ERNIA DISCALE: unica soluzione – intervento chirurgico -, ma forse ci sono altri rimedi – parte 4°

Continuazione…

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Tutta la parte della psicosomatica e anche spirituale, se vogliamo, ve l’ho detta ma, visto che non bisogna mai essere assolutisti dobbiamo osservare anche la parte prettamente fisica. E’ giusta la teoria della svalutazione del Sé, i tasti riguardanti i soldi e i vari organi e apparati di cui abbiamo discusso, ma ci sono anche fattori fisici che aiutano di molto un’Ernia a formarsi.

Nel mio caso ad esempio è successo questo: per anni, da quando ero una bambina, ho sempre fatto tantissima ginnastica. Ginnastica Ritmica a livello Agonistico, palestra, pesi, pump, step. Il mio corpo ha sempre lavorato alacremente finchè poi, un bel giorno, a causa di impegni diversi, ho praticamente smesso del tutto di praticare attività fisica. I muscoli della mia schiena hanno iniziato ad indebolirsi ma il problema è stato che la mia colonna era abituata a svolgere solo il 50% del lavoro, perché il resto lo facevano i muscoli turgidi e sodi, e si è trovata all’improvviso a dover sostenere invece tutte le fatiche da sola. E non ha retto.

Perciò, anche se la vostra Ernia v’invalida, una volta passato il periodo di malattia, cercate con la ginnastica, con esercizi adatti (che diversi professionisti possono suggerirvi), con la fisioterapia e il movimento di rendere i vostri muscoli più forti in modo che la vostra colonna vertebrale potrà contare su di loro. Anche se non avete fatto sport in passate dovrete iniziare. E’ fondamentale. Oggi infatti cammino parecchio, vivendo al mare in estate nuoto (non tutti gli stili di nuoto sono adatti), pratico la camminata nordica, gioco a bocce durante il periodo estivo e faccio in casa qualche peso leggero ma costante, più altri esercizi.

E’ importante la postura ed è importante anche sollevare i pesi nella giusta maniera ossia, lo saprete già, piegando le gambe in modo da far lavorare loro e non solo la colonna.

Se fate un lavoro sedentario obbligatevi a cambiare posizione; è deleteria la stessa posizione per troppe ore al giorno. Coricatevi un po’, poi sedetevi di nuovo, e poi muovetevi, e poi tornate a sedervi. Convicetevi anche di staccare ogni tanto e pensare alla salute della vostra schiena. Muovete le braccia, sollevate due bottigliette d’acqua da mezzo litro, dedicate quella pausa a lei.

Cercate di portare sempre calzature che abbiano almeno 1 o 2 centimetri di tacco, le famose “ballerine” sono deleterie ma, allo stesso tempo, sappiate che vi fa bene camminare scalzi soprattutto sulla sabbia che ha la consistenza adatta per avvolgervi il piede e massaggiarlo, dando beneficio così a tutto il vostro corpo.

Inoltre mettetevi in testa che il contatto con la Natura è importantissimo e sapete perché? Perché vi regala le sensazioni di cui avete bisogno come la pace; in più la natura non vi giudica e vi fa capire come ogni cosa, anche quella più piccola, sia in realtà una meraviglia. La giusta medicina per quelli come noi che si sono sempre definiti “piccoli e inferiori”.

Adesso vi voglio anche suggerire delle audio guide da ascoltare quando si va a dormire (l’ideale sarebbe con le cuffie) e che il cervello riesce comunque a registrare anche durante il sonno. Io le ho trovate per me molto utili e ho sentito che mi hanno fatto bene. Mi davano la carica, mi facevano sentire importante e di valore. Sentivo la guarigione crescere in me, percepivo la serenità di cui avevo bisogno e la tensione piano piano mi abbandonava. Come vi ho detto molte volte, la paura genera tensione e la tensione genera dolore. Ce ne sono tantissime e potrete cercarvele da voi purchè siano propositive, positive e costruttive, io vi consiglio queste di Louise L. Hay alla quale sono molto affezionata:

https://www.youtube.com/watch?v=Jovg6y09NkI

https://www.youtube.com/watch?v=mHZ5-U042QY

https://www.youtube.com/watch?v=x5TnGHpq6B0

Rivolgetele a voi

Per finire, vorrei fosse chiaro che non ho assolutamente nulla contro l’egregio lavoro dei medici e l’operato della Medicina Occidentale. In alcuni casi gli interventi chirurgici sono davvero le uniche soluzioni e siamo circondati da professionisti che meriterebbero molto di più del riconoscimento che percepiscono mensilmente grazie a quello che fanno e la passione con la quale svolgono il loro lavoro. Il concetto che vorrei si comprendesse però, è quello che la sala operatoria è il luogo in cui si corre ai ripari, la stanza che ci permette di tornare a vivere e ci fa stare meglio ma non cura sempre alla sorgente nonostante ci siano oggi grandi mezzi di prevenzione. Alcune filosofie invece, che potrebbero correre parallele a quelle del nostro mondo, insegnano, o per lo meno ci provano, a non ammalarsi. E’ un po’ come se stessimo per annegare incapaci di stare a galla e arriva il bagnino a salvarci. Meriterebbe un monumento, ma se noi imparassimo a nuotare sarebbe meglio. Quel bagnino potrebbe entrare all’azione solo in casi particolari e quindi meno volte nella nostra vita. Tutto qui.

