Oltre il varco d’Ortiche… le Peonie Selvatiche – l’Amore Universale

OSTACOLI – BELLEZZA – DIFFICOLTA’: CIO’ CHE VEDI FUORI E’ DENTRO DI TE

Osservare il mondo con gli occhi dell’Anima…

Dopo aver camminato a lungo sulle mie montagne, godendo di panorami spettacolari, durante questa primavera inoltrata che si manifestava in tutta la sua bellezza e sotto la luce di un nuovo giorno, io e due miei amici arrivammo in un luogo unico nel suo genere, dove un bivio permette una sosta a picco sull’infinito.

Grazie a questa diramazione di strade si può raggiungere la vetta di uno dei monti più significativi delle mie zone oppure si può attraversare una gola dal particolare e aspro fascino.

Per arrivare alla parte alta di questa gola occorre varcare quello che può sembrare un portale a forma di utero, delineato da due falesie severe che lasciano un passaggio non molto largo nel quale nascono ortiche. Un passaggio davvero interessante da osservare in modo spirituale, scendendo in profondità anche dentro di noi.

Da una parte, la roccia di destra, presenta delle insenature nelle quali si può trovare riparo all’occorrenza, dall’altra, la roccia di sinistra, continua formando quella che sembra una grande vagina, simbolo da sempre celebrato, soprattutto dai popoli più antichi che hanno vissuto prima di noi questi luoghi. La parte del corpo dalla quale nasce nuova vita. La Madre Terra.

La Madre Montagna, attraverso il culto femminile e del femminino sacro.

Superato questo varco e percependo sempre che – camminare nella Natura significa camminare dentro di noi -, il coraggio non può ancora venir meno.

Un sentiero strettissimo e senza protezione a valle, realizzato da chi su queste montagne doveva nascondersi in tempo di battaglia, difendersi e difendere il territorio, diventa meta di impavidi. E’ un percorso antico, ottenuto rompendo la dura roccia alla fine degli anni ’30 del secolo scorso. E’ oggi dissestato in alcuni punti e, in altri, diverse frane ne hanno ostruito il passaggio.

Quanti messaggi da questo ambiente un po’ ostico che non è solo un luogo alpino, è anche visione dell’anima e ci sta dicendo tanto, descrivendo le pagine della nostra vita più nascosta.

Le precarie condizioni nelle quali oggi si mostra potrebbero far rinunciare molti, eppure, nonostante tutto, voglio proseguire. Anzi, adoro queste zone più selvagge.

Supero quindi tutto quello che vi ho appena descritto, di materiale e no e giungo dove, in alcuni punti, i massi ruvidi e brulli, lasciano il posto al verde. Ed è qui che scopro una meraviglia.

Si tratta della fioritura delle Peonie Selvatiche che hanno esultato in tutto il loro splendore proprio in questo periodo. Un fiore che non si trova ovunque e che, nella mia provincia, nasce solo in determinati luoghi.

Io non le avevo mai viste, questo è importante da dire. Sono apparse a me (ricordiamoci che ogni messaggio è personale anche se si fosse in cento) in un momento davvero particolare: quel giorno era il giorno del mio compleanno.

Non potevo ricevere regalo più bello. La Natura mi ha festeggiato in un modo spettacolare e sono ancora piena di gratitudine nei suoi confronti.

Nel mondo materiale in cui viviamo, il giorno del compleanno, per una persona, è sempre un po’ un “traguardo”. Una specie di tappa. Un traguardo verso il quale, a volte, si formulano persino dei propositi. Il mio era lo stesso dell’anno precedente, il quale ha fatto un po’ cilecca e quindi ho voluto riprovare, arrivata alla soglia di un’età che mi stava dicendo – Pensi di aspettare ancora molto??? -.

Volevo amarmi. Amarmi più di quello che stavo facendo e amare il Tutto, incondizionatamente, molto di più di quello che riuscivo a fare. Amarsi è la cosa più bella ma anche più difficile che un Essere Umano possa riuscire a fare.

Sappiamo tutti che la Rosa è la Regina indiscussa del giardino ma se vogliamo parlare di Regina tra i fiori occorre nominare proprio la Peonia. Il fiore tra i fiori. Il fiore simbolo dell’Amore Universale. L’Amore Incondizionato. La più grande forza ed energia che… – …move il sole e l’altre stelle – (Dante Alighieri). Che permette la vita dell’Universo.

L’Amore dell’Uno è la linfa vitale dell’Universo ma per quanto riguarda le particolarità della Peonia sono così profonde e ampie da andare ancora oltre e toccare molti figli di questo Amore come l’abbondanza, la prosperità, l’onore, la nobiltà d’animo e l’affetto.

Dopo aver sorpassato un punto molto interessante da tradurre attraverso la lingua della spiritualità e della Legge dello Specchio (utero, ortiche, ostacoli, sentiero pericoloso…) ho trovato la meraviglia. Una meraviglia fisica, data da questo stupendo fiore dal rosa intenso, grande, con petali delicati al vento ma resistenti e una meraviglia spirituale suggeritami dal suo significato.

Si dice che questo fiore abbia la capacità di influenzare in positivo la vita delle persone che hanno il piacere di vederla, ovviamente perché porta con sé le energie buone menzionate prima. Io ne ero circondata.

Il suo stesso nome “Peonia” deriva da “Paeonia” che significa “Pianta che risana”. In alcuni culti antichi si usavano le sue radici per curare molti mali, come una panacea e nella mitologia rendeva immortali.

Un compleanno interessante. Un nuovo gradino raggiunto da salire nella mia vita, nella materia e in altre mie dimensioni, l’aver saputo superare una zona che può apparire critica per godere della bellezza che l’Universo è sempre disposto a offrirci… messaggi compresi.

Prosit!

Per Te o una Pianta: sbocciare non è bello, è faticosissimo

Meg, non sto bene – mi scrisse improvvisamente la mia amica in una sera come tante altre

Ok. Dimmi – le risposi

Non riesco a respirare. Ho anche mal di testa. Ansia. Palpitazioni… ma il problema è che non riesco a respirare. Ho già chiamato la Guardia Medica, la Dottoressa dice che sto bene, non ho nulla ma… non respiro come vorrei

Era ovvio che il suo “occhio di bue” fosse puntato sul respiro. Un malfunzionamento di quest’ultimo è la cosa che più spaventa. Il respiro è la vita.

Quindi? – le chiesi. Lei sapeva cosa rispondermi.

Ho bisogno del tuo aiuto. Le ho provate tutte, credimi, ma non riesco -.

