A volte basta davvero un sorriso

Colui che si imbarazza, che prova vergogna nel far qualcosa davanti agli altri, non è solo un – dolce tenero timido – anche se sicuramente provoca compassione nel cuore di chi osserva quella titubanza.

Le leggi dell’Universo sono diverse dalle nostre, forse più dure, più severe. Non appartengono alla morale umana come spesso vi ho spiegato.

Quando vediamo una persona timida, questa ci fa tenerezza perché il suo impaccio è tangibile e, per empatia, siamo portati a metterci nei suoi panni e a non voler essere al suo posto. Ai piani alti invece, la persona timida è considerata una giudicante. Sì, nel senso che: si sente giudicata e quindi si vergogna, è vittima del giudizio altrui perché lei stessa giudica tutto e tutti.

Perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati e con la misura con la quale misurate sarete misurati – (Gesù).

In questa frase Gesù spiega in due parole la Legge dello Specchio e molto altro.

Che ci crediate o no, proprio utilizzando il potere di questa legge, sono riuscita a trasmutare di molto il mio Demone del Giudizio. Sapete come ho fatto? Mi sono resa RESPONSABILE del giudizio. Mi sono riconosciuta una giudicante e ho dovuto UMILMENTE AMMETTERE (cosa ben poco piacevole) di essere una che giudicava.

Su questo punto mi ci soffermo perché la maggior parte delle persone che si rivolgono a me, cercando di risolvere alcuni nodi della loro vita, mi dicono sempre – Ma io non giudico! Per me ognuno può fare quello che vuole! -. Purtroppo crediamo di non giudicare ma lo facciamo eccome. Tutti. Chi più, chi meno.

Il problema nasce quando siamo totalmente convinti di non giudicare e non intendiamo sentir ragione. Ma è un discorso lungo e che ho già fatto più volte… oggi vorrei invece dedicare questo post alla bellezza di un sorriso (che ha a che fare anche con il giudizio) e ora vi spiego il perché.

Come vi stavo dicendo prima ho lavorato per molto tempo e molto duramente per trasmutare il mio demone del giudizio. E mica ci sono ancora riuscita del tutto! Ma va bene così.

Dovete sapere che un tempo non riuscivo nemmeno a parlare con gli estranei… figuriamoci quando mi sono trovata davanti una classe di allievi ai quali dover spiegare lezioni di Alchimia ed Esoterismo… Magia e Fisica Quantistica… Vi ho detto che ho aperto una Scuola no? Eccola qui per chi si fosse perso il post precedente www.magmel-alchimia.com

Bene… chi mi conosce sa la fatica che ho provato. Al di là del fatto che le lezioni devono essere comprensibili, devono essere dinamiche, poco noiose, etc… dovevo parlare davanti a una trentina di occhi che mi guardavano sbarrati senza mai distogliere lo sguardo da me. Il cuore iniziava a battere forte… o forse no… forse era immobile pure lui come me. Sentivo le guance prendere fuoco. Ero rigida, impietrita, ma allo stesso tempo tremavo… una tragedia! Non potevo andare avanti così.

E’ verissimo che anche l’abitudine aiuta ma nel mio caso, per come si sono svolte le cose, non avevo tempo di aspettare che l’abitudine svolgesse la sua parte. Dovevo agire io.

“Osserva Meg, osserva il turbamento… che cos’è? Cosa senti? Da cosa deriva?”. Scendendo sempre di più nel profondo arrivavo a delle sfumature del giudizio davvero carine e interessanti. Mi presi la responsabilità di tutto quel fardello e iniziai ad allenarmi a non giudicare più il mondo se non volevo sentirmi giudicata. Perché non era il pensiero degli altri su di me a darmi fastidio bensì era l’aggancio delle mie vibrazioni giudicanti con quelle giudicanti degli altri che faceva male.

Come a voler essere masochista fino in fondo (scherzo!) e come se la Scuola non bastasse, prese sempre più piede una mia grande passione che porto avanti con un compagno d’avventura.

Questa parte della mia vita si chiama “WILDLIFE IN VALLE ARGENTINA” (potete trovarla su FaceBook, Instagram e Youtube) e, assieme al mio amico Andrea vado – into the wild – alla ricerca di Flora e Fauna e luoghi splendidi della Valle Argentina. Se non che, i Comuni dei borghi di questo spicchio della Liguria di Ponente, iniziano a chiamarci per fare serate e creare eventi proiettando i nostri filmati e i nostri docuvideo. Che gioia! Che bellezza! Poter condividere con tanta gente quelle meraviglie che vediamo e immortaliamo con la nostra telecamera.

Ricordo ancora la prima volta, avevo davanti quasi duecento persone, tutte zitte, ad ascoltare me.

