Esperienza di Nascita e Ri-nascita

Quando nacqui ricordo che non fu una bellissima esperienza.

Sentivo le urla di quella che sapevo essere mia madre, c’era un forte odore di sangue tutto intorno e feci una faticaccia tremenda ad uscire da un cunicolo che mi avvolgeva stritolandomi e trattenendomi. Sentivo la pelle allappata come la lingua quando si mangia un kiwi acerbo e avevo freddo. Tanto freddo. Una luce forte poi mi abbagliò, che fastidio. I miei occhi erano abituati all’oscurità, a quel rouge-noir (come direbbe la mia amica estetista) che mi coccolava da mesi. Un colore che sentivo amico. Amorevole.

I polmoni mi si strizzarono in una morsa dolorosissima, sentivo il petto bruciare e piansi pregando che mi rimettessero dentro a quella culla che mi aveva accudito per tanto tempo.

Potevo mangiare, dormire, giocare, fare tutto quello che volevo là dentro, soprattutto potevo evitare di pensare  mentre, in quel momento, ogni mia certezza andò a farsi friggere; ero completamente destabilizzata.

Delle mani sconosciute mi toccavano, mi ruotavano, mi tiravano (che modi!) e delle voci acute mi trapanavano le delicate orecchie che fino a quel momento avevano sentito solo il battito di un cuore.

Che esperienza…. Non la scorderò mai.

Non è stato bello nascere. Forse è stato bello per altri ma non per me.

A quelli che mi guardavano e mi dicevano sottovoce – puripuripuripuri ciccina… – avrei voluto gridare di andarsene a quel paese e invece non riuscivo, non ne ero capace, e dovevo sopportare quel menefreghismo di chi non capiva cos’avevo dovuto compiere.

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Di chi stava ore ad osservarmi ad un centimetro di distanza, fiatandomi sul naso, solo per capire a chi assomigliavo di più senza preoccuparsi di prendermi e rimettermi dov’ero stata finora.

Fu in quei primissimi giorni di vita infatti che mi resi conto di essere una vera guerriera, perché solo una guerriera con le palle poteva sfidare tale fatica e tali affronti.

Insomma che no, non è stato bello nascere.

Mia madre non era più dentro di me nonostante fossi io ad essere dentro di lei. E ogni tanto dovevo separarmene. Che tristezza, che delusione. Perché non potevo continuare ad andare in bagno con lei? Perché non potevo più dormire nel suo ventre? Perché non potevo cibarmi più dei suoi scarti?

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Che angoscia. Una specie di amputazione.

Senza anestesia.

Non è stato per niente bello nascere.

E la cosa buffa è vedere come oggi, a distanza di tanto tempo da quel giorno, è invece così sorprendente, così meravigliosamente fantastico ri-nascere.

Non ci sono più strappi alla vita o forse si ma, dopo giorni di frustrazione, il bello è così tanto che emoziona, prende il cuore e lo lancia in alto, nel blu, facendoti mancare il respiro. E non si possono provare brutte sensazioni.

La rinascita la senti arrivare da lontano. Leggera e prorompente allo stesso tempo. Strizza il diaframma da far quasi male e, come una manciata di spilli, punge lo stomaco. Sono tutte emozioni bellissime.

Dopo essere passati dalla prima nascita, rinascere è nettamente più leggero e piacevole ma per molti sembra impossibile. Forse non ricordano il disumano sacrificio che hanno fatto all’inizio e ora mettono limiti ai loro cuori, alle loro menti.

Fanno attrito e rendono tutto più difficile.

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Un tempo siamo stati obbligati per volere di altri, della natura stessa, e abbiamo accettato, a malincuore, ci siamo lasciati andare e abbiamo iniziato a vivere. Oggi invece resistiamo a ciò che la Grande Madre vuole, ci opponiamo e soffriamo di più. E invece sarebbe così bello lasciarsi andare e permettersi di ritornare. Questa volta consci di ciò che sta accadendo e di ciò che stiamo vivendo.

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Siamo spaventati, dai retaggi del passato, dalle memorie, dalle tracce che rimangono indelebili. Forse allora, la prima volta, non avevamo ricordi. E allora, non avevamo paura. Perciò, a creare la paura sono le  reminiscenze. E si. E a seconda del materiale del quale sono fatte, la nostra scatoletta magica può essere solida oppure no. Come una casa.

