Le intemperie non ti fanno ammalare

Togliti dalla testa queste assurde idee e prova a vivere più liberamente. Sradica queste convinzioni, queste vecchie memorie, perché sono false ma tu le rendi vere. Loro nutrono con del cibo “tossico” il tuo cervello e questo poi agisce in base a ciò che riceve.

Ho camminato per ore sotto la pioggia, tra gli sbuffi potenti di un vento gelido, ho annaspato nella neve e ho sudato sotto al sole cocente. Ho fatto tutto quello per il quale siamo nati. Per il quale il nostro intelligentissimo organismo è stato strutturato e tu non sei diverso. Non definirti debole, sfigato, sensibile, non lo sei se non lo vuoi. Io non sono meglio di te. Non sono più sana di te e non sono più fortunata di te.

Il tuo corpo è Natura e può sopportare tutto quello che la Natura manifesta. Perché siete un tutt’uno.

Lo so che la pubblicità ti mostra medicinali durante il periodo invernale promossi da attori raffreddati con sciarpa e cappello in stato di sofferenza. Lo so che tua madre ti ha sempre detto – Non sudare! – o – Mettiti la giacca che altrimenti prendi freddo -… lo so, ho avuto una madre anch’io… ma credimi se ti dico che sei un insieme di frequenze che vibra assieme alle frequenze di Madre Natura. Madre natura non può e non vuole farti del male. Secondo te un Pianeta, intelligente come il nostro, può offrire la vita per far ammalare i suoi figli? E non guardare i cambi climatici, l’inquinamento, il “Non ci sono più le stagioni di una volta”. Ragiona sul fatto che c’è anche un’evoluzione, come in tutte le cose… pure per il Pianeta Terra. Ma tu puoi convivere tranquillamente con tutto questo. Ed evolverti assieme a lui.

A farti ammalare sono i tuoi schemi mentali. Le tue convinzioni e la paura che queste siano vere.

Certo, non ti dico di non prendere provvedimenti. Io ho una giacca antivento, io ho delle ghette, io ho degli scarponi in gore-tex durante le mie escursioni, in base al clima e al territorio che presumo di vivere. Di certo non vado sul Monte Saccarello, in pieno inverno, in canotta e pantaloncini ma mi bagno lo stesso, mi si ghiacciano persino i capelli dal freddo, mi cola il naso, a volte i piedi sono immersi nell’acqua che riesce ugualmente a trapassare e sento la schiena e le dita ghiacciate. Tutto questo per diverse ore. Ovviamente, appena arrivata a casa mi faccio una bella doccia calda, me ne sto diversi minuti sotto a quel tepore ringraziando il calore di ritemprarmi, mi metto dei vestiti puliti e caldi, belli pesanti, mi riposo (il riposo è sempre la cura migliore) e poi mi spoglio, man mano che passano le ore, per abituare il mio corpo.

Come gli animali. Loro si bagnano, poi si scrollano, si leccano il pelo, si rintanano e dormono producendo calore attraverso il loro corpo che va in relax e quindi tutto può preoccuparsi di curare ciò che eventualmente va curato.

Ecco, queste sono naturalmente le considerazioni da tener da conto. Ma non significa che non puoi bagnarti o non puoi resistere al vento. E non dire che io sono abituata. Se così fosse, puoi abituarti anche tu. Sei Natura! Il tuo corpo è stato realizzato per convivere egregiamente a qualsiasi agente atmosferico.

Ti dirò di più: vivendo certe condizioni abitui il tuo fisico a sopportare qualsiasi manifestazione della Natura ma soprattutto lo irrobustisci e permetti (finalmente) ai tuoi anticorpi di rinforzarsi, diventare più potenti, più veloci e più forti.

Sì, mentre tu stai faticando un poco per abituarti a certe condizioni anche loro, i tuoi anticorpi, si stanno muovendo per far fronte a determinati eventi e ne hanno il tempo. La tua parte fisica, in quel momento, patisce un goccino e il tuo cervello comprende che qualcosa non va quindi tutto si aziona al fine di difenderti. Si prepara, si allena e si trova pronto in caso di necessità.

Non dimenticare, inoltre, che in inverno e in alta montagna, l’aria è pulita e ricca di sostanze nutritive. Potrai così nutrire il tuo organismo di aria buona e ossigeno puro che rinforza tutti i tuoi apparati. Un ossigeno deciso e “pungente” che renderà più forti ed elastiche le pareti dei tuoi polmoni, dei bronchi e degli alveoli.

Non aver paura nemmeno per tuo figlio. Permettigli di giocare sotto la pioggia che è il liquido seminale della terra, lo asciugherai per bene quando rientra. Permettigli di sentire la bellezza del vento sulla sua pelle e tra i suoi capelli, i bambini hanno ancora sensi sviluppati che noi abbiamo reso dormienti. Permettigli di giocare con la neve e di mangiarla, di giocare nella terra e sporcarsi. Nulla della Natura vuol far del male al tuo bambino.