Andrea, che è peggio di me, continuava a dirmi – Parla tu Meg! Parla tu che io non mi oso! – e io – Ma non ce la faccio! Ma scherzi? Ma guarda quanti sono! –. Tra tutti e due poveri noi! Preferisco di gran lunga chiacchierare con due Camosci a 2000 mt che parlare davanti ad una folla ma… non è che si poteva star zitti. Va bene, decido di buttarmi (anche Andrea ha parlato quella sera) dico probabilmente qualche cavolata senza senso ma riesco a presentare il nostro progetto dando poi voce ai nostri video e tirando un enorme sospiro dopo aver spento il microfono. Sì, c’era anche il microfono! Drammaticissimo. Un microfono che, quando l’ho posato, grondava sudore… che schifo. Io non sono una persona che suda molto ma avevo persino le mani bagnate quella sera.

Pensate che effetto che fa il giudizio alla nostra mente. Trasforma temporaneamente il nostro fisico. Tutte le emozioni arrivano a lavorare anche fisicamente sul nostro organismo.

Fatto sta che gli eventi continuano… continuano a chiamarci ma, da un anno all’altro, non si può certo pretendere di abituarsi. Sono serate che facciamo solo d’estate al momento.

Finchè quest’anno, nella piccola Realdo, borgo incredibile incastonato tra le falesie della mia Valle, mi trovo davanti a un centinaio di persone per la prima volta in questo 2022.

Andrea inizia la sua solita nenia (a volte gli tirerei una testata! Perchè parla benissimo in realtà!) e dice, come al solito, di non voler parlare. Bene, parlerò io!

In piedi, davanti a tutte quelle persone, con il microfono in mano, ho iniziato a raccontare chi siamo, cosa facciamo, cosa volevamo mostrare, i dietro le quinte, etc… Ok, non sarò stata la Barbara D’Urso della Vallata ma me la sono cavata benino, forse più che benino perbacco! Dal momento che per la prima volta ho ricevuto molti complimenti, da parecchie persone, proprio sulle mie parole e su come ho parlato. Persino Andrea si è complimentato tantissimo, lasciandomi volentieri lo Scettro della Parola che ormai mi toccherà anche in futuro.

Alla fine, un signore mi si è avvicinato e mi ha detto – Signorina, guardi, io sono del mestiere, le devo fare i miei complimenti non solo per come ha raccontato nei video quello che stavamo vedendo ma anche per come lo ha esposto questa sera! -.

L’Universo premia sempre, in qualche modo ci comunica che stiamo facendo un buon lavoro. Ero entusiasta. Demone VS Meg 0 – 1. Tié!

Davanti ai miei allievi, anche se nuovi, ormai imbarazzo non ne provo più ma davanti a quel pubblico un goccino ho tremato… le frasi che mi hanno aiutata sono state “ Meg, ti giudicheranno in base a come ti giudichi tu. Sei speciale, vai benissimo, non vergognarti di nulla. Vergognati se fai del male ma non se vuoi mostrare la bellezza del creato. Giudicati splendida e sarai splendida per tutti. Loro sono un tuo specchio”. Continuavo a ripetermi queste parole nella testa.

E poi c’è anche da dire che spesso siamo noi stessi a esagerare la dose. La gente non è tutta cattiva o severa. Ma l’educazione che abbiamo ricevuto, a volte, amplifica certi messaggi.

Ma è stato un altro il premio che ho ricevuto quella sera. Nonostante i tanti esercizi fatti sul giudizio, non posso negare di non aver provato un po’ di tremarella. I volti delle persone che mi stavano ascoltando erano seri e interessati e questo mi ha intimorita ancora di più. Stavano scandendo le mie parole, dovevo essere precisa, non potevo sbagliare. Alcuni erano persino un po’ scettici, come a dire “Ma chi sono questi? Da dove arrivano? Cosa ci faranno vedere? Due fiorellini… Tse’…”. Non è stato facilissimo ma ad un certo punto, tra i vari visi, mentre cercavo con lo sguardo un punto di riferimento, ecco uno dei più bei sorrisi che si desidera incontrare in momenti come quello. Una ragazza, che conoscevo solo di vista, mi stava sorridendo con le labbra e con gli occhi. Era un sorriso caldo il suo. Amorevole. Sincero. Era come una carezza. I suoi occhi brillavano e quella sua dolce espressione sembrava dirmi “Vai Meg, stai andando alla grande, sarà tutto bellissimo!”. E’ stato un piccolo miracolo e lei era luminosa in mezzo a tutta quella gente.

Non vi racconto questo per dirvi cosa ho ricevuto quella sera ma per farvi capire quanto possa fare bene un semplice sorriso. Probabilmente lei non si è nemmeno accorta di avermi regalato tanto (anche se, a fine serata, ho voluto dirglielo e ringraziarla) o probabilmente sorrideva per la curiosità di quello che avrebbe visto a breve ma, nel mio cuore, ha fatto l’effetto che vi ho raccontato.

