Ma Tu, chi ti credi di Essere?

Cercando il termine – Onnipotenza – e andando nelle immagini dei risultati inerenti ad esso, ci si imbatte in citazioni come questa che trascrivo in quanto come foto ha una risoluzione bassissima e non riuscireste a vederla:

Definizione

” L’Onnipotenza è una difesa con la quale il soggetto risponde a un conflitto emotivo o a fonti di stress interne o esterne comportandosi come se fosse superiore ad altri, come se possedesse speciali poteri o capacità “. (Cit.)

E’ giusto. Questa conclusione, se vista da un lato, mi permetto di dire clinico e psicologico, è assolutamente esatta. C’è un problema però, ossia che ci hanno insegnato a vederla solamente da questa prospettiva. O per lo meno, al 90%.

Quasi mai ci hanno spiegato che, Onnipotente, equivale a NON sentirsi Impotenti e, per questo, sentire in noi di possedere tutte le capacità per arrivare dove vogliamo e per essere ciò che vogliamo.

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Quando vi dico e vi consiglio di sentirvi tali – Onnipotenti -, e oggi forse annoierò chi ha già capito questo concetto ma, ahimè, c’è ancora qualcuno che non l’ha compreso, intendo semplicemente tradurre quello che in realtà è un essere perfetto e divino come l’Essere Umano. Un essere perfetto e divino come qualsiasi cosa sulla faccia della Terra, così come anche ciò che non possiamo nè vedere, nè toccare. Mi riferisco in principal modo alle opere della Natura ma anche quelle dell’Uomo possono essere tali.

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Non auto-limitatevi, non auto-offendetevi, non auto-amputate le ali che possono condurvi ovunque vogliate.

Siamo figli dell’Universo costituiti dalle stesse sue molecole. Siamo prolungamenti di esso. Della nostra Terra, dell’energia che ci circonda. L’Universo è Onnipotente, la Terra è Onnipotente, il più piccolo insetto del pianeta è Onnipotente, Tu sei Onnipotente.

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Ricordo col sorriso l’avventura e l’entusiasmante iniziativa di un ragazzo danese che girava per le strade di varie città con un cartello in mano sul quale sopra c’era scritto – TU SEI MERAVIGLIOSO! RICORDATELO! – .

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Un messaggio che restituisce la fede nell’essere umano perché qualcosa di più grande di noi, dentro alle nostre viscere, capisce che è vero! Che è proprio così! Si, certo, io sono meravigliosa!

La Tua meraviglia è Onnipotente. E’ intaccabile! Non permettere che venga scalfitta!

Urlalo a squarciagola!

E, senza imbarazzo, evitiamo di pensare “Cavoli… speriamo che nessuno mi abbia sentito”. Siamo alle solite. – Soffochiamo l’esaltazione e l’ambizione delle menti e degli spiriti. Teniamoli bassi per governarli al meglio! -.

Scuole, società, governi, religioni a schiacciarci giù. – Onnipotente? Tu? Di Onnipotente c’è solo un Dio che nessuno però ha mai visto -.

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L’Onnipotenza invece c’è, esiste, è ogni giorno attorno a noi. Siamo noi. Essa si può toccare, si può vedere, si può sentire e percepire. Siamo l’Immensità. I quotidiani miracoli della vita, il nostro corpo che si trasforma ogni giorno in processi biologici perfetti. Le nostre emozioni che arrivano e vanno. Questa è Onnipotenza. Chi l’ha detto che ci è sconosciuta? Colui che si fa chiamare “potente”, dopo aver tolto l’onni per falsa umiltà. Per essere più creduto. Per avere labbra più grandi alle quali tutti ci si sarebbero appesi.

E allora amati per questo Dio che credi esistere. Non umiliare colui che ti ha creato, non offendere la sua più grande realizzazione. Ma in quale controsenso vivi? E se non hai Dio a cui credere forse è perché riconosci che ogni più piccolo atomo esistente è già Divino. E’ già così minuscolo e grande.

