molti giorni. Tu hai impiegato solo sessanta minuti per crearlo ma per “distruggersi” ha bisogno di molto più tempo.

La stessa cosa vale per una ferita. A tagliarti ci metti un attimo. È una questione di pochi secondi ma, per guarire, quel taglio, impiegherà diverso tempo.

L’ampolla piena di lacrime e il taglio sulla pelle sono cose fisiche che possiamo vedere e toccare mentre non possiamo osservare allo stesso modo i nostri pensieri, o i nostri intenti, o le nostre emozioni quindi non riusciamo a vedere i meccanismi della guarigione che sono identici.

Quando si sta male per un qualcosa di emotivo non si può, purtroppo, pretendere di stare subito meglio poiché ogni cura ha bisogno del suo tempo proprio come la cicatrizzazione di una ferita o l’evaporazione di un liquido.

COMUNQUE MIGLIORA

Esiste però la possibilità di notare un leggero miglioramento ogni giorno. A volte i miglioramenti sono così lievi da risultare impercettibili e, non vedendoli, cadiamo sempre di più nell’angoscia. In una ampolla però, il giorno dopo, non ci sarà più liquido del giorno prima, in una condizione normale, così come il taglio non sarà più lungo del giorno prima, in una condizione normale.

Se quindi alla tua sofferenza non si aggiunge ulteriore sofferenza, dovresti cercare di sforzarti a vedere i piccoli progressi. Magari ora, anche se non te ne sei reso conto, respiri meglio di ieri oppure hai pianto per minor tempo, o sei riuscito a distrarti anche se solo per qualche secondo da quella che era per te una terribile ossessione.

Se riesci a porre attenzione a queste migliorie le nutri. È come se tu accendessi su di loro una luce, un occhio di bue, e loro sentendosi viste si sentono ora più importanti. Avranno pertanto voglia di crescere e ingigantirsi cosicché l’indomani saranno ancora più grandi, ancora più visibili e tu starai sempre meglio.

L’ACQUA SE LA GUARDI NON BOLLE

All’incontrario, fintanto che tu continuerai ad osservare le lacrime che ancora sono nel piccolo vasetto, è come se fermassi il tempo su quel dolore.

Hai presente il detto: “l’acqua sul fuoco, se la guardi, non bolle mai”?

Hai mai provato?

Quando sei in ritardo e devi buttare la pasta, l’acqua è come se non arrivasse mai a bollire. Quel tempo sembra lungo e infinito. Ovviamente è solo un’impressione ma il fatto é che si sta realmente in ansia, o siamo inquieti, o iniziamo a battere coi piedi come per accelerare il tempo. Ciò che è soltanto un’impressione diventa fisico e reale e, la stessa cosa, all’inverso, vale nel cercare di stare bene. E si sta bene realmente. Alla fine è proprio questo che interessa a noi. Non continuare quindi a guardare l’acqua, focalizzati su altri aspetti.

Prosit!

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Bruciori di Stomaco – la Rabbia degli uomini, delle donne e della dolce attesa

CIO’ CHE MI E’ SUCCESSO PROPRIO NON LO DIGERISCO

La rabbia scalda dentro, brucia come un fuoco, brucia nello Stomaco.

Lo Stomaco, organo del nostro apparato digerente, il quale riceve il cibo ed è ricco di ghiandole in grado di secernere sostanze utili alla digestione, è anche sede dell’ansia. Provare ansia, oltre che a spaventare inconsciamente, ossia far vivere attanagliati dalla preoccupazione (figlia della paura) fa anche arrabbiare. Fa arrabbiare perché non si vorrebbe provare ansia. Si vorrebbe essere padroni di se stessi e riuscire a governare facilmente gli avvenimenti della vita senza farsi soffocare dai timori e dalle inquietudini. Per questo, l’ira, pur avendo la tana nel Fegato, diventa la protagonista in questo organo che è lo Stomaco e si fa sentire attraverso forti bruciori che, dall’esofago, possono risalire fino alla gola e diventare davvero fastidiosi.

Lo Stomaco riceve il cibo e lo lavora rendendolo adatto a passare nell’intestino per essere poi ulteriormente suddiviso tra sostanze nutritive che verranno assorbite dall’organismo e sostanze di scarto che verranno espulse. Senza questo precedente lavoro, importantissimo, dello Stomaco, non solo non si digerirà bene ma non si potrà nutrire bene il nostro corpo. Attraverso il consumo esagerato di cibi con Ph acido o alcalino si va incontro, senza un salutare equilibrio, ad una ribellione dello Stomaco manifestata attraverso fastidi di vario genere ma, nell’ambito della psicosomatica, si può anche osservare un messaggio oltre ad occuparci di intraprendere una dieta migliore. Quando si parla di ingerire, non si intende solo alimenti ma anche situazioni.

Il messaggio in questione è: c’è una situazione che sto vivendo, o che ho conosciuto, che proprio non digerisco e mi fa arrabbiare tantissimo. Oppure: c’è una situazione che vivo quotidianamente, non eclatante ma continua, che ogni giorno mi opprime, mi infastidisce, magari inconsciamente e che inconsciamente mi fa arrabbiare tantissimo.