Sorridete. Sorridete alle persone perché ce n’è un gran bisogno e questa non è retorica. Sorridete davanti a chi è teso, davanti a chi soffre, davanti a chi sembra assente, stressato o troppo serio, perché è come coccolarlo, è come dirgli – Ti ho visto, so che ci sei e ti tengo per mano -. Sorridete perché, al di là della mia serata. molto leggera rispetto ad altre occasioni e altri esseri umani, un sorriso può essere terapeutico.

Grazie di cuore D. il tuo sorriso mi accompagnerà ogni volta che rimarrò spiazzata davanti a un grande pubblico. Oltre a un dono prezioso è stato anche un meraviglioso insegnamento.

Concludo dicendo che non è detto che chi osa parlare in pubblico, in totale serenità, non è uno che giudica, l’Universo parla tante lingue ma vi assicuro che quando voi vi sentite giudicati dagli altri, un lavoro utilissimo che potete fare per “guarire” da questo stato è osservare profondamente il giudizio dentro di sé. Senza rinnegarlo che altrimenti non serve a niente.

Buona auto-osservazione Anime belle.

Una risata vi seppellirà

UN GRAMMO O UN CHILO DI “PRESA IN GIRO”?

Capisco che dal titolo questo articolo possa sembrare a sfondo politico ma posso assicurarvi che non ha nulla a che vedere con movimenti politici o quant’altro.

Ho preso in prestito questo motto anarchico dalla dubbia paternità (che al completo sarebbe: La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà!) per parlare di un fenomeno esistente da sempre e che, da sempre, miete vittime a non finire.

Si tratta della classica e conosciutissima: presa in giro.

Chi non è mai stato preso in giro? Nessuno. Chi più, chi meno, tutti quanti siamo passati sotto le grinfie di questo meccanismo. E per il cognome, e per l’altezza, e per i vestiti, e per i difetti fisici… ognuno di noi ha avuto la sua bella dose di – presa per i fondelli – soprattutto durante l’infanzia. Ognuno nella nostra quantità. E, questa frase, che può sembrar banale, ha la sua importanza.

Infatti… chi decide la quantità della presa in giro che ci viene rivolta?

Non certo il salumiere che già lo sento chiedere – Che faccio? Lascio? -.

IL FAMOSISSIMO – QUELL’ ALTRO –

Proviamo a rispondere:

Il nostro difetto? No, non può essere perché quell’altro ha un difetto molto più grande o ridicolo del mio ma non viene schernito quanto me!

I nostri “aggressori”? No, non può essere perché cambio situazione, ambiente, persone ma vengo preso in giro lo stesso.

Il nostro modo di fare? Ma no, non può essere… sono sempre gentile, onesto, mi comporto bene… se io vengo preso in giro allora a quell’altro, che si comporta in quel modo assurdo, cosa dovrebbero dire?

Le mie scelte? No, neanche questo può essere. E’ vero che spesso scelgo cose bislacche ma allora a quell’altro, che decide sempre in quel modo sbagliato e strampalato, cosa dovrebbero dire?

E allora? Cos’è che fa sì che quel tot di scherno sia dedicato a noi?

Tu che hai solo un piccolo ciuffo di capelli fuori posto vieni scanzonato dal mattino alla sera, in modo pesante e offensivo, ma a quell’altro che ha tutti i capelli arruffati e sparati come se avesse preso una scossa elettrica non viene detto nulla, anzi… viene persino trattato con rispetto! Perché?!

IL RISPETTO, QUESTO SCONOSCIUTO

Beh, è molto semplice! Perché si rispetta lui. Lui si rispetta, nel vero senso della parola e la realtà che lo circonda non può che rispecchiare ciò che lui prova dentro. Ti vedo che stai storcendo il naso e non mi credi ma prova a ragionare e trova alcuni esempi. Puoi provare ad osservare te stesso oppure ricordare quel tuo povero compagno di scuola preso in giro da tutti. Dimmi, lui si rispettava? Provava per se stesso una sana autostima (da non confondere ovviamente con stupida boria)?

Ti sei mai chiesto perché tu che sei fisicamente “normale”, così ci giudicano, che hai un buon lavoro, che ti reputi simpatico e intelligente non riesci a trovare una donna mentre quell’altro che è considerato dalla società non normodotato e pare persino che se la tiri ha un mucchio di ragazze al seguito? Ha un lavoro decisamente migliore del tuo che lo rende felice. Ha una bella casa e una famiglia amorevole. Ha sempre il sorriso sulle labbra, lui è felice!

Al contrario poi c’è chi par d’essere d’acciaio. Non si vanta ma ha un modo di fare granitico. Di massimo rispetto verso la sua persona. Neanche lui viene preso in giro. Anche se a te pare supponente, perché evita le smancerie che la nostra morale ci obbliga spesso a mettere in pratica, in realtà non è alterigia la sua ma fierezza. E’ fiero di sé. E, di conseguenza, lo sono anche gli altri.

Se ti convinci che chi ti prende in giro sta soltanto riflettendo ciò che tu stesso pensi di te ti verrà più facile il lavoro per far finire questa brutta situazione che stai vivendo.

