Magia e Denaro

Coda di rospo

Pelle di serpente

Avrò tanti soldi anche se non me ne faccio niente!”

Puff!

Perché non entra il denaro nella nostra vita?

Perché non ci pagano, perché c’è la crisi, perché non c’è lavoro, perché apparteniamo ad un determinato ceto sociale, perché siamo sfigati, perché bla, bla, bla… bene ok, le abbiamo dette tutte.

Adesso, visto che le tutte sono state dette, proviamo a dirne altre, senza spocchia e senza idiozia, così, solo per riflettere su altro.

Su queste mi ci soffermerò un po’ di più perché quelle citate adesso sono ovvie e conosciutissime e professate da tutti (attenti alle forme-pensiero! Leggete qui https://prositvita.wordpress.com/2018/03/07/le-pericolosissime-forme-pensiero/ ). Queste che invece sto per elencare, a volte, non vengono in mente.

Perché non entra il denaro nella nostra vita?

perché lo si considera una cosa “sporca”

Ora, non so voi, ma io, se sapessi che una persona mi considera sporca, abietta e magari dice anche che puzzo, io… beh… da quella persona non ci andrei. La nostra cultura, religione compresa, così come l’educazione di mamma e papà operai, ci ha insegnato che il denaro è il male. Gesù era povero e infatti buono (Balle! Ne aveva più di me!), l’imprenditore che ha tanti soldi è un arrivista senza scrupoli, chi ha tanti soldi è vanitoso e arrogante, per i soldi si uccide, il denaro è la tentazione, la felicità non la fanno i soldi… tutte frasi che, giorno dopo giorno, tramutano il denaro in un qualcosa da rifuggire se si vuole rimanere puri e onesti e, nelle nostre memorie, soprattutto nel nostro inconscio, attorno al denaro, prende sempre più concretizzazione la figura di un volto demoniaco che ci vieta di far entrare i soldi in noi, nella nostra vita, con entusiasmo, e considerandoli belli, sani, genuini, incontaminati. Vero o no?

perché il soldo è un valore e noi non valiamo

Il denaro è considerato uno degli strumenti nella nostra esistenza dal valore molto alto. Senza i soldi non si può fare praticamente nulla. Persino la nostra salute è basata su di lui, in quanto, grazie ad esso, possiamo curarci meglio e quindi… vivere (vi sembra poco?). Il denaro quindi acquisisce un merito incredibile, un’importanza non solo notevole ma indispensabile. Grazie a lui si mangia anche e, quindi, si vive (vi sembra poco?). E’ chiaro perciò che è un qualcosa che vale molto e, nella nostra mente, gli si danno forme, lo si visualizza attraverso uno yacht, ville, completi firmati e ventiquattrore, vacanze, benessere, potenza, governo. Tutte cose dal grande valore per la nostra educazione e, se noi non valiamo allo stesso modo, ovviamente non può esserci una connessione tra noi e loro. Perciò, se io mi auto-svaluto, di conseguenza mi ritroverò con soli pochi spiccioli. Un tot di denaro pari a quanto è la valutazione di me stessa. Secondo me regge.

perché gli si da troppa importanza

Lo si considera indispensabile. Nei suoi confronti si hanno molte, troppe aspettative, è vitale, fondamentale, tutto ruota intorno a lui. Pensate forse che chi è ricco pensa al denaro in questo modo? Direte – Certo che no! Lui già ha i soldi perché doversene preoccupare? -. E’ vero ma, al di là del fatto dell’averne o meno, è proprio la preoccupazione che fa attrito. E voi direte ancora – Ma è proprio perché non ne ho che mi preoccupo, altrimenti non mi preoccuperei – ebbene, per non cadere in un circolo vizioso ed evitare di imitare i criceti, vi consiglio di osservare la cosa all’incontrario ossia: “non avete denaro proprio perché vi preoccupate del fatto che non lo avete”. Non vi ricordate più che la realtà è uno specchio? L’ho scritto tante volte. Potrebbe essere un motivo non trovate?

perché ci sembra impossibile averlo

Chi nasce quadrato non può morire tondo. E’ raro che in una famiglia “povera” (oggi la povertà è diversa da quella di un tempo), si possa credere, con fermezza, crederci davvero intendo, sentendolo dentro, che nostro figlio diverrà un riccone. Glielo si augura, si prova ad insegnarli come fare ma è solo la speranza a guidarci e non la sicurezza. Non solo, saranno molte di più le frasi tipo – Per campare dovrai sudare sette camicie – che gli diremo piuttosto che altre, perciò, il possedere tanto denaro, diventa solo un sogno. Un ingrediente della fantasia, sapendo benissimo che mai, potrà essere la realtà. Si utilizza questo metodo del “tarpare le ali” per non illudere, perché è il male ad avere sempre la meglio e, nostro figlio, illudendosi, soffrirebbe. Non si pensa invece che ad avere la meglio potrebbe essere il bene e che, nostro figlio, credendosela, potrebbe davvero un domani diventare ricco solo perché è riuscito, con l’immaginazione, a realizzare la realtà che più desiderava. Lui non darà mai per certa la consapevolezza di averlo e non l’avrà. Vi siete mai chiesti come viene educato il figlio di un riccone? Senza badare a spese. Quello che voglio dire, non è che dovete comprare al vostro erede tutto quello che vuole e di molto costoso ma, semplicemente, provare a cambiare un po’ l’educazione, inerente ai soldi, che ogni giorno gli fornite. Modificare le informazioni che seminate nel suo cervello e che lui nutrirà e coltiverà. Potrebbe essere un’ipotesi.

