L’Insofferenza si vede sulla pelle

Sulla pelle e non solo…

L’insofferenza è provocata da quei fastidi che spesso mandiamo giù senza renderci conto del male che ci stiamo facendo.

Venite con me, oggi entreremo (letteralmente) nel mondo di questi fastidi che sopportiamo di continuo e che da qualche parte devono poi ben uscire.

Si tratta di entrare davvero in un mondo, in quanto entreremo dentro di noi, attraverso una storia vera che voglio raccontarvi.

C. e D. sono una coppia di miei amici sulla cinquantina che da quasi un anno convivono. Sono andati a convivere praticamente subito dopo essersi messi insieme. Sappiamo tutti che, all’inizio, una storia è “rosa e fiori” mentre, col tempo, può nascere qualche problemino. Problemini che, nel loro caso, si sono rivelati veri e propri drammi per il loro rapporto.

Alcuni meccanismi malsani, non aggiustati in precedenza, sono divenuti seri problemi. Tralasciando quelle che all’inizio erano piccole “pietruzze” si sono ritrovati con delle enormi montagne davanti da dover affrontare, ed era per entrambi un lavoro troppo faticoso… non sapevano nemmeno da che parte cominciare.

Ok, ma non sono qui a parlare della loro “crisi matrimoniale” bensì di eventi curiosi accaduti fuori e dentro al corpo soprattutto di C.

C. è un uomo buono, paziente, farebbe qualsiasi cosa per D. che, dal canto suo, è una donna fantastica e vuole molto bene a C. Entrambi però hanno, per così dire, problemi di – comunicazione -.

Inoltre, la pazienza di C., non è la pazienza sacra e alchemica dell’accettazione ma è una insofferenza mista a rassegnazione. Per niente sana.

C. pur di non perdere D. (demone dell’attaccamento) ha sempre sopportato la qualunque da parte della sua partner (oddio… non che lei facesse cose gravi ma magari fastidiose per l’altro, è umano, capita…) fino ad arrivare a sopportare persino le sfuriate dell’ultimo periodo che lei, totalmente incollerita da un’ira repressa (demone della rabbia) aveva deciso ora di riversare su di lui. Gli buttava addosso tutto quello che, in un anno, non gli aveva mai detto.

D., invece, dal canto suo, avrebbe preferito che C. parlasse quando qualcosa andava risolto ma non c’era verso di fargli aprir bocca a quell’uomo.

Va bene, sono cose che possono accadere in un rapporto di coppia. Tutto è bene quel che finisce bene e pare che i due abbiano ora trovato un metodo per evitare in futuro frustrazioni sciocche e parlare liberamente… che non c’è cosa più bella.

Interessante è stato vedere come a C. il corpo provò a comunicare (visto che stiamo toccando l’argomento “comunicazione”) in tutte le maniere possibili.

Dapprima iniziò a perdere parecchi capelli. Strano, non gli era mai successo. Inoltre eravamo all’inizio dell’estate, non in autunno, quando i nostri nonni dicevano “cadono le foglie, cadono le castagne e cadono anche i capelli”. Cos’era diventato? Un gatto che eliminava il sottopelo?

Poi, il suo corpo ha iniziato a riempirsi di brufoli (manifestazioni di rabbia) soprattutto nelle cosce (simbolo di potere). Le gambe rappresentano il nostro avanzare nella vita. Nello specifico, le cosce, simboleggiano il potere che abbiamo nell’andare avanti in una situazione della nostra vita.

Aveva anche prurito sparso, qua e là, soprattutto nella testa e agli arti (classica espressione di fastidio). La testa corrisponde alla Mente, la sede nella quale elaboriamo i pensieri consci o immagazziniamo quelli inconsci.

“Sarà il caldo” pensavano entrambi.

E’ vero. Il caldo di certo aumenta queste manifestazioni. La fermentazione all’interno del nostro organismo aumenta e ci possono essere sfoghi esterni. E’ molto utile controllare anche l’alimentazione.

Quando il caldo è opprimente siamo anche più deboli, meno energici e tutto fa. Ma basarsi soltanto sul caldo, peraltro in un momento così significativo ed evidente del loro rapporto, vuol dire avere una visione troppo superficiale.

Finchè iniziò ad andare di dissenteria, praticamente due o tre volte al giorno. La dissenteria, come già avevo raccontato, significa voler espellere velocemente da dentro di noi quello che mal sopportiamo.

“Sarà un virus intestinale”. Si cerca sempre un motivo esterno, raramente ci si guarda dentro.

Infine, comparvero delle bolle rosse (sempre rabbia) dei grossi ponfi sul pettorale sinistro (cuore) e sulle braccia (che indicano il modo in cui afferriamo la vita o una situazione).

“Sarò allergico a qualcosa”.

Iniziò persino a lacrimargli un occhio (un classico: la tristezza). Ovvio, a vivere così mica si può essere felici?! L’occhio sinistro per giunta! Ma che caso! Guarda che coincidenza… la parte sinistra è legata alla femminilità che chiunque possiede al suo interno, sia uomo che donna, o è correlata a qualcuno di femminile nella nostra vita: madre, compagna, figlia, collega, etc…

Non andarono dal medico perché, fondamentalmente, C. non stava male. Aveva queste manifestazioni corporee ma, tutto sommato, si sentiva bene (ovvio, non era malato). E’ anche, per sua natura, un uomo dinamico e sportivo.

Alla fine però D. mi chiamò, in verità voleva anche raccontarmi altre cose di sua figlia.

Le dissi che operare unicamente sul fisico di C. era poco utile secondo me e poi io non sono un medico. Posso dare dei consigli ma mai mi permetterei di svolgere un lavoro che non è il mio. Cosa invece le consigliai di fare e anche “presto e bene”, fu di rivedere il suo rapporto con C. dall’inizio e dall’interno.

Lei è più forte di lui e, da diversi anni, pratica filosofie in grado di aiutarla nonostante la rabbia che ha nascosto per diversi mesi in questa relazione.

C., invece, totalmente inconsapevole, solo e debole, non aveva aiuti da quel punto di vista. D. era il suo pilastro.

Feci a lei vedere la situazione attraverso i miei occhi, esterni al loro rapporto. A volte una visuale non coinvolta può essere utile e decise infatti di agire immediatamente capendo che, con un po’ di impegno, la situazione era ancora risolvibile. Anche perché non meritavano nessuno dei due di vivere in quella maniera solo per alcuni demoni che avevano dentro. In fondo, si amavano ed erano (sono) proprio carini assieme.

D. iniziò a vedere tutta la situazione da un altro lato, anzi, dall’alto, e s’impegnò a fare sia per lei che accompagnare lui. Come per magia, la loro storia, dopo qualche giorno iniziò a prendere una piega completamente diversa. C. iniziò a parlare (cosa che D. desiderava ardentemente) e lei iniziò a percepire una pace dentro che le conferiva il potere di continuare in questa missione che aveva deciso di intraprendere, per il bene della sua storia d’amore. Una pace che ha anche indebolito quella rabbia celata.

Passò una settimana e così, proprio come erano arrivati, sparirono tutti i fastidi dal corpo di C. Nessun brufolo sulla sua pelle, iniziò ad andare in bagno normalmente, i capelli non cadevano più nel lavandino e sparirono anche le bolle. Eppure le temperature erano sempre le stesse, soffocanti. Un caldo torrido non lasciava quiete alle persone. E la sua alimentazione, anche, era sempre la stessa!

Erano sereni. Ricordo che lui guardava lei ridere con aria interrogativa, come a dire “Ma è vero? Fino a ieri avesse potuto mi avrebbe mangiato vivo…!”.

Il mio consiglio è quello di non soffermarsi solo sui classici schemi mentali che abbiamo. Il caldo, il freddo, il lavoro, etc… seppur assolutamente importantissimi e da migliorare se possibile. Serve anche guardare dentro di noi. Il nostro fisico può sopportare più di quello che crediamo se è accompagnato da una buona ed equilibrata emissione di ormoni. La maggior parte di ormoni o neurotrasmettitori che le nostre ghiandole secernono sono soprattutto emessi a causa delle emozioni che proviamo.

Finchè continuiamo a dare la colpa all’esterno non potremo mai fare nulla per migliorare la nostra situazione! Se diamo solo colpa all’afa estiva, ci auto-obblighiamo a sopportare ulteriormente nell’attesa che arrivi settembre , fino a quel momento, la nostra parola d’ordine sarà: sofferenza. Siamo vittime, tronchi in balia delle onde… no! Siamo anche creatori.

Segnali dati da sfoghi cutanei, dissenteria, vomito, lacrimazione, prurito, starnuti, bruciori di stomaco… di norma indicano fastidi provati e repressi. Mal digeriti. Se si riesce a sciogliere i nodi che queste intolleranze causano dentro di noi, si sta decisamente meglio. Senza questi “grumi” tutto fluisce, così come il nostro benessere. Proviamo a lavorare sui fastidi che percepiamo. Riconosciamoli. Non soffermiamoci davanti ad un sospiro di sopportazione e via…!

La nostra natura intrinseca non accetta un semplice sospiro, vuole liberarsi da quello che la fa sentire legata. E questo vale anche per gli allergici pur essendo un discorso più ampio ma, se servisse a qualcuno, questo mio post di un po’ di tempo fa forse può tornare utile https://meginvestigatriceliminale.com/2015/04/03/guardare-le-allergie-e-le-intolleranze-da-un-altro-punto-di-vista/

Buona osservazione a chi non vuole più sopportare.

Photo: nonsprecare.it – allergologo.net – caffeina magazine – ilcorpoinmente – corriere.it – vegolosi.it – azzurro.it – pinterest

Me ne vado da te

Questo sarà un lungo articolo. L’argomento trattato è importante ma così pieno di sfaccettature, sottili e subdole, che cercherò di esporre nel migliore dei modi affinché vengano comprese. Veniamo, quindi, subito al sodo.

Ti è mai capitato di subire un abbandono da parte di chi sopporta le peggio cose da altre persone ma non da te?