Le prese in giro maggiori nascono a scuola è risaputo ma purtroppo alcune e forse ancora più dolorose, travestite da altro, continuano anche in età adulta. Fanno male, le viviamo come ingiustizie, come inganni ma non capiamo che siamo noi i primi ad essere ingiusti nel considerare ciò che siamo.

LA MODA DEI RAGAZZI

Ti voglio raccontare un fatto che riguarda un giovane ragazzo adolescente.

Saprai bene anche tu che oggi, i ragazzi di una certa età, vanno tutti in giro vestiti alla stessa maniera. Lo abbiamo fatto anche noi. Ci sono le mode e bisogna seguirle altrimenti guai, veniamo esclusi dal gruppo. L’essere vittime di una tendenza ci sta, anche se la trovo una cosa sbagliatissima ma il problema è che pochi hanno il coraggio di uscire dal coro. Ebbene, nella compagnia di questo ragazzo bisognava assolutamente portare i pantaloni attillati e con il risvoltino e un berretto con visiera. Era una tragedia vestirsi in modo differente.

L’animo di questo ragazzo andava totalmente contro a questa moda ma non poteva far diversamente se non voleva perdere gli unici amici che aveva. Guai a cambiare cappello o a mettere dei jeans più larghi e più lunghi sulle scarpe!

Quando era a casa da solo e lontano da occhi indiscreti, passava diverse ore davanti allo specchio provando abiti che stavano prendendo la muffa a forza di rimanere chiusi nell’armadio. Indossava cappelli strani che, tra l’altro, gli donavano moltissimo! Si piaceva ma la paura dell’esclusione era più forte del piacere che sentiva rimirandosi allo specchio.

Ogni tanto faceva qualche debole tentativo per poi tornare a casa svilito e promettendo a se stesso che non avrebbe mai più tentato un tale azzardo ma più passava il tempo e più la sua vera natura scalpitava con forza in quel cuore che voleva palpitare libero.

NELLA MORSA DEL GIUDIZIO

Il giudizio lo teneva in pugno come una tigre tiene un topolino tra le fauci. Era naturale che accadesse questo perché lui per primo giudicava. Giudicava molto, giudicava tutto e giudicava se stesso. Non poteva che ricevere giudizio da parte degli altri, un giudizio negativo in quanto negativo era lui per primo quando giudicava il resto del mondo. Il suo stesso demone gli si stava girando contro e non era per niente piacevole avere a che fare con lui.

Arrivato al limite della sopportazione, ma questo lo condusse a soffrire prima per diversi anni, decise di prendere una decisione: o gli amici o la propria libertà evitando, come esercizio, di giudicare se stesso e gli altri.

Decise per la seconda. Si presentò in compagnia vestito come voleva e per tutti fu quasi uno shock ma non poterono far altro che accettarlo.

Lui si era accettato per ciò che era e aveva avuto il coraggio di mostrare al mondo intero chi era davvero quindi, gli altri, hanno risposto di conseguenza. Non solo, ma dopo poco tempo fu egli stesso promotore di nuove tendenze e i suoi amici iniziarono ad indossare i suoi stessi bizzarri cappelli. Se dapprima fu guardato in modo storto e ben poco si desiderava parlare con lui, ora era diventato quello che tutti volevano. Il primo ad essere invitato da qualche parte e il più corteggiato dalle ragazzine. Se prima era un mostriciattolo che non seguiva la moda ora era un gran figo!

FERMARSI E AGIRE

Rivoltarsi verso gli altri reagendo alle loro provocazioni con urla, pianti, brutte parole o altro non serve a niente. Serve solo a subire ulteriori prese in giro. Fermarsi e concentrarsi su quello che c’è da fare, su quello che davvero serve trasmutare, allora sì che è di grande aiuto.

Agire e non re-agire. Agire significa creare un qualcosa di nuovo (e con amore possibilmente, amore verso di noi stessi ad esempio). Re-agire significa invece agire in base a quello che fanno gli altri, essere cioè dipendenti delle azioni degli altri, la nostra azione sarà in pratica un’appendice del gesto altrui pertanto il “ceppo madre” è dell’altro e non nostro. E, se è dell’altro, non è piacevole visto che è contro di noi, visto che ci sta deridendo.

Solo in questo modo si blocca la presa in giro da parte degli altri. Chi nasce con questa dote, o la nutre dentro di sé in base all’educazione che ha ricevuto in famiglia, è sicuramente più avvantaggiato; per gli altri sarà invece una prova da imparare e superare ma tutti, chiunque, ha prove da superare. Chi ti prende in giro, ad esempio, troverà altri tipi di ostacoli nella vita e non saranno facili, credimi. Ma non preoccuparti degli altri. Preoccupati solo di te e cerca di far smettere questo logorio.