Se poi si è persone sanguigne, abitudinariamente colleriche, energiche e irritabili, ancora di più.

L’UNIONE FA LA FORZA

Occorre quindi mangiare bene (assolutamente) ma ricorrere anche a porsi certe domande e provare a trovare la soluzione, in questo caso, la parola d’ordine dev’essere: TRANQUILLITA’.

Non intendo dire di non fare più determinate cose. Quando si parla di tranquillità, tutti subito a sbuffare e a dire – Eeeeh…. magari! -. Continuate pure la vostra vita frenetica ma è come prendete le cose che fa la differenza. Sono le emozioni che provate a fare tutto. Provate a incavolarvi di meno. Se ogni cosa vi preoccupa e vi irrita, dovreste provare a pensare un po’ di più che il mondo va avanti lo stesso e andrebbe avanti anche senza di voi. Vi state facendo ansia e rabbia inutili. So bene che siete sicuramente persone che cercano di fare il meglio e di consigliare il meglio agli altri, affinché non inciampino in situazioni scomode ma a tutto c’è un limite. So bene che ci tenete al vostro onore, a fare sempre bella figura, ad avere sempre la coscienza apposto e ci tenete molto ai vostri cari, tanto da non volerli mai vedere soffrire, ma non è ingurgitando e nutrendo collera, lasciandola poi lì a sopire, che risolvete le situazioni. Anzi, così facendo, potreste rischiare di divenire pedanti e noiosi da meritare bugie, anziché la verità, da parte di chi vi sta attorno per il semplice fatto che non vi si vuole far alterare e non si ha voglia di sentire sempre la vostra morale.

Probabilmente siete delle pentole di fagioli sempre in ebollizione ma, questo bollore, oltre che a infastidire gli altri, fa male a voi. Vi sta cuocendo un organo importantissimo e, dai bruciori, si passa poi a gastriti e via dicendo.

IL MONDO E’ BELLO PERCHE’ E’ VARIO

Il mondo è bello anche perché è vario. Imparate a vedere più bellezza. Toglietevi quei paraocchi e quelle paure. Non è sempre male ciò che è diverso, anzi… a volte si possono scoprire ottime nuove soluzioni.

Non è facile accettare e concepire le ingiustizie, fatevi sentire, ribadite il vostro potere, ma poi dovreste riuscire a staccare, a lasciar andare. Basta! Via da voi quell’immondizia che nuoce. La repressione e la sopportazione sono deleterie. Vi corrodono letteralmente. Se gli altri si comportano male, è giusto reagire ma deve poi finire lì. Quello che covate non vi porta a nulla di buono. Vi obbligherà in futuro, se continuate, a prendere delle pastiglie o a non poter più godere dei vostri alimenti preferiti. Vi pare sensato? Rifletteteci.

Vi accorgerete, con il tempo, che la vostra è prettamente un’abitudine. Siete fatti così, nessuna colpa, ma potete cambiare (almeno in certe circostanze) e vi renderete conto, in futuro, che la stessa cosa che un tempo vi faceva fare del sangue marcio (altra bellissima definizione che mi auguro capiate) oggi non vi tocca più come prima, voi state meglio, eppure tutto va avanti ugualmente.

MASTICARE POCO

Al contrario di quella che dev’essere una buona abitudine mentre si mangia, ossia masticare parecchio il boccone con i denti e la saliva per facilitare il lavoro degli altri organi, riguardo agli eventi o le persone della vita, che infastidiscono, consiglio di masticare ben poco. Cioè, ironicamente, vi sto consigliando: evitate di rimuginare. Anzi, l’ideale sarebbe sputare l’amaro boccone al fine di non ingerirlo e allontanarlo così da voi. Via! Sciò! – Tu dentro di me non entri, fai schifo! -.

DONNA IN GRAVIDANZA, BRUCIORI AD OLTRANZA

Sono molte le donne in gravidanza che soffrono di bruciori allo Stomaco pur non avendo mai sofferto di questo disturbo nella loro vita.

La tradizione dice che, quando in dolce attesa, si percepisce questo fastidio è perché il bimbo è pieno di capelli. Vi posso assicurare che io ho sofferto di bruciori nei mesi in cui mio figlio era dentro la mia pancia, ma quando è nato sembrava il Tenente Kojak in miniatura. Aveva una leggerissima aureola di peluria a circondargli la crapa ma, per il resto, era pelato come una palla da biliardo. Bello lui! Le usanze però sono carine, diciamolo, ma dobbiamo anche saper valutare altro. Una donna incinta infatti è più sensibile al di là del fatto che, lo ribadisco, è più sensibile anche dal punto di vista alimentare. Gli ormoni lavorano diversamente e si ritrova inoltre a vivere una situazione probabilmente mai vissuta prima, in caso di primo figlio.

