Cortecce e vibrazioni

Siamo troppo abituati a riconoscere soltanto la nostra parte fisica, materiale. La nostra come quella del mondo che ci circonda.

Non consideriamo di avere anche una parte (immensa) che è Spirito e cioè non tangibile, non materiale. Formata da vibrazioni. E non consideriamo nemmeno il fatto che la Natura stessa è un insieme di vibrazioni. Ecco il fulcro importante dove avviene lo scintillio. La connessione.

Certo, è facile da dire ma difficile da mettere in pratica. Come si fa, dopo tanti anni, abituati a osservare solo quello che l’occhio vede?

Purtroppo, a causa di questo, viviamo una vita totalmente immersi nella materia non potendo usufruire di quello che invece ci spetta in altre dimensioni. Siamo come amputati che non possono godere dell’usufrutto di molte altre parti (nostre).

Negli ultimi anni si parla tanto di connettersi al bosco, agli alberi, alla Natura tutta, perché questo ci fa bene e ci migliora la vita. Si parla di veri e propri “bagni di Foresta”, un toccasana per la nostra quotidianità. Non lo metto in dubbio.

Dal punto di vista biochimico, le piante, possono davvero emanare sostanze terapeutiche per noi, come i terpeni o gli oli essenziali, che respirati vanno a solleticare le nostre ghiandole, le quali secerneranno ormoni utili al nostro benessere. Utili anche a farci sentire più felici.

Il problema è che questo risultato, completamente materiale, ha una durata breve, quasi come se fosse un medicinale. Cioè “cura” a valle ma non alla sorgente e nemmeno in modo definitivo.

Purtroppo, riconoscendo solo il nostro fisico e facendo altrettanto con le piante, otteniamo un effetto effimero dalla beve durata. Alla sera, dopo una passeggiata in montagna, ci rimangono belle memorie: il verde che richiama la vita, le fronde che ci sono apparse sinuose e floride, i fiori che ci hanno stupito, ma l’indomani, in ufficio, siamo immediatamente pronti a innervosirci e a battagliare contro il cliente o il collega che ci stressa. Proprio come lo eravamo prima di partire per la nostra bella escursione.

Certo. Di quelle piante ne riconosciamo la corteccia, le foglie, i fiori, il tronco, una bellezza prettamente estetica e quindi fisica, che non dico essere – il nulla – ma ha poco valore con quello che vogliamo ottenere ed è davvero dura connettersi a tutto questo attraverso tale sguardo. Come può un corpo umano sentirsi albero, o ramo, o radice? E’ difficile ed è anche sbagliato! Non siamo pezzi di legno e neanche petali. Siamo molto di più.

Le nostre memorie ce lo dicono subito anche se non ce ne accorgiamo e quindi diventa dura coagularsi a tutto questo. Sappiamo bene, dentro di noi, di non essere quel “materiale” lì.

Potresti forse veramente vederti e sentirti corteccia? Lo trovo ostico.

E’ altrettanto difficile vedersi come ora proverò a spiegarti ma, dopo un lungo allenamento, se ci riesci, potrai godere di un effetto benefico a lunga durata.

Se solo tu potessi vedere vibrazioni al posto del tuo corpo e potessi vedere vibrazioni al posto dell’apparato fisico dell’albero, allora comprenderesti che Tutto (tu e lui) è vibrazione. Un insieme di onde. Ora è più facile vedere un tutt’uno attraverso questo… non credi? Un semplice insieme di onde vibrazionali.

Da te partono delle onde, dalla pianta partono delle onde ed entrambe si amalgamano assieme in una splendida unità.

Tutto l’Universo è formato da onde.

Chiudi gli occhi. Oh si! So bene che quando vai in mezzo alla Natura difficilmente ti soffermi e chiudi gli occhi ma prova a farlo. Mettiti davanti ad un albero qualsiasi, senza toccarlo, e chiudi gli occhi. Percepisci il tuo corpo ma prova a immaginare dentro di te un muoversi di onde elettromagnetiche le quali riescono anche ad uscire da te e a muoversi tutto attorno a te andando fin dove vuoi tu. Quando diventi padrone di questo pensiero immagina che dall’albero escono onde uguali alle tue, le quali vengono ovviamente ad abbracciare quelle che emani tu e tra voluttuosi ghirigori di energia danzano nell’aria che circonda te e l’albero. Resta per diversi minuti su questa immagine. Come ti ripeto, ci vuole tempo. Ci vuole allenamento.

Se tu facessi questo “esercizio”, diverse volte, poi ti verrà più facile.

Semplicemente cammineresti tra le piante percependoti energia e sentendo la loro energia connettersi alla tua.

Questa è la cosa basilare. La quale può aiutarti anche in tantissime altre occasioni della vita.

Quando, ad esempio, ti succede qualcosa di poco gradevole, se impari a considerarti energia, puoi vedere quanto sei immenso e osservare quell’evento dall’alto vedendolo molto più piccolo e innocuo di quello che è. Non dico che, a quel punto, sia come non doverlo vivere ma la tua Mente lo percepirà più ridotto e il tuo cervello lo mostrerà a te meno pericoloso perché si premunirà di contrastare un fattaccio che considera minuto anziché gigantesco.

Anche per questo motivo sentirai maggiormente il beneficio della Natura anche “a casa” e per più tempo. Lo sentirai dentro di te. Agganciato alle tue frequenze. E’ tuo perché… lo sei. Non lo vedi ma lo sei diventato. Per questo perdura.

Come ti ripeto, l’unica cosa da fare è allenarsi. Educare il cervello. Il cervello esegue ciò che noi vogliamo. Per lui è come guardare un film e prepararsi in base al video che vede.

Devi cercare di impegnarti all’inizio, anche se ci vuole tempo, ma questo serve a seminare bene.

Prosit!

Le intemperie non ti fanno ammalare

Togliti dalla testa queste assurde idee e prova a vivere più liberamente. Sradica queste convinzioni, queste vecchie memorie, perché sono false ma tu le rendi vere. Loro nutrono con del cibo “tossico” il tuo cervello e questo poi agisce in base a ciò che riceve.

Ho camminato per ore sotto la pioggia, tra gli sbuffi potenti di un vento gelido, ho annaspato nella neve e ho sudato sotto al sole cocente. Ho fatto tutto quello per il quale siamo nati. Per il quale il nostro intelligentissimo organismo è stato strutturato e tu non sei diverso. Non definirti debole, sfigato, sensibile, non lo sei se non lo vuoi. Io non sono meglio di te. Non sono più sana di te e non sono più fortunata di te.

Il tuo corpo è Natura e può sopportare tutto quello che la Natura manifesta. Perché siete un tutt’uno.

Lo so che la pubblicità ti mostra medicinali durante il periodo invernale promossi da attori raffreddati con sciarpa e cappello in stato di sofferenza. Lo so che tua madre ti ha sempre detto – Non sudare! – o – Mettiti la giacca che altrimenti prendi freddo -… lo so, ho avuto una madre anch’io… ma credimi se ti dico che sei un insieme di frequenze che vibra assieme alle frequenze di Madre Natura. Madre natura non può e non vuole farti del male. Secondo te un Pianeta, intelligente come il nostro, può offrire la vita per far ammalare i suoi figli? E non guardare i cambi climatici, l’inquinamento, il “Non ci sono più le stagioni di una volta”. Ragiona sul fatto che c’è anche un’evoluzione, come in tutte le cose… pure per il Pianeta Terra. Ma tu puoi convivere tranquillamente con tutto questo. Ed evolverti assieme a lui.

A farti ammalare sono i tuoi schemi mentali. Le tue convinzioni e la paura che queste siano vere.

Certo, non ti dico di non prendere provvedimenti. Io ho una giacca antivento, io ho delle ghette, io ho degli scarponi in gore-tex durante le mie escursioni, in base al clima e al territorio che presumo di vivere. Di certo non vado sul Monte Saccarello, in pieno inverno, in canotta e pantaloncini ma mi bagno lo stesso, mi si ghiacciano persino i capelli dal freddo, mi cola il naso, a volte i piedi sono immersi nell’acqua che riesce ugualmente a trapassare e sento la schiena e le dita ghiacciate. Tutto questo per diverse ore. Ovviamente, appena arrivata a casa mi faccio una bella doccia calda, me ne sto diversi minuti sotto a quel tepore ringraziando il calore di ritemprarmi, mi metto dei vestiti puliti e caldi, belli pesanti, mi riposo (il riposo è sempre la cura migliore) e poi mi spoglio, man mano che passano le ore, per abituare il mio corpo.

Come gli animali. Loro si bagnano, poi si scrollano, si leccano il pelo, si rintanano e dormono producendo calore attraverso il loro corpo che va in relax e quindi tutto può preoccuparsi di curare ciò che eventualmente va curato.

Ecco, queste sono naturalmente le considerazioni da tener da conto. Ma non significa che non puoi bagnarti o non puoi resistere al vento. E non dire che io sono abituata. Se così fosse, puoi abituarti anche tu. Sei Natura! Il tuo corpo è stato realizzato per convivere egregiamente a qualsiasi agente atmosferico.

Ti dirò di più: vivendo certe condizioni abitui il tuo fisico a sopportare qualsiasi manifestazione della Natura ma soprattutto lo irrobustisci e permetti (finalmente) ai tuoi anticorpi di rinforzarsi, diventare più potenti, più veloci e più forti.

