Il tuo “brutto” corpo è fatto così per un motivo

COME SCEGLIERE UN VASO

Quante volte ci lamentiamo del nostro corpo o consideriamo “brutte” alcune sue parti. Non ci piacciono perché nelle nostre memorie sono rappresentati i canoni di una società che vuole le persone in un determinato modo e solo se rispondono a determinati requisiti, queste persone, possono essere considerate “piacevoli”.

Una donna deve avere gambe lunghe e sottili, slanciate, altrimenti non dovrebbe nemmeno permettersi la gonna.

Un uomo deve essere alto, non esiste che un uomo sia piccolo, o addirittura più basso della sua compagna.

Il seno femminile dovrebbe essere prosperoso ed è una vergogna, per un maschio, avere attributi di misure ridotte.

Per ogni parte del nostro corpo ci sono giudizi. Orecchie, dita, naso, sedere, piedi, pancia, cosce.

Purtroppo nessuno ci ha insegnato a LEGGERE e TRADURRE un corpo nel suo significato. La nostra cultura ci ha educato solo a guardarlo come se fosse un contenitore, portandoci così ad apprezzare di più la confezione esterna che lo scopo dell’individuo nel suo complesso.

QUAL’E’ IL TUO TALENTO?

Lo scopo sì. O il talento. Non sono qui oggi a sviolinare la classica frase – Guarda l’interno e non l’esterno perché una persona può essere brutta fuori ma bella dentro e bla… bla… bla… -. Vorrei andare oltre. Più in profondità.

Non si tratta solo di bellezza interiore ma di missione.

Premetto che il fisico rappresenta ciò che siamo. Se un soggetto è obeso, ad esempio, poche sono le parole con le quali girarci attorno. È, quasi sicuramente un insoddisfatto e quindi soffre per un qualcosa che forse neanche lui conosce. Un’insoddisfazione di fondo lo annichilisce nel suo sopravvivere e questo non è certo un bene. Dovrebbe amarsi di più e far qualcosa per valorizzare se stesso e vivere al meglio. Ma, senza andare a toccare certi estremi come questo che vuole solo essere un esempio, i corpi di ognuno di noi sono tutti diversi tra loro. Non siamo fatti con lo stampino: non siamo tutti alti, o tutti magri, o tutti slanciati, o tutti aggraziati, o etc… e meno male!

Torniamo però al discorso dello scopo e, per farlo, prendiamo una delle cose che più fa arrabbiare le donne (pur interessando anche gli uomini): avere le cosce grosse.

GUARDA QUI… CHE BRUTTO… CHE ODIO…

Ebbene, come avevo già spiegato qui https://prositvita.wordpress.com/2016/07/13/il-potere-e-nelle-cosce/ le cosce, rappresentano il proprio potere. Il potere di affrontare un pericolo o un nemico.

Sono la parte muscolare sulla quale facciamo forza quando ci accingiamo ad affrontare qualcosa nella vita. I muscoli delle cosce ci aiutano a darci lo slancio, la spinta, ma anche a non vacillare e non indietreggiare. Ci servono per non cedere.

Ora, se il mio scopo è quello di fronteggiare diverse difficoltà nella mia esistenza, oppure ho un carattere forte e un carisma significativo grazie ai quali posso combattere o dominare diversi scomodi eventi, e magari divenire un buon leader per molti o un boss giusto, non posso e non devo avere cosce gracili e piccoline! Ho bisogno che il mio corpo possa seguire le mie intenzioni. Devo poter contare su di lui, senza dover modificare la mia natura intrinseca.

Altro esempio: le mie dita corte e tozze forse non le apprezzo ma se il mio talento è quello di creare determinati oggetti, oppure devo riuscire a “prendere” la vita in un certo modo per sconfiggere certi nemici, non posso avere dita affusolate. Mi servono strumenti forti. Le dita rappresentano i dettagli e le sfumature del modo in cui io vivo la mia quotidianità. Come svolgo quel lavoro, quanta enfasi ci metto, quanta attenzione, quanta responsabilità. In base a ciò che sono avrò dita adatte.

La stessa cosa vale per la voce. La voce è anch’essa uno strumento. C’è chi con la voce deve raccontare fiabe che portano a sognare, chi deve guidare gli altri, chi deve imparare a tacere, chi deve incuriosire, chi deve cantare, chi saper sussurrare… tutti questi sono talenti.

PERCHE’ SEI FATTO COSI’?

Purtroppo ci impuntiamo spesso nella vita a voler cantare senza comprendere che la nostra missione, invece, è quella di “avvertire” vista la voce che abbiamo e che magari ha un timbro possente. Potremmo essere abili “sentinelle” viste da un punto metaforico dell’esistenza.

