A volte basta davvero un sorriso

Colui che si imbarazza, che prova vergogna nel far qualcosa davanti agli altri, non è solo un – dolce tenero timido – anche se sicuramente provoca compassione nel cuore di chi osserva quella titubanza.

Le leggi dell’Universo sono diverse dalle nostre, forse più dure, più severe. Non appartengono alla morale umana come spesso vi ho spiegato.

Quando vediamo una persona timida, questa ci fa tenerezza perché il suo impaccio è tangibile e, per empatia, siamo portati a metterci nei suoi panni e a non voler essere al suo posto. Ai piani alti invece, la persona timida è considerata una giudicante. Sì, nel senso che: si sente giudicata e quindi si vergogna, è vittima del giudizio altrui perché lei stessa giudica tutto e tutti.

Perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati e con la misura con la quale misurate sarete misurati – (Gesù).

In questa frase Gesù spiega in due parole la Legge dello Specchio e molto altro.

Che ci crediate o no, proprio utilizzando il potere di questa legge, sono riuscita a trasmutare di molto il mio Demone del Giudizio. Sapete come ho fatto? Mi sono resa RESPONSABILE del giudizio. Mi sono riconosciuta una giudicante e ho dovuto UMILMENTE AMMETTERE (cosa ben poco piacevole) di essere una che giudicava.

Su questo punto mi ci soffermo perché la maggior parte delle persone che si rivolgono a me, cercando di risolvere alcuni nodi della loro vita, mi dicono sempre – Ma io non giudico! Per me ognuno può fare quello che vuole! -. Purtroppo crediamo di non giudicare ma lo facciamo eccome. Tutti. Chi più, chi meno.

Il problema nasce quando siamo totalmente convinti di non giudicare e non intendiamo sentir ragione. Ma è un discorso lungo e che ho già fatto più volte… oggi vorrei invece dedicare questo post alla bellezza di un sorriso (che ha a che fare anche con il giudizio) e ora vi spiego il perché.

Come vi stavo dicendo prima ho lavorato per molto tempo e molto duramente per trasmutare il mio demone del giudizio. E mica ci sono ancora riuscita del tutto! Ma va bene così.

Dovete sapere che un tempo non riuscivo nemmeno a parlare con gli estranei… figuriamoci quando mi sono trovata davanti una classe di allievi ai quali dover spiegare lezioni di Alchimia ed Esoterismo… Magia e Fisica Quantistica… Vi ho detto che ho aperto una Scuola no? Eccola qui per chi si fosse perso il post precedente www.magmel-alchimia.com

Bene… chi mi conosce sa la fatica che ho provato. Al di là del fatto che le lezioni devono essere comprensibili, devono essere dinamiche, poco noiose, etc… dovevo parlare davanti a una trentina di occhi che mi guardavano sbarrati senza mai distogliere lo sguardo da me. Il cuore iniziava a battere forte… o forse no… forse era immobile pure lui come me. Sentivo le guance prendere fuoco. Ero rigida, impietrita, ma allo stesso tempo tremavo… una tragedia! Non potevo andare avanti così.

E’ verissimo che anche l’abitudine aiuta ma nel mio caso, per come si sono svolte le cose, non avevo tempo di aspettare che l’abitudine svolgesse la sua parte. Dovevo agire io.

“Osserva Meg, osserva il turbamento… che cos’è? Cosa senti? Da cosa deriva?”. Scendendo sempre di più nel profondo arrivavo a delle sfumature del giudizio davvero carine e interessanti. Mi presi la responsabilità di tutto quel fardello e iniziai ad allenarmi a non giudicare più il mondo se non volevo sentirmi giudicata. Perché non era il pensiero degli altri su di me a darmi fastidio bensì era l’aggancio delle mie vibrazioni giudicanti con quelle giudicanti degli altri che faceva male.

Come a voler essere masochista fino in fondo (scherzo!) e come se la Scuola non bastasse, prese sempre più piede una mia grande passione che porto avanti con un compagno d’avventura.

Questa parte della mia vita si chiama “WILDLIFE IN VALLE ARGENTINA” (potete trovarla su FaceBook, Instagram e Youtube) e, assieme al mio amico Andrea vado – into the wild – alla ricerca di Flora e Fauna e luoghi splendidi della Valle Argentina. Se non che, i Comuni dei borghi di questo spicchio della Liguria di Ponente, iniziano a chiamarci per fare serate e creare eventi proiettando i nostri filmati e i nostri docuvideo. Che gioia! Che bellezza! Poter condividere con tanta gente quelle meraviglie che vediamo e immortaliamo con la nostra telecamera.

Ricordo ancora la prima volta, avevo davanti quasi duecento persone, tutte zitte, ad ascoltare me.

Andrea, che è peggio di me, continuava a dirmi – Parla tu Meg! Parla tu che io non mi oso! – e io – Ma non ce la faccio! Ma scherzi? Ma guarda quanti sono! –. Tra tutti e due poveri noi! Preferisco di gran lunga chiacchierare con due Camosci a 2000 mt che parlare davanti ad una folla ma… non è che si poteva star zitti. Va bene, decido di buttarmi (anche Andrea ha parlato quella sera) dico probabilmente qualche cavolata senza senso ma riesco a presentare il nostro progetto dando poi voce ai nostri video e tirando un enorme sospiro dopo aver spento il microfono. Sì, c’era anche il microfono! Drammaticissimo. Un microfono che, quando l’ho posato, grondava sudore… che schifo. Io non sono una persona che suda molto ma avevo persino le mani bagnate quella sera.