Sì, mentre tu stai faticando un poco per abituarti a certe condizioni anche loro, i tuoi anticorpi, si stanno muovendo per far fronte a determinati eventi e ne hanno il tempo. La tua parte fisica, in quel momento, patisce un goccino e il tuo cervello comprende che qualcosa non va quindi tutto si aziona al fine di difenderti. Si prepara, si allena e si trova pronto in caso di necessità.

Non dimenticare, inoltre, che in inverno e in alta montagna, l’aria è pulita e ricca di sostanze nutritive. Potrai così nutrire il tuo organismo di aria buona e ossigeno puro che rinforza tutti i tuoi apparati. Un ossigeno deciso e “pungente” che renderà più forti ed elastiche le pareti dei tuoi polmoni, dei bronchi e degli alveoli.

Non aver paura nemmeno per tuo figlio. Permettigli di giocare sotto la pioggia che è il liquido seminale della terra, lo asciugherai per bene quando rientra. Permettigli di sentire la bellezza del vento sulla sua pelle e tra i suoi capelli, i bambini hanno ancora sensi sviluppati che noi abbiamo reso dormienti. Permettigli di giocare con la neve e di mangiarla, di giocare nella terra e sporcarsi. Nulla della Natura vuol far del male al tuo bambino.

Non privarti di atmosfere spettacolari che sono regali. Non evitare quello che credi insano e che invece vuole regalarti risorse e vigore. Diventa amico della Natura, di ogni sua forma. Lasciati andare con fiducia a quello che è assolutamente naturale e ti appartiene.

Pensa a quanto sarà bello quando un domani potrai affrontare qualsiasi cosa rimanendo nel tuo perfetto stato di salute.

Ti basta provare a non aver paura e puoi farlo perché sei più forte di qualsiasi cosa.

Prosit!

Vivere il Presente e “staccare” davvero quando si è nella Natura

La maggior parte delle persone che mi racconta l’ultima esperienza vissuta in natura si sofferma molto su un qualcosa che è successo di eclatante ma mi rendo conto che non va oltre.

Prendiamo, per esempio, come luogo, la montagna. Amo la montagna, la vivo, sono un’escursionista e un’esploratrice per cui, amici e no, vengono spesso a raccontarmi le loro avventure per poterle così condividerle con me. Per imparare, per coinvolgermi o anche per insegnarmi.

Finchè mi parlano di tecnica non discuto su nulla, anzi, posso solo che stare zitta e ascoltare ma se il discorso vira verso mete più… spirituali o emozionali, mi accorgo subito che molti di loro, in realtà, non sanno neanche di cosa stanno parlando. Questa però non vuole essere una critica, ognuno è libero di vivere come vuole gli eventi ma, essendo che essi stessi ricercano con smania ciò che raccontano, ho deciso di scrivere quest’articolo per aiutare e quindi non per giudicare.

Per ricollegarmi alla frase iniziale di questo post, come dicevo, vengono registrate solo immagini eccezionali. Cioè: se avviene un incontro a sorpresa con un animale, se si può godere di un panorama mozzafiato, se si nota un fiore bellissimo, se si vive un fenomeno particolare regalato da Madre Natura, etc… allora lo si serba dentro, lo si ricorda e lo si riporta, ma se mentre si cammina per un sentiero io chiedessi – Che alberi c’erano dieci minuti fa attorno a noi? – in pochi risponderebbero. Questo non significa che bisogna sapere per forza il nome di tutte le piante, il problema è che non si saprebbero neanche descrivere. Quelle foglie com’erano? Grandi o piccole? Che forma avevano? Che venature avevano? Non si sa.

ESSERCI

Non si sa perché non si osserva ma, in questo particolare caso, “osservare” non significa solo “guardare”. Significa “esserci”. Inoltre è anche molto utile “osservare”, in luoghi montani, al fine di evitare di perdersi e riuscire ad orientarsi.

Quando abbiamo iniziato questo percorso, hai camminato su pietre o su terra battuta? L’edicola con dentro quella piccola Madonnina, all’inizio della strada, l’hai vista? Che due farfalle stavano facendo l’amore su quell’Orchidea selvatica l’hai notato? -. La risposta è (quasi sempre) – No -.

Questa non è una colpa. Tutto ciò accade semplicemente perché, in realtà, non riusciamo a staccare con la nostra parte materiale. La cosa è un po’ difficile da fare e anche da spiegare. La nostra porzione fisica ci serve durante un’escursione, così come ci serve in ogni azione della nostra vita. In un’avventura in montagna la Mente deve essere presente. Ci aiuta a scegliere, a valutare, ad essere attenti. Il corpo deve rispondere a determinati impegni, ci avvisa se ci stiamo disidratando, ci permette di raggiungere luoghi meravigliosi. Non possiamo e non dobbiamo distaccarci del tutto da quello che siamo nella materia ma non dobbiamo neanche percorrere quel momento in totale fisicità.

La nostra parte spirituale è quella che più di tutte può servirci. Essa è ricca delle virtù quali: la preveggenza, la visione a 360°, la forza, il coraggio, l’amore, il riconoscere la bellezza, la gratitudine, la comunione, la contemplazione, l’osservazione, l’esserci e molte altre. Ogni giorno della nostra vita dovremmo vivere riflessi in questa parte di noi ma è ostico mentre si deve esistere all’interno della nostra quotidianità con tutto quello che comporta. Una giornata in montagna, che nasce proprio al fine di “staccare”, termine usato da tutti, permette questo più facilmente e può anche essere un buon allenamento da inserire poi nella vita di tutti i giorni e in ogni luogo.

Quante volte si sente dire appunto la frase – Andare a fare una passeggiata in natura per “staccare” -. Per non pensare, per rifocillarsi di energia positiva, per acquisire salute sia fisica che mentale, per svagarsi e rasserenarsi, per allontanare da noi i problemi. Tutto bellissimo, il fatto è che non serve a niente se non si vive – quel modo – in un – determinato modo -.

Nel momento stesso in cui si fa ritorno a casa, a cullarci vagamente, può essere solo il ricordo di quello che abbiamo passato, ma questo non giova a nulla e ci ritroviamo fin dalla sera stessa, più stanchi forse, ma non con un animo diverso o migliore.

Sai… è che quando cammini su quei monti, cambia il luogo ma tu sei esattamente dov’eri prima, nella tua dimensione di sempre, quella piena di problemi e fastidi e preoccupazione. Ebbene sì.

Ti sembrerà assurdo quello che dico perché tu affermi di aver avuto accanto a te degli alberi, un torrente, delle pietre e le farfalline. Tutto ciò ti ha donato gioia perché son cose che non vedi sempre. I profumi che penetrano nelle tue narici non sono paragonabili a quelli che respiri ogni giorno e quei panorami non hanno nulla a che vedere con quelli che puoi osservare dal tuo balcone.

Non parliamo poi se ti capita di vedere un animale selvatico (come dicevo prima): un Camoscio, o un Capriolo, o un’Aquila che tu ovviamente non riconosci come Aquila, ma hai visto un coso enorme volare, nettamente diverso dai Piccioni ai quali sei abituato. Ecco, in quei momenti, ti sembra di aver vissuto qualcosa di grandioso e pensi di essere riuscito nel tuo intento.

Non è così. Ponendo attenzione puoi notare che la tua Mente è sempre proiettata verso un tempo che non è quello che stai vivendo. O è il passato o è il futuro. Quando si parla di passato e futuro non si intende un distacco di anni. Nel passato regna la depressione mentre nel futuro regna l’ansia. Detta così sembra grave e lo è ma ho voluto prendere gli stadi massimi di questi tempi per farti comprendere meglio.

Mentre cammini in montagna pensi magari a tuo marito che è rimasto a casa… “chissà cosa starà facendo, poteva venire con me quel pigrone!”. Pensi che quello è il tuo ultimo giorno di ferie e dall’indomani ti aspetta un periodo di lavoro molto intenso. Vedi un Giglio meraviglioso “oh! A mia mamma piacerebbe tanto, quasi che glielo colgo, no… però… non è giusto toglierlo da qui e poi seccherebbe fino a stasera”. In casa hai tutto? “Chissà se arrivo in tempo per comprare quelle cose che mi mancano e preparare cena”. “Cavoli, domani è il 15 del mese, mi scade la bolletta della luce”. “Ma guarda se doveva venire anche lei oggi, non la sopporto”. “Che stanchezza ma quanto manca?”. “Dio, speriamo di non incontrare Vipere perché ne ho il terrore”. “Stasera chiamo Giovanni e gli dico che questo è un posto magnifico per i funghi!”. “Che nuvole laggiù! Ma pioverà? Speriamo di no, è così piacevole questo sole”. “Sono le dieci e quel vigliacco non mi ha ancora scritto”. E intanto la montagna, con tutte le sue meraviglie, ti scorre sotto il naso e non vedi nulla.

Se si riuscisse a vivere il Presente, chiamato anche “Qui e Ora” tutto sarebbe diverso. E di molto. Non solo per il momento in sé, per quel godere in toto e in assoluto il luogo in cui sei con tutti i suoi ingredienti, ma soprattutto perché, così facendo, coagulandoti totalmente con Madre Natura, allora sì che potrai portarti a casa tutti i suoi benefici i quali dureranno giorni in voi.

