Il grande Demone e il piccolo pezzo di Formaggio

CORRERE AI RIPARI

Qualche giorno fa, totalmente preda di una fame incredibile, aprii il frigo e ingurgitai con avidità un pezzo di formaggio che trovai bello e pronto e…. ghiacciato.

La mia fame si saziò ma, dopo qualche minuto, iniziai a stare poco bene. Provavo un senso di nausea e sentivo nella gola il retrogusto del formaggio che mi infastidiva. Se poco prima quel sapore lo avevo trovato delizioso, ora mi stava disturbando parecchio e avrei voluto vomitare.

Mi preparai un tè bollente, capendo che mi era rimasto sullo stomaco quel cibo freddo e mandato giù di corsa (tra l’altro sono sempre stata sensibile a queste cose).

La calda bevanda mi fece bene, riuscii ad equilibrare di nuovo la temperatura dentro di me ma il mio organismo si era ormai messo in moto per difendermi da quello che aveva visto come un attacco.

Mentre sorseggiavo quel liquido ambrato ragionai sul fatto che, in quel momento, non mi stavo sentendo male a causa del formaggio ma a causa delle modalità di difesa del mio corpo. Il formaggio era la causa, certamente, ma ciò che mi stava annientando erano i mezzi che il mio fisico stava utilizzando. Nausea, senso di mancamento, disturbo allo stomaco, pelle d’oca, brividi, etc…

MEZZI DRASTICI MA UTILI

Ossia, guardiamo ad esempio uno svenimento. A noi sembra un qualcosa di brutto. Non è certo piacevole svenire. In realtà è una modalità di stand by in cui l’organismo ci obbliga a stare per potersi così preoccupare soltanto dell’eventuale danno e di nient’altro. Mentre siamo svenuti, infatti, consumiamo meno energie, non utilizziamo parti del corpo, soltanto i principali e vitali meccanismi sono in funzione, tutto il resto è “spento”. Il nostro corpo può così concentrarsi soltanto sul “nemico” e ha un mucchio di energia in più per poterlo fare. Però noi, cavoli, siamo svenuti a terra incoscienti, destabilizzati e anche un po’ rintronati. Non consideriamo lo svenimento come una modalità di difesa. Quando ci svegliamo ci sentiamo deboli, stiamo poco bene, ci gira la testa, non capiamo cosa sia successo… Sono stati usati mezzi drastici ma era l’unica soluzione per salvarci la vita.

Ringraziai il mio corpo per il suo processo sublime ma cercai anche di risolvere la situazione in quanto non stavo bene per niente. Quel piccolo pezzo di formaggio, grande quanto un dito, aveva fatto sì che il mio organismo ora mi avesse annientato totalmente ed ero seduta su una sedia in un malessere generale sentendomi uno straccio. In questi casi, il corpo, toglie da una parte per dirigere tutte le sue forze dove più occorre e spesso ci si sente poco bene.

Il nostro corpo opera sempre intelligentemente per salvarci, anche quando non ci sembra che sia così. In parole povere, e spero di riuscire a spiegarmi, io non stavo male per il formaggio ma per la risposta del mio organismo al formaggio.

MODALITA’ DIFESA

La stessa cosa vale per un demone che vive dentro di noi. Molto spesso quelle che chiamiamo – Battaglie per trasmutare un Demone che ci tiene prigionieri -, sono dovute proprio a causa dello sforzo e degli strumenti che mettiamo in atto per combattere quel mostro che ci fa vivere in malo modo. Ma non è tanto il demone in sé a recarci malessere quanto l’attrito che poniamo verso il suo esserci e le protezioni che tiriamo fuori per difenderci dal “male”.

Modificare la nostra reazione verso il suo fare ci disturba e ci spaventa persino, anche se non ce ne accorgiamo.

Fin tanto che seguiamo il suo volere nulla accade ma nel momento in cui decidiamo di ribellarci possiamo soffrire molto. E’ che non lo decidiamo noi come corpo, lo decide la nostra Anima, ma noi non abbiamo un Anima, noi SIAMO Anima. Quindi sempre noi.

Riconoscere questo e lasciarci andare (come se “svenissimo”) aiuta il nostro Essere a combattere quella battaglia.

