In una Grotta, la mia Grotta, la mia Valle – Conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei

Chi mi conosce sa che amo gironzolare in lungo e in largo per la mia Valle, la quale mi regala la possibilità di vivere a contatto di una Natura splendida e molto variegata.

E’ una natura che parla e mi permette di comprendere molto, anche su me stessa, in quanto mi piace ascoltarla e mi piace tradurre i messaggi che ha da suggerirmi.

Spesso ti ho parlato dello strano e saggio linguaggio del Bosco, oppure dello sconosciuto riflesso degli Animali che possono mostrarci le nostre memorie più nascoste. Oggi, ti porterò in un luogo davvero suggestivo e ricco di informazioni per la nostra crescita personale.

Lo chiamo – luogo – ma non è unico. Lo si può trovare in diverse zone e può essere di varie tipologie. Può essere profondo, stretto, breve, molto scuro, o più illuminato. Può essere umido, puzzolente, pieno di vita, silenzioso. Può disturbare, inquietare, disorientare o piacere molto.

Ti sto parlando della Grotta – un luogo altamente idoneo per osservare il nostro lato più oscuro e provare a esercitarci un po’, in modo alchemico, al fine di conoscere meglio noi stessi ed evolverci.

Alla ricerca della Lapis Philosophorum…

Anche noi abbiamo una “grotta”. Si tratta prevalentemente del nostro ventre ma indica quella caverna cosmica che ognuno di noi ha e non conosce. Tutti siamo formati anche da questo grande contenitore buio, ricco di emozioni, di memorie, di schemi, di sensazioni.

Quando si dice di entrare dentro noi stessi, per osservare anche ciò che di noi non ci piace, si va proprio in queste parti a noi sconosciute anche se crediamo di conoscerle perché nostre.

Non c’è presa di coscienza senza sofferenza. In tutto il mondo la gente arriva ai limiti dell’assurdo per evitare di confrontarsi con la propria anima. Non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza l’oscurità interiore. Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia – (Carl Gustav Jung).

Siamo convinti di conoscerci al 100% ma non è affatto così. Ed è per questo che i nostri Demoni possono farci reagire come vogliono.

Ci arrabbiamo se qualcuno ci fa arrabbiare, ci offendiamo se qualcuno ci offende, ci annoiamo, ci infastidiamo, ci rattristiamo, ci intimoriamo… certo, sono tutte emozioni umane e comprensibili ma, sopportate o sviluppate in questo modo ci definiscono – schiavi -. Schiavi degli eventi esterni. Siamo in balia di quello che succede nel mondo attorno a noi. E’ lui, con i suoi eventi, le sue persone, le sue situazioni a gestire noi e la nostra vita, noi non siamo padroni di noi stessi. Non siamo padroni di arrabbiarci quando vogliamo arrabbiarci, bensì quando l’esterno lo decide.

Questo accade perché non osserviamo dentro di noi con molta attenzione, pazienza e umiltà. Fa male. Significa vedere e di conseguenza ammettere di provare invidia, ammettere di aver bisogno di stima, ammettere di essere gelosi, egoisti, giudicanti, paurosi, bisognosi, opportunisti, vanitosi, avidi, superbi, manipolatori, incapaci… Non vediamo e non vogliamo vedere quei mostri. Li abbiamo creati come strumenti di difesa per sopravvivere, li abbiamo nutriti, ora sono cresciuti e noi, pur essendo da questi governati totalmente, non ci rendiamo conto di tali giganti che custodiamo nel nostro ignoto Subconscio, in quella nostra “grotta”, ai quali continuiamo a dar da mangiare. E l’Ego cresce assieme a loro. Quei mostri che potrebbero sparire soltanto nell’esser visti. Anzi… a dire il vero, non spariranno ma si tramuteranno in Angeli, cioè in forze, in buone energie utili a noi.

Nel nostro ventre c’è un mare sacro pieno di tutto ciò che noi siamo. Nella nostra mente ci sono stanze alle quali non abbiamo mai voluto accedere. Nel nostro cuore ci sono vibrazioni che non abbiamo mai voluto usare.

Tutte queste parti nascoste sono nostre ma per essere utilizzate, spesso, ci vuole coraggio, impegno, determinazione, gioia.

Ogni volta che entro in una Grotta, tra i monti della mia Valle, o in una caverna, o in una miniera, o in un cunicolo è come se entrassi dentro di me. E’ un cammino. E’ una metafora. Una scoperta. Mi introduco in un qualcosa di nuovo.

Lì dentro fa più freddo. L’aria è diversa. C’è umidità. E’ un luogo quasi sconosciuto, meno noto rispetto al resto. Cerco di porre massima attenzione ai messaggi che mi vengono suggeriti ma voglio anche lasciarmi andare, per percepire al meglio tutto quello che quell’anfratto ha da dirmi e poter vivere le sensazioni che devo vivere.

La Fenice rinacque dalle proprie ceneri, al buio e al silenzio. E’ l’emblema della rinascita, della resurrezione e, di resurrezioni, possiamo viverne diverse durante la nostra esistenza. Ogni scalino verso l’alto è una resurrezione.

Il buio e il silenzio sono i complici migliori che possiamo avere quando dobbiamo conoscere bene noi stessi e quell’altro che abita con noi, dentro di noi, ma che non conosciamo e non valutiamo. Lo abbiamo tutti. Una specie di alter ego che spesso ci manovra come un Mangiafuoco.

Ah! Le fiabe alchemiche…. Quanta ricchezza! Il burattino che si trasforma in essere umano proprio dopo essere stato all’interno del ventre della balena…. Un ventre buio e silenzioso…

Il buio e il silenzio ci spaventano a volte ma sono invece cari amici.

La Grotta, con quel suo buio deciso e perdurante conduce poi anche alla luce, una volta che si esce, e anche questo è un bellissimo messaggio. Ti obbliga, con la sua oscurità, ad aguzzare la vista, ad acuire i sensi, a cercare il chiarore per poi arrivare dove ad accoglierti è il Sole e tutti quei colori sgargianti e vivaci che i suoi raggi illuminano ed esaltano.