Sii quella foglia! E a casa potrai sentirti leggero e capace di accettare ogni cambiamento.

Sii quell’acqua! E a casa potrai sentirti fresco e nutrimento per gli altri.

Sii erba! E a casa potrai sentirti forte e pronto ad ogni evenienza.

Sii pietra! E a casa potrai sentire che nulla può scalfirti o buttarti giù.

Sii vento! Sole! Tuono! Pioggia!

Assorbi in te le caratteristiche di quello che ti circonda. Tocca quello che ti circonda. Annusalo. Guardalo con attenzione. Portati dentro ciò che è. Diventalo. Allora si che davvero ricaricherai le tue batterie e sveglierai in te qualità sopite da tempo.

Aguzza la tua vista, libera le tue orecchie, ascolta con il naso e impara ad usare altri sensi non biologici. La percezione, l’intuito, la capacità di vedere oltre, la bellezza sospesa dell’attesa, il brivido del coraggio. Senti con la tua pelle. Nessun organo, se non il cuore, è così adatto come la pelle per “sentire”. Diventa un tutt’uno con gli alberi, gli animali, i crinali, ti appartengono e tu appartieni a loro.

In quei momenti non esistono le bollette, il marito, la mamma, la paura delle vipere, il fidanzato che non ti scrive… esisti solo tu. Esistete solo tu e Madre Natura.

Provaci. Non ti sarà facile le prime volte ma quando ti sarai abituato non potrai farne a meno. Non farti ingannare dalla mente che considera questa un’evasione dalla realtà. Non credere di essere “fuori con la testa” in quel momento e di non poter fare attenzione o non riuscire a goderti quegli istanti. In realtà, acquisisci ancora più capacità. Tutto si amplifica e si moltiplica. Il cuore della Terra che batte ti passa tutto di sé. Nulla può sfuggirti. Fidati. Devi solo aver pazienza perché le prime volte ti sentirai all’inverso, come a non esserci.

Punta una foglia. Guardala come se fossi un microscopio vivente. Guardane ogni più piccola particella. Immedesimati in lei. Cosa sta sentendo? Quella lanugine che la ricopre, ricopre anche te. Se senti quella sua delicatezza è perché quella delicatezza ti appartiene. E’ anche la tua. Respira come respira lei. Impara a percepire il tuo sangue che scorre nelle vene come lei è consapevole della linfa che la nutre. Punta un ramo e poi un intero albero. E tutto quel bosco. I suoi suoni, il suo respiro, la sua voce. Che energia emana quel bosco? Cosa senti? A tua percezione personale, che tipo di vibrazioni sta emanando? Quello stato di Presenza che riesci a mantenere non racconta menzogna alcuna.

Se riesci in questo, col tempo, allora capirai cosa davvero significa “staccare” e potrai godere a lungo di quel contatto terapeutico. E non ti mancherà quel benessere perché sarà dentro di te. Impara le lezioni che questa grande Maestra ti insegna, sono tante e assolutamente adattabili alla tua vita in città. Sono lezioni meravigliose.

Ti auguro tantissime escursioni indimenticabili.

Prosit!

 

Il grande Demone e il piccolo pezzo di Formaggio

CORRERE AI RIPARI

Qualche giorno fa, totalmente preda di una fame incredibile, aprii il frigo e ingurgitai con avidità un pezzo di formaggio che trovai bello e pronto e…. ghiacciato.

La mia fame si saziò ma, dopo qualche minuto, iniziai a stare poco bene. Provavo un senso di nausea e sentivo nella gola il retrogusto del formaggio che mi infastidiva. Se poco prima quel sapore lo avevo trovato delizioso, ora mi stava disturbando parecchio e avrei voluto vomitare.

Mi preparai un tè bollente, capendo che mi era rimasto sullo stomaco quel cibo freddo e mandato giù di corsa (tra l’altro sono sempre stata sensibile a queste cose).

La calda bevanda mi fece bene, riuscii ad equilibrare di nuovo la temperatura dentro di me ma il mio organismo si era ormai messo in moto per difendermi da quello che aveva visto come un attacco.

Mentre sorseggiavo quel liquido ambrato ragionai sul fatto che, in quel momento, non mi stavo sentendo male a causa del formaggio ma a causa delle modalità di difesa del mio corpo. Il formaggio era la causa, certamente, ma ciò che mi stava annientando erano i mezzi che il mio fisico stava utilizzando. Nausea, senso di mancamento, disturbo allo stomaco, pelle d’oca, brividi, etc…

MEZZI DRASTICI MA UTILI

Ossia, guardiamo ad esempio uno svenimento. A noi sembra un qualcosa di brutto. Non è certo piacevole svenire. In realtà è una modalità di stand by in cui l’organismo ci obbliga a stare per potersi così preoccupare soltanto dell’eventuale danno e di nient’altro. Mentre siamo svenuti, infatti, consumiamo meno energie, non utilizziamo parti del corpo, soltanto i principali e vitali meccanismi sono in funzione, tutto il resto è “spento”. Il nostro corpo può così concentrarsi soltanto sul “nemico” e ha un mucchio di energia in più per poterlo fare. Però noi, cavoli, siamo svenuti a terra incoscienti, destabilizzati e anche un po’ rintronati. Non consideriamo lo svenimento come una modalità di difesa. Quando ci svegliamo ci sentiamo deboli, stiamo poco bene, ci gira la testa, non capiamo cosa sia successo… Sono stati usati mezzi drastici ma era l’unica soluzione per salvarci la vita.

Ringraziai il mio corpo per il suo processo sublime ma cercai anche di risolvere la situazione in quanto non stavo bene per niente. Quel piccolo pezzo di formaggio, grande quanto un dito, aveva fatto sì che il mio organismo ora mi avesse annientato totalmente ed ero seduta su una sedia in un malessere generale sentendomi uno straccio. In questi casi, il corpo, toglie da una parte per dirigere tutte le sue forze dove più occorre e spesso ci si sente poco bene.

Il nostro corpo opera sempre intelligentemente per salvarci, anche quando non ci sembra che sia così. In parole povere, e spero di riuscire a spiegarmi, io non stavo male per il formaggio ma per la risposta del mio organismo al formaggio.

MODALITA’ DIFESA

La stessa cosa vale per un demone che vive dentro di noi. Molto spesso quelle che chiamiamo – Battaglie per trasmutare un Demone che ci tiene prigionieri -, sono dovute proprio a causa dello sforzo e degli strumenti che mettiamo in atto per combattere quel mostro che ci fa vivere in malo modo. Ma non è tanto il demone in sé a recarci malessere quanto l’attrito che poniamo verso il suo esserci e le protezioni che tiriamo fuori per difenderci dal “male”.

Modificare la nostra reazione verso il suo fare ci disturba e ci spaventa persino, anche se non ce ne accorgiamo.

Fin tanto che seguiamo il suo volere nulla accade ma nel momento in cui decidiamo di ribellarci possiamo soffrire molto. E’ che non lo decidiamo noi come corpo, lo decide la nostra Anima, ma noi non abbiamo un Anima, noi SIAMO Anima. Quindi sempre noi.

Riconoscere questo e lasciarci andare (come se “svenissimo”) aiuta il nostro Essere a combattere quella battaglia.

L’unica cosa che avrei dovuto fare il giorno in cui ho mangiato quel pezzo di formaggio sarebbe stata quella di coricarmi, lasciarmi andare e aspettare che il mio fisico facesse tutto il necessario. Io l’ho aiutato con il tè caldo, gli ho dato una mano, ho usato la Mente come alleata nel trovare un valido aiuto ma poi, sfinita dagli strumenti del mio organismo, avrei dovuto soltanto distendermi al calduccio e attendere.

Un animale selvatico e ferito fa esattamente la stessa cosa quando gli accade un brutto avvenimento. Dopo essersi leccato la ferita, aiutando il suo corpo come io ho fatto con la tisana, si accuccia raggomitolato nella tana e semplicemente… attende.

ODIOSA ATTESA

Per noi l’attesa è una situazione orribile. Ci agita, ci mette ansia, la detestiamo. Non sappiamo attendere, vogliamo e dobbiamo guarire in fretta.

Capendo che sono i nostri strumenti di difesa a farci del male (ma per il nostro bene) non dovremmo fare attrito. E’ l’attrito che ci causa malessere.

Facciamo un esempio: Io sto male perché vengo scartata da un Concorso di Bellezza (ovviamente non potrà accadere mai perché sono bellissima… tsè! Scherzo… non ho neanche mai partecipato ad un Concorso di bellezza!). Comunque, supponiamo che mi lasciano fuori e, così facendo, mi fanno capire che non valgo, che sono rifiutata, che il giudizio nei miei confronti è negativo, etc… etc… Insomma mi sento una cacchina. Se io non fossi vittima del demone del giudizio e del demone dell’autosvalutazione e avessi una grande autostima nei miei confronti e mi amassi molto, tutto ciò non mi toccherebbe neanche (anzi… per la Legge dello Specchio neanche mi rifiuterebbero se io non rifiutassi me stessa) ma visto che io in realtà sono una povera vittima, condannata a cercare l’apprezzamento degli altri e la vanità, dal momento che non so amarmi da sola sopra ad ogni cosa, tutto ciò mi ferisce profondamente.