Mi spiego meglio. Supponiamo che hai un/a amico/a, o un/a compagno/a (d’ora in poi mi rivolgerò al maschile per semplificarmi la scrittura) il quale ha, a sua volta, ovviamente, altri amici e parenti.

Durante il periodo della vostra amicizia, o del vostro rapporto, ti rendi conto che questa persona subisce da altre sue conoscenze situazioni o modi di fare davvero poco carini. C’è ad esempio chi gli fa spendere soldi approfittando di lui, c’è chi lo manipola, c’è chi gli manca di rispetto, chi lo sfrutta, chi lo comanda come un burattinaio, chi lo deride, chi gli si rivolge con aggressività… eppure lui tollera e accetta tutto questo senza mai distaccarsi da queste persone.

Senza mai prendere posizione e mandarle letteralmente a stendere fuori dalla sua vita. Abbozza e continua con loro ad avere rapporti di vario genere senza mettere paletti e continuando a frequentarle.

Nei tuoi confronti, però, non va nella stessa maniera. Quelli che possono essere i tuoi difetti NONOSTANTE SIANO SOLO LEGGERE CARATTERISTICHE NEGATIVE VERSO DI LUI, RISPETTO AI MODI DEGLI ALTRI, non vengono accettate e, questa persona, si allontana da te.

Non importa se, fondamentalmente, tu per lei hai sempre provato un affetto sincero (mentre gli altri no), non importa se tu con lui ti sei sempre comportata bene (mentre gli altri no), non importa quello che di profondo avete vissuto, quello che per lui hai fatto, a quello che per lui hai rinunciato, gli ostacoli che assieme avete superato, la complicità che vi legava, le forti emozioni che avete condiviso (mentre con gli altri, tutto questo, non è mai accaduto), da te se ne va… da quegli altri no.

Ora, la maggior parte della gente, a questo punto, risponderebbe così: << Eh ma perché tu, visto lo stretto rapporto che c’era, fai ancora più male rispetto agli altri con i quali c’era un altro tipo di legame >>. Permettimi di dire che questa è una giustificazione abbastanza superficiale pur sembrando ovvia. Attento alla superficialità della Mente che mente (voce del verbo mentire… tu guarda che combinazione che si chiamano allo stesso modo!).  

Se così fosse, tutta quella profondità passata dove caspita è andata a finire davanti a sciocchi difetti davvero meno gravi che tutti possono avere? Perde qualsiasi valore tutto quello che c’è stato? Beh, ma allora non c’è stato proprio nulla. Cioè, vuoi dirmi che io posso passare la vita a manipolare una persona o a sfruttarla (che squallore) e allora posso averla sempre vicina a me ma se la amo sinceramente e qualche volta litighiamo, perché abbiamo visioni diverse, la perdo? Suvvia… mi pare davvero una cosa che non sta in piedi.

E’ ovvio che qualsiasi difetto, se portato all’esasperazione, o se trasformato in ossessione, diventa deleterio per tutti i tipi di rapporti. Io posso essere permalosa, gelosa, cinica, giudice, etc… e ci può stare, ma se queste caratteristiche le ingigantisco, tirandole sempre fuori esageratamente verso l’altra persona, capisco bene ch’essa possa arrivare a mandarmi al diavolo.

Ma qui si sta parlando di quelli che sembrano semplici disaccordi, classici disguidi, come quelli che possono accadere quotidianamente tra moglie e marito per capirci.

E dico sembrano, sottolineando questo termine, perché in realtà non sono semplici disguidi ma non perché mostrati all’ennesima potenza, bensì, per un’altra questione che è la risposta a questo articolo. E’ la risposta, a mio avviso, meno superficiale, rispetto a quella che ho citato prima e che la maggior parte della gente direbbe.

Il problema nasce da molto in basso e, con “in basso”, intendo quello che abbiamo dentro di noi nel nostro lato più oscuro. Un lato che neanche noi conosciamo ma c’è. Un lato con il quale molto spesso ci ritroviamo faccia a faccia ma noi voltiamo il viso dall’altra parte per non guardare. Ti ho sempre detto che evolversi è un lavoro eroico.

E’ quel luogo, all’interno del nostro essere più intrinseco, nel quale sguazzano leggiadri i nostri Demoni, dove dormono placide le nostre memorie, dove sono fossilizzati i nostri schemi mentali, dove il nostro Ego, indisturbato, se la canta e se la suona come meglio crede. Tanto noi lo lasciamo fare. Lasciamo sempre che sia lui a governarci. Che sia lui il nostro padrone.

Ebbene, cosa succede quindi? Succede che quello che io credo essere un semplice mio difetto, o modo di fare poco piacevole, per l’altro è invece il riflesso di uno dei suoi più grandi Demoni. E qui nasce il guaio. Te lo spiego meglio con un esempio.

Supponiamo ch’io sia una che dice sempre quello che pensa, senza paura e senza peli sulla lingua.

Questa mia caratteristica non sembra poi così grave davanti a certi altri modi di fare ben più squallidi e miseri di molte persone. Anzi, sembra quasi una virtù. Voglio dire, si dovrebbe preferire una che dice le cose come stanno, in modo forse crudo ma sincero, rispetto a chi sfrutta o manipola in modo bieco, ingannevole e malizioso. Sì, per me può essere così ma non per chi è governato dal Demone della Falsità.

Chi è governato dal Demone della Falsità (e con questo non si intende solo raccontare bugie ma si intende vivere una vita intera nella menzogna, avendo tante vetrine da mostrare al mondo per ricevere ad esempio sempre stima e affetto) quando incontra altra Falsità ci condisce l’insalata allegramente. Sarà la voce della Verità che, invece, gli farà stridere le orecchie come il gesso passato sulla lavagna. E’ la Verità il suo peggior nemico, il suo antagonista. A fine articolo, su questo punto, devo fare una postilla importante ma ora andiamo avanti.*

La mia schiettezza (che comunque anch’essa se fosse troppa andrebbe ridimensionata con un po’ di sensibilità, in quanto il troppo stroppia sempre) diventa perciò, per quella persona, una sofferenza indescrivibile. Insopportabile. E’ come conficcargli un ferro rovente sulla pelle ogni volta. Non sto esagerando! Il mio modo di fare, così schietto e tagliente, il mio comportamento senza fronzoli, le mie parole senza giri e senza orpelli, per lui che vive nella costante menzogna, sempre ricoperto da maschere, lo mettono di continuo a disagio, in imbarazzo, si sente legato, si sente soffocare… non può continuare a vivere così, e quindi se ne va.

Ecco perché abbandona te e non gli altri che lo trattano peggio. Davanti ai modi di fare degli altri può provare fastidio, può abbozzare, può fregarsene e andare avanti ma davanti a quel suo potente Demone, che tu combatti senza rendertene conto, che gli solleciti ogni volta senza accorgertene, non può fare nulla se non un grande e pesante lavoro su di sé (che nessuno ha mai voglia di fare, meglio prendere e andare via, è più comodo).

In lui causi una battaglia molto pesante, insostenibile. Non sa più come parlare, cosa dire, tu, con quel tuo essere così viscerale e genuino, lo smascheri ogni volta, tu lo obblighi a comportarsi in un modo che a lui non gli conviene perché perderebbe la stima e l’affetto che da anni sta cercando di conquistare da parte di tutto il mondo che lo circonda. Lo obblighi a spogliarsi di quelle vesti dietro le quali si nasconde, diventi un personaggio scomodo nella sua vita anche se lo ami, anche se faresti di tutto per lui, anche se vi siete emozionati a vicenda, anche se avete vissuto esperienze indimenticabili, etc, etc… quel suo Demone è più forte di te.

Come dico sempre, se l’Universo ci ha messo davanti quella persona, occorre chiedersi perché. Nessuno entra nella nostra vita senza motivo. Tutto quello che di lei non si sopporta o ammiriamo dobbiamo osservalo dentro di noi. E invece no, non lo facciamo mai. Più malessere ci fa provare qualcuno e più dovremmo riflettere su questo. Non dico di continuare a stare lì ma almeno lavorare su di noi.

Invece ce ne andiamo. Abbandoniamo. Togliamo il disturbo con mille scuse cercando addirittura di passare per buoni sammaritani con frasi tipo << Me ne vado per non farti più del male >>. Ma per favore… Guarda in faccia il tuo Demone, non trovare più scuse, non puoi, dopo quello che c’è stato tra noi, andartene così senza che io fondamentalmente ti abbia fatto nulla di grave. E continui a frequentare gente che ti prende in giro ogni volta, che mette davanti a te il loro star bene e poi il tuo essere. Vero? Ti tornano certe parole? Ti tornano questi meccanismi? Se li hai vissuti sicuramente sì.

I Demoni sono furbi, saggi e acuti. Sono mostri che nutriamo da quando siamo bambini e li abbiamo creati noi. Ci conoscono molto bene. Sono fatti della nostra stessa sostanza. Ci conoscono meglio di quello che ci conosciamo noi stessi. Sanno come farci reagire per salvarsi, per non essere visti, per non essere smascherati e poter continuare a vivere. Sanno quali sono i nostri meccanismi di difesa, quelli che usiamo ogni giorno per sopravvivere. Sono gli amministratori delle nostre emozioni perché di emozioni sono fatti. Ci fanno trovare le scuse più idiote, i comportamenti più stupidi ma l’importante è uscirne puliti e liberarsi da quel vischio nel quale ci siamo cacciati.

Se sei vittima del Demone della Falsità e nella tua vita giunge una persona prettamente schietta e sincera chiediti perché. Solo questo. Naturalmente sarà difficile che tu ti riconosca – vittima del Demone della Falsità -, equivale a dire che sei una persona falsa e questo richiede una dose di umiltà che solo chi davvero intende diventare Mago della propria vita ha voglia di possedere. Ma, quantomeno, chiediti il perché di tanta franchezza nella tua vita. Quella persona può apparire antipatica, ansiosa, invidiosa, collerica, supponente ma è se stessa. Non sta fingendo. E’ lei, è come è davvero. Apprezza questa dote. Questa sua totale onestà e chiediti perché è lì, tra le tue mani.