Ri-purtroppo non accettiamo di avere quel fisico. Quelle mani, quei piedi, quelle ginocchia troppo paffute, quelle  caviglie troppo grosse. Quanti uomini si lamentano con la propria compagna indicandole caviglie poco sottili e quindi poco sensuali. Mica pensano che hanno davanti una donna, capace di accettare un cambiamento, forte, che non si butta giù per le pieghe che prende la vita. Capace di sostenere il proprio uomo. Naturalmente può non essere così ma, di norma, chi ha caviglie ben solide, riesce ad andare avanti nella vita attraversando anche tempeste.

Ok, ma torniamo a noi che non vorrei addosso l’ira di qualche maschietto amante delle caviglie sottili. La cosa grave è che le trasformiamo persino certe qualità, attraverso la chirurgia estetica o diete severe senza capire che, così facendo, quella parte di corpo diversa, non potrà più rispondere alla nostra natura. Sarà forzata, impoverita, stonata. Non sono contraria, a prescindere, alla chirurgia plastica dico solo che bisognerebbe valutare altro oltre all’apparenza.

Il nostro corpo è la splendida rappresentazione di una meraviglia. Alto, basso, magro, grasso, spesso,esile… la sua bellezza risiede anche nell’essere così vario perché, al mondo e dentro l’umanità tutta, c’è bisogno di ogni talento. I talenti sono tantissimi e la vita ce li dona tutti attraverso noi stessi e gli altri.

Impariamo a decodificare lo splendido corpo che abbiamo. Impariamo a comprendere che non è una scatola ma la pregiata pergamena da tradurre di un popolo antico. Una pergamena che contiene molti segreti.

Prosit!

photo thegreenrevolution.it – panorama4piano.com – benessere.it – it.aliexpress.com – istituomodai.it – nogeoingegneria.com – vanillamagazine.it

Non aver paura del buio e del silenzio

LO STATO MAGICO

Non aver paura del buio e del silenzio. Non aver paura della tua solitudine. Di questa scura sensazione di essere solo. È la tua amica più grande, é lo stato basilare nel quale rinascerai a nuova vita, fidati di quello che ti dico. Fidati se ti dico che é uno stato magico ed é assolutamente a tuo favore.

Se non usi questo momento per lamentarti, per non accettare, per agitarti, per aver paura, bensì riesci a coglierne la bellezza, nonostante il timore che può far nascere dentro di te, ne uscirai migliore, più forte, più felice, più evoluto, più grande. Più connesso all’infinita e potente energia cosmica della quale siamo emanazione.

Prova a riflettere un secondo:

Un seme germoglia nel buio e nel silenzio.

Un animale, se ferito, per rigenerarsi, cerca il buio e il silenzio, visti come riposo.

In un uovo accade il miracolo della vita nel buio e nel silenzio.

Quando vieni concepito, vieni concepito nel buio e nel silenzio.

Le grandi bellezze nascono dentro, internamente, come sotto terra, per esplodere poi, in tutta la loro meraviglia, al di fuori.

Il buio e il silenzio ti permettono di osservare acutamente e attentamente ciò che va osservato e che, nel caos giornaliero, non riusciresti a vedere.

Nel buio e nel silenzio ci sei soltanto tu e nient’altro, e tu sei il guaritore di te stesso, l’unico e il solo grande Dio al quale devi credere.

Il tuo potere interiore è illimitato e soltanto attraverso la pace puoi comprendere di averlo, anche se ti verrà poi difficile metterlo in pratica.

É quando si cade in fondo al pozzo che si sente la voglia di sopravvivere e, in fondo al pozzo, ci sono il buio e il silenzio. Non odi nulla, non vedi nulla, non parli, non ti muovi, non hai azioni da compiere se non quella di creare la tua nuova vita come un vecchio alchimista chiuso nella sua grotta in totale segreto.

Un tempo, gli antichi saggi, cercavano scuri antri nel tentativo di non essere intaccati nemmeno dalle onde vibrazionali degli altri, per poter lavorare alla propria crescita personale nella più totale solitudine. Non dico che devi fare questo ma voglio solo mostrarti il loro intento e l’importanza che davano all’isolamento.

Lavora… lavora… crea la tua nuova realtà, attraverso le lacrime se vuoi, e la scontentezza, ma sono, in quel momento, gli strumenti che possiedi e puoi renderli utili a tuo favore. Non sei inquinato da nulla, niente ti disturba, niente ti distrae.

TUTTI POSSIAMO GODERE DELLA RESURREZIONE

Non aver paura del buio e del silenzio. Se ti è capitato un periodo assieme a loro è perché probabilmente sei pronto per salire un nuovo gradino. Tutto, in natura, prende vita nel buio e nel silenzio. La vita… – vita -… senti quanto é bella questa parola?

Sei una Fenice. Siamo tutti delle Fenici. “Post fata resurgodopo la morte torno ad alzarmi”

Risorgi dal grembo che ti sta tenendo suo. Non vuole farti del male, il male lo stai percependo tu. Lui vuole solo accudirti, proteggerti e coccolarti.

