A volte basta davvero un sorriso

Colui che si imbarazza, che prova vergogna nel far qualcosa davanti agli altri, non è solo un – dolce tenero timido – anche se sicuramente provoca compassione nel cuore di chi osserva quella titubanza.

Le leggi dell’Universo sono diverse dalle nostre, forse più dure, più severe. Non appartengono alla morale umana come spesso vi ho spiegato.

Quando vediamo una persona timida, questa ci fa tenerezza perché il suo impaccio è tangibile e, per empatia, siamo portati a metterci nei suoi panni e a non voler essere al suo posto. Ai piani alti invece, la persona timida è considerata una giudicante. Sì, nel senso che: si sente giudicata e quindi si vergogna, è vittima del giudizio altrui perché lei stessa giudica tutto e tutti.

Perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati e con la misura con la quale misurate sarete misurati – (Gesù).

In questa frase Gesù spiega in due parole la Legge dello Specchio e molto altro.

Che ci crediate o no, proprio utilizzando il potere di questa legge, sono riuscita a trasmutare di molto il mio Demone del Giudizio. Sapete come ho fatto? Mi sono resa RESPONSABILE del giudizio. Mi sono riconosciuta una giudicante e ho dovuto UMILMENTE AMMETTERE (cosa ben poco piacevole) di essere una che giudicava.

Su questo punto mi ci soffermo perché la maggior parte delle persone che si rivolgono a me, cercando di risolvere alcuni nodi della loro vita, mi dicono sempre – Ma io non giudico! Per me ognuno può fare quello che vuole! -. Purtroppo crediamo di non giudicare ma lo facciamo eccome. Tutti. Chi più, chi meno.

Il problema nasce quando siamo totalmente convinti di non giudicare e non intendiamo sentir ragione. Ma è un discorso lungo e che ho già fatto più volte… oggi vorrei invece dedicare questo post alla bellezza di un sorriso (che ha a che fare anche con il giudizio) e ora vi spiego il perché.

Come vi stavo dicendo prima ho lavorato per molto tempo e molto duramente per trasmutare il mio demone del giudizio. E mica ci sono ancora riuscita del tutto! Ma va bene così.

Dovete sapere che un tempo non riuscivo nemmeno a parlare con gli estranei… figuriamoci quando mi sono trovata davanti una classe di allievi ai quali dover spiegare lezioni di Alchimia ed Esoterismo… Magia e Fisica Quantistica… Vi ho detto che ho aperto una Scuola no? Eccola qui per chi si fosse perso il post precedente www.magmel-alchimia.com

Bene… chi mi conosce sa la fatica che ho provato. Al di là del fatto che le lezioni devono essere comprensibili, devono essere dinamiche, poco noiose, etc… dovevo parlare davanti a una trentina di occhi che mi guardavano sbarrati senza mai distogliere lo sguardo da me. Il cuore iniziava a battere forte… o forse no… forse era immobile pure lui come me. Sentivo le guance prendere fuoco. Ero rigida, impietrita, ma allo stesso tempo tremavo… una tragedia! Non potevo andare avanti così.

E’ verissimo che anche l’abitudine aiuta ma nel mio caso, per come si sono svolte le cose, non avevo tempo di aspettare che l’abitudine svolgesse la sua parte. Dovevo agire io.

“Osserva Meg, osserva il turbamento… che cos’è? Cosa senti? Da cosa deriva?”. Scendendo sempre di più nel profondo arrivavo a delle sfumature del giudizio davvero carine e interessanti. Mi presi la responsabilità di tutto quel fardello e iniziai ad allenarmi a non giudicare più il mondo se non volevo sentirmi giudicata. Perché non era il pensiero degli altri su di me a darmi fastidio bensì era l’aggancio delle mie vibrazioni giudicanti con quelle giudicanti degli altri che faceva male.

Come a voler essere masochista fino in fondo (scherzo!) e come se la Scuola non bastasse, prese sempre più piede una mia grande passione che porto avanti con un compagno d’avventura.