Se all’inizio di questo percorso, doveste notare che qualcosa in voi non va, che vi sentite più tristi, più arrabbiati, più stanchi, non preoccupatevi, è normale, mentre il “bello” inizia ad entrare in noi, il “brutto” deve uscire e, per farlo, può scegliere qualsiasi mezzo.

Questo era l’ultimo articolo su questo tema.

Vi auguro con tutto il cuore una buona guarigione.

Prosit!

ERNIA DISCALE: unica soluzione – intervento chirurgico -, ma forse ci sono altri rimedi – parte 3°

Continuazione…

meteoweb.eu

I SOLDI E L’APPARATO GENITALE

Molto bene, i trattamenti principali da effettuare li abbiamo visti nel precedente articolo ma, come dicevo, non è finita qui. Non è finita qui perché il messaggio della nostra Ernia è davvero molto complesso perché altrettanto complesso è il nostro Inconscio.

Ho parlato la volta scorsa della svalutazione di sè, della mancanza di potere personale, del sottostare e di tutta la parte inerente alla nostra bassa autostima ma, questa zona della schiena, nasconde anche altri temi che si collegano comunque sempre all’autosvalutazione e questi argomenti s’intitolano: I SOLDI e L’APPARATO GENITALE.

Il primo = I SOLDI

Tasto dolente. Attenzione però, non limitiamoci a pensare che chi soffre di questo problema è perché vuole più soldi e basta o soldi non ne ha. Può anche essere questo ma non è detto.

Ad esempio, la mia amica M. che ha avuto il mio stesso problema e non capiva la correlazione con il denaro, raccontandomi la sua vita adolescenziale mi ha portata a comprendere un lato della sua esistenza al quale lei nemmeno aveva fatto caso. M. non era nata in una famiglia agiata e ha dovuto iniziare a lavorare finito le Scuole Medie per aiutare economicamente i familiari. Ai tempi ci si poteva fermare di studiare. Il nervosismo e la rabbia che la mancanza di soldi portava all’interno della sua famiglia, facevano si che M. vivesse sempre in uno stato di latente angoscia. Sua mamma era sempre infastidita e suo padre arrabbiato, suo fratello inquieto. Le uniche volte in cui vedeva un lampo di gioia nei loro sguardi, e la mamma le cucinava il suo piatto preferito festeggiando, era quando M. portava a casa dei soldi. In quei momenti M. era importante, M. regalava serenità ai suoi genitori, M. si sentiva di aver fatto qualcosa di buono, si sentiva utile. Vale a dire che quando non portava i soldi a casa…. non valeva niente. L’inconscio ragiona così.

Vi faccio altri esempi.

– Se sei un uomo, ma a lavorare e a mantenere la baracca è tua moglie, cioè una donna, ti potrà capitare di soffrire di Ernia al disco. A causa delle etichette che la nostra società ci ha inculcato, automaticamente diventi per te stesso un essere spregevole, che poco vale, dovendosi far mantenere dalla propria compagna che invece dovrebbe stare a casa a preoccuparsi della famiglia.

– Fai lo stesso lavoro del tuo collega, conduci una vita simile alla sua, le differenze sono minime, ma lui ha una bella casa e una bella auto e tu no.

– Ti sei sposata con un uomo ricco che ti permette di non lavorare ma, nel tuo inconscio, questa cosa ti fa sentire inutile perché i tuoi genitori ti hanno in qualche modo convinto, con la loro educazione, che solo chi porta a casa uno stipendio può considerarsi utile per la famiglia.

– Hai un’invalidità che non ti permette di svolgere quel lavoro che tanto ami e che sicuramente ti avrebbe fatto diventare molto più ricco di quello che sei perciò ti consideri inferiore ed è colpa del tuo handicap se non hai grandi possibilità economiche.

Ora, da qui si capisce che non significa solo non avere soldi e volerne di più. Le motivazioni correlate al denaro possono essere molte di più e diverse, e soprattutto soggettive. Ognuno ha la sua, ma m’interessava farvi capire che, tale motivo, è da guardare da diversi punti. Naturalmente chi non si preoccupa di tali circostanze non avrà un’Ernia, avrà altri punti deboli, ma il fattore principale è come viene vissuta quella situazione.

Rapporto vissuto con i soldi sotto l’insegna della = SVALUTAZIONE.

Il secondo = L’APPARATO GENITALE

La nostra colonna vertebrale è composta da vertebre tra le quali passano dei nervi che si diramano poi in tutto il corpo. La colonna vertebrale è un punto importantissimo per il nostro fisico e anche molto affascinante. E’ come una specie di linea guida in grado di governare, sostenere e avvisare. Cosa significa? Significa che, molto spesso, il dolore che sentiamo alla schiena in realtà vuole indicare un problema o un affaticamento dell’organo, dell’apparato o del muscolo, che si trova di fronte. Calmi, niente paura, se avete un dolore nella zona dorsale non significa che il vostro cuore è ammalato. Il vostro cuore potrebbe semplicemente avere voglia di vivere in modo diverso, un po’ più passionale e un po’ più folle! Libero!

