Il tuo “brutto” corpo è fatto così per un motivo

COME SCEGLIERE UN VASO

Quante volte ci lamentiamo del nostro corpo o consideriamo “brutte” alcune sue parti. Non ci piacciono perché nelle nostre memorie sono rappresentati i canoni di una società che vuole le persone in un determinato modo e solo se rispondono a determinati requisiti, queste persone, possono essere considerate “piacevoli”.

Una donna deve avere gambe lunghe e sottili, slanciate, altrimenti non dovrebbe nemmeno permettersi la gonna.

Un uomo deve essere alto, non esiste che un uomo sia piccolo, o addirittura più basso della sua compagna.

Il seno femminile dovrebbe essere prosperoso ed è una vergogna, per un maschio, avere attributi di misure ridotte.

Per ogni parte del nostro corpo ci sono giudizi. Orecchie, dita, naso, sedere, piedi, pancia, cosce.

Purtroppo nessuno ci ha insegnato a LEGGERE e TRADURRE un corpo nel suo significato. La nostra cultura ci ha educato solo a guardarlo come se fosse un contenitore, portandoci così ad apprezzare di più la confezione esterna che lo scopo dell’individuo nel suo complesso.

QUAL’E’ IL TUO TALENTO?

Lo scopo sì. O il talento. Non sono qui oggi a sviolinare la classica frase – Guarda l’interno e non l’esterno perché una persona può essere brutta fuori ma bella dentro e bla… bla… bla… -. Vorrei andare oltre. Più in profondità.

Non si tratta solo di bellezza interiore ma di missione.

Premetto che il fisico rappresenta ciò che siamo. Se un soggetto è obeso, ad esempio, poche sono le parole con le quali girarci attorno. È, quasi sicuramente un insoddisfatto e quindi soffre per un qualcosa che forse neanche lui conosce. Un’insoddisfazione di fondo lo annichilisce nel suo sopravvivere e questo non è certo un bene. Dovrebbe amarsi di più e far qualcosa per valorizzare se stesso e vivere al meglio. Ma, senza andare a toccare certi estremi come questo che vuole solo essere un esempio, i corpi di ognuno di noi sono tutti diversi tra loro. Non siamo fatti con lo stampino: non siamo tutti alti, o tutti magri, o tutti slanciati, o tutti aggraziati, o etc… e meno male!

Torniamo però al discorso dello scopo e, per farlo, prendiamo una delle cose che più fa arrabbiare le donne (pur interessando anche gli uomini): avere le cosce grosse.

GUARDA QUI… CHE BRUTTO… CHE ODIO…

Ebbene, come avevo già spiegato qui https://prositvita.wordpress.com/2016/07/13/il-potere-e-nelle-cosce/ le cosce, rappresentano il proprio potere. Il potere di affrontare un pericolo o un nemico.

Sono la parte muscolare sulla quale facciamo forza quando ci accingiamo ad affrontare qualcosa nella vita. I muscoli delle cosce ci aiutano a darci lo slancio, la spinta, ma anche a non vacillare e non indietreggiare. Ci servono per non cedere.

Ora, se il mio scopo è quello di fronteggiare diverse difficoltà nella mia esistenza, oppure ho un carattere forte e un carisma significativo grazie ai quali posso combattere o dominare diversi scomodi eventi, e magari divenire un buon leader per molti o un boss giusto, non posso e non devo avere cosce gracili e piccoline! Ho bisogno che il mio corpo possa seguire le mie intenzioni. Devo poter contare su di lui, senza dover modificare la mia natura intrinseca.

Altro esempio: le mie dita corte e tozze forse non le apprezzo ma se il mio talento è quello di creare determinati oggetti, oppure devo riuscire a “prendere” la vita in un certo modo per sconfiggere certi nemici, non posso avere dita affusolate. Mi servono strumenti forti. Le dita rappresentano i dettagli e le sfumature del modo in cui io vivo la mia quotidianità. Come svolgo quel lavoro, quanta enfasi ci metto, quanta attenzione, quanta responsabilità. In base a ciò che sono avrò dita adatte.

La stessa cosa vale per la voce. La voce è anch’essa uno strumento. C’è chi con la voce deve raccontare fiabe che portano a sognare, chi deve guidare gli altri, chi deve imparare a tacere, chi deve incuriosire, chi deve cantare, chi saper sussurrare… tutti questi sono talenti.

PERCHE’ SEI FATTO COSI’?