Non privarti di atmosfere spettacolari che sono regali. Non evitare quello che credi insano e che invece vuole regalarti risorse e vigore. Diventa amico della Natura, di ogni sua forma. Lasciati andare con fiducia a quello che è assolutamente naturale e ti appartiene.

Pensa a quanto sarà bello quando un domani potrai affrontare qualsiasi cosa rimanendo nel tuo perfetto stato di salute.

Ti basta provare a non aver paura e puoi farlo perché sei più forte di qualsiasi cosa.

Prosit!

Lo Starnuto – la manifestazione del fastidio

SALUTE!

Si sa che lo starnuto è una violenta espulsione di aria provocata dal nostro corpo quando deve svuotarsi velocemente da un eccesso di elementi considerati da lui nocivi (può anche essere un odore sgradevole). Quest’aria, che ha sede nei polmoni, è infatti caratterizzata anche da sostanze che il corpo tende ad espellere provocando questo scossone definito – involontario – per noi.

Il meccanismo dello starnuto è estremamente affascinante e attivato da sensori del Nervo Trigemino. Prende in considerazione diversi fattori come: la contrazione muscolare, l’espulsione di agenti patogeni, la fuoriuscita di liquidi, la pulizia delle mucose e la sua velocità può raggiungere addirittura i 320km/h. Decisamente meglio di un soffiatore!

Andando oltre la situazione fisica, lo starnuto è un sobbalzo che ci avvisa quanto fastidio e quanta intolleranza racchiudiamo in noi.

Le persone che starnutiscono sovente o le persone allergiche (vedi articolo https://prositvita.wordpress.com/2015/04/03/guardare-le-allergie-e-le-intolleranze-da-un-altro-punto-di-vista/ ) sono persone spesso infastidite da varie cose, situazioni o persone e desiderano sbarazzarsi di quello che vivono come una seccatura. Si tenga anche conto che si può starnutire solo in determinati periodi della vita. Conosco ad esempio una signora che ha starnutito moltissimo fino all’età adolescenziale e poi, dopo essersi sposata e aver costruito la sua famiglia, non ha praticamente più starnutito se non in modo “normale”. E’ vero che più cresciamo e più si rinforza il nostro apparato immunitario, il nostro organismo cambia e cerca sempre di adattarsi, ma è anche vero che occorre tener presente vari fattori.

ETCIU’!!!

Come dicevo, le persone che invece starnutiscono molto, possono essere puntigliose in alcuni aspetti della loro vita, amano la perfezione e avere il controllo. Sono abbastanza ansiose, s’intestardiscono facilmente e non accettano di buon grado di essere spodestate dal loro ruolo. La casa deve essere pulita, i figli devono andare bene a scuola, l’apparenza per loro conta molto, conta far bella figura e temono il giudizio degli altri. Ma la questione principale è che molte cose le rendono intolleranti.

Questo avviene perché sono anche sensibili pur non riconoscendolo o mostrandosi “di polso”. Questa loro sensibilità, che le rende più vulnerabili ma anche empatiche, è una qualità meravigliosa ma che a loro causa inquietudine. Hanno bisogno di appoggi e sentirsi al sicuro.

Sono persone che covano una scontentezza di fondo. Un qualcosa non le appaga totalmente, nonostante, per alcuni, pare conducano una vita agiata o un’esistenza libera e invidiabile.

Quando la natura intrinseca è satura di fastidio nutrito, esplode attraverso lo starnuto che aiuta a liberarsi ma avvisa anche dell’esistere di una dose consistente di scontentezza che occorrerebbe trasformare in gioia. La cosa difficile, a volte, è che non si sa riconoscere cosa nutre questa infelicità perché appartiene alla parte più profonda di noi che, per uscire, deve appunto essere scossa violentemente.

Bisognerebbe guardare di più quello che si ha rispetto a quello che non si ha, preoccuparsi di meno e soprattutto accettare maggiormente il comportamento degli altri senza giudicare.

Lo starnuto provoca una fuoriuscita di liquidi anche dal naso e dagli occhi. Tutti simboli di tristezza per un qualcosa che non si riesce a sopportare ne a perdonare. Forse una situazione.

OGNUNO STARNUTISCE A MODO SUO

Trattenere uno starnuto non solo è pericoloso, perché si comprimono i canali del nostro corpo (di torace, gola e testa) ma non si permette al corpo di svolgere una funzione della quale ha estremamente bisogno sia dal punto di vista fisico che psicosomatico. Ha bisogno di liberarsi, di eliminare quel disgusto trattenuto .

