Il Demone nelle Registrazioni Telefoniche

IL NEMICO IN CASA

Può capitare a chiunque di essere succube di un’altra persona. Per amore, per interesse, per paura, per lavoro… Spesso ci facciamo trattare come mai avremmo pensato ma, in quel momento e davanti a lei, non siamo in grado di reagire. Abbiamo paura di perderla o di perdere ciò che può darci. Accade così che: gli aggressivi, i colpevolizzatori, gli invidiosi, i manipolatori, i narcisisti e un’altra marea di – persone nocive – possono farci del male. A volte ci rendiamo subito conto dell’offesa o dell’accusa ricevuta, altre volte invece il loro attacco è malizioso, silente, si insinua come un tarlo ma chi ne è vittima non lo vede. Questo tarlo però viene accolto, e inizia piano piano a lavorare sempre più ricco di strumenti, che la vittima stessa gli fornisce e che il carnefice alimenta.

UN AIUTO DALLA TECNOLOGIA

Esistono delle App che permettono di registrare le telefonate effettuate e ricevute ma ciò che voglio raccontare non ha niente a che vedere con lo stalking o con eventuali denunce alla Polizia. Anzi, la persona con la quale avete a che fare e che ogni giorno vi opprime, anche se vi sembra di avere con lei un “bel rapporto”, deve essere a conoscenza delle registrazioni, altrimenti una bella denuncia sulla privacy ve la beccate voi.

A causa delle passioni che svolgo, spesso mi chiamano persone che mi forniscono molti dati, magari di fretta o in grande quantità, oppure amici con i quali collaboro a testi verso i quali ricevo molte informazioni. Tutte cose che, dopo dieci minuti, non ricorderei se non registrassi, pertanto, dopo averli ovviamente avvertiti, registro la comunicazione. A volte addirittura sono loro che, entusiasti di qualche complessa idea venuta alla mente e timorosi di scordarla essi stessi, mi chiedono – Meg! Stai registrando? -.

Non c’è nulla di male. Risentendo con calma poi certi concetti, ne possono fuoriuscire altrettanti e da una semplice telefonata si realizzano opere davvero interessanti. In fondo, mica si dicono cose private, non facciamoci spaventare dai mass media, e inoltre, quella telefonata, basta cancellarla eventualmente.

IL REGISTRATORE

Detto questo vi starete chiedendo cosa c’entra il registrare le telefonate con la storia delle persone nocive a inizio post. C’entra per sentire con le vostre orecchie il cambiamento che siete riusciti a svolgere dopo aver lavorato sulla vostra debolezza. Immaginando ovviamente di aver voluto lavorare sulla vostra debolezza e di aver deciso di trasmutare il vostro piombo in oro. Supponiamo ch’io abbia un partner parecchio offensivo nei miei confronti. Io accetto, sopporto, e mi faccio maltrattare. Questo accade finché io per prima non mi rispetto e lui riesce a farmi sentire un povero paramecio che non vale nulla.

Quando la svalutazione, l’angoscia, la rabbia, la tristezza iniziano ad essere troppo grandi da sopportare, decido però di far qualcosa per me stessa e di modificare quella situazione (a volte accade). Decido di farmi rispettare a costo di rimanere single. Caspita come cambia il suo tono! E come cambiano le sue parole! Però, fin qui, la sorpresa è piacevole ma relativamente poco… sorprendente. Ciò che davvero farà sgranare i vostri occhi sarà ciò che avete modificato dentro. Sarà la trasformazione del bisogno di quella persona in amore per voi stessi e, di quella persona, non avete più necessità. Ma non solo.

L’ILLUMINAZIONE

La cosa più importante accade quando quella persona minava alla vostra autostima (dicendovi di amarvi tanto) e voi non vi rendevate assolutamente conto del suo gioco maligno. Lei sapeva appagare i vostri bisogni e voi, beati e contenti, l’amavate ogni giorno di più, o la stimavate ogni giorno di più, a seconda del rapporto. Potrebbe essere vostra mamma, il vostro capo, il vostro fidanzato. Gente verso la quale non era nemmeno contemplata un’eventuale vostra ribellione.