Purtroppo ci impuntiamo spesso nella vita a voler cantare senza comprendere che la nostra missione, invece, è quella di “avvertire” vista la voce che abbiamo e che magari ha un timbro possente. Potremmo essere abili “sentinelle” viste da un punto metaforico dell’esistenza.

Ri-purtroppo non accettiamo di avere quel fisico. Quelle mani, quei piedi, quelle ginocchia troppo paffute, quelle  caviglie troppo grosse. Quanti uomini si lamentano con la propria compagna indicandole caviglie poco sottili e quindi poco sensuali. Mica pensano che hanno davanti una donna, capace di accettare un cambiamento, forte, che non si butta giù per le pieghe che prende la vita. Capace di sostenere il proprio uomo. Naturalmente può non essere così ma, di norma, chi ha caviglie ben solide, riesce ad andare avanti nella vita attraversando anche tempeste.

Ok, ma torniamo a noi che non vorrei addosso l’ira di qualche maschietto amante delle caviglie sottili. La cosa grave è che le trasformiamo persino certe qualità, attraverso la chirurgia estetica o diete severe senza capire che, così facendo, quella parte di corpo diversa, non potrà più rispondere alla nostra natura. Sarà forzata, impoverita, stonata. Non sono contraria, a prescindere, alla chirurgia plastica dico solo che bisognerebbe valutare altro oltre all’apparenza.

Il nostro corpo è la splendida rappresentazione di una meraviglia. Alto, basso, magro, grasso, spesso,esile… la sua bellezza risiede anche nell’essere così vario perché, al mondo e dentro l’umanità tutta, c’è bisogno di ogni talento. I talenti sono tantissimi e la vita ce li dona tutti attraverso noi stessi e gli altri.

Impariamo a decodificare lo splendido corpo che abbiamo. Impariamo a comprendere che non è una scatola ma la pregiata pergamena da tradurre di un popolo antico. Una pergamena che contiene molti segreti.

Prosit!

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I Complimenti che ci rendono Brutte Persone

LA SPADA DA SGUAINARE PER FERIRE

Può capitare nella vita di sentirsi dire un complimento davvero bello, appagante, uno di quei complimenti che aprono il cuore e magari, a farcelo, è proprio una persona che gode di tutta la nostra stima. Quel complimento per noi diventa molto importante, diventa l’acqua di una sorgente sacra che disseta, risuona nella nostra parte più intima e ci riempie di infinito piacere soprattutto se, di complimenti, siamo abituati a sentirne pochi nei nostri confronti. Fintanto però che queste belle parole vengono prese da noi e messe in un bel posticino del nostro animo e usate per migliorarci sempre di più e focalizzarci sui nostri punti di forza va tutto bene. Il brutto accade quando invece, di queste parole, ne facciamo una verità assoluta e indiscutibile ma soprattutto un’arma con la quale sconfiggere gli altri. Sì, accade anche questo. Accade da parte delle persone insicure e con una bassa autostima soprattutto. Per la serie: “Non importa se ti sto facendo male, io posso farlo, perché a me così è stato detto e quindi è giusto“. Cioè, in quella situazione, credono di indossare i panni di Dio e poter fare qualunque cosa con chi hanno di fronte, convinti di agire nella ragione più assoluta.

L’INSICUREZZA CHE MANCA DI UMILTA’

Supponiamo ch’io sia una di queste persone e che, un bel giorno, un individuo che ammiro tantissimo, mi dice – Tu sei davvero una vittoriosa nella vita. Qualsiasi cosa intraprenderai ne uscirai vincitrice, in pochi riusciranno a starti dietro -. Ecco, se io fossi sicura di me e con un’autostima discreta o buona, userei questa frase come sprono nella mia vita ogni volta che mi sento di non farcela, o durante una competizione, o quando sento il mondo cadermi addosso, o quando devo intraprendere un nuovo percorso che mi destabilizza emozionalmente. La userei come strumento rivolto – a me soltanto – al fine di rimanere con questa bella dote e, se è possibile, ampliarla.

Ma essendo che sono insicura, e pertanto automaticamente insoddisfatta della mia vita, la userò invece come arma per ferire o zittire gli altri. La trasformo in una citazione indiscutibile che così è e così dev’essere. Mi renderò così la vita molto più facile no? Senza contrasti. Mi basterà avere un pubblico di sudditi che, in silenzio, annuira’ ad ogni mia sentenza e io vivrò come un Re. Ovviamente riuscirò a fare questo con chi me lo permette. Il giorno che troverò chi, invece, mi manda a quel paese, ecco che il mio giochetto smette di esistere e forse riacquisto l’umiltà che mi manca. Sì, spesso gli insicuri, come contrapposizione, mancano di umiltà. È normale. È normale, è comprensibile, ma non giustificabile (mio umile parere).