Questa parte della mia vita si chiama “WILDLIFE IN VALLE ARGENTINA” (potete trovarla su FaceBook, Instagram e Youtube) e, assieme al mio amico Andrea vado – into the wild – alla ricerca di Flora e Fauna e luoghi splendidi della Valle Argentina. Se non che, i Comuni dei borghi di questo spicchio della Liguria di Ponente, iniziano a chiamarci per fare serate e creare eventi proiettando i nostri filmati e i nostri docuvideo. Che gioia! Che bellezza! Poter condividere con tanta gente quelle meraviglie che vediamo e immortaliamo con la nostra telecamera.

Ricordo ancora la prima volta, avevo davanti quasi duecento persone, tutte zitte, ad ascoltare me.

Andrea, che è peggio di me, continuava a dirmi – Parla tu Meg! Parla tu che io non mi oso! – e io – Ma non ce la faccio! Ma scherzi? Ma guarda quanti sono! –. Tra tutti e due poveri noi! Preferisco di gran lunga chiacchierare con due Camosci a 2000 mt che parlare davanti ad una folla ma… non è che si poteva star zitti. Va bene, decido di buttarmi (anche Andrea ha parlato quella sera) dico probabilmente qualche cavolata senza senso ma riesco a presentare il nostro progetto dando poi voce ai nostri video e tirando un enorme sospiro dopo aver spento il microfono. Sì, c’era anche il microfono! Drammaticissimo. Un microfono che, quando l’ho posato, grondava sudore… che schifo. Io non sono una persona che suda molto ma avevo persino le mani bagnate quella sera.

Pensate che effetto che fa il giudizio alla nostra mente. Trasforma temporaneamente il nostro fisico. Tutte le emozioni arrivano a lavorare anche fisicamente sul nostro organismo.

Fatto sta che gli eventi continuano… continuano a chiamarci ma, da un anno all’altro, non si può certo pretendere di abituarsi. Sono serate che facciamo solo d’estate al momento.

Finchè quest’anno, nella piccola Realdo, borgo incredibile incastonato tra le falesie della mia Valle, mi trovo davanti a un centinaio di persone per la prima volta in questo 2022.

Andrea inizia la sua solita nenia (a volte gli tirerei una testata! Perchè parla benissimo in realtà!) e dice, come al solito, di non voler parlare. Bene, parlerò io!

In piedi, davanti a tutte quelle persone, con il microfono in mano, ho iniziato a raccontare chi siamo, cosa facciamo, cosa volevamo mostrare, i dietro le quinte, etc… Ok, non sarò stata la Barbara D’Urso della Vallata ma me la sono cavata benino, forse più che benino perbacco! Dal momento che per la prima volta ho ricevuto molti complimenti, da parecchie persone, proprio sulle mie parole e su come ho parlato. Persino Andrea si è complimentato tantissimo, lasciandomi volentieri lo Scettro della Parola che ormai mi toccherà anche in futuro.

Alla fine, un signore mi si è avvicinato e mi ha detto – Signorina, guardi, io sono del mestiere, le devo fare i miei complimenti non solo per come ha raccontato nei video quello che stavamo vedendo ma anche per come lo ha esposto questa sera! -.

L’Universo premia sempre, in qualche modo ci comunica che stiamo facendo un buon lavoro. Ero entusiasta. Demone VS Meg 0 – 1. Tié!

Davanti ai miei allievi, anche se nuovi, ormai imbarazzo non ne provo più ma davanti a quel pubblico un goccino ho tremato… le frasi che mi hanno aiutata sono state “ Meg, ti giudicheranno in base a come ti giudichi tu. Sei speciale, vai benissimo, non vergognarti di nulla. Vergognati se fai del male ma non se vuoi mostrare la bellezza del creato. Giudicati splendida e sarai splendida per tutti. Loro sono un tuo specchio”. Continuavo a ripetermi queste parole nella testa.

E poi c’è anche da dire che spesso siamo noi stessi a esagerare la dose. La gente non è tutta cattiva o severa. Ma l’educazione che abbiamo ricevuto, a volte, amplifica certi messaggi.