E allora giù con consigli e ammonizioni da parte dei parenti che ne sanno più di lei (pure i parenti del marito ovviamente). E giù con le ansie che le amiche le mettono quando, anziché tranquillizzarla, le raccontano del loro drammatico parto che mai più lo rifarebbero. E giù con gli obblighi perché altrimenti succedono cose spaventose. E giù con le scaramanzie e la superstizione che se fai così al bambino gli si attorciglia il cordone ombelicale al collo e se fai cosà nasce con dei gravi problemi. Senza tralasciare l’agitazione e l’apprensione che la futura mamma ha di suo. Capirete che, a questo punto, i bruciori di Stomaco sono il minimo nevvero?

CHIAMIAMO I POMPIERI

Arrivano i nostri! Proviamo a spegnere questo fuoco che ustiona.

Chiamiamo i pompieri che abbiamo dentro, nascosti, ma ci sono. Sono le nostre capacità. Quelle che ci permettono, se lo vogliamo, con un po’ di buona volontà, di migliorare e vivere nel benessere. A volte non è vero che non ce la si fa, a volte, semplicemente, non se ne ha voglia. Ma serve metterci una buona dose di impegno. La ricompensa però è grande. Niente fastidi allo Stomaco e la possibilità di togliersi qualche sfizio goloso ogni tanto.

Prosit!

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Gotta? Consiglia di meno e rasserenati di più.

Chiamata un tempo la “malattia dei ricchi”, in quanto si colpevolizzava per la sua manifestazione un eccessivo consumo di carne, la Gotta è un disturbo molto fastidioso e doloroso.

Oggi sono parecchie le persone che ne soffrono e infatti l’alimentazione è differente rispetto a diversi anni fa. Mio padre stesso, poco più che sessantenne, mi racconta che quand’era bambino mangiava carne solo una volta alla settimana, quando andava bene, oppure ogni quindici giorni, mentre oggi tra pollo, bistecche, sughi, ripieni e salumi vari, il consumo di questo alimento, è quasi quotidiano per alcune persone.

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In realtà la colpevole non è solo la carne in sé ma l’eccessivo consumo di derivati animali quindi anche formaggi, latte, uova… prodotti che, se ingeriti troppo spesso, provocano diversi disturbi nel nostro organismo tra i quali appunto la Gotta. Un insieme esagerato di grassi e proteine che da utile diventa pericoloso.

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Fisiologicamente questa è un’infiammazione chiamata anche Artrite Gottosa dovuta da un sovraccarico degli acidi urici nel sangue e nei tessuti. I Reni non riescono ad espellerli del tutto, attraverso le urine, ed essi si depositano all’interno del nostro corpo. Solitamente la Gotta colpisce in principio l’alluce che simboleggia la nostra testa e la nostra mente ma è comunque un disturbo che, dal punto di vista psicosomatico rappresenta la Rabbia (infiammazione, dolore, rossore, calore), la Preoccupazione – Ansia (depositi che rimangono lì senza fluire come quando si rimugina troppo sulle cose, gonfiore) e il credere di essere gli unici a poter risolvere le situazioni… anche degli altri.

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Chi soffre di Gotta è infatti solitamente una persona che elargisce consigli a tutto andare con anche un modo di fare abbastanza imperativo. No, non è un dittatore ma qualsiasi motivo è un’ottima occasione per dire la propria e consigliare al meglio senza riflettere che chi sta davanti a lui ha già una sua vita e sicuramente anche un’età per poter decidere. Anche quando il consiglio non viene chiesto viene comunque offerto come se fosse la strada migliore da percorrere.

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Fondamentalmente tale parere lo si dice perché si cerca di evitare il male a quella persona, lo scopo è buono, ma non ci si accorge di essere sovente un po’ eccessivi. In qualsiasi discorso troverà modo di insegnare al meglio.

Esempio:

Oggi vado in quel negozio là a comprare quella cosa lì

La risposta da parte di una di queste persone sarà – Mi raccomando passa da sotto perché se passi dalla strada di sopra ci metti due ore! -.

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Vi torna? Conoscete per caso qualcuno che soffre di questa malattia?

Sono tutte risposte dovute da un’insicurezza personale di fondo. E’ la persona stessa ad essere insicura e a ponderare bene che tutto vada per il meglio perché – …se non fai così chissà cosa potrebbe accadere e io poi mi preoccupo… -. Questo è il costante messaggio celato dalle loro parole. Il vivere in questo modo, inconsciamente, fa nascere e crescere la Rabbia (collegata al Fegato). Qualcosa dentro suggerisce che non si sta vivendo bene, non si sta vivendo appieno la vita godendo di serenità e libertà. Si è schiavi dei propri timori e questo fa arrabbiare perché ci si sente impotenti. Inoltre, visto che ho citato i Reni, i quali devono espellere tali urati, c’è di mezzo proprio la Paura che trova sede appunto in questi organi.

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Chi soffre di Gotta dovrebbe quindi tranquillizzarsi e prendere la vita un po’ più come viene senza tanti problemi e tante paranoie. Questo non è più altruismo, è quasi uno schiavismo nel quale ci si infila senza nemmeno rendersene conto.

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Bisognerebbe imparare a capire che non esiste solo il male ma soprattutto che gli altri non sono sempre sciocchi e sanno fare anch’essi le scelte migliori per il loro bene. Bisognerebbe tagliare un po’ con i moralismi e quei sermoni noiosi che durano ore e si ripetono in continuazione sullo stesso argomento.