Se anziché dibatterti ascolti attentamente cosa ti sta dicendo, puoi sentire parole d’amore a te rivolte dentro a quell’oscurità che tanto ti sta spaventando. Quel nero che vorresti allontanare da te ti sta accarezzando amorevolmente. Lo so che vuoi la luce, che vuoi quello che tu consideri realtà ma, la vita, quella vera, si accende nel buio e nel silenzio come una scintilla. Non la vedresti se fosse al chiaro del giorno o tra il vociare chiassoso delle genti e dei tuoi pensieri.

Lì, dove ti pare di non aver più nulla, dove ti sembra di esser giunto alla morte, stai in verità uccidendo una parte di te per trasmutarla in qualcosa di migliore. Una parte di te che non ti ha permesso di vivere come l’essere divino che sei. Quella sensazione di angoscia é  un qualcosa di percepito dal tuo corpo, una macchina prettamente biologica, ma dove lei ha paura, puoi sentire la voce dell’anima che intende aiutarti a riconoscerti spirito. Cioè ciò che sei.

DOPO LA NOTTE ARRIVA SEMPRE IL GIORNO

Perché quando si ipnotizza una persona la si manda in uno stato di buio e di silenzio? Te lo sei mai chiesto?

Per poter riuscire a vedere ciò che in altri modi non si riuscirebbe, attraverso lei stessa.

Non temere, la luce tornerà e tu potrai assaporarla diversamente. Ne trarrai più benefici.

Ti stai trasformando. Una parte di te lo sta facendo e ha bisogno del buio e del silenzio per farlo. Proprio come staresti galleggiando nell’Universo.

In questo momento, attraverso le sensazioni che ti opprimono, sei molto più sensibile e quindi più connesso all’energia cosmica. Sfrutta questa situazione a tuo favore. Come? Ti basta amarla. Amarla anche se non ti piace, anche se pensi ti stia facendo male. Amala e accettala proiettando il tuo sguardo sicuro verso il bello. Cerca di avere fiducia che qualcosa di meraviglioso si sta preparando per te, sta per schiudersi dopo essersi sviluppato nel buio e nel silenzio. Prova soltanto e vedrai che così sarà.

Prosit!

photo frateandrea.blogspot.com – intemirifugio.it – gatka.eu – suddhaprana.altervista.org – pinterest.com – bigodino.it – lemamme.it – ifioridibach.com – darsipace.it

Cos’è la Legge dello Specchio e cosa ci impedisce di metterla in pratica – 1° parte

Ehm… caro lettore, confido nel tuo buon cuore mentre guardi i miei disegnini (…di alto valore artistico!)

IL MONDO E’ LA’… DENTRO

Il mondo che ci circonda e tutto quello che viviamo (persone, cose, avvenimenti…) altro non è che il riflesso di quello che siamo dentro. Tutto ci mostra, apertamente e costantemente, quello che siamo nel nostro più profondo.

Ripeto: quello che siamo. Quindi, non quello che vogliamo, che desideriamo o che crediamo di essere.

Il mondo, che comprende ogni cosa, si mostra a noi in base alle emozioni che proviamo e in base alle frequenze che emaniamo. È come se al nostro cospetto non potesse comportarsi differentemente perché riflette soltanto.

Ipotesi: anche apparendo come Madre Teresa verso gli altri, e quindi molto generosa, se in realtà il mio altruismo è dato solo dal bisogno di un tornaconto, come il sentirmi importante per qualcuno, ecco che lo Specchio mi mostrerà il mio non sentirmi importante e quindi vivrò sempre situazioni in cui, ad esempio, non sarò rispettata. Occorre leggersi dentro in profondità.

Ciò che come esterno m’appare, è in realtà il succo del mio cuore – (Conte di Cagliostro)

Per spiegare meglio la Legge dello Specchio, a chi è profano e digiuno, la divido in due sezioni anche se non è proprio esatto farlo ma aiuta chi vuole addentrarsi in questa nuova magnifica e personale realtà.

La divido in “Legge dello Specchio quotidiana – non emozionale” e “Legge dello Specchio eclatante – emozionale”.

LA GIUSTA OSSERVAZIONE

Faccio questo perché, all’inizio, è bene comprendere al meglio e non “impazzire”. Ci sono individui che volendo vivere la Legge dello Specchio consapevolmente e impegnandosi parecchio, rischiano di andare fuori di testa. Mi spiego meglio. Stare a guardare tutto, ma proprio tutto, da quando ti alzi al mattino fino al mattino dopo, dando ad ogni minima cosa un significato, non aiuta. Pensiamo alla miriade di cose che viviamo in un solo giorno. A quante cose il mondo attorno a noi compie in un solo giorno. In un solo minuto! Si diventerebbe matti osservandole tutte, e questo non porta a niente di buono.

