Cortecce e vibrazioni

Siamo troppo abituati a riconoscere soltanto la nostra parte fisica, materiale. La nostra come quella del mondo che ci circonda.

Non consideriamo di avere anche una parte (immensa) che è Spirito e cioè non tangibile, non materiale. Formata da vibrazioni. E non consideriamo nemmeno il fatto che la Natura stessa è un insieme di vibrazioni. Ecco il fulcro importante dove avviene lo scintillio. La connessione.

Certo, è facile da dire ma difficile da mettere in pratica. Come si fa, dopo tanti anni, abituati a osservare solo quello che l’occhio vede?

Purtroppo, a causa di questo, viviamo una vita totalmente immersi nella materia non potendo usufruire di quello che invece ci spetta in altre dimensioni. Siamo come amputati che non possono godere dell’usufrutto di molte altre parti (nostre).

Negli ultimi anni si parla tanto di connettersi al bosco, agli alberi, alla Natura tutta, perché questo ci fa bene e ci migliora la vita. Si parla di veri e propri “bagni di Foresta”, un toccasana per la nostra quotidianità. Non lo metto in dubbio.

Dal punto di vista biochimico, le piante, possono davvero emanare sostanze terapeutiche per noi, come i terpeni o gli oli essenziali, che respirati vanno a solleticare le nostre ghiandole, le quali secerneranno ormoni utili al nostro benessere. Utili anche a farci sentire più felici.

Il problema è che questo risultato, completamente materiale, ha una durata breve, quasi come se fosse un medicinale. Cioè “cura” a valle ma non alla sorgente e nemmeno in modo definitivo.

Purtroppo, riconoscendo solo il nostro fisico e facendo altrettanto con le piante, otteniamo un effetto effimero dalla beve durata. Alla sera, dopo una passeggiata in montagna, ci rimangono belle memorie: il verde che richiama la vita, le fronde che ci sono apparse sinuose e floride, i fiori che ci hanno stupito, ma l’indomani, in ufficio, siamo immediatamente pronti a innervosirci e a battagliare contro il cliente o il collega che ci stressa. Proprio come lo eravamo prima di partire per la nostra bella escursione.

Certo. Di quelle piante ne riconosciamo la corteccia, le foglie, i fiori, il tronco, una bellezza prettamente estetica e quindi fisica, che non dico essere – il nulla – ma ha poco valore con quello che vogliamo ottenere ed è davvero dura connettersi a tutto questo attraverso tale sguardo. Come può un corpo umano sentirsi albero, o ramo, o radice? E’ difficile ed è anche sbagliato! Non siamo pezzi di legno e neanche petali. Siamo molto di più.

Le nostre memorie ce lo dicono subito anche se non ce ne accorgiamo e quindi diventa dura coagularsi a tutto questo. Sappiamo bene, dentro di noi, di non essere quel “materiale” lì.

Potresti forse veramente vederti e sentirti corteccia? Lo trovo ostico.

E’ altrettanto difficile vedersi come ora proverò a spiegarti ma, dopo un lungo allenamento, se ci riesci, potrai godere di un effetto benefico a lunga durata.

Se solo tu potessi vedere vibrazioni al posto del tuo corpo e potessi vedere vibrazioni al posto dell’apparato fisico dell’albero, allora comprenderesti che Tutto (tu e lui) è vibrazione. Un insieme di onde. Ora è più facile vedere un tutt’uno attraverso questo… non credi? Un semplice insieme di onde vibrazionali.

Da te partono delle onde, dalla pianta partono delle onde ed entrambe si amalgamano assieme in una splendida unità.

Tutto l’Universo è formato da onde.

Chiudi gli occhi. Oh si! So bene che quando vai in mezzo alla Natura difficilmente ti soffermi e chiudi gli occhi ma prova a farlo. Mettiti davanti ad un albero qualsiasi, senza toccarlo, e chiudi gli occhi. Percepisci il tuo corpo ma prova a immaginare dentro di te un muoversi di onde elettromagnetiche le quali riescono anche ad uscire da te e a muoversi tutto attorno a te andando fin dove vuoi tu. Quando diventi padrone di questo pensiero immagina che dall’albero escono onde uguali alle tue, le quali vengono ovviamente ad abbracciare quelle che emani tu e tra voluttuosi ghirigori di energia danzano nell’aria che circonda te e l’albero. Resta per diversi minuti su questa immagine. Come ti ripeto, ci vuole tempo. Ci vuole allenamento.

Se tu facessi questo “esercizio”, diverse volte, poi ti verrà più facile.

Semplicemente cammineresti tra le piante percependoti energia e sentendo la loro energia connettersi alla tua.

Questa è la cosa basilare. La quale può aiutarti anche in tantissime altre occasioni della vita.

Quando, ad esempio, ti succede qualcosa di poco gradevole, se impari a considerarti energia, puoi vedere quanto sei immenso e osservare quell’evento dall’alto vedendolo molto più piccolo e innocuo di quello che è. Non dico che, a quel punto, sia come non doverlo vivere ma la tua Mente lo percepirà più ridotto e il tuo cervello lo mostrerà a te meno pericoloso perché si premunirà di contrastare un fattaccio che considera minuto anziché gigantesco.

