Per Ammalarsi sovente basta Voler Avere sempre Ragione

PURE SECONDO ME E’ COME DICO IO

Se molto spesso ti ammali, o stai poco bene, o ti capitano incidenti, o noie, o tutto ti va storto pensa a quante volte ammetti di aver sbagliato o hai chiesto scusa. Probabilmente poche.

Voler avere sempre ragione è un meccanismo che tocca diversi punti nel nostro profondo. E sono punti tanto importanti quanto… spaventosi. Oh sì!

È un bisogno, l’appagamento di una mancanza. Se siamo in realtà insicuri e abbiamo una bassa autostima, l’apparire saggi ci permette di crederci un tantino sopra agli altri ma questo, purtroppo, lo crede solo la nostra mente. Il nostro cuore sa benissimo che non è così e sa perfettamente che stiamo usando una strategia sbagliata, la quale, inconsciamente, fa nascere in noi sensi di colpa (che causano gli incidenti) offuscati sì dal nostro Ego ma che esistono.

Così come il nostro cuore, anche gli altri sentiranno nel loro stomaco uno stridere ogni volta che si confronteranno con noi, pertanto, non possiamo regalare al prossimo amorevolezza e sincerità.

Forse desideriamo cambiare il mondo e donare luce per equilibrare il buio nel quale viviamo ma, così facendo, scendiamo sempre più in basso trascinando con noi anche chi, per affetto, vuole starci accanto. Rimaniamo chiusi in un cubo di acciaio e precludiamo ogni sorta di scambio emozionale lasciando libero l’accesso solo al mentale e alla logica, arma che abbiamo imparato a maneggiare con destrezza.

O IL CONTROLLO O L’AMORE

Voler aver sempre ragione inoltre ci fa vivere in modo esageratamente attento, tenendo sempre tutto sotto controllo e, se riusciamo, cerchiamo di istruirci parecchio. Anche tutto questo lo facciamo come guidati da un burattinaio credendo persino di fare un qualcosa che ci piace molto. Ma questo modo di esistere ci fa stressare più del doppio a lungo andare (che causa malesseri) e, molto spesso ci sentiamo affaticati, stanchi, apatici o intolleranti. Si vive costantemente con la paura che qualcun altro possa scoprire una nostra debolezza attraverso un torto che ammettiamo e si vive, ovviamente, nell’orgoglio (che causa fastidi).

Il più grande ostacolo nel comunicare ce lo portiamo dentro, è il nostro orgoglio – (A. Gasparino).

Stiamo bloccando completamente il flusso vitale e universale colmo di amore, gioia e abbondanza perché non riusciamo a lasciare andare. Non riusciamo ad ammettere serenamente di aver sbagliato e che a ciò, come conseguenza, non c’è nessun problema.

Stiamo valutando con il nostro metro, con il nostro giudizio, senza tener conto che quello degli altri potrebbe essere molto meno severo del nostro.

Le persone diventano così ostacoli e più ci tengono testa più le contraddiciamo per non mostrare loro chi siamo veramente. Più le riteniamo sapienti e più ci spaventano perché ancor meglio potrebbero valutarci.

Siamo cioè delle persone che non si amano, che non hanno ricevuto amore, che non lo sanno dare e non lo riconoscono quando giunge dal prossimo.

L’AMOR PERDUTO 

Ammettere un errore è dannatamente doloroso. Ci si aspetta che l’altro possa prendersi gioco di noi perché gli abbiamo confessato una nostra debolezza attraverso quello sbaglio.

Non possiamo fidarci di nessuno perché siamo stati traditi fin dalla più tenera età. Genitori anaffettivi, non presenti, frettolosi, egoisti, sordi ai nostri richiami, affettuosi ma poco responsabili… Non si tratta di genitori “cattivi” ma di persone che per ics motivi non sono riuscite a dare al bambino quello che lui desiderava.

Questo tradimento, il più grande e inaspettato, ora viene vissuto ogni qualvolta si presenta la situazione del rinnegare se stessi.