Rispettati, sii te stesso. Mostrati senza vergogna o accadranno cose che ti faranno vergognare sempre. Più ti vergogni, più gli altri ti faranno vergognare. Più ti reputi un non degno e più gli altri ti svaluteranno. Più prendi in giro te stesso e più gli altri ti tratterranno da zimbello. Se inizi anche solo a riconoscere che la responsabilità di tutto questo è tua e non degli altri (anche se può sembrarti impossibile o difficile da accettare) sei già a metà dell’opera.

Provaci soltanto e vedrai, fin dai primi tempi, dei cambiamenti. Potrai subire burla ancora più grandi, tieni duro, è soltanto la tua vecchia identità che si arrabbia e si ribella, ma vedrai che con il tempo tutto si modificherà e in meglio per te. E allora sarai tu a ridere.

Potrai così seppellire quel vecchio demone che ti amministrava, potrai seppellire il lato negativo dei tuoi amici e le loro sciocche risate denigratorie. Potrai anche, volendo, seppellire molte cose del tuo passato e fare nuove amicizie perché, indubbiamente, arriveranno a te persone che dovranno riflettere la bellezza che sei ora.

Prosit!

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A te che osanni il Lupo dico: fai attenzione!

Sei pronto?

Sei pronto ad aspettarti un complimento dopo tutta la fatica che hai fatto e a ricevere solo un misero accenno col capo, senza fronzoli? E… senza offenderti?

Sei pronto a smetterla di lamentarti per tutte le mancanze che i tuoi genitori ti hanno fatto provare?

Sei pronto a non aver più bisogno di nessuno?

Sei pronto a non pretendere più che il tuo partner ti renda felice?

Sei pronto a non dover più badare al quieto vivere? Alla morale? Alla cultura che ti è stata imposta e ti ha plasmato?

Hai mai pensato a come davvero sarebbe un Lupo trasformato in Uomo?

Sei pronto a gridare in piazza come davvero la pensi senza preoccuparti del giudizio altrui? A ululare forte, riecheggiando tra boschi e montagne, zittendo tutti gli altri animali attraverso il tuo potere?

Sei pronto a vivere anche SENZA la stima da parte degli altri? A non farti intaccare dalle loro azioni? Dalle loro bugie? Ad essere costantemente centrato?

Sei pronto a non avere aspettativa alcuna?

E ad amare te stesso SOPRA OGNI COSA?

Io ho conosciuto i miei Lupi e non me ne vanto. Io ho conosciuto i miei Lupi e mi hanno fatto un male della Madonna. L’unica cosa della quale vado fiera è aver avuto la forza e l’impegno di diventare come loro. Perché attraverso il loro essere taglienti, il loro calpestarmi senza pietà, il loro essere tutto ciò che io credevo essere ma ciò non era, profumavano indiscutibilmente di libertà. Una libertà non solo fisica. Una libertà mentale ed emozionale anche. Un qualcosa che ti permette di andare oltre, senza essere schiavo. Nel momento stesso in cui affidi la tua felicità nelle mani in un altro sei un dipendente. Significa che il giorno in cui quell’altro batte le sue mani schiaccia te e la tua gioia come due fichi maturi.

Un Lupo, questo, neanche lontanamente lo immagina.

Non intendo insegnarti nulla, voglio solo darti un consiglio nato come riflessione dentro me dopo aver vissuto, ascoltato e osservato diverse persone. Persone sofferenti, sono sincera. Per questo, se solo avessero saputo, si sarebbero forse preparate prima.

Cerco di non farti illudere, vorrei tu comprendessi la conseguenza di quello che cerchi. Perché lo so che non vuoi più pecore attorno a te ma… sei davvero pronto ad essere circondato da un branco di Lupi? Immagina la vera e intrinseca indole di un Lupo nell’Uomo. Nonostante la ragione di mezzo.

Quello che ti chiedo è di domandarti questo e se ti rendi conto di non esserne capace puoi provare a diventarlo. Sarà una tua scelta ma non sarai vittima di un desiderio esposto a metà, divenuto ora un problema e che descrivi come – esserti piombato addosso all’improvviso – solo perché, ohibò, immaginavi tutt’altro.

Leggo sempre molte citazioni che vengono postate e che elogiano il Lupo condannando le pecore.

Io per la prima ne pubblico molte.

Quello che mi lascia perplessa è vederle sui profili di chi un Lupo non lo accetterebbe mai.

Perché un Lupo è un animale libero ed essere liberi, per alcune menti, significa essere supponenti, arroganti, presuntuosi.

Significa saper star da soli e questo viene visto come menefreghismo.

Un Lupo non segue la morale, non gliene frega niente di quello che sei diventato a causa dei tuoi demoni.

Se gli ostacoli il cammino, ti sbrana.

Un Lupo accoglie ma non ha pietà. Se non gli tieni testa, giustificandoti dietro le tue maschere, ti sbrana.

Ad un Lupo del quieto vivere non frega nulla, come non frega nulla dei ritardi perché vive senza tempo, come non frega nulla del tuo – Ma io son fatto così -. Se a un Lupo non vai bene, ti sbrana.