Pensate che effetto che fa il giudizio alla nostra mente. Trasforma temporaneamente il nostro fisico. Tutte le emozioni arrivano a lavorare anche fisicamente sul nostro organismo.

Fatto sta che gli eventi continuano… continuano a chiamarci ma, da un anno all’altro, non si può certo pretendere di abituarsi. Sono serate che facciamo solo d’estate al momento.

Finchè quest’anno, nella piccola Realdo, borgo incredibile incastonato tra le falesie della mia Valle, mi trovo davanti a un centinaio di persone per la prima volta in questo 2022.

Andrea inizia la sua solita nenia (a volte gli tirerei una testata! Perchè parla benissimo in realtà!) e dice, come al solito, di non voler parlare. Bene, parlerò io!

In piedi, davanti a tutte quelle persone, con il microfono in mano, ho iniziato a raccontare chi siamo, cosa facciamo, cosa volevamo mostrare, i dietro le quinte, etc… Ok, non sarò stata la Barbara D’Urso della Vallata ma me la sono cavata benino, forse più che benino perbacco! Dal momento che per la prima volta ho ricevuto molti complimenti, da parecchie persone, proprio sulle mie parole e su come ho parlato. Persino Andrea si è complimentato tantissimo, lasciandomi volentieri lo Scettro della Parola che ormai mi toccherà anche in futuro.

Alla fine, un signore mi si è avvicinato e mi ha detto – Signorina, guardi, io sono del mestiere, le devo fare i miei complimenti non solo per come ha raccontato nei video quello che stavamo vedendo ma anche per come lo ha esposto questa sera! -.

L’Universo premia sempre, in qualche modo ci comunica che stiamo facendo un buon lavoro. Ero entusiasta. Demone VS Meg 0 – 1. Tié!

Davanti ai miei allievi, anche se nuovi, ormai imbarazzo non ne provo più ma davanti a quel pubblico un goccino ho tremato… le frasi che mi hanno aiutata sono state “ Meg, ti giudicheranno in base a come ti giudichi tu. Sei speciale, vai benissimo, non vergognarti di nulla. Vergognati se fai del male ma non se vuoi mostrare la bellezza del creato. Giudicati splendida e sarai splendida per tutti. Loro sono un tuo specchio”. Continuavo a ripetermi queste parole nella testa.

E poi c’è anche da dire che spesso siamo noi stessi a esagerare la dose. La gente non è tutta cattiva o severa. Ma l’educazione che abbiamo ricevuto, a volte, amplifica certi messaggi.

Ma è stato un altro il premio che ho ricevuto quella sera. Nonostante i tanti esercizi fatti sul giudizio, non posso negare di non aver provato un po’ di tremarella. I volti delle persone che mi stavano ascoltando erano seri e interessati e questo mi ha intimorita ancora di più. Stavano scandendo le mie parole, dovevo essere precisa, non potevo sbagliare. Alcuni erano persino un po’ scettici, come a dire “Ma chi sono questi? Da dove arrivano? Cosa ci faranno vedere? Due fiorellini… Tse’…”. Non è stato facilissimo ma ad un certo punto, tra i vari visi, mentre cercavo con lo sguardo un punto di riferimento, ecco uno dei più bei sorrisi che si desidera incontrare in momenti come quello. Una ragazza, che conoscevo solo di vista, mi stava sorridendo con le labbra e con gli occhi. Era un sorriso caldo il suo. Amorevole. Sincero. Era come una carezza. I suoi occhi brillavano e quella sua dolce espressione sembrava dirmi “Vai Meg, stai andando alla grande, sarà tutto bellissimo!”. E’ stato un piccolo miracolo e lei era luminosa in mezzo a tutta quella gente.

Non vi racconto questo per dirvi cosa ho ricevuto quella sera ma per farvi capire quanto possa fare bene un semplice sorriso. Probabilmente lei non si è nemmeno accorta di avermi regalato tanto (anche se, a fine serata, ho voluto dirglielo e ringraziarla) o probabilmente sorrideva per la curiosità di quello che avrebbe visto a breve ma, nel mio cuore, ha fatto l’effetto che vi ho raccontato.

Sorridete. Sorridete alle persone perché ce n’è un gran bisogno e questa non è retorica. Sorridete davanti a chi è teso, davanti a chi soffre, davanti a chi sembra assente, stressato o troppo serio, perché è come coccolarlo, è come dirgli – Ti ho visto, so che ci sei e ti tengo per mano -. Sorridete perché, al di là della mia serata. molto leggera rispetto ad altre occasioni e altri esseri umani, un sorriso può essere terapeutico.

Grazie di cuore D. il tuo sorriso mi accompagnerà ogni volta che rimarrò spiazzata davanti a un grande pubblico. Oltre a un dono prezioso è stato anche un meraviglioso insegnamento.