Vi farò questo esempio: se farete attenzione, potrete notare come le persone che soffrono di Cervicale, sono persone che ingoiano nella vita anche quello che non gli piace (per paura ad esempio) e poche volte dicono – No! -. Hanno troppi pensieri, ragionano molto, si preoccupano in modo eccessivo, sono rigide, non si sentono amate, ostacolano l’amore, non si fidano, non si lasciano andare, non riescono a vedere altre opportunità o non le accettano, si fanno carico di un’infinità di cose pur di ottenere l’amore, o la fama, o la tranquillità. Accettano e non dicono mai la loro, ossia, possono così soffrire di Mal di Gola e… dov’è la Gola? Davanti alle vertebre Cervicali. E’ chiaro?

Torniamo ora alla zona invece lombo-sacrale che stiamo descrivendo in questi articoli. La zona lombo-sacrale della colonna vertebrale, rimane dietro all’apparato genitale. Non solo. C’è anche l’intestino, l’appendice, i reni e altre parti del corpo ma, solitamente il fulcro è quello della zona sessuale. Quindi:

– Pensi forse di non essere una buona madre? Le tue ovaie si atrofizzeranno e invecchieranno prima del tempo. Tu probabilmente nemmeno te ne accorgerai ma la tua colonna vertebrale si.

– Sei una donna che a causa del modo in cui affronta la vita tira troppo fuori la sua parte maschile? Le tue ovaie penseranno di non servire a nulla e soffriranno nel non essere testicoli.

– Sei un uomo ma in casa non riesci a far valere il tuo essere maschile? I tuoi testicoli ne patiranno.

– Mestruazioni abbondanti? Perdita di gioia.

– Ti senti inferiore a causa delle dimensioni del tuo pene? Ti stai sottovalutando. Forse hai paura di diventare papà, paura di certe responsabilità, o uno dei tuoi genitori ti ha schiacciato, oppresso.

Ti stai sempre sottovalutando in qualsiasi di questi frangenti e, come abbiamo visto, l’autosvalutazione, lo ripeto, fa si che arrivi un’Ernia (o un altro problema comunque nella zona lombare e/o sacrale) prima o poi, a spiegarti che invece sei un essere perfetto e magnifico.

Utero, gonadi, pene, tube, qualsiasi problema che risiede in loro, sia energetico che fisico ovviamente (varicocele, endometriosi, infezione, cisti ovariche, etc…) può riportare un dolore alla schiena ma dovete “curare” anche quello e non solo la vostra Ernia.

Nel mio caso, avevo una piccola emorragia capillare all’ovaia, un qualcosa di assolutamente innocuo ma, per il mio corpo, è stato naturalmente riscontrato come un’anomalia. Cosicché ho dovuto lavorare anche su quello ma non intendo ora spiegarvi come e perché in quanto desidero rimanere focalizzata sul problema alla schiena. Sappiate solo che anche quella micro emorragia era dovuta ad una autosvalutazione del mio Essere.

Rapporto vissuto con la vostra parte sessuale sotto l’insegna della = SVALUTAZIONE.

Tenete conto che, purtroppo, non potendo scrivere un poema, sono obbligata a dirvi tante cose tutte insieme e spiegate in modo un po’ asciutto (potete però sempre contattarmi in caso di chiarificazioni) ma credetemi che non è così difficile come può sembrare. Capisco che questo possa apparirvi come un’insalata mista dalla quale non si sa da che parte partire ma basta la pazienza. Fatevi degli schemi su un foglio di carta, prendete ogni punto che ho scritto in questi articoli e valutatelo, datevi delle risposte, come se doveste svolgere un problema di matematica. Una volta fatto questo, potrete iniziare a vivere meglio.

Tenete anche conto che uno degli argomenti da me toccati potrebbe non riguardarvi ma, per spiegare a più gente possibile, ho dovuto parlare di tutti i temi che possono causare questo malessere.

Arrivederci al prossimo articolo con il quale probabilmente concluderò questo discorso.

Prosit!

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ERNIA DISCALE: unica soluzione – intervento chirurgico -, ma forse ci sono altri rimedi – parte 2°

Continuazione…

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Come PRIMA COSA dovevo ringraziare quel dolore giunto a me per insegnarmi a vivere meglio. Lo so che può sembrarvi assurdo ma, a suo modo, quell’Ernia mi voleva far capire che dovevo valutarmi di più, farmi rispettare di più e amarmi molto di più, sopra ogni cosa, perché sono un essere perfetto e divino, figlia dell’Universo, e nessuno ha il diritto di farmi credere il contrario. (Questo vale per tutti ovviamente).

Sapete bene, come vi dico sempre, che: ogni sintomo e’ un messaggio.

Mi venne quasi da ridere. Ringraziare e amare quella dolorosissima Ernia? Mi aveva quasi ammazzato e dovevo dirle – Oh grazie! Grazie! Ti amo tanto! -. Si. Assolutamente. A lei non importa che mi crediate, tanto lei mica soffre. E bisogna anche farlo seriamente, dal più profondo del nostro cuore, perché non siamo ciò che diciamo ma siamo ciò che realmente proviamo. Quindi, se non modifichiamo seriamente la nostra parte intrinseca (e di conseguenza quella molecolare) è inutile che raccontiamo delle bugie a noi stessi.