A ferirmi però non è la valutazione dei giudici anche se può sembrarmi tale. A ferirmi è la mia ribellione in base alla non accettazione di quello che la mia Anima attua verso questo giudizio. Accogliendo come attacco (dolore – nemico) quella valutazione, la mia Anima inizia a fare di tutto per aiutarmi a sopravvivere. Mi fa vedere bene il quadro del mio valore. Mi fa vedere allo specchio quella parte intrinseca che altrimenti non vedrei. Quella valutazione esterna è, in realtà, la mia che ogni giorno indico a me stessa. Io mi rifiuto, loro mi rifiutano. Il mondo, in qualche modo, mi rifiuta.

Si capisce? Mamma mia che argomento difficile da spiegare. Forse non ci sto riuscendo neanche bene.

Il fatto è che ci annientiamo, facciamo un mucchio di fatica per sorpassare questa brutta situazione quando invece basterebbe lavorare dentro di noi e attendere. E’ totalmente inutile operare verso il mondo esterno. Aggiungiamo dolore al dolore. Proiettare la nostra sofferenza verso l’altro e pretendere che l’altro cambi (in questo caso che cambi il giudizio nei miei confronti) è totalmente inutile se lui è “obbligato” a rispecchiare quello che nutro in me.

LA RISOLUZIONE

Tutto quello che posso fare è rilassarmi, aspettare e nel mentre imparare ad amarmi e accettarmi per quella che sono senza rifiutare nulla di me. Con calma. Come a svenire e poter così focalizzare tutte le mie energie solo in quella cosa. Come se non avessi altro da fare. Accucciata in un angolo, come un piccolo cane ferito. Immaginando la mia guarigione, visione che mi porterà sicuramente a stare meglio.

Come se attendessi una cicatrizzazione ma, attraverso il lavoro su di me, ho disinfettato la ferita. Saprete anche voi che non serve a nulla far chiudere un taglio se c’è un’infezione al suo interno. E’ assai dannoso. Sulla cute tutto si rimargina ma dentro l’infezione cammina nascosta ed è un guaio.

Lasciati andare. Non aver paura dell’attesa. Impara a credere che tutto è perfetto e che l’Universo ti mette sempre nel posto giusto in cui puoi crescere, cioè ti fa vivere esperienze che ti portano all’elevazione. Devi solo istruirti sul riuscire a tradurre il loro senso, il loro messaggio.

Lasciati andare, affida la tua angoscia al Cosmo che saprà lavorarla al meglio e tutto si sistemerà. Non annaspare, non serve a nulla, hai una Madre incredibile che è l’Energia Cosmica, la quale saprà coccolarti e risolvere i tuoi problemi al meglio. Affidali a lei. E rasserenati.

Prosit!

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Quando le anime si incontrano

È UN INCONTRO D’ANIME

Eros Ramazzotti cantava – È un incontro d’anime…! – ma il suo, seppur vero, voleva essere un messaggio dedicato all’amore di coppia. Oggi andiamo oltre questo tipo di amore e proviamo a guardare cosa succede al di là della nostra percezione fisica.

Ti è mai capitato di avere deja-vù con persone mai viste prima? E di provare una profonda confidenza con chi conosci da poco tempo? Oppure qualcuno proprio non vuole uscire dalla tua vita, mentre un altro non vuol saperne di entrare?

Perché vedi, gli incontri dei corpi, gli avvicinamenti fisici o le conoscenze del mondo materiale sono una cosa, ma gli incontri delle anime sono tutt’altro.

Questa è la storia del nostro disegno, già delineato, nell’infinità del cielo. Un disegno che però scegliamo noi come creare, che colori usare, che tecnica utilizzare. Se riusciamo a vederlo.

Questa è la storia di due (o più) anime che vanno ben oltre la fisicità e, contro il loro volere, non possiamo fare nulla in quanto tutto è al di sopra.

GUARDANDO OLTRE

Spesso ci piace una persona, vorremmo amarla, o possederla, o averla come compagna ma, se la sua anima non è destinata a rimanere con la nostra, sarà ben inutile forzare le cose verso una sofferenza che prima o poi si paleserà nella realtà. All’incontrario, sarà inutile evitare una persona se le anime hanno già deciso da tempo di incontrarsi o di stare insieme.

Lascia andare. Lasciati andare al disegno stellare, divino, preparato per te, per la tua evoluzione (e per la sua). Lascia quell’anima libera di andare incontro a chi deve e poter così svolgere il suo ruolo. Non porre attrito, ne’ in modo positivo, ne’ negativo.

I corpi vogliono o non vogliono, bramano o non bramano ma le anime no. Non hanno fretta. Non hanno mente.

Questa non è una storia d’amore, è la storia dell’Amore inteso come unica e grande forza universale che vede ogni tipo di rapporto (non dovete pensare solo ad una relazione di coppia, si parla di qualcosa di più grande che osserva ogni tipo di legame tra l’umanità).

Tutto quello che la tua parte Spirituale decide di farti vivere è perfetto. Anche gli incontri che ti fa fare sono perfetti. Tutti sono scelti per farti vedere le tue parti nascoste, belle o brutte che siano. Sono degli specchi. Non puoi sottrarti a questo insegnamento.

QUANTE VITE TI SERVONO?

Puoi farlo in una vita, in due vite, in tre vite, ma prima o poi dovrai affrontare quello che la tua anima vuole che guardi. L’anima non prova emozioni, ne dolore o piacere fisico. Lei cerca sempre di condurti verso il Sé Superiore ma, non ascoltandola, e credendo di soffrire in base a certe scelte, ci si allontana dalla sua voce e si fa quello che la mente, con i suoi deleteri schemi mentali, ci consiglia o ci vieta di realizzare. E allora, soprattutto per paura, non ci diamo il permesso di vivere in piena libertà inibendo il nostro cuore.

Le anime sono già d’accordo. Hanno realizzato il tutto ancor prima che tu nascessi. A livello vibrazionale si conoscono da molto tempo. Hai già vissuto vite e altre ne vivrai tu dove ci sono state e ci saranno sempre loro, figlie della stessa monade, ad incontrarsi ogni volta, con ruoli diversi.

LE ANIME NON HANNO RUOLI

Quante volte succede che due persone si amano ma essendo già con altri compagni continuano a stare con questi ultimi perché la società ancora non fa vedere di buon occhio una separazione? – Mio marito non merita di soffrire -, – Ai miei figli poi cosa dico?  -, – Mia moglie da sola non ce la farebbe -, – Per i parenti sarebbe un trauma -, – In fondo siamo una bella coppia… -.

Quante volte non educhiamo i figli come vorremmo a causa del giudizio della società? – Questo dicono sia pericoloso -, – Così non va bene perché lo vieta la morale! -, – Se faccio così gli do troppa libertà -, – Sicuramente così soffrirà perché io soffrirei -, – Non è bene fargli fare quella cosa -, – Bisogna lasciarlo più libero… -.

Quante volte avremmo piacere di vedere una persona, di esserle amica, ma purtroppo lei ha litigato con un nostro caro e non possiamo tradire lui frequentandola – Lo perderei e non voglio rimanere senza di lui -, – Ci rimarrebbe male -, – Se lui lo facesse a me? -, – L’onestà che mi hanno insegnato non prevede questo… -.

E intanto le anime sbattono e urlano sempre più forte.

Quanto gioco mentale c’è qui! Quanto chiacchiericcio inutile! Quanto inquinamento! Un arrovellamento di pensieri pieni di filtri.

Si può davvero fare del male agli altri e non bisogna. Occorre sempre comportarsi con onore ma, l’onore, non contempla la morale che ci è stata insegnata. La morale di cui siamo colmi tarpa le ali, non ci permette di vivere le nostre voglie, i nostri desideri, il nostro stile personale. Le scelte.

ASSUMERSI SOLO LE PROPRIE RESPONSABILITA’ E NON LE EMOZIONI DEGLI ALTRI

Quando nel proprio onore ci si comporta chiaramente e correttamente, si può decidere di fare quello che si vuole e che più ci aggrada. Se l’altra persona (mamma, figlio, marito, padre, amico, nonna, collega…) soffre, è un problema suo, non nostro, e non è un problema ma semplicemente il suo personale disegno che serve anche a lei, come a noi, ad evolvere seppur con l’eventuale sofferenza. Il mio non è cinismo, serve tener da conto il rispetto e la delicatezza ma non tutti i percorsi prevedono maschere appannate.

La sofferenza che prova colui al quale “hai fatto del male” (dove così non è) appartiene a lui e se non la conosce attraverso te, perché tu fai attrito e non vuoi donargliela, la conoscerà attraverso altri corpi, in altri luoghi, in altri momenti o in altre vite ma, prima o poi, se deve trasmutare attraverso quel cambiamento, che lui percepisce come sofferenza, lo vivrà.

Quando nel nostro popolo una persona a noi cara muore, stiamo malissimo.

Quando il nostro compagno ci cornifica, stiamo malissimo.

Quando ci ammaliamo, stiamo malissimo.

Esistono culture, su questo pianeta, come spesso ho scritto, che agiscono esattamente al contrario. Questo non è un giudizio, non significa che una cultura sia meglio di un’altra, serve solo a far comprendere come l’educazione che abbiamo ricevuto fin da bambini ci ha plasmato. Se andassimo a vivere in alcuni paesi dell’Africa o dell’America, rimarremmo scioccati dalle loro usanze, in verità loro vivono benissimo a quel modo, non muoiono per questo, e pensano sia la normalità. Per tanto, sono i nostri schemi mentali a guidarci.