Nel periodo in cui siete vittime e riascoltate le telefonate, magari quotidiane con quel tizio, potreste rendervi conto che qualcosa non va, oppure farvi pena da soli, oppure ancora non accorgervi di nulla. Quando invece riascoltate le telefonate dopo essere “guariti”, eccoli lì tutti i demoni di quell’altro che escono fuori pronti per venirvi a ferire. E ora ben riconoscibili!

Eppure quella frase l’ha sempre detta e io non mi rendevo conto!

Eppure quel tono di disapprovazione l’ha sempre usato e io non mi rendevo conto!

Oh! Ecco il ricatto! Era mascherato! Ma ora è palese!

Ah! Ecco la sua delusione! Vuole farmi passare come uno che non vale niente!

E questo aiuto? Senti senti… ma questo non è un aiuto, gioca tutto a suo favore! Ma come ho fatto ad essere così stupido! -.

È incredibile quello di cui riuscirete a rendervi conto adesso. È incredibile come ora vi rendete conto di quanto quei dialoghi hanno un’altra sostanza. Saprete valutare anche le piccole cose come ottimi investigatori:

“Qui ha fatto una pausa, non sapeva cosa dire… qui balbetta, era imbarazzato… qui si sta arrampicando sui vetri! Ha torto marcio e io gli ho dato ragione!”

Libertà

Il demone è stato smascherato e osservarlo attraverso le registrazioni, ascoltandolo e riascoltandolo, è illuminante e di grande aiuto.

Vi fa sentire bravi e orgogliosi di voi. Vi mostra la sua debolezza che un tempo scambiavate per potere. Vi apre nuove porte che potete varcare. Vi dona stupore che è sempre piacevole. Vi regala la determinazione di continuare verso la strada della libertà. Vi fa sentire un gradino sopra rispetto a dove eravate. Insomma è un vero toccasana!

Succede, a volte, che ci si chiede “perché penso di non piacere a quella persona? Eppure lei mi dice che mi stima tanto…”. Eccole lì le risposte, nascoste tra le righe ma ora chiare e lampanti.

Se riuscirete ad usare questo mezzo vi renderete conto di come le cose sono cambiate.

Prosit!

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Liberiamoci Dei Rompipalle 8° – IL SUPERBO

Sapete che i Superbi tra noi sono davvero molti? Più di quelli che possiamo immaginare.

Si perché, quando si parla di SUPERBIA, si pensa immediatamente ad una persona tracotante e supponente che, guardandoci dall’alto in basso, ci ordina determinate cose, credendosi chissà chi, e ci tratta come poveri mentecatti.

Oh no! Questo è vero, ma il Superbo, in realtà, è anche molto più subdolo e, per questo, sovente, passa inosservato.

Vi faccio subito un esempio che capita spesso tra umani e che lo si può comparare a mille altre situazioni.

All’interno di una comune famiglia, un figlio confessa che amerebbe tanto avere un cane. – Va bene – dicono i genitori e, l’indomani stesso, ecco un bel cagnolino, nuovo membro di quella casa. Uno splendido Bassotto.

Ma io non volevo un Bassotto! – lamenta il ragazzo – non mi piace, volevo sceglierlo io, volevo andare in un canile e guardare quello che più mi piaceva!

Il padre, a quel punto, gli mette una mano sulla spalla attirandolo a sé e, guardandolo come lo guarderebbe un caro amico consigliere, gli dice – Ma come? Volevi un cane e te lo abbiamo preso, alla mamma piace tanto e poi… guarda che occhioni dolci ha! Come può non piacerti?

Stiamo quindi parlando di un padre (e di una madre) convinti di aver fatto la scelta migliore. Il Superbo crede di sapere meglio di voi cosa fa bene a voi o cosa va bene per voi. Questo è alla BASE della Superbia.