Là dentro è come se fossi dentro a me stessa. Che cosa sta accadendo?

Tutto è immobile, fermo da tempo… un tempo diverso da quello che sono abituata a vivere. Un tempo sospeso. Sembra che aspetta di essere “lavorato”, come del pongo da modellare. Certo, nessuno è mai andato a mettere in subbuglio quel luogo. Noi stessi dormiamo per anni sopra alle nostre abitudini, alla nostra comfort zone, ai nostri schemi mentali ripetitivi.

Fa freddo. Non c’è calore. Non c’è nessun tipo di abbraccio materno. E no. dobbiamo cavarcela da soli. Ed è proprio così anche nella nostra evoluzione. Nessuno può aiutarci. Nessun Maestro. Possiamo ricevere consigli ma nessuno può fare quel “lavoro” al posto nostro.

L’aria è pesante, stantia. Da quanto tempo tutto è lì, dormiente. Anch’io, dentro di me, sono stantia. Anch’io re-agisco come reagivo anni fa, sempre allo stesso modo, sempre guidata dalle stesse emozioni. Abbiamo vizi, ossessioni, fobie che girano… e girano… come un criceto sulla ruota imprigionato nella sua gabbia. Ma un Guerriero non re-agisce. Non ripete le stesse azioni come un automa. Un Guerriero agisce e c’è differenza. Il reagire è sinonimo di schiavismo, mentre l’azione è figlia della propria volontà.

Solo nel buio è possibile vedere la luce ma qui non vedo niente. Questo significa che devo mettermi a cercarla o forse crearla. Sono infatti una creatrice. Collaboro costantemente con l’Universo per co-creare la mia realtà. Ne ho la facoltà e la utilizzerò.

Quanto ancora voglio stare qua dentro? Ne ho abbastanza? Voglio uscire in fretta? Voglio restare? Che sensazioni provo?

Conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei – (Oracolo di Delfi).

Sedersi al centro di una grotta e chiudere gli occhi per diversi minuti…

Ci riusciresti? Nonostante il silenzio, alcuni rumori sono pressoché insoliti. Il gocciolio delle stille, la pietruzza che cade, la corrente d’aria gelida che accarezza le rocce. Lo sbattere d’ali di alcuni Pipistrelli. Alcune persone hanno allucinazioni visive dopo qualche minuto, altri hanno paura, altri aprono gli occhi di tanto in tanto, altri non provano assolutamente nulla, altri trovano la beatitudine…

Un viaggio dentro di me. Le pareti sono lisce o a volte ruvide, bagnate o asciutte, una Falena mi conduce dove posso comprendere. E’ tutto frastagliato e aguzzo. Quanto sono tagliente? E perché?

Guardando meglio mi accorgo che c’è più vita di quello che pensassi. Vermi, insetti, anfibi, chirotteri… licheni, aria, acqua… e le rocce stesse che parlano.

Rivolgendomi al loro saggio sapere chiedo di rendermi nota un’esegesi di ciò che sto vivendo.

Hai una di noi sul tuo petto Meg, vero?

Sorrido… – Oh si… un grosso masso mi comprime proprio il basso torace non permettendomi di respirare come io vorrei. Non mi permette di ricevere tutto l’ossigeno che vorrei assorbire, non mi permette di vivere quella splendida sensazione di polmoni pieni, aperti, spalancati… -.

Guardaci, toccaci, amaci. Ci hai creato tu. Siamo tue figlie. Nonostante tutto, meritiamo il tuo amore. Anche il nostro simile, sopra al tuo petto, merita amore, tu l’hai creato. Se riuscirai ad amarlo se ne andrà. Il tuo amore, il tuo perdono, è l’unica cosa di cui ha bisogno, altrimenti peserà sempre di più per riuscire ad ottenere questi doni. Proprio come un piccolo bambino che pesta i piedi e fa i capricci per essere ascoltato, per ricevere attenzioni -.

E che bel tempo che ho raggiunto laddove nelle Grotte che visito non c’è più odore di deteriorato. Dove le rocce brillano e mi sembra di essere circondata da diamanti rilucenti. Dove l’aria, nonostante tutto, è fresca e sa di pulito. Dove il buio non fa più paura ma incita all’evoluzione e con la sua calda voce profonda e suadente mi invita in lui porgendomi la mano.

Non ho paura. Non di soffrire quanto meno. So di essere più forte di qualsiasi dolore. Sono come quelle rocce. Resto. Sono stabile. Granitica. Quelle rocce sono una Madre. Quella loro parvenza asettica si trasforma in abbraccio.

La paura è una cara amica ma non le permetterò di diventare la mia amministratrice.

Non ho più paura di guardare dentro di me. Di essere libera. Di essere me stessa.

Posso aver paura di molte cose ma non di me…

Amati Meg…

Soltanto dopo la notte si può vedere spuntare il sole. Soltanto dopo il temporale si può veder nascere l’arcobaleno. E’ banale ma così vero!

Tutta la bellezza scoperta di quel luogo la possiamo vedere dentro di noi.

Hai paura di entrare in una buia Grotta? Prova a domandarti il perché.

Paura dell’ignoto, del sentirti imprigionato, di non respirare, di non poter più uscire, dell’imprevisto… E come la vedi quella Grotta? Che sensazioni ti da’? Ognuna di queste paure o sensazioni porta con sé una lunga storia. La nostra. Una lunga storia d’amore.

Prosit!

Vivere il Presente e “staccare” davvero quando si è nella Natura

La maggior parte delle persone che mi racconta l’ultima esperienza vissuta in natura si sofferma molto su un qualcosa che è successo di eclatante ma mi rendo conto che non va oltre.

Prendiamo, per esempio, come luogo, la montagna. Amo la montagna, la vivo, sono un’escursionista e un’esploratrice per cui, amici e no, vengono spesso a raccontarmi le loro avventure per poterle così condividerle con me. Per imparare, per coinvolgermi o anche per insegnarmi.