Si starnutisce in diversi modi e soprattutto a seconda di dove ci troviamo e con chi ma, solitamente, una persona che trattiene i suoi starnuti è una persona che non ama disturbare, ama essere stimata ma non vuole darlo a vedere, ha il senso del bello e non sopporta far brutta figura. Chi invece, quando starnutisce, provoca un boato assordante è un individuo che ha bisogno di essere visto e considerato, spesso si comporta da giullare, prova sovente a passare per quello più furbo degli altri ed è gioviale e scherzoso. C’è anche chi durante lo starnuto sembra un bambino e, attraverso quel meccanismo, mostra un’innocenza della quale sente la mancanza in quanto crede di non potersela più permettere. Vuole coccole e sostegno e ama essere al centro della vita di chi gli è caro.

AUGURATI IL BENESSERE

Quando starnutiamo siamo soliti dire a noi stessi (se diciamo qualcosa) frasi come:

Ohi ohi… mi sa che ho preso il raffreddore!

Mamma mia deve avermi dato fastidio quella cosa là

Oppure si fanno battute di tipo popolare che usavano i nostri nonni:

Salute! …Che se ne và!

Eccììì-culatta in puve! – (da me in Liguria significa “cioccolata in polvere”)

Etc…

Ma raramente affermiamo esclamazioni come:

Oh! Bene! Un po’ di fastidio se ne è andato! Ora ne ho meno!

Molto bene! Adesso ho più salute di prima!

Via tutta quest’immondizia! Largo alla pulizia e alla gioia!

Il mio splendido corpo si è pulito! Che bellezza!

Queste citazioni sono importantissime perché, attraverso le nostre memorie, associamo lo starnuto ad una infiammazione o comunque ad uno “star poco bene” come se fosse il preludio di una malattia.

Sappiamo che si può starnutire anche per la luce solare (vengono solleticati i sensori del Trigemino) ma dal nostro inconscio non parte un input dedicato al sole. Frasi positive, come quelle che ho riportato, aiutato a cancellare le memorie vecchie costruendone delle nuove, a furia di dirle, e pian piano ogni starnuto diverrà fonte di benessere fino a scomparire. Ossia si starnutirà molto meno.

Il nostro corpo ha bisogno di starnutire, deve ripulirsi. Lo stranuto è come la pipì, attraverso lui si fa pulizia, ma sempre nella giusta dose.

Solitamente ultimo i miei articoli augurando – Prosit! -, questa volta trovo carino dirti – Salute! -.

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Il Dolore è nei Polmoni

Dopo aver scritto questo articolo https://prositvita.wordpress.com/2015/07/01/i-polmoni-e-la-tristezza/ nominato “i Polmoni e la Tristezza” capisco che il titolo di questo nuovo post possa suscitare un senso di avvilimento, come a chiamare in causa questi importanti organi solo quando serve parlare di sentimenti tristi e demoralizzanti. Il fatto è che vorrei battere il chiodo su questo tasto vista proprio la rilevanza di una delle fondamentali cause di malesseri e malattie ai nostri Polmoni, nonché a tutto il nostro Apparato Respiratorio: l’emozione della Tristezza.

Tutte le situazioni che viviamo caratterizzate da emozioni tristi o angoscianti e quindi di dolore, come la malinconia, la sofferenza, la solitudine non accettata, etc… vengono elaborate e mettono le loro radici prettamente nei Polmoni. Come già dissi nell’altro articolo infatti, essi sono la sede dell’emozione Tristezza ma è utile osservare come, a renderci infelici, a lungo andare, possono essere anche altre Emozioni Superiori come la Rabbia e la Paura.

Immaginate ad esempio una persona che vive costantemente nell’ansia e nella preoccupazione, prospettando sempre per sé il negativo dietro l’angolo, non può certo essere, nel suo profondo, una persona gaia e solare aspettandosi il peggio dalla vita. Vive nella Paura e, perciò, è triste.

Questo assiduo stato di non-gioia inizia col tempo a prendere, per modo di dire, una sua forma vera e propria concretizzandosi come fosse materia all’interno dei nostri Polmoni. In realtà materia non è ma è Energia e, come sapete, l’Energia esiste davvero pur non essendo tangibile o evidente. Voi forse vedete l’Energia che permette agli elettrodomestici di lavorare? No, eppure essi funzionano. Ecco, più o meno è la stessa cosa.

Un insieme quindi di vibrazioni, in questo caso negative, prende piede in quelli che sono tra gli organi più importanti del nostro corpo.

Al di là del mestiere, delle abitudini, dell’età e di molto altro, caratteristiche che possono sicuramente influire sulla salute dei nostri Polmoni e di tutto il Sistema Respiratorio, occorre quindi notare anche quanta Tristezza risiede in noi, cosa ci rende avviliti, chi ci rende avviliti, e quanti pensieri tristi completiamo quotidianamente attraverso la nostra mente e il suo chiacchiericcio continuo.