Non puoi tarpare le ali a un Lupo, non puoi usare il tono che vuoi con un Lupo, non puoi manipolare un Lupo, non puoi sgridare, ne’ giudicare, ne’ forzare un Lupo.

Un Lupo è senza filtri (quelle cosine che a noi piacciono tanto e non lesionano la nostra corazza) il suo modo potrebbe offendere, raramente segue i tuoi consigli e non ama vivere in gabbia. In nessun tipo di gabbia.

A un Lupo non ordini di amare una sola volta, di raccontare una bugia, di far buon viso a cattivo gioco, di educare i suoi cuccioli come vuoi tu. Non lo tieni legato a causa della tua sofferenza.

Un Lupo non abbassa la testa perché tu urli o piangi. Fai il vocione o ti disperi. Un Lupo non abbassa lo sguardo perché tu gli fai crollare l’autostima. Un Lupo non abbassa la coda perché tu gli fai paura.

Se ti reputa inferiore, ti sbrana.

Se ti reputa anche solo lontanamente ed energeticamente negativo per la sua esistenza, ti sbrana.

Un Lupo non farà mai ciò che a te farebbe piacere. E tu non sei in grado di vivere senza aspettative.

Ora, prima di osannare un Lupo perché fa figo, sappi almeno chi stai idolatrando.

Un Lupo sa accettare il suo ruolo a differenza tua che vorresti farla in barba al tuo collega e diventare un prescelto dal datore di lavoro.

A differenza tua che vorresti essere al posto del tuo amico per avere la sua donna.

A differenza tua che cresci i tuoi figli con una spada di Damocle sulla testa perché sappiano sempre che facendo certe scelte ti faranno soffrire.

A differenza tua che invidi la tua amica per la bella casa che ha.

A differenza tua che devi dimostrare a tutti quanti soldi possiedi.

A differenza tua che aggredisci gli altri solo per intimorire e non essere contraddetto.

A differenza tua che usi la tua istruzione come arma e non come strumento di creazione.

A differenza tua che studi, ti sposi, metti al mondo dei figli, li fai battezzare, hai un buon lavoro e fai tutto quello che la società ti chiede.

A differenza tua che muori ogni giorno davanti alla televisione, cibo in scatola, problemi, fretta, stress, malattie.

A differenza tua che possiedi il senso della vendetta.

A differenza tua che ti lamenti.

Come puoi essere un Lupo se neanche riesci a percepire l’impetuoso battito del cuore in un minuscolo fiorellino?

A te che dici che non ti sfugge nulla mentre ti sta sfuggendo la vita stessa.

Che non godi pienamente di quel nuovo giorno espandendo ogni tuo senso.

Come puoi essere un Lupo se sei un dormiente che sale sulla propria auto la quale va da sé, conoscendo il tragitto a memoria, perché tu in realtà sei tra le bollette che devi pagare, gli impegni che devi affrontare, le paure che devi superare?

Un Lupo non è da amare, è da Essere.

Quando stai male preghi affinché il dolore o il malessere vada via il più presto possibile. Questo un Lupo non lo fa. Un Lupo si rintana nel buio e nel silenzio, si lecca le ferite e, senza lagnarsi, attende. Conosce i tempi del suo corpo e li rispetta. Se non li conosce non si pone il dramma e aspetta comunque. Non mette fretta a nulla. Accetta quella situazione. Si autoguarisce.

Non crea fastidi, non prova fastidi, non si lamenta per i fastidi. Semplicemente, li elimina. O non da a loro vita.

E non guarda in faccia nessuno. Per la bellezza della legge del bosco. Qui, in questo luogo, o io o te. Senza però la vanagloria che nutre il tuo essere.

Ma un Lupo sa anche condividere, così come la natura tutta. Tu puoi condividere quella che chiami la “tua” terra e alla quale infissi un bel cartello con su scritto: proprietà privata? Preoccupandoti di scacciare immediatamente chi per disgrazia ci sosta?

Un Lupo che ti manda via dal suo territorio non prova boria ne’ senso del possesso e sa chi scacciare.

È in grado di selezionare senza giudicare, non immagini neanche la grandezza che risiede dietro questo concetto.

Un Lupo non si strugge nel comprendere se suo figlio vuole più bene a sua madre o a suo padre. A un cucciolo di Lupo non manca assolutamente niente, neanche l’ammirazione.

Non approfitta del prossimo.

Non è un parassita.

Potrei andare avanti ore ad elencare cos’è e cosa non è un Lupo ma nemmeno io so cosa sia, là, davvero, fino in fondo, quello che chiamiamo Lupo.

Quello che alcuni chiamano Sacro Graal.

Altri Pietra Filosofale.

Altri ancora Cristo.

So soltanto che un suo sinonimo è libertà, indipendenza assoluta – da tutto e da tutti -, da schemi mentali e credenze.