Concludo dicendo che non è detto che chi osa parlare in pubblico, in totale serenità, non è uno che giudica, l’Universo parla tante lingue ma vi assicuro che quando voi vi sentite giudicati dagli altri, un lavoro utilissimo che potete fare per “guarire” da questo stato è osservare profondamente il giudizio dentro di sé. Senza rinnegarlo che altrimenti non serve a niente.

Buona auto-osservazione Anime belle.

Andando contro Osho e Buddha usiamo i doni di Madre Natura

Possiamo prendere quello che Madre Natura ci offre? Sì, certo, ma prima c’è da fare una premessa. Una lunga premessa.

Tutto si basa da ciò che sei. Intendo dire cosa sei dentro non come appari. Quali emozioni e quindi quali energie ti appartengono in quel momento. Dentro… molto dentro.

Mi capita spesso di sentir dire che i fiori non si devono cogliere. Si parla solitamente di fiori selvatici, magari visti in montagna. Ecco, ora tutte le Guide Escursionistiche ce l’avranno con me ma che mi lascino spiegare.

Una bellissima citazione, che dicono appartenere al Buddha, usa proprio il “non cogliere un fiore” come metafora per spiegare cosa significa amare – Se ti piace un fiore semplicemente lo cogli. Quando lo ami, lo annaffi tutti i giorni -. Ci sta.

Anche Osho ha provato a spiegare questo concetto con la nobile frase – Se ami un fiore, non raccoglierlo altrimenti morirà e cesserà di essere ciò che ami. Quindi, se ami un fiore lascialo essere. L’amore non ha a che vedere con il possesso, ha a che vedere con l’apprezzamento -. Sono d’accordo con entrambe le citazioni, o meglio con il loro senso, ma possiamo provare ad andare oltre e diventare un goccio più esperti di quello che siamo. (Osho per primo raccoglieva fiori a tutto andare per preparare tisane, infusi e abbellire i luoghi in cui accoglieva i suoi ascoltatori ma ssssst…. non ditelo a nessuno!).

Dobbiamo imparare ad avere un rapporto diverso e migliore con la Natura, rispetto a quello che abbiamo solitamente. Un rapporto più fertile.

E’ giusto voler proteggere certi luoghi. Io per prima sconsiglio di cogliere fiori così, ad minchiam, come si usa dire elegantemente (ehm… mi si perdoni perchè così è chiaro) ma oggi voglio provare a spiegarti qualche differenza.

Infatti, possiamo fare tutto. Possiamo relazionarci in maniera ben diversa con la Natura, finendola di distaccarla da noi, e iniziare a comprendere che siamo un tutt’uno con essa. Se non vogliamo mancare di rispetto a noi, non dobbiamo mancare di rispetto neanche a lei: piante, animali, rocce, etc… E dobbiamo metterci in testa che il rapporto perfetto è quello del – dare e avere -.

Bisogna iniziare partendo da un basso bassissimo livello di umiltà che non significa mancanza di dignità ma considerazione verso quello che stiamo facendo e soprattutto verso il fatto che stiamo prendendo un qualcosa. Quel qualcosa è nostro, è lì per noi, ma per noi è stato creato e se, con umiltà, riconosciamo questo sacro fenomeno, possiamo facilmente accedere al gradino successivo e utile. Quello che ci porta all’interno della grande stanza della GRATITUDINE.

In questa stanza possiamo accogliere in noi ed essere permeati da una grandissima dose di gratitudine che è l’emozione più importante che possiamo e dobbiamo avere ogni volta che vogliamo usare qualcosa che ci viene offerto.

La Natura è ben felice se noi apprezziamo i suoi doni e li facciamo nostri e tutto è lì per noi in abbondanza divina. La Natura non ha paura di – restarne senza -, non ragiona e non vive come noi umani. Lei da’, regala tutto con tutto il suo amore, senza problema alcuno. Una generosità che commuove. Devi riuscire a connetterti a questa generosità mentre cogli quel ben di Dio. Qualsiasi cosa sia.

Così come prendiamo una mela dall’albero per nutrirci, o le uova di una gallina, o delle bietoline selvatiche, possiamo prendere anche un fiore per sfamarci, curarci o poterlo ammirare all’interno della nostra casa ricordando quanto è bello il mondo là fuori. Possiamo prendere un tronco o una pietra per realizzare componenti d’arredo in casa nostra e vivere il più possibile sentendo i materiali naturali vicini a noi. Per permettere alla nostra creatività di trionfare. Ce n’è un gran bisogno di fantasia. La Natura ne sarà lieta. Questo ci farà stare bene e, se stiamo bene, la Natura è contenta perché, automaticamente, la inondiamo di buone vibrazioni.

Cogliere un fiore è come tagliare la legna per affrontare l’inverno e poterci così scaldare grazie alla sua trasformazione.

Ma non dobbiamo approfittarcene. Con questo non significa che possiamo fare man bassa andando oltre il dovuto. Diventeremo egoisti e approfittatori non più esseri umani che vibrano in alte frequenze. Ecco quindi qualche accorgimento da tenere a mente se si vuole cogliere un fiore (o prendere qualsiasi altra cosa):

Innanzi tutto serve osservare se di quella specie di fiore ce ne sono molte altre nei dintorni. Non essere sbrigativo e affamato. Stai per compiere un’azione che rimarrà registrata nella memoria dell’Universo, esegui il tutto con equilibrio, centratura e sapienza. Se quel fiore particolare è l’unico nel raggio di parecchi metri, lascialo stare, il prossimo anno potresti trovarne due e poi tre e così via. Se invece quel luogo abbonda di quella specie allora puoi anche prenderne qualcuno.