In pratica, se qualcuno volesse aprirmi gli occhi dicendomi – Guarda che non puoi vincere sempre – oppure – Guarda che potresti anche perdere e non sarebbe un dramma -, – Guarda che non sei il più forte del mondo -, io lo zittisco perché quello che mi è stato detto afferma l’esatto contrario. Quindi risponderò con frasi o comportamenti che, tradotti, equivalgono a – Tu non capisci niente -, – Tu non sai chi sono io -, – Tu hai idee sbagliate (sei sbagliato) -, – Tu non sai vedere oltre/altro – oppure ancora, e questa è la più grave, – Non gioco nemmeno, tanto so già di vincere -. Non si accetta neanche la sfida perché, in realtà, in un angolino del profondo, una vocina lo dice che si potrebbe anche perdere, ma le parole di chi ha fatto tutto quel bene, quel giorno, con quel complimento, sono un appiglio talmente soddisfacente, talmente comodo e che dona la pace, dal quale è davvero difficile separarsi.

SONO LA PIU’ BELLA, COSI’ E’ STATO DETTO

Se sei stata giudicata Miss *** non vuol dire che sei la più bella di quella nazione. Non sei nemmeno la più bella della tua provincia. Significa semplicemente che un gruppo di persone, con il loro gusto, in quel momento e in quel posto, ti ha considerata la più bella tra le partecipanti. Tradotto: sei una bella ragazza ma non sei la più bella.

Se un professore ti ha detto che sei molto intelligente non significa che gli altri a tuo confronto sono degli idioti. Possono aver ricevuto lo stesso complimento tuo nella loro vita, o essere più intelligenti di te anche senza esserselo mai sentito dire. Non sei il più intelligente. Sei intelligente come molti altri. Forse il più intelligente della tua classe (20 alunni, 20 anni fa) ma non dell’umanità tutta.

E ALLORA CREA!

Se sei molto bella, usa questa tua dote per creare un qualcosa di buono per te e per gli altri.

Se sei molto intelligente, usa questa tua dote per creare un qualcosa di bello per te e per gli altri.

Non cercare di tappare la bocca degli altri per non ricevere contrasti che potrebbero mettere in dubbio ciò che tu hai trasformato in colonna portante della tua vita, cioè quel lontano complimento. Ciò che secondo te ti salva. In questo modo, agli altri, farai solo del male e il tuo bel talento andrà a farsi friggere. Non crescerai, non ti evolverai. Non metterai a disposizione del mondo la tua dote e quindi nulla di bello ti tornerà indietro. Continuerai ad essere un insoddisfatto. Ti trasformerai persino in una brutta persona. Abbi coraggio, scendi nella tua insicurezza, non appannarla con un complimento che ti è stato fatto. Vivila, conoscila appieno e poi trasformala. Solo così ti trasformerai a tua volta in meraviglia e meraviglierai il mondo.

Quel complimento ti è giunto per avvisarti che sei anche quello, che hai quella dote, ma non deve fermarsi lì il suo senso. Devi trasformarlo in una chiave che apre la porta allo stupore. Uno stupore continuo, immenso, infinito che ancora non hai conosciuto se, in quel punto, ti sei fermato.

Prosit!

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L’Innamoramento – il Riflesso della tua Bellezza

Negli ultimi anni, attraverso movimenti sempre più concentrati alla ricerca del benessere interiore e alla connessione dell’Uomo verso il Divino, si è iniziato a parlare molto dell’”amore incondizionato”, quello stato d’essere, difficile da raggiungere, in quanto, completamente centrato all’offrire senza desiderare di ottenere nulla in cambio (…ma non solo). Questa filosofia di pensiero, in molte persone, ha iniziato a far crescere in loro una sorta di denigrazione nei confronti dell’Innamoramento tanto che, hanno iniziato a definirlo: periodo fatuo, abbagliante, ma che niente aveva a che vedere con il vero amore.

Che non abbia nulla a che vedere con il vero amore, del quale tanto si parla, è vero ma, l’Innamoramento, è una fase della vita di una persona molto importante e che non sottovaluterei.