Spesso è difficile riuscire a comprendere chi o cosa, durante la nostra esistenza, un poco al giorno, ci spaventa, o ci preoccupa, o ci tarpa le ali, o ci sfrutta, o ci fa vivere male, sarebbe un gran successo riuscire ad accorgersene ma possiamo valutare, forse con più facilità, l’evento singolo.

La perdita di un caro, un maltrattamento ricevuto, un trauma subito, sono tutti eventi che ci trattengono nella mesta inquietudine che dovremmo assolutamente riuscire a lasciar andare e staccare da noi per non far ammalare i nostri Polmoni. E’ giusto vivere il dolore, elaborarlo, entrarci dentro, riconoscerlo e, nel caso, imparare qualcosa da lui ma poi, anche se può sembrare impossibile ed è difficilissimo da fare, bisogna… lasciar andare. Dopo il suo compito, quel dolore, non ha più nulla da darci se non tanto tanto male.

Vedete, se pensiamo ad eventi gravi, con il potere di rovinare un’intera vita, quello che dico appare assurdo e ostico, me ne rendo conto, certamente, ma purtroppo a renderci “brutta” l’esistenza sono sovente anche cose più superflue e che potremmo modificare senza difficoltà ma, o non ce ne rendiamo conto, o non ne abbiamo voglia, o ci sembrano troppo grandi da affrontare.

Quante volte ce la prendiamo in modo esagerato o ci sentiamo umiliati davanti a chi pensa male di noi, quando invece potremmo fregarcene del suo giudizio senza farci soffocare da inutili sensi di colpa o stati di inadeguatezza in realtà inesistenti?

Quante volte ci crogioliamo nella lamentela? O nel vittimismo?

Il vittimismo è un celato bisogno d’amore e considerazione. Percependo questo bisogno dentro di sé, e non trovandolo al di fuori convinti che si debba ricercare all’esterno, si vive automaticamente in una situazione giornaliera di Tristezza. E’ come se ci mancasse qualcosa.

La stanchezza per il lavoro, il non sentirsi liberi, i soldi che spariscono troppo velocemente, il tradimento del partner, il figlio che va male a scuola… e allora ecco le Bronchiti, le Polmoniti, il Raffreddore, le Pleuriti, etc… che “colpiscono”, a livello generale, i nostri organi.

Il Naso che cola è il tuo Spirito che piange. Il liquido che scende dalle nari, sono le lacrime del tuo Essere più profondo che così si manifestano per essere viste

Nello specifico poi, ognuna di queste malattie, risponde a dei – perché? – ma, alla fine, c’è sempre un risvolto che porta alla Tristezza.

BRONCHITE: paura inconscia dell’aggressività dell’altro o aver subito un atteggiamento violento/aggressivo/irascibile/nervoso da parte di qualcuno.

POLMONITE: non riuscire a far cicatrizzare ferite emozionali ancora aperte. Disperazione. Eccessiva stanchezza nei confronti di determinanti avvenimenti della vita che sembra avercela con noi.

PLEURITE: aver provato rabbia per essersi sentiti in balia delle onde, c’è la voglia ma non il coraggio di ricominciare e, questa sensazione di impossibilità, svilisce.

EDEMA POLMONARE: trattenere un qualcosa che non si vuole lasciar andare perché senza ci si sente persi ma che in realtà non ci fa vivere come meriteremmo. Può trattarsi anche di uno stato d’essere, un’abitudine nella nostra zona di comfort dalla quale non vogliamo separarci.

ASMA: sentirsi repressi soprattutto da un amore soffocante e non riuscire a liberarsi nemmeno attraverso il pianto. Aver paura di deludere o far male a qualcuno che ci ama molto.

DOLORI AL TORACE PERCEPITI “AI POLMONI”: sono dolori generici e possono essere provocati da diversi fattori, il soggetto può avvertire irrigidimento, fitte, fastidiose vibrazioni, etc… Tutti rappresentano un profondo bisogno d’amore e di coccole. Di dolcezza, di essere abbracciati, sostenuti, accarezzati.

Dobbiamo imparare a scegliere il benessere. Se a renderci tristi sono i ricordi, dobbiamo lasciarli nel passato, se abbiamo paura dobbiamo imparare a coltivare il coraggio e la fiducia con piccoli passetti, giorno dopo giorno, se siamo negativi dobbiamo forzarci di diventare più ottimisti. Dobbiamo e possiamo scegliere di stare bene, di stare meglio. Di evitare di soccombere davanti a certe angosce, almeno alcune, almeno dove possiamo e riusciamo.

I Polmoni, con i loro Bronchi e i loro Alveoli, sono direttamente collegati al Naso e, il Naso, incamerando l’aria (cioè ciò che c’è all’esterno di noi), ci permette di essere un tutt’uno tra il fuori e il dentro. Avviene un miscuglio tra quello che esiste oltre il nostro corpo e all’interno di esso. Una Comunione totale della vita. Facciamo un buon intruglio utilizzando sani e ottimi ingredienti. Selezioniamo ciò che entra e che assimiliamo e tratteniamo soltanto quello che più ci è utile e ci regala armonia. Tutto il resto eliminiamolo. Buttiamolo via. Solo così potremmo togliere “immondizia” dai nostri Polmoni e far vivere nel migliore dei modi noi e loro.