Questo significa instillare il senso di colpa introducendolo nell’animo del malcapitato. Dovrebbe suonare un allarme dentro di voi a questo punto. Tutto ciò significa: “Sei un figlio ingrato, noi ti abbiamo accontentato immediatamente e tu non sai apprezzare il nostro gesto. Sei anche un menefreghista perché non consideri i gusti di tua madre che ti è venuta incontro nel prendere un cane. Noi siamo buoni e tu cattivo. Tu non meriti nulla. Etc… etc…”. Ok? E ora pensate bene a quante volte accade, o è accaduto, nella vostra vita. Magari lo avete subito o lo avete commesso. Magari lo avete vissuto, non per forza dai genitori ma da qualsiasi altro.

In parole povere:

– Hai due genitori che ti hanno prontamente accontentato e tu non apprezzi il loro gesto

– Non consideri i gusti di tua madre

– Stai preferendo un essere vivente ad un altro essere vivente; questa è discriminazione

E poi…. attenzione bene…. c’è… l’inganno!

L’inganno dato dalla finta complicità del padre: mano sulla spalla, tono calmo e convincente, sguardo ammaliante.

(Tenete conto, inoltre, che un cane non è un giocattolino che dopo un mese si rompe e lo si cambia; un cane può vivere parecchi anni e, per parecchi anni, il ragazzo dovrà tenersi un cane che non desiderava)

Badate bene: tre sensi di colpa (più il tradimento del papà) in una sola frase, detta con dolcezza, pacatezza e cercando di convincere l’altro.

Questa è Superbia. La Superbia, come dicevo, di credere di saper sempre fare il meglio e meglio degli altri, la cosa più giusta, senza nemmeno ascoltare chi si ha di fronte e i suoi desideri fino in fondo. L’utilizzare le proprie capacità quasi astute (truffaldine) per ottenere ciò che si vuole, incuranti dei sogni e necessità altrui.

Questa è anche manipolazione.

Ora, è vero che palesemente il Superbo è una persona convinta, irremovibilmente, di essere superiore a tutti ma, quello che occorre capire, è che non sempre palesa questa sua convinzione attraverso un agire schietto e ben visibile che urta. La sua Superbia, in realtà, può passare totalmente inosservata ma viene comunque subita dalla nostra percezione, dalla nostra parte più intrinseca e, una volta recepita, rimane lì, e ci fa del male.

Riesce a farci del male perché può portare, all’interno di noi stessi, tanti messaggi ma tutti a sfondo negativo come: l’autosvalutazione, la sottomissione, l’insicurezza, la rabbia, l’avversione, la tristezza…

Adesso, dimenticandoci l’esempio del padre e del ragazzo che vuole il cane, c’è da dire però che, anche se può sembrare strano, spesso, un Superbo non si accorge di esserlo nel senso che stà, egli stesso, così facendo, appagando delle sue necessità. In modo sbagliato certamente ma questo c’è alla radice. La moglie che, ad esempio, manipola il marito, pur non accorgendosene, sente il bisogno di farlo per PAURA. E’ sempre, o quasi, la PAURA a governare. La paura che vada con un’altra donna, la paura di rimanere sola, la paura di venir sottomessa, la paura di non essere amata… e quindi, con Superbia, lo obbliga ad avere comportamenti che, secondo lei, le dimostrano amore. Lo tiene in pugno e, i suoi timori, sono placati. Un giro poco sano certo, ma questo è.

Vedete che meccanismo arzigogolato? Per questo occorre precisare bene cos’è la Superbia, perché non è soltanto quella conosciuta la maggior parte delle volte, ma nasconde anche, e soprattutto, questo aspetto. La Superbia può essere un’azione ma anche un vestito che si indossa e quindi cambia sembianze.

Non è facile riconoscerla prontamente, dal vivo. Siamo molto, troppo abituati a sentirci dire determinate frasi. Ponete attenzione. Ascoltate il vostro intuito. Quel piccolo, pungente, sentire nel vostro stomaco.

Prosit!