Al di là del fatto che permette al nostro organismo di secernere ormoni utili al nostro totale star bene, sia psicologico che fisico (a effetto bomba di salute!), l’Innamoramento ci offre la possibilità di vedere, chiaramente, una particolare bellezza: la nostra.

Come spesso vi ho detto, le persone che incontriamo nella nostra vita, se causano in noi delle emozioni (positive o negative) sono degli specchi che riflettono, nel bene e nel male, quello che abbiamo dentro e che, nascosto, non riusciamo a vedere.

Quando ci innamoriamo di una persona (ricordatevi che ogni incontro è sempre voluto dalle anime in qualche modo che un giorno spiegherò) i primi tempi, vediamo di lei soltanto i lati positivi e la consideriamo meravigliosa. Ebbene, non stiamo facendo altro che notare la meraviglia che c’è in noi ma, di questo, non ne siamo consapevoli.

Dopo qualche tempo, andando a scavare e iniziando a vedere tutto, strato dopo strato, subentrano quelli che definiamo – difetti – e ci scontriamo con i comportamenti dell’altro che troviamo spiacevoli. Questo accade perché quella persona è giunta a noi proprio per mostrarci anche le nostre zone d’ombra e ciò che di noi non sopportiamo e non vogliamo vedere ma non dobbiamo dimenticare quanta meraviglia abbiamo visto prima, intorno a quelle caratteristiche negative, della nostra parte intrinseca.

L’Innamoramento non è un adescamento, ne’ un tranello, semplicemente, dopo averti mostrato tutta la bellezza che risiede in te vuole permetterti di smussare quegli spigoli bui che intaccano, della tua bellezza, la totalità. E’ invece proprio dopo la fase dell’Innamoramento che, se non si prova più piacere, ci si lascia come coppia e questo accade perché non si riesce o non si vuole osservare oltre, più in profondità.

Non dico che con una persona, con la quale non si sta bene, bisogna rimanere fidanzati lo stesso ma prima di chiudere la relazione bisognerebbe essere consapevoli e consci di quello che il partner ci ha fatto vedere e lavorarci poi sopra cercando di trasmutare quel metallo poco pregiato, dentro noi, che gli alchimisti chiamano piombo. Trasmutarlo in oro.

La forza per eseguire questo duro lavoro di trasformazione possiamo trovarla proprio ricordando e rivivendo quella bellezza che avevamo notato all’inizio e che se riusciamo concretamente a considerarla appartenente a noi ci regala la giusta carica e il giusto entusiasmo per migliorare, o meglio, per evolvere.

E’ un duro lavoro perché è molto difficile ammettere che ora, quella “bruttura” che vediamo nell’altro ci appartiene come la bellezza notata prima. Ci vuole molta umiltà per riconoscere che la rabbia dell’altro, o il suo menefreghismo, o il suo fastidio, o la sua paura, etc… è dentro di noi e, spesso, anche volendo, non riusciamo a riconoscere queste qualità perché celate nel nostro inconscio ma credendo al fatto che quello è un riflesso potremmo allora fare miracoli su noi stessi.

L’Innamoramento è lo stato d’essere di un incontro sacro e non è assolutamente da sottovalutare perché smuove energie che altrimenti non conosceremmo.

Quando incontri qualcuno ricorda che è un incontro sacro. Come lo vedi, ti vedi. Come lo tratti, ti tratti. Come lo pensi, ti pensi. Ricorda che attraverso di lui o ti perderai o ti ritroverai – (Franco Battiato)

Permette di vibrare in frequenze che, più vivaci e gaie di quelle dell’amore, hanno la capacità di aprire porte di connessione come scosse impetuose. Funzionano come scintille, come le vibrazioni dei mantra ma in modo più veloce ed energico.

Che ruolo svolge il mantra?

E’ un discorso lungo, sia spirituale che tecnico, che non approfondirò in questo articolo ma, grazie allo stato fisico e psichico in cui il mantra ci fa scivolare è da immaginare come un picozzino che spacca, giorno dopo giorno, barriere dentro di noi che non ci consentono la totale connessione al Divino.

Le frequenze dell’Innamoramento non sono più forti di quelle dell’Amore (con la A maiuscola) semplicemente svolgono una determinata funzione. Hanno un loro compito. Il voler crescere e passare dall’Innamoramento all’amare, filosoficamente parlando, è un altro discorso, non alchemico, e comunque è una scelta di chi lo vive.