Ma è stato un altro il premio che ho ricevuto quella sera. Nonostante i tanti esercizi fatti sul giudizio, non posso negare di non aver provato un po’ di tremarella. I volti delle persone che mi stavano ascoltando erano seri e interessati e questo mi ha intimorita ancora di più. Stavano scandendo le mie parole, dovevo essere precisa, non potevo sbagliare. Alcuni erano persino un po’ scettici, come a dire “Ma chi sono questi? Da dove arrivano? Cosa ci faranno vedere? Due fiorellini… Tse’…”. Non è stato facilissimo ma ad un certo punto, tra i vari visi, mentre cercavo con lo sguardo un punto di riferimento, ecco uno dei più bei sorrisi che si desidera incontrare in momenti come quello. Una ragazza, che conoscevo solo di vista, mi stava sorridendo con le labbra e con gli occhi. Era un sorriso caldo il suo. Amorevole. Sincero. Era come una carezza. I suoi occhi brillavano e quella sua dolce espressione sembrava dirmi “Vai Meg, stai andando alla grande, sarà tutto bellissimo!”. E’ stato un piccolo miracolo e lei era luminosa in mezzo a tutta quella gente.

Non vi racconto questo per dirvi cosa ho ricevuto quella sera ma per farvi capire quanto possa fare bene un semplice sorriso. Probabilmente lei non si è nemmeno accorta di avermi regalato tanto (anche se, a fine serata, ho voluto dirglielo e ringraziarla) o probabilmente sorrideva per la curiosità di quello che avrebbe visto a breve ma, nel mio cuore, ha fatto l’effetto che vi ho raccontato.

Sorridete. Sorridete alle persone perché ce n’è un gran bisogno e questa non è retorica. Sorridete davanti a chi è teso, davanti a chi soffre, davanti a chi sembra assente, stressato o troppo serio, perché è come coccolarlo, è come dirgli – Ti ho visto, so che ci sei e ti tengo per mano -. Sorridete perché, al di là della mia serata. molto leggera rispetto ad altre occasioni e altri esseri umani, un sorriso può essere terapeutico.

Grazie di cuore D. il tuo sorriso mi accompagnerà ogni volta che rimarrò spiazzata davanti a un grande pubblico. Oltre a un dono prezioso è stato anche un meraviglioso insegnamento.

Concludo dicendo che non è detto che chi osa parlare in pubblico, in totale serenità, non è uno che giudica, l’Universo parla tante lingue ma vi assicuro che quando voi vi sentite giudicati dagli altri, un lavoro utilissimo che potete fare per “guarire” da questo stato è osservare profondamente il giudizio dentro di sé. Senza rinnegarlo che altrimenti non serve a niente.

Buona auto-osservazione Anime belle.

Animale Guida – Come si usa? E se è disgustoso? – parte 2°

Bene, partiamo da dove eravamo rimasti. Occorre “diventare” il nostro Super Animale.

DIVENTARE LUI 

Devi innanzi tutto prendere confidenza con lui. Un po’ come fare amicizia con un nuovo cane.

Le prime volte ti dovrai dedicare a lui con un po’ più di dedizione poi tutto verrà veloce e spontaneo.

Chiudi gli occhi. Pensa intensamente ad un Topo. Nel primo articolo si parlava di lui. Osservane i più piccoli dettagli. Il pelo, i baffi, le piccole unghie, gli occhi lucidi. Prova, nella tua immaginazione, ad accarezzarlo, a farlo tuo. Quando senti di provare armonia verso di lui e ne inizi a percepire una sorta di connessione, dopo diversi giorni, prova a diventare lui. Non serve che ti trasformi, ti basta sentire lui dentro di te e tu in lui, divenendo il Tutto. Ora cerca di esistere come Topo. Il tuo cuore batte più veloce. Sei piccolo. Il mondo cambia prospettiva. Come senti? Come vedi? Dove vivi?