Sciò…! Sciò…! – lasciamo spazio al “come viene, viene” e si vivrà decisamente meglio.

Prosit!

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Calcoli Renali – la Paura si è concretizzata

Se si soffre di Calcoli ai Reni il motivo potrebbe essere che nella vita si ha paura di qualcosa e precisamente di perdere qualcosa: soldi, incarichi importanti, persone care…

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Solitamente è un disturbo correlato anche alla responsabilità che l’individuo sente di avere, vista in diversi ambiti, e quando questo status, per un motivo o per l’altro viene meno, possono appunto iniziare a formarsi queste cristallizzazioni all’interno dei Reni o nelle vie urinarie.

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I Calcoli Renali, o meglio la Calcolosi Renale chiamata anche Nefrolitiasi (da Nefrone la parte che governa la funzionalità del Rene) giunge affinchè ci si possa porre la domanda: di cosa ho paura? Cosa ho paura di perdere?

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Per chi sta strabuzzando gli occhi mi affretto a spiegare che, anche questa volta, si parla di psicosomatica e filosofie che osservano altri punti di vista rispetto alla Medicina Tradizionale.

Come ho già detto tante volte i Reni sono proprio la sede dell’emozione “Paura” e anche della “vitalità” e di conseguenza dell’”attività sessuale”, entrambe funzioni che possono essere bloccate, o diminuiscono notevolmente in noi, a causa della Paura così come molte altre. Inoltre, questi importanti organi del nostro sistema urinario sono in forte correlazione con il Cuore (se ci tenete al vostro Cuore mantenete sani i Reni) che a sua volta è la sede della Passione.

La Paura purtroppo riesce a spegnere anche quella.

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I Reni sono organi davvero affascinanti che fanno molto nel nostro corpo, eseguono tante funzioni, e bisognerebbe mantenerli vivi e sani, nel migliore dei modi innanzi tutto con l’alimentazione.

Collegando il cibo a quello che pensiamo si può notare come una dieta prevalentemente proteica, poco idratata e parecchio saporita possa causare la Calcolosi Renale come pensieri troppo “spessi”, troppo “asciutti” e poco fluidi… bloccati appunto dai timori. Stagnanti e non liberati a causa delle nostre stesse preoccupazioni. Rendo l’idea? Non esiste serenità.

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E’ per tanto sbagliato dare sempre la colpa all’ereditarietà. Ho già detto anche questo, lo so, ma voglio ripeterlo. Se nella vostra famiglia si mangia prevalentemente in modo proteico o vi vengono inculcate paure belle toste da vostro padre e da vostro nonno sarà normale che anche voi, come vostro padre o vostro nonno, potreste soffrire di problemi ai Reni.

In questo caso si tratta di grumi di Paura e di Rabbia non dissolti. Certo, forse non ve ne accorgete nemmeno, ma provare paura fa provare anche Rabbia; la Rabbia del non vivere bene in piena serenità. Ma la Rabbia ha principalmente sede nel Fegato (attenzione ai Calcoli Biliari) quindi di lei ho già parlato. Non dimentichiamoci però che i Reni hanno un rapporto molto stretto con il Fegato, sono filtri, entrambi si occupano della rimozione delle tossine dal nostro corpo e, anche se si tratta di sostanze nocive diverse, provengono sempre da ciò che mangiamo e da ciò che sintetizziamo con i nostri pensieri. Elementi di scarto che vanno poi nel sangue e nelle urine.

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Se le sostanze di rifiuto sono troppe i Reni non riescono a filtrare tutto e quindi possono appunto formarsi i Calcoli.

La cosa migliore da fare, dopo aver ascoltato il vostro medico di fiducia (ciò devo dirlo) sarebbe quella di ridurre la quantità di cibo che si ingerisce (potreste concedervi anche un giorno di digiuno, che non farebbe male, salute permettendo) e scegliere meno cibi animali e più vegetali. Più idratanti, meno salati e il più naturale e biologico possibile.

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Allo stesso modo dovreste permettervi di “non pensare” o provare a costruire pensieri belli, cercare di prendervi una pausa proprio per svuotare la mente da tutte le vostre preoccupazioni. Fatele uscire, liberatevene e concentratevi sul fatto che, fondamentalmente, sono solo illusioni.

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Non sono reali, sono vostre pre-occupazioni, esistono solo nella vostra mente ma non nella realtà.

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E’ vero che – prevenire è meglio di curare – ma è anche vero che – fasciarsi la testa prima di rompersela – non è certo il metodo migliore per affrontare la vita.

Prosit!

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Brufoli e Acne – piccole e grandi manifestazioni di Rabbia

E parliamo ancora di brufoli, argomento che interessa a molti.

Tempo fa, in questo post QUI (che vi consiglio di leggere per comprendere meglio questo articolo) vi parlai in modo generico di quello che significa la presenza di un brufolo su una parte ben precisa del nostro viso. Abbiamo visto come esso ci vuole indicare che, nell’organo corrispondente alla zona del volto, ci sia qualcosa che non va.