L’Innamoramento è una sensazione che fa parte di noi e come tale non va considerata negativamente, sarebbe come disprezzare un qualcosa che siamo in grado di fare, di creare, per altro in correlazione energetica con un altro essere, sovente, un connubio incredibile, pertanto, dobbiamo amare profondamente quella fase della nostra vita.

La consideriamo finta quando non ne sappiamo coglierla bellezza e l’utilità perché, troppo mentali e materiali, non riusciamo a vedere con gli occhi dell’anima (con gli occhi di Dio). Andando oltre l’ovvio. Espandendo le nostre capacità. Può lasciare l’amaro in bocca, non lo nego, ma trovo sbagliato osservarne soltanto la parte ombrosa e superficiale.

Quello che consideriamo un offuscamento, assume il valore di un offuscamento se valutato solo attraverso il ragionamento. Se le stesse frequenze che proviamo durante l’Innamoramento (e sto andando oltre le famose farfalle nello stomaco) le provassimo ogni volta che intendiamo realizzare una magia diventeremmo maghi nel giro di pochissimo tempo.

Focalizziamoci su quella energia. Proviamo a percepirla ogni volta che vogliamo chiedere qualcosa all’Universo anche se è difficile perché non abbiamo niente e nessuno nel quale riflettere lo splendore che ci caratterizza. Non siamo in grado di vederlo in noi purtroppo… perciò… innamoriamoci e benediciamo questo momento!

Prosit!

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Non muori!

Non muori.

Ehi! Sveglia! Non muori se fai un complimento.

Non muori se chiedi scusa o dici che ti dispiace.

Non muori se ammetti un errore.

Non muori se dici – Grazie! – o regali un sorriso.

Non muori, posso giurartelo, non muori!

Sai quando muori?

Quando permetti all’orgoglio di non essere più dignità ma superbia.

Quando alzi muri che, alla fine, sono solo barriere di paura.

E allora sei un debole, uno schiavo, servo dei tuoi stessi timori che hai fatto diventare fobie.

Perché non riesci a vedere la bellezza nel porgere una lode ma ti pare solo un abbassarti, un mostrarti che ti rende vulnerabile.

Se mi complimento con lui/lei chissà poi cosa si crede!”. Ecco a cosa pensi senza focalizzarti invece sulla meraviglia del dono.

Non chiedo scusa altrimenti poi chissà cosa si crede!”. Smettila di pensare a cosa credono gli altri, pensa a te, anzi no, non pensare nemmeno, apri il cuore, semplicemente, agisci con esso se davvero… non vuoi morire.

L’unica domanda che devi porti è – Che cosa farebbe l’Amore al mio posto? – e fai esattamente quello che ti suggerisce. Perché ti risponde ma devi saper ascoltare solo lui.

Se davvero non vuoi che il tuo orgoglio, il tuo nero nascondiglio, inizi a rosicchiarti anche le ossa.

Non celarti dietro a povere giustificazioni – Non sono capace a fare apprezzamenti! -. Impara. Come pretendi che gli altri li facciano a te perché, se sei così, è proprio questo quello che vuoi. Impara.

C’è gente al modo che ha imparato a curare un caro morente, che ha imparato a scalare montagne, che ha imparato a fare da madre e da padre. Penso tu possa benissimo imparare a dire una qualsiasi frase capace di fare del bene nel momento di maggior necessità. Non essere incoerente col tuo tanto saper fare e saper dire del quale ti vanti.

Non muori, anzi, vivi di più e meglio, facendo vivere meglio anche chi ti è vicino, chi accetta il tuo modo d’essere e fa sempre il primo passo.

Non muori e nemmeno ti si stacca la lingua, puoi fidarti.

Scavalca i tuoi ostacoli. Impara la preziosa arte della dolcezza e della tenerezza. Quella leggera eleganza che appare come una carezza. Che ha lo stesso tocco di un bacio lieve. Sii gentile.

E allora prendi quel telefono e scrivilo quel messaggio, falla quella telefonata, vai sotto a quel portone. Non allontanare le persone da te.

Non fa niente se pensi di aver perso punti è solo un tuo pensiero. Non esiste.

Non privarti della possibilità di dire – Io l’ho fatto, ho provato – perché è una sensazione bellissima. E’ la pace dell’animo mentre tu stai coltivando rancore. Attento. Ti stai facendo del male. Stai facendo soffrire qualcuno ma, quel qualcuno, soffrirà solo per qualche giorno, per un mese, per un anno, poi smetterà. Tu no. Il tuo cuore non smetterà mai di tormentarsi perché non gli hai aperto la porta. L’hai rinchiuso in una gabbia buia, nell’oscurità dei tuoi ossessivi turbamenti e lì l’hai lasciato.