Vi è mai capitato di lasciarvi con un/a compagno/a e trovarne poi uno migliore? Eppure nel momento dell’abbandono si sta malissimo, si pensa che nessun altro/a possa prendere il suo posto o volerci. Vi è mai capitato di perdere il lavoro e poi ringraziare il “destino” per essere stati licenziati?

Ma prima bisogna dimostrare la tragedia, sentirla dentro, lasciarsi lacerare da lei. Come se… si, – se il non provare ora così tanto dolore significa non essere stati degni di possedere ciò che avevamo –. Dobbiamo dimostrare, soprattutto a noi stessi, quanto fa male perché sono il male, la preoccupazione e la destabilizzazione le nostre unità di misura, così ci hanno insegnato. Quanto ci dispiace averlo perduto, anziché dimostrare a noi stessi quanto si è felici nell’attendere ciò che di meglio sta arrivando.

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E saremo più forti di prima, avremo un sorriso straordinario e potremo urlare al cielo – Ce l’ho fatta sono qui! – di nuovo qui. C’ero già, ma ora ci sono in modo diverso. Ecco perché è nella ri-nascita che si capisce la vita. La sua e la nostra essenza. Perché nascere è ovvio e normale, ma ri-nascere no. E’ la seconda possibilità che ci viene data e sappiamo che non possiamo buttarla via. Qualcosa dentro ce lo suggerisce. Perché è dopo la rinascita che si comprende cos’è lo STUPORE.

Perché è dopo la rinascita che ci si commuove davanti alla straordinaria bellezza del mare. Che si riesce a comprendere la lingua delle foglie. Che si vede brillare il mondo in ogni suo angolo. Soltanto adesso non si ha più paura di essere diversi.

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Rinascere, non è una bellissima esperienza. Ma è il dono che si riceve dopo, per la seconda volta, che si capisce come va vissuto.

“ STUPOR VITAE

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La vita ci meraviglia.. poco
perché ci dimentichiamo di ammirarla con stupore.

Serendipity, meraviglia, stupore, la forza della vita, il gancio di salvataggio.

Sono nomi che noi diamo ad azioni della vita, la vita intesa come essa stessa un essere vivente, che ha bisogno di noi e noi di lei per compiersi.

Imparare a vivere con questa consapevolezza, crederci, avere fede, essere nel qui e ora, lasciandosi trasportare fiume e sfruttandone le correnti.

E tante altre parole, ma non bastano ricominciamo a meravigliarci.

Igor Sibaldi ci dice di provarci coscientemente, di guardare un albero e, come un bimbo, alzare il dito e dire – Albero!! – come se fosse la cosa più straordinaria del mondo.

Provateci, io ci ho provato, e dopo un po’ funziona… ed è fantastico.. anzi no.. è semplicemente vitale…

( da Luci di Do – lucidido.wordpress.com https://lucidido.wordpress.com/2014/05/03/stupor-vitae/ )

Rinascere significa passare dalla passività con la quale si è condotta l’esistenza finora, alla collaborazione attiva assieme all’intero Cosmo del quale facciamo parte già dall’inizio ma non ne volevamo e non ne vogliamo sapere. Rinascere, significa trasformare quell’esistenza in VITA. Imparare a comprendere questa VITA in modo nuovo, diverso.

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Permettetevi di ri-nascere. Concedetevi di soffrire. Amate quella sofferenza, quell’immenso dolore, amatelo con tutto il vostro cuore. Non mandatelo via. Accettate la sua presenza. Affidatevi a lui è arrivato per ripulirvi, è arrivato per far spazio ad una novità non ancora assaggiata.

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Lasciategli lacerare le carni è solo una sensazione, straziante, ma è solo una sensazione. Tormentatevi quanto volete ma non perdete la fede, la fiducia nella vita che sta arrivando.

Prosit!

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photo STUPOR VITAE di lucidido.wordpress.com

Esistere o Vivere – questo è il problema

Nonostante lo smisurato ed incolmabile amore che nutro per gli animali non mi considero un’animalista convinta. La vedo un po’ come una citazione estrema al giorno d’oggi e gli estremismi non mi piacciono. Talvolta, gli animalisti convinti cadono nell’ossessione e nemmeno le ossessioni mi piacciono. E’ per questo che non sono una di quelle persone che, sui propri social, si affanna a pubblicizzare video o immagini di animali feriti, massacrati dall’uomo, con la convinzione di donare loro giustizia; ci sono altri siti molto più adatti dei miei e non amo sottolineare sempre le nefandezze che i miei simili compiono.