Soffriamo per quello che ci hanno inculcato. Gioiamo per quello che ci hanno inculcato.

DECISIONI INDISCUTIBILI

Mentre la mente guida e noi la seguiamo, però, qualcosa dentro di noi non è assolutamente in accordo con essa. Si tratta del Cuore, sede dell’anima, ossia la nostra vera natura intrinseca. E si percepisce un qualcosa…

A lei dei nostri schemi mentali non gliene frega nulla e, ogni volta che noi ne seguiamo uno, convinti di fare la cosa migliore e avere la coscienza pulita, è come se le procurassimo una ferita. Una ferita oggi, una domani, e così via, finché alla fine, in qualche modo, deve farci capire che così non va bene. Dai più piccoli fastidi si passa a cose più gravi che recano sempre un messaggio ma che noi non vogliamo sentire e nemmeno tradurre. Preferiamo disperarci.

 

Se la tua anima ha deciso di vivere un periodo breve, o lungo, con una persona, tu come corpo non puoi farci nulla. Se tuo figlio non ti piace, se non ami le sue scelte, chiediti: perché è mio figlio? Perché quell’individuo non è un semplice conoscente ma tuo figlio?

Se ti piace una ragazza non devi arroccolarti (sì, ogni tanto mi invento qualche verbo) in mille peripezie per averla, se le vostre anime hanno deciso che qualcosa assieme devono fare, voi, come corpo, lo farete.

Il corteggiamento va sempre bene, i tentativi anche, in quanto si crea, e l’Universo ama ogni tipo di creazione, ma non flagellarti. Resta sereno. Se è sì è sì. Se è no c’è un motivo, accettalo, appartiene al tuo disegno stellare e non è mai brutto. Lo rendiamo brutto noi non “seguendo i puntini”.

L’ACCETTAZIONE PORTA SEMPRE BUONI FRUTTI

Questo vale anche per i figli, i genitori, i fratelli. Non dico che non si debbano educare o non ci si debba rapportare con loro in un certo modo ma senza rovinarsi la vita. L’amore verso l’accoglienza di ciò che ci accade e di ciò che ci presentano gli altri, porta sempre buoni frutti.

Quindi, cercando di rientrare di più nel tema, impariamo a chiederci maggiormente – Perché? – anziché giudicare persona o evento, in bene o in male, senza neanche rendercene conto.

Impariamo a riflettere. Perché quella persona fa parte della mia vita o è entrata nella mia vita? Cosa vuole darmi/dirmi? Cosa vuole farmi vedere?

Una volta compreso il messaggio cerchiamo di seguirlo abbandonando tutte le nostre paure, evitando di precluderci situazioni, emozioni, libertà. Non è facile, lo so. Capita a volte che si deve stravolgere completamente la vita ad esempio. Ma, in qualche modo, proviamo a seguire di più la voce dell’anima.

Il suo compito è quello di essere messaggero tra il corpo e lo Spirito e, lo Spirito, non sbaglia mai, nonostante a noi, le sue scelte possono terrorizzarci o destabilizzarci. Proviamo il più possibile a vivere secondo la nostra vera natura non quella imposta da educazioni e società. È la nostra vita. E, divenendo sempre più Divini, la nostra, potrà diventare un’esistenza cosmica.

Prosit!

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Tutte le varie fini spaventano

THE END

Abbiamo paura di ogni tipo di “fine”. Paura della fine della nostra vita, paura della fine di un rapporto, paura della fine di un lavoro… c’è persino chi prende male la fine di un anno. La parola FINE, con il significato che l’accompagna, ci spaventa, e questo deriva dal fatto che non riusciamo a vedere oltre. So che questo discorso può apparire banale ma le nostre memorie riportano sempre alla paura della morte, pertanto al – dopo non c’è più nulla -.

Sì, alcuni sanno che c’è un’anima che vaga o che si reincarna, altri credono allo scomparire del tutto, altri ancora pensano che si viaggerà poi su altri pianeti o dimensioni, ma chiunque, inconsciamente, pensa – Eh, ok, ma IO comunque non ci sarò più -.

Ancor più dolorosa è la morte di una persona alla quale vogliamo particolarmente bene e non ce ne frega niente della sua reincarnazione, qualora ci fosse, noi non la vedremo mai più. Non potremmo più percepirne l’odore, parlarle, sentire il suono della sua voce, quindi, questa benedetta FINE non la vogliamo, è una cosa brutta, ci mette terrore. È un terrore dovuto all’educazione che abbiamo ricevuto da parte della nostra cultura e della società che viviamo. Un terrore che, come un polpo con i tentacoli, si è diramato in ogni settore della nostra vita. È diventato così potente che non solo scaturisce nel momento in cui la fine giunge davvero ma è presente, ancor prima, con la pre-occupazione che quella cosa finisca o con l’ansia di non far finire quella cosa. Come dicevo, il problema sussiste perché non si riesce a vedere altro e oltre. Il cambio di una sola vocale per due riflessioni enormi.

Non ne abbiamo colpa, non ce l’hanno mai insegnato questo concetto. Non ce l’hanno introdotto al fine di farlo divenire parte di noi.

SIPARIO

Non vedendo altro guardiamo solo il niente, il buio, il vuoto, la desolazione. La staticità. La staticità è morte. Il movimento è energia e, l’energia, in ogni sua forma, è vita. Quindi vediamo la morte anziché la vita. Una nuova vita. Una nuova creazione, una nuova opportunità.

Non parlerò prettamente della fine dei nostri giorni e dell’al di là, perché non si può sapere con certezza cosa succede e perché, ognuno, dopo essersi documentato nel possibile, deve credere a quello che vuole e quello che il cuore gli suggerisce ma posso basarmi su cose più tangibili, che notiamo ogni giorno e che accadono a noi o attorno a noi.

La fine di una relazione porta quasi sempre dispiacere ed è un dispiacere comprensibile. Spesso però, alcune persone, governate dal demone dell’attaccamento (del quale NON hanno colpa) si disperano di aver rotto un rapporto con chi, in realtà, non era assolutamente adatto a loro e magari maltrattava persino il proprio partner. I primi tempi si passano ore di angoscia e tristezza ma quando si incontra un/a nuovo/a compagno/a migliore del/lla primo/a, allora si ringrazia quella fine. Si ringrazia però soltanto dopo aver avuto la conferma della novità più bella. Non prima. Prima si vive il tutto come una tragedia.

Questo vale anche per il lavoro, laddove non si concepisce l’arrivo di una professione migliore per noi, bensì, si vive come un dramma quel dover cambiare. Ogni cambiamento è un danno. Non per niente, dal termine “cambiamento” deriva la parola “crisi” alla quale abbiamo davo un valore errato.

Accanto ad ogni fine arriva anche la parola – malinconia -, la quale ci avvolge con le sue lunghe e immense braccia, alla quale permettiamo di prenderci e trattenerci suoi, amministrando i nostri stati d’animo.

PERCHÉ ACCADE QUESTO?

Tutto quello che ho detto finora accade perché abbiamo una percezione sbagliata di quello che in verità siamo. Secondo noi siamo quello che vediamo in uno specchio, cioè: un corpo con quattro arti e una testa e… sì, abbiamo anche una mente e un carattere ma… stop. Quello che i nostri occhi non possono vedere non esiste. Se invece comprendessimo l’importanza del nostro Spirito, del nostro Sé Superiore e della nostra energia, tutto sarebbe diverso. Da ominidi diventeremmo, al nostro sapere, grandi nuvole, come volute di fumo, in grado di spostarsi ovunque ma, soprattutto, di com-prendere in noi molte più cose.

Potremmo vedere che in noi e nella nostra vita non c’è solo un partner o quel partner, non c’è solo quel lavoro e non c’è solo quell’esistenza. Comprenderemmo la nostra onnipresenza e la nostra maestosità. Tenendo soltanto conto di queste varie presenze, esse, automaticamente, prendono vita. Ecco perché non si deve parlare di “fortuna”.

PUOI REALIZZARE MATERIALMENTE

Ci sono individui che, inconsciamente, pur non percependo il loro essere “nubi” di energia, tengono conto delle varie possibilità che hanno e le creano senza saperlo. Sono quei soggetti che non rimangono mai senza lavoro, che hanno sempre una relazione e che amano la loro bella vita generosa. Ora provo a spiegare il concetto attraverso un disegnino e che la mia arte venga perdonata dai bravi disegnatori, please

Come si può vedere nel mio “capolavoro” siamo abituati a concepire solo quello che esiste all’interno della linea rossa cioè la nostra parte fisica e materiale. Se concepissimo invece che siamo di più, più grandi, attraverso la parte spirituale e cioè la linea blu, ovviamente, anche nella materia si realizzerebbero per noi più opportunità, più persone, più cose, più situazioni.

Non è semplice da accogliere come messaggio ma è una legge universale e persino appartenente alla scienza che, oggi, può dimostrare che così è.

Si vivrà pertanto senza nessuna “fine” perché ci sarà sempre qualcos’altro dopo e possiamo permetterci quindi di non aver paura.

Provando, anche solo per finta, a dare per scontato che, tolto un lavoro ne arriva un altro, proprio come il susseguirsi del respiro, si sente dentro un’altra sensazione. Solo immaginandolo. Ecco la parola magica: dare per scontato. Immaginiamo davvero di essere abituati ad avere già un posto di lavoro dopo quello finito, come una cosa ovvia. Non fa parte di noi questo sentire ma dovremmo riuscire a vivere così.