Quando il panico ci assale non si riesce più a lavorare come si dovrebbe nei confronti del nostro benessere. Un aiuto esterno può risolvere la situazione ma se non avviene la richiesta non si deve e non si può operare in tal senso.

Conosco bene la persona che mi stava scrivendo, sapevo che le aveva già tentate tutte per i fatti suoi. Sapevo che ce la stava mettendo tutta ma, questa volta, quel problema, era più grosso di lei.

Ci sono io. Non preoccuparti – le dissi.

Un – Grazie – e un cuoricino furono la sua risposta.

Già dall’indomani iniziò a stare meglio ma non benissimo. Ovviamente. Ed è un bene che il tutto non passi velocemente.

Durante la Primavera, quando vediamo un albero in fiore, lo consideriamo un qualcosa di bellissimo. E lo è. Immagina un pesco fiorito. Tutto rosa. Non c’è niente di più bello. E i sakura giapponesi? Ne vogliamo parlare? Che spettacolo!

Dobbiamo comprendere, però, che quello che a noi sembra meraviglioso ed è luce per i nostri occhi, per la pianta è in realtà un momento difficilissimo e assai faticoso da vivere.

So che è difficile ma prova un attimo a togliere dalla tua mente quella bellezza e a focalizzarti solo sul processo biologico di quell’essere vivente. Dopo aver sonnecchiato in tutta tranquillità durante i mesi invernali ora deve trionfare di vita per assicurare il continuare dell’esistenza e per poter dare i suoi frutti, cioè compiere la missione per la quale è nato.

Facendo fede a tutta la sua forza e alla sua resistenza inizia così a partorire, a gettare gemme nuove. Paziente e resiliente. Per compiere questo processo ha bisogno di tutte le sostanze nutritive a disposizione e attraverso il sacrificio rigenera la vita. Microfratture si formano sui suoi rami, al di sotto della sua corteccia si formano boccioli che prima non c’erano. Questi boccioli cresceranno, si modificheranno, assumeranno un colore e un profumo, un immenso lavoro cellulare. Saranno pronti e adatti a trasformarsi in frutti in base alla loro scheda genetica e, l’albero, dopo averli fatti nascere, li deve anche mantenere sani e vitali. Uno strazio.

E che dire di un bruco che si strappa la pelle per diventare farfalla? E che deve contorcersi a lungo per uscire dalla sua crisalide? Pensi che in quel momento si stia divertendo? Sia per lui un gioco da ragazzi? Non lo è.

Ogni volta che avviene in noi una trasmutazione alchemica stiamo male. Questo non significa che ogni malessere è un mutamento alchemico. Ogni malessere è un messaggio. Ma se abbiamo lavorato su di noi per elevarci, il nostro corpo, e non solo la nostra parte psichica e spirituale, subiscono una vera e propria modifica anche a livello cellulare. Come già ti avevo spiegato, infatti, il nostro DNA cambia anche solo in base al nostro stato d’animo. A dirlo non sono io ma scienze come l’Epigenetica. Quindi puoi fidarti penso.

Siamo abituati a riconoscere un malessere come un qualcosa di negativo da sconfiggere. Non capiamo che, in alcuni casi, quello è la prova del 9 che una trasformazione è avvenuta o sta avvenendo in noi. Senza di lui significa che siamo gli stessi di prima. Nessun passo avanti!

Ti ricorderai del mio articolo sulla Tachicardia quando ti dissi che un Cuore scalpita anche per farsi sentire e perché è stanco di rimanere soffocato dal tuo non mostrarti, dalla tua pigrizia, dalla tua paura del giudizio, dal tuo non creare…

Bene, ritorniamo alla mia amica, la quale, guarda che caso, aveva compiuto un importante lavoro su di sé. Tra i vari sintomi mi ha descritto le palpitazioni.

E’ ovvio che quando si opera in modo importante su se stessi anche la mutazione sarà importante e recepita da noi come “più grave”. I sintomi sono insopportabili e ci spaventano, arrivando ad intaccare anche organi fondamentali come i Polmoni che non ci permettono di respirare come vorremmo e il Cuore che inizia a fare le bizze.

Il Cuore… questo straordinario e potente organo propulsore di linfa vitale. L’organo che unisce il nostro corpo alla nostra parte dell’anima. Il fulcro del tutt’uno. E sfido io non sentire fastidi (come noi li chiamiamo) da parte sua!

Pertanto, comprendo la preoccupazione ma una cosa buona da fare è quella di tranquillizzarsi e capire che tutto sta avvenendo per un buon motivo, il nostro organismo si sta semplicemente adattando a quella persona nuova che siamo diventati. Allora sì, si eviterà di aggravare la situazione e si potrà poi godere del bello.

Così come vediamo del bello in quei fiori o in una farfalla che prima era un bruco. In quel momento di metamorfosi però c’è sofferenza.

Dobbiamo imparare seriamente a riconoscerla e ad amarla senza dare sempre soltanto sfogo a paure e preoccupazioni che ci fanno colare a picco anziché permetterci di innalzarci.

Se per trenta o cinquanta anni hai obbligato i tuoi Polmoni o il tuo Cuore a non espandersi come dovevano, senza rendertene conto, sarà normale che ora, durante una loro più ampia espansione (finalmente) dovranno tirare i loro tessuti o modificare la loro forma. Questa non è una bazzecola. La paura, che neanche percepiamo, ma con la quale viviamo costantemente ogni giorno, tra le mille altre cose poco salutari che ci crea ci abbassa la dose di Potassio nell’organismo. Abbassandosi il livello di Potassio nel sangue, le pareti dei nostri organi si induriscono e si inaridiscono. Non hanno più quindi la loro naturale elasticità. Riuscendo a prendere la vita diversamente, emanando meno Adrenalina e lasciando il Potassio al suo giusto livello ecco che queste pareti si ammorbidiscono di nuovo e tornano elastiche.

Tu stesso, se inizi ad andare in palestra dopo anni che sei completamente fermo come un bradipo ti renderai conto che non è proprio facile ricominciare. Ti sarà capitato di sentire i dolori provocati dall’acido lattico o dai crampi.

Quello che voglio dirti è che non devi per forza farti mangiare dal terrore quando non stai bene. Prova a ragionare. Magari, senza neanche essertene reso conto, hai modificato un qualcosa nella tua vita. Una reazione ad esempio. Magari, di solito, sei una persona negativa che vede sempre il bicchiere mezzo vuoto mentre ultimamente stai rispondendo positivamente o con più sano menefreghismo alle disavventure che l’esistenza ti offre. Già questo è sufficiente per trasformare una piccola parte di te in meglio. Ma prima occorre sopportare un po’ di disturbi.