E non starò più a ripetere le solite frasi che sentirsi Onnipotente non significa mancare di rispetto agli altri e comportarsi con arroganza e bla, bla, bla…. Spero che questa volta sia chiaro il concetto.

Viviamo in un corpo nato perfetto, dotato di una mente nata perfetta, su un pianeta nato perfetto.

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Perciò, tu chi ti credi di essere? Impariamo a dirlo anche con un altro tono. Più lentamente. E trasformiamolo in – Ma tu, chi sei? -. Traduciamo bene le parole del Vangelo che tanto hanno da insegnarci ma purtroppo sono state riportate in modo un pò… ambiguo… per così dire.

– Ma tu chi sei? -, – Io sono il Figlio di Dio -.

E Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza.

Questo è il mio concetto di Onnipotenza.

Prosit!

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Liberiamoci Dei Rompipalle 3° – L’INVIDIOSO

E rieccoci all’appuntamento con i famosi “Rompipalle”. Si, quelli che vivono tra noi e ci rovinano le giornate. Nella categoria, qui a destra – PERSONE NOCIVE –, potrete leggere gli altri tipi di Rompipalle e le varie presentazioni che ho scritto finora come quella sull’autore che stimo molto, Bernardo Stamateas il quale, nei suoi libri, citati anch’essi, ci spiega come liberarci una volta per tutte da quelle persone che ci distruggono la vita e, dopo averle studiate anch’io, mi sento di consigliarvi questo che state per leggere. Oggi parleremo di una personalità “tossica” davvero particolare ossia: L’INVIDIOSO. Uh! Mi vien già la pelle d’oca.

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Iniziamo subito con una frase che trovo molto significativa per descrivere quello che è considerato uno dei sette peccati capitali – L’invidia è un cappio intorno al collo per chi la prova – (cit.) ma potrei riportarne molte altre come – L’uomo invidioso pensa che se il suo vicino si rompe una gamba, egli sarà in grado di camminare meglio – di H. Schoeck e, insomma, ce ne sono a milioni. Il significato comunque è sempre lo stesso, l’invidioso è colui che cerca il male altrui anziché procacciarsi il proprio bene. E’ una persona che s’intristisce e si arrabbia quando un altro è felice. Un meccanismo comportamentale davvero complicato. Si dice che un po’ di invidia la proviamo tutti nella vita e si dice anche esista l’invidia “buona” e quella “cattiva”, oggi però lo scopo è quello di riuscire a difendersi dalle lame affilate e taglienti che l’invidioso energeticamente ci lancia e percepiamo con dolore.

Une fille sur le pont 1998 réal : Patrice Leconte Daniel Auteuil Collection Christophel

Mettiamoci innanzi tutto bene in testa alcune cose:

– l’invidioso è una persona praticamente malata perché vive in un continuo stato di insoddisfazione causando a se stesso problemi sia fisici che spirituali non da poco.

– capiamo anche che s’invidiano le cose belle e non quelle brutte quindi, sei tu il soggetto bello ossia forte, mentre l’invidioso è il soggetto debole e brutto (così lui si considera).

– l’invidia è come un tumore che mette metastasi e, se non si modifica il modo di pensare, accalappia man mano tutti gli organi uccidendoli, ma non è contagiosa.

L’invidia è una dichiarazione di inferiorità – N. Bonaparte.

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Praticamente dobbiamo guardare all’invidioso come ad un povero malato non in grado di vivere. Questo però non vuol dire che dobbiamo sopportare la sua patologia che lui riversa su di noi e ammalarci noi stessi, ne’ dobbiamo provare pena, in quanto non dovremmo giudicare. E’ molto facile e costa meno fatica sentirsi deboli che non coraggiosi. Dobbiamo solo sconfiggere la sua potenza verso la nostra persona. Crearci uno scudo intaccabile.