Non esagerare con il numero di fiori. Per abbellire una stanza o per ricordare a te la bellezza che ti circonda fuori casa, ti basta un vasetto con dentro queste ricchezze, non devi addobbare una cattedrale, non ti stai sposando! E’ il senso ad essere importante, non dimenticarlo mai!

Non prendere un fiore durante un’escursione. Quando alla sera sarai arrivato a casa esso sarà morto o avrà patito tantissimo, che te ne fai? A che ti serve un fiore passo? Coglilo solo se vuoi tenerlo per ricordo, magari tra le pagine di un libro. Dai un senso alla tua raccolta, a quell’atto che compi, non pensare solo al “volere”. Cerca sempre di operare come se stessi realizzando una piccola cerimonia.

Ridona alla Terra ciò che è suo. Le mele che cadono da un albero vengono mangiate dagli animali del bosco, quindi sono utili come alimentazione, oppure marciscono e vengono assorbite dal terreno diventando humus, utili anche in questo caso. Alla Natura serve ciò che tu consideri una schifezza da eliminare. Lei lo lavora e lo rende utile sostanza. Pertanto, ogni volta che puoi, gli scarti, ridaglieli. Lei saprà cosa fare. Il fiore colto, e che ora consideri morto, adagialo in un prato.

Quando cogli un fiore lascia a terra l’apparato radicale. Tutta la parte più legnosa vicina alla terra, alla fine del gambo, quella delle radici e a volte con anche qualche foglia, lasciala dov’è. Tu non te ne fai niente. Madre Terra potrà più facilmente far sorgere da lì un nuovo fiore. Attraverso questa attenzione emani rispetto sia per il Pianeta che per gli insetti e sarà il rispetto a tornarti indietro.

Cogliere un fiore è un atto da benedire. Non prenderlo strappandolo come se fosse un foglio di carta soddisfatto di averlo ora tra le tue mani. Questa è avidità.

Avvicinati a quel fiore e benedici la sua bellezza, la sua ricchezza. Inchinati verso chi lo ha creato, ama te stesso e anche la Natura se nella tua mente queste due cose sono ancora divise. Ama la bellezza del creato e ringrazia, di cuore, il poter possedere ora quella creazione divina tra le tue mani.

Stai emanando energie bellissime, il mondo non potrà che esserti riconoscente. Gli stai facendo del bene e tutto quel bene tornerà a te. L’Universo, in queste situazioni, non distingue il cogliere un fiore dal dare una moneta ad un povero. A lui interessano le vibrazioni che stai elargendo, qualsiasi sia il tuo scopo.

Se prendi dell’acqua da un torrente devi cercare di provare le stesse sensazioni. In questo modo, utilizzando il grande tesoro che possiedi del “rispetto” saprai da te regolarti sulla quantità da ottenere senza rischiare di abbondare. Saprai dire basta al momento giusto.

Purtroppo, la maggior parte delle persone non pensa a tutto questo ed essendo che siamo in molti, senza alcuna educazione nei confronti di questi temi, qualvolta ognuno di noi decide di impadronirsi di un elemento naturale accade un pandemonio. Da qui ne deriva rabbia e giudizio da parte di chi sgrida chi non si attiene alle regole create dall’uomo e, alla fine, il risultato, è quello di un gran casino che non serve a nulla e a nutrire la Terra c’è soltanto un caotico movimento di energie negative che sono totalmente deleterie.

Prova ad operare in questo modo. La Terra risponde immediatamente e ti accorgerai subito che non stai provocando un danno bensì essa è contenta. Tratta quel fiore come tratteresti un qualcosa di molto caro per te. Usalo ma non sfruttarlo. Cogline la vera essenza che ti appartiene. Più tu ti ami e ti elevi e più la Natura tutta non potrà che trionfare seguendoti. Perché lei è il tuo riflesso.

Molti anni fa, un mio amico mi disse – Guarda Meg, se strappo il Timo in questo modo, le Api non lo considerano più. Se invece lo colgo in quest’altro modo, loro vanno ancora a succhiare il suo nettare anche se è dentro al cestino. Ti rendi conto? –. Sorrisi davanti alla sua ragione.

La meraviglia di un uomo che coglie un fiore per portarlo alla sua amata o della donna che lo usa per intrecciarsi i capelli con dolcezza… di questo ha bisogno la Terra in cui viviamo. Di questo si nutre felice.

Mantieni quel dono vivo. Non ucciderlo con metodi grezzi. Sii elegante e grato soprattutto. Usa la delicatezza, la parsimonia e, come ti ripeto, la gratitudine. Non puoi fare nulla senza di lei. E puoi fare tutto ciò che vuoi se la utilizzi.

Prosit!