Ti auguro un po’ di sano malessere se è quello che ti porterà a stare sempre meglio.

Ah! E, ovviamente, la mia amica, dopo qualche giorno di sofferenza, ha aperto il suo cuore nei confronti di un progetto che aveva in serbo da tempo ma che non osava portare avanti. E niente… ora sta benissimo. Bene come non è mai stata.

Prosit!

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Andando contro Osho e Buddha usiamo i doni di Madre Natura

Possiamo prendere quello che Madre Natura ci offre? Sì, certo, ma prima c’è da fare una premessa. Una lunga premessa.

Tutto si basa da ciò che sei. Intendo dire cosa sei dentro non come appari. Quali emozioni e quindi quali energie ti appartengono in quel momento. Dentro… molto dentro.

Mi capita spesso di sentir dire che i fiori non si devono cogliere. Si parla solitamente di fiori selvatici, magari visti in montagna. Ecco, ora tutte le Guide Escursionistiche ce l’avranno con me ma che mi lascino spiegare.

Una bellissima citazione, che dicono appartenere al Buddha, usa proprio il “non cogliere un fiore” come metafora per spiegare cosa significa amare – Se ti piace un fiore semplicemente lo cogli. Quando lo ami, lo annaffi tutti i giorni -. Ci sta.

Anche Osho ha provato a spiegare questo concetto con la nobile frase – Se ami un fiore, non raccoglierlo altrimenti morirà e cesserà di essere ciò che ami. Quindi, se ami un fiore lascialo essere. L’amore non ha a che vedere con il possesso, ha a che vedere con l’apprezzamento -. Sono d’accordo con entrambe le citazioni, o meglio con il loro senso, ma possiamo provare ad andare oltre e diventare un goccio più esperti di quello che siamo. (Osho per primo raccoglieva fiori a tutto andare per preparare tisane, infusi e abbellire i luoghi in cui accoglieva i suoi ascoltatori ma ssssst…. non ditelo a nessuno!).

Dobbiamo imparare ad avere un rapporto diverso e migliore con la Natura, rispetto a quello che abbiamo solitamente. Un rapporto più fertile.

E’ giusto voler proteggere certi luoghi. Io per prima sconsiglio di cogliere fiori così, ad minchiam, come si usa dire elegantemente (ehm… mi si perdoni perchè così è chiaro) ma oggi voglio provare a spiegarti qualche differenza.

Infatti, possiamo fare tutto. Possiamo relazionarci in maniera ben diversa con la Natura, finendola di distaccarla da noi, e iniziare a comprendere che siamo un tutt’uno con essa. Se non vogliamo mancare di rispetto a noi, non dobbiamo mancare di rispetto neanche a lei: piante, animali, rocce, etc… E dobbiamo metterci in testa che il rapporto perfetto è quello del – dare e avere -.

Bisogna iniziare partendo da un basso bassissimo livello di umiltà che non significa mancanza di dignità ma considerazione verso quello che stiamo facendo e soprattutto verso il fatto che stiamo prendendo un qualcosa. Quel qualcosa è nostro, è lì per noi, ma per noi è stato creato e se, con umiltà, riconosciamo questo sacro fenomeno, possiamo facilmente accedere al gradino successivo e utile. Quello che ci porta all’interno della grande stanza della GRATITUDINE.

In questa stanza possiamo accogliere in noi ed essere permeati da una grandissima dose di gratitudine che è l’emozione più importante che possiamo e dobbiamo avere ogni volta che vogliamo usare qualcosa che ci viene offerto.

La Natura è ben felice se noi apprezziamo i suoi doni e li facciamo nostri e tutto è lì per noi in abbondanza divina. La Natura non ha paura di – restarne senza -, non ragiona e non vive come noi umani. Lei da’, regala tutto con tutto il suo amore, senza problema alcuno. Una generosità che commuove. Devi riuscire a connetterti a questa generosità mentre cogli quel ben di Dio. Qualsiasi cosa sia.

Così come prendiamo una mela dall’albero per nutrirci, o le uova di una gallina, o delle bietoline selvatiche, possiamo prendere anche un fiore per sfamarci, curarci o poterlo ammirare all’interno della nostra casa ricordando quanto è bello il mondo là fuori. Possiamo prendere un tronco o una pietra per realizzare componenti d’arredo in casa nostra e vivere il più possibile sentendo i materiali naturali vicini a noi. Per permettere alla nostra creatività di trionfare. Ce n’è un gran bisogno di fantasia. La Natura ne sarà lieta. Questo ci farà stare bene e, se stiamo bene, la Natura è contenta perché, automaticamente, la inondiamo di buone vibrazioni.

Cogliere un fiore è come tagliare la legna per affrontare l’inverno e poterci così scaldare grazie alla sua trasformazione.

Ma non dobbiamo approfittarcene. Con questo non significa che possiamo fare man bassa andando oltre il dovuto. Diventeremo egoisti e approfittatori non più esseri umani che vibrano in alte frequenze. Ecco quindi qualche accorgimento da tenere a mente se si vuole cogliere un fiore (o prendere qualsiasi altra cosa):

Innanzi tutto serve osservare se di quella specie di fiore ce ne sono molte altre nei dintorni. Non essere sbrigativo e affamato. Stai per compiere un’azione che rimarrà registrata nella memoria dell’Universo, esegui il tutto con equilibrio, centratura e sapienza. Se quel fiore particolare è l’unico nel raggio di parecchi metri, lascialo stare, il prossimo anno potresti trovarne due e poi tre e così via. Se invece quel luogo abbonda di quella specie allora puoi anche prenderne qualcuno.

Non esagerare con il numero di fiori. Per abbellire una stanza o per ricordare a te la bellezza che ti circonda fuori casa, ti basta un vasetto con dentro queste ricchezze, non devi addobbare una cattedrale, non ti stai sposando! E’ il senso ad essere importante, non dimenticarlo mai!

Non prendere un fiore durante un’escursione. Quando alla sera sarai arrivato a casa esso sarà morto o avrà patito tantissimo, che te ne fai? A che ti serve un fiore passo? Coglilo solo se vuoi tenerlo per ricordo, magari tra le pagine di un libro. Dai un senso alla tua raccolta, a quell’atto che compi, non pensare solo al “volere”. Cerca sempre di operare come se stessi realizzando una piccola cerimonia.