L’individuo ha dovuto imparare ad amarsi a modo suo, per sopravvivere, e magari anche sgarbatamente ma ha faticato molto. Oggi, non permetterà a nessuno di intaccare la sua persona neanche ammettendo uno sbaglio. Si è fatto da solo e con sofferenza. E si è fatto perfetto. O almeno così ha bisogno di apparire. Chi lo ama, presto si stancherà di ricevere da lui sempre “colpi in faccia”, metaforicamente parlando, e di passare costantemente dalla ragione al torto, ma chi vuole sempre avere ragione, quando si sente amato, collega quell’amore all’amore genitoriale che gli è venuto a mancare e quindi, inconsciamente, si convincerà che anche quell’amore nuovo è sicuramente fasullo e deve cavarsela da solo.

In parole povere sarete più stimati e rispettati se più “distanti”, come colleghi o amici, invece che come partner o parenti. Sembra assurdo vero? Eppure questi sono i giochi della mente che, ferrea, non molla e dalla quale non si riesce a liberarsi. Tutta colpa della paura alla fine. Si diventa avidi. Avidi nel dare affetto o tenerezza, non si è empatici ne sensibili, si sta dietro la propria barricata e da lì non ci si muove. È un dramma vivere così. È come avere un mostro dentro che rosicchia ogni giorno un pezzo di noi. Per questo la salute viene sempre meno o la nostra vita appare vuota, o insoddisfacente, o spiacevole. Lo stress si nutre di tutte quelle sostanze che servono all’organismo per vivere sano e la mancanza di umiltà favorisce l’avvenire di sgradevoli situazioni nelle quali incappiamo sovente.

USCIRNE RIMANENDO IN PIEDI

Purtroppo, in certi casi, non si può fare nulla per far capire a queste persone che il nostro amore è sincero. Non lo vedono, oppure ne sono persino invidiosi essendo che non riescono a provarlo. Oppure ancora, ci portano allo stremo come a dire – Vediamo fin dove arriva il tuo sentimento! Quanto è reale?! -. Ognuno ha il suo percorso e, in fondo, ognuno è responsabile di se stesso. Ma è vero anche che amor vincit omnia e quindi vi auguro di riuscire. Badate solo che ne valga la pena, non trasformatevi in infermieri.

Chi vuole sempre avere ragione e non chiede mai scusa, o lo fa raramente, soffre di un serio problema, non è solo un’abitudine o un carattere di quelli etichettati: “è fatto così”. Dietro a queste sbarre, perché di prigione si tratta, si nasconde un mondo che ha il terrore di mostrarsi e non lo riconosce. Si indossano maschere anche solo per affacciarsi da quelle barriere e ogni gesto, ogni parola, ogni modo di fare sarà mentale e mai di cuore. Tutto volgerà all’appagamento dell’Ego che è diventato forte, ha dovuto trasformarsi in granito e oggi ci governa come un padrone. Non importa se ci si arrampica sui vetri, se si nega l’evidenza, se si raccontano bugie, non importante, l’importante è – uscirne in piedi -.

Si pensi che alcuni addirittura non danno mai ragione agli altri proprio per creare una sorta di sfida continua attraverso la quale possono riconoscersi e riconoscere di esistere.

“Sto sfidando, sto colpendo, sto incassando, ho un nemico davanti ma comunque ho QUALCUNO CHE MI STA VEDENDO”. Ecco. Qualcuno che li veda. Perché poche volte si sono sentiti visti e, di conseguenza, amati.

Ricordo che anni fa tenevo un bambino il quale mi faceva disperare apposta pur di attirare la mia attenzione. Preferiva la sgridata all’indifferenza e quando me ne accordi si quietò ma questa è una cosa che saprete tutti e tutti avrete vissuto. Sembra banale ma è meno banale se la si prende e la si trasporta su un soggetto adulto al quale questa fase non è ultimata e non deve ultimare.

Non ce la fanno ad essere visti scegliendo l’amore come strumento perché proprio l’amore è stata quella cosa che più ha fatto male loro senza pietà.

Non vi sto dicendo che dovete sopportare chi si comporta così, ne giustificarlo, ma forse ora potrete farvi meno rabbia voi. Parlo di collera intrinseca. Quella esterna, che riescono a smuovervi, fatela pure uscire se vi serve ma dentro, non odiate – c’è bisogno d’amore per Dio – (Sugar Fornaciari).

Prosit!

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Un pochino di cenni sulle nostre Incredibili Mani

E’ grazie alle Mani che possiamo esprimerci. In tutti i sensi.