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Niente di grave magari probabilmente, lo ripeto, dal momento che il nostro organo presenta scompensi sia dal punto di vista fisico che emozionale, un po’ di stress, un po’ di ansia, o di tristezza, lo stanno semplicemente rendendo inquieto. Si, inquieto, perché il nostro organo è vivo, proprio come noi.

Oggi andiamo un po’ più a fondo per imparare, anche se vi sembrerà strano, a ringraziare quel brufolo che vi sta portando un messaggio, bisogna semplicemente imparare a decodificarlo.

Partiamo dal punto di vista che si tratta di infiammazione innanzi tutto. Una piccola infiammazione che ha trovato sfogo sul nostro viso. L’infiammazione, per piccola o grande che sia, è sempre inerente ad uno stato di rabbia che fuoriesce. Infatti, anche se quella pustola pare indicare, come dicevo prima, ansia o tristezza, o paura, o ancora angoscia, dobbiamo capire che, anche se non ce ne accorgiamo, queste sono tutte emozioni che ci fanno arrabbiare.

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E’ una rabbia che probabilmente non riconosciamo, non sappiamo di avere, ma c’è. E’ normale. Mica possiamo essere felici pienamente se qualcosa ci rende tristi o agitati.

I brufoli quindi, che notoriamente vengono anche definiti “sfogo” hanno la stessa equivalenza di uno “sfogo” a livello psicologico (pianto, urla, aggressività…).

Come accennavo l’altra volta, parlando di Acne, per quello che riguarda i giovani o le persone più mature, soprattutto le donne durante la menopausa, capiamo bene come sia più che comprensibile uno sfogo e una sorta di rabbia nei confronti della vita.

L’adolescenza, è per un giovane un periodo abbastanza difficile da vivere anche se molto bello per molti altri punti di vista. E’ il periodo in cui deve farsi riconoscere in questo mondo, deve poter imparare “a dire la sua”, deve iniziare a rendersi una persona a se’, con un suo carattere, un suo cervello e una sua personalità. Quante volte abbiamo sentito di un adolescente che non si sente ascoltato o capito? Quante volte lo abbiamo sentito reagire nei confronti dei genitori o magari dei professori? Quante volte ha pianto, o ha sfogato la sua rabbia in altri modi? Molte. E’ l’età definita – della ribellione – per eccellenza e, guarda caso, è anche l’età che riempie di brufoli quei visi che ancora si stanno definendo.

Non ripeterò pertanto in questo post la responsabilità genetica e fisiologica, e ormonale, e ereditaria, mi limiterò a parlare dal punto di vista psicosomatico perciò, non si avrà appunto un foruncolo soltanto in una determinata zona del viso ma una comparsa generale ovunque. C’è infatti uno stato di inquietudine e irrequietezza che tocca ogni organo interno: la paura di crescere (reni), la tristezza di non essere compresi (polmoni), l’ansia di non riuscire (stomaco) e così via.

La stessa cosa vale per la donna di una certa età. Una donna che sta per perdere la possibilità di procreare, che sta invecchiando, che è arrivata ad una certa fase della sua vita e forse ha dei rimpianti. Pensate che tutto questo non faccia arrabbiare? Certo. Rende tristi anche e impauriti e, proprio perché non ci si può fare nulla contro il processo naturale biologico, ci si arrabbia.

Ecco quindi l’eventuale comparsa di un altro tipo di acne, l’acne rosacea, un acne un po’ particolare che non vi starò a definire dal punto di vista medico ma sappiate che, “rosacea” appunto, perché si manifesta con chiazze rosse (rosso=rabbia) e può avere a che fare anche con gonfiore e calore nonché con teleangectasie (piccoli vasi sanguigni dilatati) e couperose (altro stadio di dilatazione dei vasi sanguigni).

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L’acne, nella psicosomatica, sia giovanile, che rosacea, che conglobata, etc… è sinonimo di : non accettazione di se stessi, avversione e rabbia verso se stessi. Ed è proprio così, sia per chi in questo mondo ci sta entrando, sia per chi da questo mondo sta andando via.

Bisogna anche osservare come l’acne, colpisce di solito anche il petto e la schiena, la zona alta della schiena e sapete il significato di queste due zone del corpo qual è?

Petto – pesantezza della tristezza, mancanza di fluidità con la vita. Intoppi.

Schiena (parte alta) – paura, rabbia, frustrazione.

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Ricordatevi anche che, come vi spiegai in un post sulla pelle, essa è: madre dei reni e figlia dei polmoni. Propone quindi sempre un inestetismo quando sensazioni come paura e tristezza si provano a lungo. Sensazioni che, ripeto, fanno arrabbiare. Ma questo discorso lo approfondiremo in un altro momento.

E’ un bene che questa collera sopita e nascosta esca, ma ovviamente provoca sulla nostra pelle un disturbo non indifferente quanto questo avviene e, molto spesso, creme, lozioni e pomate non regalano risultati soddisfacenti.

Cosa fare quindi?

Allora, la rabbia ha innanzi tutto sede nel fegato.