SECONDA TAPPA – ripercorrere la mia vita dall’infanzia.

Ogni malattia che ci colpisce, ogni dolore, ogni patologia che arriva a noi, secondo le teorie che studio, giungono come risultato di ricordi e memorie che riportiamo dall’infanzia. Cosa vuol dire? Vuol dire che un trauma subito, oppure anche solo un’abitudine contrastante il nostro benessere olistico, vissuti durante i nostri primi anni di vita, non ci abbandonano e crescono con noi divenendo sempre più grandi, fagocitando la nostra esistenza per poi manifestarsi insopportabili e di grandi dimensioni quando meno ce lo aspettiamo. Accade questo perché li alimentiamo convinti di essere nel giusto mentre invece stiamo facendo del male a noi stessi a causa di mille fattori: paura, giudizio degli altri, pregiudizi, rivendicazioni, rabbia, timori, moralismi, etc…

Attenzione, quello che noi definiamo come trauma non è uguale per il nostro inconscio. Il termine “trauma” significa, nella nostra lingua, un qualcosa di molto negativo che viviamo, un fenomeno che incide sulla persona dall’ampio volume. In realtà, anche ciò che consideriamo di piccolo valore, per la nostra parte intrinseca può essere un trauma. Ad es. Una presa in giro da parte dei compagni a scuola, cosa solita alla quale tutti siamo abituati e tutti abbiamo vissuto, può essere considerato un trauma per il nostro inconscio e tale choc inizierà a vivere in noi prendendo le sue forme e gestendo le nostre azioni future. Senza che noi ce ne accorgiamo.

Detto questo: perché allora io non mi valutavo abbastanza? Non mi facevo abbastanza rispettare? Non ponevo con determinazione il mio volere?

Da piccola ero forse stata educata ad abbassare sempre la testa in segno di rispetto a chi era più grande di me? Ero stata picchiata e sgridata in modo troppo violento essendo solo una bambina? Mi era forse stato impedito di dire la mia perché essendo la più piccola della casa dovevo stare zitta?

Badate bene, molto spesso, i nostri traumi sono infidi e maliziosi ossia molto più complessi di quello che possiamo pensare tant’è che, non solo lavorano nell’ombra ma anche all’incontrario e vi spiego come.

Sei stato maltrattato da bambino? No. Però…… Però magari sei stato apprezzato e stimato e amato da tua madre e tuo padre solo se facevi QUELLA COSA GIUSTA (per loro). Vale a dire che quando QUELLA COSA non la facevi non ERI AMATO – CIOE’ NON VALEVI NIENTE – CIOE’ ERI SOTTOVALUTATO – CIOE’ ERI QUASI IL NULLA.

Ci siete? Ora, al di là del mio personale motivo che mi obbligherebbe a scrivere venti pagine di articolo che vi evito, il discorso comunque non cambia, dovete imparare a ragionare da ogni punto di vista senza soffermarvi a quello che può sembrarvi più ovvio.

TERZA TAPPA – perdonare.

Una volta identificato il trauma, o i traumi, e il meccanismo malsano nel quale avete vissuto, ecco che viene spontaneo dare delle colpe a chi ve l’ha fatto subire. Il dolore dell’Ernia che provate vi fa maledire quelle persone, quelle situazioni, ed è la cosa più sbagliata che potete fare.

Andiamo con ordine.

A questo punto avete capito che la causa del vostro malessere sono (stati) i genitori, o la famiglia in generale, o gli amici di scuola, o i maestri, o la società, o un individuo qualsiasi che vi ha fatto del male. Che vi hanno calpestato l’orgoglio, che non vi hanno rispettato, etc… La prima cosa da fare è PERDONARE. Chiunque sia stato.

Ricordatevi che chiunque sia stato, è stato prima di voi vittima di altrettanti traumi e, al 90% non l’ha sicuramente fatto apposta a farvi vivere quelle condizioni.

Immaginatevi una madre che esige che il proprio figlio sia il primo della classe. Secondo voi la sua è cattiveria? No. E’ paura. Paura che quel figlio un domani non trovi lavoro, paura che quel figlio non sia abbastanza stimato, paura che quel figlio un domani muoia di fame… non si rende conto di essere la prima a non stimare quel suo benedetto figlio, il quale vorrebbe vivere anziché essere sempre il N°1, ma non lo fa apposta anzi, è convinta di fargli del bene, di indirizzarlo verso la strada della felicità! Perché questo le hanno insegnato a sua volta i genitori e la società che ha vissuto nella sua epoca. Non ci sono colpe! Se date delle colpe a qualcuno, il vostro dolore non andrà via perché vuol dire che non avrete capito un tubo.

Al dolore non interessa il motivo del perché oggi vivete così, interessa che capiate che siete figli del grande disegno divino e vuole che stiate bene al di là dei bastoni tra le vostre ruote. Di inceppi potrete trovarne altri nella vita, ne eliminate uno e ve ne arriva un altro, se invece iniziate a pensare che la responsabilità (bella o brutta) è vostra, e siete esseri magnifici a prescindere, e avete un grande potere dentro di voi, ogni ostacolo che incontrerete non potrà più farvi del male, non si tramuterà più in dolore.