Anche per questo motivo sentirai maggiormente il beneficio della Natura anche “a casa” e per più tempo. Lo sentirai dentro di te. Agganciato alle tue frequenze. E’ tuo perché… lo sei. Non lo vedi ma lo sei diventato. Per questo perdura.

Come ti ripeto, l’unica cosa da fare è allenarsi. Educare il cervello. Il cervello esegue ciò che noi vogliamo. Per lui è come guardare un film e prepararsi in base al video che vede.

Devi cercare di impegnarti all’inizio, anche se ci vuole tempo, ma questo serve a seminare bene.

Prosit!

Vivere il Presente e “staccare” davvero quando si è nella Natura

La maggior parte delle persone che mi racconta l’ultima esperienza vissuta in natura si sofferma molto su un qualcosa che è successo di eclatante ma mi rendo conto che non va oltre.

Prendiamo, per esempio, come luogo, la montagna. Amo la montagna, la vivo, sono un’escursionista e un’esploratrice per cui, amici e no, vengono spesso a raccontarmi le loro avventure per poterle così condividerle con me. Per imparare, per coinvolgermi o anche per insegnarmi.

Finchè mi parlano di tecnica non discuto su nulla, anzi, posso solo che stare zitta e ascoltare ma se il discorso vira verso mete più… spirituali o emozionali, mi accorgo subito che molti di loro, in realtà, non sanno neanche di cosa stanno parlando. Questa però non vuole essere una critica, ognuno è libero di vivere come vuole gli eventi ma, essendo che essi stessi ricercano con smania ciò che raccontano, ho deciso di scrivere quest’articolo per aiutare e quindi non per giudicare.

Per ricollegarmi alla frase iniziale di questo post, come dicevo, vengono registrate solo immagini eccezionali. Cioè: se avviene un incontro a sorpresa con un animale, se si può godere di un panorama mozzafiato, se si nota un fiore bellissimo, se si vive un fenomeno particolare regalato da Madre Natura, etc… allora lo si serba dentro, lo si ricorda e lo si riporta, ma se mentre si cammina per un sentiero io chiedessi – Che alberi c’erano dieci minuti fa attorno a noi? – in pochi risponderebbero. Questo non significa che bisogna sapere per forza il nome di tutte le piante, il problema è che non si saprebbero neanche descrivere. Quelle foglie com’erano? Grandi o piccole? Che forma avevano? Che venature avevano? Non si sa.

ESSERCI

Non si sa perché non si osserva ma, in questo particolare caso, “osservare” non significa solo “guardare”. Significa “esserci”. Inoltre è anche molto utile “osservare”, in luoghi montani, al fine di evitare di perdersi e riuscire ad orientarsi.

Quando abbiamo iniziato questo percorso, hai camminato su pietre o su terra battuta? L’edicola con dentro quella piccola Madonnina, all’inizio della strada, l’hai vista? Che due farfalle stavano facendo l’amore su quell’Orchidea selvatica l’hai notato? -. La risposta è (quasi sempre) – No -.

Questa non è una colpa. Tutto ciò accade semplicemente perché, in realtà, non riusciamo a staccare con la nostra parte materiale. La cosa è un po’ difficile da fare e anche da spiegare. La nostra porzione fisica ci serve durante un’escursione, così come ci serve in ogni azione della nostra vita. In un’avventura in montagna la Mente deve essere presente. Ci aiuta a scegliere, a valutare, ad essere attenti. Il corpo deve rispondere a determinati impegni, ci avvisa se ci stiamo disidratando, ci permette di raggiungere luoghi meravigliosi. Non possiamo e non dobbiamo distaccarci del tutto da quello che siamo nella materia ma non dobbiamo neanche percorrere quel momento in totale fisicità.

La nostra parte spirituale è quella che più di tutte può servirci. Essa è ricca delle virtù quali: la preveggenza, la visione a 360°, la forza, il coraggio, l’amore, il riconoscere la bellezza, la gratitudine, la comunione, la contemplazione, l’osservazione, l’esserci e molte altre. Ogni giorno della nostra vita dovremmo vivere riflessi in questa parte di noi ma è ostico mentre si deve esistere all’interno della nostra quotidianità con tutto quello che comporta. Una giornata in montagna, che nasce proprio al fine di “staccare”, termine usato da tutti, permette questo più facilmente e può anche essere un buon allenamento da inserire poi nella vita di tutti i giorni e in ogni luogo.

Quante volte si sente dire appunto la frase – Andare a fare una passeggiata in natura per “staccare” -. Per non pensare, per rifocillarsi di energia positiva, per acquisire salute sia fisica che mentale, per svagarsi e rasserenarsi, per allontanare da noi i problemi. Tutto bellissimo, il fatto è che non serve a niente se non si vive – quel modo – in un – determinato modo -.

Nel momento stesso in cui si fa ritorno a casa, a cullarci vagamente, può essere solo il ricordo di quello che abbiamo passato, ma questo non giova a nulla e ci ritroviamo fin dalla sera stessa, più stanchi forse, ma non con un animo diverso o migliore.

Sai… è che quando cammini su quei monti, cambia il luogo ma tu sei esattamente dov’eri prima, nella tua dimensione di sempre, quella piena di problemi e fastidi e preoccupazione. Ebbene sì.