Ridona alla Terra ciò che è suo. Le mele che cadono da un albero vengono mangiate dagli animali del bosco, quindi sono utili come alimentazione, oppure marciscono e vengono assorbite dal terreno diventando humus, utili anche in questo caso. Alla Natura serve ciò che tu consideri una schifezza da eliminare. Lei lo lavora e lo rende utile sostanza. Pertanto, ogni volta che puoi, gli scarti, ridaglieli. Lei saprà cosa fare. Il fiore colto, e che ora consideri morto, adagialo in un prato.

Quando cogli un fiore lascia a terra l’apparato radicale. Tutta la parte più legnosa vicina alla terra, alla fine del gambo, quella delle radici e a volte con anche qualche foglia, lasciala dov’è. Tu non te ne fai niente. Madre Terra potrà più facilmente far sorgere da lì un nuovo fiore. Attraverso questa attenzione emani rispetto sia per il Pianeta che per gli insetti e sarà il rispetto a tornarti indietro.

Cogliere un fiore è un atto da benedire. Non prenderlo strappandolo come se fosse un foglio di carta soddisfatto di averlo ora tra le tue mani. Questa è avidità.

Avvicinati a quel fiore e benedici la sua bellezza, la sua ricchezza. Inchinati verso chi lo ha creato, ama te stesso e anche la Natura se nella tua mente queste due cose sono ancora divise. Ama la bellezza del creato e ringrazia, di cuore, il poter possedere ora quella creazione divina tra le tue mani.

Stai emanando energie bellissime, il mondo non potrà che esserti riconoscente. Gli stai facendo del bene e tutto quel bene tornerà a te. L’Universo, in queste situazioni, non distingue il cogliere un fiore dal dare una moneta ad un povero. A lui interessano le vibrazioni che stai elargendo, qualsiasi sia il tuo scopo.

Se prendi dell’acqua da un torrente devi cercare di provare le stesse sensazioni. In questo modo, utilizzando il grande tesoro che possiedi del “rispetto” saprai da te regolarti sulla quantità da ottenere senza rischiare di abbondare. Saprai dire basta al momento giusto.

Purtroppo, la maggior parte delle persone non pensa a tutto questo ed essendo che siamo in molti, senza alcuna educazione nei confronti di questi temi, qualvolta ognuno di noi decide di impadronirsi di un elemento naturale accade un pandemonio. Da qui ne deriva rabbia e giudizio da parte di chi sgrida chi non si attiene alle regole create dall’uomo e, alla fine, il risultato, è quello di un gran casino che non serve a nulla e a nutrire la Terra c’è soltanto un caotico movimento di energie negative che sono totalmente deleterie.

Prova ad operare in questo modo. La Terra risponde immediatamente e ti accorgerai subito che non stai provocando un danno bensì essa è contenta. Tratta quel fiore come tratteresti un qualcosa di molto caro per te. Usalo ma non sfruttarlo. Cogline la vera essenza che ti appartiene. Più tu ti ami e ti elevi e più la Natura tutta non potrà che trionfare seguendoti. Perché lei è il tuo riflesso.

Molti anni fa, un mio amico mi disse – Guarda Meg, se strappo il Timo in questo modo, le Api non lo considerano più. Se invece lo colgo in quest’altro modo, loro vanno ancora a succhiare il suo nettare anche se è dentro al cestino. Ti rendi conto? –. Sorrisi davanti alla sua ragione.

La meraviglia di un uomo che coglie un fiore per portarlo alla sua amata o della donna che lo usa per intrecciarsi i capelli con dolcezza… di questo ha bisogno la Terra in cui viviamo. Di questo si nutre felice.

Mantieni quel dono vivo. Non ucciderlo con metodi grezzi. Sii elegante e grato soprattutto. Usa la delicatezza, la parsimonia e, come ti ripeto, la gratitudine. Non puoi fare nulla senza di lei. E puoi fare tutto ciò che vuoi se la utilizzi.

Prosit!

Come, senza accorgertene, ti distacchi da Madre Natura

ESSERE UNO

Molte persone, sovente, mi dicono – Io amo la Natura! – e, solo su questa frase, ci sarebbe da aprire un dibattito abbastanza importante, in quanto viene pronunciata quasi come a distaccarsi dalla Natura. Come se la Natura fosse una cosa (da amare) e noi un’altra. In realtà noi siamo Natura. Amare lei significa amare noi stessi, per forza, e qui le cose iniziano a complicarsi.

Ma l’argomento che voglio affrontare oggi è un altro perché, senza rendercene conto, ci distacchiamo da Madre Terra anche in altri modi, molto più di quello che crediamo.

La onoriamo, la difendiamo, creiamo dei veri e propri movimenti a suo favore ma non ci accorgiamo che basterebbe vivere un po’ di più come Lei, sentirsi Uno, per nutrire il suo Essere e farlo divampare. Per essere Lei. Un tutt’uno con Lei, in simbiosi. Per ingigantirne l’energia. Per renderla ancora più potente.

NON C’E’ TEMPO

Ora, io mi rendo perfettamente conto che, nel nostro mondo, siamo obbligati a vivere con dei “tempi”. Dei tempi che piante e animali non hanno. Siamo costretti a mangiare ad una cert’ora, anche se non abbiamo fame, perché poi sennò fino a sera non possiamo più farlo. Siamo costretti ad andare ad una certa velocità. Dobbiamo essere dinamici, dobbiamo sopportare molte cose e questo ci rende stressati e nervosi, mi rendo conto di tutto, ma è anche vero che dentro di noi, nel nostro mare interiore, non ci sono ostacoli e che almeno un po’, anche solo un pochino, potremmo provare a renderci il più possibile suoi figli – figli di Madre Natura.

Siamo l’emanazione dell’Universo più completa e perfetta che l’Energia Cosmica abbia estrapolato da se stessa. Siamo Esseri superiori, pensanti e dotati della sua stessa onnipotenza ma queste parole possono apparire esagerate seppur vere. Non sarà esagerato, invece, cercare di renderci davvero creazioni della Terra e godere così (soprattutto) dei suoi benefici.

L’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo
(Giordano Bruno)

Libero. Libero come un animale selvatico, come un fiore che non è condannato all’invidia, come una pianta mossa dal vento, come il mare che governa gli animi di molti.

LA GIOIA VIVE NELLA LIBERTA’

Quando qualcuno è convinto di amare la Natura – sopra ogni cosa -, in verità non bada al fatto che egli stesso si sta distaccando parecchio da lei. Non accade sempre ma molti individui cadono in questo tranello.

Non basta andare a dormire come le galline e alzarsi all’alba per dire – Io vivo in base alla Natura -.