* Parliamo adesso della postilla di cui accennavo prima.

Le frequenze si attraggono se simili. Cio’ significa che, continuando con l’esempio della Falsità, se io sono falsa incontrerò persone false. Su questo non ci piove, è una Legge Universale e anche scientifica. La Falsità degli altri mi farà male. Devo provare dolore per vedere la Falsità dentro di me ed evolvermi. Se non provassi dolore, se nulla mi stuzzicasse, non la vedrei. Però prima ho detto che Falsità con Falsità condiscono allegramente l’insalata… quindi?

La falsità è facile, la verità così difficile… – (George Eliot)

Beh, a seconda delle circostanze, la Falsità dell’altro, che ricevo, può tornarmi molto utile. Mi permette di essere falsa come piace a me. Ripeto, non focalizzarti sulla bugia, si parla di comportamenti e schemi arcaici non rimossi. Mi fa male la Falsità dell’altro, certo che sì, la sento, mi lacera, mi punge dentro, sono convinta di non meritarla ma, allo stesso modo, viaggiando sulla stessa linea d’onda, io potrò comportarmi come mi conviene.

Ti faccio anche in questo caso un esempio che ti sembrerà assurdo ma esiste, credimi.

Supponiamo che tu parli male di me ma ovviamente non me lo dici, o mi menti dicendo di aver parlato bene di me. Ottimo, a me torna comodo questa tua palla perché se io, davanti a te, venissi a scoprire la verità, dovrei ovviamente reagire come si conviene in onore della mia Coscienza (niente e nessuno è più potente della nostra Coscienza, almeno che non la si lasci a tacere, zitta, sotto la cenere). Il far finta di non sapere nulla, invece, mi permette di evitare di reagire in malo modo e questo mi permette di evitare anche di offenderti. Non offendendoti mi assicuro la tua vicinanza, la tua stima, il tuo affetto, la tua considerazione, etc.. Evito di passare per quella che fa una brutta figura, che è irosa, che è acida, che è….. SCHIETTA! Nessuno, più tardi, parlerà male di me anzi… quando sentono il mio nome sono e saranno tutti sempre pronti a dire << Che bella persona che è! E’ una grande! E’ fantastica! E’ gentile! E bla… bla… bla… >>.

Ti rendi conto quanto è “malato” l’Essere Umano sotto certi punti di vista? Cosa arriva a fare per il quieto vivere, per non perdere l’apprezzamento e l’ammirazione degli altri?

A te invece può perderti, perché tu sei talmente schietta che se non merita stima non lo stimi! E allora che se ne fa di te uno che finge da una vita proprio perché ha bisogno della stima degli altri? Che ha bisogno di trascinarsi dietro una buona reputazione?

Spero, con questo articolo, di non essere stata troppo… schietta!

Ricorda: chiediti sempre perché quella persona è capitata nella tua vita e cerca di non soffermarti solo sui motivi che più ti piacciono o ti fanno comodo.

Non dire: << Ah! Quella persona è capitata nella mia vita perché, come me, ama il Tennis e mi ha insegnato molto e assieme abbiamo vissuto le più belle esperienze tennistiche della mia vita >>. Il Tennis è un mezzo, non è il motivo!

L’Anima non è mai superficiale. L’Anima non ha emozioni, non ha orpelli, è cruda, severa, inflessibile, va nel tuo profondo per farti rinascere ogni volta a costo di farti sentire dolore.

Buon lavoro su di te.

Prosit!

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Elimina i Compromessi e conquista la tua Libertà

CHIUNQUE HA UN RAPPORTO CON NOI

So bene che nella vita c’è compromesso e compromesso, alcuni hanno un prezzo che paghiamo volentieri soprattutto se il ritorno è ottimo per noi ma quelli di cui voglio parlarti oggi sono mani che ti tengono attanagliato, stretto tra le loro dita aguzze.

Nel momento in cui impari davvero a stare bene con te stesso non sei più dipendente da niente e nessuno.

Non ce ne accorgiamo ma molto spesso, più spesso di quello che crediamo, abbozziamo e accettiamo da altri comportamenti che non ci piacciono per timore di perdere quella relazione che sia sentimentale, di amicizia o di parentela.

Ci sottoponiamo continuamente ad una sorta di ricatti che ci auto infliggiamo la maggior parte, delle volte per paura della solitudine ma non solo: “Che brutto vizio che ha! Lo detesto ma devo sopportarlo altrimenti se gli dico qualcosa si arrabbia e poi non mi fa più questo e quello…

Questo e quello – possono essere appagamenti di diversa natura ma che ovviamente appagamenti non sono. Sono COMPROMESSI.

IMPARIAMO A DISTINGUERE BENE LE COSE

Il compromesso è deleterio. Una sorta di espediente carico di ipocrisia e omertà al fine di ottenere il famoso Quieto Vivere, laddove, come Quieto Vivere, si intende una parvenza di star bene. Tutto questo però è un’illusione. Una sciocca, tossica, distruttiva illusione.

E’ un piacere totalmente effimero al quale ci appendiamo con le unghie e con i denti e ci sembra chissà che.

Questo o quello – possono essere esibiti da: prestiti in denaro, accompagnamenti comodi in auto, compagnia, promesse di matrimonio, viaggi, condivisione di passioni, risparmio, babysitteraggio, posto di rilievo, orario lavorativo ridotto e potrei andare avanti all’infinito.

Per ottenere ognuna di queste cose e molto di più, ogni volta, mandiamo giù bocconi amarissimi in quanto ci sembra più salato il prezzo da pagare nell’arrangiarci o nello stare da soli che non quello da spendere nel sopportare determinati atteggiamenti. Erroraccio!

Ebbene questa è un’idea totalmente distorta e fasulla. E’ una credenza. Uno schema mentale falso.

LE ABITUDINI

Innanzi tutto bisogna comprendere che siamo abitudinari in ogni cosa che facciamo pertanto anche nei pensieri. Ossia, è come se nel nostro cervello ci fossero delle strade, tipo canali (e ci sono davvero, sono quelli utilizzati dalle sinapsi) e i pensieri passano sempre di lì. Siamo abitudinari nell’agire, nel reagire, nelle emozioni, nel comportamento, in tutto. Questo perché siamo dei “dormienti”, cioè utilizziamo soltanto una piccola parte delle nostre capacità sia cognitive che spirituali.

Detto questo va quindi detto anche che ci basta cambiare abitudine per abituarci all’altra (perdonatemi il gioco di parole) e l’affare è fatto. In pratica, se preferisci andare da quel Macellaio antipatico solo perché è più vicino a casa tua (ecco il compromesso) dopo un po’ di tempo non ti peserà più andare da un altro Macellaio che, anche se sarà più distante e ti farà camminare di più, è gentile e affabile. Immagina se il Macellaio antipatico dal quale vai chiudesse, cosa fai? Diventi vegetariano? Ok, puoi anche farlo se vuoi ma se di vegetarianismo non ne vuoi sapere sei obbligato a fare qualche metro in più.

La domanda che voglio porti è: Perché non inizi fin d’ora a fare quei metri in più mettendola in barba al commerciante sgradevole e ti liberi di un trattamento poco rispettoso? Questo cambio del meccanismo oltre ad appagarti molto perché conoscerai un venditore fantastico, suggerisce alla tua mente una cosa bellissima – Io posso! Io non dipendo da nessuno! Se voglio posso! Se non amo il tuo trattamento lo cambio! E sono più felice! -. Oh già! Questo perché “modi di fare” e “mente” si parlano.

Il Macellaio è soltanto un leggero esempio che può essere utile come inizio per poi cominciare ad andare a toccare i tasti più dolenti e cioè le persone alle quali teniamo di più e che di più ci tengono in pugno. Fino ad arrivare alle considerazioni più grandi.

VOLERE E’ POTERE… DAVVERO!

Devi convincerti che c’è sempre una soluzione. Se non la trovi la puoi inventare ma c’è. Non è impossibile è solo che tu non hai voglia di metterla in pratica. Non voglio essere offensiva dicendo che sei un fannullone, non mi permetterei mai. Voglio solo convincerti che volere è potere e lo è davvero.

Una donna che conosco, alla meravigliosa età di 58 anni, ha preso la patente pur di non farsi più scorrazzare dal figlio che bestemmiava in turco ogni volta che doveva accompagnarla da qualche parte. Non crederai a quello che sto per dirti ma dopo qualche tempo, di sua massima indipendenza, è stato proprio il figlio ad offrirsi per accompagnarla! Ho vissuto questa cosa con i miei occhi!

Un’altra mia conoscente, invece, era davvero stanca di sottostare ai ricatti della madre per poter sistemare il bambino quando voleva uscire qualche sera con gli amici (di giorno il bimbo andava all’asilo e lei andava a lavorare). Ebbene, si è messa d’accordo con una sua amica e hanno iniziato a scambiarsi i favori; una teneva il cane all’altra quando questa voleva andare in vacanza e l’altra teneva il bimbo a una quando questa voleva uscire. Inoltre ha iniziato a lavorare la lana cardata realizzando diversi gadgets che ha iniziato a vendere e, con i soldi ricavati, si pagava una ragazza che le teneva il figlio una sera alla settimana. Anche qui, non mi crederai, ma la nonna, tra lo sbigottimento e la solitudine, ha iniziato ad implorare la figlia di lasciarle di nuovo il nipote. Non ti sto prendendo in giro!

LA VERA LIBERTA’

So bene che ci sono situazioni più gravi che dobbiamo patire e tollerare ma è altrettanto vero che possiamo, se vogliamo, modificare la nostra vita o comunque renderla di gran lunga migliore e respirare più libertà. Perché sì, questa è la vera libertà.

Cerchi compromessi con tutti. Con i tuoi figli, con il tuo partner, con i tuoi genitori, con gli amici, con i colleghi… cerca di limitare il più possibile la quantità di queste false convenzioni.