Quindi, la “Legge dello Specchio quotidiana – non emozionale” la metterei da parte, osservandola in un altro modo, più complessivo e di tanto in tanto. Cosa significa? Significa guardare che vita stiamo conducendo complessivamente. Anche laddove non c’è l’emozione, io sto comunque emanando delle vibrazioni alle quali l’esterno risponde. Per cui osservero’ il tutto e mi chiedero’, ad esempio, – Che tipo di casa ho? Una nobile villa o una catapecchia? Se potessi dare un valore, da 1 a 10 alla mia casa, che voto darei? 6. È bella ma potrebbe essere ancora più dignitosa. Dovrei rifare le finestre, ho un rubinetto che perde, è un po’ umida…

La stessa domanda la farò per tutto il resto:

°Che auto ho? È scassata, è nuova di pacca, è sporca, è piena di borli…

°Che lavoro ho? Mi appaga, lo detesto ma devo farlo, è stancante, non mi permette di spiccare il volo…

°Che partner ho? Mi manca di rispetto, è molto gentile, amorevole, sempre arrabbiato…

°Che amici ho? Sinceri, approfittatori, lontani, molto divertenti…

°Che luogo vivo? Splendido, trafficato, pieno di smog, lugubre…

Se a tutte queste cose, per la maggior parte e grosso modo, continuo a dare un valore di 6, o giù di lì (5 o 7), significa che il valore che do a me stessa è all’incirca pari a 6. Ossia non mi amo molto. Non mi considero una reietta, e ho una certa dignità personale, ma sono ancora lontana dall’amarmi arrivando a 10.

Ecco perché la “Legge dello Specchio quotidiana – non emozionale” la si può osservare in modo generale.

Quella invece “eclatante – emozionale” è diversa. Riguarda le cose che ci capitano, che vediamo, che sentiamo, che viviamo e che ci regalano un’emozione e che durano un tot di tempo. Possono essere emozioni negative o positive, ma ci mostrano quello che abbiamo dentro in modo specifico e non generico: rabbia, gioia, tristezza, fastidio, aggressività, delusione, determinazione, etc… Ognuna è uno spicchio di quello che siamo. Un frammento dello Specchio.

Se ad esempio vedo due ragazzi che si baciano appassionatamente, ciò significa che dentro di me c’è l’amore, la passione, l’energia sessuale. Se invece assisto ad un atto di bullismo significa che dentro di me nascondo la prevaricazione, o la svalutazione, o la tristezza. Cosa mi sta facendo vedere quel determinato atteggiamento che guardo, o quella situazione che vivo in prima persona, o quell’individuo che mi offende, o mi sussurra cose piacevoli? Per saperlo mi basta dare un nome all’emozione che provo. Con sincerità.

Specchio Specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? – (Strega di Biancaneve)

AD OGNUNO LA SUA REALTA’

Proprio perché tutto è dentro di noi, e da nessun’altra parte, se un cane inizierà a latrare senza smettere, dopo un po’ ci sarà chi proverà fastidio, chi invece tenerezza, chi giudicherà i padroni, chi diventera’ nervoso e chi, invece, non lo sentirà nemmeno quell’abbaiare incessante. Ecco perché è inutile dire – Beh… sfido chiunque a non arrabbiarsi…! -. Ebbene, ti darò una news, esiste anche chi non si arrabbia! Mentre tu invece, probabilmente, ti stai arrabbiando.

Quindi, quale emozione “protagonista” ti suscita questo cane? Supponiamo tristezza. Bene, significa che dentro di te c’è della tristezza e lui te la sta solo mostrando, affinché tu possa vederla.

Questo esempio può sembrarti banale, laddove ognuno di noi può avere tristezza dentro, ma se tu, per una settimana, ti senti come un leone in gabbia a causa di determinati motivi, sarà assolutamente fantastico notare come i tuoi figli saranno più agitati, o sarà incredibile scoprire che nel tuo paese sta arrivando il Circo! O sarà curioso notare come molte cose ti parleranno, in qualche strambo modo, di: prigione, sbarre, ansie, fastidi, oppressione, impedimenti… l’Universo conosce mille lingue! È un abile poliglotta. Può mostrarti la tua belva feroce, chiusa in un carcere, in tantissime modalità. Sta a te saperle tradurre.

Ci vuole tempo, allenamento, dedizione e pazienza perché tutte queste cose appartengono al nostro inconscio e non le conosciamo assolutamente! Appartengono cioè a quel 95% di iceberg che rimane sott’acqua, completamente invisibile a chi naviga. Sono nostre ma non sappiamo di averle, non le vediamo proprio! Ecco perché, con la Legge dello Specchio, possiamo leggere le pagine della nostra vita. Non è bellissimo? Secondo me, e per chi la pensa come me, sì.

Ci vuole pero’ anche un’altra cosa oltre a quelle che ho elencato prima. Un ingrediente basilare: l’umiltà.