L’unica cosa che avrei dovuto fare il giorno in cui ho mangiato quel pezzo di formaggio sarebbe stata quella di coricarmi, lasciarmi andare e aspettare che il mio fisico facesse tutto il necessario. Io l’ho aiutato con il tè caldo, gli ho dato una mano, ho usato la Mente come alleata nel trovare un valido aiuto ma poi, sfinita dagli strumenti del mio organismo, avrei dovuto soltanto distendermi al calduccio e attendere.

Un animale selvatico e ferito fa esattamente la stessa cosa quando gli accade un brutto avvenimento. Dopo essersi leccato la ferita, aiutando il suo corpo come io ho fatto con la tisana, si accuccia raggomitolato nella tana e semplicemente… attende.

ODIOSA ATTESA

Per noi l’attesa è una situazione orribile. Ci agita, ci mette ansia, la detestiamo. Non sappiamo attendere, vogliamo e dobbiamo guarire in fretta.

Capendo che sono i nostri strumenti di difesa a farci del male (ma per il nostro bene) non dovremmo fare attrito. E’ l’attrito che ci causa malessere.

Facciamo un esempio: Io sto male perché vengo scartata da un Concorso di Bellezza (ovviamente non potrà accadere mai perché sono bellissima… tsè! Scherzo… non ho neanche mai partecipato ad un Concorso di bellezza!). Comunque, supponiamo che mi lasciano fuori e, così facendo, mi fanno capire che non valgo, che sono rifiutata, che il giudizio nei miei confronti è negativo, etc… etc… Insomma mi sento una cacchina. Se io non fossi vittima del demone del giudizio e del demone dell’autosvalutazione e avessi una grande autostima nei miei confronti e mi amassi molto, tutto ciò non mi toccherebbe neanche (anzi… per la Legge dello Specchio neanche mi rifiuterebbero se io non rifiutassi me stessa) ma visto che io in realtà sono una povera vittima, condannata a cercare l’apprezzamento degli altri e la vanità, dal momento che non so amarmi da sola sopra ad ogni cosa, tutto ciò mi ferisce profondamente.

A ferirmi però non è la valutazione dei giudici anche se può sembrarmi tale. A ferirmi è la mia ribellione in base alla non accettazione di quello che la mia Anima attua verso questo giudizio. Accogliendo come attacco (dolore – nemico) quella valutazione, la mia Anima inizia a fare di tutto per aiutarmi a sopravvivere. Mi fa vedere bene il quadro del mio valore. Mi fa vedere allo specchio quella parte intrinseca che altrimenti non vedrei. Quella valutazione esterna è, in realtà, la mia che ogni giorno indico a me stessa. Io mi rifiuto, loro mi rifiutano. Il mondo, in qualche modo, mi rifiuta.

Si capisce? Mamma mia che argomento difficile da spiegare. Forse non ci sto riuscendo neanche bene.

Il fatto è che ci annientiamo, facciamo un mucchio di fatica per sorpassare questa brutta situazione quando invece basterebbe lavorare dentro di noi e attendere. E’ totalmente inutile operare verso il mondo esterno. Aggiungiamo dolore al dolore. Proiettare la nostra sofferenza verso l’altro e pretendere che l’altro cambi (in questo caso che cambi il giudizio nei miei confronti) è totalmente inutile se lui è “obbligato” a rispecchiare quello che nutro in me.

LA RISOLUZIONE

Tutto quello che posso fare è rilassarmi, aspettare e nel mentre imparare ad amarmi e accettarmi per quella che sono senza rifiutare nulla di me. Con calma. Come a svenire e poter così focalizzare tutte le mie energie solo in quella cosa. Come se non avessi altro da fare. Accucciata in un angolo, come un piccolo cane ferito. Immaginando la mia guarigione, visione che mi porterà sicuramente a stare meglio.

Come se attendessi una cicatrizzazione ma, attraverso il lavoro su di me, ho disinfettato la ferita. Saprete anche voi che non serve a nulla far chiudere un taglio se c’è un’infezione al suo interno. E’ assai dannoso. Sulla cute tutto si rimargina ma dentro l’infezione cammina nascosta ed è un guaio.