So che con certi animali questo può farti ridere se pensi a dove va a posarsi una Mosca e immagini di essere tu, ma è l’unico modo per diventare un tutt’uno con lei. In fondo, le Mosche, si posano ovunque, sui cadaver… ehm, no, scherzavo… sul formaggio! Va bene il formaggio?

Bene, ora che hai imparato a diventare lui salutalo, ringrazialo e amalo. Fallo di cuore. Adesso ordina in modo imperativo, ma non presuntuoso, al Topo, di concederti la o le forze che ti servono. Attento perché ogni animale ha anche caratteristiche negative come ti ho detto prima. Sii preciso. Devi conoscere molto bene il tuo. Se non ti trovi in una situazione allarmante, nella quale ti occorre velocemente diventare lui in tutto e per tutto per salvarti, cerca di valutare bene quello che ti serve. Il Topo infatti è anche troppo pignolo, rimugina in continuazione, ha paura, non si lascia mai andare… quindi scegli bene.

IL SUO MODO DI PARLARE

Se invece, diversi Topi, compaiono fisicamente nella tua vita e in modo significativo, può voler dire che non hai il coraggio di uscire dai tuoi schemi. Continui a crogiolarti nelle tue idee e nella tua zona di comfort, nonostante questa ti stia facendo soffrire e ti stia tarpando le ali solo perché hai paura dei cambiamenti. Ecco… i Topi possono prevalere, diventare una piaga, rosicchiare tutto (che equivale alle emozioni che ci corrodono dentro di quando vorremmo vivere diversamente ma non lo facciamo). Sono impertinenti, astuti, tradizionalisti.

Come farai, quindi, ad usare il Topo in tuo aiuto?

Se hai il Topo come Animale Spirituale e lo hai scoperto dopo una ricerca seria (e non tirando i dadi a FaceBook) è perché è il Topo che ti serve. Pertanto, studiane bene la natura. Conoscendolo a menadito saprai immediatamente invocare ciò di cui hai bisogno. Fallo. Fallo concentrandoti. Respira profondamente ma non respirare solo aria, respira quell’energia. Domanda e continua a domandare. Se non sei ancora un Mago non ti basterà schioccare le dita una sola volta. Continua anche il giorno dopo e quello dopo ancora. Una o due volte al dì. Non diventare assillante. Insistere significa non aver fiducia di ottenere quello che si desidera tu invece dovrai darlo per scontato. Quel domandare dovrà, come ti ho spiegato prima, essere un ordine gentile, accompagnato da ringraziamento sincero. Gentile, non umile.

LA METAMORFOSI

A furia di fare questo diventerai lui. Stessa cosa vale con Puma, Leone, Gatto, Orso, Cervo e via discorrendo.

Non dimenticare di ringraziarlo anche dopo aver ottenuto il successo. Non aspettarti un successo fatto e finito fin dalla prima volta ma anche un impercettibile, minuscolo passo avanti è da considerare meraviglioso.

Durante le tue giornate, ogni tanto, pensa al tuo Animale Guida. Accarezzalo, parlagli, ricordati di lui. Non permettere al cordone ombelicale che vi lega di avvizzirsi.

Penso di averti detto tutto. Non ti elencherò gli animali e il loro significato in quanto, in rete, su siti seri, puoi trovarne quanti ne vuoi. Mi preme di più prometterti che puoi riuscire. Puoi riuscire davvero. Molti lottatori, soprattutto orientali, sentivano crescere in loro l’Animale Totem in grado di aiutarli in quel combattimento e ne usufruivano tutte le potenzialità. Lo fanno ancora.

Prima di concludere questo lungo discorso, mi sembra però doveroso consigliarti anche come puoi trovare il tuo Animale Guida. Innanzi tutto lascia perdere (secondo me) quei gioco-test che trovi su riviste o in rete. Conoscere il proprio Animale Guida indica uno stile di vita particolare. È un qualcosa di spirituale e soprannaturale.

CONNESSIONE TOTALE

Innanzi tutto devi imparare a connetterti maggiormente alla natura tutta. Se sei una persona che solitamente non considera il creato che la circonda dovresti imparare a farlo. Il vento, le foglie, i fiori, la pioggia, gli animaletti, i tramonti, le atmosfere, gli alimenti e gli elementi naturali… sono tutte cose che devi cercare di vivere diversamente da come hai fatto finora.