Ma qui mi fermo, dividendo in due parti questo articolo che è molto lungo e anche molto difficile da comprendere e accettare per alcuni. L’argomento trattato non è semplice da far proprio, per lo meno questo è quello che mi dicono molte persone, e non hanno torto. Per questo mi blocco. Vi lascio assaporare queste parole e tra pochi giorni vi posterò la seconda parte (Cos’è la Legge dello Specchio e cosa ci impedisce di metterla in pratica – 2° parte) che riprende il discorso raccontando anche il perché, spesso, mettiamo barriere tra noi e la Legge dello Specchio. Mettiamo così barriere alla nostra evoluzione, senza permetterci di crescere, mentre invece meritiamo di innalzarci sopra ogni cosa e scoprirci divini.

Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei – (Oracolo di Delfi)

Prosit!

Epistassi: la Gioia ha trovato una via d’uscita

IL SANGUE – FONTE DI VITA

Cosa rappresenta il sangue in alcune filosofie alternative?

Il sangue, trasportando ossigeno, elemento vitale per noi, è considerato la linfa della vita. Il sangue, inoltre, trasporta sostanza di scarto sostituendole con quelle nutritive in continuazione. Alimenta tutti i nostri tessuti e ci permette di essere vivi.

Molte volte ho parlato della differenza tra il semplice esistere (o sopravvivere) e il vivere pienamente la propria vita e, tra le due cose, c’è una significativa differenza. Il semplice esistere è dato da una prassi quotidiana nella quale si compiono le solite azioni, si formulano i soliti pensieri e si è governati dalle solite emozioni. Non c’è brio, non c’è follia vista come la capacità di vedere oltre. Non c’è un impetuoso sentimento di goduria verso il miracolo più grande tra tutti: quello di essere vivi.

Tutto questo è definito da un’emozione simbolo, emblema della bellezza del vivere e sto parlando dell’amore vista come la forza più potente all’interno di tutto il disegno cosmico e che appartiene anche a noi. L’amore è però rafforzato da una sua importante figlia, forse la prediletta, emozione basilare nello stato di quello che dovrebbe essere il percepire tale miracolo. Sto parlando della gioia. La gioia, vista in questo contesto, è l’ingrediente principale quindi del nostro vivere – appieno – la vita.

Pertanto, riassumendo il concetto, il sangue rappresenta la gioia. La gioia che attraversa ogni nostra parte del corpo, che ci riossigena, che ci nutre, che ci permette di alzarci tutte le mattine e affrontare la nostra giornata. La gioia, antagonista indiscussa della tristezza. La gioia che ci permette di condurre i nostri giorni nell’appagamento totale e nella beatitudine.

LA TRISTEZZA TRASBORDA

È infatti quando coviamo in noi molta tristezza che la gioia, come a non “avere più spazio”, prima o poi, deve uscire. Possiamo tagliarci, ferirci in qualche modo, perdere sangue… perdere un po’ della nostra gioia. Un avviso ben visibile, di un bel rosso intenso, “alarm!”, che ci grida – Alt! Guarda! Stai perdendo felicità! Fa’ qualcosa! -. Un pianto interiore che alla fine fuoriesce.

Nel caso dell’Epistassi, e cioè la perdita di sangue dal naso, occorre osservare in primis che cosa rappresenta il naso per noi. È la parte che ci accomuna al mondo esterno. Percepiamo attraverso esso gli odori del mondo. Di cosa sa quella cosa? Il famoso fiuto animalesco, senza barriere.

Fiutare, indagare, conoscere… di primo acchito, quasi senza rendercene conto. Ad esempio, non riconosciamo di percepire i ferormoni di un’altra persona, eppure lo facciamo.

Il fiuto visto come il nostro intuito, ossia la capacità di riconoscere subito un qualcosa e la sua energia. La filosofia alchemica, che racconta come l’esterno sia il nostro interno, ci suggerisce quindi come non accettiamo quello che ci circonda o persino noi stessi e anche come non ci sentiamo accettati (riconosciuti, amati).

ACCETTAMI PER COME SONO

Accettami per come sono! – è il principale messaggio che grida tristemente la persona che soffre di epistassi. Ma le sue urla soffocate possono anche voler intendere: questa non è vita, la vita non mi ama, sono poche le cose che mi rendono felice a questo mondo… etc…

A soffrire maggiormente di epistassi sono infatti i bambini e gli anziani, anche perché hanno dei capillari più sottili e delicati. Per i primi, parecchio sensibili e assorbenti come delle spugne, è molto semplice e assai frequente non sentirsi amati. I secondi, invece, alla loro età, si sentono stanchi della vita che conducono oppure trovano questa vita difficile e faticosa da vivere visti gli acciacchi, la paura della morte che si avvicina, la perdita di persone care, gli impedimenti.

Modificando il proprio pensiero, e di conseguenza l’emozione che ne scaturisce, ossia – sorridi alla vita se vuoi che ti guardi sorridendo -, si può guarire dal fenomeno dell’epistassi soprattutto quando questo si rivela frequentemente.

Finchè non ci si sente amati e non si conducono le giornate nella gioia, purtroppo essa in qualche modo deve uscire per lasciare il posto alla tristezza. Ma si fa bene vedere e quindi possiamo porre rimedio.