Come prima cosa, ricordiamoci che se riceviamo invidia è perché abbiamo bisogno di riceverla. Questa emozione arriva a noi per due motivi principali. O siamo noi i primi ad essere invidiosi e quindi ci stiamo solo rispecchiando nell’altro (questo vale per tutte le sensazioni) oppure la giudichiamo esageratamente, non sopportandola, e finchè non riusciamo ad accettarla e ad amarla lei verrà sempre a trovarci. Giudicandola non la si abbandona.

Una certa quantità d’invidia spinge a volte le persone all’ambizione e al fare per diventare come la persona che ammirano. Ecco, infatti, il giusto termine è proprio ammirazione. In questo caso, non possiamo parlare di quell’invidia che provoca malessere ed è proprio quello che dovrebbe fare colui che pecca di questa caratteristica; trasformare il suo sentimento insano in: ammirazione verso il prossimo. Questo però è un lavoro che deve fare lui ma io che ricevo la sua emozione negativa come posso fare per evitarla?

C’è poco da dire, devo convincermi al massimo che possiedo realmente quella forza che mi fa sentire invidiato. Devo sentirmi immensamente grande. Inavvicinabile. Un Dio. Già lo sono, ve l’ho detto più volte ormai. Sono figlia della potenza universale e divina perciò sono parte di Dio alias dell’Universo. E ovviamente lo siete anche voi. Tutti. Sentirsi quindi onnipotenti non significa mancare di rispetto a chi abbiamo davanti o vivere rivolgendoci all’altro con spocchia e sussiego. Anzi, un vero Dio aiuta, sa essere umile, sa fluire assieme agli altri, aggregarsi a loro, amalgamarsi con essi e con la vita stessa, al loro stesso livello ed esistere con tutti in armonia. Purtroppo a noi ci hanno insegnato che chi si loda s’imbroda e quindi…. ciao Pippo!

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Lodarsi è la medicina migliore se equivale ad amarsi e non vantarsi. Attenzione, c’è una bella differenza. Sarà proprio amandomi, oltre misura, che diventerò incredibilmente “forte” e, a quel punto, le baionette lucenti dell’invidioso, picchiando contro il mio corpo, rimbalzeranno a terra prive di vita e di senso. Sarà lodando me stesso che imparerò l’arte della “compassione” (con – passione, come vi spiegai tempo fa), perchè la passione ci fa amare.

Nel momento stesso che soffro per l’invidia provata da un altro nei miei confronti, mi metto automaticamente in una posizione di vittima incompresa, offesa e maltrattata. Magari violentata. Sto esattamente catapultando la realtà a favore suo. Io che sono forte perché invidiato, mi auto-nomino parte debole e lesa donando al mio avversario lo scettro della potenza. Vi sembra che tutto questo abbia un senso? E’ come se un criminale ci desse una botta in testa per rubarci il portafoglio e in Commissariato dichiariamo poi che lo abbiamo malmenato e derubato noi a lui. Capite? E’ assurdo. Non lo fareste mai ma, in realtà, lo fate ogni volta che permettete ad un invidioso di intaccare la vostra giornata, il vostro momento: SIETE DIVENTATI SUOI SCHIAVI.

Quando mai un Re ha permesso ad un suo servo di comandarlo? Invidia o non invidia, odio o non odio, quando mai ha permesso questo?

I romani de Roma, quelli veri, dicono – Me rimbalza! – (cit. mamy) e fanno bene! Il loro è menefreghismo? Lo leggete come tale? Può essere, ma non sto decodificando tutta la loro vita, in questo caso fanno bene! “Rimbalzo” – ciò che faranno le baionette quando vi picchieranno contro.

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Non dev’esserci pietà nei confronti dell’invidioso, ne’ rabbia, ne’ tristezza ma solo una frase che dovete stamparvi bene nella testa:

– Mi stanno invidiando per questa data cosa… che meravigliosissima data cosa che ho! Io la possiedo! E’ mia! Wow! E’ splendido! Come sono felice per me!

Grazie! (E ringrazi quello in cui credi)

Bravo! (E ti complimenti con te stesso)

Ti amo! (E ami la vita. E ami l’invidioso e ami Te) –

Ecco, questa frase, queste parole, sono la tua medicina, il tuo scudo, la tua salvezza. Pronunciate col cuore, con la passione e tutto l’amore che possiedi.