Prosit!

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L’Ippocastano – stai calmo che va tutto bene

Il suo nome scientifico, Aesculus Hippocastanum, deriva da “Hippos” ossia Cavallo e da “Castanon” ossia Castagna. Questo perché, soprattutto un tempo, era il tipico cibo dei cavalli in grado di renderli forti e attivi.

Per noi umani invece, le sue castagne, incredibilmente amare, non sono commestibili.

Molto più tondeggianti delle classiche che mangiamo, nascono in un riccio dalle spine più rade e più tozze, e meno pungenti.

Quando ero bimba, con questi frutti, un ago robusto e uno spago, creavo lunghe collane che tutta la mia famiglia era obbligata ad indossare per farmi contenta mentre, i suoi fiori bianchi a pannocchia, meravigliosi, erano perfetti per determinate decorazioni nelle mie attività ludiche.

Con questi suoi semi invece, dal punto di vista alimentare, si può produrre un’ottima farina ma solo se prima vengono accuratamente trattati da professionisti, altrimenti risultano tossici e soprattutto dall’effetto narcotico. Tuttavia, il loro impiego risulta interessante in ambito fitoterapico, poiché questi frutti sono ricchi di sostanze chimiche salutari come: l’Escina (antinfiammatoria e vasoprotettrice) e i Flavonoidi. L’eccellente azione del Castagno d’India, così viene anche chiamato, la si riscontra però in particolar modo nel suo essere drenante, in caso di edemi e gonfiori.

La mia vecchia zia, con la quale passavo le giornate, soleva dire che occorreva tenere in tasca, durante il giorno, tre o quattro Castagne di Ippocastano perché erano in grado di allontanare gli agenti patogeni responsabili del raffreddore e, devo dire, che molti anziani della sua età, usavano ricorrere a questo trucchetto per stare bene durante la stagione invernale.

Nella mia Valle di Ippocastani ce ne sono tantissimi, alcuni enormi e secolari, dall’aspetto imponente e capaci, in estate, di donare ombra a mezza piazza del paese. E’ infatti un albero molto resistente, che patisce poco il freddo, anche quello più intenso, e nemmeno soffre per la calura soffocante estiva. Può divenire alto, grande, forte. Dominante. Appartiene alla famiglia delle Sapindaceae e lo si trova in ogni zona d’Italia ma è, in realtà, originario dell’Asia ed è stato portato a noi solo nel 1500.

Simbolo di tanti paesi nel mondo e simbolo, ancora oggi ricordato, di Anne Frank e della sua famosa dimora, del quale tronco, la ragazza, aveva scritto molto nel suo diario.

L’Ippocastano però, attraverso il suo particolare linguaggio, simboleggia anche molto altro e qualcosa di parecchio poetico come l’amore eterno, duraturo, reso intenso dall’onestà e dalla sincerità e, le sue fronde, così maestose, donano un senso di protezione verso quello che è il sentimento più importante fra tutti.

La sua gemma, utilizzata come fiore di Bach, sta ad indicare “il fiore dell’anima”, ed è adatto alle persone che non sanno vivere il presente serenamente, godendoselo, bensì sono sempre proiettate verso il futuro, in uno stato permanente di ansia e del riuscire a fare tutto presto e bene. Si tratta di soggetti frettolosi e disattenti che non riescono ad apprezzare il momento. Persone che purtroppo non hanno nemmeno tempo di – porre attenzione – e, quindi, rischiano di commettere sempre gli stessi errori. La loro vita è come un binario e loro sono treni che sfrecciano veloci. Sono solitamente incapaci di fermarsi e riflettere ma, proprio l’Ippocastano, dona loro stabilità, serenità e pacatezza, risultando un perfetto punto di riferimento anche a livello psicologico.

E un punto di riferimento lo è anche fisicamente, quando nasce nelle vie o nei piazzali dei paesi. Non vi è mai capitato di darvi ogni giorno appuntamento sotto il perenne Ippocastano? A me si, tante volte. Ci si vedeva tutti lì, dalle altalene, vicino alla fontanella, sotto la sua folta chioma, per poi decidere che gioco intraprendere. E ai tempi mica sapevamo di essere sotto un albero così importante!

Addirittura l’Ippocastano, nella mitologia, rappresenta il Dio Thor, Dio nordico dei popoli germanici, noto per la sua forza leggendaria. Mica male no? Bhè… infatti, possente lo è anche lui, nonostante sia un vegetale, pensate che può raggiungere i trenta metri d’altezza! Potete immaginare quindi che radici solide può avere.