Con esse possiamo mostrare persino il nostro stato d’animo o sottolineare ciò di cui siamo convinti.

Accurate filosofie e tecniche si sono premunite di studiare il linguaggio delle Mani perché esse hanno davvero tanto da dire e, io per prima, non potrò citare tutto in un solo articolo.

Ma non voglio apparire banale raccontandovi quello che la maggior parte della gente sa perciò cercherò di suggerirvi qualche riflessione un pò curiosa da non prendere come assoluta ma che sicuramente può aiutare.

Con le Mani si può accarezzare, solleticare, trattenere, graffiare. Possiamo con esse aggrapparci o, all’incontrario, lasciar andare. Possiamo sedurre, scacciare, maltrattare, coccolare. Maneggiare, trasformare, custodire. Tutti atti che possiamo tranquillamente riferire alla vita stessa in senso olistico.

Come affrontiamo quindi le esperienze? Ecco a cosa rispondono le nostre Mani.

I problemi alle Mani, senza entrare nello specifico in questo particolare post, insorgono infatti quando non riusciamo a gestire con gioia, amore e serenità le situazioni che la vita ci mette davanti.

Il bravo panettiere che dalla farina, mescolandola all’acqua, riesce a creare una bella pagnotta è un obiettivo per noi ancora lontano, se abbiamo disturbi alle mani. Non riusciamo cioè a “mescolare” gli ingredienti che abbiamo per realizzare così una perfetta creazione. Per concretizzare ciò che potrebbe farci del bene e fare del bene.

Le Mani sono i nostri secondi occhi, le nostre seconde orecchie. Attraverso loro possiamo vedere e sentire. Tutto passa da lì. Ma sono anche la nostra seconda bocca perché, grazie a loro, possiamo parlare.

Diamo e riceviamo. Siamo in connessione con l’intero mondo. La nostra parte interna viene collegata all’esterno e tutto può essere Uno. Offriamo e prendiamo ed è l’insicurezza di queste azioni che ci provoca dolore alle Mani.

Cosa stai offrendo di te? Cosa stai prendendo dalla vita? Sei sereno e soddisfatto di tutto questo? Sai gestire perfettamente la tale situazione?

– Chi ha Mani e dita rigide è solitamente una persona che pretende molto soprattutto da se stessa. Poco flessibile nei confronti degli errori, onesta, giusta ma teme la critica e il giudizio. Potrebbe anche soffrire di ipertensione e avere un po’ troppi grassi nel sangue.

– Chi ha Mani invece che prudono, come anche il proverbio cita, significa che è impaziente verso un qualcosa o qualcuno ma in modo costante. Una persona quindi che vive nell’ansia e nella preoccupazione. Che ama vedere tutto a posto e perfetto. I disguidi lo disturbano. Vuol dire essere irrequieti e vivere nella tensione. Queste persone potrebbero soffrire di herpes labiale o avere problemi allo stomaco e di digestione.

– Chi ha Mani lesionate, perché sovente rimane vittima di ustioni, o traumi, o tagli significa che si rimprovera troppo e si sente spesso colpevole nei confronti degli altri. Ha paura di aver offeso qualcuno o di non essere stato all’altezza di quello che quel qualcuno si aspettava da lui. Potrebbe avere un apparato respiratorio delicato e, a seconda del problema che lo affligge inconsciamente, soffrire all’apparato genitale.

Questi sono solo piccoli esempi ma il mondo delle nostre Mani è davvero incredibile per non parlare della comunicazione che usa, oggi chiamata “non verbale”, e che seppur studia tutto il corpo, comprendendo anche la cinestetica e la prossemica, si sofferma sempre molto proprio sulle Mani.

Sono il nostro biglietto da visita, sì, ma non solo per via della loro bellezza. Arrivano spesso prima di noi. Gesticolano in aria per convincere il pubblico (spesso anche della bugia che il loro padrone sta raccontando). Indicano (attenzione a quelli che mentre parlano hanno sovente l’indice puntato verso il basso, si sentono autorevoli). Si strofinano (soprattutto quando il padrone racconta un tema che conosce molto bene).

Anche chi non sa nulla sul linguaggio del corpo rimane colpito e affascinato, pur non rendendosene conto, del parlare delle Mani. Riescono ad attirare l’attenzione anche se non vengono tradotte.