Lasciati andare. Non aver paura dell’attesa. Impara a credere che tutto è perfetto e che l’Universo ti mette sempre nel posto giusto in cui puoi crescere, cioè ti fa vivere esperienze che ti portano all’elevazione. Devi solo istruirti sul riuscire a tradurre il loro senso, il loro messaggio.

Lasciati andare, affida la tua angoscia al Cosmo che saprà lavorarla al meglio e tutto si sistemerà. Non annaspare, non serve a nulla, hai una Madre incredibile che è l’Energia Cosmica, la quale saprà coccolarti e risolvere i tuoi problemi al meglio. Affidali a lei. E rasserenati.

Prosit!

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Quarto Dito del piede: i legami affettivi

LA PAROLA AL DITO

Quasi del tutto insignificante, il quarto dito dei nostri piedi, chiamato anche Pondulo (per alcuni Pondolo) o Pongolo, rivela spesso segreti assai importanti sulla personalità dell’individuo.

È il dito che rappresenta gli affetti ma soprattutto i legami famigliari o comunque sentimentali.

Sarà difficile trovare una persona con questo dito “strano” che ha nella sua vita legami senza problemi. Ma cosa si intende per “strano”? Strana sarà la sua forma. Ossia, anziché essere lineare o proporzionato alle altre dita, lo si vedrà sovrastare le dita vicine o nascondersi sotto di esse. Potrebbe anche essere stato ferito e quindi apparire poco piacevole alla vista. Potrebbe avere una forma irregolare, buffa. Ogni volta che qualcosa di lui attira la nostra attenzione possiamo star sicuri che, quella persona, ha problemi di relazione con tutti o con alcuni, oppure con una sola persona. Sapete che non mi piace essere assolutista, e non voglio esserlo nemmeno stavolta, ma di piedi ne ho visti a iosa e mai mi è capitato, finora, di dover ammettere l’incontrario. Per carità però, che sia chiaro, ormai mi conoscete, nulla è standardizzato.

PROPRIO QUEL DITINO LI’

Le dita dei piedi sono, molto spesso, davvero, delle incredibili fotocopie rispetto alle dita dei nostri genitori.

Guardando le dita del giovane Manuel ho trovato parecchio interessante leggerle. Sua madre e suo padre, amici miei, hanno entrambi piedi che si possono definire “belli”. Le dita lunghe, distese, lineari, dalla più alta alla più bassa. Dalla più grande alla più piccola.

Crescendo, a Manuel, il quarto dito del piede destro (la parte destra rappresenta: il padre, la parte sinistra rappresenta: la madre) iniziò ad andare sempre più giù, torcendosi verso il terzo dito (dito dell’ira/energia/aggressività) fin quasi a sparire. Guardando il piede di Manuel dal di sopra, sembrava avesse solo quattro dita.

Ebbene, dovete sapere che quando Manuel aveva sei anni (e piedi ancora perfetti) il padre lo abbandonò così come abbandonò la moglie e non si fece più vedere. Le altre dita di Manuel assomigliano tantissimo a quelle del papà. Sono praticamente identiche ma quel quarto dito non ha niente a che vedere con le dita di suo padre e nemmeno con quelle del resto della famiglia, nonni compresi. A una bizzarra forma tutta sua. E’ rimasto piccolo e si è andato a nascondere. Vedete, a volte, i cromosomi non sono tutto.

LA MANCANZA

Il rapporto/legame di quel ragazzino con il genitore maschio si è spezzato. È venuto a mancare. È morto come morto pare quel suo dito afflosciato sotto agli altri e nascosto. Morto tra tristezza, rabbia, repressione e angoscia. Morto a causa di un legame che doveva essere e non è.

Non mi crederete ma, il quarto dito del suo piede sinistro (madre), è bellissimo e coerente con le altre dita.

Insomma, quello di Manuel, sembra quasi uno scherzo della natura. Un ragazzo sano, robusto, perfetto… tranne quel ditino… quel ditino che se ne è quasi andato come fece suo padre qualche anno fa.