Ti spiego perché fai del bene ma ricevi del male

L’INTENTO NASCOSTO

Quello che leggi nel titolo l’ho già spiegato molte volte ma forse in modo troppo generico e senza dare alcuni suggerimenti importanti da prendere e mettere in pratica come se fossero esercizi. Un allenamento vero e proprio per te che fai sempre del bene ma ricevi dagli altri il male, un male che indossa diversi abiti: lo sfruttamento, l’approfittamento, la presa in giro, il tradimento, l’assenza di ringraziamento, etc…

Vedi, tutto risiede in un punto ben preciso del tuo essere. Sì, hai capito bene, anche la reazione “sbagliata” degli altri nei tuoi confronti, risiede proprio lì, in quel punto assolutamente fondamentale ma nascosto. Forse, non è proprio così nascosto ma passa inosservato.

In pratica, tutto sta nel tuo INTENTO.

Ora ti spiego. Sai cos’è l’intento? L’intento è il movente che ci fa compiere tutto ciò che intendiamo compiere. Prendere una decisione, fare una cosa, dire una parola… Arriva persino prima del pensiero, pensa. A volte, magari, preferiamo agire diversamente dal nostro intento ma, il nostro intento, comunque, risiede in noi. Se io volessi mandarti a quel paese, ad esempio, ma per il quieto vivere lascio perdere e sto zitta, quel “vaffanculo” (mi si perdoni ma rende l’idea) dentro di me continua ad esistere. E rimane lì. Scusa se cambio un attimo discorso ma mi preme dirti che, al centesimo “vaffanculo” non detto, potrebbe venirti un mal di gola tremendo eh!

Ma torniamo all’intento, quel punto massimo, quello che può, quello che decide, hai capito quindi cos’è? Quella forza che ti fa muovere. Quella intrinseca. E può effettuare scelte sia positive che negative.

SII SINCERO

Bene, ora, per andare avanti ho bisogno di tutta la tua sincerità. Per favore, togli un attimo tutte le maschere che a volte sei costretto ad indossare e leggi con il cuore le mie parole. Tanto non ti sta vedendo nessuno. Spogliati di ogni imbarazzo e guardati dentro con occhi sinceri perché dovrai rispondere la verità alla domanda che sto per farti.

La domanda è: nel tuo più profondo, perché hai sempre così tanta premura nei confronti degli altri? Cosa si muove davvero dentro di te?

Se risponderai a te stesso, in modo ben ponderato, potrai osservare che un mondo nuovo si sta aprendo dentro di te. È un mondo che è sempre esistito ma che celavi inconsciamente perché lì risiedevano cose che non ti andava di guardare. Guardale adesso, in tutta tranquillità, tanto ci sono io e ti potrò dare un valido aiuto per modificare in meglio questo lato della tua vita.

In questo mondo, rispondendo onestamente alla domanda, noterai che esistono tanti motivi. Io te ne elenchero’ qualcuno, ma sarai tu che dovrai fare lo sforzo di sentire quale ti risuona dentro o cercarne dei nuovi. Solitamente, mi duole dirtelo, ma in realtà è un bene, quello che più ti infastidisce o rifiuti, è proprio il motivo che più ti appartiene. Eccone diversi:

– perché i miei genitori mi hanno insegnato a fare così e se facevo così ero apprezzato da loro.

– perché facendo così dimostro di essere una bella persona e piacero’ agli altri. Ho bisogno di piacere agli altri.

– perché facendo così mi assicuro una ricompensa, una sorta di premio.

– perché facendo così distruggo la sofferenza degli altri. Io odio la sofferenza, la tristezza e tutte le emozioni negative.

– perché facendo così mi metto nella posizione del brav’uomo e nessuno farebbe mai del male ad un brav’uomo.

– perché facendo così ho più possibilità di essere amato, visto. Le persone pendono sempre dalle labbra di chi le salva.

– perché facendo così dimostro la mia rettitudine, la mia onestà e mi sento pulito davanti alla mia coscienza.

– perché facendo così vengo giudicato bene e non male dalla gente.

Questi, come dicevo, sono solo alcuni esempi. Ora dovresti rispondere. So bene che certi possono sembrarti biechi, subdoli e sporchi ma così è, o potrebbe essere, e non devi sentirti in colpa. Sei semplicemente un essere umano che, come tutti, ha dei bisogni. Ognuno diverso, ma che discendono sempre dalla mancanza d’amore. Quindi, sii corretto con te stesso e ammetti il perché ti prodighi tanto per gli altri. Non nasconderti dietro al – Mi piace vederli felici! – perché tu puoi mentire a te ma non all’Universo e, se ricevi del male dagli altri, vuol dire che un motivo c’è e che ora ti spiego.

SE NON E’ AMORE CHE AMORE E’?

Tutti gli esempi che hai letto, per belli che possono essere, non contengono amore incondizionato. Nessuno di quelli che ho scritto. Non contengono generosità pura (figlia dell’amore) e non contengono entusiasmo. Ora ti dirò una cosa che forse ti lascerà interdetto. Lo sai che a volte nemmeno per un figlio si fanno cose piene soltanto di amore incondizionato?

Lo sai che la maggior parte delle volte che si dona una moneta ad un mendicante, in realtà, la si dà più per il giudizio della gente (mendicante compreso) attorno a noi, che per il nostro cuore traboccante di amore puro?