Non cedere al demone della presunzione. Apriti, spacca i muri, uccidi quel demone e che accada quel che deve accadere… tu comunque non sei uno schiavo ma un domatore di te stesso. E se sbagli, sbagli per conto tuo, perché l’hai voluto tu, non per il volere di un mostro che ti possiede.

Cerca la felicità oltre alla forza.

Permettiti di dire – io so amare – perché se saprai mettere da parte l’orgoglio, allora sì, potrai dirlo.

L’orgoglio è una maschera e tu la stai indossando. Non stai mostrando ciò che sei. Come puoi pensare d’incontrare volti puliti? E come puoi credere che i pochi visi puri che conoscerai rimarranno per sempre con un qualcosa che non conoscono?

Impara ad essere tu ad usare l’orgoglio. Come uno strumento. Quando occorre, quando serve. Non accettare mai di essere usato da lui, quando vuole, quando lo brama.

O muori.

Impara a sparare anche fiori. Ad esplodere dal nulla con una sorpresa che toglie il fiato, credimi è stupefacente, e quel fiato poi deve correre veloce per tornare. E lì, in quella corsa agitata, si crea il movimento, l’energia, la vita e allora l’amore.

Perchè solo la staticità conduce alla morte. E muori.

Non pensar di aver già fatto troppo perchè hai detto mezza parola… continua, esagera!

Il mondo ha bisogno di grandi sentimenti, grandi idee, grandi persone!

Vai oltre al comune, fa qualcosa di grandioso, fa sbocciare il sorriso sul viso di una persona.

Divampa nel tripudio dello stupore.

Prosit!

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A te Louise

Se ne è andata pochi giorni fa lasciandomi un po’ triste e malinconica.

A lei voglio dedicare questo articolo; a lei voglio fare questo piccolo dono.

Sono e sarebbero tante le persone da ringraziare, e non è detto ch’io non lo faccia in futuro ma, a Louise, sono particolarmente affezionata. E’ riuscita ad entrare nel mio cuore, con una dolcezza incredibile, e lì è rimasta.

Louise L. Hay, promotrice e divulgatrice del Pensiero Positivo.

Gli scettici diranno che le sue affermazioni erano solo baggianate. Alcuni, nel sentir dire che è mancata nel sonno, per cause naturali, azzarderanno il voler nascondere da parte del suo team una probabile malattia e dimostrare così che, le malattie, non si sconfiggono pensando positivamente come lei esponeva. Altri, osserveranno scrupolosamente il suo viso, provando a notare, in quali punti, la chirurgia estetica ha svolto il suo ruolo. Perché un viso così… a 90 anni… è impossibile da avere. E se la dolce Louise, si fosse fatta dare qualche aggiustatina, allora voleva dire che non si accettava per quella che era. Ma come? Proprio lei che ripeteva di continuo il doversi amare e perdonare e accettare per ciò che siamo? Altri ancora, continueranno a battere il piede sull’assenza delle prove, certe e scientifiche, inerenti alle sue strambe filosofie.

Ebbene, oltre a tutti e a tutto, io sono qui a scrivere che, a me, Louise ha dato tanto. Che non m’interessa chi era o cos’era e cosa faceva, so soltanto che mi ha fatto stare bene e, come è riuscita con me, è riuscita anche con tante altre persone. Non m’importa creare schiere di chi la pensa così o meno, intendo semplicemente ringraziarla e continuare a fare buon uso dei suoi utili e stupendi consigli.

Perché, che se ne dica, Louise, al mondo, ha dato tanto e di cuore. Ha provato a dire che c’è una magia attorno e dentro di noi, che siamo esseri perfetti e che possediamo una potenza troppo spesso, o sempre, sottovalutata.

Ha mostrato l’abbondanza che ci circonda provando a convincerci che, di quella ricchezza, ne facciamo parte.

Ha tentato di farci comprendere come sconfiggere i malesseri, soltanto grazie all’immensa forza dell’amore che, se è vero essere la forza più potente dell’Universo, è anche più forte di qualsiasi malattia.

Ha provato ad insegnarci il perdono e il suo valore. La bellezza della generosità.

Ad insegnarci il peso e l’influenza delle affermazioni negative e di quelle positive.