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Liberiamoci Dei Rompipalle 3° – L’INVIDIOSO

E rieccoci all’appuntamento con i famosi “Rompipalle”. Si, quelli che vivono tra noi e ci rovinano le giornate. Nella categoria, qui a destra – PERSONE NOCIVE –, potrete leggere gli altri tipi di Rompipalle e le varie presentazioni che ho scritto finora come quella sull’autore che stimo molto, Bernardo Stamateas il quale, nei suoi libri, citati anch’essi, ci spiega come liberarci una volta per tutte da quelle persone che ci distruggono la vita e, dopo averle studiate anch’io, mi sento di consigliarvi questo che state per leggere. Oggi parleremo di una personalità “tossica” davvero particolare ossia: L’INVIDIOSO. Uh! Mi vien già la pelle d’oca.

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Iniziamo subito con una frase che trovo molto significativa per descrivere quello che è considerato uno dei sette peccati capitali – L’invidia è un cappio intorno al collo per chi la prova – (cit.) ma potrei riportarne molte altre come – L’uomo invidioso pensa che se il suo vicino si rompe una gamba, egli sarà in grado di camminare meglio – di H. Schoeck e, insomma, ce ne sono a milioni. Il significato comunque è sempre lo stesso, l’invidioso è colui che cerca il male altrui anziché procacciarsi il proprio bene. E’ una persona che s’intristisce e si arrabbia quando un altro è felice. Un meccanismo comportamentale davvero complicato. Si dice che un po’ di invidia la proviamo tutti nella vita e si dice anche esista l’invidia “buona” e quella “cattiva”, oggi però lo scopo è quello di riuscire a difendersi dalle lame affilate e taglienti che l’invidioso energeticamente ci lancia e percepiamo con dolore.

Une fille sur le pont 1998 réal : Patrice Leconte Daniel Auteuil Collection Christophel

Mettiamoci innanzi tutto bene in testa alcune cose:

– l’invidioso è una persona praticamente malata perché vive in un continuo stato di insoddisfazione causando a se stesso problemi sia fisici che spirituali non da poco.

– capiamo anche che s’invidiano le cose belle e non quelle brutte quindi, sei tu il soggetto bello ossia forte, mentre l’invidioso è il soggetto debole e brutto (così lui si considera).

– l’invidia è come un tumore che mette metastasi e, se non si modifica il modo di pensare, accalappia man mano tutti gli organi uccidendoli, ma non è contagiosa.

L’invidia è una dichiarazione di inferiorità – N. Bonaparte.

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Praticamente dobbiamo guardare all’invidioso come ad un povero malato non in grado di vivere. Questo però non vuol dire che dobbiamo sopportare la sua patologia che lui riversa su di noi e ammalarci noi stessi, ne’ dobbiamo provare pena, in quanto non dovremmo giudicare. E’ molto facile e costa meno fatica sentirsi deboli che non coraggiosi. Dobbiamo solo sconfiggere la sua potenza verso la nostra persona. Crearci uno scudo intaccabile.

Come prima cosa, ricordiamoci che se riceviamo invidia è perché abbiamo bisogno di riceverla. Questa emozione arriva a noi per due motivi principali. O siamo noi i primi ad essere invidiosi e quindi ci stiamo solo rispecchiando nell’altro (questo vale per tutte le sensazioni) oppure la giudichiamo esageratamente, non sopportandola, e finchè non riusciamo ad accettarla e ad amarla lei verrà sempre a trovarci. Giudicandola non la si abbandona.

Una certa quantità d’invidia spinge a volte le persone all’ambizione e al fare per diventare come la persona che ammirano. Ecco, infatti, il giusto termine è proprio ammirazione. In questo caso, non possiamo parlare di quell’invidia che provoca malessere ed è proprio quello che dovrebbe fare colui che pecca di questa caratteristica; trasformare il suo sentimento insano in: ammirazione verso il prossimo. Questo però è un lavoro che deve fare lui ma io che ricevo la sua emozione negativa come posso fare per evitarla?