Prosit!

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Il tuo “brutto” corpo è fatto così per un motivo

COME SCEGLIERE UN VASO

Quante volte ci lamentiamo del nostro corpo o consideriamo “brutte” alcune sue parti. Non ci piacciono perché nelle nostre memorie sono rappresentati i canoni di una società che vuole le persone in un determinato modo e solo se rispondono a determinati requisiti, queste persone, possono essere considerate “piacevoli”.

Una donna deve avere gambe lunghe e sottili, slanciate, altrimenti non dovrebbe nemmeno permettersi la gonna.

Un uomo deve essere alto, non esiste che un uomo sia piccolo, o addirittura più basso della sua compagna.

Il seno femminile dovrebbe essere prosperoso ed è una vergogna, per un maschio, avere attributi di misure ridotte.

Per ogni parte del nostro corpo ci sono giudizi. Orecchie, dita, naso, sedere, piedi, pancia, cosce.

Purtroppo nessuno ci ha insegnato a LEGGERE e TRADURRE un corpo nel suo significato. La nostra cultura ci ha educato solo a guardarlo come se fosse un contenitore, portandoci così ad apprezzare di più la confezione esterna che lo scopo dell’individuo nel suo complesso.

QUAL’E’ IL TUO TALENTO?

Lo scopo sì. O il talento. Non sono qui oggi a sviolinare la classica frase – Guarda l’interno e non l’esterno perché una persona può essere brutta fuori ma bella dentro e bla… bla… bla… -. Vorrei andare oltre. Più in profondità.

Non si tratta solo di bellezza interiore ma di missione.

Premetto che il fisico rappresenta ciò che siamo. Se un soggetto è obeso, ad esempio, poche sono le parole con le quali girarci attorno. È, quasi sicuramente un insoddisfatto e quindi soffre per un qualcosa che forse neanche lui conosce. Un’insoddisfazione di fondo lo annichilisce nel suo sopravvivere e questo non è certo un bene. Dovrebbe amarsi di più e far qualcosa per valorizzare se stesso e vivere al meglio. Ma, senza andare a toccare certi estremi come questo che vuole solo essere un esempio, i corpi di ognuno di noi sono tutti diversi tra loro. Non siamo fatti con lo stampino: non siamo tutti alti, o tutti magri, o tutti slanciati, o tutti aggraziati, o etc… e meno male!

Torniamo però al discorso dello scopo e, per farlo, prendiamo una delle cose che più fa arrabbiare le donne (pur interessando anche gli uomini): avere le cosce grosse.

GUARDA QUI… CHE BRUTTO… CHE ODIO…

Ebbene, come avevo già spiegato qui https://prositvita.wordpress.com/2016/07/13/il-potere-e-nelle-cosce/ le cosce, rappresentano il proprio potere. Il potere di affrontare un pericolo o un nemico.

Sono la parte muscolare sulla quale facciamo forza quando ci accingiamo ad affrontare qualcosa nella vita. I muscoli delle cosce ci aiutano a darci lo slancio, la spinta, ma anche a non vacillare e non indietreggiare. Ci servono per non cedere.

Ora, se il mio scopo è quello di fronteggiare diverse difficoltà nella mia esistenza, oppure ho un carattere forte e un carisma significativo grazie ai quali posso combattere o dominare diversi scomodi eventi, e magari divenire un buon leader per molti o un boss giusto, non posso e non devo avere cosce gracili e piccoline! Ho bisogno che il mio corpo possa seguire le mie intenzioni. Devo poter contare su di lui, senza dover modificare la mia natura intrinseca.

Altro esempio: le mie dita corte e tozze forse non le apprezzo ma se il mio talento è quello di creare determinati oggetti, oppure devo riuscire a “prendere” la vita in un certo modo per sconfiggere certi nemici, non posso avere dita affusolate. Mi servono strumenti forti. Le dita rappresentano i dettagli e le sfumature del modo in cui io vivo la mia quotidianità. Come svolgo quel lavoro, quanta enfasi ci metto, quanta attenzione, quanta responsabilità. In base a ciò che sono avrò dita adatte.

La stessa cosa vale per la voce. La voce è anch’essa uno strumento. C’è chi con la voce deve raccontare fiabe che portano a sognare, chi deve guidare gli altri, chi deve imparare a tacere, chi deve incuriosire, chi deve cantare, chi saper sussurrare… tutti questi sono talenti.

PERCHE’ SEI FATTO COSI’?

Purtroppo ci impuntiamo spesso nella vita a voler cantare senza comprendere che la nostra missione, invece, è quella di “avvertire” vista la voce che abbiamo e che magari ha un timbro possente. Potremmo essere abili “sentinelle” viste da un punto metaforico dell’esistenza.

Ri-purtroppo non accettiamo di avere quel fisico. Quelle mani, quei piedi, quelle ginocchia troppo paffute, quelle  caviglie troppo grosse. Quanti uomini si lamentano con la propria compagna indicandole caviglie poco sottili e quindi poco sensuali. Mica pensano che hanno davanti una donna, capace di accettare un cambiamento, forte, che non si butta giù per le pieghe che prende la vita. Capace di sostenere il proprio uomo. Naturalmente può non essere così ma, di norma, chi ha caviglie ben solide, riesce ad andare avanti nella vita attraversando anche tempeste.

Ok, ma torniamo a noi che non vorrei addosso l’ira di qualche maschietto amante delle caviglie sottili. La cosa grave è che le trasformiamo persino certe qualità, attraverso la chirurgia estetica o diete severe senza capire che, così facendo, quella parte di corpo diversa, non potrà più rispondere alla nostra natura. Sarà forzata, impoverita, stonata. Non sono contraria, a prescindere, alla chirurgia plastica dico solo che bisognerebbe valutare altro oltre all’apparenza.

Il nostro corpo è la splendida rappresentazione di una meraviglia. Alto, basso, magro, grasso, spesso,esile… la sua bellezza risiede anche nell’essere così vario perché, al mondo e dentro l’umanità tutta, c’è bisogno di ogni talento. I talenti sono tantissimi e la vita ce li dona tutti attraverso noi stessi e gli altri.

Impariamo a decodificare lo splendido corpo che abbiamo. Impariamo a comprendere che non è una scatola ma la pregiata pergamena da tradurre di un popolo antico. Una pergamena che contiene molti segreti.

Prosit!

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Persone: alcune le hai amate tantissimo ma ora guai se si avvicinano

VADE RETRO

A volte succede di amare moltissimo una persona, di credersi persi senza di lei, di considerarla la cosa più bella della nostra vita ma… se ci si lascia e ci si lascia male, può capitare che si inizi a provare verso di lei una specie di ribrezzo.

Fisicamente può continuare a piacerci (non è detto) ma pensare anche solo di aver a che fare con lei, o sfiorarla, o doverle parlare, ci fa salire in gola un motto di disgusto. Non è rabbia, non è paura è proprio intolleranza, come ad esserne allergici.

Questo capita soprattutto a chi ha amato sinceramente ed è stato poi maltrattato. Col tempo, ha imparato ad aprire gli occhi, a vedere chi realmente era l’altro per il quale stravedeva e, soprattutto, ha davvero visto chi era sé stesso. É riuscito a guardarsi dentro. A volte, purtroppo, bisogna subire un danno per notare la nostra ricchezza e il nostro valore.

NOLI ME TANGERE!

Il fastidio è tangibile. Una sorta di pesante energia negativa assale se ci si avvicina a quella persona, o anche solo se la si pensa. Un’energia brutta, che si sente palesemente arrivare proprio da lei.

Il nostro organismo è intelligente e collegato alla psiche, pertanto, non tarderanno a manifestarsi reazioni anche fisiche. Pelle d’oca, stomaco stropicciato, lingua allappata, come a sentire un puzzo nauseante.

Il nostro fisico si ribella a ciò che ci ha fatto male adottando le sue manovre di allarme e di difesa ma é anche un’altra la voce che ci parla e ci manda un messaggio importante: é la voce della nostra anima.

Quando succede questo è perché abbiamo sconfitto, se non del tutto in buona parte, il demone che quella persona rappresentava per noi, per questo, ora, riconoscendolo come demone e non dovendo più avere nulla a che fare con lui perché trasmutato, vogliamo inconsciamente tenerlo a debita distanza.

I demoni sono ammaliatori. Ci incantano perché fanno parte di noi, sanno tutto di noi e appartengono al nostro Ego. Rispecchiati negli altri ci sembrano delle meraviglie, all’inizio. Se si riesce in qualche modo a crescere, dopo questo insegnamento ricevuto e a non sottostare più a certe debolezze (cosa che di solito accade con la tecnica del “chiodo scaccia chiodo”), ecco che gli occhi si aprono e possono guardare la verità. La verità spesso la si osserva e la si nutre senza nemmeno rendersene conto ma accade e, una volta raggiunta la verità, non si vuole più tornare indietro in quell’ammasso di menzogne, bisogni e ipocrisie che per molto tempo ci siamo raccontati appartenenti ad un amore totalmente terreno.