È l’Animale a venire da te, non devi decidere tu. Attraverso la meditazione, o comunque il silenzio interiore, e l’intenzione di farlo giungere ce la farai. Impara l’arte della contemplazione delle piccole cose. Impara ad osservare e percepire la tanta vita che c’è attorno a te.

Inspira i profumi del mondo, soffermati su quei colori, sul volo degli uccelli, gli scatti degli insetti, il brillio delle pietre, la quiete della montagna, la tenacia delle onde del mare. Spiega a te stesso e al cielo di cosa hai bisogno. Pensa agli animali che conosci. Prova a passare le tue ore riflettendo sul mondo animale. Questo è utile anche per eliminare il chiacchiericcio mentale deleterio che ti accompagna. In qualche modo, il più adatto, si presenterà. Inchinati a lui e lascialo entrare dentro di te.

Non preoccuparti se le prime volte ti senti imbranato e maldestro. Lascia fare a lui. Fidati di lui. Chiedi-ordinando. Chiedi e ti sarà dato.

Prosit!

photo valdifiemme-hotel.it – aforismi.meglio.it – ilibricalzelunghe.it – brucelee.com – naturopataonline.org

Il Dolore – l’indesiderato messaggero degli Dei

APRITE QUELLA PORTA (tipo Leatherface)

Non lo vogliamo con noi perché ci fa provare sensazioni spiacevoli. Ci fa male. È straziante e vogliamo allontanarlo, o non vederlo, o cacciarlo via. Mi riferisco al dolore che a nessuno piace. Mi riferisco a qualsiasi dolore ma, oggi, parlo più nello specifico di quello fisico, ultimo stadio di una scalinata in discesa.

Ogni tipo di dolore, o malessere fisico, è un messaggio che occorre tradurre e se ci convincessimo di questo la nostra guarigione avverrebbe in maniera più facile.

Ci sono dolori molto forti, i quali ci sembrano più potenti di noi ma se noi volessimo potremmo vincerli. A volte però ci trovano sfiniti, depositiamo le armi e li lasciamo fare soccombendo al loro volere. Prima di giungere a questo momento, dal quale è molto difficile uscire, si può provare a considerare cosa vuole dirci. Il dolore è come un bambino e se anziché allontanarlo da noi, provassimo ad ascoltarlo, smetterebbe di pestare i piedi isterico.

Spesso il dolore bussa alla nostra porta in modo molto lieve e noi non lo sentiamo, pertanto, non gli diamo retta. Allora bussa più forte, noi andiamo a vedere chi è, ma non vogliamo aprire l’uscio della nostra casa ad un essere così maligno che sappiamo ci farà del male. Così inizia a suonare il campanello. Un suono che ci trapana le orecchie, che inizia a intimorirci ma teniamo duro anche se già siamo avvolti da paura e fastidio. Anche se già ci ha buttati nell’angoscia. Infine, sfonda la porta.

Se ci comportiamo da “sordi” ci pensa lui a farsi sentire. E si impossessa di noi. Ora è lui a comandare e sembra furioso. Se decide che dobbiamo stare immobili nel letto, ci immobilizza nel letto. Non ci sono cavoli che tengono.

LASCIAMI PARLARE

Ma allora come si può liberarsi di lui? Lui ha un compito e lo porta a termine costi quel che costi. Siamo noi, in fondo, che abbiamo deciso di non ascoltarlo fin dall’inizio. Il suo compito è quello di avvisarci e di farci sapere che stiamo sbagliando in quella/e situazione/i facendo del male al nostro bambino interiore ossia soffocando e non riconoscendo il nostro essere divini. Se, quando giunge a noi, lo lasciassimo parlare e lo lasciassimo sfogare, ascoltando tutto quello che ha da dirci e provassimo poi a mettere in pratica i suoi insegnamenti, lui poi se ne andrebbe e non tornerebbe più. Non avrebbe più niente da spiegarci dal momento che abbiamo compreso.