Essere in simbiosi con Lei e sentirsi Lei (come dovrebbe essere) significa anche:

– LASCIAR ANDARE. Noi non lasciamo mai andare. Restiamo aggrappati alle nostre cose, al nostro passato, ai nostri affetti. Restiamo legati alle situazioni, ai modi di fare, agli schemi mentali. Ai ricordi, anche se tristi. La Natura sa abbandonare ciò che non gli serve più, lo sa anche eliminare del tutto, quasi severamente, e si rinnova di un qualcosa di ancora più bello.

– CAMBIARE. Ogni cosa in Natura muta. Sempre. In un costante e perpetuo ciclo. Ogni cosa è diversa, imperfetta, bellissima. Noi siamo totalmente restii al cambiamento. Il cambiamento ci spaventa, ci fa male, abbiamo una paura folle del cambiamento. Tutto, della nostra esistenza, deve sempre restare così com’è altrimenti guai.

– VIVERE SENZA ASPETTATIVE. La Natura gode di quello che è letteralmente chiamato Amore Incondizionato. Non si aspetta nulla. Esiste e basta e dona il meglio di sé, in totale purezza, senza aspettarsi nulla in cambio. Non si muove in base ad un riscontro. Non offre in base ad una determinata risposta che dovrebbe arrivare. Non spera. Non attende l’azione di terzi. Lei E’. Focalizzandosi sulle aspettative si soffre molto. La delusione inizierà a governare in noi e la tristezza, nei confronti della vita, prenderà presto il sopravvento.

– SAPER ASPETTARE. Aspettare con gioia, senza rammarico. In serenità. Essere pazienti. Essere coscienti che tutto ha un tempo e che tutto ha un giusto tempo. Nella materia le cose sono lente e pesanti, è inutile affannarsi e disperdere energie dove serve solo attendere nascite. Ogni cosa ha un suo momento, lo si vede chiaramente nelle stagioni. Le stagioni sono periodi dei quali non sappiamo minimamente nulla e mai ci comportiamo come una stagione quando invece, se questo tempo esiste, ed esiste in quel modo, c’è un perché. La nascita, il vivere, il trionfo, la stasi, la morte, la rinascita… nulla di questo culliamo nel nostro intento, verso quello che siamo o che potremmo essere.

– ACCETTARE. La totale accettazione della Natura non ci appartiene. Potrebbe appartenerci ma prevalgono i sentimenti della rabbia, della vendetta, del dispiacere, del fastidio, etc… Non riusciamo ad accettare laddove, come accettare, non s’intende sopportare, ne’ rassegnarsi ma accogliere come nostro ciò che sta accadendo ed eventualmente trasmutarlo con amore e coscienza. Altrimenti è solo un generare dolore. La Natura accetta ogni cosa e brilla sempre più forte di prima.

Devi prima ardere se vuoi brillare – (Mikhael Aivanhov)

LA TOTALE BELLEZZA

Potrei andare avanti con altri esempi ma sappiamo bene che la Natura è una grande Maestra. Il problema è che non teniamo conto dei suoi insegnamenti più profondi. Quelli che vediamo di meno, pur sentendoli dentro di noi a volte anche impetuosi e che scalciano per essere ascoltati.

Ogni volta che ti comporti in modo contrario alla tua Natura ti allontani anche da Madre Terra. Quando hai bisogno di piacere gli altri perché non ti ami abbastanza, quando vorresti che il tuo collega venisse licenziato, quando vedi problemi anche dove non ci sono, quando manipoli le persone a tuo piacimento, quando non sai vedere oltre… sei in totale disaccordo con il Creato. Stai vibrando in frequenze non contemplate da lui e, pertanto, sei “fuori”. Fuori dal Regno, fuori da un disegno divino, stellare.

Certo, so a cosa stai pensando: che le piante non hanno sentimenti come noi, che gli animali non hanno una ragione come noi, che le pietre, il cielo e i torrenti non provano le nostre emozioni.

In realtà, all’interno della scintilla divina che ti ha creato, hai molto più potere di tutto questo. Sei solo schiavo della tua Mente, un sacro dono che spesso mal utilizziamo. Se ti alleni ad ascoltare la voce dell’Anima, che non è altro che la voce del Cuore, tu puoi vivere ancor meglio di qualsiasi altra creatura.

Sempre senza esagerare e fare i fenomeni, che non ci siamo nemmeno abituati, proviamo comunque a nutrire queste doti. Poco per volta. Possiamo imparare a non aver paura del cambiamento, ad esempio, o a farci traumatizzare di meno da lui. Possiamo farlo. E, se impariamo, ne va del nostro benessere.

Prosit!

Riflessioni sui Bonsai

Mi sono chiesta molte volte se questi Bonsai, che tanto piacciono, soffrono oppure no restando piccoli e quasi sacrificati nel minuscolo vasetto che li accoglie. Gli esperti assicurano di no ma io ho comunque voluto rifletterci su.

Camelia

Camelia

E’ vero che le piante non sentono il dolore come lo percepiamo noi o gli animali, non hanno il nostro stesso sistema nervoso, né i nostri neuroni, ma possono provare, è stato dimostrato scientificamente, emozioni negative e soprattutto di tristezza.

Olmo

Olmo

Una sorta di dolore anche questo. E’ però anche vero che, le piante, oltre a nutrirsi di acqua, sali minerali e altre sostanze che non devono mancare, si nutrono principalmente d’Amore.

Podocarpus - Pino dei Buddisti

Podocarpus – Pino dei Buddisti

Ebbene, a me è accaduto questo: premetto di essere sempre stata una grande appassionata di piante di qualsiasi tipo ma, ultimamente, mi sono avvicinata molto ai Bonsai e a quella che è definita una vera e propria arte nel mantenerli. Ciò è accaduto a causa di un periodo un po’ stressante che ha colpito la mia famiglia.

Carmona Retusa - Albero del Thè

Carmona Retusa – Albero del Thè

Avete presente quei momenti in cui si desidera staccare, riconnettersi alla natura e scoprire passioni che ti permettono di evadere? Ecco.

Bouganvillea con germogli

Bouganvillea con germogli

Tutte le piante meritano attenzione giornaliera ma il Bonsai, ti obbliga letteralmente, se ben vuoi tenerlo, ad una continua attenzione nei suoi confronti. Controllare l’umidità del terreno, potarlo, concimarlo, osservare le temperature, le foglioline secche da eliminare… Proprio perché è una pianta “innaturale”, anche se molti Bonsai nascono spontaneamente nei boschi, pretende maggiori cure.