Quando si comprende che l’amore è tutt’altro, e che noi adesso meritiamo tutt’altro, salendo “di grado” nella scuola della “consapevolezza”, mandiamo via quello che consideriamo spazzatura perché per noi lo è davvero. Forse, tale demone, sarà un utile Maestro a qualche altro individuo, così come per noi arriverà un’altra persona sicuramente migliore, visto che abbiamo asceso verso la nostra evoluzione.

Il nostro spirito lavora assieme al nostro corpo (sempre) come avviene con le malattie delle quali ti ho parlato qui https://prositvita.wordpress.com/2019/03/09/il-dolore-lindesiderato-messaggero-degli-dei/  Perciò anche in questo caso, nell’argomento che sto affrontando ora, sono proprio delle sensazioni fisiche a trarci in salvo. Delle piccole manifestazioni che ci suggeriscono di allontanarci da lì e che piuttosto che stare ancora con una persona come quella si preferisce stare da soli.

ANIMA, SPIRITO, CORPO, MENTE

I mostri non sono sotto al letto, sono dentro di noi e quando riusciamo a trasmutarne uno, senza più dover avere a che fare con lui, al suo posto, in noi, giunge l’amore. L’amore come emozione primaria e fonte cosmica. Per il vecchio mostro, quindi, non c’è più spazio e questo lo percepiamo anche se non riusciamo a decifrarlo.

Accade la stessa cosa di quando mangiamo troppo e, al solo pensiero di ingoiare qualcos’altro, ci viene la nausea anche se quel qualcosa sembra buonissimo.

Il nostro corpo lo rifiuta, sa che poi starebbe male, che dovrà rigettarlo via. Ebbene sì, riempiendosi d’amore, l’intuito si affina perché di meno sono i demoni che lo obnubilano e lo soffocano. Ha più spazio ora per divampare. Il nostro intuito adesso è più ascoltato da noi e può padroneggiare come un cane da tartufi. Appena annusa qualcosa di “pericoloso” ecco che ci avvisa. E ora si che gli diamo retta!

Anche prima, quando quella persona l’abbiamo “amata” molto, il nostro intuito ha provato ad avvisarci ma i nostri bisogni erano decisamente più forti, pertanto, dopo un annebbiamento totale, abbiamo dovuto guardare quel demone in faccia e vedercela con lui.

E più forti erano quei bisogni, più forte sarà oggi il disgusto verso quella persona. Come ho detto prima, infatti, non con tutti/e gli/le compagni/e che abbiamo avuto succede questo e ovviamente nel mio discorso non c’è nulla di assoluto. È semplicemente interessante vedere, ancora una volta, come la nostra parte inconscia e sconosciuta collabora all’unisono con il fisico. Perché é questo che dobbiamo comprendere e non dobbiamo più creare delle separazioni.

Alcuni potrebbero dire che è inutile questo argomento perché ovvio. Se una persona ti fa del male e ti fa soffrire sarà naturale non volerla più. Innanzi tutto non è così, non è questione di quello che può averci fatto l’altro, in quanto dobbiamo sempre volgere l’attenzione a noi stessi, ma soprattutto, anche se così fosse, é comunque importante osservare il meccanismo spirito-corpo che lavora. Inoltre, è diverso provare ad esempio la rabbia verso quella persona. Non volerla più vedere, non volerla più toccare, non volerle più parlare perché ci scaturisce un istinto omicida. “É bene che mi stia alla larga altrimenti la disintegro!“. Questo non ha nulla a che fare con quello che ho scritto finora. Si tratta di un’emozione protagonista completamente diversa e, diversa, è la situazione dell'”adesso” che si vive.

BUONGIORNO SIGNOR MAESTRO

Prima di concludere mi preme ricordare ancora una cosa. Occorre osservare che queste persone, che oggi rifiutiamo in tutto e per tutto, nonostante i demoni che ci hanno fatto vedere, sono stati per noi dei Maestri.

Senza di loro, che hanno semplicemente riflesso ciò che avevamo dentro, non avremmo potuto vedere la nostra parte inconscia e dannosa per la nostra natura. Con questo non vi dico di porgere loro l’altra guancia, via dalla vostra vita! Ma, per quello che riguarda il vostro lavoro personale di crescita interiore, tenetene conto. Perché, nel vederli, si è stati bravi, molto bravi, nonostante tutta la sofferenza che abbiamo sopportato e ora, la nostra ascesa, che semplicemente equivale al nostro benessere, ci ha aperto le porte. E ce lo meritiamo.

Prosit!

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Quella Tuta che chiamiamo Corpo

IO E IL CORPO – UNA COSA SOLA

Siamo abituati a pensare di essere un semplice corpo. Crediamo di essere un semplice corpo e viviamo come tale. Ci vediamo fisicamente, muoverci nel mondo, con i nostri limiti segnati dalla pelle che ci riveste e, oltre lei, inizia immediatamente la realtà esterna. Non ci siamo più noi, c’è “il fuori”. Siamo abituati e convinti di questo. Persino la mente la definiamo come una specie di parte del corpo.

Fin da quando eravamo piccoli siamo stati educati a dire – Sto male -, – Ho male -, – Mi fa male – ogni volta che provavamo un qualsiasi tipo di sofferenza fisica. Non abbiamo mai detto – Il mio corpo sta male – o – Il mio corpo si è fatto male – come se fosse un qualcosa di distaccato da noi. Questo avrebbe potuto aiutarci molto anche nei confronti delle angosce emotive che ci impiegano un secondo a diventare fisiche: respirazione affannata, pianto, attacchi di panico, senso di oppressione sul petto, mal di testa, nausea…

Questo non significa non essere sensibili al dolore, al caldo, al solletico, etc… siamo dotati di neuroni, di corpuscoli (Ruffini, Krause…) di cellule apposite atte a proteggerci, ad avvisarci, ma viviamo queste situazioni come se fossero nostre e non di un corpo che dovrebbe essere visto, semplicemente, come una tuta apposita che dobbiamo indossare per trascorrere questo tempo terrestre. Sulla luna abbiamo bisogno di un apposito abbigliamento. Se andiamo sott’acqua abbiamo bisogno di un apposito abbigliamento. Se andiamo sui ghiacciai abbiamo bisogno di un apposito abbigliamento. Ebbene, non ci rendiamo conto che anche per vivere i nostri giorni su questo pianeta abbiamo bisogno di un apposito abbigliamento. Il corpo.

Non ci osserviamo, come se fossimo (anche) un’entità esterna, guardandoci. Guardando quel corpo e dicendo – E’ mio ma non sono io. Io non sono lì -.

PALOMBARI TERRESTRI

Perché noi non siamo il corpo. Per la precisione il corpo è soltanto una parte di noi. Importantissima, ma è solo un equipaggiamento.

In effetti non è separato da noi, siamo un tutt’uno, e con esso compiamo la nostra trasmutazione ma quello che intendo dire è che, all’occorrenza, possiamo uscire da esso. Non mi riferisco a viaggi astrali o cose simili ma semplicemente che se riuscissimo di più ad identificarci con l’anima anziché con il nostro fisico e vivessimo come anima la nostra vita, comprese le emozioni subite, esse apparirebbero nettamente differenti. Innanzi tutto perché “subite” non lo sarebbero più. Saremo noi a governare loro e non loro a governare noi.

A farci soffrire è infatti l’attrito che la mente ci obbliga a compiere davanti agli avvenimenti che ci accadono. L’anima va oltre. Vede con altri occhi e soprattutto riconosce la bellezza dell’insegnamento. A lei, gli schemi mentali non interessano. Non sa nemmeno della loro esistenza.

Non avete occhi per vedere (avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?) – (Gesù)

Il problema sta nel fatto che ci riconosciamo come corpo ma nei confronti dell’anima pensiamo invece essere una parte in più che abbiamo. Come un accessorio. Il portafoglio. Chi non ha un portafoglio? Tutti ne abbiamo uno. Un qualcosa che un domani ci permette, in qualche modo, di giungere nel tanto ambito Paradiso visto che il corpo andrà sotto terra. Oh! Bene. Ora che sappiamo che un accessorio nostro andrà in cielo siamo molto più sereni. …E se tu sei cattivo e un’anima non ce l’hai, ti consiglio di andare a comprartene una altrimenti non ci vai, lassù, tra le nuvole...

Quello che si sente dire infatti non è – Sono anima – bensì – Ho un’anima – ed è sbagliato.

Pensiamo l’esatto contrario di quello che è, dando posizioni e meriti a cose che dovrebbero stare un passo indietro. Questo accade perché l’essere umano ha sempre e costantemente bisogno di vedere, di toccare, di constatare. La paura della quale è intriso non gli permette di abbandonarsi alla fede/all’amore. L’immagine che abbiamo di noi è quella di una testa, due braccia, due gambe e stop. Non consideriamo minimamente di essere luce, di essere energia, di essere in realtà una nuvola fluttuante e informe, molto grande, che si sposta per il mondo e agisce attraverso un continuo movimento vibrazionale delle molecole. E cos’è l’energia? L’energia è movimento.

Non consideriamo di essere grandi quanto la stanza nella quale siamo, e qui mi fermo per non essere mal compresa, ma… altro che stanza! Un passo alla volta però. Provate ad immaginare quindi come potrebbe essere una vita passata sotto a quest’ottica. Se solo potessimo vederci come l’Universo ci vede, una volta scoperto ciò che realmente siamo, ce ne daremo tante ma tante che Suor Nausicaa a confronto toglieva la polvere dai petali di rosa.