Prosit!

photo benesseregesuendleben.de – allevents.in – mynewsdesk.com – bimbo naturale.org – favim.com

Oh no! Non è vero che l’Esterno è il tuo Interno!

I PICCOLI MACIGNI CHE SCHIACCIANO

Oggi sono stata assieme ad una persona, un amico, e ho proprio voglia di raccontarvi questa giornata. Voglio raccontarvela soprattutto sotto un particolare punto di vista e cioè attraverso uno scambio di opinioni avvenute tra me e lui.

Parlando del più e del meno, siamo finiti a discorrere su come, secondo me, l’esterno che viviamo è in realtà ciò che c’è al nostro interno, cioè quello che siamo, quello che proviamo, ma lui non era assolutamente d’accordo con questa mia filosofia. Cercava persino di farmi cambiare idea. Ovviamente non si discuteva solo di quello, anche se era argomento protagonista, e nel chiacchierare siamo giunti a parlare di lui e di come si sentiva in quel momento. Mi raccontò che stava vivendo un periodo di pesantezza. Si sentiva oppresso. Percepiva un’oppressione però non particolarmente forte ma persistente e continua. La sentiva sul petto e sullo stomaco, nella parte centrale del torace. Evidentemente non era nel massimo della gioia anche se non stava vivendo grossi traumi. Probabilmente una routine lo stava stancando, non riuscendo a cambiare alcune cose della sua vita. Da quello che mi raccontò capii questo ma una sua frase, ben scandita, mi risuona ancora nelle orecchie – Mi sento come se più volte al giorno io ingoiassi delle pietre e, dopo un po’, ovviamente, iniziano a pesare -. Mi dispiaceva sentirlo così ma mi rincuorai quando venni a sapere che, nella sua vita, non stava accadendo nulla di grave. Sono comunque brutti periodi perché possono diventare deleteri, come quando si è aggrediti dalla famosa “goccia cinese”, anche se non sono irruenti ed eclatanti.

LE PRIME PIETRE

Nonostante tutto però si stava bene assieme, ci si divertiva e lui si stava estraniando. Andammo, in tarda mattinata, a prendere le uova fresche da suo zio in vallata. Il mio amico si accorse subito che Rocky, il cane, non ci venne incontro per farci le feste e quando chiese il perché suo zio gli rispose – Sto stupido! Una pietra grossa come un’arancia si è ingoiato! Stava male… stava male… alla fine il veterinario gli ha fatto i raggi e… -. Provai immediatamente un brivido nella pancia, il mio amico invece non bado’ a nulla, si preoccupò soltanto di chiedere informazioni sul cane. So che voi avete già capito ma dovete tener presente che da quando il mio amico mi parlò, a quando venne a sapere del cane, passarono un po’ di ore e quelle ore le vivemmo di varie cose quindi è plausibile il suo – non accorgersi -.

Non dissi niente e, dopo aver salutato quel gentile anziano, decidemmo di salire verso le vette della valle. Con l’auto percorremmo un sentiero panoramico e sterrato a noi noto e caro ma, quel giorno, era davvero quasi impercorribile nonostante la macchina adatta. – Che ca@@@ è successo qui? Sembra sia franato tutto! – esclamò mentre cercava con il volante di scansare i massi per la strada. Tum… tum… ogni due metri, nonostante l’attenzione, non si potevano evitare le pietre che colpivano le gomme dell’auto. Un rallentamento ogni secondo.

Iniziai a ridere mentre il mio amico si stava seriamente arrabbiando ma, allo stesso tempo, era divertito vedendo me che sorridevo. – Che ti ridi?! – mi diceva, ma io non riuscivo a smettere. Dopo aver fatto qualche chilometro, come su una di quelle poltrone che ti massaggiano tremolando, un po’ scombussolati, decidemmo di fermarci e mangiare qualcosa in una radura davvero spettacolare dove tavole e panche in ardesia accolgono gli amanti della montagna che vogliono sostare per pranzare e la pace è assoluta.

LA “PIETRA” FILOSOFALE – LAPIS PHILOSOPHORUM

Avevamo parecchia fame, ormai era pomeriggio, e tirammo fuori dalla sacca due panini che la mamma di lui aveva preparato la sera prima. Iniziammo a mangiare e a parlare della splendida flora di quel luogo, sempre ricca indipendentemente dalla stagione. Entrambi conosciamo bene quella zona e sappiamo cosa offre in ogni periodo dell’anno.

Fu proprio mentre, con la bocca piena, cercava di parlarmi del cardo selvatico che lo vidi bloccarsi all’improvviso in una smorfia di disgusto. Esclamò qualcosa in modo volgare ma non capivo cosa fosse successo. – Ti sei morsicato la lingua? – gli chiesi. Continuava a fare cenno di – No – con la testa e continuava a masticare, anche se molto lentamente, e storcendo gli occhi cercava di guardarsi la bocca. Poi lo vidi muovere guance e lingua in modo strano, alla fine, sputo’ in una mano un qualcosa di grigio e molto piccolo.