E sono anche un po’ pestifere! Tradiscono persino! Oh si! Molto più spesso di quello che si crede per un buon osservatore. Rivelano molto sullo stato mentale della persona e non andrebbero messe da parte ma, anzi, studiate con attenzione. Avevo tempo fa scritto un articolo che vi ripropongo qui https://prositvita.wordpress.com/2015/05/14/le-meravigliose-dita-delle-nostre-mani/ anche sulle dita delle Mani.

Sono sicuramente la parte più mobile e capace del nostro corpo. Formate da tanti e minuscoli ossicini a permetterne movimenti unici e complessi. I dettagli della nostra quotidianità vengono incassati e vissuti e infine tradotti proprio dalle nostre Mani.

Si arrestano quando la paura non ci permette di fare ciò che desideriamo e si lasciano andare, esagerando, quando prendiamo la vita alla leggera senza considerare le conseguenze di un nostro gesto. Sono pressoché immobili quando siamo tipi “senza midollo” o vogliamo ingannare, e diventano imitatrici quando invece abbiamo bisogno di sicurezza e di affermarci.

Le Mani inoltre ci aiutano anche a passare in modo un po’ più lieve i brutti momenti della vita.

Battersi con un pugno sul palmo della mano, ad esempio, ridona energia al fisico troppo spento e stanco. Ridà forza e voglia di proseguire e scavalcare gli ostacoli. Massaggiarsi le dita, invece, porta benessere a tutti gli organi del corpo e allevia la tensione. Succhiarsi o mordicchiarsi il pollice infonde una coccola alla ricerca dell’affetto materno e allucina così una parvenza di moina e tenerezza verso noi stessi.

Premendo delicatamente ma con decisione e formando leggeri circoletti nella parte tra il pollice e l’indice, come si può vedere nell’immagine, si aiuta e si facilita la digestione.

Che dire ancora? Mille e mille e mille cose potrebbero venir citate ulteriormente ma avrò naturalmente bisogno di un altro articolo. Alla prossima quindi!

Prosit!

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Credere solo per far Compassione – la Psicosomatica e soprattutto la Negatività

Ci sono molte persone che non credono alla Psicosomatica, branca della psicologia che intende correlare un disturbo fisico ad un disturbo di natura psichica, il quale viene somatizzato e poi appunto si concretizza nell’organismo. Fanno finta di crederci solo per smuovere compassione e compatimento negli altri.

Ossia, facendo un esempio, quando la Psicosomatica dice che è subentrato quel tale malanno, perché si era troppo stanchi e stressati a causa del lavoro, alcuni rispondono – Si, si è vero! –, felici di essere stati compresi, in quanto, devono riuscire a fare un po’ di tenerezza ed essere compatiti ma, fondamentalmente, non fanno nulla per rimediare perché non credono assolutamente a questo messaggio. Si gongolano soltanto nel tentativo di potersi riposare un po’ di più, di certo giustificati dalla presenza della malattia.

Ancora più grave invece è chi fa finta di crederci solo quando fa comodo a lui e il messaggio della malattia è pressoché “gradevole” nei suoi confronti, come quello appena citato che definisce, la persona, un gran lavoratore, il quale poverino ora ha bisogno di tanto relax. Se però il significato del disturbo, è contrario ai loro schemi mentali, allora succede un pandemonio. Accade quando dici a questa persona che, oggi, presenta tale malessere a causa di un sentimento provato antecedentemente come…. il rancore…. per dire. Apriti cielo!

Ioooo???? Ma figurati se io provo rancore? Ma cosa stai dicendo?! – è la risposta che si sente dire conoscendo il rancore etichettato come una delle emozioni più spregevoli da percepire. Succede in quanto non si capisce che, molto spesso, quel rancore, non è per forza rivolto verso una persona come odio, ma è una scontentezza di fondo e un motto di rimpianto e/o di rimorso nei confronti di se stessi o di una situazione. Ecco, così piace già di più… “nei confronti di noi stessi” fa già più tenerezza e lo si accetta meglio.

Perché l’importante (e scusate il termine) è fare pena. Fare la vittima. Essere un povero soggetto incompreso che ha bisogno solo di tante pacche sulle spalle.