Ha conosciuto la meraviglia del Cosmo e ne ha voluto parlare, a tutti, traducendone i segreti e rendendo varie dinamiche più comprensibili.

Non sto a sindacare su cosa ha fatto o cosa ha detto, ad indagare se davvero ha fatto e davvero ha detto, ma so, di per certo, che ha fatto di tutto per il BENE. Ed è su questo che, a mio avviso, occorre soffermarsi.

Per questo Louise, rimarrai sempre nel mio cuore.

Grazie per tutto quello che hai fatto.

Con amore Meg.

Per chi volesse conoscere la sua storia https://it.wikipedia.org/wiki/Louise_Hay

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Esperienza di Nascita e Ri-nascita

Quando nacqui ricordo che non fu una bellissima esperienza.

Sentivo le urla di quella che sapevo essere mia madre, c’era un forte odore di sangue tutto intorno e feci una faticaccia tremenda ad uscire da un cunicolo che mi avvolgeva stritolandomi e trattenendomi. Sentivo la pelle allappata come la lingua quando si mangia un kiwi acerbo e avevo freddo. Tanto freddo. Una luce forte poi mi abbagliò, che fastidio. I miei occhi erano abituati all’oscurità, a quel rouge-noir (come direbbe la mia amica estetista) che mi coccolava da mesi. Un colore che sentivo amico. Amorevole.

I polmoni mi si strizzarono in una morsa dolorosissima, sentivo il petto bruciare e piansi pregando che mi rimettessero dentro a quella culla che mi aveva accudito per tanto tempo.

Potevo mangiare, dormire, giocare, fare tutto quello che volevo là dentro, soprattutto potevo evitare di pensare  mentre, in quel momento, ogni mia certezza andò a farsi friggere; ero completamente destabilizzata.

Delle mani sconosciute mi toccavano, mi ruotavano, mi tiravano (che modi!) e delle voci acute mi trapanavano le delicate orecchie che fino a quel momento avevano sentito solo il battito di un cuore.

Che esperienza…. Non la scorderò mai.

Non è stato bello nascere. Forse è stato bello per altri ma non per me.

A quelli che mi guardavano e mi dicevano sottovoce – puripuripuripuri ciccina… – avrei voluto gridare di andarsene a quel paese e invece non riuscivo, non ne ero capace, e dovevo sopportare quel menefreghismo di chi non capiva cos’avevo dovuto compiere.

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Di chi stava ore ad osservarmi ad un centimetro di distanza, fiatandomi sul naso, solo per capire a chi assomigliavo di più senza preoccuparsi di prendermi e rimettermi dov’ero stata finora.

Fu in quei primissimi giorni di vita infatti che mi resi conto di essere una vera guerriera, perché solo una guerriera con le palle poteva sfidare tale fatica e tali affronti.

Insomma che no, non è stato bello nascere.

Mia madre non era più dentro di me nonostante fossi io ad essere dentro di lei. E ogni tanto dovevo separarmene. Che tristezza, che delusione. Perché non potevo continuare ad andare in bagno con lei? Perché non potevo più dormire nel suo ventre? Perché non potevo cibarmi più dei suoi scarti?

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Che angoscia. Una specie di amputazione.

Senza anestesia.

Non è stato per niente bello nascere.

E la cosa buffa è vedere come oggi, a distanza di tanto tempo da quel giorno, è invece così sorprendente, così meravigliosamente fantastico ri-nascere.

Non ci sono più strappi alla vita o forse si ma, dopo giorni di frustrazione, il bello è così tanto che emoziona, prende il cuore e lo lancia in alto, nel blu, facendoti mancare il respiro. E non si possono provare brutte sensazioni.

La rinascita la senti arrivare da lontano. Leggera e prorompente allo stesso tempo. Strizza il diaframma da far quasi male e, come una manciata di spilli, punge lo stomaco. Sono tutte emozioni bellissime.

Dopo essere passati dalla prima nascita, rinascere è nettamente più leggero e piacevole ma per molti sembra impossibile. Forse non ricordano il disumano sacrificio che hanno fatto all’inizio e ora mettono limiti ai loro cuori, alle loro menti.

Fanno attrito e rendono tutto più difficile.

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Un tempo siamo stati obbligati per volere di altri, della natura stessa, e abbiamo accettato, a malincuore, ci siamo lasciati andare e abbiamo iniziato a vivere. Oggi invece resistiamo a ciò che la Grande Madre vuole, ci opponiamo e soffriamo di più. E invece sarebbe così bello lasciarsi andare e permettersi di ritornare. Questa volta consci di ciò che sta accadendo e di ciò che stiamo vivendo.