Vorrei farti capire che la ragazza di cui ti ho appena parlato, che ha iniziato a lavorare la lana cardata (tu puoi trovare altre soluzioni, alcune possono costarti più fatica altre meno) ha in pratica messo sulla bilancia due cose: il comportamento della madre su un piatto che le causava un’oppressione indescrivibile e, sull’altro, la stanchezza e l’impegno di restare a volte fino a tarda notte con l’ago in mano per finire le sue opere. Ebbene non c’è stato paragone per lei. Nonostante lo sforzo dei suoi occhi attenti sul lavoro, nonostante il sonno, nonostante tutto, è decisamente più felice perché crea molte cose, riceve complimenti e apprezzamenti, si sente più libera ma anche brava, capace di fare, vede gli altri felici quando regalano un suo pezzo, dà sfogo alla sua fantasia e ora sì che è davvero appagata.

Quando arrivi a non dover più dipendere da nessuno e stai bene con te stesso qualsiasi cosa accada tu non hai da temere nulla. Non hai paura di perdere qualcuno perché se anche quel qualcuno va via (o non ti fa più quel favore, cioè si stacca da te da quel lato) tu vivi comunque sereno. Lo lasci andare liberando anche lui da quella specie di “favore” che ogni giorno ti fa. Fosse anche solo – compagnia -. Quando non senti più la paura di perdere “quella cosa” o “quella persona” allora sì, sei davvero libero. Quando non sei più servo di nessuno. Perché vedi, ci sono casi semplici in cui si tollerano cose semplici ma ci sono situazioni anche più gravi nelle quali ci si riduce davvero ad essere schiavi. E’ come costruirsi una gabbia attorno senza uscita e questo è dolorosissimo. E’ un peso abnorme da sopportare giorno dopo giorno.

Questa è la vera libertà. Essere e sentirsi pienamente liberi non significa fare solo il lavoro che ci piace, avere la casa che ci piace, andare in vacanza quando vogliamo, poterci comprare l’auto che preferiamo e avere un partner che ci ama tanto. Essere liberi vuol dire soprattutto uscire da questi schemi quotidiani. Eliminare dalla nostra vita tutto ciò che è nocivo e negativo. Non usare espedienti. Non farsi assoggettare.

Non restare sotto la tirannia della pigrizia, della menzogna, del bisogno, dell’avarizia, della lussuria, del biasimo, della manipolazione… questi sono tutti demoni che portano a subire le voglie di altri demoni come quello dell’invidia, della gelosia, del giudizio, dell’opportunismo, dell’ipocrisia… Via, via tutto questo! Guarda quanto male c’è e te lo stai mangiando ogni giorno! Ti stai nutrendo di questo.

Liberandoti da ciò, crei spazio alla felicità. Alla serenità. A quella gioia piena che nessuno può portarti via e ti riempie.

Allora sì sarai davvero felice e potrai vibrare in frequenze positive sentendoti veramente bene. Questa è la vera libertà.

Prosit!

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Alopecia – la drastica separazione

COME LA VOLPE IN PRIMAVERA

Esistono diversi tipi di Alopecia e sono diverse le cause che la provocano ma come ben sai io voglio accendere la luce su quella derivante dal Corpo Emozionale.

Il termine – Alopecia – deriva dal greco “Alopex” e cioè “Volpe” proprio perché si perdono i capelli a ciocche (nella maggioranza dei casi) proprio come accade alla Volpe quando perde il pelo dopo il freddo inverno.

Se per la Volpe però è un semplice rinnovo, che avviene ogni anno, per l’essere umano è differente perché i capelli potrebbero non ricrescere più. Posso assicurarti che ho visto casi gravi di Alopecia dove il capello ha ricominciato a crescere ma la persona ha dovuto fare un lungo e duro lavoro su di sé oltre al trattare, a livello topico, le zone interessate.

Questo perché l’Alopecia appare dopo che si è vissuta una – separazione -.

Tale separazione può essere di diversa natura. Perdere un genitore, perdere un figlio, perdere il lavoro, perdere dei soldi, perdere la compagnia… laddove, con il termine “perdere” non si intende per forza la morte dell’eventuale individuo, o animale, o evento ma anche solo un allontanamento percepito a livello sentimentale.

VARI TIPI DI SEPARAZIONE

Se ad esempio un bambino, si sente in qualche modo all’improvviso “abbandonato” dalla madre (anche se questa è sempre vicina a lui) può manifestare dopo un po’ l’Alopecia. Una madre che forse ha dovuto vivere un lungo brutto periodo, nel quale ha impiegato tutte le sue forze e le sue energie. Oppure un ragazzo che si sente d’un tratto, crescendo, svalutato dal padre, sente di non piacergli, sente che quel padre avrebbe voluto un altro figlio e lo sente separato da sé. Oppure ancora un uomo che, un bel giorno, sente di non piacere ai propri colleghi di lavoro e si rende conto che questi vogliono stargli alla larga. Cose che un tempo non accadevano poi, d’un tratto, succedono. Possono capitare per un nostro errore fatto nei confronti di qualcuno senza essercene resi conto, oppure per gli eventi che la vita ci obbliga e obbliga gli altri ad affrontare.

La separazione la si vive come una ferita che ha saputo squartare il benessere nel quale prima si stava.

L’Alopecia indica quindi che è avvenuta in qualche modo una separazione per noi dolorosa. Una separazione che abbiamo vissuto con dolore e paura. E’ venuto a mancare qualcosa che per noi era prezioso.

I capelli indicano la nostra forza, la nostra salute, il nostro affrontare la vita e il legame che abbiamo con la vita stessa e quindi anche con gli altri.

E’ difficile “curarsi” sotto questo punto di vista. Significa essere più forti e non provare malessere rispetto a quello che ci è accaduto ed è davvero dura. Si può però ricorrere ai ripari provando a illuminare il male che ci portiamo dentro e condividerlo con chi lo ha provocato. In realtà siamo noi ad avercelo auto-provocato perché noi abbiamo dato quel peso a quella situazione ma gli altri protagonisti possono sicuramente aiutarci.

SE SI DIVIDONO DA ME SIGNIFICA CHE IO NON VALGO

Ci vuole un po’ di coraggio perché occorre – chiedere – ma penso sia il minimo per provare a trattare un disturbo così fastidioso e antiestetico come quello dell’Alopecia. Pertanto bisognerebbe prendere la persona, o le persone, in questione e domandare loro cos’hanno che non và nei nostri confronti. Chiedere loro se possiamo migliorare e fare qualcosa per tornare ad essere ciò che eravamo prima. Offrir loro, su un vassoio d’argento, i nostri timori, il nostro dispiacere ed essere fiduciosi nella loro comprensione. Ricordiamoci che anche gli altri hanno le loro paure, a volte anche solo per parlare.

Questo stratagemma però non si può mettere sempre in pratica. Quando un individuo a noi caro lascia questa terra, o quando la nostra Alopecia è provocata dalla perdita di una sicurezza economica, o quando ci rubano il cane con chi possiamo parlare? Con nessuno se non con noi stessi.

Si tratta quindi di convincersi che, nonostante tutto, riusciremo comunque ad andare avanti. La separazione che stiamo sentendo è solo fisica, dolorosissima, ma non può nuocerci. Ci farà stare molto male per molto tempo, ci farà disperare, provare terrore ma in qualche modo andremo comunque avanti perché:

Metterò in pratica tutto quello che chi mi ha lasciato mi ha insegnato

Comunque non morirò di fame costi quel che costi

Troverò sicuramente un altro lavoro

Mi occuperò di altri cani e in onore al mio farò loro del bene

FORTE COME I CAPELLI

Non sto minimizzando il tuo dolore, un dolore che per un certo tempo devi vivere fino in fondo come meglio credi e nessuno può giudicare, ma passato il giusto tempo devi cercar di capire che non sei solo, che non sei un inetto, che non sei un povero. Nonostante la lacerazione del tuo cuore sei sempre lo stesso essere meraviglioso che eri prima. Per la tua natura intrinseca non è cambiato nulla. Hai ancora tutte le tue doti e ora è arrivato il momento di metterle in pratica.

Nei casi in cui riesci a lavorare un certo malessere e quindi sta a te valutare verso quale situazione o persona poterlo fare, prova ad accettare. Impara a coltivare la pregiata arte dell’Accettazione. Non è per niente facile ma se ce la fai ti fai un gran bene. Accetta quindi di non piacere più ad una persona ad esempio. Lo so, è straziante, e ci vuole molto tempo ma se ci ragioni esiste anche questa possibilità. La possibilità di non essere più apprezzati o stimati o amati da qualcuno. Come puoi continuare per tutta la vita a struggerti per questo? Cosa vuoi fare? Obbligare quel qualcuno ad amarti ancora anche se non vuole? Puoi farlo, certo, ma sarai tu a soffrire e ad ammalarti. Io non ti sto dicendo che è una passeggiata ma cerco di mostrarti come stare meglio anche se il mio può sembrarti cinismo, perché sarai tu a rovinarti la vita.

Impara a capire che vali lo stesso anche se tuo padre non ti apprezza più. Che sei comunque una bella persona anche se il tuo datore di lavoro ora ce l’ha con te. Che non hai colpe se tua madre è rivolta ad altro. Che forse meriti un uomo migliore se tuo marito ti ha abbandonata. Non considerarti un amputato se non lo sei.

Concentrati sul fatto che quella separazione, con il suo dolore al seguito, in quella quantità, è solo cosa tua. Tu la stai creando, l’hai creata, le hai dato una misura e allo stesso modo puoi fermarla.

TUTTO E’ UNO

La maggior parte delle separazioni che avvengono nella nostra vita arrivano per fare spazio e portare qualcosa di migliore ma noi non ci vogliamo credere. Abbiamo paura. Ci focalizziamo su quella perdita e non sul nuovo arrivo. Guardiamo la porta che si è chiusa e non il portone che si è aperto. E rimaniamo lì, a crogiolarci nel male, nel buio, nella disperazione. Questo indebolisce tutto di noi. Il nostro fisico, la nostra mente e la nostra spiritualità.