E cosa ci dice infine l’Ippocastano? Qual’ è il messaggio che porta? Ci dice di stare tranquilli, che tanto c’è lui e che per aiutarci, non ha bisogno di niente. Pensa a tutto da solo. Si preoccupa di tenerci sotto ai suoi lunghi rami, a far da nido a tanti animali, a rinfrescarci e a darci energia. A donare molto ossigeno, viste le sue strabilianti dimensioni, e ci invita a riposare, a calmarci, a soffermarci, a pensare a quanto, comunque sia, questa nostra vita è una meraviglia.

Prosit!

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Sei Asmatico o… troppo Amato?

Ebbene si, secondo alcune filosofie, il senso di soffocamento che si prova avendo l’asma è da correlare al soffocamento del troppo amore che un’altra persona riversa su di noi. Nessuna colpa, nessun messaggio negativo e nessun giudizio, ma soltanto una semplice riflessione.

Vedete, nel momento in cui io amo “troppo” una persona, soprattutto un figlio (non per niente sono molti i bambini piccoli asmatici) automaticamente e inconsciamente, senza rendermene conto, lo rendo responsabile del farmi felice. Il senso è “non devi rendermi triste perché lo vedi che ti amo da morire!”. Questo è il messaggio che viene recepito.

In questo caso si parla di un amore particolare. Di un amore che sfocia anche in bisogno sempre senza nessuna colpa.

Vi voglio raccontare la storia di C.

C. è una grande mamma, ha quattro figli, uno più bello dell’altro, e fortunatamente tutti e quattro sani. Solo il secondo ha dato un po’ di problemini, e ha fatto preoccupare i parenti, proprio a causa di attacchi d’asma già da quando era molto piccolo.

C. ha avuto il primo figlio in giovane età e, questo figlio, quando nacque, nonostante si dica che i bambini appena nati sono tutti belli, di bello aveva ben poco ad essere onesti. Il viso magrissimo, lungo e storto a causa della giovane ostetrica inesperta, un eczema rosso sulla parte destra del viso e un’espressione da tapino lo rendevano ben poco piacevole alla vista e C. si accorgeva bene che la gente, quando lo guardava, non provava una sincera ammirazione.

Ci tengo a dire che oggi, questo bimbo, che ha dodici anni, è stupendo e perfetto.

Le impercettibili espressioni delle persone rattristavano C. che potè però prendersi una grande rivincita grazie al secondogenito. Quando nacque, lui, era meraviglioso. Sembrava un bambolotto, poteva essere chiamato da Anne Geddes per qualche sua immagine pubblicitaria da tanto che era bello. C., fiera e soddisfatta di quella sua creatura, che ora suscitava invidia nelle altre mamme anziché tenerezza, iniziò già da quei primi momenti, a riversare un amore esagerato, rappresentato da baci multipli, su quel bambino, gongolando sul fatto che, quella rara bellezza, era il suo bambino. Se tutti avessero voluto sbaciucchiare quelle morbide e paffute guanciotte, ebbene, rimarcava con i suoi gesti che soltanto lei poteva farlo perché, dopo quelle che aveva ritenuto “offese” nei confronti del primo figlio, ora si stava riscattando alla grande.

Una notte, il bellissimo piccolo, a causa di un raffreddore molto forte, iniziò a respirare poco bene intasato completamente dal muco. C. si spaventò perché anche se lo prendeva in braccio e lo faceva stare ritto, il piccino, non riusciva a respirare. Aveva preso una bella bronchite. La Guardia Medica e il ricovero, fortunatamente breve, di quel bambino, fecero preoccupare molto C. che affrontava la situazione riversando su suo figlio tutto l’amore che aveva. Se lui non riusciva a respirare lei respirava al posto suo, se lui faticava a stare bene, lei lo ricopriva di coccole e carezze. E’ ovvio che una madre si comporti così, l’avrei fatto anch’io. Vedere il proprio figlio soffrire è devastante per un genitore e, non potendo fare altro, lo si ama, se è possibile, più di prima.

Dopo quella avventura, naturalmente a C. rimase la preoccupazione nei confronti dell’apparato respiratorio del suo secondogenito che i medici dichiararono “delicato” da quel punto di vista, perciò, se il bambino, correva, sudava o aveva un rantolo, le attenzioni di mamma si moltiplicavano. La sua bellezza inoltre continuava ad eccellere tra tutti i bambini del paese e, per via di una cosa e per via di un’altra, quel bimbo era sempre e costantemente al centro dello sguardo di sua madre. Una bella responsabilità per lui! C. non ha fatto nulla di male, ci mancherebbe, ma senza rendersene conto, e passatemi il termine, “ha soffocato di troppo amore” suo figlio. Vedete, per C., era inconsciamente anche l’appagamento di un suo bisogno. Baciarlo davanti alle altre mamme che non avevano un figlio bello quanto il suo (ovviamente questa era un’idea di C. avvallata dal giudizio della gente, è ovvio che ogni scarrafone è bello a mamma sua) le permetteva di primeggiare e ricevere sempre un mucchio di complimenti. Coccolarlo mentre lui stava male le permetteva di dire – Sto facendo il possibile per te, non preoccuparti ci sono qui io – il suo ruolo di madre lo stava svolgendo al meglio.