Un video però, l’altro giorno, un video peraltro che sicuramente avrete già visto tutti, mi ha fatto riflettere su un particolare tema che desideravo già da tempo spiegare in un mio articolo e lo faccio oggi. Il video in questione, che ho potuto notare attraverso diverse pagine di internet, è uno dei tanti di “Striscia la Notizia”, condotto da Edoardo Stoppa – l’amico degli animali – che si preoccupa di portare alla conoscenza degli animi sensibili la violenza verso questi esseri che vengono considerati inferiori.

www.striscialanotizia.mediaset.it

In questo particolare filmato, Edoardo racconta di uno Zoo (lo Zoo di Cavriglia in provincia d’Arezzo) chiuso, abbandonato ma… con tanto di animali ancora presenti al suo interno.

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Video che guardo quasi mai, non guardo la televisione a dire il vero ma questo è giunto a me e, in effetti, cercavo la nota adatta per questa riflessione.

Sono infinite le volte in cui un animale con il suo sguardo, con i suoi gesti, le sue movenze, le sue espressioni mi ha colpito particolarmente e, questa volta, ha colpirmi è stato l’Orso. L’Orso che potete vedere qui

http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/zoo-fallito-a-cavriglia-arezzo-_25840.shtml

Ecco, quest’Orso, sul quale non mi dilungherò a descrivere la tristezza che ha suscitato in me in quanto la considero ovvia, mi ha fatto riflettere sul senso di “esistere”, molto diverso dal significato di “vivere”. Appunto, lui esiste, e basta.

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Oscar Wilde diceva – Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla più -.

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A questa affermazione alcune persone rispondono – Io esisto cavoli! E’ ovvio! Respiro, mangio, dormo, ma… non mi sento “vivo” -.

Altri affermano – Ho trascorso molto, molto tempo a esistere, poi… finalmente ho vissuto -.

Quindi la differenza tra esistere e vivere c’è eccome.

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Noi esseri umani, nei casi in cui notiamo una persona esistere e basta, siamo propensi ad usare il verbo – vegetare – come se i vegetali non avessero sentimenti… ma vabbè… per capirci.

Secondo me quest’Orso, spiega bene tale differenza. Guardatelo. Cammina, respira, mangia (un addetto viene a portargli cibo quotidianamente, almeno questo, santo cielo!), respira, fa i suoi bisogni, si guarda attorno. Tutte le sue attività vitali, nonostante la malattia e gli acciacchi della vecchiaia, sono funzionanti.

Ma se chiedessimo all’Orso cosa significhi per lui vivere dite che risponderebbe che gli basta quello che ogni giorno svolge? Io penso proprio di no. Questa che sto trattando sembra una banalità ma ci siamo mai resi conto che “vivere” significa = non avere barriere? Per lui si tratta di barriere concrete, in legno e cemento, per Noi si tratta di barriere morali, astratte: paure, giudizi, preoccupazioni. Ma fondamentalmente non c’è differenza.

Vivere” significa anche poter non avere regole se non quelle infondate della natura. Mangiare quando voglio io, giocare quanto voglio io.

Vivere” significa rispettare gli altri e farsi rispettare potendo esprimere ciò che vogliamo.

Vivere” significa amarsi. Amare la propria vita. Senza amore non si vive, si esiste. E’ amando tutto che si può vivere: il luogo in cui si abita e si lavora, colui che consideriamo il nemico peggiore, le piccole cose che la giornata ci offre.

Mettersi in gioco, avere coraggio e aver voglia di creare, in continuazione. Immaginare e realizzare.

Un Orso, nel suo habitat naturale, di coraggio deve averne molto pur incutendo parecchio timore a diversi altri esseri e può creare, sempre. Strategie, metodi di sopravvivenza, attività ludiche, scelte di fuga e di protezione.

Qui cosa può creare un Orso? Il suo sguardo parla chiaro. Il suo stato d’animo si percepisce. Sta esistendo.

Non può amare, secondo me, quel luogo che gli priva la libertà e la connessione con altre fonti di vita se non qualche pianta nei dintorni.

E noi? Non vogliamo crederci, non vogliamo ammetterlo, ma siamo sinceri, quanti tra di noi vivono come quest’Orso senza nemmeno rendersene conto? Tantissimi. Pieni di barriere, in realtà inesistenti, ma per noi ben tangibili, soffocati da una routine che ci logora e ci ammazza giorno dopo giorno, spenti, senza nessunissima voglia del domani né tanto meno dell’oggi. Del giorno che stiamo vivendo… no, non vivendo… trascorrendo.