Scavando nell’intimità di chi ha un Pondulo “strano” vedrete che esce qualcosa in base ad un dolore, sopportato dentro, in riferimento ai legami. Cosa che non siete obbligati a fare, voglio dire… potete anche farvi i cavoli vostri, ma tale dettaglio può presentarvi una battaglia interna e silenziosa appartenente a quella persona della quale forse dovreste avere più comprensione. Qualcosa di affettivo la fa soffrire.

Ecco, a questo può servire sapere cosa traduce quel dito. Ad essere amorevoli, provando a dare a quell’individuo ciò che gli manca.

È chiaro che, anche chi ha dita perfette può nutrire un dolore di questo genere ma cambia l’approccio. La rimarginazione, o meno, della ferita. In quale modo viene vissuto quel dolore e quanto peso ha nella vita intima e intrinseca di quella persona.

È il dito dell’affettività in generale. Può indicare, infatti, anche quei soggetti dal modo di fare scontroso o incompresi che non riescono a legare con nessuno.

SEGNALI

Un callo o una ferita su questo dito indicano che ci sono problemi nelle relazioni, o in una relazione soltanto, tra la persona e qualcun’altro.

Ma non è finita qui. Dal punto di vista della Riflessologia Plantare, questo dito, accoppiato al quinto dito, rappresenta la salute delle nostre orecchie (parte superiore) e dei nostri denti (parte inferiore). Chi ha problemi a queste due parti del corpo potrà avere diversi inestetismi su queste due dita e, dal punto di vista psicosomatico, si indica il non voler sentire determinate cose oppure la sicurezza (traballante e poco ferma) che si ha nei confronti della propria esistenza. Spesso, infatti, il mancato rapporto con chi dovrebbe essere un pilastro fondamentale nella nostra vita può causare problemi anche in questo caso.

Una mia amica, tempo fa, mi raccontò che un giorno mentre stava giocando vicino a un cantiere, un tubo in ferro le cadde sul piede deformandogli per sempre il quarto dito del piede sinistro. Era piccolina.

La nonna la curò con del ghiaccio e della pomata non c’era altro da fare. Il dito non era ferito ma divenne viola e gonfio rimanendo poi deforme.

Questa mia amica si è sempre sentita abbandonata dalla madre (infatti viveva la maggior parte del suo tempo con la nonna). Sua madre era una bellissima donna ed era l’unico genitore per lei. Nacque infatti da una relazione clandestina ed era abituata a non avere un papà.

Avrebbe desiderato invece che sua mamma fosse il suo grande punto di riferimento ma, la bella donna, era sovente fuori con amiche e spasimanti, amante di una vita libera e mondana.

Potrei raccontare mille esempi sulle rivelazioni del quarto dito ma ora lascio a voi la bellezza del scoprirne altre. Magari proprio intorno a voi o su voi stessi.

Prosit!

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Un pochino di cenni sulle nostre Incredibili Mani

E’ grazie alle Mani che possiamo esprimerci. In tutti i sensi.

Con esse possiamo mostrare persino il nostro stato d’animo o sottolineare ciò di cui siamo convinti.

Accurate filosofie e tecniche si sono premunite di studiare il linguaggio delle Mani perché esse hanno davvero tanto da dire e, io per prima, non potrò citare tutto in un solo articolo.

Ma non voglio apparire banale raccontandovi quello che la maggior parte della gente sa perciò cercherò di suggerirvi qualche riflessione un pò curiosa da non prendere come assoluta ma che sicuramente può aiutare.

Con le Mani si può accarezzare, solleticare, trattenere, graffiare. Possiamo con esse aggrapparci o, all’incontrario, lasciar andare. Possiamo sedurre, scacciare, maltrattare, coccolare. Maneggiare, trasformare, custodire. Tutti atti che possiamo tranquillamente riferire alla vita stessa in senso olistico.

Come affrontiamo quindi le esperienze? Ecco a cosa rispondono le nostre Mani.

I problemi alle Mani, senza entrare nello specifico in questo particolare post, insorgono infatti quando non riusciamo a gestire con gioia, amore e serenità le situazioni che la vita ci mette davanti.