C’è anche però chi oggi è adulto e soffre di Alopecia da quando era bambino. In questi casi non riconosce il dolore, non sa neanche il perché soffre di questo inestetismo e, nel suo caso, l’indagine si complica. Quando accade questo solitamente si ricerca il problema nell’ambito familiare o scolastico che sono quelli che hanno più valore per noi in tenera età. Può comunque provare a ricercare il fatto che lo ha portato ad avere uno stop nella crescita dei capelli andando indietro nel tempo ma osservando il presente.

Ad esempio, se oggi non sopporti un qualcosa in tua mamma e non mi riferisco a un suo difetto o a un suo modo di fare. Mi riferisco al suo trattarti (ipotesi – ti fa sempre sentire un incapace o che sei un fastidio) da sempre. Significa che probabilmente fin da quando eri piccolino hai percepito questo provenire da lei e hai così percepito la separazione. Bene, prova a perdonarla e ad accettare questa situazione. Allenati nell’osservare che per tua madre sei “quello” ma per tutto il resto del mondo no. Prova a far luce in questa nicchia che non hai mai voluto illuminare. Tira fuori tutto quello che c’è da tirare fuori, guardalo e apprezzalo. Impegnati ad entrare in quell’angolo buio e convinciti del fatto che è una prova che devi superare.

Ricordati però che non è mai utile perdere troppe energie verso il passato. Fai la tua ricerca ma se vedi che non riesci a trarre un ragno dal buco fermati. Fermati e concentrati sul sentirti comunque completo. A mancarti è proprio la completezza del tuo Essere. Completo, perfetto, bello e utile a questo mondo. Altrimenti non saresti neanche nato.

Se sei qui e sei come sei è perché “servi” così. Individua la tua missione nella tua più totale integrità. Non sei separato da nulla. Tutto è Uno.

Prosit!

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Quando le anime si incontrano

È UN INCONTRO D’ANIME

Eros Ramazzotti cantava – È un incontro d’anime…! – ma il suo, seppur vero, voleva essere un messaggio dedicato all’amore di coppia. Oggi andiamo oltre questo tipo di amore e proviamo a guardare cosa succede al di là della nostra percezione fisica.

Ti è mai capitato di avere deja-vù con persone mai viste prima? E di provare una profonda confidenza con chi conosci da poco tempo? Oppure qualcuno proprio non vuole uscire dalla tua vita, mentre un altro non vuol saperne di entrare?

Perché vedi, gli incontri dei corpi, gli avvicinamenti fisici o le conoscenze del mondo materiale sono una cosa, ma gli incontri delle anime sono tutt’altro.

Questa è la storia del nostro disegno, già delineato, nell’infinità del cielo. Un disegno che però scegliamo noi come creare, che colori usare, che tecnica utilizzare. Se riusciamo a vederlo.

Questa è la storia di due (o più) anime che vanno ben oltre la fisicità e, contro il loro volere, non possiamo fare nulla in quanto tutto è al di sopra.

GUARDANDO OLTRE

Spesso ci piace una persona, vorremmo amarla, o possederla, o averla come compagna ma, se la sua anima non è destinata a rimanere con la nostra, sarà ben inutile forzare le cose verso una sofferenza che prima o poi si paleserà nella realtà. All’incontrario, sarà inutile evitare una persona se le anime hanno già deciso da tempo di incontrarsi o di stare insieme.

Lascia andare. Lasciati andare al disegno stellare, divino, preparato per te, per la tua evoluzione (e per la sua). Lascia quell’anima libera di andare incontro a chi deve e poter così svolgere il suo ruolo. Non porre attrito, ne’ in modo positivo, ne’ negativo.

I corpi vogliono o non vogliono, bramano o non bramano ma le anime no. Non hanno fretta. Non hanno mente.

Questa non è una storia d’amore, è la storia dell’Amore inteso come unica e grande forza universale che vede ogni tipo di rapporto (non dovete pensare solo ad una relazione di coppia, si parla di qualcosa di più grande che osserva ogni tipo di legame tra l’umanità).

Tutto quello che la tua parte Spirituale decide di farti vivere è perfetto. Anche gli incontri che ti fa fare sono perfetti. Tutti sono scelti per farti vedere le tue parti nascoste, belle o brutte che siano. Sono degli specchi. Non puoi sottrarti a questo insegnamento.

QUANTE VITE TI SERVONO?

Puoi farlo in una vita, in due vite, in tre vite, ma prima o poi dovrai affrontare quello che la tua anima vuole che guardi. L’anima non prova emozioni, ne dolore o piacere fisico. Lei cerca sempre di condurti verso il Sé Superiore ma, non ascoltandola, e credendo di soffrire in base a certe scelte, ci si allontana dalla sua voce e si fa quello che la mente, con i suoi deleteri schemi mentali, ci consiglia o ci vieta di realizzare. E allora, soprattutto per paura, non ci diamo il permesso di vivere in piena libertà inibendo il nostro cuore.

Le anime sono già d’accordo. Hanno realizzato il tutto ancor prima che tu nascessi. A livello vibrazionale si conoscono da molto tempo. Hai già vissuto vite e altre ne vivrai tu dove ci sono state e ci saranno sempre loro, figlie della stessa monade, ad incontrarsi ogni volta, con ruoli diversi.

LE ANIME NON HANNO RUOLI

Quante volte succede che due persone si amano ma essendo già con altri compagni continuano a stare con questi ultimi perché la società ancora non fa vedere di buon occhio una separazione? – Mio marito non merita di soffrire -, – Ai miei figli poi cosa dico?  -, – Mia moglie da sola non ce la farebbe -, – Per i parenti sarebbe un trauma -, – In fondo siamo una bella coppia… -.

Quante volte non educhiamo i figli come vorremmo a causa del giudizio della società? – Questo dicono sia pericoloso -, – Così non va bene perché lo vieta la morale! -, – Se faccio così gli do troppa libertà -, – Sicuramente così soffrirà perché io soffrirei -, – Non è bene fargli fare quella cosa -, – Bisogna lasciarlo più libero… -.

Quante volte avremmo piacere di vedere una persona, di esserle amica, ma purtroppo lei ha litigato con un nostro caro e non possiamo tradire lui frequentandola – Lo perderei e non voglio rimanere senza di lui -, – Ci rimarrebbe male -, – Se lui lo facesse a me? -, – L’onestà che mi hanno insegnato non prevede questo… -.

E intanto le anime sbattono e urlano sempre più forte.

Quanto gioco mentale c’è qui! Quanto chiacchiericcio inutile! Quanto inquinamento! Un arrovellamento di pensieri pieni di filtri.

Si può davvero fare del male agli altri e non bisogna. Occorre sempre comportarsi con onore ma, l’onore, non contempla la morale che ci è stata insegnata. La morale di cui siamo colmi tarpa le ali, non ci permette di vivere le nostre voglie, i nostri desideri, il nostro stile personale. Le scelte.

ASSUMERSI SOLO LE PROPRIE RESPONSABILITA’ E NON LE EMOZIONI DEGLI ALTRI

Quando nel proprio onore ci si comporta chiaramente e correttamente, si può decidere di fare quello che si vuole e che più ci aggrada. Se l’altra persona (mamma, figlio, marito, padre, amico, nonna, collega…) soffre, è un problema suo, non nostro, e non è un problema ma semplicemente il suo personale disegno che serve anche a lei, come a noi, ad evolvere seppur con l’eventuale sofferenza. Il mio non è cinismo, serve tener da conto il rispetto e la delicatezza ma non tutti i percorsi prevedono maschere appannate.

La sofferenza che prova colui al quale “hai fatto del male” (dove così non è) appartiene a lui e se non la conosce attraverso te, perché tu fai attrito e non vuoi donargliela, la conoscerà attraverso altri corpi, in altri luoghi, in altri momenti o in altre vite ma, prima o poi, se deve trasmutare attraverso quel cambiamento, che lui percepisce come sofferenza, lo vivrà.

Quando nel nostro popolo una persona a noi cara muore, stiamo malissimo.

Quando il nostro compagno ci cornifica, stiamo malissimo.

Quando ci ammaliamo, stiamo malissimo.

Esistono culture, su questo pianeta, come spesso ho scritto, che agiscono esattamente al contrario. Questo non è un giudizio, non significa che una cultura sia meglio di un’altra, serve solo a far comprendere come l’educazione che abbiamo ricevuto fin da bambini ci ha plasmato. Se andassimo a vivere in alcuni paesi dell’Africa o dell’America, rimarremmo scioccati dalle loro usanze, in verità loro vivono benissimo a quel modo, non muoiono per questo, e pensano sia la normalità. Per tanto, sono i nostri schemi mentali a guidarci.

Soffriamo per quello che ci hanno inculcato. Gioiamo per quello che ci hanno inculcato.

DECISIONI INDISCUTIBILI

Mentre la mente guida e noi la seguiamo, però, qualcosa dentro di noi non è assolutamente in accordo con essa. Si tratta del Cuore, sede dell’anima, ossia la nostra vera natura intrinseca. E si percepisce un qualcosa…

A lei dei nostri schemi mentali non gliene frega nulla e, ogni volta che noi ne seguiamo uno, convinti di fare la cosa migliore e avere la coscienza pulita, è come se le procurassimo una ferita. Una ferita oggi, una domani, e così via, finché alla fine, in qualche modo, deve farci capire che così non va bene. Dai più piccoli fastidi si passa a cose più gravi che recano sempre un messaggio ma che noi non vogliamo sentire e nemmeno tradurre. Preferiamo disperarci.

 

Se la tua anima ha deciso di vivere un periodo breve, o lungo, con una persona, tu come corpo non puoi farci nulla. Se tuo figlio non ti piace, se non ami le sue scelte, chiediti: perché è mio figlio? Perché quell’individuo non è un semplice conoscente ma tuo figlio?