Finchè mi parlano di tecnica non discuto su nulla, anzi, posso solo che stare zitta e ascoltare ma se il discorso vira verso mete più… spirituali o emozionali, mi accorgo subito che molti di loro, in realtà, non sanno neanche di cosa stanno parlando. Questa però non vuole essere una critica, ognuno è libero di vivere come vuole gli eventi ma, essendo che essi stessi ricercano con smania ciò che raccontano, ho deciso di scrivere quest’articolo per aiutare e quindi non per giudicare.

Per ricollegarmi alla frase iniziale di questo post, come dicevo, vengono registrate solo immagini eccezionali. Cioè: se avviene un incontro a sorpresa con un animale, se si può godere di un panorama mozzafiato, se si nota un fiore bellissimo, se si vive un fenomeno particolare regalato da Madre Natura, etc… allora lo si serba dentro, lo si ricorda e lo si riporta, ma se mentre si cammina per un sentiero io chiedessi – Che alberi c’erano dieci minuti fa attorno a noi? – in pochi risponderebbero. Questo non significa che bisogna sapere per forza il nome di tutte le piante, il problema è che non si saprebbero neanche descrivere. Quelle foglie com’erano? Grandi o piccole? Che forma avevano? Che venature avevano? Non si sa.

ESSERCI

Non si sa perché non si osserva ma, in questo particolare caso, “osservare” non significa solo “guardare”. Significa “esserci”. Inoltre è anche molto utile “osservare”, in luoghi montani, al fine di evitare di perdersi e riuscire ad orientarsi.

Quando abbiamo iniziato questo percorso, hai camminato su pietre o su terra battuta? L’edicola con dentro quella piccola Madonnina, all’inizio della strada, l’hai vista? Che due farfalle stavano facendo l’amore su quell’Orchidea selvatica l’hai notato? -. La risposta è (quasi sempre) – No -.

Questa non è una colpa. Tutto ciò accade semplicemente perché, in realtà, non riusciamo a staccare con la nostra parte materiale. La cosa è un po’ difficile da fare e anche da spiegare. La nostra porzione fisica ci serve durante un’escursione, così come ci serve in ogni azione della nostra vita. In un’avventura in montagna la Mente deve essere presente. Ci aiuta a scegliere, a valutare, ad essere attenti. Il corpo deve rispondere a determinati impegni, ci avvisa se ci stiamo disidratando, ci permette di raggiungere luoghi meravigliosi. Non possiamo e non dobbiamo distaccarci del tutto da quello che siamo nella materia ma non dobbiamo neanche percorrere quel momento in totale fisicità.

La nostra parte spirituale è quella che più di tutte può servirci. Essa è ricca delle virtù quali: la preveggenza, la visione a 360°, la forza, il coraggio, l’amore, il riconoscere la bellezza, la gratitudine, la comunione, la contemplazione, l’osservazione, l’esserci e molte altre. Ogni giorno della nostra vita dovremmo vivere riflessi in questa parte di noi ma è ostico mentre si deve esistere all’interno della nostra quotidianità con tutto quello che comporta. Una giornata in montagna, che nasce proprio al fine di “staccare”, termine usato da tutti, permette questo più facilmente e può anche essere un buon allenamento da inserire poi nella vita di tutti i giorni e in ogni luogo.

Quante volte si sente dire appunto la frase – Andare a fare una passeggiata in natura per “staccare” -. Per non pensare, per rifocillarsi di energia positiva, per acquisire salute sia fisica che mentale, per svagarsi e rasserenarsi, per allontanare da noi i problemi. Tutto bellissimo, il fatto è che non serve a niente se non si vive – quel modo – in un – determinato modo -.

Nel momento stesso in cui si fa ritorno a casa, a cullarci vagamente, può essere solo il ricordo di quello che abbiamo passato, ma questo non giova a nulla e ci ritroviamo fin dalla sera stessa, più stanchi forse, ma non con un animo diverso o migliore.

Sai… è che quando cammini su quei monti, cambia il luogo ma tu sei esattamente dov’eri prima, nella tua dimensione di sempre, quella piena di problemi e fastidi e preoccupazione. Ebbene sì.

Ti sembrerà assurdo quello che dico perché tu affermi di aver avuto accanto a te degli alberi, un torrente, delle pietre e le farfalline. Tutto ciò ti ha donato gioia perché son cose che non vedi sempre. I profumi che penetrano nelle tue narici non sono paragonabili a quelli che respiri ogni giorno e quei panorami non hanno nulla a che vedere con quelli che puoi osservare dal tuo balcone.

Non parliamo poi se ti capita di vedere un animale selvatico (come dicevo prima): un Camoscio, o un Capriolo, o un’Aquila che tu ovviamente non riconosci come Aquila, ma hai visto un coso enorme volare, nettamente diverso dai Piccioni ai quali sei abituato. Ecco, in quei momenti, ti sembra di aver vissuto qualcosa di grandioso e pensi di essere riuscito nel tuo intento.

Non è così. Ponendo attenzione puoi notare che la tua Mente è sempre proiettata verso un tempo che non è quello che stai vivendo. O è il passato o è il futuro. Quando si parla di passato e futuro non si intende un distacco di anni. Nel passato regna la depressione mentre nel futuro regna l’ansia. Detta così sembra grave e lo è ma ho voluto prendere gli stadi massimi di questi tempi per farti comprendere meglio.