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Il fegato è una grossa ghiandola che ci permette di digerire (notare come il termine “digerire” equivale anche ad indicare quando una cosa o una situazione, non riusciamo a “mandarla giù”) prevalentemente i grassi. In realtà svolge diversi ruoli ma questo è sicuramente uno dei più importanti così come quello di poter eliminare dal sangue le sostanze tossiche ossia quelle che ci “sporcano”, ci “inquinano”, proprio come i pensieri negativi.

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Da notare come il nome – fegato – derivi dal latino ficatum (iecur ficatum) e pare abbia a che fare con il dare, in antichità agli animali, dei fichi da mangiare affinchè diventassero belli grassi e pasciuti. – Aver fegato – inoltre, sta a significare avere coraggio ma essere anche persone abbastanza sanguigne per così dire.

Se osserviamo questi grassi scomposti dal nostro fegato, o le proteine ch’esso sintetizza, o ancora il glucosio che immagazzina, notiamo che, a livello normale, sono tutti elementi utilissimi per il nostro organismo (soprattutto in fase di crescita in quanto sono risorse energetiche) ma se abbondano, possono creare scompensi.

Grassi, proteine, zuccheri… insomma, cosa mangiano maggiormente i ragazzi d’oggi? Cosa c’è per lo più nelle macchinette degli istituti scolastici? E non avete mai sentito di quelle donne che, durante la menopausa, hanno attacchi incredibili di voglia di dolce o “schifezze” in generale? Oh si!

Questo per spiegarvi come l’alimentazione e le nostre emozioni, se ben equilibrate e sane entrambe, possono venirci molto in aiuto e possono renderci molto più felici. E’ stato constatato che un’alimentazione adeguata regala un benessere psicofisico totale mentre, pensieri positivi ed emozioni buone, non possono che farci del bene.

Piccoli e grandi rimedi per evitare che un brufolo spunti all’improvviso per dirci che c’è qualcosa che non va!

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La dermatologia, che tutti ringraziamo, non può compiere miracoli anche se spesso ci riesce, vi consiglio pertanto di risanare la vostra persona anche con questi mezzi e ponendovi delle domande sul perché quel brufolo o quella miriade di brufoli sono comparsi.

Prosit!

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Lo Strano Modo di pensare del nostro Fegato

Vi descrivo innanzi tutto cos’è fisiologicamente il Fegato e come funziona all’interno del nostro organismo.

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Il Fegato è una grossa ghiandola annessa all’apparato digerente ed è in grado di eseguire diverse operazioni come: assorbire l’ossigeno per il sangue, regolare i livelli di zuccheri, decomporre diverse sostanze come anche le tossine, preoccuparsi dei fattori coagulanti ma soprattutto, produce la Bile, un liquido verdastro che, riversato nel Duodeno e nella Cistifellea, favorisce la digestione dei grassi. Dal punto di vista della psicosomatica, il Fegato, rappresenta l’adattamento e diversi altri fattori ad esso correlato.

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Il non riuscire ad adattarci ad una situazione, può causare in noi diverse emozioni negative come l’angoscia, la rabbia, la tristezza, l’inadeguatezza e via dicendo, che culminano col renderci vittime di un senso di ribellione apparente o più celato ma comunque esistente. Un senso di ribellione che, non trovando sfogo, si trasforma in frustrazione dalla quale nasce una rabbia nei confronti di alcuni aspetti della vita, che non trova pace. Quando si sente dire – Era verde dalla rabbia – in realtà si sta ascoltando una misteriosa correlazione tra un semplice motto e ciò che realmente accade in noi unendo la nostra parte fisica a quella psichica. La Bile, prodotta dal Fegato, che come vi spiegavo prima ha un colore tendente al verde e digerisce i grassi, ossia cose pesanti da decomporre, compie un processo che si può tranquillamente trasformare in qualcosa di più spirituale. Allo stesso modo quindi, riusciamo o non riusciamo a digerire alcuni avvenimenti della nostra vita che possono essere a breve o a lungo termine. E se non ci riusciamo ci arrabbiamo, e diventiamo… verdi dalla rabbia. Il colore che subentra sulla nostra pelle quando il Fegato non funziona bene, è in realtà un giallognolo scuro (itterizia) in quanto si tratta di un verde decisamente diluito in tutto lo strato connettivale. L’Itterizia inoltre, e questo è importante, subentra quando c’è un eccesso di globuli rossi distrutti. Una degradazione dell’emoglobina troppo elevata nel nostro organismo. Ora, senza entrare nello specifico nominando sostanze come la bilirubina, sappiate che il nostro sangue è la nostra vita. La nostra gioia. Rappresenta la nostra linfa vitale. Il rosso degli eritrociti ( globuli rossi ) è il colore della passione, del fuoco che ci alimenta. Il nostro entusiasmo. Capite bene dunque che soffocando, diminuendo, distruggendo tali cellule, allo stesso modo vien meno la nostra serenità che lascia il posto ad una rabbia soffocata. E’ per questo che, il Fegato, è stato quindi definito la sede della rabbia. Il lamentarsi costantemente, il giustificarsi allo scopo di autoilludersi, il provare una costante ira per come gira il mondo intorno e l’essere insoddisfatti sempre per qualcosa, portano rabbia ed essa nuoce al nostro Fegato e a noi.