Ma lasciarlo parlare significa permettergli di “farsi sentire” ossia significa per noi provarlo. Provare quel dolore, sentire male, stare poco bene. È molto più comodo, invece, prendere un medicinale o farsi operare così lo si zittisce e si sta subito meglio, per lo meno finché l’indesiderato ospite non decide di tornare più forte di prima.

Da semplice febbre si trasforma in gastrite, ad esempio, e quindi noi non correliamo le due cose, pensiamo a due eventi non connessi tra loro e questo accade perché non parliamo il suo linguaggio e nemmeno vogliamo impararlo. Diamo sempre la colpa a quello che la medicina ci ha mostrato come massimi responsabili: la sfiga, l’ereditarietà, il contagio, i virus, il periodo, il condurre una vita non sana.

E il nostro infinito potere interiore dove va a finire? Sono quindi vittima e schiava di agenti esterni. Se nasco in una famiglia di diabetici sono una sfigata senza speranza. Ecco lì, risolto tutto. No… non funziona così.

NUOVI AMICI

Siamo esseri unici e irripetibili. Nonostante i geni, simili a quelli dei nostri genitori, l’ereditarietà esiste perché ci convinciamo che deve esistere. Perché ci hanno insegnato che è vera. Su questa storia dell’eredità dovrò scrivere un articolo perché, mi si perdoni, ma la considero un po’ una presa in giro. Ora torniamo al dolore, al doverlo accogliere.

Lasciagli fare ciò che vuole. Sopporta il tuo dramma se non riesci ad accettarlo ma entra dentro di lui. Mescolati con lui. Ascoltalo fino in fondo. Non ti sto dicendo che non puoi usare aiuti se soffri incredibilmente e neanche ti sto dicendo di non fare nulla per guarire ma, lui, il dolore, deve essere accolto da te come se fosse tuo figlio. Non scacciarlo via dimenticandoti di lui. Parlagli. Chiedigli cosa vuole comunicarti. Domandagli cosa puoi fare per dissolverlo. Chiedigli perdono e persona te stesso per averlo creato. Se saprai ascoltare in modo fine, lui ti parlerà e nascerà tra voi un rapporto incredibile e interessante.

Non mi crederai ma molti dolori, piano piano, si trasformano in “migliori amici”. Si schierano dalla tua parte perché ti amano e, sempre presenti, si fanno sentire dando avvertimenti che ti mettono in guardia per non cadere nella trappola nella quale sei caduto tempo prima, quando sei quasi morto dal male. Lascialo fare, digli che non vuoi mandarlo via, che non ce la fai più a sopportarlo ma che accetti, nonostante tutto, la sua presenza. Chiedigli di essere magnanimo, il dolore ti sente. Ti sente perché è tuo, sei tu, è una parte di te. E coccolalo, coccolati. Coccolati come faceva tua mamma quando eri un bambino. Chiedigli scusa, fagli capire che hai compreso e impegnati sinceramente ad apprendere quella lezione. Accetta la sua furia, urla e ricordati che tu sei più forte di lui. Sei tu che hai creato lui e non il contrario. Tu sei il genitore, l’amministratore, anche se ti sembra impossibile.

LA LINGUA SCONOSCIUTA

Traduci la sua lingua. Cosa ti sta dicendo? Che vivi imprigionato perché sei vittima del giudizio degli altri? Come ti permetti? Tu sei Dio. Dentro di te c’è l’intera energia cosmica, sei formato dagli stessi atomi che formano l’intero universo e vivi un’esistenza di cacca perché altre persone ti valutano. Permetti a loro questo? Gli dai questo potere? Dai a loro il potere di farti sentire un inetto? Ti autosvaluti perché fin da quando sei nato, in qualche modo, ti hanno passato il messaggio che vali poco. O sei invidioso? Un essere onnipotente come te invidioso di altri, un debole quindi, un micragnoso, un insufficiente. Oppure ancora vivi completamente nella paura e nelle preoccupazioni. Hai paura di tutto: dei soldi, dei sentimenti, del mostrarti, del lavoro, della malattia, dei legami… individua come un chirurgo cosa sta cercando di dirti il tuo dolore. Vuole solo aiutarti. Vuole solo suggerirti che tutto ciò nasce da delle trappole della mente. Da inganni ai quali tu dai un valore inestimabile, probabilmente, senza rendertene conto. Vuole farti capire che puoi vivere libero, libero da tutto questo e quindi in perfetta salute e in totale armonia.