Mentre cammini in montagna pensi magari a tuo marito che è rimasto a casa… “chissà cosa starà facendo, poteva venire con me quel pigrone!”. Pensi che quello è il tuo ultimo giorno di ferie e dall’indomani ti aspetta un periodo di lavoro molto intenso. Vedi un Giglio meraviglioso “oh! A mia mamma piacerebbe tanto, quasi che glielo colgo, no… però… non è giusto toglierlo da qui e poi seccherebbe fino a stasera”. In casa hai tutto? “Chissà se arrivo in tempo per comprare quelle cose che mi mancano e preparare cena”. “Cavoli, domani è il 15 del mese, mi scade la bolletta della luce”. “Ma guarda se doveva venire anche lei oggi, non la sopporto”. “Che stanchezza ma quanto manca?”. “Dio, speriamo di non incontrare Vipere perché ne ho il terrore”. “Stasera chiamo Giovanni e gli dico che questo è un posto magnifico per i funghi!”. “Che nuvole laggiù! Ma pioverà? Speriamo di no, è così piacevole questo sole”. “Sono le dieci e quel vigliacco non mi ha ancora scritto”. E intanto la montagna, con tutte le sue meraviglie, ti scorre sotto il naso e non vedi nulla.

Se si riuscisse a vivere il Presente, chiamato anche “Qui e Ora” tutto sarebbe diverso. E di molto. Non solo per il momento in sé, per quel godere in toto e in assoluto il luogo in cui sei con tutti i suoi ingredienti, ma soprattutto perché, così facendo, coagulandoti totalmente con Madre Natura, allora sì che potrai portarti a casa tutti i suoi benefici i quali dureranno giorni in voi.

Sii quella foglia! E a casa potrai sentirti leggero e capace di accettare ogni cambiamento.

Sii quell’acqua! E a casa potrai sentirti fresco e nutrimento per gli altri.

Sii erba! E a casa potrai sentirti forte e pronto ad ogni evenienza.

Sii pietra! E a casa potrai sentire che nulla può scalfirti o buttarti giù.

Sii vento! Sole! Tuono! Pioggia!

Assorbi in te le caratteristiche di quello che ti circonda. Tocca quello che ti circonda. Annusalo. Guardalo con attenzione. Portati dentro ciò che è. Diventalo. Allora si che davvero ricaricherai le tue batterie e sveglierai in te qualità sopite da tempo.

Aguzza la tua vista, libera le tue orecchie, ascolta con il naso e impara ad usare altri sensi non biologici. La percezione, l’intuito, la capacità di vedere oltre, la bellezza sospesa dell’attesa, il brivido del coraggio. Senti con la tua pelle. Nessun organo, se non il cuore, è così adatto come la pelle per “sentire”. Diventa un tutt’uno con gli alberi, gli animali, i crinali, ti appartengono e tu appartieni a loro.

In quei momenti non esistono le bollette, il marito, la mamma, la paura delle vipere, il fidanzato che non ti scrive… esisti solo tu. Esistete solo tu e Madre Natura.

Provaci. Non ti sarà facile le prime volte ma quando ti sarai abituato non potrai farne a meno. Non farti ingannare dalla mente che considera questa un’evasione dalla realtà. Non credere di essere “fuori con la testa” in quel momento e di non poter fare attenzione o non riuscire a goderti quegli istanti. In realtà, acquisisci ancora più capacità. Tutto si amplifica e si moltiplica. Il cuore della Terra che batte ti passa tutto di sé. Nulla può sfuggirti. Fidati. Devi solo aver pazienza perché le prime volte ti sentirai all’inverso, come a non esserci.

Punta una foglia. Guardala come se fossi un microscopio vivente. Guardane ogni più piccola particella. Immedesimati in lei. Cosa sta sentendo? Quella lanugine che la ricopre, ricopre anche te. Se senti quella sua delicatezza è perché quella delicatezza ti appartiene. E’ anche la tua. Respira come respira lei. Impara a percepire il tuo sangue che scorre nelle vene come lei è consapevole della linfa che la nutre. Punta un ramo e poi un intero albero. E tutto quel bosco. I suoi suoni, il suo respiro, la sua voce. Che energia emana quel bosco? Cosa senti? A tua percezione personale, che tipo di vibrazioni sta emanando? Quello stato di Presenza che riesci a mantenere non racconta menzogna alcuna.

Se riesci in questo, col tempo, allora capirai cosa davvero significa “staccare” e potrai godere a lungo di quel contatto terapeutico. E non ti mancherà quel benessere perché sarà dentro di te. Impara le lezioni che questa grande Maestra ti insegna, sono tante e assolutamente adattabili alla tua vita in città. Sono lezioni meravigliose.

Ti auguro tantissime escursioni indimenticabili.

Prosit!

 

Dolore alle Scapole: cambia punto d’osservazione

PESI CONCRETI E EMOZIONALI

Le spalle e le braccia parlano solitamente di lavoro e responsabilità. Di volere un lavoro e delle responsabilità o di NON volere un lavoro e delle responsabilità.

La Scapola è un osso piatto situato nella parte alta della schiena ed è un osso adatto a sostenere i pesi.

Questi pesi possono diventare però eccessivi a lungo andare, o perché ci vengono imposti, o perché noi stessi ci sentiamo obbligati a sollevarli. In questo caso mi riferisco a chi, per paura di fare poco, fa sempre troppo o a chi per paura di non risultare utile eccede nel fare cercando di assicurarsi l’amorevolezza degli altri.

Qualsiasi sia il motivo, la nostra natura e di conseguenza il nostro corpo, prima o poi inizia a lamentarsi a causa di tutto questo lavoro (o peso da sopportare) e si ribella.

Può ribellarsi in vari modi ma il dolore alle Scapole è sicuramente il capobanda. Ovviamente come – peso da sopportare – non si intende solo un qualcosa di fisico ma anche un qualcosa a livello emozionale e, in questo caso, ci vanno di mezzo le spalle intere articolazioni comprese.

Come dicevo anche il non voler fare certe cose ma essere obbligati a farle può provocare questi dolori.

Beh, in effetti, anche nell’ultimo esempio che ho fatto tutto risuona. Se io faccio faccio e faccio solo per sentirmi utile e non venir esclusa è ovvio che, in realtà, non vorrei farlo ma mi sento obbligata a usare questo mezzo (credendo di non averne altri) per piacere agli altri. Per apparire servizievole, presente, generosa ed essere amata.