Ebbene, oggi questo bimbo soffre d’asma. Fortunatamente crescendo gli attacchi si sono calmati e sono diventati più leggeri. Gli altri due figli, successivi a lui, non patiscono di questo. Quel bambino era sempre al centro dell’attenzione e, nemmeno i fratelli minori ebbero tanta dedizione rivolta a loro, perciò non si ammalarono.

Come dicevo prima, con questo comportamento, quello che si trasmette al figlio, sono i seguenti messaggi:

mi raccomando stai bene, non farmi preoccupare!

guarda quanto ti amo, non deludermi!

sei la mia vita, vivo grazie a te! (….azz!)

Riuscite a immaginare l’enorme responsabilità che si butta addosso ad un esserino di pochi mesi o pochi anni il quale percepisce, a modo suo, il risultato di quel comportamento? Lo so che sembra impossibile ma è così.

Devo far di tutto affinchè mamma non stia male! Devo stare bene, devo essere bello, devo fare il bravo…. Devo, devo, devo…. altrimenti la deluderò e forse… forse non mi amerà più…” è normale non riuscire a respirare bene con ‘sto peso sul petto!

Il bambino percepirà di essere amato perché è bello o perché non sta bene (tant’è che molti individui esprimono sofferenza per ricevere considerazione e affetto).

Questo accade anche tra adulti, davanti ad un marito opprimente ad esempio, o una moglie asfissiante, piena di paure o esageratamente affettuosa.

Purtroppo, anche se quello che facciamo lo facciamo per amore, il troppo stroppia sempre e può divenire un problema. Le difficilissime – mezze misure – sono alla base di un rapporto sano ed equilibrato perché l’equilibro è la forza che muove l’intero Cosmo: il male e il bene, il freddo e il caldo, il giorno e la notte, il bello e il brutto. Senza una di queste cose non ci può essere nemmeno l’altra, il suo contrario, e il tutto forma la vita.

Amate, amate, più che potete ma cercate di lasciar andare il messaggio di un semplice e genuino amore puro e incondizionato senza nessun ritorno, perché pure se può essere incredibile, anche vedere il proprio figlio stare bene è un ritorno. Un ritorno che ci rende felici perché, senza quello, saremmo tristi e angosciati. Ma come si fa? Mica si può star sereni davanti alla malattia di una persona a noi così cara? No. assolutamente. E, a venirci ulteriormente contro, sono le idee e l’educazione che ci hanno inculcato attraverso la nostra cultura oltretutto. Per cui, come ripeto, le sfumature di grigio sono alla base. Bisogna essere forti e coraggiosi. Quando un nostro caro sta poco bene, e ci vede soffrire a causa di questo, si preoccupa ulteriormente di essere la causa del nostro dolore perché come noi vogliamo bene a lui, lui ne vuole a noi e non vorrebbe vederci così. Proviamo a rifletterci. Forse, basta non essere troppo estremisti.

Amiamo lasciando all’altro la piena libertà. La libertà anche di soffrire. Senza fargli sentire questo un peso o un danno maggiore. La libertà di scelta. Scegliere di fare anche quello che può non essere per noi un idillio. 

Il respiro è alla base di tutta la vita. Se stiamo male a causa di questo, e destiamo preoccupazione in coloro che amiamo, è come vedere tutta la vita andare male a causa nostra. Ci si sente indegni, non meritevoli di affetto e si respirerà sempre peggio.

Se ho esagerato con qualche concetto è stato per far capire bene il senso di questo articolo.

Prendiamo la vita più alla leggera e permettiamo a chi ci è vicino di fare altrettanto. Anche il respiro ne gioverà e sarà più fluido e “leggero” anche lui.

Prosit!

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I Polmoni e la Tristezza

Come tante volte vi ho spiegato, le nostre emozioni possono diventare vere e proprie manifestazioni fisiche e, nel caso delle emozioni negative, creare seri problemi che poi chiamiamo “malattie”.

Il termine “malattia” porta in sé un grande significato, spesso anche discordante con quello che siamo abituati a identificare noi ma, questo, è un altro discorso che affronteremo in un secondo tempo.

Secondo alcune filosofie, quindi, a seconda della zona nella quale la malattia si manifesta, all’interno o all’esterno del nostro corpo, significa che un’emozione negativa ha colpito nel segno.

Oggi vi parlo della Tristezza, provata da molte persone, e che a lungo andare va a scapito dei Polmoni e di tutto il nostro Sistema Respiratorio. Questa grande emozione ha infatti sede proprio lì.