Ciliegina di Ciliegio di Nanchino

Ciliegina di Ciliegio di Nanchino

Appassionandomi ad essi mi giunsero quindi le prime domande, le quali trovarono queste risposte che non vedo come banali giustificazioni anche perché il resoconto migliore me lo danno loro stessi, stando bene e mutando la loro beltà di giorno in giorno.

Prunus Tomentosa - Ciliegio di Nanchino

Prunus Tomentosa – Ciliegio di Nanchino

Il fiore, il frutto, il germoglio, tutti segni che affermano l’ottimo mantenimento da parte mia e di mio marito.

Melo con Melette

Melo con Melette

Come vi dicevo, le risposte che mi diedi furono inerenti al fatto che io in quel momento sentivo bisogno di loro. Li stavo praticamente usando, si. Ma la natura, è ben lieta di essere “usata” da noi. Qualsiasi suo frutto nasce per noi e per uno scopo, l’importante è, ringraziare per questi doni e amare questi regali che ci sta concedendo.

Cotoneaster - Cotognastro

Cotoneaster – Cotognastro

Io purtroppo non possiedo un giardino, ho solo un terrazzo che tra poco si trasformerà in una giungla.

Cotoneaster

Cotoneaster

Il Bonsai mi permette di osservare il magnifico mutare di Madre Natura, stagione dopo stagione, giorno dopo giorno. Mi insegna la pazienza, la fretta che non c’è, l’incanto delle piccole cose, il fare ordine, l’attenzione, il vivere il presente. Mi fa provare la pace nell’animo.

Pepe del Giappone - Falso Pepe

Pepe del Giappone – Falso Pepe

Amandoli e ringraziandoli della buona energia che mi danno voglio pensare di non essere arrivista nei loro confronti utilizzandoli solo a scopo estetico per farmi bella davanti alla gente. Mi danno gioia e spero di darne io a loro. Li vivo a 360°.

Falso Pepe

Falso Pepe

Mi sembra che tutto stia funzionando per il meglio, stanno bene e ogni mattina mi mostrano qualcosa di nuovo. Dal canto mio cerco di trattarli nel miglior modo possibile.

Tutti i più grandi esperti di Bonsai, e mi riferisco anche a chi, in antichità, non li creava per la vendita, sono d’accordo nell’affermare che, i Bonsai, non soffrono bensì sono perfettamente equilibrati e lo dimostra il fatto che continuano a fiorire e germogliare.

Ficus Microcarpa Ginseng

Ficus Microcarpa Ginseng

Il fatto di tagliare loro le radici non è differente alla potatura che eseguiamo tutti noi a piante di grandezze normali purchè, dico io, questo gesto venga fatto appunto con tanto amore.

Glicine - Wisteria

Glicine – Wisteria

Nel momento stesso in cui noi vogliamo tagliare una parte di pianta, quest’ultima prova un’emozione, un’eccitazione che può trasformarsi in eccitazione positiva, se il gesto viene eseguito con gratitudine e affetto, oppure in emozione negativa qualora avvenisse come una recisione normalissima e senza il minimo sentimento.

Gli studi di Cleve Backster, ai quali credo, hanno persin stabilito che la pianta è in grado di percepire la nostra intenzione un attimo prima del taglio, vale a dire che già capisce il nostro stato d’animo ancor prima che con le cesoie stacchiamo da lei un ramo e addirittura, riesce a riconoscere attraverso vibrazioni energetiche l’uomo che a fatto a lei del male tra altri.

Glicine - Wisteria

Glicine – Wisteria

Si, hanno un intelligenza. Un’intelligenza e dei sentimenti molto forti. E’ per questo che sono convinta che si possono tenere e accudire tutte le piante che vogliamo purchè ci convinciamo che sarà l’Amore la loro più grande e fondamentale forza di vita.

Concludo l’articolo con un grande GRAZIE verso i miei Bonsai che potete vedere nelle immagini. – Mi fate stare bene – e ve ne sono grata.

Vostra Meg.

Prosit!

I Fiori: come non li avete mai visti

Quando si parla dell’energia buona e di altre sensazioni che sanno trasmettere le piante e i fiori, così come tutta la Natura, sembra a volte citare questioni ovvie e retoriche.

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Soprattutto poi sembra menzionare argomenti prettamente femminili.

L’uomo, il maschio intendo, che ha a che fare con i fiori, lo si associa ad essi solo in ambito professionale e il suo coltivarli per venderli e per guadagnare. Mi fa sorridere la domanda posta nel test di ammissione alla vita militare – Ti piacciono i fiori? -. Ah! Questi animi sensibili…

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Dal momento che le cose non stanno così, bisogna spiegare bene di quale energia si tratta descrivendo minuziosamente questi esseri viventi così conosciuti ma così misteriosi come i fiori. Un’energia persino terapeutica per: donne, uomini, bambini, anziani. Chiunque.

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Il discorso che affronterò oggi va ben oltre il “significato dei fiori”, tema simpatico e noto ma, sotto un certo punto di vista correlato in quanto, tali significati, non sono stati dati in antichità a casaccio:

Anemone – Sentimenti effimeri

Glicine – Resistenza e Longevità

Bucaneve – Caparbietà e Solidarietà

Margherita – Innocenza

Narciso – Egotismo e Vanità

Si, si… c’è un perchè, ne parleremo in futuro.

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Le essenze floreali trasmesse da queste meraviglie che ci circondano e che, per la maggior parte, proprio in questo periodo si stanno risvegliando, possono influenzare parecchio la nostra vita. Che vergogna però, per un uomo, annusare o ammirare a lungo un bel fiore. Farsi accarezzare dai suoi petali, curarlo ed amarlo. Fortunatamente non è così per tutti.

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Un fiore racchiude in se’ tantissime forze come quelle della Terra Madre e quelle della luminosità del Sole Padre. Sono le energie con le quali egli stesso si è nutrito e, dando ciò che ha, non potrà che elargire energie pure.

– I fiori hanno un’ espressione del volto, come gli uomini o gli animali. Alcuni sembrano sorridere; altri hanno un’espressione triste; alcuni sono pensierosi e diffidenti; altri ancora sono semplici, onesti e retti, come il Girasole dalla faccia larga e la Malvarosa -.
(Henry Ward Beecher)

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I loro colori e le loro forme inoltre, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto, educheranno alla creatività che, credetemi, è il sale della vita. Solo colui che sogna e crea non sarà mai schiavo perchè, per realizzare il suo desiderio, automaticamente diventerà un Creatore. Non posso parlare di floriterapia perché non ne ho le competenze ma ho potuto appurare nella mia vita quanto beneficio i fiori possono regalarci.