Ma al nostro corpo dei nostri Demoni non gliene frega proprio nulla. Quando a lui qualcosa non va bene si fa sentire a modo suo.

LA RIBELLIONE DEL CORPO

Il dolore alle Scapole è interessante da comprendere perché ci insegna anche a capire verso quale direzione dobbiamo guardare.

Nota bene che le Scapole si trovano alla stessa altezza del Cuore in posizione opposta come ad esserne un riflesso. Il peso che grava su di loro, grava quindi su questo fondamentale organo sede dell’amore e dell’anima.

Lamentarsi del fatto che abbiamo troppo lavoro, o troppe cose da sbrigare, non porta a nulla di buono ma se impariamo a guardare quello che già abbiamo fatto e cosa siamo riusciti ad ottenere potremmo sicuramente migliorare la nostra vita, senza più lamentarci e senza aggiungere peso inutile al peso che già portiamo e sopportiamo.

Guardare, cioè, il bicchiere mezzo pieno.

La vita non è solo sacrificio. Non devi pensare che più lavori (più fai) e più otterrai cose: soldi, affetto, stabilità.

NELLA VITA C’E’ ANCHE ALTRO

Questi schemi mentali ci appartengono perché dal dopoguerra abbiamo sempre visto i nostri nonni e i nostri genitori spaccarsi la schiena per mantenere la casa e la famiglia. Li abbiamo visti andare avanti oltre grandi dolori e grandi paure e, oggi, siamo convinti di doverli imitare.

Ma dimmi, erano davvero e totalmente felici? Se sì, ti avranno sicuramente insegnato anche a goderti la vita altrimenti potresti soffrire di male alle Scapole.

Prenditi del riposo. Riposo da tutto intendo, anche dalle emozioni. Stacca per qualche tempo la spina e permetti alle tue scapole di rilassarsi.

Quando si vive in un certo modo, che la nostra natura reputa sbagliato, si vive anche senza rendersene conto in totale tensione. Tendini, nervi, muscoli e organi sono tesi. Si consuma velocemente il potassio nel corpo e tutto, dentro di noi, si indurisce. È come se tendesse a diventare calcareo. Questo è un grave danno per il nostro fisico quindi devi cercare di rilassarti più che puoi.

La paura e l’ansia (che è figlia della paura) sono le emozioni che più induriscono i nostri tessuti e dei vasi sanguigni irrigiditi non possono svolgere bene il loro lavoro e cioè far scorrere il sangue.

Ehi! Il sangue è vita! Scorre in quasi tutto il nostro corpo e soprattutto nelle parti più importanti. Trasporta l’ossigeno ed è quindi fondamentale.

Rilassati. Cambia prospettiva e vivi serenamente.

IMPARA AD OSSERVARE CIO’ CHE GIA’ HAI FATTO

Molte persone che lavorano tante ore durante il giorno possono non avere nessun problema alle Scapole. Così come anche quelli ai quali la vita ha purtroppo regalato molti pesi da portarsi appresso.

Questo ti permette di capire che è il modo in cui tu prendi o affronti quel lavorare o quegli eventi a trasformare la tua vita e la tua salute. A far comparire ad esempio un dolore.

Attraverso il rilassamento e uno sguardo ricco di positività puoi sistemare le cose. Quindi, visto che se soffri di problemi alle Scapole sei sicuramente uno che si da sempre un gran daffare (in diversi modi) cerca di darti un gran daffare anche a migliorare questa tua esistenza e a godertela!

Il dolore alle Scapole non deriva perché “fai” ma per il motivo per il quale “fai”.

Ti sei mai reso conto che se decidi di realizzare una casa con la gioia nel cuore, non stai male neanche se lavori 24 ore su 24? Ti sei reso conto che se svolgi la tua professione con entusiasmo, stai sempre benissimo anche se lavori giorno e notte? Ti sei mai reso conto che se ti occupi emozionalmente di una persona con amore puro, non ti costa nessuna fatica e nessun malessere? Ecco, questo è il punto.

Prosit!

photo mdmfisioterapia.it – profroccopapalia.com – impagine.it – 2017.gonews.it – packwired.com – devianart.com – astrofilipc.it – giornaledellavela.com

La maestosa e affascinante potenza dell’Odio

EPPURE SO CHI SEI

Avendo studiato per anni la Psicosomatica e la Metamedicina riesco facilmente a farmi un’idea sulla personalità di un individuo in base alle malattie delle quali soffre o ha sofferto.

Mi faccio un quadro, non assoluto ovviamente, in quanto l’Essere Umano è un insieme di mondi stratosferici e sempre da scoprire ma, grosso modo, capisco chi ho di fronte.

Nonostante tutto, molto spesso, le manifestazioni di ciò che già conosco riescono ugualmente a stupirmi.

Supponiamo io mi renda conto che quella persone soffre di invidia, nutre rancore costantemente a causa di questo e reagisce, di norma, alle situazioni della vita, con aggressività. Non ama essere messa da parte, ha continuamente bisogno di percepire stima nei suoi confronti, deve apparire uscendo dal gregge e patisce l’autorità di chi ne sa più di lei. Ottimo.

Per quanto riguarda questo suo ramo, mi sembra di avere compreso. Le malattie che conosco, e che le appartengono, mi suggeriscono tutto ciò e molto altro quindi posso sapere come comportarmi al fine di recarle meno danno possibile e cercando, naturalmente, di salvaguardare il mio benessere dinnanzi a lei.

SCONQUASSANTI MANIFESTAZIONI

I meccanismi non hanno segreti ai miei occhi, noto il suo demone “madre” costantemente, in parecchie sue frasi o azioni ma, va bene, lo accetto, so che c’è. Capita però, a volte, che succede un qualcosa il quale sveglia del tutto quel demone e lo fa agire in tutta la sua incredibile potenza. Ogni volta che questo accade rimango sbigottita. Voglio dire, lo so, lo sapevo, eppure…

Avete presente un’enorme tromba d’aria che effetto fa? Sappiamo bene che spaventa, è distruttiva, non vorremmo vederla mai. Si lascia dietro morte e caos ma, da vedere, è uno spettacolo della natura stupefacente.