Ma veniamo al sodo. Tutti questi motivi, che possono anche contenere della generosità ma è una generosità appannata, sono gli intenti di cui parlavo prima. E sono sinceri e senza orpelli. Nessuno li vede, stanno dentro di te e tu hai imparato, negli anni, per sopravvivenza, a camuffarli bene. Il problema però è che la risposta da parte degli altri (del mondo) riguarda proprio il tuo intento, pertanto, se nel tuo intento non c’è stato puro amore non riceverai puro amore bensì ciò che hai mandato come messaggio intenzionale, raddoppiato, affinché tu possa vederlo bene. Perché ricevi inganni? Perché tu per primo hai ingannato. Magari hai ingannato te stesso. Perché ricevi dei – No -? Perché tu per primo hai detto – No – al rispetto verso di te, quando hai dovuto abdicare davanti a un bisogno che ti pareva più appagante. Perché neanche un – Grazie -? Perché non sei stato generoso, hai solo risposto a un dovere.

Tu vali quello che dai non quello che ricevi. Il valore sta nel tuo gesto, quello che ricevi è solo una conseguenza di quello che hai dato, o meglio dell’emozione che permeava ciò che stavi dando in quel momento. Capisci?

Inoltre, se ti aspetti dagli altri un – Grazie – o un – – è come se attendessi in cambio un qualcosa, pertanto, è come se il tuo interesse fosse focalizzato lì, su quel qualcosa, nulla a che vedere con il puro amore!

LA VOGLIA DI CAMBIARE

Ma come fare a diventare veramente generosi e ricevere così generosità vera, gratitudine sacra, regali, favori e molto altro? Ti sembrerà strano ma, come per tutte le cose, occorre allenarsi.

Inizia con cosine piccole. Dalle o falle, al prossimo, anche se non ti vengono chieste. Inventa dei modi per far del bene, per far nascere un sorriso. Fai della beneficenza, a piccole dosi, senza farlo sapere in giro. Prova, più avanti, a donare uno sguardo dolce e sincero proprio a chi detesti.

All’inizio, tutto questo, prima di passare dal cuore sarà solo mentale e potrà sembrarti strano se non addirittura fastidioso ma, col tempo, ti abituerai.

La regola numero 1° è quella di mettersi nei panni di chi riceve. Ossia, tu cosa proveresti se ricevessi quella determinata cosa? Ecco, devi creare la stessa situazione. Ipotesi: se arriva una persona da te che hai un ristorante e ti chiede un panino ma ti dice che non può pagare, dovresti fargli il panino più buono e più grande del mondo. Lo stesso sandwich che vorresti mangiare tu affamato. Dona quindi ciò che ti renderebbe molto gioioso. Cerca di provare le stesse sensazioni. Fai finta di essere tu quello che sta ricevendo e invece sei il donatore. Naturalmente, un domani, saprai valutare. Non ti sto dicendo che devi andare in malora per aiutare gli altri. Ti sto suggerendo alcuni metodi e le sensazioni che devi imparare a provare nel tuo cuore.

Tutto ti tornerà indietro e moltiplicato, così funziona. Non aver paura.

I primi tempi, lo scombussolamento delle tue frequenze, potrebbe creare un po’ di confusione e potresti vivere situazioni peggiori di quelle antecedenti ma continua, non demordere. Pian piano tutto si stabilirà a tuo favore. Vedrai che presto, quando sarai tu a chiedere un piacere, ne riceverai il doppio e di bellissimi. E, soprattutto, dati con gioia senza nessuna pesantezza.

Buon allenamento e preparati a ricevere il meglio. Sta arrivando!

Prosit!

photo associazionekayla.org – chiesadiroma.it – geoitalia2013.it – sullastradadiemmaus.it – blueplanetheart.it – lavocedegliangeli.it – mangiareasiena.it

Riflessioni sui Bonsai

Mi sono chiesta molte volte se questi Bonsai, che tanto piacciono, soffrono oppure no restando piccoli e quasi sacrificati nel minuscolo vasetto che li accoglie. Gli esperti assicurano di no ma io ho comunque voluto rifletterci su.

Camelia

Camelia

E’ vero che le piante non sentono il dolore come lo percepiamo noi o gli animali, non hanno il nostro stesso sistema nervoso, né i nostri neuroni, ma possono provare, è stato dimostrato scientificamente, emozioni negative e soprattutto di tristezza.

Olmo

Olmo

Una sorta di dolore anche questo. E’ però anche vero che, le piante, oltre a nutrirsi di acqua, sali minerali e altre sostanze che non devono mancare, si nutrono principalmente d’Amore.

Podocarpus - Pino dei Buddisti

Podocarpus – Pino dei Buddisti

Ebbene, a me è accaduto questo: premetto di essere sempre stata una grande appassionata di piante di qualsiasi tipo ma, ultimamente, mi sono avvicinata molto ai Bonsai e a quella che è definita una vera e propria arte nel mantenerli. Ciò è accaduto a causa di un periodo un po’ stressante che ha colpito la mia famiglia.

Carmona Retusa - Albero del Thè

Carmona Retusa – Albero del Thè

Avete presente quei momenti in cui si desidera staccare, riconnettersi alla natura e scoprire passioni che ti permettono di evadere? Ecco.