Esistendo per dei doveri e non per dei piaceri.

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Chiusi in una relazione scomoda per il bene dei figli o per far star zitta la gente, chiusi a svolgere un mestiere che ci deprime ogni ora che passa sempre di più per poter mangiare, pagare un affitto, chiusi all’interno di uno stato sociale che ci vuole in un certo modo e con determinati requisiti. E che ci ha insegnato a giudicare “negativamente diverso” chi, a questi requisiti, si sottrae o non riesce a sottostare.

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Quello che mi preme è poter guardare in faccia la realtà. Il tempo passato non tornerà ma si può iniziare quando si vuole a vivere. E per Dio! Facciamolo! Facciamolo il più possibile. Non accontentiamoci di strofinare il naso su una pietra come Orso convinti che quello sia già il massimo per noi.

Ma può essere vero che il più grande miracolo tra tutti, la nostra stessa vita, voglia dire sinceramente ciò che passiamo ogni giorno? No, non credo. E’ stato trasformato in questo modo, manipolato, sagomato ma la vita è ben altra.

settemuse.it

E’ per cambiarla ci vuole coraggio.

Tutto quello che vuoi è dall’altra parte della paura (Jack Canfield).

Paura di rimanere soli, di non farcela, di essere giudicati, di morir di fame… ma non sono estremista, lo dicevo prima. E non è sempre possibile sconfiggere determinate paure, così grandi, così opprimenti che quasi addirittura ci fanno da – coperta di Linus – e senza ci sentiremo persi, vulnerabili, attaccabili.

blog.pianetadonna.it

Ma ci siamo mai allenati a sconfiggerne almeno uno di questi timori per poter “vivere” un po’ di più? Molta gente no. Molta gente è esattamente come quest’Orso. Come il Bisonte vicino. Come lo Struzzo. Come le Scimmie.

La differenza è che questi animali, nelle gabbie, non ci si sono rinchiusi volontariamente ma l’esistenza è la stessa.

Perciò, mentre compiamo l’ammirevole gesto di combattere contro Circhi e Zoo per la libertà di questi animali, quella stessa forza e quello stesso impeto usiamoli per combattere verso la nostra libertà.

johell.altervista.org

E non parlo di guerre e rivolte, per essere liberi si potrebbe iniziare con il solo sentirlo.

aforismario.net

Sentirsi tali, liberandoci noi stessi da pregiudizi e preconcetti lasciando spazio alla gioia e all’amore. Riempirci d’amore amando noi stessi se vogliamo poter amare la vita. Per essere liberi basterebbe iniziare a vivere.

Prosit!

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La Fiaba del Padrone del Mondo

Oggi voglio raccontarvi una storia. Il mio intento è quello di spiegarvi perché a volte pare che la tracotanza, la maleducazione e la spocchia abbiano la meglio ed è praticamente inutile farsi troppo nervoso. Tutto parte da una filosofia che sta sempre più divenendo una teoria quasi… approvata. Si tratta della legge che dice come quello che noi emaniamo nell’Universo ci ritorna ma aspettate, non fate conclusioni affrettate. Non voglio innalzarmi a guru solito come quelli che ora tanto van di moda e proclamare che ciò che desiderate, basta crederci e vi arriva. No, è un po’ diverso. E’ uno stato d’animo. Un modo di affrontare la vita giorno per giorno, o meglio, minuto per minuto, in un determinato modo che non potrà che riportare determinate conseguenze. La favola che vi racconto oggi parla di due famiglie: la famiglia Gialla e la famiglia Viola, prendendo in particolar modo come protagonisti i due capofamiglia.