Quell’aria di vari colori che prende forma attraverso nuvole impetuose. Giravolte potenti che manifestano la loro solenne forza. Giganteschi ammassi di vapore che ammaliano con la loro sovranità, che tutto possono e niente può fermarli. La loro dominanza lascia senza fiato. Quasi la si “invidia” una tromba d’aria. Vorrei anch’io essere bella e onnipotente come lei, senza far del male a nessuno, ma togliendomi di dosso tutto ciò che è inutile, lagnoso, non degno di starmi appresso…

Tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti… – (F. Guccini – Cirano)

Non lo vorreste anche voi? Ma torniamo allo stupore.

E MI TROVA MERAVIGLIATA

Lo stupore che mi coglie proprio perché mi vedo stupita. Mi spiego? A sbalordirmi è il fatto che mi rendo conto quanto queste manifestazioni dell’Uomo mi stupiscono ancora. E lo fanno perché sono sempre molto originali, molto severe, molto di carattere, molto influenti, intense…

In quel momento la magnificenza del demone è dominante sopra ogni cosa, proprio come la tromba d’aria che descrivevo prima. È prestante, possente, vigorosa, ricca. Ricca di sfumature, di memorie, di tutte le bellezze raccolte e rinchiuse lì in una o più vite.

Davanti a me si mostra tutta la sofferenza che urla sguaiatamente e che da anni cerca di essere ascoltata. Mi si pone davanti, a un palmo dal naso. Sento il suo fetore nelle mie narici, il suo sfiorarmi mi fa quasi rabbrividire e i suoi occhi, nei miei occhi, svelano cosmi.

Il suo grido riesce a far tremare persino le ossa e non può che scuotere.

Quanta meraviglia c’è lì. Che occasione splendida per riuscire a vedere Dio (che non ripeto cosa intendo) o quantomeno provare a cercarlo. Ostico assai. L’imprevedibilità di questa violenza turba. Preoccupa. Pensi di non esserne all’altezza. E hai un’unica soluzione: riconoscerti amore. Essere amore.

T’APPARTENGO MI APPARTIENI

Ma perché tali manifestazioni riescono a colpire così tanto? Perché ci appartengono. Perché ne trasportiamo le stesse frequenze.

Perché se una persona riesce a mostrarmi, ad esempio, la sua invidia, significa che io, l’invidia, la conosco o l’ho conosciuta. Oppure ancora la giudico. Giudicarla significa comunque conoscerla. Un qualcosa, insomma, con il quale ho avuto a che fare.

Significa che probabilmente invidio te che sei amato mentre io mi sento emarginata da tutti e vorrei essere amata e apprezzata quanto te, per non sentirmi sola. Scrivo questa ipotesi perché la trovo sottile.

L’invidia non si ferma alla borsetta più bella, alla moglie più sexy, al ruolo in fabbrica di maggior pregio. L’invidia, come tutti gli altri demoni, tocca ogni riga e ogni spazio del nostro pentagramma ma ricordati che questo discorso vale per qualsiasi mostro: fastidio, lamentela, rabbia, paura, pigrizia, codardia, menzogna, avarizia… e sono sempre mostri divini, non  dimenticarlo.

E allora, ad ogni demone che vedo dico – Grazie -. Grazie per questa roboante manifestazione …che altrimenti non ti avrei visto! Grazie per questa tua onda travolgente che mi ha presa per le spalle e strattonandomi mi ha urlato – Guarda! Guaaa rdaaa miii!!!! -.

La manifestazione di un odio che cresce non può passare inosservata. Non andartene. Resta davanti a lei. Osservala in tutto il suo splendore. Vai oltre, cerca ciò che cela e scoprirai un mondo magnifico. Il tuo.

Prosit!

photo freepik.com – the-bestiary.fandom.com – wattpad.com – 123rf.com – pantalonesdemoda.net – torino.repubblica.it – pinterest.com

Ta-na-na-nà! Sei stato Smascherato!

Ebbene si, questa è una cosa fantastica perché, se è vero, come ho scritto sempre, che la realtà è uno specchio di quello che siamo dentro, poco ci vuole a capire che quello che accade ad una qualsiasi persona è semplicemente il riflesso di quello che essa è al suo interno, vale a dire le emozioni che la compongono. Possiamo quindi fare attenzione e aprire gli occhi per tutelarci, oppure possiamo persino diventare bravi aiutanti.

Se il nostro compagno/a, ad esempio, è una persona che viene sempre imbrogliata dagli altri, o raggirata, o vessata e tradita possiamo iniziare a tirare qualche somma (le sfumature sono sempre molte non si deve essere tecnici calcolatori).

Con noi può sicuramente comportarsi come l’uomo, o la donna, migliore del pianeta ma, se riceve dal resto del mondo ciò che ho elencato prima è perché… quello è ciò che, in un modo o nell’altro, porta dentro.

Può essere perché a sua volta è lui un ingannatore, magari inganna inconsciamente per delle paure, o un approfittatore, oppure può essere che si svaluta moltissimo (anche se con noi magari fa la voce grossa) e così, la realtà, durante la sua vita quotidiana, gli fa incontrare persone che lo sovrastano. Può anche essere che sia una “banderuola”, una persona non capace a prendere una posizione e, tanto galleggia lui nell’aria, quanto verrà fatto galleggiare da altri individui. Comunque sia, noi possiamo avere indizi, direi certi, su cosa si cela al suo interno. Molto spesso infatti, anche il non sapersi schierare da nessuna parte può riguardare la paura, cioè un’emozione negativa (una delle peggiori direi).

Molte volte, e questo accade sovente in caso di innamoramento, gli occhi si foderano un po’ di prosciutto. La persona della quale ci siamo innamorati sembra una Madonna scesa dal cielo o un Santo benedetto. E’ perfetto, non ha difetti, un individuo assolutamente meraviglioso! E’ ovvio, ci fa battere il cuore e ci fa sentire le farfalle nello stomaco, ci fa stare bene, quindi è normale giudicarlo così: l’incarnazione della perfezione.