Bouganvillea con germogli

Bouganvillea con germogli

Tutte le piante meritano attenzione giornaliera ma il Bonsai, ti obbliga letteralmente, se ben vuoi tenerlo, ad una continua attenzione nei suoi confronti. Controllare l’umidità del terreno, potarlo, concimarlo, osservare le temperature, le foglioline secche da eliminare… Proprio perché è una pianta “innaturale”, anche se molti Bonsai nascono spontaneamente nei boschi, pretende maggiori cure.

Ciliegina di Ciliegio di Nanchino

Ciliegina di Ciliegio di Nanchino

Appassionandomi ad essi mi giunsero quindi le prime domande, le quali trovarono queste risposte che non vedo come banali giustificazioni anche perché il resoconto migliore me lo danno loro stessi, stando bene e mutando la loro beltà di giorno in giorno.

Prunus Tomentosa - Ciliegio di Nanchino

Prunus Tomentosa – Ciliegio di Nanchino

Il fiore, il frutto, il germoglio, tutti segni che affermano l’ottimo mantenimento da parte mia e di mio marito.

Melo con Melette

Melo con Melette

Come vi dicevo, le risposte che mi diedi furono inerenti al fatto che io in quel momento sentivo bisogno di loro. Li stavo praticamente usando, si. Ma la natura, è ben lieta di essere “usata” da noi. Qualsiasi suo frutto nasce per noi e per uno scopo, l’importante è, ringraziare per questi doni e amare questi regali che ci sta concedendo.

Cotoneaster - Cotognastro

Cotoneaster – Cotognastro

Io purtroppo non possiedo un giardino, ho solo un terrazzo che tra poco si trasformerà in una giungla.

Cotoneaster

Cotoneaster

Il Bonsai mi permette di osservare il magnifico mutare di Madre Natura, stagione dopo stagione, giorno dopo giorno. Mi insegna la pazienza, la fretta che non c’è, l’incanto delle piccole cose, il fare ordine, l’attenzione, il vivere il presente. Mi fa provare la pace nell’animo.

Pepe del Giappone - Falso Pepe

Pepe del Giappone – Falso Pepe

Amandoli e ringraziandoli della buona energia che mi danno voglio pensare di non essere arrivista nei loro confronti utilizzandoli solo a scopo estetico per farmi bella davanti alla gente. Mi danno gioia e spero di darne io a loro. Li vivo a 360°.

Falso Pepe

Falso Pepe

Mi sembra che tutto stia funzionando per il meglio, stanno bene e ogni mattina mi mostrano qualcosa di nuovo. Dal canto mio cerco di trattarli nel miglior modo possibile.

Tutti i più grandi esperti di Bonsai, e mi riferisco anche a chi, in antichità, non li creava per la vendita, sono d’accordo nell’affermare che, i Bonsai, non soffrono bensì sono perfettamente equilibrati e lo dimostra il fatto che continuano a fiorire e germogliare.

Ficus Microcarpa Ginseng

Ficus Microcarpa Ginseng

Il fatto di tagliare loro le radici non è differente alla potatura che eseguiamo tutti noi a piante di grandezze normali purchè, dico io, questo gesto venga fatto appunto con tanto amore.

Glicine - Wisteria

Glicine – Wisteria

Nel momento stesso in cui noi vogliamo tagliare una parte di pianta, quest’ultima prova un’emozione, un’eccitazione che può trasformarsi in eccitazione positiva, se il gesto viene eseguito con gratitudine e affetto, oppure in emozione negativa qualora avvenisse come una recisione normalissima e senza il minimo sentimento.

Gli studi di Cleve Backster, ai quali credo, hanno persin stabilito che la pianta è in grado di percepire la nostra intenzione un attimo prima del taglio, vale a dire che già capisce il nostro stato d’animo ancor prima che con le cesoie stacchiamo da lei un ramo e addirittura, riesce a riconoscere attraverso vibrazioni energetiche l’uomo che a fatto a lei del male tra altri.

Glicine - Wisteria

Glicine – Wisteria

Si, hanno un intelligenza. Un’intelligenza e dei sentimenti molto forti. E’ per questo che sono convinta che si possono tenere e accudire tutte le piante che vogliamo purchè ci convinciamo che sarà l’Amore la loro più grande e fondamentale forza di vita.

Concludo l’articolo con un grande GRAZIE verso i miei Bonsai che potete vedere nelle immagini. – Mi fate stare bene – e ve ne sono grata.

Vostra Meg.

Prosit!

Il Creatore è Vivo

Ieri sera una persona a me vicina ha deciso di affidarmi un lavoro da fare. E’ un lavoro molto bello, si tratta di scrivere (anche) e a me scrivere piace parecchio.

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Questa persona ha affidato a me il compito perché, in questo momento, è impegnato nella realizzazione di diversi progetti e non vuole venir meno a nessuno dei suoi impegni. Quando mi ha consegnato il lavoro da fare, correlato di tutta la documentazione necessaria, lo ha fatto con un certo senso liberatorio non perché quel lavoro gli desse fastidio ma perché fortunatamente aveva trovato quello di cui aveva bisogno; un cooperatore. Aveva si la serenità, ma cosa trapelava da lui era quel sospiro come chi corre a cercare riparo e, finalmente, lo trova dietro ad un angolo. Il tanto sperato nascondiglio. Aveva si la tranquillità, di aver trovato qualcuno di cui fidarsi, ben disposto a fare le sue veci ma, ciò che stava emanando nell’Universo, se potessimo tradurlo sotto forma di frasi, potrebbe essere – Ah! Meno male! Finalmente ti ho trovata! -, – Oh! Che fortuna, grazie al cielo! Così almeno riesco… -.