Se ti piace una ragazza non devi arroccolarti (sì, ogni tanto mi invento qualche verbo) in mille peripezie per averla, se le vostre anime hanno deciso che qualcosa assieme devono fare, voi, come corpo, lo farete.

Il corteggiamento va sempre bene, i tentativi anche, in quanto si crea, e l’Universo ama ogni tipo di creazione, ma non flagellarti. Resta sereno. Se è sì è sì. Se è no c’è un motivo, accettalo, appartiene al tuo disegno stellare e non è mai brutto. Lo rendiamo brutto noi non “seguendo i puntini”.

L’ACCETTAZIONE PORTA SEMPRE BUONI FRUTTI

Questo vale anche per i figli, i genitori, i fratelli. Non dico che non si debbano educare o non ci si debba rapportare con loro in un certo modo ma senza rovinarsi la vita. L’amore verso l’accoglienza di ciò che ci accade e di ciò che ci presentano gli altri, porta sempre buoni frutti.

Quindi, cercando di rientrare di più nel tema, impariamo a chiederci maggiormente – Perché? – anziché giudicare persona o evento, in bene o in male, senza neanche rendercene conto.

Impariamo a riflettere. Perché quella persona fa parte della mia vita o è entrata nella mia vita? Cosa vuole darmi/dirmi? Cosa vuole farmi vedere?

Una volta compreso il messaggio cerchiamo di seguirlo abbandonando tutte le nostre paure, evitando di precluderci situazioni, emozioni, libertà. Non è facile, lo so. Capita a volte che si deve stravolgere completamente la vita ad esempio. Ma, in qualche modo, proviamo a seguire di più la voce dell’anima.

Il suo compito è quello di essere messaggero tra il corpo e lo Spirito e, lo Spirito, non sbaglia mai, nonostante a noi, le sue scelte possono terrorizzarci o destabilizzarci. Proviamo il più possibile a vivere secondo la nostra vera natura non quella imposta da educazioni e società. È la nostra vita. E, divenendo sempre più Divini, la nostra, potrà diventare un’esistenza cosmica.

Prosit!

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Tutte le varie fini spaventano

THE END

Abbiamo paura di ogni tipo di “fine”. Paura della fine della nostra vita, paura della fine di un rapporto, paura della fine di un lavoro… c’è persino chi prende male la fine di un anno. La parola FINE, con il significato che l’accompagna, ci spaventa, e questo deriva dal fatto che non riusciamo a vedere oltre. So che questo discorso può apparire banale ma le nostre memorie riportano sempre alla paura della morte, pertanto al – dopo non c’è più nulla -.

Sì, alcuni sanno che c’è un’anima che vaga o che si reincarna, altri credono allo scomparire del tutto, altri ancora pensano che si viaggerà poi su altri pianeti o dimensioni, ma chiunque, inconsciamente, pensa – Eh, ok, ma IO comunque non ci sarò più -.

Ancor più dolorosa è la morte di una persona alla quale vogliamo particolarmente bene e non ce ne frega niente della sua reincarnazione, qualora ci fosse, noi non la vedremo mai più. Non potremmo più percepirne l’odore, parlarle, sentire il suono della sua voce, quindi, questa benedetta FINE non la vogliamo, è una cosa brutta, ci mette terrore. È un terrore dovuto all’educazione che abbiamo ricevuto da parte della nostra cultura e della società che viviamo. Un terrore che, come un polpo con i tentacoli, si è diramato in ogni settore della nostra vita. È diventato così potente che non solo scaturisce nel momento in cui la fine giunge davvero ma è presente, ancor prima, con la pre-occupazione che quella cosa finisca o con l’ansia di non far finire quella cosa. Come dicevo, il problema sussiste perché non si riesce a vedere altro e oltre. Il cambio di una sola vocale per due riflessioni enormi.

Non ne abbiamo colpa, non ce l’hanno mai insegnato questo concetto. Non ce l’hanno introdotto al fine di farlo divenire parte di noi.

SIPARIO

Non vedendo altro guardiamo solo il niente, il buio, il vuoto, la desolazione. La staticità. La staticità è morte. Il movimento è energia e, l’energia, in ogni sua forma, è vita. Quindi vediamo la morte anziché la vita. Una nuova vita. Una nuova creazione, una nuova opportunità.

Non parlerò prettamente della fine dei nostri giorni e dell’al di là, perché non si può sapere con certezza cosa succede e perché, ognuno, dopo essersi documentato nel possibile, deve credere a quello che vuole e quello che il cuore gli suggerisce ma posso basarmi su cose più tangibili, che notiamo ogni giorno e che accadono a noi o attorno a noi.

La fine di una relazione porta quasi sempre dispiacere ed è un dispiacere comprensibile. Spesso però, alcune persone, governate dal demone dell’attaccamento (del quale NON hanno colpa) si disperano di aver rotto un rapporto con chi, in realtà, non era assolutamente adatto a loro e magari maltrattava persino il proprio partner. I primi tempi si passano ore di angoscia e tristezza ma quando si incontra un/a nuovo/a compagno/a migliore del/lla primo/a, allora si ringrazia quella fine. Si ringrazia però soltanto dopo aver avuto la conferma della novità più bella. Non prima. Prima si vive il tutto come una tragedia.

Questo vale anche per il lavoro, laddove non si concepisce l’arrivo di una professione migliore per noi, bensì, si vive come un dramma quel dover cambiare. Ogni cambiamento è un danno. Non per niente, dal termine “cambiamento” deriva la parola “crisi” alla quale abbiamo davo un valore errato.

Accanto ad ogni fine arriva anche la parola – malinconia -, la quale ci avvolge con le sue lunghe e immense braccia, alla quale permettiamo di prenderci e trattenerci suoi, amministrando i nostri stati d’animo.

PERCHÉ ACCADE QUESTO?

Tutto quello che ho detto finora accade perché abbiamo una percezione sbagliata di quello che in verità siamo. Secondo noi siamo quello che vediamo in uno specchio, cioè: un corpo con quattro arti e una testa e… sì, abbiamo anche una mente e un carattere ma… stop. Quello che i nostri occhi non possono vedere non esiste. Se invece comprendessimo l’importanza del nostro Spirito, del nostro Sé Superiore e della nostra energia, tutto sarebbe diverso. Da ominidi diventeremmo, al nostro sapere, grandi nuvole, come volute di fumo, in grado di spostarsi ovunque ma, soprattutto, di com-prendere in noi molte più cose.

Potremmo vedere che in noi e nella nostra vita non c’è solo un partner o quel partner, non c’è solo quel lavoro e non c’è solo quell’esistenza. Comprenderemmo la nostra onnipresenza e la nostra maestosità. Tenendo soltanto conto di queste varie presenze, esse, automaticamente, prendono vita. Ecco perché non si deve parlare di “fortuna”.

PUOI REALIZZARE MATERIALMENTE

Ci sono individui che, inconsciamente, pur non percependo il loro essere “nubi” di energia, tengono conto delle varie possibilità che hanno e le creano senza saperlo. Sono quei soggetti che non rimangono mai senza lavoro, che hanno sempre una relazione e che amano la loro bella vita generosa. Ora provo a spiegare il concetto attraverso un disegnino e che la mia arte venga perdonata dai bravi disegnatori, please

Come si può vedere nel mio “capolavoro” siamo abituati a concepire solo quello che esiste all’interno della linea rossa cioè la nostra parte fisica e materiale. Se concepissimo invece che siamo di più, più grandi, attraverso la parte spirituale e cioè la linea blu, ovviamente, anche nella materia si realizzerebbero per noi più opportunità, più persone, più cose, più situazioni.

Non è semplice da accogliere come messaggio ma è una legge universale e persino appartenente alla scienza che, oggi, può dimostrare che così è.

Si vivrà pertanto senza nessuna “fine” perché ci sarà sempre qualcos’altro dopo e possiamo permetterci quindi di non aver paura.

Provando, anche solo per finta, a dare per scontato che, tolto un lavoro ne arriva un altro, proprio come il susseguirsi del respiro, si sente dentro un’altra sensazione. Solo immaginandolo. Ecco la parola magica: dare per scontato. Immaginiamo davvero di essere abituati ad avere già un posto di lavoro dopo quello finito, come una cosa ovvia. Non fa parte di noi questo sentire ma dovremmo riuscire a vivere così.

Prosit!

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Il Demone nelle Registrazioni Telefoniche

IL NEMICO IN CASA

Può capitare a chiunque di essere succube di un’altra persona. Per amore, per interesse, per paura, per lavoro… Spesso ci facciamo trattare come mai avremmo pensato ma, in quel momento e davanti a lei, non siamo in grado di reagire. Abbiamo paura di perderla o di perdere ciò che può darci. Accade così che: gli aggressivi, i colpevolizzatori, gli invidiosi, i manipolatori, i narcisisti e un’altra marea di – persone nocive – possono farci del male. A volte ci rendiamo subito conto dell’offesa o dell’accusa ricevuta, altre volte invece il loro attacco è malizioso, silente, si insinua come un tarlo ma chi ne è vittima non lo vede. Questo tarlo però viene accolto, e inizia piano piano a lavorare sempre più ricco di strumenti, che la vittima stessa gli fornisce e che il carnefice alimenta.

UN AIUTO DALLA TECNOLOGIA

Esistono delle App che permettono di registrare le telefonate effettuate e ricevute ma ciò che voglio raccontare non ha niente a che vedere con lo stalking o con eventuali denunce alla Polizia. Anzi, la persona con la quale avete a che fare e che ogni giorno vi opprime, anche se vi sembra di avere con lei un “bel rapporto”, deve essere a conoscenza delle registrazioni, altrimenti una bella denuncia sulla privacy ve la beccate voi.

A causa delle passioni che svolgo, spesso mi chiamano persone che mi forniscono molti dati, magari di fretta o in grande quantità, oppure amici con i quali collaboro a testi verso i quali ricevo molte informazioni. Tutte cose che, dopo dieci minuti, non ricorderei se non registrassi, pertanto, dopo averli ovviamente avvertiti, registro la comunicazione. A volte addirittura sono loro che, entusiasti di qualche complessa idea venuta alla mente e timorosi di scordarla essi stessi, mi chiedono – Meg! Stai registrando? -.