Altrimenti… sapete cosa potrebbe accadervi? E qui prendo in prestito una ben comprensibile storiella di Stamateas, potrebbe accadervi questo:

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“C’era una volta un Re che voleva sapere cosa fosse peggio, se essere avari o essere invidiosi. Allora prese due persone e disse loro – A uno darò tutto quello che mi chiederà ma all’altro darò il doppio! -.

Al che l’invidioso ribattè – Vediamo un po’, se ho capito bene, mio Re: tu mi darai tutto quello che ti chiederò ma all’altro darai il doppio? -,

– Si – rispose il Re.

Allora l’invidioso offrì all’avaro – Chiedi tu per primo -.

– Ci mancherebbe -, si schermì l’avaro – prima tu –.

Andarono avanti così per un po’, finchè l’invidioso si decise a dire – D’accordo, chiedo io per primo: toglietemi un occhio –“.

Capito? Il Re esiste. E’ intorno a noi. E’ l’energia in cui ci muoviamo, in cui viviamo. Non permettiamo all’invidioso di ottenere questo.

Prosit!

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La Fiaba del Padrone del Mondo

Oggi voglio raccontarvi una storia. Il mio intento è quello di spiegarvi perché a volte pare che la tracotanza, la maleducazione e la spocchia abbiano la meglio ed è praticamente inutile farsi troppo nervoso. Tutto parte da una filosofia che sta sempre più divenendo una teoria quasi… approvata. Si tratta della legge che dice come quello che noi emaniamo nell’Universo ci ritorna ma aspettate, non fate conclusioni affrettate. Non voglio innalzarmi a guru solito come quelli che ora tanto van di moda e proclamare che ciò che desiderate, basta crederci e vi arriva. No, è un po’ diverso. E’ uno stato d’animo. Un modo di affrontare la vita giorno per giorno, o meglio, minuto per minuto, in un determinato modo che non potrà che riportare determinate conseguenze. La favola che vi racconto oggi parla di due famiglie: la famiglia Gialla e la famiglia Viola, prendendo in particolar modo come protagonisti i due capofamiglia.

La famiglia Gialla viveva in una bella località marittima, un paese tranquillo, spesso soleggiato, dove tutti si conoscevano e tutti andavano d’accordo. Si era buoni e ci si dava una mano l’un con l’altro. Era una famiglia composta dal papà, la mamma, due figli e la nonna. Una famiglia di operai che viveva con poco ma conduceva una vita dignitosa. Una famiglia che viveva di sani principi e il “quieto vivere” era per loro la regola suprema dell’esistenza. La seconda famiglia invece, la famiglia Viola, era una famiglia che arrivava da fuori, da una grande metropoli e veniva spesso, durante l’anno, a passare le vacanze nel paesello di mare della prima famiglia. La famiglia Viola era composta dal padre, dalla madre, da due figli e da una nonna come la famiglia Gialla ma, al contrario della prima famiglia, questa era molto ricca e anche molto antipatica. Quando arrivavano loro sembrava fossero arrivati i padroni del mondo e calpestavano ogni tipo di buon senso esistente. La loro maleducazione toccava i limiti e nessuno nel paese poteva sopportarli. Loro facevano abbaiare il loro grosso cane al mattino presto della domenica, loro occupavano con la macchina due posti auto, loro cantavano a squarciagola durante le ore notturne, scrollavano la tovaglia sul terrazzo degli altri e si prendevano anche il diritto di sgridare e trovar da dire a chiunque per la minima cosa commessa. La famiglia Gialla, si trovava a condividere la stessa palazzina in quanto, i Viola, avevano comprato proprio lì, il loro appartamento. Ci sarebbe stato spesso da prenderli e dirgliene quattro ma, la famiglia Gialla, era composta da persone timorose, perbene, educate, sempre impaurite dall’andare contro qualcuno e vivevano cercando di evitare scontri e battaglie. Il padre dei Viola usciva da casa come un Sire e, con le sue belle scarpe, si avvicinava alla sua bella macchina e scaricava da lì bella roba. Non si guardava intorno, andava dritto, a testa alta, intoccabile. Incuteva rispetto e antipatia allo stesso tempo ma nessuno osava dirgli nulla. Il padre della famiglia Gialla invece, più buono d’animo e stanco di sopportare, rimaneva in casa imprecando contro il buon Dio affinchè scagliasse su quel tipo borioso tutta la sua ira sotto forma di fulmini e saette.