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Questa emozione negativa che sovente, esagerando, può trasformarsi in collera, o in ferocia, o in aggressività, è semplicemente l’aumento di una rabbia latente che prende in noi sempre più comando, partendo da uno stadio minore che può rimanere tale per tutta la vita, o sfociando invece in qualcosa di più significativo. Sono diversi gli indizi che suggeriscono quando un Fegato può essere stanco, ammalato, irritato o semplicemente infastidito. Caratteristiche che la maggior parte di noi ha, anche per via di un’alimentazione poco sana con la quale ci nutriamo, carica di additivi e sostanze nocive che sporcano questa ghiandola. Vi faccio alcuni esempi.

LO XANTHELASMA:

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Lo Xanthelasma è un’alterazione in rilievo della pelle che non scompare né alla pressione, né alla detersione o abbronzatura. E’ un’escrescenza giallastra-biancastra che nasce intorno alle palpebre ma non provoca dolore. Seppur la loro apparizione non è del tutto nota alla scienza, alcune filosofie, come anche la medicina occidentale, indicano una stretta correlazione tra questa placca ed eventuali problemi lipidici o di aumento di colesterolo cattivo (LDL) nel sangue. Uno stretto collegamento col Fegato dunque.

LE RUGHE VERTICALI SUL PROCERO:

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Un altro segnale, può essere definito da due profondi solchi verticali sul procero (muscolo pellicciaio sopra al naso tra le due sopracciglia). Quella è la zona che, sul nostro viso, rappresenta il Fegato e, anche se le rughe sono semplicemente pieghe dell’invecchaimento cutaneo, causate soprattutto dalle nostre espressioni, se sono anticipate e/o esagerate, possono indicare la presenza di qualcosa che disturba il nostro Fegato così come anche macchie rossastre o violacee sempre in quella zona.

GLI INESTETISMI NELLA ZONA CENTRO/METATARSALE DEL PIEDE DESTRO:

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Anche un’ipercheratosi (callo o durone), una verruca o un eczema, nella parte del piede che vedete segnalata in foto, possono indicare disguidi al nostro filtro epatico perciò prestate attenzione.

COLORITO DEL VISO:

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Come vi ho già detto prima, un colorito che tende al giallo, sul volto di una persona o delle sue sclere (le parti bianche dell’occhio), può indicare disfunzioni al Fegato ma, nel caso di bevitori abituali di alcool, bisogna invece porre un’accurata attenzione quando il colore del loro viso diventa pallido o bluastro.

Queste sono solo alcune tracce e tutte utili per indicare la presenza di un disturbo. Per questo, prima di fare una sorta di “diagnosi”, bisogna saper osservare in modo olistico. Sono molti i fattori che possono cambiare la realtà. Nulla è assoluto. La soluzione a tutto questo, per avere un Fegato il più sano possibile, dal punto di vista spirituale, è cercare di vivere nella più totale gioia e serenità. Cercare l’entusiasmo e la pace interiore. Accettare di più alcune situazioni nel tentativo di vedere perché avvengono; forse, vogliono solo insegnarci qualcosa. Individuare il lato positivo di un avvenimento e prendere la vita con più calma, più tranquillità e più tolleranza pensando maggiormente al presente che stiamo vivendo e non rimuginando nel passato o sperando nel futuro. E’ difficile, lo capisco ma, come per tutte le cose, ci vuole la volontà. Sono sicura che ne troverete giovamento.

Prosit!

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Le Meravigliose Dita delle nostre Mani

Le vediamo tutti i giorni. Ogni istante ci passano davanti agli occhi accompagnandoci in ciò che facciamo. Anche quando parliamo sottolineano le nostre parole con gesti veloci e fugaci. Creano, danzano, suonano, si aprono, si chiudono. Sono le dita delle nostre mani che, pur avendo sotto lo sguardo ogni momento, non consideriamo abbastanza se non esteticamente. Abbiamo cinque dita per ogni mano costituite tutte, tranne il primo, chiamato Pollice, da tre ossa brevi e ben articolate.

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Dal palmo: la falange (prossimale) e la falangina (intermedia) per il Pollice più la falangetta (distale) per tutte le altre dita che nell’ordine si chiamano, come tutti saprete, Indice, Medio, Anulare e Mignolo. Cinque dita che ci permettono di afferrare, stringere, accarezzare e compiere infinite azioni. Ma non è solo quello il loro scopo. Il loro scopo, come per tutte le altre parti del nostro corpo, è quello di spiegarci anche cose nuove che spesso non conosciamo. Sono parti sensibilissime dalle quali passano anche fonti energetiche molto accentuate. E cosa vogliono dirci le nostre dita di così interessante? Proviamo ad analizzarle brevemente una ad una.

POLLICE: Il Pollice è la nostra Testa e quindi rappresenta la nostra mente come anche l’intelletto e tutte le emozioni o gli stati emotivi che scaturiscono da essa come l’ansia, la preoccupazione, lo stress. Il dito del ragionamento. Il Pollice è quello che dobbiamo coccolare di più perché è come se ci massaggiassimo le tempie per rilassarci, come i bambini quando lo succhiano al posto del ciuccio per quietarsi, allucinarsi, sostituendolo con il seno materno e il contatto con una fonte che dona loro sicurezza. E’ il dito che solleviamo da solo per dire “va bene!” o “su”, in alto…., a testa alta! Il Pollice che un tempo i Romani innalzavano per salvare un gladiatore o uno schiavo da morte certa o abbassavano appunto, per farlo decapitare. Il dito che decideva, così come decide la nostra mente, purtroppo, spesso, più del cuore.