Allora ripercorsi la mia infanzia e perdonai chi dovevo perdonare e perdonai soprattutto me stessa per aver fatto vivere la mia ME in quel modo per 35 anni senza aver capito niente dalle avvisaglie che la mia schiena, già da una decina d’anni, mi dava.

QUARTA TAPPA – elogiarsi

Inizia la cura. Elogiarsi non significa solo dirsi – Brava Meg! – è un discorso più profondo.

Vuoi scrivere un messaggio a qualcuno ma non ti osi? Fallo. Tu sei onnipotente puoi fare ciò che vuoi.

Vuoi cantare in pubblico e ti vergogni? Canta. Chi può impedirtelo? Nessuno. Se lo impedisci, te lo impedisci da solo e la tua Ernia ti farà un applauso dicendoti – Bene! Visto che non capisci e continui a temere il giudizio degli altri è ovvio che andiamo in sala operatoria e poi… tornerò di nuovo, in un altro punto della schiena, tra qualche anno -.

Tuo marito ti maltratta? Mandalo a quel paese. Se hai paura di rimanere sola vuol dire che ti SOTTOVALUTI e alimenterai l’Ernia, oppure hai paura di rovinare la tua famiglia, di quello che dirà la gente, della sofferenza dei tuoi bambini. Parliamone. Paura, paura, paura. Hai fallito nella vita – Non vali niente…. e così pensando, non eliminerai la tua Ernia.

Comunque, il fatto è che quando fai qualcosa devi congratularti con te stesso/a. Sei stato bravo! Il migliore!

Chiedi aiuto ai tuoi parenti e amici, dovranno complimentarsi con te, senza fingere, altrimenti peggioreranno la situazione e tu dovrai credere a loro, convincitene.

Guardati allo specchio e pensa a quanto sei bello, perfetto, unico e irripetibile anche se hai un gemello.

TU VALI, ripetiti questa frase nella testa e focalizzati su quello che di bello hai fatto nella vita e sulle tue caratteristiche positive.

E aspetta che posterò il terzo articolo perché…. Non è finita qui. Il lavoro è lungo come d’altronde è stato lungo il tempo in cui ti sei fatto logorare dalle cose che non ti hanno portato giovamento.

Prosit!

p. s. = ti consiglio di aspettare prima di iniziare a “curarti”, è bene che leggi tutti gli articoli dedicati a questo argomento che posterò.

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ERNIA DISCALE: unica soluzione – intervento chirurgico -, ma forse ci sono altri rimedi – parte 1°

Dividerò questo articolo in 4 post, pubblicandoli di seguito, in quanto è un discorso lungo e complesso

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Luglio 2016 – la mia Ernia Discale avrebbe compiuto due anni.

Avrebbe, ma non essendoci più non li compie.

In realtà, non è che non c’è più del tutto, ossia, fisiologicamente è sparita, i medici dicono che un’Ernia dopo un po’ di tempo si riassorbe, ed è vero, ma è come se rimanesse asciutta e sottile, sempre lì, tra le due vertebre, affacciata alla finestra come una donzella che aspetta il suo amato pronta a sporgersi dal davanzale appena lo vede arrivare da lontano.

Ah! Sembra una splendida storia d’amore, e un po’ lo è, ma credetemi che porta tanta di quella sofferenza che “Uccelli di Rovo”, a confronto, gli fa un baffo.

Insomma, parliamo seriamente. Come già vi avevo spiegato qui https://prositvita.wordpress.com/2016/01/28/il-mio-mal-di-schiena-e-la-mia-camminata-nordica/ , una bella mattina di due anni fa, mi svegliai per andare a lavorare. Ai tempi facevo l’Estetista in un mio centro, professione che ora ho abbandonato per dedicarmi alle tecniche che studio e mi affascinano e poter aiutare chi soffre più da un punto di vista intrinseco che estetico.

Come misi il piede giù dal letto sentii come un pugnale conficcarsi nelle vertebre della schiena (zona L4 – L5 – S1) senza pietà. Inutile dire che ho sentito un dolore che non auguro nemmeno al mio peggior nemico. Per farla breve, alcuni di voi già lo sanno: due mesi immobile nel letto, lesione del nervo che percorre la gamba dx, mancanza di sensibilità nella zona tibiale della gamba, crampi e dolore continuo sul dorso del piede dx, per non parlare del male alla zona lombare, ovviamente, che non mi permetteva neanche di respirare.

Non so dirvi quanto cortisone feci ma posso assicurarvi che il mio sedere è ancora oggi abbattuto dalle innumerevoli penetrazioni degli aghi. Mi gonfiai come un pallone a causa dei medicinali tra i quali, oltre al cortisone, antidolorifici, distensori muscolari, dei nervi, etc… che mi procuravano un tremore generale soprattutto alle mani.

Quando riuscii a muovermi, cioè a settembre, inizia la fisioterapia in palestra, e andai a fare l’ennesima visita medica, quella che avrebbe stabilito com’ero conciata dopo aver subito ciò che avevo subito.