Ebbene… mi chiedo, continuando a pensare e a vivere in questo modo… queste persone, dove credono di andare? No, non mi riferisco alla Psicosomatica. Certo che no. Nessuno è obbligato a credere in lei o meno, mi riferisco alla conduzione della loro vita. Dove pretendono di andare continuando a piangersi addosso e cercando sempre la commiserazione negli altri?

Perdonate la durezza ma sono una persona che frequenta parecchia gente. Vivo parte delle giornate, all’interno di vari social, per piacere e per lavoro, e mi rendo conto proprio di come alcuni basino tutta la loro esistenza sulla tristezza e sull’angoscia anche quando queste non servono a nulla. Utilizzandole quasi come strumenti atti ad ottenere in cambio un qualcosa di appagante.

Ci sono individui, che sto “monitorando” ormai da anni, posso dire, che mai mai e poi mai, un solo giorno, hanno postato un qualcosa di positivo o dal significato bello e leggero. Ora, io posso capire che una vita può essere davvero difficile da condurre ma, anche per la legge di qualsiasi statistica, non è possibile che nemmeno un giorno, in tutta questa vita, non sia stato un poco più gradevole. Dico tutto questo, fondamentalmente, perché mi dispiace davvero, perché non si capisce il male che si fa a se stessi e quanto può aumentare il dolore così facendo. Continuando ad emanare negatività, tornerà negatività moltiplicata. Che brutto! Che pesantezza!

Agendo così, si allontanano gli altri da noi! Non è assolutamente vero che si avvicinano e ci si può così sentire meno soli. Verranno le prime volte, pronti a dare il loro affetto e il loro appoggio ma, prima o poi, scapperanno da questa brutta energia a gambe levate. Solo riuscendo ad essere come il Sole si può attrarre la gente. Solo riuscendo ad illuminare la propria giornata e le giornate altrui si può davvero contare sulla presenza degli altri al nostro fianco. Perché il Sole è fonte di vita, non le tenebre. Perché inconsciamente si ricerca la gioia, lo stare bene, il sorriso e si rifugge tutto ciò che è pianto e tristezza.

Siate per voi stessi e per gli altri fonte di positività. Soltanto così potrete davvero lamentarvi in futuro, ben giustificati, e ricevere di conseguenza un solido aiuto donato col cuore.

E riguardo alla Psicosomatica credeteci oppure no, ma se decidete di farla vostra, senza assolutismo, impregnatevi della sua ricchezza e dei suoi consigli. Cercate di far del bene a voi stessi visto che le malattie, a mio avviso, arrivano per voi e non per gli altri. Cercate di trarne profitto e un valido aiuto. Non sfruttatela per sciocchi scopi egoistici.

Prosit!

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Io non mi piaccio ma lui mi ama da impazzire

Sono tantissime le persone che si autosvalutano, che si credono sbagliate, tremendamente sbagliate e non all’altezza. Si considerano brutte, fuori luogo, non si amano e non si accettano.

A dimostrare questo, seguendo le leggi della psicosomatica, insorgono durante la vita malattie e disturbi fastidiosi come: l’Acne, le Verruche, l’Osteoporosi, vari dolori alla Schiena e moltissimi altri sintomi.

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Si vive in una costante paura di non piacere, di non essere adeguati e raramente ci si accorge che invece, là fuori, c’è qualcuno che ci ammira moltissimo, che ci desidera e vive per noi. Un qualcuno che non cambierebbe della nostra persona nemmeno un pelucco.

Raramente proviamo a riflettere sul processo inverso ossia, a quelli tra voi, privi di autostima e che si svalutano in continuazione, chiedo: – Siete per caso follemente innamorati di una persona? -. Se la vostra risposta è – -, la domanda a seguire è – E questa persona si ama e si accetta così com’è? -. La maggior parte delle volte la risposta a questa seconda domanda è – No -.

Eppure voi l’amate. Secondo voi è la donna più bella del mondo o l’uomo più perfetto del pianeta. Non fate altro che pensare a questa persona, ne siete quasi ossessionati, ricordate il suo bel viso, il suo modo di gesticolare, la sua splendida voce e le sue espressioni che vi strizzano lo stomaco dall’emozione. Ma lei, ogni mattina, quando si guarda allo specchio vorrebbe strapparsi via quel viso, vorrebbe tagliarsi gran parte di cosce o di pancia, vorrebbe avere una pelle diversa, più capelli, più barba, oppure preme il suo seno con rabbia. E mentre voi la sognate, circondata da fiori e farfalle, e vorreste condividere con lei l’eternità, lei si strugge nel tormento di una propria considerazione pari allo zero.