Il bravo panettiere che dalla farina, mescolandola all’acqua, riesce a creare una bella pagnotta è un obiettivo per noi ancora lontano, se abbiamo disturbi alle mani. Non riusciamo cioè a “mescolare” gli ingredienti che abbiamo per realizzare così una perfetta creazione. Per concretizzare ciò che potrebbe farci del bene e fare del bene.

Le Mani sono i nostri secondi occhi, le nostre seconde orecchie. Attraverso loro possiamo vedere e sentire. Tutto passa da lì. Ma sono anche la nostra seconda bocca perché, grazie a loro, possiamo parlare.

Diamo e riceviamo. Siamo in connessione con l’intero mondo. La nostra parte interna viene collegata all’esterno e tutto può essere Uno. Offriamo e prendiamo ed è l’insicurezza di queste azioni che ci provoca dolore alle Mani.

Cosa stai offrendo di te? Cosa stai prendendo dalla vita? Sei sereno e soddisfatto di tutto questo? Sai gestire perfettamente la tale situazione?

– Chi ha Mani e dita rigide è solitamente una persona che pretende molto soprattutto da se stessa. Poco flessibile nei confronti degli errori, onesta, giusta ma teme la critica e il giudizio. Potrebbe anche soffrire di ipertensione e avere un po’ troppi grassi nel sangue.

– Chi ha Mani invece che prudono, come anche il proverbio cita, significa che è impaziente verso un qualcosa o qualcuno ma in modo costante. Una persona quindi che vive nell’ansia e nella preoccupazione. Che ama vedere tutto a posto e perfetto. I disguidi lo disturbano. Vuol dire essere irrequieti e vivere nella tensione. Queste persone potrebbero soffrire di herpes labiale o avere problemi allo stomaco e di digestione.

– Chi ha Mani lesionate, perché sovente rimane vittima di ustioni, o traumi, o tagli significa che si rimprovera troppo e si sente spesso colpevole nei confronti degli altri. Ha paura di aver offeso qualcuno o di non essere stato all’altezza di quello che quel qualcuno si aspettava da lui. Potrebbe avere un apparato respiratorio delicato e, a seconda del problema che lo affligge inconsciamente, soffrire all’apparato genitale.

Questi sono solo piccoli esempi ma il mondo delle nostre Mani è davvero incredibile per non parlare della comunicazione che usa, oggi chiamata “non verbale”, e che seppur studia tutto il corpo, comprendendo anche la cinestetica e la prossemica, si sofferma sempre molto proprio sulle Mani.

Sono il nostro biglietto da visita, sì, ma non solo per via della loro bellezza. Arrivano spesso prima di noi. Gesticolano in aria per convincere il pubblico (spesso anche della bugia che il loro padrone sta raccontando). Indicano (attenzione a quelli che mentre parlano hanno sovente l’indice puntato verso il basso, si sentono autorevoli). Si strofinano (soprattutto quando il padrone racconta un tema che conosce molto bene).

Anche chi non sa nulla sul linguaggio del corpo rimane colpito e affascinato, pur non rendendosene conto, del parlare delle Mani. Riescono ad attirare l’attenzione anche se non vengono tradotte.

E sono anche un po’ pestifere! Tradiscono persino! Oh si! Molto più spesso di quello che si crede per un buon osservatore. Rivelano molto sullo stato mentale della persona e non andrebbero messe da parte ma, anzi, studiate con attenzione. Avevo tempo fa scritto un articolo che vi ripropongo qui https://prositvita.wordpress.com/2015/05/14/le-meravigliose-dita-delle-nostre-mani/ anche sulle dita delle Mani.

Sono sicuramente la parte più mobile e capace del nostro corpo. Formate da tanti e minuscoli ossicini a permetterne movimenti unici e complessi. I dettagli della nostra quotidianità vengono incassati e vissuti e infine tradotti proprio dalle nostre Mani.

Si arrestano quando la paura non ci permette di fare ciò che desideriamo e si lasciano andare, esagerando, quando prendiamo la vita alla leggera senza considerare le conseguenze di un nostro gesto. Sono pressoché immobili quando siamo tipi “senza midollo” o vogliamo ingannare, e diventano imitatrici quando invece abbiamo bisogno di sicurezza e di affermarci.