La famiglia Gialla viveva in una bella località marittima, un paese tranquillo, spesso soleggiato, dove tutti si conoscevano e tutti andavano d’accordo. Si era buoni e ci si dava una mano l’un con l’altro. Era una famiglia composta dal papà, la mamma, due figli e la nonna. Una famiglia di operai che viveva con poco ma conduceva una vita dignitosa. Una famiglia che viveva di sani principi e il “quieto vivere” era per loro la regola suprema dell’esistenza. La seconda famiglia invece, la famiglia Viola, era una famiglia che arrivava da fuori, da una grande metropoli e veniva spesso, durante l’anno, a passare le vacanze nel paesello di mare della prima famiglia. La famiglia Viola era composta dal padre, dalla madre, da due figli e da una nonna come la famiglia Gialla ma, al contrario della prima famiglia, questa era molto ricca e anche molto antipatica. Quando arrivavano loro sembrava fossero arrivati i padroni del mondo e calpestavano ogni tipo di buon senso esistente. La loro maleducazione toccava i limiti e nessuno nel paese poteva sopportarli. Loro facevano abbaiare il loro grosso cane al mattino presto della domenica, loro occupavano con la macchina due posti auto, loro cantavano a squarciagola durante le ore notturne, scrollavano la tovaglia sul terrazzo degli altri e si prendevano anche il diritto di sgridare e trovar da dire a chiunque per la minima cosa commessa. La famiglia Gialla, si trovava a condividere la stessa palazzina in quanto, i Viola, avevano comprato proprio lì, il loro appartamento. Ci sarebbe stato spesso da prenderli e dirgliene quattro ma, la famiglia Gialla, era composta da persone timorose, perbene, educate, sempre impaurite dall’andare contro qualcuno e vivevano cercando di evitare scontri e battaglie. Il padre dei Viola usciva da casa come un Sire e, con le sue belle scarpe, si avvicinava alla sua bella macchina e scaricava da lì bella roba. Non si guardava intorno, andava dritto, a testa alta, intoccabile. Incuteva rispetto e antipatia allo stesso tempo ma nessuno osava dirgli nulla. Il padre della famiglia Gialla invece, più buono d’animo e stanco di sopportare, rimaneva in casa imprecando contro il buon Dio affinchè scagliasse su quel tipo borioso tutta la sua ira sotto forma di fulmini e saette.

E qui mi fermo. La favola è, si può dir, terminata. Ma andiamo avanti con il ragionamento. Proprio questa è la parte più importante della storia. Prendendo come esempio i padri delle due famiglie abbiamo esattamente due opposti sullo stesso piano. Analizziamo le loro personalità e riassumiamo le loro principali caratteristiche:

Papà della Famiglia Gialla: educato, timoroso, rispettoso, probo, altruista, non farebbe del male a una mosca, si preoccupa per gli altri e cerca, con il suo comportamento, di essere sempre descritto come una brava persona. Il suoi motti sono “chi più ne ha più ne metta” e “….per il quieto vivere stò zitto”.

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Papà della Famiglia Viola: tracotante, sicuro di sé, padrone, snob, irrispettoso, maleducato, egoista, altezzoso, borioso, ad esso non interessa nulla di quello che la gente pensa di lui soprattutto se in termini negativi. Lui è così, si fa la sua vita, l’importante è che stia bene lui. Il suoi motti sono “prima ci sono io poi tutto il resto” e ” contento io, contenti tutti”.