Ti sembrerà assurdo quello che dico perché tu affermi di aver avuto accanto a te degli alberi, un torrente, delle pietre e le farfalline. Tutto ciò ti ha donato gioia perché son cose che non vedi sempre. I profumi che penetrano nelle tue narici non sono paragonabili a quelli che respiri ogni giorno e quei panorami non hanno nulla a che vedere con quelli che puoi osservare dal tuo balcone.

Non parliamo poi se ti capita di vedere un animale selvatico (come dicevo prima): un Camoscio, o un Capriolo, o un’Aquila che tu ovviamente non riconosci come Aquila, ma hai visto un coso enorme volare, nettamente diverso dai Piccioni ai quali sei abituato. Ecco, in quei momenti, ti sembra di aver vissuto qualcosa di grandioso e pensi di essere riuscito nel tuo intento.

Non è così. Ponendo attenzione puoi notare che la tua Mente è sempre proiettata verso un tempo che non è quello che stai vivendo. O è il passato o è il futuro. Quando si parla di passato e futuro non si intende un distacco di anni. Nel passato regna la depressione mentre nel futuro regna l’ansia. Detta così sembra grave e lo è ma ho voluto prendere gli stadi massimi di questi tempi per farti comprendere meglio.

Mentre cammini in montagna pensi magari a tuo marito che è rimasto a casa… “chissà cosa starà facendo, poteva venire con me quel pigrone!”. Pensi che quello è il tuo ultimo giorno di ferie e dall’indomani ti aspetta un periodo di lavoro molto intenso. Vedi un Giglio meraviglioso “oh! A mia mamma piacerebbe tanto, quasi che glielo colgo, no… però… non è giusto toglierlo da qui e poi seccherebbe fino a stasera”. In casa hai tutto? “Chissà se arrivo in tempo per comprare quelle cose che mi mancano e preparare cena”. “Cavoli, domani è il 15 del mese, mi scade la bolletta della luce”. “Ma guarda se doveva venire anche lei oggi, non la sopporto”. “Che stanchezza ma quanto manca?”. “Dio, speriamo di non incontrare Vipere perché ne ho il terrore”. “Stasera chiamo Giovanni e gli dico che questo è un posto magnifico per i funghi!”. “Che nuvole laggiù! Ma pioverà? Speriamo di no, è così piacevole questo sole”. “Sono le dieci e quel vigliacco non mi ha ancora scritto”. E intanto la montagna, con tutte le sue meraviglie, ti scorre sotto il naso e non vedi nulla.

Se si riuscisse a vivere il Presente, chiamato anche “Qui e Ora” tutto sarebbe diverso. E di molto. Non solo per il momento in sé, per quel godere in toto e in assoluto il luogo in cui sei con tutti i suoi ingredienti, ma soprattutto perché, così facendo, coagulandoti totalmente con Madre Natura, allora sì che potrai portarti a casa tutti i suoi benefici i quali dureranno giorni in voi.

Sii quella foglia! E a casa potrai sentirti leggero e capace di accettare ogni cambiamento.

Sii quell’acqua! E a casa potrai sentirti fresco e nutrimento per gli altri.

Sii erba! E a casa potrai sentirti forte e pronto ad ogni evenienza.

Sii pietra! E a casa potrai sentire che nulla può scalfirti o buttarti giù.

Sii vento! Sole! Tuono! Pioggia!

Assorbi in te le caratteristiche di quello che ti circonda. Tocca quello che ti circonda. Annusalo. Guardalo con attenzione. Portati dentro ciò che è. Diventalo. Allora si che davvero ricaricherai le tue batterie e sveglierai in te qualità sopite da tempo.

Aguzza la tua vista, libera le tue orecchie, ascolta con il naso e impara ad usare altri sensi non biologici. La percezione, l’intuito, la capacità di vedere oltre, la bellezza sospesa dell’attesa, il brivido del coraggio. Senti con la tua pelle. Nessun organo, se non il cuore, è così adatto come la pelle per “sentire”. Diventa un tutt’uno con gli alberi, gli animali, i crinali, ti appartengono e tu appartieni a loro.

In quei momenti non esistono le bollette, il marito, la mamma, la paura delle vipere, il fidanzato che non ti scrive… esisti solo tu. Esistete solo tu e Madre Natura.

Provaci. Non ti sarà facile le prime volte ma quando ti sarai abituato non potrai farne a meno. Non farti ingannare dalla mente che considera questa un’evasione dalla realtà. Non credere di essere “fuori con la testa” in quel momento e di non poter fare attenzione o non riuscire a goderti quegli istanti. In realtà, acquisisci ancora più capacità. Tutto si amplifica e si moltiplica. Il cuore della Terra che batte ti passa tutto di sé. Nulla può sfuggirti. Fidati. Devi solo aver pazienza perché le prime volte ti sentirai all’inverso, come a non esserci.

Punta una foglia. Guardala come se fossi un microscopio vivente. Guardane ogni più piccola particella. Immedesimati in lei. Cosa sta sentendo? Quella lanugine che la ricopre, ricopre anche te. Se senti quella sua delicatezza è perché quella delicatezza ti appartiene. E’ anche la tua. Respira come respira lei. Impara a percepire il tuo sangue che scorre nelle vene come lei è consapevole della linfa che la nutre. Punta un ramo e poi un intero albero. E tutto quel bosco. I suoi suoni, il suo respiro, la sua voce. Che energia emana quel bosco? Cosa senti? A tua percezione personale, che tipo di vibrazioni sta emanando? Quello stato di Presenza che riesci a mantenere non racconta menzogna alcuna.