E qui mi fermo. La favola è, si può dir, terminata. Ma andiamo avanti con il ragionamento. Proprio questa è la parte più importante della storia. Prendendo come esempio i padri delle due famiglie abbiamo esattamente due opposti sullo stesso piano. Analizziamo le loro personalità e riassumiamo le loro principali caratteristiche:

Papà della Famiglia Gialla: educato, timoroso, rispettoso, probo, altruista, non farebbe del male a una mosca, si preoccupa per gli altri e cerca, con il suo comportamento, di essere sempre descritto come una brava persona. Il suoi motti sono “chi più ne ha più ne metta” e “….per il quieto vivere stò zitto”.

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Papà della Famiglia Viola: tracotante, sicuro di sé, padrone, snob, irrispettoso, maleducato, egoista, altezzoso, borioso, ad esso non interessa nulla di quello che la gente pensa di lui soprattutto se in termini negativi. Lui è così, si fa la sua vita, l’importante è che stia bene lui. Il suoi motti sono “prima ci sono io poi tutto il resto” e ” contento io, contenti tutti”.

Rear view of man flexing biceps

Dal punto di vista emozionale e unicamente dal punto di vista emozionale tutto ciò ha un risvolto molto particolare. Tenendo conto che per l’Universo non esistono la maleducazione e l’educazione così come abbiamo creato noi nella nostra società, egli risponde solo attraverso l’emozione. Prendiamo come esempio il cane dei Viola che abbaia alle 7 della mattina di domenica, unico giorno di riposo per la famiglia Gialla ma che nonostante tutto non si osa a dire nulla per paura di litigi e ritorsioni. Quanti ce ne sono ad essere così! Un mucchio. Ora, è vero che il padrone del cane si sta comportando male, è vero che non dovrebbe permettere al suo amico a quattro zampe di fare così, è vero che sta mancando di rispetto al prossimo ma queste sono le nostre leggi non quelle dell’energia. L’energia cosa ne sa che è domenica, che sono le 7 e che voi volete ancora dormire? Con questo non intendo dire che si sta comportando bene ma semplicemente vorrei farvi capire che, a livello intrinseco, lui è comunque sereno. Voi no ma lui si. Lui è il padrone del mondo! E’ un Re! A lui che cavolo gliene frega che voi siete stanchi?! Lui non è stanco, è tranquillo come una lucertola stesa al sole. – Abbaia pure caro Fido, a noi nessuno può dirci nulla, qui comandiamo noi! – pensa. Ora, ditemi, cosa sta mandando quest’uomo che noi detestiamo nell’Universo? Ve lo dico io; sta mandando serenità. Ciò che manderebbe una lucertola mentre si gode i caldi raggi luminosi. Il suo vanto, la sua gloria, gli fanno credere di essere chissa’ chi e lui, quello emana: la potenza, l’onnipotenza. La tranquillità. Cosa gli torna secondo la legge universale? Potenza. Onnipotenza. Tranquillità. Lui si sente un capo supremo? Sarà un capo supremo. Voi, che siete nel letto, incavolati neri ma timorosi nel dirgli qualcosa invece, secondo la vostra morale vi state comportando in modo esemplare ma a livello emozionale, state emanando rabbia e paura. Nervoso e angoscia. Vi torneranno le stesse emozioni. Voi sarete sempre “calpestati” e non rispettati, lui sarà sempre intoccabile. Perché a voi il suo comportamento suscita un’emozione negativa mentre lui non ha emozioni negative che lo disturbano. Ha solo le sue e molto positive per giunta. Quando si spezza questo meccanismo? Quando anche voi farete subire a lui un’emozione. Sarà naturale che la sua reazione, violato per la prima volta nella sua vita probabilmente, potrà sfiorare la violenza e la disapprovazione nei vostri