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Come noi e come il Pianeta, sono costituiti dall’80% circa di acqua, un’acqua racchiusa dentro a trasparenze sottili, a venature marcate ma tenui. Ci aiutano a scoprire noi stessi e ad avere molta più autostima e fiducia nelle nostre capacità. Ci insegnano la forza. “Molti fiori emettono profumi per favorire la riproduzione e attirare gli insetti impollinatori. La creazione di profumo è un esercizio di equilibrio: le piante devono generare abbastanza odore per indurre gli insetti per fecondare i fiori, ma non così tanto da sprecare energia. Infatti, per molte specie, l’emissione del profumo non è costante ma diminuisce dopo l’impollinazione” (cit. chimicamo.org). I fiori ci insegnano l’equilibrio. L’equilibrio vitale.

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E basterà osservarli attentamente e perdersi nella loro bellezza per arrivare a questo. Il loro sbocciare infatti è un inno alla vita e avviene, sempre, anche contro ogni avversità. Nonostante per loro sia una gran fatica.

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I fiori ci parlano e hanno la grande dote di eliminare da noi le energie negative. Riescono ad assorbirle, come fanno con l’Anidride Carbonica, e le trasformano in sensazioni salutari.

Sarà la dolcezza che possiedono a conquistarci, noi non dobbiamo fare altro che aprir loro la porta del nostro cuore. Osserviamoli attentamente, lo ripeto. Ognuno è un’opera d’arte. Hanno nuances che nemmeno con i più sofisticati mezzi tecnologici riusciamo ad imitare e profumi che regalano essenze atte al benessere. Al di là delle cure attraverso i fiori di Bach, filosofia curiosa e piacevole ma che non tocca questo tema, stare a contatto con i fiori è sinceramente salutare. La loro bellezza, la loro perfezione, ci aiuteranno ad apprezzare di più il mondo, sentirci confortati e gradire le piccole cose.

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Come può un esserino così minuscolo essere anche così perfetto? Eccolo, possiede tutto. E in quel – tutto -, che scopriamo se miriamo ancor di più con i nostri occhi, c’è un altro mondo da svelare… a noi.

I pistilli e gli stami ci appaiono come il suo centro, come il suo arrivo ma no, c’è ancora qualcosa oltre: lanuggine, colori, solchi, palline, polvere sgargiante. C’è la meraviglia. Addentrarsi in loro, toccarli, percepirne la leggerezza. Lasciarsi sollevare l’animo. Perdersi in loro, evadere dal mondo. Così va guardato un fiore. Così saremmo appagati dalla sua energia. I fiori permettono la vita. Sono un anello fondamentale della catena.

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Lo saprete tutti, Albert Eistein diceva – Se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che quattro anni di vita -. E aveva ragione. E le api si nutrono della linfa vitale, del nettare dei fiori così come delle piante. Se ne nutrono entrandoci dentro, impiastrandosi di polline, facendoci l’amore con il fiore. E avviene la riproduzione.

Anche noi possiamo riprodurre grazie a loro. Possiamo riprodurre la nostra gioia, la nostra serenità, il nostro benessere. Amalgamiamoci ad essi. Avviciniamoci a loro in un corroborante abbraccio. I fiori non vanno solo guardati o messi a dimora in uno splendido vaso. I fiori vanno vissuti.

Mi chiedi perché compro riso e fiori? Compro il riso per vivere e i fiori per avere una ragione per cui vivere -.
(Confucio)

Prosit!

Le Voci degli Antenati e delle Forze Universali – Ciotto di San Lorenzo

Cari Prositiani, oggi vorrei portarvi a visitare un luogo davvero particolare che io reputo meraviglioso ma soprattutto ammantato da energie pure, seppur misteriose, che ritengo appartengano alla natura che lo veste e agli uomini che lo hanno vissuto in antichità.

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Una delle più suggestive testimonianze di una natura ancora intatta e di una vita che fu.

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Questo splendore che riposa al di là di un bosco, adagiato tra floride cime e aspri falesie, si chiama Ciotto di San Lorenzo ed è qui che un prato verde, a forma di conca, colorato da fiori che nascono spontanei, raccoglie diverse specie di flora tra le quali sgattaiolano felici vari animali come le marmotte, i caprioli e i conigli selvatici. Siamo in un punto alto della valle in cui vivo, la Valle Argentina, nella provincia di Imperia e ci ritroviamo a 1.400 mt s.l.m. Si giunge in questo paradiso, che oltre all’essere magico, infonde una sua sacralità, attraverso il percorso che porta al Passo della Mezzaluna passando per la fatata Foresta di Rezzo, una splendida e pulita faggeta dove luci ed ombre si alternano creando atmosfere mozzafiato.

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L’entrata del sentiero, un sentiero prevalentemente pianeggiante, largo e libero, è subito dopo Drego, in Passo Teglia, e si cammina completamenti immersi nella natura più suggestiva.

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Una volta giunti al Ciotto, la meraviglia è data soprattutto da un complesso megalitico con tanto di cerchio sacrificale (che potete vedere formato da pietre bianche), masso altare e un grande Menhir.

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L’estremità del Menhir, sta ad indicare approssimativamente l’azimut del sole al tramonto, nel periodo del solstizio d’inverno.

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Grandi massi bianchi, che si distinguono tra il verde acceso, creano lo splendore che lascia estasiati.

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Opere di uomini che vissero tantissimo tempo fa e che oggi ci appaiono come dichiarazioni misteriose e affascinanti. In seguito all’antico popolo che lo abitò, passò di qui San Lorenzo, giovane uomo di origi spagnole che fu Diacono di Roma. Del suo arrivo e della sua presenza sono rimaste le rovine della piccola chiesetta a lui dedicata. I Corvi gracchiano nel cielo terso. Volano in modo circolare attendendo qualche piccola preda. Le Marmotte fischiano e il vento fruscia tra gli arbusti di bacche rosse come il fuoco.