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Essa può manifestarsi fisicamente in tanti modi. Attraverso l’asma, la bronchite, la pleurite, la polmonite, il raffreddore e molti altri malesseri. Ognuno di questi malanni, ha un suo perché, una sua motivazione per essere giunto in noi ma tutti, alla base, sono nati da un sentimento triste. Potrete notare come persone depresse, o malinconiche, oppure che non riescono a vivere come in realtà vorrebbero, hanno problemi all’Apparato Respiratorio. Nulla è scontato.

Via l’assolutismo quando si parla di un essere speciale come quello – umano – ma, sicuramente, la maggior parte delle volte è così.

Ora, non significa che chi soffre di questi disturbi debba apparire triste per forza ma essi, stanno facendo riaffiorare quello che lo ha reso triste precedentemente e che ancora non è stato mandato via. Il fatto è che la malattia si palesa in base a ciò che abbiamo di più nascosto dentro, non in base a quello che manifestiamo al di fuori e agli altri.

Molto spesso, infatti, il sintomo è una specie di insegnamento. Non una punizione. Un insegnamento. E’ differente.

Sicuramente in molti metteranno questi malanni su un piano prettamente genetico e la biologia, come scienza, non è da eliminare ma non è neanche l’unica protagonista.

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La tristezza che proviamo, deriva soprattutto da un’abitudine di vita che può mentalmente sembrare giusta ma non lo è per il nostro essere più intrinseco e primordiale che, a lungo andare, si ribella.

Se nostro padre era abituato a vivere in un determinato modo, pensando di essere nel bene e nel giusto, e ci ha insegnato la sua stessa educazione ricevuta, sarà ovvio che come avremmo le sue stesse manie comportamentali, ci potremmo ritrovare con le sue stesse malattie.

Parlando nello specifico caso dei Polmoni, mi giunge sempre, da chiunque, la stessa domanda o la stessa affermazione: un mio parente è morto di cancro ai Polmoni. Fumava come un turco.

I turchi. Fumano tanto, sì. Ma non muoiono di cancro ai Polmoni. Muoiono di altre cose. Anche molte persone occidentali, fumano e bevono più ancora dei turchi, ma muoiono per altri motivi. I mass media, i medici e le aziende farmaceutiche, in questa parte di mondo che viviamo noi, ci dicono che se si ha un cancro ai Polmoni il motivo è il fumo. Praticamente solo il fumo.

Altre filosofie invece dicono che il cancro è il risultato del rancore e, i Polmoni appunto, la sede della tristezza. Ricordiamo che il rancore fa star male più a chi lo porta che a chi lo riceve. (Tumore fa rima con rancore).

Per queste dottrine e questi popoli, quello che noi consideriamo veleno, per loro non è minimamente contemplato e considerano invece “tossina” tutt’altro. Perdonatemi ma io non me la sento di dire che lo loro sono in torto e ad avere ragione siamo solo noi.

RosaPolmoniLa medicina orientale dice che una sana alimentazione mantiene sani anche i Polmoni. La stessa dottrina afferma anche che provare gioia intima e profonda, fa essere longevi. Saprete tutti che il DNA modifica la sua forma in base alle emozioni che proviamo. Leggi qui Questo è stato osservato e dimostrato scientificamente e non in Oriente.

Esistono infatti persone molto anziane che fumano ogni giorno e hanno sorpassato i cent’anni. Il fumo fa male. Sia chiaro. Colui che è felice al 100% non dovrebbe aver bisogno di fumare in teoria. Non avrebbe bisogno di questo appagamento. Dicevo quindi che il fumo fa male. Come fanno male tutte le porcherie che ingoiamo o che respiriamo.

Questo articolo non nasce per incitare a fumare, me ne guardo bene. Nasce per far capire la potenza delle nostre emozioni che è così grande da superare nettamente ogni altra forma di negatività-veleno che può colpirci. Questo è il mio umile e personale pensiero.

Questo è ciò che io, che non sono un medico, penso. So di non essere l’unica in questo mondo ma so che, purtroppo, l’informazione è limitata. E’ giusto ascoltare tutte le teorie e seguire quella che più si avvicina al nostro modo di pensare. Perché siamo esseri liberi. E se acquisissimo di più questo regalo che ci è stato fatto, chiamato Libertà, sicuramente saremmo anche più felici. Come anche i nostri Polmoni.

La felicità è la più grande medicina.

p.s. = per un maggior approfondimento ti consiglio anche questo mio articolo https://prositvita.wordpress.com/2018/02/04/il-dolore-e-nei-polmoni/ intitolato “Il Dolore è nei Polmoni” che puoi trovare nella sezione “Cerca”.

Prosit!

Photo cannonemaria.altervista.org – medicinapertutti.altervista.org – improntaunika.it