Il medico che mi visitò, in un ospedale molto rinomato della mia regione, mi disse che dovevo assolutamente farmi operare. Non c’erano altre soluzioni e mi diede della sciocca quando mi rifiutai. Lo compresi. Fu allora che gli chiesi di darmi solo un po’ di tempo e lui accettò dicendomi che ci saremmo rivisti in sala operatoria in breve tempo. Stava facendo il suo lavoro, e per questo lo ringrazio, ma andai a casa e dissi tra me e me che – No, la mia schiena non sarebbe stata aperta da un bisturi -. Fu la paura a farmi parlare così non la medicina o l’egregio lavoro di un chirurgo. Avevo il terrore dell’intervento e dovevo assolutamente evitarlo nonostante sia un’operazione di routine che esce sempre bene e dura poco tempo, voglio tranquillizzarvi. Sono io che sono bisturi-fobica.

Andai a casa e, quella notte, mentre mio figlio e mio marito dormivano, inizia a piangere sconsolata, impaurita e maledicendo quel dolore che comunque, nonostante fossero passati due mesi, ancora si faceva sentire, ancora non mi aveva lasciata del tutto.

Gliene dissi di tutti i colori, lo maledii, maledii quell’Ernia che mi stava invalidando e stava per condurmi su un freddo tavolo d’acciaio per farmi tagliare la schiena…, il mio corpo…. no…. no….

Mi alzai, non riuscivo a trattenere le lacrime ma non volevo svegliare mio marito con i miei lamenti che, poveretto, aveva anche lui passato due mesi d’inferno a causa della mia immobilità. Non gli avrebbe fatto bene vedermi ora, dopo quel tempo, ora che stavo meglio, piangere come una bambina.

Mi diressi in sala, davanti alla mia amata libreria, lo feci automaticamente, senza volerlo, penso che qualcosa mi ci condusse e, con lo sguardo appannato dalle lacrime, guardai tutti i miei libri come un automa continuando a piangere. Ho una sezione dedicata ai temi che tratto, pratiche alternative, crescita personale, etc, etc, tutti ordinati e pronti all’occorrenza. Ne ho tanti, e alcuni persino non letti, che mio marito mi regala a Natale o al mio compleanno (in gran quantità) ma che non riesco a leggere o, per mancanza di tempo, o perché in quel momento non trovo interessanti.

Notai come uno di questi libri sporgeva molto più degli altri. Era quasi sul bordo della mensola, veniva in fuori di parecchio e stonava tra tutti i suoi simili posizionati ordinatamente sullo scaffale. Allungai una mano per spingerlo in dentro, allineandolo con gli altri, e fu in quel mentre che qualcosa di inspiegabile mi obbligò ad osservare bene quel libro e leggerne il titolo “LA GUARIGIONE E’ DEI PAZIENTI” di Maria Gabriella Bardelli – con la mappa di Hamer e l’ascolto di Claudia Rainville -*.

Hamer? Claudia Rainville? Santo cielo! Li conoscevo più che bene!

– Ma da quando ho questo libro? – mi chiesi. Quel titolo mi fece trasalire, nel mio cervello e nel mio cuore fu come un boom assordante “….la guarigione è nei pazienti…”. Smisi di piangere e andai a coricarmi con quel tesoro tra le mani. Lessi tutta la notte fino ad arrivare alla storia di una donna, una certa Elena, di anni 35, con un forte dolore nella zona lombo-sacrale. – Sono io! – esclamai.

Lessi con attenzione ma non capii subito, rilessi, studiai, m’immedesimai e…. ma certo, ecco la conclusione! Era difficile da mettere in pratica ora, ma teoricamente l’avevo capita.

Tutto nasceva prevalentemente da un problema di svalutazione e dal non sapersi imporre nella vita. Inoltre, la mia Ernia, era fuoriuscita dal lato sx della schiena e poteva aver a che vedere con mia madre, con la mia femminilità, con parenti o amiche femmine nonostante mi avesse poi compromesso la gamba dx: padre, figlio, marito, amico… mmhmm… avrei dovuto lavorare davvero molto, il tutto si stava dimostrando complesso ma iniziai immediatamente. Se non capite di cosa sto parlando leggete anche quest’altro mio articolo https://prositvita.wordpress.com/2015/08/20/la-destra-e-la-sinistra-il-padre-e-la-madre/

Mi fermo qui ma pubblicherò presto il secondo post nel quale spiegherò dettagliatamente quello che ho fatto per guarire non dall’Ernia, che è solo una conseguenza, ma da tutto quello che mi aveva causato l’Ernia. Ossia andrò alla sorgente del mio dolore affinchè non venga più a trovarmi. Ho imparato la lezione! Grazie!

Prosit!

* Se non si conoscono prima le tecniche del Dott. Hamer e della Dott.ssa Rainville questo libro purtroppo è difficile da comprendere ma può condurre ad una nuova filosofia che porta a conclusioni inaspettate e incredibili nonché può incuriosire sul l’istruirsi in nuove materie.

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Il mio Mal di Schiena e la mia Camminata Nordica

Tutto mio sì. Sono due cose che appartengono a me e alle quali sono molto affezionata. Il primo si chiama “Mal di Schiena” ed è venuto a trovarmi – pesantemente – un anno e mezzo fa in modo anche sgarbato, se vogliamo, e un po’ aggressivo. Un giorno vi parlerò bene di lui, ve lo farò conoscere nei minimi particolari perché, anche se può sembrarvi strano, lo considero un amico che mi ha insegnato tante cose e per giunta cose belle.