Se riesci in questo, col tempo, allora capirai cosa davvero significa “staccare” e potrai godere a lungo di quel contatto terapeutico. E non ti mancherà quel benessere perché sarà dentro di te. Impara le lezioni che questa grande Maestra ti insegna, sono tante e assolutamente adattabili alla tua vita in città. Sono lezioni meravigliose.

Ti auguro tantissime escursioni indimenticabili.

Prosit!

 

Quando sei giù alza la testa e grida: mapppporcacciazozza!

DIVENTA IL CIELO

A volte mi capita di sentirmi scoraggiata, giù di tono, anche triste. È bello e utile pure questo. Sono tutte emozioni che ci appartengono, che bisogna saper accogliere, saper accettare persino con gioia. Sono nostre. Nostre figlie.

Al contrario delle emozioni positive però, quelle negative, dopo un po’ che stazionano in noi, iniziano a pesare, a farci scendere sempre di più nell’oscurità, a rattristarci ulteriormente e allora è bene porre un rimedio. Quando si tratta di emozioni fondamentalmente banali, negative ma leggere, in cui non ci sono traumi da affrontare o gravi avvenimenti da comprendere, parlo di un nervosismo classico, capitato quel giorno, io ho trovato un rimedio e mi fa piacere condividerlo con voi.

Il trucco sta nel diventare il cielo. Esatto. Una sciocchezza in pratica. Occorre identificarsi seriamente nel cielo e in tutta la sua grandezza. Cioè convincersi di non essere soltanto quelle due gambe, quelle due braccia e quella testa che abbiamo, che vediamo e che tocchiamo, ma che in realtà c’è qualcosa di noi che è enorme e arriva fin lassù ed è quel lassù.

MOSCERINI OVUNQUE

Se il mio nervoso è dato dal lavoro io guardo il cielo, ne osservo l’immensità, mi immedesimo in lui e proiettando poi lo sguardo sul mio luogo lavorativo, come se io fossi grandissima, ne noto la piccolezza e allora mi dico – Ma cos’è in fondo questo lavoro a confronto di tanta bellezza celeste? Un moscerino! -. E io mi preoccupo per un moscerino?

Se mi sconforto perché quel giorno, scarica di energia, sento di non riuscire a ordinarmi il parcheggio, guardo il cielo, mi immedesimo in lui e dico – Ma cosa sono delle auto e delle strisce per terra confronto a tanta infinità? Io sono l’immenso e, l’immenso, di parcheggi, se vuole ne trova 4! -.

Forse non so ben descrivervi che cosa accade davvero in quel momento ma posso dirvi che quella grandezza, quella potenza, quella maestosità iniziano ad appartenermi e questo fa sì che le cose si sistemino. Come a trovare una soluzione. Una soluzione adatta a me.

Con ciò non voglio sminuire nessun problema ma posso assicurarvi che se riuscite ad addentrarvi in questo rimedio funziona! Qualcosa funziona davvero!

PROPRIO COME UN GIGANTE

Se oltre a vedere quella vastità azzurra si riesce a notare un enorme specchio, ci si può facilmente riconoscere il nostro viso che sorride e dice – Guarda quanto grande sei! – e tutto diventa minuscolo. Anche i problemi. I problemi ormai li abbiamo dati a lui, al cielo, non ci appartengono più, e lui ha molta più fantasia di noi nel trovare rimedi fantastici. E quando glieli offriamo su un vassoio d’argento li sente e li prende! Automaticamente, senza alcun rifiuto.

Oh se li sente! Non può non sentirli. Li sente anche quello che abita dall’altra parte del mondo. Già. Le mie corde vocali, non paghe del canto, adorano quando vado su tutte le furie potendo così sfoggiare le loro prodezze. Che bello! Una liberazione!

Ebbene sì. Mica vi sto dicendo di non sfogarvi e di trattenere facendo finta di essere il cielo! Mai trattenere! Liberatevi sempre. Il trattenere è deleterio, diventa come un’ulcera nello stomaco. Quindi, alzate la testa, esclamate tutto quello che vi passa per la testa e scaricate ma poi, rimanete focalizzati verso quella grandezza. Ecco immediatamente la meraviglia. Eccole tutte le nostre parole, la nostra rabbia, la nostra disapprovazione, i nostri improperi, salire al cielo proprio come dei fumetti (gente dovete credermi, l’immaginazione è la medicina migliore).

Ecco che vengono da lui inghiottiti e ora… ora sto salendo anch’io… è come se stessi diventando enorme, mi sto avvicinando al cielo, sono un gigante! E… et voilà… in modo molto naturale (forse non le prime volte) ecco che accade tutto quello che ho scritto. Tutto diventa una piccolezza.

Sorridi – Tu sei il cielo!

Prosit!

Photo eticamente.net – focusjunior.it – vnews24.it – twitter.com

Donare i… problemi

Non starò qui a dirvi di prendere il vostro problema e di affidarlo al cielo, all’Universo, a Dio (chiamatelo come volete) perché chiudereste immediatamente il blog e non andreste avanti nella lettura. Invece vorrei che leggeste. Vorrei davvero poteste concepire che, in un certo qual modo, questo si può fare, ma non voglio perdere credibilità e non vi suggerirò le stesse parole che molti altri vi offrono su un vassoio d’argento come a parlare dello scartare una caramella.