Ohmmmadre! Un dente?! – feci io preoccupata.

Non penso – rispose lui mentre con la lingua investigava su tutti i suoi denti osservando che ci fossero ancora. Col dito mosse quel cosino che aveva sputacchiato e che ora stava lì sulla lastra di lavagna. Lo analizzammo attentamente e con gioia scoprimmo che si trattava di un minuscolo sassolino e non di un molare.

Io scoppiai in una fragorosa risata e lui, guardandomi perplesso, mi disse – Ma sei scema? Cosa ridi? Potevo spaccarmi un dente! -. Fu in quel momento che gli dissi con voce da gatta morta – Continua ad “ingoiare pietre” e prima o poi ti spaccherai anche qualcos’altro oltre che i denti! -.

I suoi occhi si spalancarono. Smise di masticare e ingoio’ come ad ingoiare un pollo intero. Aveva capito! Eureka! – Finalmente! – gli dissi. – Non scherzare… – fece lui balbettando. – Non sono mai stata così seria! – risi. Lui aveva un’espressione da tontolone sul viso che è impossibile da descrivere ma, a ricordarla, sorrido ancora. Tentenno’, tartaglio’, esclamo’ qualcosa di incomprensibile poi, facendosi serio, mi chiese – Ma dai… vuoi dire che… -. Io annuii. – Ora comprendi cosa volevo dirti questa mattina? E per te è stato semplice. Di solito queste cose avvengono senza che si dica come ci si sente. Ossia, la maggior parte delle persone non sanno bene come si sentono… non si osservano. Tu sei stato bravo, hai chiaramente definito il tuo malessere collegandolo alle pietre e l’Universo ha prontamente risposto. E sono certa che non è la prima volta -.

Devo essere sincera, in realtà, una risposta così, una Legge dello Specchio (chiamiamola così) funzionare a questa maniera, non l’ho mai vista nemmeno io!

Ecco che infatti il mio amico iniziò a ricordare che il giorno prima, al mare, suo nipote gli tirava dei sassetti sulla pancia mentre lui prendeva il sole ed era infastidito. Dovette spaccare, inaspettatamente, un grosso masso, il giorno prima ancora, a causa di un lavoro che stava facendo in campagna e altri avvenimenti simili. I messaggi gli stavano arrivando da un po’ ma, naturalmente, non ne sapeva leggere il significato. Iniziò così a valutare anche altre situazioni della sua vita.

Il suo viso, a tratti, si illuminava e poi poneva domande su domande… insomma… è stata una giornata esilarante. Rare volte ho visto l’Universo palesarsi in modo così ovvio, solitamente utilizza mezzi più difficili da tradurre per chi è digiuno di certe tematiche. È stata davvero una bella giornata e, alla fine, ho lasciato il mio amico ad arrovellarsi il cervello che stava iniziando a fumargli… so già che in futuro mi tartassera’ di domande quindi è bene che, per il momento, io vi saluti e vada a riposare.

Ciò che come esterno m’appare, è in realtà il succo del mio Cuore – (prima delle sette leggi del Conte di Cagliostro)

Prosit!

photo alexyna.centerblog.net – quantisticamente.it – emadion.it – sten.video – blog.giallozafferano.it – tourisotck.eu

La nostra Meravigliosa Pelle

Siamo composti da tessuti, da organi, da un cervello ma anche da pensieri, emozioni, anima. Da imput che ci giungono dall’esterno. Siamo un tutt’uno, non possiamo escludere nulla.

Vi chiederete perché ho deciso di parlare proprio della nostra pelle come primo argomento. Ve lo spiego subito.

Portrait of a happy young child

La pelle, perfetta nel momento stesso in cui veniamo al mondo, è il vestito più importante che indossiamo. Il migliore e il più notevole di tutto il nostro corredo. E’ un abito che definirò membrana, che collega attraverso la sua costituzione, la nostra parte interna al mondo che ci circonda. Vi pare poco? E’ quel foglio che ci riveste dividendo la zona più intrinseca di ognuno di noi da tutto ciò che ne è al di fuori. Ed essendo che appunto sono convinta che l’essere umano sia un insieme tra dentro e fuori, tra intimo ed estrinseco, tra corpo e psiche, tra fisico e anima, penso sia giusto iniziare proprio da questa barriera che ha la stragrande capacità di recintare e proteggere ma anche di accostare e addirittura miscelare ciò che ci è interno da ciò che ci è esterno. A suo libero arbitrio.