Non c’è nulla di male. Risentendo con calma poi certi concetti, ne possono fuoriuscire altrettanti e da una semplice telefonata si realizzano opere davvero interessanti. In fondo, mica si dicono cose private, non facciamoci spaventare dai mass media, e inoltre, quella telefonata, basta cancellarla eventualmente.

IL REGISTRATORE

Detto questo vi starete chiedendo cosa c’entra il registrare le telefonate con la storia delle persone nocive a inizio post. C’entra per sentire con le vostre orecchie il cambiamento che siete riusciti a svolgere dopo aver lavorato sulla vostra debolezza. Immaginando ovviamente di aver voluto lavorare sulla vostra debolezza e di aver deciso di trasmutare il vostro piombo in oro. Supponiamo ch’io abbia un partner parecchio offensivo nei miei confronti. Io accetto, sopporto, e mi faccio maltrattare. Questo accade finché io per prima non mi rispetto e lui riesce a farmi sentire un povero paramecio che non vale nulla.

Quando la svalutazione, l’angoscia, la rabbia, la tristezza iniziano ad essere troppo grandi da sopportare, decido però di far qualcosa per me stessa e di modificare quella situazione (a volte accade). Decido di farmi rispettare a costo di rimanere single. Caspita come cambia il suo tono! E come cambiano le sue parole! Però, fin qui, la sorpresa è piacevole ma relativamente poco… sorprendente. Ciò che davvero farà sgranare i vostri occhi sarà ciò che avete modificato dentro. Sarà la trasformazione del bisogno di quella persona in amore per voi stessi e, di quella persona, non avete più necessità. Ma non solo.

L’ILLUMINAZIONE

La cosa più importante accade quando quella persona minava alla vostra autostima (dicendovi di amarvi tanto) e voi non vi rendevate assolutamente conto del suo gioco maligno. Lei sapeva appagare i vostri bisogni e voi, beati e contenti, l’amavate ogni giorno di più, o la stimavate ogni giorno di più, a seconda del rapporto. Potrebbe essere vostra mamma, il vostro capo, il vostro fidanzato. Gente verso la quale non era nemmeno contemplata un’eventuale vostra ribellione.

Nel periodo in cui siete vittime e riascoltate le telefonate, magari quotidiane con quel tizio, potreste rendervi conto che qualcosa non va, oppure farvi pena da soli, oppure ancora non accorgervi di nulla. Quando invece riascoltate le telefonate dopo essere “guariti”, eccoli lì tutti i demoni di quell’altro che escono fuori pronti per venirvi a ferire. E ora ben riconoscibili!

Eppure quella frase l’ha sempre detta e io non mi rendevo conto!

Eppure quel tono di disapprovazione l’ha sempre usato e io non mi rendevo conto!

Oh! Ecco il ricatto! Era mascherato! Ma ora è palese!

Ah! Ecco la sua delusione! Vuole farmi passare come uno che non vale niente!

E questo aiuto? Senti senti… ma questo non è un aiuto, gioca tutto a suo favore! Ma come ho fatto ad essere così stupido! -.

È incredibile quello di cui riuscirete a rendervi conto adesso. È incredibile come ora vi rendete conto di quanto quei dialoghi hanno un’altra sostanza. Saprete valutare anche le piccole cose come ottimi investigatori:

“Qui ha fatto una pausa, non sapeva cosa dire… qui balbetta, era imbarazzato… qui si sta arrampicando sui vetri! Ha torto marcio e io gli ho dato ragione!”

Libertà

Il demone è stato smascherato e osservarlo attraverso le registrazioni, ascoltandolo e riascoltandolo, è illuminante e di grande aiuto.

Vi fa sentire bravi e orgogliosi di voi. Vi mostra la sua debolezza che un tempo scambiavate per potere. Vi apre nuove porte che potete varcare. Vi dona stupore che è sempre piacevole. Vi regala la determinazione di continuare verso la strada della libertà. Vi fa sentire un gradino sopra rispetto a dove eravate. Insomma è un vero toccasana!

Succede, a volte, che ci si chiede “perché penso di non piacere a quella persona? Eppure lei mi dice che mi stima tanto…”. Eccole lì le risposte, nascoste tra le righe ma ora chiare e lampanti.

Se riuscirete ad usare questo mezzo vi renderete conto di come le cose sono cambiate.

Prosit!

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Lui non ti ama? E Tu amalo di più!

METTIAMO OSHO DA PARTE UN ATTIMO

Quando ami una persona ti interessa la valutazione che lei ha di te.

È vero che non dobbiamo essere schiavi del giudizio degli altri ma siamo umani e abbiamo le nostre debolezze. Se ad una persona teniamo, o la stimiamo, o le vogliamo bene, sapere che per lei non valiamo molto o non siamo belle persone questo ci ferisce. Ci ferisce profondamente. Se in più ci “maltratta” questo causa in noi lo stesso dolore di una ferita fisica. Ossia il nostro organismo emette le stesse sostanze chimiche. Nessuna differenza ne’ per il male che si prova, ne’ per la riparazione al danno che il nostro corpo tenta di effettuare.

Che fare quindi per non soffrire?

Potresti provare a non amare nessuno ma, se dei robot ci riescono, io ad esempio non sono di quello stampo. Potresti provare a staccare, a staccare l’altro da te – io ti amo ma non vivo per te e non muoio per te se mi ami bene altrimenti li c’è la porta -… mhmm… non so tu, ma forse a me non riesce neanche questa.

Quindi dal momento che comunque occorrerebbe amare incondizionatamente e indipendentemente dal fatto che l’altro ci ami o meno, ma non ci si riesce quasi mai (su questo io però posso dire di essere arrivata a un buon traguardo tie’… eh… diamo a Cesare quel che è di Cesare che gongola) bisognerebbe riuscire ad amare noi stessi. Ok… forse è più semplice amare incondizionatamente.

BLA… BLA… BLA… TANTE BELLE PAROLE SULL’AMARSI

Amare noi stessi, e riempirci di quell’amore, e bastare a noi stessi è il compito più difficile al quale un essere umano possa avvicinarsi e bla… bla… bla…

Sì però adesso basta con ‘sti discorsi spirituali e veniamo al sodo.

Corro a collegarmi al titolo. Nel titolo ho scritto “lui” ma non dev’essere per forza riferito ad un partner, semplicemente mi piaceva e mi sembrava diretto anche se penso sia l’esempio che più calza a pennello.

Il titolo dice: lui non ti ama? E tu amalo di più!

Ma cosa vuole dire? Niente di che. Vuol dire proprio quello che stai leggendo.

Se lui/lei/l’altro non ti ama tu amalo tanto! Di più ancora! Amalo forte! Fortissimo! Fai esplodere il tuo amore con un bel crack come quando spacchi un guscio.

Oh, si lo so che è difficile anche questo. Ascolta, noi umani abbiamo deciso da tanto tempo che amare (la cosa in realtà più semplice che ci sia) dev’essere ostico e quasi impossibile, pertanto, tra tutte, ti sto scegliendo la via un po’ più semplice. Ora tu dirai – Ma allora è come amare incondizionatamente? -. Più o meno. C’è una differenza. E la differenza sta nel fatto che devi spaccare con un boato enorme quelle barriere che hai come un aereo rompe le barriere del suono.

Prendila come una sfida, come un fioretto, fallo come vuoi, ma fallo. Mettiti come sottofondo la colonna sonora di Rocky Balboa e inizia. Questo non è l’amore incondizionato che plin plin plin ci ha insegnato Osho con tutto il rispetto per lui. Questa è ‘na guerra! Ora capirai.

AL MIO SEGNALE SCATENA L’INFERNO

Vedi, l’amore incondizionato nasce dal cuore. Qui invece non nasce dal cuore per un bel belin (sì, sono ligure per chi non avesse guardato la mia presentazione). Nasce nella testa e quindi è completamente mentale.

Quindi – falso – dirai tu. Sì. È falso ma…. è falso solo all’inizio. Perché dalla testa poi scende, scende, sempre di più. Fino al cuore e ancora nelle viscere e lì diventa vero. – Un’illusione quindi? – potresti contestare. Ma ti rispondo anche qui. Forse lo è all’inizio ed è bene che sia così. Il nostro cervello deve essere imbrogliato. Lui segue solo degli schemi e, tra questi schemi, ci sono anche i famosi bisogni. I bisogni sono quei simpaticissimi amici folletti che abbiamo e che non ci permettono mai di amare davvero. Amiamo sempre per uno scopo anche se non lo vediamo o non vogliamo ammetterlo.

SCACCO MATTO ALLA MENTE

Purtroppo l’unico mezzo che abbiamo è educare/allenare il cervello a poco a poco. Non possiamo pretendere di cambiare le cose in un battibaleno. Per cambiarle bisogna fregare la mente altrimenti lei è restia, non si smuove da lì, ci patisce, e per resistere ti fa vedere le peggio cose e te le fa anche provare, così tu soffri tanto e torni al punto di partenza. Insomma, continui a girare come un cane che si rincorre la coda e stai sempre fermo lì. Se invece, nonostante un inizio di illusione, tu continui, piano piano inizi davvero a trasformarti e questa trasformazione, se al principio è fasulla, ed è solo una bella storia che ti racconti, poi diventa però un vero stato d’essere.

Hai mai provato a dire a te stesso davanti allo specchio – Mamma mia quanto sono bello! – concentrandoti il più possibile? All’inizio ti sentirai ridicolo e stupido ma più lo farai e più inizierà a sembrarti normale e poi diventa addirittura vero e alla fine ti piaci proprio! Ricordi quando in questo articolo https://prositvita.wordpress.com/2018/06/11/cambia-le-sinapsi-parte-1/ diviso in due sezioni, ti dissi che il piede sinistro impiega circa 21 giorni a ricordarsi che non c’è più la frizione sotto di lui quando cambi auto e compri una macchina automatica? Ok. Poi si abitua e, REALMENTE, non andrà più a schiacciare un pedale inesistente.