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So che, nascosti da qualche parte, ci sono anche Lupi, Allocchi, Salamandre e Picchi. L’Agrifoglio e l’Aquilegia invece, si mostrano orgogliosi, raccontando il sottobosco. L’Anemone Bianco lo descrive con la sua poesia. Tutto è perfetto. Questo era uno degli snodi della Via Marenca, famosa strada del passato che si sviluppa sui crinali e collega i monti liguri alle zone piemontesi. Uno degli antichi cammini dei pastori che dalle valli di Imperia conducevano i greggi ai grandi pascoli del Monte Saccarello e del Colle di Tenda. Ma perché vi ho portato qui? Come vi spiegavo, in questo regno, si riconosce un’atmosfera atta ad accendere una spiritualità percepibile all’istante. IMG-20150710-WA0039

S’innalza il livello spirituale di esistenza arrivando a distinguere persino forze arcane che osano e vogliono farsi sentire. Questo almeno, è quello che è accaduto a me. Riconosco che la natura ha su di me un particolare effetto ma, con il sopraggiungere della quiete e dell’emozione, si arriva indiscutibilmente ad essere nettamente più sensibili fino a collegarsi, a mio avviso, con le frequenze energetiche dell’Universo che parlano e raccontano attraverso parole proprie o toni di chi qui, ha abitato molto tempo prima.

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E’ persin semplice, basta volerlo. No, non sento le voci e nemmeno ho allucinazioni uditive, come potete vedere sono una normalissima persona che si diverte e sta bene a contatto della Natura.

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Semplicemente percepisco. Percepisco l’amore per Madre Terra che mi abbraccia e mi fa sua. Ancora più sua. Che mi dona forza e sostegno. E complicità. Percepisco la potenza del cielo che avvolge come un manto, e le straordinarie virtù della vita che guizza energica, lì, senza avere il minimo timore. Queste sensazioni mi appartengono; è diverso dal riuscire semplicemente a sentirle. E’ un luogo questo colmo di ricordi ed emozioni.

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Qui, anni orsono, coloro che da sempre nominiamo streghe, si univano alle onde energetiche universali. Qui, uomini credenti, hanno sacrificato ai loro Dei, esseri viventi. Qui, venivano richieste, con tutto il potere che si sentiva e si trasmetteva, le risoluzioni alle necessità. Non si parla di leggende, spiriti o magia. Si parla di energie emesse con un tale vigore da prender vita. Si parla di una forza intrinseca che tutti noi, ancora oggi abbiamo, ma lasciamo sopire quieta e soffocata nel nostro più profondo. In questo posto no.

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In questo posto, così come in tanti altri di questo incantevole pianeta che abitiamo, questa forza fuoriusciva fiera e possente, straordinaria. E si può sentire ancora adesso. E a questo punto, parlare di magia nemmeno mi dispiace. Perché pare proprio come magico, ciò che si riesce a intendere.

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Il riavvicinamento con quello da cui siamo nati. Ognuno di noi può trovare il suo luogo “ideale” per riavvicinarsi a queste forze, per riconoscersi come suoi figli.

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Per sentirsi parte di un mondo ancora più grande, un macrocosmo che solitamente non si identifica. Il mio è qui. Uno dei tanti per lo meno. Puro, protetto, selvaggio. Dall’anima scoperta in bella mostra.

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E ho desiderato farlo conoscere anche a voi. Si chiama Ciotto di San Lorenzo. Il vostro che nome ha?

Prosit!

Esseri Sacri

Vi siete mai soffermati ad osservare intensamente un albero? A guardarlo con occhi diversi? Uno sguardo profondo? Immagino e spero proprio di si. Esso è vivo. Palpita. Respira. E se sai ascoltarlo ti parla. Così come parla con i suoi simili comunicando una lingua a noi incomprensibile ma vera. Fatta di energia e atmosfera.

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Sotterranea e silenziosa che non avviene solo attraverso le fronde che s’incrociano tra loro giocando col vento ma anche attraverso le radici in uno scambio simbiotico con il quale riescono anche ad aiutarsi a vicenda. Gli alberi che donano forza. Abbracciamo un giovane albero, già adulto però; ci riempirà di vigore e positività. Sarà in grado di assorbire il nostro eventuale malessere e sprigionare invece gioia in noi. Quelli ancora piccolini, lasciamoli crescere, non hanno ancora la possibilità di cullarci in un immaginario abbraccio.

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Gli alberi. Che formano il bosco, le foreste, così come tutte le parti del nostro organismo formano il corpo umano. Non sono messi a caso. Il Pino Silvestre ad esempio, si trova solo in determinate zone, altezze e soprattutto verso il centro della selva. Perché il Pino Silvestre ha le stesse funzioni del nostro polmone. E infatti, il nostro polmone è situato in una posizione relativamente centrale a noi, al nostro torace.

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Permette al bosco di respirare e più di altri, e più velocemente, trasforma l’anidride carbonica in ossigeno con la grande capacità di purificarlo e disinfettarlo. Compito esattamente opposto invece spetta al Brugo. Un alberello dalle dimensioni minori, talvolta chiamato addirittura arbusto che se ne sta, recintando, intorno alle altre piante. Sarà facile infatti notarlo a bordo strada. Perché il Brugo protegge.

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E come la nostra pelle, cerca di difenderci dai nemici che possono intaccare la parte più interna di noi. Lui che può. Lui che “non patisce niente”. Alberi austeri, imponenti. A volte invece bizzarri e simpatici dalle svariate forme. A volte addirittura sacri. E ne sono d’accordo. Sanno ascoltarvi. Può sembrare impossibile ma è così. Hanno un anima. Toccateli, accarezzateli, fatevi regalare un po’ della loro forza, vitalità e saggezza. Alberi che dominano. Che sovente, tutti insieme, scaturiscono quasi timore.

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Che attirano fulmini, proteggono dalle frane, ci fanno ombra. Diventano ottimi nascondigli per gli animali. Riescono persino ad attirare, e questo è riferito prevalentemente agli insetti, bestioline in grado di difenderli da agenti patogeni che potrebbero fargli del male. In cambio, elargiscono sostanze più che nutrienti e ripari per i loro aiutanti. Si rinnovano costantemente arrivando addirittura a far seccare quella parte che non serve più, ad eliminarla.

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Pur di rimanere vivi. Quasi eterni molti. Sono esseri viventi molto longevi. E amano vivere in serenità e armonia. Non sentono il nostro stesso tipo di dolore. Non hanno le nostre stesse cellule neuronali ma soffrono quando viene fatto loro del male. Soffrono in modo diverso ma è così. Rispettiamoli.

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Un mondo senza questi figli della terra, non sarebbe un mondo. Senza i loro fiori, senza i loro frutti. Organizzate una passeggiata sotto agli alberi e provate a condividere momenti con loro come non avete mai fatto. Pensate che, a lungo andare, possono anche insegnarvi ad avere la loro stessa sensibilità e mi riferisco ad una sensibilità di percezioni, di impressioni. A sentire non solo con le orecchie e a guardare non solo con gli occhi. Queste sono per me doti che fanno bene, di cui tutti abbiamo bisogno e gli alberi, ne sono i maestri migliori.

Prosit!