La sua intelligenza è tale da saper fondere insieme solo gli ingredienti principali e salutari. Le sue funzioni sono molteplici, dal proteggerci, all’assorbire, dal regolare la nostra temperatura, all’espellere tossine, dal rivestirci, al rinnovarci. Ebbene si perché la nostra pelle, o cute che dir si voglia, effettua un continuo ricambio di cellule epiteliali in modo tale da essere sempre nuova. Oh già! La pelle che avete oggi non è certo quella che avevate a dieci anni che si è semplicemente allargata per contenervi sapete? E non è neanche quella di un mese fa! Dico questo perché molti sono convinti che invece sia così. Che la loro pelle abbia la stessa loro età anagrafica per cui è semplicemente una cara amica obbligata a seguirci ovunque decidiamo di andare. Se si rovina è perché è vecchia, se si lacera si aggiusterà grazie ad una qualche magolamagamagia, se si squama è perché quella del nostro papà, o del papà del nostro papà, si squamava anch’essa. Bhè, non è proprio così.

La pelle forma un apparato, quello tegumentario. E’ viva! E nonostante tutte le sue caratteristiche e capacità, non dico che vada aiutata ma quantomeno non dev’essere maltrattata. Con un po’ di sana cooperazione da parte nostra, sia dal punto di vista alimentare (per cui agendo dall’interno) che di utilizzo di prodotti (per cui agendo dall’esterno), evitando quindi di metterle almeno i bastoni tra le ruote, possiamo avere sempre una bella e sana pelle. Che sicuramente invecchierà con noi ma con un suo giusto procedimento biologico. Se però ormai il danno è stato fatto, sappiate che c’è possibilità di rimedio (vorrei dire sempre ma non posso) la maggior parte delle volte.

Essa ci permette di sbagliare e proprio grazie alla sua capacità di rinnovamento, potremmo far si che la nostra “prossima pelle” sia migliore di quella che l’ha preceduta.

Non siamo Ofidi o Rettili squamati per cui, non troveremo di certo la nostra muta sulle lenzuola, la mattina, in un cambio di pelle come accade per i serpenti;

amatiblog.it

la nostra cute e più precisamente la parte pluristratificata e più esterna di essa chiamata Epidermide, si rinnova giorno dopo giorno attraverso un processo detto di cheratinizzazione che impiega all’incirca dai 20 ai 30 giorni (in base alla persona) ad essere completo per poi iniziare nuovamente. Le piccole cellule dello strato più esterno, ossia il corneo disgiunto, che potremmo definire ormai –prive di vita- si staccano perdendosi qua e là senza che neanche noi possiamo accorgercene per lasciare posto alle nuove nate che stanno sbocciando più internamente nello strato germinativo. Perché allora però rimangono le cicatrici, le smagliature, o altri segni indelebili? Questo accade perché in tali casi ci sono state situazioni che hanno causato l’atrofia di queste cellule e soprattutto hanno interessato altri tessuti più sottostanti, per cui la situazione, in quel punto, rimane stabile. Non ha possibilità di riconfermarsi. Mentre per quanto riguarda le macchie più chiare o più scure che riportiamo, si parla di un fattore di pigmentazione più o meno presente che non ha niente a che fare con le cellule epiteliali.

Nei confronti della pelle ci sarebbero da dire almeno mille cose ma non posso certo scriverle tutte quante in questo unico articolo, per cui, mi piacerebbe che vi sia chiara soltanto una cosa: vogliate bene alla vostra pelle.

aloeverasalutebenessere.com

Non è li per caso, tanto da non far scappar via qualche muscolo o gocce di sangue a destra e a manca. E’ molto di più di un semplice contenitore. E si rinnova. E si rinnova meglio se voi non glielo impedite. E soprattutto, vi parla. Imparate ad ascoltarla. Per cui, al sopraggiungere di qualche problema a livello cutaneo, oltre che a curarlo con farmaci e quant’altro, ponetevi anche domande e andatevi a cercare le risposte o chiedete a me che, se sarò in grado, vi aiuterò volentieri: ho mangiato i giusti alimenti per far si che essa non si rovinasse? Ho frequentato gli ambienti giusti più salubri e salutari? Ho dato modo ai miei pensieri, (che fanno anch’essi parte di me), di nutrire al meglio la mia pelle? Ricordatelo siamo un tutt’uno. Siamo quello che mangiamo. Siamo quello che pensiamo. Siamo quello che viviamo. Di queste cose siamo fatti. E siamo fatti anche di geni. Lo so. E per questo vi dico, nel caso in cui un gene abbia deciso di intralciarci il cammino, cerchiamo almeno di limitare ad esso quelle che definiamo le nostre problematiche. Provateci almeno. Non accadrà sempre ma sono convinta che queste domande, in varie situazioni, possono aiutarvi a rimediare senza scendere a drastici compromessi.

La pelle è una delle prime parti del corpo che ci avvisa in caso di pericolo, se c’è un problema, lei ce lo dice, impariamo a convivere al meglio con lei. Non perdetevi il prossimo post sulla pelle perché sarà davvero interessante, ne scoprirete delle belle e vi servirà moltissimo.
Prosit!

photo  aloeverasalutebenessere.com – amatiblog.it – bimbisaniebelli.it