Rear view of man flexing biceps

Dal punto di vista emozionale e unicamente dal punto di vista emozionale tutto ciò ha un risvolto molto particolare. Tenendo conto che per l’Universo non esistono la maleducazione e l’educazione così come abbiamo creato noi nella nostra società, egli risponde solo attraverso l’emozione. Prendiamo come esempio il cane dei Viola che abbaia alle 7 della mattina di domenica, unico giorno di riposo per la famiglia Gialla ma che nonostante tutto non si osa a dire nulla per paura di litigi e ritorsioni. Quanti ce ne sono ad essere così! Un mucchio. Ora, è vero che il padrone del cane si sta comportando male, è vero che non dovrebbe permettere al suo amico a quattro zampe di fare così, è vero che sta mancando di rispetto al prossimo ma queste sono le nostre leggi non quelle dell’energia. L’energia cosa ne sa che è domenica, che sono le 7 e che voi volete ancora dormire? Con questo non intendo dire che si sta comportando bene ma semplicemente vorrei farvi capire che, a livello intrinseco, lui è comunque sereno. Voi no ma lui si. Lui è il padrone del mondo! E’ un Re! A lui che cavolo gliene frega che voi siete stanchi?! Lui non è stanco, è tranquillo come una lucertola stesa al sole. – Abbaia pure caro Fido, a noi nessuno può dirci nulla, qui comandiamo noi! – pensa. Ora, ditemi, cosa sta mandando quest’uomo che noi detestiamo nell’Universo? Ve lo dico io; sta mandando serenità. Ciò che manderebbe una lucertola mentre si gode i caldi raggi luminosi. Il suo vanto, la sua gloria, gli fanno credere di essere chissa’ chi e lui, quello emana: la potenza, l’onnipotenza. La tranquillità. Cosa gli torna secondo la legge universale? Potenza. Onnipotenza. Tranquillità. Lui si sente un capo supremo? Sarà un capo supremo. Voi, che siete nel letto, incavolati neri ma timorosi nel dirgli qualcosa invece, secondo la vostra morale vi state comportando in modo esemplare ma a livello emozionale, state emanando rabbia e paura. Nervoso e angoscia. Vi torneranno le stesse emozioni. Voi sarete sempre “calpestati” e non rispettati, lui sarà sempre intoccabile. Perché a voi il suo comportamento suscita un’emozione negativa mentre lui non ha emozioni negative che lo disturbano. Ha solo le sue e molto positive per giunta. Quando si spezza questo meccanismo? Quando anche voi farete subire a lui un’emozione. Sarà naturale che la sua reazione, violato per la prima volta nella sua vita probabilmente, potrà sfiorare la violenza e la disapprovazione nei vostri confronti. Sarà esagerata è normale, e lì, entrano in gioco altre emozioni, la sua rabbia e la vostra. A questo punto avete ancora più paura? O stupore? O magari gioia, finalmente, ce l’avete fatta. Ma dopo una vita vissuta nell’umiltà più totale dovrete esercitarvi parecchio per quest’ultima. Quello che è da comprendere è, che è solo per causa suo e causa vostra se a lui nessuno fa mai la multa e a voi si. Avete presente quando vi reputate degli sfigati? Se a lui la macchina funziona sempre e a voi no. Se lui trova parcheggio e voi no. Se il suo cane sta bene e il vostro male. Perché secondo voi, voi siete più bravi e non meritate certe cose, lui che è cattivo le meriterebbe. No. Non è così. L’Universo non ragiona così. Per l’Universo non ci sono i bravi e i cattivi, ci sono solo specchi. E voi farete solo la vita che nasce dalle emozioni che provate e lui….. lui è il padrone del mondo! Ora vi starete dicendo che però è sbagliato comportarsi male nei confronti degli altri. Certo, avete ragione, questo è sicuramente un discorso che va affrontato. Con questo post non voglio assolutamente suggerire di maltrattare il prossimo, il messaggio è completamente un altro. Non dovrete mai nuocere agli altri ma semplicemente credendovi anche voi i: padroni del mondo. Anche perché lo siete. Siete padroni di voi stessi e della vostra vita. Il vostro cane non dovrà abbaiare alle 7 della domenica mattina per dimostrarlo ma quando parcheggiate non ponetevi il problema che forse potrebbero farvi la multa. E’ difficile lo so ma non impossibile. Secondo voi, il papà dei Viola, si pone questa domanda? No. Non esiste neanche nelle sue idee. Altrimenti mica parcheggerebbe occupando due posti oppure in divieto di sosta per intere settimane con l’auto fasciata come un salame. Quando uscite, quando camminate per strada, quando andate a lavorare, sentitevi padroni del mondo. Non occorre la tracotanza per fare ciò ma l’amore per voi stessi. Questa sarà la differenza tra voi e lui. Ma otterrete lo stesso risultato. Se se lo crede lui, che fondamentalmente è un cafone, un maleducato e un borioso non vedo perché non possiate credervelo voi. E non dimenticate una cosa: nel momento in cui una persona, per credersi tale, deve nuocere agli altri, è fondamentalmente una persona triste che compensa. Un infelice. Nonostante la sua spocchia e la sua alterigia è soltanto un pivello che potrete mettere a tacere quando volete. Siete voi che non osate. Perchè permettete alla sua energia di essere più potente. E un domani, lui riceverà comunque ciò che ha seminato nella vita. Senza contare che ha già una grande condanna sulla testa per essere una persona triste e infelice. Io mai mi metterei al suo posto. Penso sia il più grande dazio da dover pagare senza augurare altro. Senza mai far del male agli altri sentitevi di più Onnipotenti. Non associate subito questa parola al “comportarsi male, al vantarsi, all’essere alteri ed egoisti”. Onnipotenti non vuol dire questo. E’ la nostra educazione che avvicina questo termine a tali modi di fare ma non è così. Oscar Wilde diceva: l’egoismo non consiste nel vivere come ci pare ma nell’esigere che gli altri vivano come pare a noi. E’ vero! E’ un filo sottile ma è così. Vivendo come pare a noi può essere che automaticamente obblighiamo gli altri a vivere altri modi e questo è ciò che non dobbiamo fare. Si è Onnipotenti sprigionando amore, essendo felici, sicuri, positivi. Questo significa essere Onnipotenti. Questo significa essere: i padroni del mondo.

Prosit!

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