confronti. Sarà esagerata è normale, e lì, entrano in gioco altre emozioni, la sua rabbia e la vostra. A questo punto avete ancora più paura? O stupore? O magari gioia, finalmente, ce l’avete fatta. Ma dopo una vita vissuta nell’umiltà più totale dovrete esercitarvi parecchio per quest’ultima. Quello che è da comprendere è, che è solo per causa suo e causa vostra se a lui nessuno fa mai la multa e a voi si. Avete presente quando vi reputate degli sfigati? Se a lui la macchina funziona sempre e a voi no. Se lui trova parcheggio e voi no. Se il suo cane sta bene e il vostro male. Perché secondo voi, voi siete più bravi e non meritate certe cose, lui che è cattivo le meriterebbe. No. Non è così. L’Universo non ragiona così. Per l’Universo non ci sono i bravi e i cattivi, ci sono solo specchi. E voi farete solo la vita che nasce dalle emozioni che provate e lui….. lui è il padrone del mondo! Ora vi starete dicendo che però è sbagliato comportarsi male nei confronti degli altri. Certo, avete ragione, questo è sicuramente un discorso che va affrontato. Con questo post non voglio assolutamente suggerire di maltrattare il prossimo, il messaggio è completamente un altro. Non dovrete mai nuocere agli altri ma semplicemente credendovi anche voi i: padroni del mondo. Anche perché lo siete. Siete padroni di voi stessi e della vostra vita. Il vostro cane non dovrà abbaiare alle 7 della domenica mattina per dimostrarlo ma quando parcheggiate non ponetevi il problema che forse potrebbero farvi la multa. E’ difficile lo so ma non impossibile. Secondo voi, il papà dei Viola, si pone questa domanda? No. Non esiste neanche nelle sue idee. Altrimenti mica parcheggerebbe occupando due posti oppure in divieto di sosta per intere settimane con l’auto fasciata come un salame. Quando uscite, quando camminate per strada, quando andate a lavorare, sentitevi padroni del mondo. Non occorre la tracotanza per fare ciò ma l’amore per voi stessi. Questa sarà la differenza tra voi e lui. Ma otterrete lo stesso risultato. Se se lo crede lui, che fondamentalmente è un cafone, un maleducato e un borioso non vedo perché non possiate credervelo voi. E non dimenticate una cosa: nel momento in cui una persona, per credersi tale, deve nuocere agli altri, è fondamentalmente una persona triste che compensa. Un infelice. Nonostante la sua spocchia e la sua alterigia è soltanto un pivello che potrete mettere a tacere quando volete. Siete voi che non osate. Perchè permettete alla sua energia di essere più potente. E un domani, lui riceverà comunque ciò che ha seminato nella vita. Senza contare che ha già una grande condanna sulla testa per essere una persona triste e infelice. Io mai mi metterei al suo posto. Penso sia il più grande dazio da dover pagare senza augurare altro. Senza mai far del male agli altri sentitevi di più Onnipotenti. Non associate subito questa parola al “comportarsi male, al vantarsi, all’essere alteri ed egoisti”. Onnipotenti non vuol dire questo. E’ la nostra educazione che avvicina questo termine a tali modi di fare ma non è così. Oscar Wilde diceva: l’egoismo non consiste nel vivere come ci pare ma nell’esigere che gli altri vivano come pare a noi. E’ vero! E’ un filo sottile ma è così. Vivendo come pare a noi può essere che automaticamente obblighiamo gli altri a vivere altri modi e questo è ciò che non dobbiamo fare. Si è Onnipotenti sprigionando amore, essendo felici, sicuri, positivi. Questo significa essere Onnipotenti. Questo significa essere: i padroni del mondo.

Prosit!

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