INDICE: Il dito del giudizio. Il dito che indica. Quello che la mamma o il papà alzano, dritto come un fuso, per dirci “No! Non va bene se fai così!”. Che ti suggerisce per tutta la vita la frase – andrà bene adesso o no? Forse no -. Che ti fa sentire inadatto, inadeguato. Il dito della paura e della paura di sbagliare. Collegato ai Reni. Collegato anche all’istinto se di paura se ne ha poca. Il dito che rappresenta anche la nostra schiena, con la quale capiamo se siamo idonei a questa vita o meno e quanto nel caso. E rappresenta anche la nostra digestione per digerire tutto ciò che non ci va a genio. Un processo che avviene esattamente davanti al centro della nostra spina dorsale. L’Indice è il nostro Ego, che può essere elevato e forte o molto debole.

MEDIO: La nostra rabbia, l’aggressività che sfoghiamo. Non per niente, o guardate il caso, come preferite, viene alzato per mandare volgarmente una persona – a quel paese -. La fatica, la frustrazione, l’indecisione, le cose “che ci pesano”, appartengono tutte al dito Medio. Ma a lui appartiene anche la nostra sessualità, la parte viscerale e passionale di ognuno di noi. Quella che vive di emozioni. E’ il dito che dobbiamo palpare e massaggiare con una certa pressione, costantemente e lentamente nel momento in cui siamo emozionati a causa di un esame o di una situazione che ci agita o ci infastidisce. Le emozioni correlate al Fegato.

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ANULARE: Il dito delle cose belle e delle cose spiacevoli. Spiacevoli come l’angoscia, belle come le unioni ma che, se non ben governate, possono rivelarsi malsane e deleterie. Il saper gestire le unioni con le altre persone. I rapporti che si hanno con gli altri e quale ruolo si veste nell’aver a che fare con essi. Il dito Anulare è infatti anche il dito correlato alla comunicazione. Soprattutto alla comunicazione inerente alle relazioni. E’ il dito della fede nuziale e nella nostra cultura indica – unione per sempre…..finchè morte non vi separi -. In fatto di organi, si parla in questo caso dei Polmoni e della loro emozione di base: la tristezza. La tristezza è infatti un’altra delle questioni spiacevoli legate all’Anulare così come il dolore rappresentato anch’esso da questo dito.

MIGNOLO: Il piccolo dito delle grandi cose come la famiglia, l’autostima, il Cuore. Direi che non è poco. Il dito anche del saper fingere però, legato alla menzogna, all’ostinazione e alla testardaggine. Il dito con cui si promette, incrociandolo assieme a quello di chi condivide quel patto con noi. Ed è da questo gesto che nasce la nostra sincerità o il nostro venir meno. La responsabilità. Il dito da coccolare perché riporta ai valori sinceri della vita e alle nostre passioni più intrinseche. Il dito che palpato, calma un Cuore che batte all’impazzata.

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Le dita delle nostre mani parlano. Parlano in tanti modi. Per come sono fatte, per come si muovono, per quello che sono. Si esprimono e ci aiutano ad esprimerci in un linguaggio fatto anche di gesti. Indicano i dettagli della vita. E ci parlano anche quando si fanno male, si feriscono, subiscono una contusione. Questo non vuol dire che se vi fate male al dito Medio avete un problema al Fegato. Ma può voler dire che dentro di voi, senza che magari neanche ve ne accorgiate, può esserci della rabbia, verso voi stessi o verso altre persone. O verso una situazione. Si, la rabbia è figlia del Fegato e sicuramente una persona rabbiosa può avere un Fegato affaticato ma questo è un altro discorso che affronterò sicuramente in futuro. Prestate attenzione alle vostre dita. Ci sono dita molto lunghe, esili, che in punta curvano leggermente all’insù, questo indica solitamente un carattere un pò sbadato, leggero, di persone che vivono nel loro mondo e spesso sono disattente. Persone capaci di fantasticare. Possono rivelarsi anche infedeli e materialiste anche se per una fisiognomica corretta, occorre osservare bene anche il palmo assieme alle estremità. Ma in generale, queste possono essere le basi di quello che le dita rivelano. Se invece le dita hanno estremità ben quadrate ma non sono per nulla goffe nei movimenti, bensì elastiche grazie a snodate articolazioni, significa che quella persona è molto vivace, intelligente, ama conoscere cose nuove e, se non sono troppo lunghe indicano anche tanta creatività e riuscita talvolta pure nelle arti. Ma questi sono solo banali esempi. Quante cose ci sarebbero da dire sulle nostre dita. Anzi, quante cose possono dire loro a noi. Tornerò assolutamente sull’affascinante mondo delle nostre dita, per ora vi lascio con queste nozioni.

Prosit!

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