C’è poco da dire, devo convincermi al massimo che possiedo realmente quella forza che mi fa sentire invidiato. Devo sentirmi immensamente grande. Inavvicinabile. Un Dio. Già lo sono, ve l’ho detto più volte ormai. Sono figlia della potenza universale e divina perciò sono parte di Dio alias dell’Universo. E ovviamente lo siete anche voi. Tutti. Sentirsi quindi onnipotenti non significa mancare di rispetto a chi abbiamo davanti o vivere rivolgendoci all’altro con spocchia e sussiego. Anzi, un vero Dio aiuta, sa essere umile, sa fluire assieme agli altri, aggregarsi a loro, amalgamarsi con essi e con la vita stessa, al loro stesso livello ed esistere con tutti in armonia. Purtroppo a noi ci hanno insegnato che chi si loda s’imbroda e quindi…. ciao Pippo!

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Lodarsi è la medicina migliore se equivale ad amarsi e non vantarsi. Attenzione, c’è una bella differenza. Sarà proprio amandomi, oltre misura, che diventerò incredibilmente “forte” e, a quel punto, le baionette lucenti dell’invidioso, picchiando contro il mio corpo, rimbalzeranno a terra prive di vita e di senso. Sarà lodando me stesso che imparerò l’arte della “compassione” (con – passione, come vi spiegai tempo fa), perchè la passione ci fa amare.

Nel momento stesso che soffro per l’invidia provata da un altro nei miei confronti, mi metto automaticamente in una posizione di vittima incompresa, offesa e maltrattata. Magari violentata. Sto esattamente catapultando la realtà a favore suo. Io che sono forte perché invidiato, mi auto-nomino parte debole e lesa donando al mio avversario lo scettro della potenza. Vi sembra che tutto questo abbia un senso? E’ come se un criminale ci desse una botta in testa per rubarci il portafoglio e in Commissariato dichiariamo poi che lo abbiamo malmenato e derubato noi a lui. Capite? E’ assurdo. Non lo fareste mai ma, in realtà, lo fate ogni volta che permettete ad un invidioso di intaccare la vostra giornata, il vostro momento: SIETE DIVENTATI SUOI SCHIAVI.

Quando mai un Re ha permesso ad un suo servo di comandarlo? Invidia o non invidia, odio o non odio, quando mai ha permesso questo?

I romani de Roma, quelli veri, dicono – Me rimbalza! – (cit. mamy) e fanno bene! Il loro è menefreghismo? Lo leggete come tale? Può essere, ma non sto decodificando tutta la loro vita, in questo caso fanno bene! “Rimbalzo” – ciò che faranno le baionette quando vi picchieranno contro.

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Non dev’esserci pietà nei confronti dell’invidioso, ne’ rabbia, ne’ tristezza ma solo una frase che dovete stamparvi bene nella testa:

– Mi stanno invidiando per questa data cosa… che meravigliosissima data cosa che ho! Io la possiedo! E’ mia! Wow! E’ splendido! Come sono felice per me!

Grazie! (E ringrazi quello in cui credi)

Bravo! (E ti complimenti con te stesso)

Ti amo! (E ami la vita. E ami l’invidioso e ami Te) –

Ecco, questa frase, queste parole, sono la tua medicina, il tuo scudo, la tua salvezza. Pronunciate col cuore, con la passione e tutto l’amore che possiedi.

Altrimenti… sapete cosa potrebbe accadervi? E qui prendo in prestito una ben comprensibile storiella di Stamateas, potrebbe accadervi questo:

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“C’era una volta un Re che voleva sapere cosa fosse peggio, se essere avari o essere invidiosi. Allora prese due persone e disse loro – A uno darò tutto quello che mi chiederà ma all’altro darò il doppio! -.

Al che l’invidioso ribattè – Vediamo un po’, se ho capito bene, mio Re: tu mi darai tutto quello che ti chiederò ma all’altro darai il doppio? -,

– Si – rispose il Re.

Allora l’invidioso offrì all’avaro – Chiedi tu per primo -.

– Ci mancherebbe -, si schermì l’avaro – prima tu –.

Andarono avanti così per un po’, finchè l’invidioso si decise a dire – D’accordo, chiedo io per primo: toglietemi un occhio –“.