Prosit!

photo blog.pianetadonna.it – unoduetre.eu – scuola.net – m.rimininotizie.net – unica.it – ufoforum.it – fiumesilente.com

Le Aspettative… dolore tremendo dolore…

E mica facile liberarsene sapete?

E non è facile anche perché la maggior parte di loro nasce spontanea… zack! All’improvviso.

Voglio dire… anche solo se chiamo qualcuno – Ehi! Mario! – istintivamente mi aspetto che Mario mi risponda no?

Bevo? Mi aspetto di dissetarmi e placare la mia sete! E’ ovvio!

E questo piccolo ma stramaledettissimo meccanismo, si istaura in continuazione divenendo il “padre” di ogni genere di aspettativa, anche di quelle più grandi.

Beato chi non si aspetta nulla, perché non resterà mai deluso – (Alexander Pope)

Mandiamo un messaggio affettuoso a qualcuno? Ci aspettiamo almeno in cambio l’emoticon di un sorriso. Facciamo un favore a qualcuno? Ci aspettiamo un – Grazie – o, quantomeno, di vedere quella persona più sollevata. Che se ne dica, che quando si dona non bisogna aspettarsi nulla in cambio, ma certo, questo lo sanno tutte le anime buone e tutti quelli che ci riflettono sopra, ma è anche normale che se mi appresto a fare un piacere a qualcuno per aiutarlo, lo faccio proprio per vedere poi il mio risultato attraverso la sua acquisita serenità. Sennò… se sta male come prima, o peggio, che gliel’ho fatto a fare?

Il comportamento degli altri è anche un insegnamento. Attraverso quello impariamo a relazionarci. Come capisce, il bambino, che quella cosa non la deve fare? Beh, proprio perchè si “aspetta”, così facendo, che la madre, incavolata e non poco, si trasformi in una iena furiosa proprio come l’ultima volta.

Ma, tornando al discorso precedente, si esagera notevolmente quando si inizia ad aspettarsi (speranza) che quell’uomo lascerà moglie e figli per stare con noi, o che il nostro capo ci dia un aumento di stipendio, o che in quella importante situazione, tutto vada per il meglio.

E insomma che queste aspettative, a mio avviso, ci rovinano un po’ la vita. Sono davvero deleterie. Come dicono molti Guru, è seriamente necessario allenarsi e liberarsene, pur essendo ciò una cosa ardua, proprio a causa del loro comparir improvviso e velocissimo che… ogni volta che me ne accorgo io dico subito – Nooo!!! Meg! Pensa ad altro! Pensa ad altro! Distraiti! Ricorda i nomi dei sette nani! Cucciolo, Mammolo, Dotto, Pisolo…. – davvero eh? Per forza! Altrimenti inizio a pensare “Oh! Chissà cosa dirà? Sicuramente reagirà così, sarà contento/a certamente, sarà affettuoso/a, e ambarabaciccicoccò…” e invece… invece poi ricevo un asciuttissimo “Ok” e mi cadono in disgrazia le palline, che non ho, fino al malleolo. E in disgrazia ci cado anch’io! L’angoscia si impossessa di me.

Perché, alla fine, le aspettative sono dei bisogni. E io mica sono immune. Ho anch’io i miei. Ma le conosco, le ho studiate, ci parlo con loro e ci litigo pure. Oh già. E diverse, devo dirlo, le ho con fierezza lasciate alle spalle. Sono convinta che a furia di allenarmi, un giorno vincerò. Ecco, mi auguro possiate riuscire a fare la stessa cosa, per questo ho deciso di scrivere questo articolo. Allenatevi quotidianamente. Fallirete molto spesso, anzi quasi sempre (mi riferisco ai comuni mortali) ma non demordete, non date tregua alle aspettative.