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Oggi mi limiterò a dirvi che è arrivato attraverso un’ernia discale che mi ha tenuta immobile nel letto per quasi due mesi. Ebbene, signora Ernia, non solo mi ha provocato un dolore lancinante che non auguro nemmeno al mio peggior nemico ma mi ha persino lesionato il nervo della gamba destra causandomi un’insensibilità, praticamente permanente nella zona della tibia e crampi dolorosissimi lungo tutto il dorso del piede e delle dita.

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Non mi restava altro che contorcermi dal male quando tutto ciò si manifestava attraverso fitte pungenti e, non esagero, devastanti. In quel periodo ero a pezzi. Il sedere era diventato un colabrodo dalle iniezioni che dovevo fare, la schiena si faceva sentire anche solo se tossivo, la gamba era praticamente andata a farsi benedire e l’animo, potete immaginare, non era certo dei più felici considerando anche il fatto che si era in piena estate e, con quel bel sole fuori, io potevo stare solo sdraiata in casa.

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Ma non voglio dilungarmi in questo oggi. Per farla breve, l’unica soluzione optata dai medici (ben 3) era quella di operarmi, anche perché le ernie erano in realtà 3 anch’esse. Due piccole e una, la più fetente, grande come un mandarino. Ascoltai con interesse ciò che i chirurghi mi spiegarono e ascoltai bene la descrizione dell’intervento al quale avrei dovuto sottopormi per poi decidere però di non farlo.

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Naturalmente mi diedero della sciocca e mi risposero che, conciata così, non sarei andata da nessuna parte. Erano pronti a ricevermi qualora, e secondo loro assolutamente si, mi sarei rifatta viva da lì a poco perché non c’era altra soluzione per me. Ovviamente, alcuni parenti e alcuni amici erano d’accordo con i luminari e confessarono apertamente di non condividere il mio pensiero. Alla fine, cos’era mai un intervento alla schiena per poter tornare a muoversi bene?

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Bhè, si dava il caso che quella schiena era la mia e non gradivo per nulla farla accarezzare dalla fredda lama di un bisturi che avrebbe dovuto incidermi pelle, carne e tessuti per eliminare il danno. M’inchino davanti alla scienza e alla medicina, a tutte le medicine, e mi prostro davanti a questi uomini in grado di guarirti ma dovevo a tutti i costi trovare un’altra soluzione. No, non mi avrebbero aperto la schiena. Paura? Si. O che sia stato quel che sia stato, mi ha portato a fare ulteriori ricerche. Dovevo innanzi tutto capire il perché mi era uscita quell’ernia, nella zona lombare, e la risposta la trovai dopo parecchio peregrinare grazie ad un tecnico specializzato nella colonna vertebrale del quale un giorno sicuramente vi parlerò.

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Nella mia vita ho sempre fatto molto sport fin da bambina e quasi tutti i giorni. Ginnastica ritmica a livello agonistico, pesi, pump, ballo e via discorrendo fino a quando poi, circa dieci anni fa, ho smesso e di colpo. Questo è stato il danno. La mia spina dorsale era abituata da una vita a non lavorare. Facevano tutto i muscoli al posto suo che erano come di marmo, tonici e ben sviluppati. Nel momento stesso (in realtà dopo qualche anno) in cui si è trovata a dover far tutto lei perché i miei dorsali e i miei lombari si sono col tempo afflosciati, ecco che non ha retto.

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Mettiamoci anche insieme alcuni lavori pesanti e alcune cattivi abitudini, soprattutto di postura, ed ecco fatta la frittata. Bene. Una cosa intanto l’avevo chiarita. Ho poi naturalmente fatto appello a tutte le mie conoscenze riguardanti la psicosomatica che mi hanno spiegato tanto e alle quali devo dare ragione e ho lavorato anche su quelle. Ho poi curato anche l’alimentazione in quanto comunque mi ritrovavo in seguito con un nervo super infiammato e quell’infiammazione dovevo eliminarla. Grazie al cibo ci sono riuscita.

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Praticamente le cose stavano andando per il meglio e finalmente potei sospendere le iniezioni ma sentivo che qualcosa non bastava e a dirmelo era proprio la cara gamba. Dovevo come prima cosa, una volta ristabilitami, riattivare la muscolatura della schiena affinchè tornasse a sorreggere e aiutare la colonna ma, soprattutto, ora dovevo riattivare il nervo che mi stava tenendo la gamba contratta, piegata, dolorante e priva di sensibilità. In realtà, a primo ascolto, pareva quasi che il mio corpo mi dicesse di stare ferma. Già. Se stavo immobile, seduta o coricata, non sentivo alcun dolore ma quello, per me, era in realtà un messaggio errato. Troppo comodo. Non percepivo il sintomo, è vero, ma non stavo eliminando il problema alla sorgente.