Perché non è così.

Innanzi tutto, se può interessarvi, io lo chiamo Dio e, come ho già molte volte ripetuto, non è un Dio cristiano, o ebreo, o islamico… Non è un vecchio con la barba bianca, non è una statua, non è un signore. E’ il Tutto. Proprio il Tutto. E, di questo Tutto, io ne faccio parte. Ne faccio parte io, ne fanno parte i miei problemi.

La parola “Tutto” indica di per sé un’unione e indica soprattutto un qualcosa di grande, di immenso, di molto più potente di qualsiasi singola cosa. Contiene e comprende l’intero Creato. Dalla più piccola cellula vivente alla più grande galassia. L’infinito.

L’immensità.

Davanti a questo, il nostro problema, qualsiasi esso sia, appare microscopico. E lo è. Nonostante a noi possa sembrare gigantesco, straziante, deprimente al massimo, è soltanto un minuscolo puntolino all’interno dell’Universo. E ora, io penso che se questo Universo ha potuto creare quello che vedete nelle immagini di questo articolo, e forse lo ha fatto persino dal nulla, può trasformare davvero il nostro disagio in qualcosa di più sopportabile se non meraviglioso. Ma occorre darglielo. Occorre, con fiducia, metterlo nelle sue mani.

Starete sicuramente pensando che tutto quello che appartiene al Cosmo ha una sua fisicità come: gli alberi, i pianeti, gli animali, persino il vento. Sono molecole. Atomi veri e propri. Tangibili. Il problema invece no. Il problema non si vede, non si sente, non si tocca. Si percepisce come uno stato d’animo e basta. Ma questo dovrebbe essere più che sufficiente per farvi capire che comunque esiste. Ha una sua esistenza. Una sua realtà. C’è.

Quando vi innamorate di qualcuno, la sensazione splendida dell’idillio è composta da energia come quella di un problema. E’ un’energia diversa, che definiamo buona, positiva, perché ci fa star bene, ma è la stessa “sostanza”. Quindi possiamo credere che queste cose hanno, a modo loro, una forma. Sono sensazioni o, a volte, emozioni. Come il nostro intuito, la nostra capacità di riflettere. La nostra paura. Un’altra miscela li compone, differente da quella di un albero, ma ci sono.

Non siamo solo un corpo. Siamo anche energia. Abbiamo un’anima e uno spirito. Una parte emozionale e una spirituale. Idee, pensieri, passioni, percezioni. E molto altro. Dove vogliamo metterla tutta questa roba? Vogliamo davvero credere che non esiste solo perché non la possiamo toccare? E allora sarebbe come dire che non esistiamo neanche noi!

C’è qualcosa di più grande di noi stessi che ci ha creato ed è perfetto per risolvere i nostri problemi perché lavora senza lasciarsi inquinare dall’emozione del dolore o del rincrescimento. Il nostro stesso Sé Superiore è lo psicologo migliore. Raccontategli, ad alta voce, come fareste con un amico, quello che vi turba. Siate precisi nella descrizione del dramma. Offritegli tutti i dettagli. Chiedete una risoluzione, pretendetela. Potete farlo.

E, in un modo o nell’altro, tutto, si risolverà.

Ciò che vi sta accadendo in questo momento è perfetto per voi. Anche se è ingarbugliato e incomprensibile. Se riuscite a donarlo, senza così farvi sopraffare dalla tristezza o dall’affanno, scoprirete che dopo l’insopportazione arriverà il magnifico. Che la sofferenza doveva essere lì, altrimenti non potevate ottenere quel che di bello vedrete dopo. Perché vi plasma, in modo tale da poter accogliere poi la soluzione.

So che tutto questo può sembrare assurdo e incredibile ma… è completamente gratuito. Si può almeno provare. L’ingrediente più efficace, e che non deve mancare, è la fiducia.

Chiedi e ti sarà dato. Bussa e ti verrà aperto -. E’ stato detto.

Bisogna convincersi che dando il problema ci tornerà la soluzione e, non è semplice ma, se ragionaste, capireste che è sicuramente più facile fare questo che non aspettare che la questione si risolvi da sola attraverso i nostri pianti e le nostre disperazioni.

Vedete, in realtà, la risposta è già dentro di noi perchè siamo molto più di quello che crediamo di essere ma soltanto dichiarando il problema lo decodifichiamo, facciamo chiarezza e riusciamo ad ascoltare la soluzione. Soltanto sviscerandolo diamo modo ai nostri sensi di svilupparlo e fornirci lo scioglimento dell’impiccio. Per questo serve parlarne come si farebbe con un diario.

Permettiamo al nostro cervello di espandere la sua conoscenza su altri punti e valutare meglio ogni cosa anche quello che a noi non sembra considerare.

Provateci seriamente. Invitate il vostro Sè Superiore a prendere un caffè con voi e raccontategli tutto. Vi sentirete subito meglio.