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La stessa cosa accade a voi.

Voi che vi reputate così brutti, così grassi, così spiacevoli, così imbranati, potreste avere qualcuno, intorno, che invece vi reputa meravigliosi.

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Tempo fa conobbi una persona che sembrava la perfezione fatta ad essere umano. Sapeva molte cose, era molto istruita, aveva un bel modo di fare, intelligentissima. Sembrava inoltre anche molto sicura di sé. Una di quelle persone alle quali puoi affidarti ciecamente. Dava l’idea di non aver paura di niente e di nessuno e ragionava in un modo inusuale ma che affascinava tantissimo e prospettava nuove visuali di vita. Sportiva, con un buon lavoro, un buon stipendio e anche molto, molto carina. Insomma, non le mancava davvero nulla. Man mano però che la confidenza tra noi aumentava, mi raccontava, direttamente o indirettamente attraverso i suoi discorsi, di vari disturbi, dei quali aveva sofferto in passato, e malattie o inestetismi che ancora oggi spesso la obbligavano a prendere provvedimenti.

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Ogni malessere che palesava mi dava come chiave di lettura appunto l’autosvalutazione.

“Ma che stranezza” pensavo tra me e me. Pareva davvero inconsueto che una persona come lei, che oltretutto mostrava grande autostima, potesse avere sintomi di quel genere. Eppure, i messaggi che le trasmetteva il suo corpo erano quelli.

“Evidentemente si crede brutta ma allora perché riempire sfacciatamente i social di proprie foto?”, “Forse allora si sente sola? Ma allora perché voler staccare con il mondo intero per diversi giorni?” (pratica che ogni tanto si concedeva). “Forse ha paura a dimostrare quello che pensa ritenendosi superficiale, ma allora da dove nasce tanta schiettezza nel parlare da confondere, a volte, con presunzione?”. Era un vero enigma ma le famose “maschere” le conosciamo un po’ tutti ormai.

Ebbene si, questa persona stava indossando una maschera che le era praticamente appiccicata alla pelle con l’Attak. Non perdeva un solo colpo, non abbassava mai la guardia, non la coglievi mai in fallo. Qualsiasi frase dicesse o qualsiasi gesto facesse mostrava sempre grande sicurezza e padronanza di sé. Addirittura cercava di insegnare agli altri ad amarsi e rispettarsi.

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Fu un lavoro abbastanza duro quello che decisi di compiere su di lei. Un lavoro anche parecchio lungo. Avevo sempre e solo poche briciole sulle quali riflettere e costruire i veri tratti di quella personalità. Potevo basarmi prevalentemente sui suoi problemi fisici, loro si che non tradivano.

La morale è che questa persona, in realtà, aveva un gran bisogno di essere costantemente appoggiata e rassicurata. Aveva paura di buttarsi nella vita, paura di sbagliare, ma soprattutto aveva paura di non essere apprezzata. Faceva di tutto quindi, come arma o come scudo, per mostrarsi esattamente all’inverso. Ma se solo avesse saputo quanti individui impazzivano per lei! Sia uomini che donne. Colleghi di lavoro, amici, famigliari. Era veramente un “mito”.

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Io per prima, non avrei cambiato di lei nulla, nemmeno un neo.

Machissenefrega -, direte voi – se piaccio a cento persone, il problema è che non piaccio a me stesso – e avreste ragione a dire così. Il problema è proprio questo infatti ma volevo porre l’attenzione sulle sensazioni che voi provate per chi si sente imperfetto quando lo amate. Mentre voi, e mi ci metto dentro anch’io, state/stiamo facendo la stessa cosa. Da una parte mi vien da ridere…

Cosa direste a chi apprezzate così tanto? Cosa direste persino dei suoi difetti?

Si… quante parole meravigliose… ma a voi stessi che dite?

Per noi, solo cacchette… allora forse è meglio far parlare gli altri.

Prosit!

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