Capito? Il Re esiste. E’ intorno a noi. E’ l’energia in cui ci muoviamo, in cui viviamo. Non permettiamo all’invidioso di ottenere questo.

Prosit!

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Liberiamoci Dei Rompipalle I° – L’AGGRESSORE VERBALE

Conoscete Bernardo Stamateas?

Bernardo Stamateas è un mio idolo e lo è divenuto immediatamente il giorno in cui in libreria comprai un libro scritto da un autore, all’epoca a me sconosciuto. Quell’autore era lui e il libro s’intitolava “E’ facile liberarsi dei ROMPIPALLE se sai come farlo”, Casa Editrice Corbaccio.

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Stamateas è uno psicologo e life-coach argentino che ha seguito e aiuta tutt’ora persone nel mondo ottenendo grandi risultati. In questo libro, divenuto presto un best seller, egli spiega come vaccinarsi dalla gente che ci complica la vita ed eliminare dalla nostra esistenza le persone che lui definisce “tossiche”.

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Prende come tipologie, diverse personalità nocive: il manipolatore, l’invidioso, l’aggressivo, l’orgoglioso, il capo autoritario, il lagnoso, il falso… tutti caratteri con i quali è difficile andare d’accordo ma che soprattutto, in sordina e maliziosamente, ti obbligano a comportarti e a rispondere contro la tua natura e quindi a soffocare le tue emozioni, a trattenere i tuoi impulsi e ad ingoiare quotidianamente rabbia, paura, dispiacere e frustrazione. Persone che puoi incontrare ogni giorno nel tuo cammino o che addirittura convivono con te e ti logorano la vita senza che neanche tu te ne accorgi. Gli esempi che lui cita sono diversi ma oggi vorrei focalizzare il mio discorso su una personalità particolare e ben distinta: quella dell’aggressore verbale.

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Scelgo questa personalità perché desidero collegarla ad un altro tema che mi viene suggerito da Derren Brown, illusionista, mentalista e ipnotista britannico il quale forse alcuni di voi possono non prendere sul serio ma ciò di cui parlerò oggi è reale e fondato su basi psicologiche e sociologiche studiate ed approvate.

Mandatory Credit: Photo by Jonathan Hordle / Rex Features (1339947f) Derren Brown Derren Brown: Svengali photocall, Shaftesbury Theatre, London, Britain - 09 Jun 2011

L’aggressore verbale è innanzi tutto una persona complicata che cerca di ostacolare chi ha davanti. Le sue risposte taglienti, che fanno male, sono il suo attacco preferito. Oggi non mi soffermerò a spiegarvi il perché nasce in lui questo bisogno ma così è. Trova soddisfazione a offendere e sminuire. – Forza pezzo di idiota! Muoviti, è verde! – può dire un automobilista ad un altro. E’ spesso di cattivo umore e sempre propenso a rispondere – No! -. Le sue armi principali sono: le offese, il disprezzo, le urla, il sarcasmo, l’autorevolezza e l’irascibilità. Tutte doti che incitano alla guerra oppure che inibiscono in modo deleterio. Dipende da chi si trovano davanti, fatto stà che, non permettono ad una vita sana e serena di germogliare.

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La maggior parte delle volte, è difficile riuscire a cambiare un rompipalle, di qualsiasi genere sia per cui, dovremmo noi, imparare a non lasciarci ferire da questi individui ne’ tanto meno assecondare il loro modo di fare, perché vedi, molto spesso, queste sue sparate, possono portare ad un’aggressione anche fisica e non solo teorica che è assolutamente bene evitare. Come quella verbale d’altronde. Ma come fare? Sembra impossibile e pauroso, in realtà è davvero semplice e i due professionisti che ho citato prima ce lo spiegano bene anche se, in principio, tutto può sembrare stupido e assurdo. La cosa migliore da fare è rispondere in maniera incoerente e senza importanza. Facciamo un esempio:

l’aggressore verbale ti dice – Quante c_ _ _ _ di volte ti ho detto di non toccare la mia roba! –

tu dovrai rispondere – Rosso di sera bel tempo si spera! –

lui – E questo che c _ _ _ _ c’entra?! –

tu – Pensaci su e lo capirai –

e te ne vai da lui, ti allontani. In realtà lui non deve capire proprio nulla ma tu hai bloccato l’aggressione donando al tuo assalitore destabilizzazione.