E la libertà spaventa. Spaventa anche lei, più di quello che credi.

Non acclamare il Lupo, non desiderare il Lupo, non invidiare il Lupo. Cerca solo di far qualsiasi cosa per diventarlo. Solo allora potrai accettare dei Lupi attorno a te. Solo allora non sentirai più dolore.

Perché un Lupo può far male, ma in quella sofferenza, c’è un rispetto che ti cura se sei pronto ad accoglierlo.

Prosit!

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La mia amica Vergogna e suo marito Giudizio

Vergogna, spesso confusa con sua cugina Timidezza, mi ha sempre accompagnata come una cara amica durante la mia esistenza. L’aveva mandata accanto a me sua mamma, Signora Paura, madre di così tante figlie da averne perso il conto essa stessa. L’aveva mandata per proteggermi, per farmi evitare di esprimere concetti discutibili o creare situazioni per me imbarazzanti che mi avrebbero poi fatta stare malissimo.

Vergogna non sta vicino a tutti ma a me, e a qualcun altro come me, è sempre stata avvinghiata come l’edera al tronco di un castagno. La cosa bella è che Vergogna non è mai stata da sola bensì accompagnata a sua volta dal gentil consorte Giudizio che non la mollava un attimo ed entrambi se stavano accovacciati sulle mie spalle ogni giorno.

Mi sono sempre considerata una privilegiata nell’avere un’amica così speciale, grazie a lei non rischiavo mai nulla e, di conseguenza, suo marito era sempre dalla mia parte piuttosto che uno scomodo avversario. Un triangolo perfetto che avrebbe fatto invidia persino a Renato Zero.

Abbiamo vissuto una fantastica unione a tre per diversi anni poi sono cresciuta, sono diventata una donna, ho cambiato modo di fare, modo di pensare e ho anche cambiato amici.

Mi sono resa conto di essere arrivata ad un punto della mia vita stimata e ben voluta da tutti, figlia di un’educazione che prevedeva come primo scopo la coscienza pulita e la possibilità di andare a testa sempre alta ma era come se, quella vita, io l’avessi vissuta unicamente a metà. Come un’amputata alla quale manca una parte di sé.

Troppe volte mi ero fatta coccolare dalla mia amica speciale, troppe volte avevo temuto il suo consorte, troppe volte avevo permesso loro di condurre le giornate al posto mio.

Iniziai a riflettere sul perché, inconsapevolmente, avevo sempre optato per questa soluzione e la nascita di tale motivo mi fu ben ovvia (genitori, scuola, amicizia, morale, istituzioni… almeno per me) ma perché proseguirne poi il cammino in modo così deciso, quasi con i paraocchi, cadendo sempre di più nelle sabbie mobili che io stessa avevo creato ai miei piedi?

Fu sconvolgente arrivare a capire che se quei due esistevano e avevano tale potere su di me era “semplicemente” perché IO giudicavo troppo gli altri e consideravo alcune loro azioni vergognose.

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Per uno strano e arcano meccanismo intrinseco Giudizio, e di conseguenza Vergogna, mi appartenevano perché li riservavo per il mio prossimo. Io???!!! Ma come? Proprio io che non mi ero mai permessa di giudicare una persona qualora si fosse tinta i capelli di rosa o fosse andata in giro con vestiti malconci? Io che mai avrei valutato al posto di un altro cos’era giusto o cos’era sbagliato per chi mi stava di fronte. Mai ho deriso qualcuno nella mia vita, mai l’ho preso in giro, mi sono sempre schierata dalla parte del più debole e, hippy fino al midollo, ho sempre proclamato a gran voce la mia anima Peace&Love vivendo e lasciando vivere.

Oh! Si. Ma… per l’appunto… cosa accadeva in me mentre vedevo il più debole venir danneggiato? Cos’accadeva in me mentre sentivo quella donna, dai capelli color salmone, venir presa in giro dalle colleghe di nascosto? Cos’accadeva in me mentre sabotavo il tiro mancino che altri avevano preparato per il poveretto del momento?

Giudicavo, e giudicavo amaramente quelle persone come esseri cattivi, spregevoli, disumani. L’animale picchiato era stato maltrattato da un deficiente, la donna derisa era stata presa in giro da due cretine, il bambino offeso era stato mortificato da un idiota. Deficiente, cretine, idiota… incivile, ignorante, meschino… ognuno aveva la targhetta appesa al collo che io gli forgiavo.

Ognuno, quando si muoveva e non si muoveva come i miei parametri avevano stabilito, era un cafone ignobile da catalogare.

Posso spezzare una lancia a mio favore dicendo che il mio presupposto era un presupposto che il genere umano considera “buono”, persino ogni Governo e ogni Religione, le istituzioni più grandi al vertice dell’umanità lo considerano “buono – ammirevole” ma ciò non significa proprio un bel nulla! Io giudicavo! Era questa la cosa basilare nonché assurda.