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Siamo spaventati, dai retaggi del passato, dalle memorie, dalle tracce che rimangono indelebili. Forse allora, la prima volta, non avevamo ricordi. E allora, non avevamo paura. Perciò, a creare la paura sono le  reminiscenze. E si. E a seconda del materiale del quale sono fatte, la nostra scatoletta magica può essere solida oppure no. Come una casa.

Vi è mai capitato di lasciarvi con un/a compagno/a e trovarne poi uno migliore? Eppure nel momento dell’abbandono si sta malissimo, si pensa che nessun altro/a possa prendere il suo posto o volerci. Vi è mai capitato di perdere il lavoro e poi ringraziare il “destino” per essere stati licenziati?

Ma prima bisogna dimostrare la tragedia, sentirla dentro, lasciarsi lacerare da lei. Come se… si, – se il non provare ora così tanto dolore significa non essere stati degni di possedere ciò che avevamo –. Dobbiamo dimostrare, soprattutto a noi stessi, quanto fa male perché sono il male, la preoccupazione e la destabilizzazione le nostre unità di misura, così ci hanno insegnato. Quanto ci dispiace averlo perduto, anziché dimostrare a noi stessi quanto si è felici nell’attendere ciò che di meglio sta arrivando.

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E saremo più forti di prima, avremo un sorriso straordinario e potremo urlare al cielo – Ce l’ho fatta sono qui! – di nuovo qui. C’ero già, ma ora ci sono in modo diverso. Ecco perché è nella ri-nascita che si capisce la vita. La sua e la nostra essenza. Perché nascere è ovvio e normale, ma ri-nascere no. E’ la seconda possibilità che ci viene data e sappiamo che non possiamo buttarla via. Qualcosa dentro ce lo suggerisce. Perché è dopo la rinascita che si comprende cos’è lo STUPORE.

Perché è dopo la rinascita che ci si commuove davanti alla straordinaria bellezza del mare. Che si riesce a comprendere la lingua delle foglie. Che si vede brillare il mondo in ogni suo angolo. Soltanto adesso non si ha più paura di essere diversi.

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Rinascere, non è una bellissima esperienza. Ma è il dono che si riceve dopo, per la seconda volta, che si capisce come va vissuto.

“ STUPOR VITAE

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La vita ci meraviglia.. poco
perché ci dimentichiamo di ammirarla con stupore.

Serendipity, meraviglia, stupore, la forza della vita, il gancio di salvataggio.

Sono nomi che noi diamo ad azioni della vita, la vita intesa come essa stessa un essere vivente, che ha bisogno di noi e noi di lei per compiersi.

Imparare a vivere con questa consapevolezza, crederci, avere fede, essere nel qui e ora, lasciandosi trasportare fiume e sfruttandone le correnti.

E tante altre parole, ma non bastano ricominciamo a meravigliarci.

Igor Sibaldi ci dice di provarci coscientemente, di guardare un albero e, come un bimbo, alzare il dito e dire – Albero!! – come se fosse la cosa più straordinaria del mondo.

Provateci, io ci ho provato, e dopo un po’ funziona… ed è fantastico.. anzi no.. è semplicemente vitale…

( da Luci di Do – lucidido.wordpress.com https://lucidido.wordpress.com/2014/05/03/stupor-vitae/ )

Rinascere significa passare dalla passività con la quale si è condotta l’esistenza finora, alla collaborazione attiva assieme all’intero Cosmo del quale facciamo parte già dall’inizio ma non ne volevamo e non ne vogliamo sapere. Rinascere, significa trasformare quell’esistenza in VITA. Imparare a comprendere questa VITA in modo nuovo, diverso.

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Permettetevi di ri-nascere. Concedetevi di soffrire. Amate quella sofferenza, quell’immenso dolore, amatelo con tutto il vostro cuore. Non mandatelo via. Accettate la sua presenza. Affidatevi a lui è arrivato per ripulirvi, è arrivato per far spazio ad una novità non ancora assaggiata.

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Lasciategli lacerare le carni è solo una sensazione, straziante, ma è solo una sensazione. Tormentatevi quanto volete ma non perdete la fede, la fiducia nella vita che sta arrivando.

Prosit!

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photo STUPOR VITAE di lucidido.wordpress.com