Sono frasi gentili queste, piene di gratitudine e speranza ma… sono sbagliate. No, non dico che sono sbagliate la gratitudine e la speranza come emozioni provate ma, queste possiamo dedicarle, a chi merita, in altri modi. E’ sbagliato il messaggio che viene tirato fuori. E’ come dire “sono stato fortunato, dal cielo mi è capitata questa grazia!”. No, non è così.

Colui che mi ha assegnato questo lavoro è (pur non sapendolo) un Creatore. E’ un Creatore perché crea.

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E’ partito da dei sogni e oggi è un realizzatore di questi sogni. Naturalmente, essendo che nell’Universo c’è in realtà ricchezza e abbondanza per tutti, questo dicono le filosofie alle quali io credo, è ovvio che le sue creazioni si moltiplicano sempre di più. Ora, dobbiamo imparare a vedere questo Creatore come una pianta. La Pianta Madre.

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Essa può dare dei frutti e può dare anche delle talee. Da esse si svilupperanno i suoi figli. E’ una cosa ovvia. Normale.

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Il Creatore è come una pianta e non deve ritenersi fortunato perché grazie a chissacchè, ha trovato chi prende il suo posto, e fa ciò che dovrebbe fare lui. Deve trasformare questo input in – Bello! Io creo, realizzo sogni, realizzo aiutanti che mi stanno vicino, che a loro volta realizzeranno altri aiutanti e così via! -, – Sono stato bravo! Grazie alla mia creazione, al mio edificare, ho permesso ad altri di creare a loro volta! -.

Vedete, chi non crea, e chi ancor prima non sogna, è un po’ come se fosse destinato ad essere un servo. Non vedete il termine come offensivo. Servo, vale a dire servire (ed è il più nobile dei mestieri ma, in questo caso, si decodifica in modo diverso). Serve altri perché non ha progetti suoi da realizzare nemmeno metaforicamente. Il sogno tiene vivi. Attraverso esso si possono pianificare mille e ancora mille cose e plasmarle poi, fosse anche solo con la mente.

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Il mio Creatore è riuscito a farlo anche dal punto di vista fisico e concreto e oggi, sta dando vita ad altri lavori e quindi ad altri figli che un domani saranno come lui. Perché la Creatività è il sale della vita. Senza di essa non si può vivere. E non è retorica.

Creare permette di creare! Permette un movimento e il movimento è vita! Sempre!

Mandando nell’Universo le prime frasi che ho scritto come esempio, si manda un messaggio o un’emozione come di umile risorsa. Il ringraziamento di illusione che illusione più non è. E’ buono, sono sentimenti validi, lo ripeto, ma li completeremo più decisivi in un secondo momento. Nelle frasi successive invece, quello che si emana è un sentimento di piena soddisfazione, di complimento nei propri confronti, di ammirazione verso se stessi ed essendo ciò che trapelerà da noi, automaticamente ce ne circonderemo.

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Questo significa che riceveremo nei momenti futuri altrettanta soddisfazione, altri complimenti e tanta ammirazione per molte cose diverse.

Ritornando al discorso della gratitudine che non deve mai mancare e della speranza, la situazione è molto più comprensibile di quello che crediamo. Basterà semplicemente ringraziare. Ringraziare, ringraziare, ringraziare.

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Quante volte ringraziate durante la vostra giornata? No, non dico persone. Quante volte ringraziate la vita, le forze universali, le energie che ci circondano e persino voi stessi? Io non posso saperlo ma sono quasi certa che la maggior parte di voi lo fa poche volte. Fatelo sempre, fatelo di più, non sapete che potenza che ha la parola – Grazie! – e l’emozione che da lei ne scaturisce.

E la speranza. Ve l’ho già detto in passato. E’ bellissima. E’ un sentimento peraltro così poetico. Ma la speranza dev’essere condita! Non potete emanare solo speranza altrimenti riceverete solo… speranza! Cioè il nulla. Un miraggio. Arricchitela di certezza. E’ un controsenso non vi pare? Il fatto è che, la speranza, si sposa bene con l’educazione ma non ha nulla a che vedere con le famosi, ormai così si chiamano – Leggi dell’Attrazione – che esigono “pretese”. Chiedi e ti sarà dato… diceva qualcuno…

E’ difficile da rendere concreto ma è molto semplice dal punto di vista teorico. L’importante è che s’impari a capire che non è solo fortuna quella che ci gira attorno. Noi siamo gli artefici del nostro vivere. E quando ci capita qualcosa di bello e appagante come nel caso del mio Creatore, non resta che complimentarsi tra sé e sé. Questo significa amarsi. E amare se stessi è alla base del nostro benessere.

Prosit!

p.s.= Ringrazio per lo spunto di questo articolo Salvatore Brizzi esperto di Alchimia Trasformativa e il suo libro – Alchimia Contemporanea -, mia mamma e naturalmente il mio Creatore che si è sentito decisamente bene quando abbiamo affrontato questo discorso, gli si è persino stappato il naso e ora non ha più il raffreddore.

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