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Sarà l’energia a fare tutto. Usa un tono calmo, pacato e senza accento. Non dovrai essere spocchioso, ne’ ironico, ne’ severo, semplicemente normale. Non perdere la calma, non distanziarti dal tuo obiettivo, quindi non offenderti e focalizzati su te stesso. Nessuno ha il diritto di offenderti e dovrai, grazie a questo fattore energetico, far capire al tuo avversario che deve portarti rispetto. A Derren Brown è accaduto addirittura di evitare una rissa. Una sera, stava passeggiando tranquillamente per una via poco popolata in un sobborgo di Londra quando ad un certo punto, da un pub, uscì un ragazzo che aveva bevuto parecchio e aveva una gran voglia di attaccare briga.

strada-notte

Senza farlo apposta, a Derren, caddero gli occhi su quel giovane traballante e bastò quello sguardo quasi impercettibile a far arrabbiare il ragazzo che subito lo aggredì verbalmente gridandogli – Che cos’hai da guardare eh?! Cosa vuoi?! -. Fortunatamente Derren, ebbe la risposta pronta per evitare il peggio e, osservando l’altro con fare umile e serio, gli disse – Il muro di casa mia è troppo basso -. Immediatamente l’ubriaco aggrottò le sopracciglia (segno di incomprensione che equivale a destabilizzazione) ma poi, ripresosi, continuò – Che hai detto?! -, il mentalista, sempre calmo e rispettoso ripetè – Il muro di casa mia è troppo basso… ed è un problema… -. Quasi come a dire ( – ti prego, aiutami, ho bisogno – ). Il giovane fece un lieve scatto con la testa all’indietro. Allora aveva capito bene. Ma cosa c’entrava? Gli stava chiedendo cos’aveva da guardare e lui si mette a tirare fuori la storia del muro? Boh? Insomma, per farvela in breve, alla fine il ragazzo alticcio trovò in Derren un confessore e la serata finì che se prima voleva prenderlo a botte, subito dopo era lì che gli raccontava tutta la sua vita e gli spiegava piangendo che si era lasciato con la fidanzata. Derren fece centro, fece anche un’opera buona se vogliamo ma, soprattutto, riuscì ad evitare una mezza tragedia. In questo caso però non si parla di un aggressore verbale perché quel giovane, quella sera, ha solo rivelato gli effetti dell’alcool. Il sistema però ha funzionato ugualmente. Lo scopo dell’aggressore verbale è quello di utilizzare la violenza per penetrare nella tua intimità e divenire così padrone della tua mente e delle tue emozioni. Trova gioia nell’averti in pugno grazie alla sua arroganza. Un po’ come una mamma che, per paura, con il proprio figlio si comporta in modo troppo severo, divenendo insolente. Sono persone che possono partecipare costantemente alla nostra vita. Probabilmente persone verso le quali proviamo anche affetto ma che, in un modo o nell’altro, ci costringono a fare con la loro impetuosa autorità, ciò che vogliono loro e non dobbiamo permetterglielo. Lo fanno soprattutto per delle loro insicurezze di fondo ma questo non significa che noi dobbiamo rinunciare alla nostra libertà d’animo. Inoltre, è bene insegnare a loro che possono ugualmente ottenere quello che desiderano con mezzi più umani, rendendosi conto di stare meglio essi stessi e, con questo strumento in mano, lo possiamo fare. Naturalmente, nelle varie tipologie di aggressione, ci sono diversi stadi e ognuno di loro dovrà avere il risultato più consono. Ma per quelle che vedono come protagonista una persona che tende a rivolgersi a te con tono duro, autoritario, volgare, arrogante o anche solo petulante, puoi provare questa tecnica. A risentirci con… il prossimo rompipalle!

Prosit!

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