FATTO A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA

Il corpo è lo strumento principale che possediamo per trasmutarci, ossia per riconoscere che cosa realmente siamo e per mostrarci che, alla fine, ben poco abbiamo a che fare con lui. E’ proprio nel corpo, e attraverso il corpo, che modifichiamo le nostre vibrazioni fino a compiere una vera e propria trasformazione del movimento molecolare potendo così mandare frequenze diverse da quelle che emaniamo e in grado di agganciarsi o incontrarsi con quelle universali.

E’ grazie al corpo che passiamo da uno stato di “sonno permanente” ad un risveglio totale che ci permette una connessione completa con l’energia cosmica, in quanto già siamo energia cosmica ma non lo riconosciamo. E’ ottenere la potenza dell’Universo laddove, l’Universo, vedendo come invece ci comportiamo, si martella esso stesso i gioielli di famiglia gridando nell’atmosfera – Dove ho sbagliatooo???!!! -.

Serve percepire e non capire. La logica e la razionalità appartengono al Tutto ma non sono il Tutto. Serve mettere da parte la mente (che mente) schiava della nostra situazione terrestre e agire d’intenti. Serve non confondere, usare il nostro “sentire”. Comprendere (prendere con – prendere in sé) e quindi accogliere, sentire dentro.

Non finiamo là, dove il nostro strato corneo epiteliale smette d’esistere. Immaginatevi un alone ampio, grande, che ci avvolge e si muove attorno a noi. Immaginate di contenere al vostro interno le altre persone, gli alberi, i luoghi, le sensazioni, le gioie. Questo siete. Scintille luminose. Piccole parti di un’intelligenza senza fine che vi ha portato sin qui dotandovi di un corpo, cioè di qualche atomo, perché in questo particolare ambiente, la condizione obbliga ad averlo.

Prosit!

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Mangia bela me Fia – Quando cadi e non lo sai

LA BELLEZZA DEL DIMAGRIRE

Ho perso diversi chili ultimamente. Si sa, qualsiasi donna è ben felice di perdere dei chili soprattutto quando questo non avviene a causa di una malattia o di un grave stress. Io, anche se molti possono non credermi, li ho persi per via di un lungo e faticoso lavoro alchemico di trasmutazione, attraverso il quale ho potuto buttare via molta “spazzatura” che risiedeva in me e dove il mio fuoco interiore, divampando, ha potuto bruciare tutto l’inutile e fondere il piombo trasformandolo in oro. Ricordiamoci che (pur essendo un discorso molto lungo) dimagrire significa – stare bene – mentre ingrassare è un verbo associato – all’insoddisfazione -. Detto questo, ero comunque contenta di rientrare dentro a vecchi jeans che non mettevo da tempo, nonostante un dimagrimento abbastanza repentino.

In pratica, ero molto tranquilla, in fondo mangiavo, e non mi sentivo senza forze, ne’ avevo giramenti di testa. Mi guardavo allo specchio. Vedevo ossa che da anni erano nascoste e mi giravo e rigiravo osservando la mia nuova persona. Ero davvero carina, proprio come la società vuole, correlando la magrezza alla bellezza.

Mhmm… Eeeh… ma la tonicità? E la smagliatura? E la pancia ora incavata? “Meg… sinceramente sembri un po’ un manichino…”. E le tette? Le mie tette! Nooo! Disastro! Ma perché i chili devono sempre sparire prettamente da lì?! Meno male che ho il lavoro a rassodarmi quindi di danni (a parte le tette) pochi o niente in realtà.

Insomma… ero contenta sì ma non sprizzavo gioia da tutti i pori. Comunque sia, come ripeto, stavo bene davvero sia fisicamente che psicologicamente.

L’ARRIVO DEL MESSAGGIO

Un giorno, mentre stavo rincasando e guidavo verso casa, sorpassai una signora anziana che, a piedi, camminava appoggiandosi a delle auto parcheggiate. Era magrissima. Mi colpì molto il suo fisico. Sembrava anoressica e una rigidità strana non le permetteva passi fluidi e sicuri. Andai avanti qualche metro, molto lentamente, finché qualcosa mi suggerì di guardare nello specchietto retrovisore.

Alzai lo sguardo e vidi la donna cadere all’improvviso per terra in un modo surreale. Come un fantoccio privo di vita. Non si inciampo’ e nemmeno sembrò avere un giramento di testa. Sembrava proprio che, di punto in bianco, le sue gambe avessero deciso di non reggerla più. Cadde rimanendo seduta in un’innaturale posizione, io fermai la macchina ma vidi che tre o quattro persone andarono a soccorrerla. La vidi tirarsi su e sorridere come ad essere abituata a questi eventi. Mi tranquillizzai. La signora non era sola e io stavo iniziando a bloccare il traffico quindi ripresi il cammino.

Sono solita osservare gli avvenimenti esterni come fatti riflessi del mio interno e soprattutto del mio inconscio cioè quello che fatico a vedere ma che risiede in me. Esiste. Quale poteva essere il messaggio che l’Universo, attraverso la lettura di quella pagina, voleva darmi?

TRADURRE DA UNA LINGUA SCONOSCIUTA

Ci ragionai un po’ su e poi, senza dubbio, ebbi la mia risposta.

Mantenendo la giusta percentuale di causa, consiglio sempre di evitare l’estremismo e l’assolutismo, quella donna mi aveva mostrato la preoccupazione inerente la mia magrezza raggiunta in poco tempo.

Siamo contenti di dimagrire per via della cultura in cui viviamo ma siamo cresciuti con un’educazione che va contro questi schemi. La maggior parte di noi, infatti, si sarà sentita dire più di una volta nella vita – Mangia! – o – Guarda che devi mangiare altrimenti non ti reggi in piedi! – o – Sacco vuoto non sta in piedi! – o – Chi è grasso è più felice – o ancora, durante la gravidanza – Devi mangiare per due! -. Una continua battaglia interiore tra società e famiglia. Da una parte ci volevano tutti come dei fotomodelli mentre, dall’altra, ci prediligevano pasciuti e robusti.

MANGIA BELA ME FIA

Per le nostre mamme e le nostre nonne non mangiare e dimagrire era fonte di preoccupazione. Guardavano i magri con una sorta di espressione dispiaciuta sul viso e ricordo io stessa che, quando andavo a mangiare da mia zia (una zia che mi ha fatto da nonna), ogni giorno era Natale. Pur di farmi mangiare si alzava alle 5 del mattino per impastare cibi sani, genuini e pieni di energia. Per lei ero sempre deperita. – Mangia bela me fia che ti me stai mà pœi, ti me pai in ratin – (Mangia bella la mia bambina che poi mi stai male, mi sembri un topino) mi diceva. Forse l’aver vissuto la guerra e la fame la portavano a pensare così.

Le nostre memorie cellulari rimangono e perdurano per diverso tempo. Sono tremende. Tutto questo per dirvi come, nonostante io non mi sentissi assolutamente allarmata e mi ritenessi invece in ottima forma, dentro di me, qualcosa aveva risvegliato queste paure con le quali son cresciuta e mi appartenevano. Non l’avrei mai detto.

A VOLTE RITORNANO

Il cambiamento del mio fisico, ben significativo, aveva portato a galla sì un piacere visibile ma anche queste tracce mnestiche arcaiche non rimosse. E non mi riferisco alla guerra vissuta da mia zia ma a tutte le frasi che, negli anni, mi hanno inculcato il messaggio “se sei magra, non ti reggi in piedi“.

Attraverso la caduta della donna le ho potute vedere.

Avevo in realtà una celata preoccupazione di non reggermi in piedi. E come avrei fatto col lavoro? E come avrei fatto con i miei genitori che avrebbero iniziato a “rompermi” pieni di timore per me? E come avrei fatto nei confronti delle mie amate passeggiate dove serve tanta energia? Oh! Bene! Eccole! Ora potevo vedere le mie angosce tutte belle lì davanti a me. Quindi che avrei dovuto fare? Ingrassare di nuovo? Salvo sfiorare l’esagerazione del dimagrimento direi proprio di no.

In realtà la nostra parte intrinseca pretende semplicemente di vivere senza preoccupazioni inutili e deleterie per il nostro stato d’essere. Ma intende anche avvisarci mostrandoci ciò che non vediamo da soli. E qui occorre tradurre. Dovevo imparare ad eliminare quella paura da me e porre attenzione, in modo sereno, al mio peso.

Non è vero che chi è magro è triste e sta male anzi… ovviamente nei limiti. Non è vero che se salti un pasto muori anzi… Non è vero che la ciccia ti rende una persona solare anzi… Dovevo imparare a stare bene del tutto. In ogni mio ambito. Soprattutto emozionale. Dovevo imparare a godere del mio nuovo corpo considerandolo bellissimo e immaginarmi sempre sana e gioiosa se così volevo essere.

Ma quello sul quale volevo porre l’attenzione è: come sono brave, queste memorie, a nascondersi o mimetizzarsi in noi. Io proprio non le vedevo! Attenzione quindi a dire – No, no io non sono per niente preoccupato! -. A livello conscio è vero, ma è l’inconscio che ci frega. E, ahimè, non ci arriva ciò che vogliamo ma ci arriva ciò che siamo.

Vi auguro una buona “lettura” dei vostri eventi. Sempre con leggerezza mi raccomando.

Prosit!

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