Le Mani inoltre ci aiutano anche a passare in modo un po’ più lieve i brutti momenti della vita.

Battersi con un pugno sul palmo della mano, ad esempio, ridona energia al fisico troppo spento e stanco. Ridà forza e voglia di proseguire e scavalcare gli ostacoli. Massaggiarsi le dita, invece, porta benessere a tutti gli organi del corpo e allevia la tensione. Succhiarsi o mordicchiarsi il pollice infonde una coccola alla ricerca dell’affetto materno e allucina così una parvenza di moina e tenerezza verso noi stessi.

Premendo delicatamente ma con decisione e formando leggeri circoletti nella parte tra il pollice e l’indice, come si può vedere nell’immagine, si aiuta e si facilita la digestione.

Che dire ancora? Mille e mille e mille cose potrebbero venir citate ulteriormente ma avrò naturalmente bisogno di un altro articolo. Alla prossima quindi!

Prosit!

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Sii per te Stesso un Genitore Amorevole

Immagina di essere tranquillamente seduto a guardare la televisione. Di fianco a te, in una splendida culla bianca, c’è tuo figlio che dorme. E’ davvero piccolo. E’ appena nato. Ha pochi giorni di vita. E’ da poco uscito dall’ospedale.

Ti sei assicurato che fosse ben coperto, ogni tanto lo controlli per vedere se respira, se tutto va bene, gli accarezzi una manina, lievemente, per non svegliarlo e quel contatto breve ti emoziona. Ti risiedi attento verso il programma televisivo ma, ad un certo punto, senti un lamento. Un tenue gemito proviene da quel lettino.

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Ti alzi di corsa e vai a vedere che succede. Il piccolo si è svegliato e inizia a piagnucolare. Lo sollevi, lo prendi in braccio e provi a capire cosa lo disturba.

Dovrà essere cambiato? Avrà fame? Si è svegliato ma vuole dormire ancora? Ha male alla pancia? Qualcosa lo ha spaventato? Alla fine, per uno strano e misterioso senso della vita, riesci a capire che vuole il latte. Non basterà proporgli il seno materno, il pediatra ha stabilito che per lui ci vuole del latte artificiale e, questo latte, andrà messo nel biberon, mescolato all’acqua e fatto riscaldare. Tutti minuti che passano e che, in quel momento, mentre il bimbo inizia a piangere con sempre maggiore veemenza, appaiono eterni.

Noterai che, in quel mentre, ti sarà venuto spontaneo appoggiarlo al tuo petto, accarezzarlo, ninnarlo e fare buffi versi con la bocca nel tentativo di rassicurarlo.

Guardi le sue gote tenere, la sua pelle è delicata, morbida e grinzosa allo stesso tempo. E’ così piccolo che persino le sue unghie sono ancora morbide. Quelle lacrime che escono da quegli occhietti strizzati e quelle palpebre stropicciate ti fanno male e quella boccuccia spalancata, senza denti, che ora urla a più non posso ti agita. In quel momento, stai cercando di infondere in quell’esserino tutto il tuo amore, tutta la tua pace, tutta la tua attenzione, tutta la tua protezione.

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Lo avvolgi con le tue braccia e il corpo, lo baci, lo sfiori. E’ un essere innocente, vulnerabile, puro, che in quel momento ha “un problema”.

Ora, dimmi, quando tu hai un problema, probabilmente molto più serio dell’avere fame, ti comporti nei confronti di te stesso allo stesso modo in cui tratti quel neonato? Ti coccoli? Ti culli? Ti accarezzi? Ti baci? No. Sii sincero.

E perché no? Perché è da stupidi vero? Immagina di vedere una persona adulta che si abbraccia con le sue stesse mani, con braccia quasi conserte che arrivano fin dietro alla schiena e con il viso un po’ inclinato verso una spalla si dondola. Poi si accarezza il viso, si bacia quella mano che passa delicatamente sotto al mento e sopra la testa ripetutamente… ti sembra ridicolo ammettilo.