Prosit!

photo andromedafree.it – vaol.it – meteoweb.eu – tipsresep.my.id – nationalgeographic.it – news.mydrivers.com – it.aliexpress.com – vanillamagazine.it – theepochtimes.com

Durante un periodo di Angoscia ci sono cose fondamentali da fare: queste…

Immagino conosciate tutti il detto “le brutte notizie (e situazioni) non arrivano mai da sole” e, in effetti, è proprio così. Viviamo periodi in cui sembra davvero che qualcosa di grande e misterioso ce l’abbia con noi, ci prenda di mira e… senza pietà, ogni giorno, ci ferisce regalandoci messaggi dei quali avremmo fatto volentieri a meno.

lacrime-disegno-donna

In realtà, quello che accade è una cosa ovvia. Ho passato ultimamente un brutto periodo e, nonostante gli sforzi che facevo per pensare in positivo e immaginare le mie giornate tinte di un bel colore rosa, nella parte più profonda di me ero addolorata. Come vi ho spiegato molte volte, l’energia non percepisce solo quello che diciamo o pensiamo ma soprattutto quello che veramente siamo dentro.

I giorni passavano e, tra una bella frase e un buon proposito, mi sentivo comunque contorcere lo stomaco.

Quello che stavo emanando intorno a me era quindi angoscia, tristezza, rammarico e, ovviamente, l’Universo, che noi definiremmo “crudele”, ha subito risposto rimandandomi indietro le stesse frequenze.

legge-di-attrazione-18-728

Ecco infatti il sopraggiungere di un’altra notizia davvero poco piacevole. E poi un’altra e poi un’altra ancora.

“Meg, devi smetterla” pensavo tra me e me “prova davvero a sentire la gioia dentro”.

Cavoli… era difficilissimo. Non mi reputo il Guru di nessuno ma sento di essere già ad un buono stato di consapevolezza ma, come dicono anche i più grandi maestri, pure loro hanno bisogno di un personal coach di tanto in tanto e questo mi tranquillizzava un po’.

Mi ero lasciata andare. Il dolore aveva preso il sopravvento sulla fiducia che nutro nei confronti della vita e la mia solita frase – Tutto quello che accade è un perfetto disegno divino – così perfetto non riuscivo a vederlo.

Una cosa però di buono facevo: continuavo a chiedere all’Universo, a parlare con lui e a cercare di convincermi della sua grandezza. Continuavo imperterrita a CONSIDERARE (e non a SPERARE) situazioni belle per me come se fossero già avvenute. Cosa non da poco perché anche solo l’intenzione ha un’importanza fondamentale.

“Meg, sforzati, lasciati andare, va tutto bene, tutto va per il meglio” continuavo a ripetermi capendo che se non uscivo da quel vortice in cui mi ero infilata avevo ben poche speranze di ottenere del “bello” dalla mia stessa vita. Che è semplicemente uno specchio.

87569365_c86c44b7b0_z

Mi concentrai. Mi misi d’impegno per non uscire con la mente dagli argomenti che m’interessavano.

Erano pensieri di gratitudine e di amore. Ringraziavo costantemente quello che avevo persino il letto, il bagno, il cibo, il cane, il figlio, qualsiasi cosa (questo sgombera la testa dai pensieri negativi) e, ogni tanto, chiudevo gli occhi e, con le braccia leggermente aperte a mezz’aria, regalavo alla vita parole di fiducia e serenità. M’immaginavo sorridere e mi ripetevo in continuazione – Io sono felice! -.

In realtà stavo piangendo come una bambina ma non importava, osservavo la mia sofferenza di un bel colore rosa scuro, la ringraziavo, le passavo in mezzo e ripetevo tra i singhiozzi – Io sono felice! -.

Una pazza totale direte voi.

Come ho detto prima infatti, dentro in realtà, non lo ero per niente ma continuando, giorno dopo giorno a dirlo, iniziai così a illudere il mio cervello e piano, piano, iniziai a sentirmi meglio. I problemi sembravano lontani. Ve lo giuro.

Sicuramente qualcuno di voi dirà – Si ma i problemi hanno continuato ad esistere -. E’ vero, ma non li stavo più affrontando con angoscia e tristezza bensì con gioia e positività e, così facendo, anche loro, si risolvevano di conseguenza in modo gioioso e positivo. Ve lo ri-giuro. E’ una questione ovvia di frequenze.

donna-braccia-aperte-con-tramonto

Di colpo era come se qualcuno avesse preso la matassa e fosse riuscito a dipanarla al meglio.

Tutto quello che chiedevo e avevo chiesto si stava avverando anzi, fin troppo velocemente, non riuscivo a starci dietro e ora piangevo per l’emozione e non più per la tristezza.

Vi sto raccontando questo perché mi piacerebbe che anche voi riusciste a fare come ho fatto io e credetemi se vi dico che i miei problemi di quel periodo non erano bazzecole.

in-bilico

La vita mi si era trasformata di colpo e la destabilizzazione regnava sovrana. Per di più, la mancanza di una persona che amavo tantissimo mi lacerava il cuore. Tasse da pagare, figlio in bilico perché la mancanza di questa persona l’aveva sentita anche lui, e tutte le varie conseguenze.

Ecco, i soldi, mannaggia a loro, erano proprio una delle cose che mi spaventava di più.

Mi dissi più volte queste parole:

L’Universo non ha mai abbandonato nessuna sua creatura. Se non mi auto-abbandono io, lui farà si ch’io abbia tutto ciò che merito e di cui ho bisogno.
L’Universo non ha mai lasciato senza cibo un uccello o senza acqua una pianta. Abbiamo sempre causato tutto noi.
Lui è un padre responsabile e mai vorrebbe il mio male.
Devo solo crederci. Devo solo imparare ad affidarmi a lui.
E’ difficile. Sembra impossibile.
Ma in realtà in lui c’è tutto in abbondanza per tutti. Per ognuno di noi.
Devo sforzarmi di credere in questo.
Devo farlo, per il mio bene
-.