Giudicavo forse più di colei che prendeva per il sedere la fanciulla che si era tinta i capelli di un colore inconsueto. Giudicavo con rabbia, con rancore, addirittura con senso della vendetta. Alcune atrocità che vedevo, soprattutto di carattere molto violento, scaturivano in me un senso di rivolta così grande che, lo ammetto, avrei voluto veder soffrire quella persona che aveva compiuto tale crimine. Avrebbe dovuto pagare con l’angoscia per il male che aveva creato ad esseri innocenti.

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Così timorosa e guardinga, nei confronti delle reazioni del mondo, era quindi diventato impossibile per me “muovermi”. Ogni passo poteva essermi fatale, poteva essere giudicato così come giudicavo io perché, si sa, ogni medaglia ha due lati e ogni volta che provavo a fare o a dire qualcosa venivo sempre governata dal senso negativo che si poteva dedicare a tale questione perciò, più nascosta rimanevo, più ero intoccabile.

Tutto questo però ha iniziato a non andarmi più bene, non potevo esprimermi, non potevo agire, ogni volta dovevo trovare una valida giustificazione e vivere era diventata una sorta di fatica. Proprio ora che avevo raggiunto l’età per camminare più “liberamente” mi tenevo legata con le mie stesse mani.

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Decisi di dire basta. Dovevo allenarmi a non giudicare più chi si comportava come io non avrei mai fatto. Dovevo farlo assolutamente per la mia stessa libertà e per un senso di amore incondizionato che, automaticamente, avrebbe preso il posto dentro me lasciato vuoto dalle figlie di Signora Paura.

Fu dura, molto dura, e sarò sincera nel dire che, all’inizio, per rendermi le cose più facili, evitavo certe situazioni che mi avrebbero sicuramente portato al Giudizio. Continuai poi con l’allenamento laddove i sentimenti erano meno coinvolti perché è ovvio, loro hanno una parte fondamentale nelle nostre scelte, comandano più delle nostre intenzioni e dei nostri pensieri cosicché mi allenai davanti alla TV.

Piano piano, l’assassino di turno, non era più ai miei occhi un individuo che meritava il mio disgusto ma, al di là di ogni bene o di ogni male che si poteva pensare, era un’anima, un universo a sé. Dovevo andare oltre, dovevo guardare diversamente.

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Non ero lì in quel momento per giudicare il suo atto, quello avrei potuto farlo in un secondo momento, quando la mia riflessione si sarebbe basata semplicemente sul teorizzare l’accaduto e ciò che ne pensavo senza interferire con il sentimento.

Non si tratta di inaridirsi e non provare più emozioni si tratta di trasformare quelle emozioni ed emanare da noi stessi quelle positive ben differenti dalle negative che fanno un gran male solo ed esclusivamente a chi le porta dentro.

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Oggi, sono molto più viva di prima ad esempio. Oggi che mi vergogno meno di me stessa perché ho imparato a giudicare meno chi vive assieme a me questo pianeta, sento molto di più scorrere la vita nelle vene.

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Le emozioni sono molto più prorompenti e accanto a me c’è più volte Gioia, simpaticissima compagna, al posto di Vergogna.

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Tutto questo mi è servito anche a capire quanto valgo perché se prima vedevo solo il lato sfavorevole della situazione oggi ho potuto notare, mettendomi in gioco, che ciò che dico e ciò che faccio può anche piacere ed essere stimato e condiviso dagli altri.

Ho scoperto di avere doti che prima soffocavo, come ho represso sempre tutto il resto, senza rendermi conto che, allo stesso tempo, opprimevo me stessa anche perché tutto questo faceva si ch’io evitassi persino di comunicare ciò che mi dava fastidio o mi faceva soffrire pur di non apparire sgradevole o maleducata. Contenevo e contenevo riempiendomi di rimpianti, di debiti, di argomentazioni irrisolte che rimanevano lì a fare da immondizia dentro me.

Abbandonare Vergogna e Giudizio, o comunque gran parte di essi, è stato un sollievo e voglio continuare in questo cammino migliorandomi sempre di più e soprattutto osando, nel rispetto del prossimo, maggiormente. Non ho più intenzione di considerare miei fallimenti quello che un altro non approva, né ho intenzione di fare viceversa.

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Perché la stessa libertà che ho sempre cercato di regalare agli altri (nel mio cuore per lo meno credevo che così stessero le cose) voglio regalarla anche a me stessa. Solo così potrò davvero, nel vero senso della parola, donare ad altri la loro sacra libertà.

Osa, senza aver paura di sbagliare. Perché chi non sbaglia mai, non scopre mai nulla di nuovo – (Cit.)

E un consiglio: le persone timide e vergognose, che solitamente fanno molta tenerezza, sono in realtà persone che giudicano molto e sentenziano quindi, non lasciatevi abbindolare da quella veste carina e gnignignì che indossano ma anzi, aiutatele ad apprezzare di più la vita così com’è e soprattutto loro stessi.

Prosit!

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