Tutte queste sensazioni sono bellissime, non lo discuto ma, nel momento in cui iniziamo ad accorgerci che la sua è una vita “triste”, anziché preoccuparci solamente di coccolarlo/a o difenderlo/a, proviamo a farci qualche domanda. Il mio non vuole essere cinismo ma addirittura un consiglio su forse come poter aiutare al meglio quel soggetto al quale ora vogliamo tanto bene. Considerandolo soltanto sfortunato, o poverino, o una vittima delle circostanze non lo aiuteremo. Occorre sì stargli vicino, ma c’è qualcosa, dentro di lui/lei da estirpare. Un’emozione negativa che lo fa vivere male e lo fa divenire succube dei movimenti e decisioni altrui. Le emozioni negative possono trasformarsi e venir presentate in mille modi diversi: credenze, abitudini, gesti, reazioni, etc…

Purtroppo, le nostre carezze, non bastano in situazioni come queste. Possono far del bene subito ma servono a poco. Il male rimane dentro e continua a crescere. Se invece, senza arrogarsi nessun diritto, ma semplicemente con la forza dell’amore e del porsi domande, si riesce ad andare più a fondo, trovo sia nettamente meglio e decisamente più terapeutico.

E’ pressoché inutile coccolare una persona che viene derisa e presa in giro, inutile come cura intendo non come sentimento. I nostri abbracci non possono combattere ciò che lei stessa richiama a sé. Insegnandole invece a considerarsi un essere divino e degno, esattamente grande e forte e all’altezza come chiunque altro, se non di più, allora sarà lei stessa a riflettersi addosso proprio queste conclusioni. Certo, non è facile inculcare questo nella mente e nel cuore di qualcuno che si svalorizza e non si ama ma, se in noi, c’è questa VISIONE importantissima e particolare siamo già a metà dell’opera e soprattutto, a noi, questo allenamento serve per diventare ottimi osservatori. Bisogna assolutamente guardare oltre. Sempre. Guardare tra le righe e non solo l’apparenza. Guardare con gli occhi dell’anima. Con gli occhi di Dio.

Noi umani, così facendo, ci consideriamo severi e cinici; in realtà, questa chiave di lettura è tanta manna e può davvero fare del bene. Un gran bene. Si diventa dei liberatori e se sapremmo anche, nel mentre, condurre per mano chi ha bisogno del nostro aiuto, anche solo con la nostra presenza, allora potremmo dire di aver fatto seriamente un lavoro fantastico.

Ricordiamoci però che tutte queste situazioni, anche se vissute da altre persone, appartengono pure a noi in quanto ne veniamo a conoscenza quindi, anche se in modo più lieve, ci riguardano. Non per niente, le persone non entrano mai nella nostra vita “a caso”, giusto? Ci possono riguardare per diversi motivi: perché quell’individuo sta chiedendo a noi aiuto, o perché dobbiamo imparare, o perché le abbiamo dentro e le nutriamo anche noi.

L’importante è imparare ad osservare, per gli altri, per noi stessi e per la vita in generale.

Prosit!

photo risvegliati.altervista.org – funnyjunksite.com – pixabay.com – laleggepertutti.it – pourfemme.it – sanadottrina.it

Io non ho mai approfittato di niente e di nessuno – nemmeno di una zanzara…

Hai appena visto un uomo picchiare violentemente e ingiustamente un cane solo per il piacere di farlo, per sfogarsi con qualcuno, per collera, per qualsiasi motivo e, questa situazione, ti ha fatto crescere dentro rabbia, voglia di ribellione, fastidio, angoscia. Che cos’hai visto? Non hai solo visto un animale che veniva maltrattato, hai visto anche un’azione alla quale possiamo collegare dei termini: aggressività, abuso, sfogo, violenza, approfittamento* (*brutta creazione del sostantivo di un verbo ma legittimata da altre creazioni simili)…

giornale-cane

Sicuramente lo stomaco ti si chiude e pensi che vorresti prendere quell’uomo a calci ma ti sei mai soffermato a chiederti perché, proprio tu, da solo o anche insieme ad altri, sei stato testimone di un atto simile?

318239_866263984_voltare-pagina_h194931_l-2

Per poter leggere nel tuo inconscio, cosa praticamente impossibile da fare, l’Universo ti mostra le pagine dei tuoi lati nascosti, scritti durante un’intera esistenza, attraverso le altre persone, le situazioni, gli avvenimenti ed è quindi come se tu ti stessi rispecchiando in quel momento. Ebbene si, dentro di te ci sono quei sostantivi che ho elencato prima oppure ci sono stati. Lo so che può sembrarti impossibile ma vedi, tra tutte quelle parole, che possiamo anche definire sensazioni, sottolineando l’APPROFITTARSI di qualcuno o di qualcosa, vorrei farti ragionare su una conclusione mia personale.

Ho sempre pensato di non avere mai approfittato di nulla e di nessuno nella mia vita. Tant’è che, anche quando avrei potuto farlo, non l’ho fatto pur di dimostrarmi onesta nei confronti della mia coscienza soprattutto. Eppure, nonostante questo, i miei occhi o le mie orecchie mi hanno diverse volte messo davanti visioni e suoni inerenti all’approfittarsi degli altri. – Impossibile! – era il mio resoconto – non l’ho mai fatto! – a costo di non prendermi un merito, a costo di beccarmi una sgridata, a costo di perdere o di dover rinunciare a qualcosa.

Poi, ripensandoci, mi sono fatta delle domande:

goudvis-in-vissenkom

– Hai mai tenuto un canarino in gabbia o un pesciolino rosso in una boccia di vetro?

– Hai mai tirato una sberla a tuo figlio che te le aveva particolarmente fatte girare?

– Hai mai tirato il tuo cane al guinzaglio perché da troppo tempo si era fermato ad annusare la pipì di una cagnetta?