Fino ad affermare ad alta voce – Io ho tutti i soldi che mi servono -. Parlando al presente come se già li avessi in quanto, per la Legge d’Attrazione, bisogna già vedersi il problema risolto. Se io avessi detto “avrò”, l’Universo non avrebbe capito. Il suo tempo non è uguale al mio tempo, magari me li avrebbe anche dati ma dopo trent’anni e a me servivano in quel momento.

Naturalmente non mi ha fatto trovare i milioni sul comodino l’indomani mattina ma, il giorno dopo, un signore che mi aveva chiesto un anno prima l’amicizia su FaceBook, ebbe da ridire su un articolo che avevo postato sul mio profilo. Non era d’accordo con le mie riflessioni. Bene, ci può stare. Parliamone.

come-scrivere-un-post-su-facebook

Scambiammo i nostri pareri con umiltà e intelligenza fino a che, dopo un pò, lui mi scrisse in privato su Messenger chiedendomi di contattarlo telefonicamente per parlare di una nuova attività all’interno della sua azienda. Un’attività ovviamente spirituale.

telefono-numero-privato

Come andò a finire? Vedete, l’importante non è come andò a finire. La cosa fondamentale è il cammino, è la strada giusta. Il fatto che io avessi mosso delle forze energetiche che stavano rispondendo al di là di come finì il rapporto con questa persona. La cosa potrebbe fallire più e più volte ma l’importante è avere ottenuto la possibilità di scelta piuttosto che il nulla e rimanere affranti nell’apatia e nella desolazione.

cervello-pancia

Anche se vi sentite stupidi, anche se vi sembra impossibile, anche se vi hanno insegnato che sono solo sciocche illusioni, quando vi sentite giù e un problema vi affligge fate come ho fatto io e credeteci. Crederci di pancia. Vi sentirete meglio ve lo garantisco. Magari non subito, non il primo giorno. Io ho iniziato a sentirmi meglio, e non ancora del tutto, dopo il venticinquesimo giorno. Perciò abbiate pazienza e convinzione… sono davvero le virtù dei forti.

In questi casi il segreto risiede nella COSTANZA. Continuate, continuate senza demordere. Continuate con le affermazioni positive, continuate a immaginarvi felici, continuate a ridere, continuate a visualizzare per voi il meglio, continuate a credere, nonostante sia difficile, di avere la piena fiducia nella vita, continuate senza smettere.

E ce la farete.

Prosit!

photo mafaldapage.altervista.org – slideshare.net – rossopontormo.com – amaeguarisci.altervista.org – tecnologia-ambiente.it – arrangiamoci.it – webcentrica.it – anomalia parma.org

Problemi e Indecisioni – I Metodi Di Bob Marley e Maria Montessori

Sono convinta che durante i momenti di indecisione in realtà il nostro inconscio, il nostro cuore e la nostra parte spirituale sanno già cosa scegliere. Avete presente quei momenti in cui non riusciamo a realizzare quale sia la strada giusta? Quelle situazioni magari in cui uno ci dice di fare una cosa e un altro ci consiglia l’esatto contrario? Tutte e due le motivazioni fornite possono essere valide ma noi non sappiamo comunque che pesci pigliare, oppure ancora, potremmo non ritenerle giuste nessuna delle due. A Bob Marley viene affidata questa citazione – Quando sei davanti a due decisioni, lancia in aria una moneta. Non perché farà la scelta giusta al posto tuo, ma perché, nell’esatto momento in cui essa è in aria, saprai improvvisamente in cosa stai sperando di più -.

BmX7J-ZCMAArNhh

Trovo questa frase esatta perché, come ho detto, sono convinta che la scelta risieda già in noi, ci sta già parlando, ci sta già rispondendo, solo che spesso non riusciamo a sentirla. Bisognerebbe concentrarsi e riuscire ad ascoltarci di più ma è difficile edulcorati e inquinati da tutto ciò che ci circonda e, nel tal caso, in principal modo, proprio dalle eventuali conseguenze della decisione che dobbiamo prendere. Ma Bob Marley lo sapeva, si conosce.

36589_10151614824990757_468584728_n

A mio avviso e a modo suo si ascoltava. E’ proprio per questo che dovremmo suddividere. Ricordate quando a scuola ci facevano fare l’analisi logica? Dovevamo dividere un periodo e dare un significato grammaticale alle parole: soggetto, predicato verbale, complemento, etc… Ebbene, con la nostra indecisione dovremmo fare un po’ la stessa cosa, vale a dire, scindere i vari momenti. Incondizionatamente, quando pensiamo alla scelta, pensiamo anche, senza rendercene conto, alla conseguenza. Dovremmo invece realizzare la conseguenza successivamente e appartata e non come un filo conduttore della decisione, perché altrimenti ce la intorbidisce. Questo ci rende più consapevoli di quello che abbiamo preferito fare e non passerà inosservato come semplice esito per andare però poi a risiedere nell’inconscio e rimanere lì, a rovinare (nel caso di una scelta che danneggia noi stessi), la nostra parte più intrinseca.