Le tue emozioni e i tuoi sentimenti puoi trasmutarli. Puoi trasmutare l’odio, la rabbia, la noia e anche l’amore che, oggi, ahimè, ha bisogno di esercizi.

E allora, se lui non ti ama, tu amalo molto. Devi dirlo a te stesso. Chiudi gli occhi. Immaginalo che ti sorride e ti apprezza e poi guarda oltre. Non soffermarti sul suo viso che è tornato accigliato e ti guarda dall’alto in basso come se tu fossi un idiota. Entra in lui, entra nella sua anima perfetta, l’anima di una persona che probabilmente sta soffrendo più di te. Regalale tutto il tuo amore. Stringi i denti e gridagli, tra te e te, tutto quello che di bello provi per lui. Manda via il tuo dispiacere, il tuo rancore, le tue aspettative, amalo e basta. Accettalo per quello che è e pensa che ha estremo bisogno del tuo amore. Di questo tuo nutrimento. Diglielo nella tua mente quanto lo ami, ora più di prima. Spaccagli con una mazzata quella coltre di astio, o di invidia, o di superbia che lui ti regala ogni giorno. Spaccaglielo con la tua luce. Strizza un occhio, fai un sorriso e sussurra al suo demone – Ti ho fottuto -. E sarà in quell’esatto momento, quando davvero il suo mostro cadrà ai tuoi piedi, che a te non interesserà più del giudizio o dell’amore di quella persona.

Sarà lì che tu avrai imparato ad amare comunque e non sarai più schiavo della sua valutazione. Sarà lì che potrai decidere se continuare ad amarla ancora o se lasciare quel tuo amore nel cuore e dirigerti verso nuovi lidi. Ma sarai comunque libero. Avrai vinto. Ma non contro di lui. Avrai vinto contro te stesso. E ora sei davvero tu e non piu’ un burattino mosso da bisogni. Te lo auguro con tutto il cuore.

Oh! Però, guarda che qui obblighi non ce ne sono eh? Se è uno stronzo mandalo pure a quel paese!

Scherzi a parte, non mi crederai ma, così facendo, si sono risolte molte situazioni: col datore di lavoro, col vicino di casa, con il fidanzato, etc…

P. S. – Naturalmente questo post non è dedicato a quei casi in cui uno muore dietro ad una persona ma questa neanche se lo fila. È dedicato a storie diverse, e chi è dentro a queste storie, o chi ci è stato, sono sicura che sente vibrare dentro ciò che intendo.

P.P. S. – Mi preme essere ben chiara, non devi andare a rompere le balle a lui, con regalini e dolci parole, il lavoro va fatto dentro di te.

Ama e sii felice.

Prosit!

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Finché Morte non vi Separi

Insieme. Per sempre. Una vita intera accanto alla stessa persona. Una vita intera senza potersi dare l’opportunità di conoscere, apprendere, insegnare, condividere, anche con altri. Quante anime, quanta ricchezza c’è in giro per il mondo ma a noi, la nostra morale condizionata da temi sociali, religiosi e culturali, ci vieta di poterne conoscere l’identità più intima. Questo articolo non nasce per fare della polemica, non è questa la mia intenzione in quanto rispetto le idee, gli usi e i costumi di chiunque, quindi, dovrò cercare di fare attenzione a quello che scrivo e a come lo scrivo evitando così di passarvi un altro messaggio rispetto al mio scopo.

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Il post vuole infatti basarsi più sul giudizio della gente che sulle nostre tradizioni. Ovvio, il giudizio è figlio di esse ma penso che una qualsiasi tipologia di “figlio” debba crescere ed evolversi. Molto spesso infatti, il motivo principale per il quale non ci si separa dalla persona che è considerata nostra/o consorte è proprio per quello che – la gente potrebbe pensare -. Si, in tanti casi c’è la progenie, in altri, un discorso economico ma spesso, alla base, c’è il giudizio degli altri soprattutto per quello che riguardava gli anni passati e soprattutto per chi, di separazioni, ne ha già vissute più di una. Ebbene, ecco, venendo al sodo, il mio umile pensiero si riferisce innanzi tutto a qualsiasi tipo di rapporto, per cui non solo tra conviventi ma anche tra colleghi, tra amici e tra parenti! Padre e figlio, cugini, fratello e sorella. Un rapporto tra due persone, tra due esseri viventi, tra due identità ben distinte, a mio parere ha e deve avere una durata. Questa durata può essere si eterna, ma può anche essere di un mese, di un anno, di dieci anni e poi basta, parlando di un periodo temporale che l’uomo ha creato. Questo accade perché a mio avviso, le unioni che nascono, nascono per regalare qualcosa. Per darci qualcosa. Per permetterci di insegnare e per permetterci di apprendere (talvolta cose incomprensibili) e, una volta svolto il loro compito, possono tranquillamente terminare. Arriverà per noi, un’altra persona ad insegnarci cose nuove e, questa persona, sarà venuta a noi perché a sua volta dovrà imparare cose che noi, per come siamo, possiamo regalarle. Un bel giro di parole. Un giro come quello della vita, della famosa “ruota” che tutti usiamo come paragone. Un giro come quello che compie sempre il nostro Pianeta. La dinamicità. Ripeto, questa persona può essere un collega, un amico, un parente.

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Vi sembra così traumatico? Ci sono relazioni che durano pochi minuti. Quella tra voi e il macellaio, nel momento in cui acquistate della carne, è una relazione. Breve. Ma è una relazione. Il litigio con lo sconosciuto che incontrate per caso è una relazione. Un collegamento che sussiste tra due determinate entità. Questi sono i termini che la descrivono. Un collegamento che può finire quindi, perché è una cosa viva e come tale ha le sue evoluzioni. Accade che si possa stare insieme una vita intera come ho già detto e questo accade perché per tutta la nostra esistenza abbiamo da dare e da prendere da lei. Soprattutto se si parla di felicità. Finchè quella persona ci rende felici e noi altrettanto verso essa. Ci da gioia e noi la diamo a lei. Ma quando questo non accade più perché martoriarsi? Frustrarsi. Violentarsi l’animo.

1001281_398512433585307_636501910_n Io e, quella che in gergo si definisce la “mia migliore amica”, ci conosciamo da 32 anni. Non solo. Devo anche ammettere che da 32 anni ci vediamo praticamente quasi tutti i giorni. Non ci siamo ancora stancate l’una dell’altra. Io ho ancora tante cose da donarle e so che lei ne ha in serbo altrettante per me! Ogni giorno è una sorpresa, un discorso nuovo, uno sguardo mai visto. Ci conosciamo come le nostre tasche eppure ancora riusciamo a stupirci vicendevolmente. E finchè tutto rimarrà così, così sarà. Finchè io “morirei senza di lei” così sarà. Finchè morte non ci separi. Succederà che lei uscirà dalla mia vita quando io, senza di lei, anziché morire, vivrò…. meglio? No. Semplicemente vivrò una nuova vita. Delle nuove esperienze. Perché additare come – facili – o peggio, donne che durante arco di pochi anni si vedono affiancate da diversi compagni? Ora, al di là di tutto, esistono persone poco disposte alla vita matrimoniale, esistono persone che non sanno amare, esistono persone che si concentrato solo sui propri bisogni e interessi, esistono persone che non sanno coltivare un rapporto nemmeno amichevole, che sono fondamentalmente sole, questo lo so bene ma, leggete tra le righe. Può essere che quella donna non abbia più avuto nulla da spartire con quella determinata figura maschile o viceversa. Può essere una donna che ha finito di dare, ha finito di prendere. E cosa fa? Non segue la morale, l’educazione che gli è stata insegnata, insegue il suo istinto, la parte viscerale di noi. Quella parte che la porta a conoscere. Ad apprendere. Stessa cosa vale ovviamente per l’uomo. Persone che ricercano. Alla continua esplorazione di un qualcosa che secondo loro non arriva. Sovente, non si riesce a leggere il messaggio. Ma quanti animali esistono in natura monogami? Pochissimi. Senza però disturbare gli animali, basta prendere come esempio, altri popoli lontani dal nostro per capire che, tutte le concezioni non sono le stesse, ma qual è quella giusta? Abbiamo davvero tutta questa presunzione per dire che la nostra è assolutamente quella esatta? Le madri. Pensate davvero che tutte le mamme del mondo siano come la nostra classica e tanto amata chioccia? Eppure è inaudito per noi non vedere la propria madre per un mese intero o non rivolgerle proprio più la parola. Non è concepibile che un figlio (adulto) e un genitore si possono detestare. Sono sangue dello stesso sangue, sono padre e figlio. E così passano gli anni. Passano gli anni assieme a persone che ci soffocano, che non ci rispettano, che ci maltrattano, ci usano, ma almeno non diamo addito alla gente di parlare. Si cerca di evadere.

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E’ un istinto di sopravvivenza più forte di qualsiasi altra emozione, mi spiace ma su questo non c’è questione che tenga. Si cerca di evadere ma lo si fa di nascosto. Al buio, di notte, lontano. Lo si fa parlando male di quella persona per trovare almeno un piccolo sfogo. Lo si fa odiandola dentro noi stessi perché almeno con il sentimento le rendiamo ciò che lei ci dona ogni momento della giornata. Così, al malessere che già viviamo quotidianamente, aggiungiamo anche emozioni e sensazioni negative che ci faranno ammalare e morire prima. Perfetto. Però almeno, la gente che avrebbe voluto mormorare alle nostre spalle, lei almeno è ancora viva e vegeta. E, nel caso del matrimonio poi, oltre alla gente, abbiamo davvero sistemato tutti perché non facciamo soffrire ne’ i nostri genitori, né i nostri figli. Impariamo a vedere le relazioni come delle lezioni. Spero solo di aver reso bene l’idea e che per voi sia…

Prosit!

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