Eppure, se immagini quella stessa persona catapultata indietro nel tempo, durante la sua infanzia, noterai che voleva proprio queste cose da sua mamma e da suo papà. Che le cercava smaniosa. Che, ancora più piccola, in fasce, le reclamava a gran voce come il più sano dei suoi diritti.

Quel bambino, eri tu. Quel bambino… sei tu! E rimani sempre tu anche se gli anni passano. Da adulto avrai comunque bisogno di quelle coccole e le cercherai nei figli, nella moglie, nel marito, nell’amico, persino dopo i contrasti con gli altri ma… puoi e devi dartele anche da solo.

Se pensi che questa sia una magra consolazione ti stai sbagliando di grosso. Nel momento stesso in cui ti coccoli, tutto il tuo stato fisico e soprattutto psichico ed emotivo inizia a giovarne e a stare bene realmente.

Se hai un dolore al corpo esso si quieterà, se hai un malessere mentale, esso apparirà meno devastante. Credimi. Cullati, infonditi pace, armonia. Rassicurati. Come faresti con il tuo piccolo figlio che appoggi al tuo petto. Anche tu in quel momento di avvilimento sei come lui, vulnerabile, innocente, puro e soprattutto bisognoso d’amore. Il gesto fisico e concreto della carezza, vale a dire tangibile, aiuta ad avvallare il pensiero positivo che spesso, non basta. Tante volte si prova a scacciare il male con la mente, a vedere il lato bello della medaglia, a considerarsi nonostante tutto, perfetti. A perdonarsi… proprio come le filosofie che insegno ci spiegano ma, tante volte, tutto questo è difficile.

Grazie al contatto delle tue stesse braccia, delle labbra e delle mani sul tuo corpo, sulla tua pelle, sulle tue cellule nervose, questo apparirà più semplice. Chiamati per nome o utilizza un vezzeggiativo proprio come avrebbe fatto la tua mamma, o avresti voluto che facesse. Parlati con tono dolce a rassicurante. Prova a dirti che tutto andrà bene, che passerà, che sta già passando. Potrai anche emozionarti, commuoverti.

Quando diciamo di un animale che “si lecca le ferite” intendiamo proprio questo ma non lo facciamo mai. Non è solo una questione di anticorpi e di virtù della saliva in grado di disinfettare la lesione e uccidere i batteri. E’ molto di più.

Canis-lupus

Il cane, o il lupo, o il gatto, o il leone, etc… così facendo, si auto-donano dei benefici incredibili per prepararsi ad affrontare i giorni successivi stando nel miglior modo possibile.

L’animale non ha medici in quel momento, non ha consulenti e, molto spesso, neanche amici, perchè sovente, sono proprio gli altri componenti del branco a fargli male. Non ha che se stesso. Il suo contatto. Il suo angolino silenzioso e nascosto per usufruire di tutta la tranquillità necessaria.

Si è abituati a cercare il conforto in qualcuno, o si spera persino che gli altri evitino proprio di recarci dolore. Magari ci arrabbiamo anche, lamentandoci di essere soli e di non trovare nessuno disposto a consolarci… (quando noi invece, per gli altri, ci siamo sempre stati). Ebbene, impara a consolarti da solo per prima cosa. Devi avere uno strumento, uno scudo. Non puoi confidare sul fatto che nessuno mai ti faccia mai del male. Se accade, devi saper affrontare il momento… volendoti bene.

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Immagina di prendere un esserino appena venuto al mondo, tenero, delicato e impaurito, come sei tu adesso e fagli capire, con tutti i tuoi mezzi, che non deve avere paura di nulla, e che la sofferenza, TU gliela porterai via.

Prosit!

p. s. = ho provato a cercare in internet immagini di persone che si “auto-coccolavano” ma… non ce ne sono! O per lo meno non sono così evidenti visto che non le ho trovate. Dev’essere una situazione, ahimè, non contemplata. Purtroppo! Quello che esce fuori è solo qualche trattamento di bellezza che ci si concede ogni tanto ma non ha nulla a che vedere con il mio argomento. Digitando invece – i benefici della coccola – Google ha trovato – i benefici della…. Coca Cola! …. Ahi! Andiamo bene!

Prosit!

photo alessiodileo.it – haisentito.it – medicitalia.it – amando.it