– Hai mai parlato male di una persona mentre questa non era presente?

………. – Hai mai ammazzato una zanzara? –

Ah! Sulla zanzara c’è da dire molto.

rapporto-tra-uomini-zanzare-e-ciabatte

Allora, innanzi tutto non cadiamo nell’estremismo che non serve a niente, parlare di zanzare è quasi assurdo anche perché potresti dirmi che lei per prima ha approfittato di te venendo a succhiarti il sangue. Bhè, in realtà, non è proprio così. Lei non sa assolutamente di farti del male e che ti farà prudere il braccio per un giorno intero. Lei non sa neanche chi sei. Che cosa sei. Forse ti crede una montagna di cibo, lei realizza solo quello al quale la sua necessità la obbliga ma, che sia chiaro, ho ammazzato anch’io delle zanzare. Non solo, alcune le lasciavo spiaccicate al muro in modo che le amiche vedessero e capissero a cosa sarebbero andate incontro…

Il concetto era per me molto chiaro: prima ti parlo, ti spiego, ti ordino di andartene “cara zanzara” (in teoria con la nostra energia dovremmo riuscirci ma… l’è dura). Se non lo capisci, sono cavoli tuoi. Io non vengo nella tana tua e tu non devi venire nella tana mia.

Molto bene, dopo un’ora di “Zzzzzz….Zzzzz….” nell’orecchio, partiva la ciabattata.

Finalmente potevo dormire soddisfatta ma mi ero comunque approfittata della piccolezza di un essere vivente che, senza volerlo, mi aveva dato fastidio. Questo dev’essere chiaro.

Non dev’essere chiaro per far nascere in te dei sensi di colpa ma semplicemente per insegnarti ad osservare quella sensazione. Innanzi tutto la sensazione del FASTIDIO che hai provato (attenzione… è la medesima cosa che vedere un uomo che picchia un cane! Se hai provato fastidio è perché il fastidio è dentro di te!) dovresti eliminarla dalla tua parte intrinseca. Cosa ti da fastidio nella vita? Il/la partner? Il lavoro? Il traffico? Il vicino di casa? I politici?

E, in secondo luogo, riconoscere il tuo approfittare, degli altri o… di te stesso. Non sono solo le altre persone ad approfittare di te, tu per primo “sfrutti” il tuo essere e non sempre in maniera positiva. Hai mai ragionato su questo fatto?

Amarti e perdonarti. Lo fai? No. Ami quella zanzara che hai appena ucciso? No. Anzi…

approfittare-di-una-persona-depressa-e-circonvenzione-di-incapace-482x270

Ora qualcuno potrebbe dire – Certo, la amo tantissimo e intanto l’ammazzo! Bello! -. Allora posso anche uccidere il mio collega, però lo amo tanto, tanto. No, le cose non stanno così. Le cose partono dall’incontrario.

Ragiona, quando ti APPROFITTI? Quando devi combattere un FASTIDIO o un BISOGNO.

Approfittarsi è sempre correlato all’appagamento di una nostra necessità. Può essere legata all’estetica, all’umore, all’educazione, economica, di qualche meccanismo strampalato della nostra personalità… ma sempre una necessità è. Ci sono coppie che stanno insieme una vita dicendo di amarsi e invece il loro è solo un silente approfittarsi l’uno dell’altro per non rimanere soli, per avere i bisogni appagati, per avere un ruolo nella vita… etc, etc… ci approfittiamo anche dei nostri genitori, dei nostri figli persino. E mica lo facciamo apposta, sono dinamiche dettate dall’inconscio molto spesso.

Quindi quello che dobbiamo eliminare sono i FASTIDI  e i BISOGNI. Automaticamente non dovrai più approfittarti di nessuno e non ti servirà nemmeno più ammazzare il collega di lavoro. Che ci credi o no nessuna zanzara t’infastidirà più, nessuna formica realizzerà una colonia in casa tua, tuo figlio non ti farà perdere le staffe, il vicino di casa si calmerà, quello che ieri ti ha mandato a quel paese ti chiederà scusa, perché sarà modificando te stesso che modificherai la realtà intorno.

ragazza-prato-fiori-gialli-02

Quando pensi di non avere dentro di te certe sensazioni, e senti che davvero non ti appartengono, impara a credere all’Universo e abbi fiducia nella vita che invece te le sta mostrando. Purtroppo nel nostro inconscio non possiamo guardare, non siamo capaci, ma possiamo utilizzare questo strumento, questa specie di diario che abbiamo scritto negli anni, e cioè la nostra esistenza, la nostra quotidianità, sapendola ora guardare e comprendendone i messaggi.

Morale della favola: la risposta alle domande che mi sono fatta sul canarino in gabbia, sul pesciolino rosso, sul figlio e sul cane è – Si! -. Ho approfittato di questi esseri per un piacere personale, perché dovevo far veloce per andare a compiere il mio dovere, perché ero stufa ma… nulla di male. L’importante è rimediare nella vita.

Ora però, la prossima domanda che devo pormi è: ho ancora di questi bisogni?

Se la risposta questa volta sarà – No! – avrò capito che posso vivere una vita basandomi su altri piaceri e nessuna situazione dovrà più insegnarmelo.

punti-interrogativi-deserto

Di una cosa sola possiamo approfittare. Delle esperienze. Perché ci insegnano, perché sono occasioni di crescita. Quindi, anziché perdere energia nel giudicarle, impariamo a porci delle domande e a darci delle risposte.

articolo

Voglio aggiungere ancora una cosa: tutto questo naturalmente vale anche per gli avvenimenti belli e amorevoli che vediamo o viviamo. Se in noi c’è amore, gioia, serenità e appagamento, ci capiterà sicuramente di essere partecipi di qualche lieto episodio fosse anche solo una mamma che bacia il suo bambino. Un momento mai banale.

Prosit!

photo laleggepertutti – 4zampenews – postik.it – dierenbox.nl – suedtirolerhotels.it – brucofalla – ergonomista.it – leichic.it