Indecisione

Bisogna riconoscere bene, ciò per il quale abbiamo optato cosicchè, nel caso ci accorgessimo di aver fatto un errore, o meglio, una scelta non positiva, possiamo elaborarla, mandarla via (da noi – distaccarcene) e magari non ripeterla più. Focalizziamoci su cosa dobbiamo o non dobbiamo fare e basta. Senza pensare a null’altro. E’ un esercizio. So bene che a volte le nostre preferenze cadono proprio in base alla conseguenza che ne riportano, ma non deve diventare un’abitudine non considerata che scivola in sordina. Io devo decidere se andare o meno a cena con dei colleghi che mi hanno invitata. Se non vado, essi si offendono. La domanda dev’essere: – Cosa voglio fare? – E non, – Cosa devo fare per non offenderli? -. Ora, io andrò comunque con loro per non farli rimanere male ma, così ragionando, ho ben decodificato nel mio cervello cosa IO ho scelto di fare, anche se in base al volere di altri. Sembra la medesima cosa ma così non è. Il risultato sarà lo stesso ma, come ripeto, questo piccolo stratagemma serve a dare un valore alle nostre azioni anche perché spesso, celiamo la nostra incapacità di ottenere la libertà che ci spetta dietro al volere degli altri o all’ovvio. E, alterando la domanda, ci sembra quasi come di giustificarci mentre invece, ci stiamo solo nascondendo dietro a un dito. Dobbiamo comprendere precisamente quello che noi abbiamo deciso di fare e, nel caso di scelte positive, saremo orgogliosi e soddisfatti di noi stessi sottolineando così il nostro merito. Torniamo però al discorso di inizio articolo. Che fare quando non si sa che fare? Un gioco di parole. C’è una cosa che può aiutarci ed è l’attesa. Un’attesa fatta di ascolto anche. Naturalmente. La risposta prima o poi arriva da sola. Qualcuno un giorno scrisse:

Guida per risolvere ogni tipo di problema

1) Analizzare il problema

2) Mettersi sotto le coperte

3) Assumere una posizione fetale

4) Aspettare

(cit.)

Leggete il punto 1? Analizzare il problema! Non la conseguenza! E che meraviglia i punti 2, 3 e 4! E’ una soluzione magnifica!

orbisterrarum3yb

Cercando di non vivere il problema come tale, come suggerisce il nome, ma come una soluzione da trovare. Sapete Maria Montessori, grande pedagogista del passato, come chiamava i problemini di matematica a scuola con i suoi alunni? Indovinelli. Proprio così. La parola – problema – a lei non piaceva, diceva che era traumatizzante e deleteria per un bambino. A quell’età, dover già avere problemi per la testa!

Maria-Montessori

Ma quando la risposta invece ci serve velocemente? All’istante? Che fare? In questi casi siamo dotati d’istinto e bisogna dire alla mente di farsi da parte ma, siate certi che sono molte più le volte in cui si crede che bisogna essere veloci a scegliere che non le volte in cui necessita davvero essere svelti. Bene o male c’è sempre tempo parlando di vita quotidiana. Possiamo attendere molte più volte e molto più tempo di quel che crediamo, come fa la natura in pratica. Un tempo pensavo che quando ricevevo un messaggio sul telefonino dovevo rispondere subito, quando avevo un appuntamento dovevo arrivare mezz’ora prima, quando uno mi poneva una domanda non potevo prendermi il mio tempo. Ma chi l’ha detto? Lo suggerivano le azioni che vivevo, le mie educazioni sociali e morali. Esageratamente sviluppate. Deleterie, non più utili. Comportarsi all’incontrario completamente sarebbe scorretto, maleducato e irrispettoso verso il prossimo, è vero, ma esistono le vie di mezzo. La parola attesa infatti, non significa eternità anche se così a molti di noi pare. Un’attesa può essere anche di cinque piccoli minuti. Che saranno mai a confronto di un’intera vita? Tornando all’istinto di poc’anzi vorrei rimarcare quanto esso sia stato progettato per farci vivere bene. Non è in noi per nuocerci. Nulla di ciò che è in noi vuole nuocerci. Perciò, le risposte istintive non dovrebbero in realtà essere un dramma. Non dovrebbero offendere l’altro. Si recepiscono negativamente a causa di progetti sociali dai quali ci sembra a volte di non poterci assolutamente detrarre. Senza estremismo o assolutismo ma impariamo a limare un po’ tutti questi obblighi e trappole comportamentali. Un giorno lessi “Dico ciò che penso per non ammalarmi”. Ecco, senza mai mancare di rispetto a nessuno ma la penso proprio così. Se sostituiamo la parola “Dico” con “Decido” e la parola “Penso” con “Mi fa star bene” otteniamo esattamente lo stesso risultato. E che buon pro vi faccia.

Ascoltare-se-stessi_o_su_horizontal_fixed

Ascoltare di più noi stessi anziché sempre e solo gli altri e decidere di conseguenza. L’anima sa cosa occorre fare e non sbaglia, alleniamoci ad aprire le orecchie, rendiamo il nostro udito fine com’era un tempo, come quando lo avevamo simile a quello dei felini, dobbiamo cercare di sentirla.

Prosit!

photo twitter.com – whypost.blogspot.com – ipsico.it – neverwinteritalia.forumfree.it – newsgo.it – donnamoderna.com –