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Decisi quindi di iniziare a camminare, contro la mia fisicità ma non contro la mia anima che sentivo parlarmi in un codice ben comprensibile. Con mia mamma organizzammo delle divertenti escursioni in montagna dove percorrevamo interi chilometri ammirando anche una magnifica natura. Alla sera ero stanca ma la mia gamba mi ringraziava, lo capivo perfettamente. Lo percepivo. E tutti i suoi formicolii, i suoi dolorini e le sue punture si calmavano molto fino ad arrivare al giorno in cui non li sentii praticamente più. A causa poi di qualche brutta giornata a livello di maltempo e a causa di vari impegni, non potei poi più andare a camminare per due settimane. Al quindicesimo giorno, puntuale come un orologio svizzero, un crampo atroce mi pervase dalla punta del piede fino al ginocchio.

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La gamba era orrenda da vedere. L’alluce mi si contorceva all’indietro in una posizione surreale mentre, tutte le altre dita, dalla parte opposta e ripiegate su se stesse, sembravano ganci anomali e privi di ogni senso umano. Piansi dal male ma colsi questo sintomo come un nuovo messaggio – voglio continuare a camminare! – mi stava dicendo, secondo me, e stavo capendo bene. E se invece stavo sbagliando? Dovevo tentare. Me l’avrebbe detto, forse più dolorosamente ancora ma preferivo quel periodo di dolore tremendo che entrare in sala operatoria. E poi, perché quel male proprio dopo 15 giorni che non camminavo più? Tant’è che, finito quel cruciale lasso di tempo, torno a camminare e, in effetti, di nuovo il dolore passa.

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Non solo, addirittura ho iniziato dopo breve a sentire come delle piccole scosse sollecitanti che erano quasi piacevoli. Il mio nervo si stava allungando di nuovo, sentivo nettamente più sensibilità rispetto a prima. Tutto andava per il meglio e, finchè continuavo a camminare, il mio fisico stava alla perfezione. Non aspettavo più solo l’appuntamento settimanale con mamma, andavo anche quasi tutte le mattine in spiaggia, avendo la fortuna di vivere al mare, o lungo il fiume, o sulla pista ciclabile. C’era solo un unico piccolo problema. Facendo del semplice trekking, se così vogliamo chiamarlo, mettevo in movimento prevalentemente i muscoli delle gambe e basta mentre dovevo rinforzare anche la schiena.

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E’ vero che io nel mentre contraevo gli addominali e i bicipiti, lavorando anche con i dorsali, ma era proprio poca cosa. Fu così che un giorno decisi di andare a fare la mia solita passeggiata utilizzando i bastoni che usavo per le escursioni. Ora, riderete sicuramente per la mia ignoranza, ma ero convinta di aver scoperto chissà che! Voglio dire, io quei bastoni telescopici li avevo sempre e solo visti utilizzare durante le esplorazioni montane. Mi ci volle poco però a capire che stavo praticando, senza saperlo, la – Camminata Nordica – (che coincidenza eh?! Chissà chi me l’ha suggerito?!). Ritenuto un vero e proprio sport dal 1999.

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Ero entusiasta anche se la gente del mio paese mi guardava perplessa quando uscivo da casa perché probabilmente la pensava come me prima della scoperta, ed ero contentissima in quanto sentivo bene tutti i miei muscoli lavorare energicamente. Gran dorsale, dentato, obliquo nella schiena e persino flessore, tricipite ed estensore nel braccio si esercitavano tutti alacremente. E che fatica le prime volte! Una piacevole fatica. Decisi così di perfezionare la mia Nordic Walking anche perché, se fatta bene, migliora persino la capacità della cassa toracica e dei polmoni, rinforza il cuore e perfeziona tutta la circolazione alleggerendo, per altro, gli arti inferiori. Osservai bene i movimenti e mi misi in azione ottenendo un gran giovamento per tutto il mio corpo. Associando questa attività fisica con le altre filosofie che vi ho spiegato prima e che ripeto, in futuro vi esporrò ancora meglio, posso dire oggi di stare bene e, a distanza di un anno e mezzo, i medici che mi stavano aspettando devono ancora vedermi.

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E farò di tutto per continuare a farli attendere. Non utilizzate la Camminata Nordica senza prima informarvi bene quale sia il vostro problema o senza chiedere il parere ad un esperto ma, per quel che riguarda me, oggi sono molto contenta. Oggi che il dolore è andato via, oltre ad ottenere un benessere fisico, mi ritrovo anche ad essere cresciuta dal punto di vista mentale e spirituale grazie a quello che questo mio disturbo mi ha insegnato e non mi rimane che mettere sempre in pratica, costantemente, questi insegnamenti. Non fermatevi MAI davanti alla soluzione che può sembrare l’unica e non fermatevi davanti a quello che dice solo la vostra fisicità.

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Essa poverina risponde solo ad un qualcosa di più grande, ma il suo è un semplice risultato. Dovete partire da cosa ha fatto sì che si venisse a creare quel risultato. Vi consiglio vivamente di camminare perché come già avevo spiegato QUI è un vero toccasana a livello olistico ma, se alla camminata, volete aggiungere anche una tonificazione dei muscoli superiori e molto altro (sarebbe un’ottima scelta), praticate la Camminata Nordica ben spiegata se volete su youtube o su tanti siti internet. E’ davvero uno sport eccezionale, adatto a tutti, con pochissime controindicazioni, da praticare ovunque e molto, molto salutare. Buon allenamento e soprattutto… buona investigazione di voi stessi!

Prosit!