E che poi son proprio subdole. Certo. Quelle brutte, si avverano sempre, quelle belle no. Ma purtroppo è ovvio, almeno la maggior parte delle volte e vi spiego il perchè. Perché mentre quelle brutte le diamo per CERTE con massima sicurezza, quelle belle invece le SPERIAMO.

Se speri ti metti in attesa, se vuoi ti metti in azione – (Stefania Martone)

Ossia, è difficilissimo dire – Mah… chissà se gli piacerà questa cosa, speriamo di si – con la stessa sicurezza con la quale diciamo – Non gli piacerà, già lo so -. Quante volte succede? E’ vero che spesso possiamo anche affermare – Gli piacerà di sicuro – soprattutto se conosciamo i gusti del destinatario del regalo ma, fatto stà che, se a una persona gridiamo – Vaffanculo! – possiamo aspettarci una risposta ovvia; se invece gli diciamo – Ti amo -…. Mhmmm… la cosa inizia a farsi ardua.

Inoltre, dietro al nostro “Vaffanculo!” non c’è la stessa aspettativa del “Ti amo”. Mi sembra naturale. Mentre il primo è uno sfogo, il secondo è reputato un bel dono, al quale bisognerebbe rispondere in un certo senso. In mille maniere si… ma sempre in un certo senso. Beh, certo, perché questo ci hanno insegnato.

Quello che ci aspettiamo raramente accade: ma quello che meno ci aspettiamo di solito succede – (Benjamin Disraeli)

Le aspettative sono infatti figlie degli schemi mentali. Del giudizio collettivo, sociale. Sei rimasto bocciato? Sei un asino, non vali niente! E, naturalmente, un genitore si aspetta sempre che il figlio rimanga promosso, quando forse, a volte, un figlio, non è più ignorante o svogliato di altri. Ha solo bisogno di un po’ più tempo. Ma non inoltriamoci in discorsi lunghi e assurdi.

Ciò che vi auguro è di liberarvi il più possibile dalle aspettative e, per farlo, oltre a non dar loro tregua come ho detto prima, dovete anche cercare di appagare diversamente i vostri bisogni. Vale a dire che, ‘sti bisogni, dovete appagarveli da soli. Non dovremmo dare ad altri questa responsabilità. Lo so, è dura, ma è proprio così. A volte capita che qualcuno aiuti qualcun altro solo ed esclusivamente per sentirsi egli stesso a posto con la coscienza, oppure per sentirsi appagato dell’essersi reso utile convinto che questo gli porti più amore e affetto da parte degli altri. Quell’amore andrebbe ricercato in noi e creato attraverso noi stessi. Senza fare dell’assolutismo. E’ bellissimo essere amati e condividere, ma la scintilla interna dev’essere esclusivamente nostra.

Perché altrimenti, alcune aspettative, possono fare davvero tanto male. Soprattutto quelle continue, quotidiane, come la goccia cinese. Possono arrivare a spezzare anche i cuori sapete? Davvero. E no, riflettete, sarete tutti d’accordo nel dire che non possiamo proprio permetterlo. Quel cuore è nostro, è la nostra vita, è la sede della nostra più grande forza ed energia, e va protetto a qualsiasi costo.

I frutti che nelle tue aspettative immagini di cogliere sono su rami che non esistono – (Fabrizio Caramagna)

Gli altri, quelle stesse persone dalle quali “ci aspettiamo qualcosa” non sono come noi. Sono diversi. Dei mondi a sé. Noi reagiremmo così, noi faremmo a quel modo, noi ci azioneremmo a quella maniera, ma loro no. Perciò, ragionandoci, è anche davvero stupido avere delle aspettative verso altri. E’ come parlare in italiano ad un arabo e aspettarci che questo ci risponda nella nostra stessa lingua.

Una fatica! Ma lo ripeto: è vietato demordere!

Buon lavoro!

Prosit!

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