perché ne abbiamo bisogno

L’Universo, così come la nostra anima, non ci vogliono bisognosi. Ci vogliono Dei. Onnipotenti. Fatta ad immagine e somiglianza di Dio. Un Dio non ha bisogno. E’ solo l’uomo che si rende micragnoso. Finchè si percepisce il soldo come un bisogno quindi, esso non arriverà mai perché occorre capire che, soprattutto nel Qui e Ora, abbiamo esattamente tutto ciò di cui necessitiamo. Se vogliamo avere più denaro, dobbiamo trasformarlo in una logica conseguenza. Io non ho bisogno di soldi, “io voglio più soldi perché così almeno potrei fare anche questo ma vivo bene lo stesso”. Vivo davvero bene lo stesso. Se mi sento appagata interiormente, e nel vero senso della parola, il denaro troverà la porta d’accesso per entrare nella mia vita ma se lo bramo per paura della sofferenza esso non entrerà finchè non imparerò a capire che posso avere tutto ciò che voglio. Starà lì ad aspettare e a dire “Quando capirai e percepirai che posso arrivare in piena fluidità, senza motivi che ti incatenano, arriverò”. Ma ci pensate?

perché lo consideriamo il motivo dei nostri movimenti

Quando facciamo qualcosa, come ad esempio il nostro stesso lavoro, ogni giorno, come bravi soldatini, quando creiamo qualsiasi cosa, lo facciamo solo ed esclusivamente per il denaro e per pagare a fine mese tutte le spese alle quali siamo obbligati. Povero denaro… a lui nessun riconoscimento come essere a sé! E’ solo un mezzo e non una gioia. Ma, detto così, non si capisce. Il fatto è che se io ad esempio scrivo un libro e lo scrivo solo per guadagnare e non per fare innocentemente del bene al mondo, attraverso la mia creazione, non guadagnerò mai. Se invece scrivo solo per passione (facendo del bene pure a me stessa) e davvero per contribuire ad un benessere degli altri, il denaro si sentirebbe ben lusingato di appartenere in cambio alla mia vita. E’ nel momento in cui dono, incondizionatamente, che posso poi godere di tutto ciò che mi fa stare meglio e non quando offro per un tornaconto. Fosse anche solo il tornaconto dell’affetto da parte degli altri. Ci muoviamo solo in base ai soldi, capite che responsabilità, poveretti, gli stiamo dando? Non se la prendono un’incombenza così! Sfido io! Voi vi prendereste una responsabilità del genere? Tipo… far vivere bene o male una persona per mano vostra? Dai… non potete darmi torto!

Per attrarre denaro dall’esterno all’interno verso di noi, dobbiamo modificare il nostro interno verso l’esterno. Solo così potremmo godere una vita appagante in ogni ambito. E’ difficile. Molto. Non lo nego. Io ci scherzo su ma comprendo quanto sia brutto. Ho saputo cosa significa. E oggi voglio vivere diversamente, non più come un tempo. Continuo così ad allenarmi, la strada è lunga ma non mollo, provate anche voi, alla fine… non costa niente. E’ solo un meccanismo della mente che va modificato.

Vi lascio a questo video di Salvatore Brizzi e vi consiglio di acquistare il suo libro “La Via della Ricchezza” nel quale, alcuni concetti, sono spiegati ancora meglio.

Prosit!

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A modo mio: Interpretazione di “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”

Dal Vangelo secondo Meg 2° – niente di religioso ma di molto curioso

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[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.a barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!»”
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Prima di comprendere bene questa parabola bisogna capire che cos’è in realtà la Fede.

Sembra un termine ovvio, conosciuto, scontato ma non è così. Avere Fede non significa infatti chiedere una grazia e sperare ch’essa avvenga bensì, chi ha davvero Fede è convinto di aver già ottenuto ciò che chiede. Non è banale questo. Pensate alle preghiere. A cosa servono? A domandare per ricevere. E, finito di chiedere, si attende. Chissà se si sarà degni, in seguito, di ottenere.

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Chi ha davvero Fede, e credetemi che si parla di pochissime e rare persone al mondo, non chiede nemmeno. Lo afferma, lo dice e lo da già per scontato. A questo metodo possiamo collegare la famosa citazione di Gesù – Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: «Sradicati e vai a piantarti nel mare» -. Perché grazie alla vera Fede tutto è possibile. C’è infatti una grande, immensa differenza tra la Fede e la Credenza. Ma andiamo con ordine.

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«Io vi dico in verità: Se aveste fede e non dubitaste, non soltanto fareste quello che è stato fatto al fico; ma se anche diceste a questo monte: “Togliti di là e gettati nel mare”, sarebbe fatto / Tutte le cose che domanderete in preghiera, se avete Fede, le otterrete».

SENZA DUBITARE, IN CUOR VOSTRO, CIO’ VI SARA’ ACCORDATO, non c’è altra soluzione, la realtà è obbligata a rispondere. Chiamatela come volete: Legge d’Attrazione, movimento delle frequenze della Meccanica Quantistica, Abracadabra “Avrah KaDabra” che significa “io creo come parlo”, Amen che significa “così sia”, dategli la definizione che preferite ma questo è.

Non esiste pensare “e chissà se me lo merito”, “e chissà se adesso tocca a me”, “e chissà come mi ha giudicato Dio”, no! La realtà la creiamo noi. Nessun altro lo fa al posto nostro nemmeno Dio. Dio è in noi. Tutto è Dio. Dio ossia = situazione continua di beatitudine ed estasi. Ricordatevi, come già avevo detto, che il termine “divino” è stato pronunciato per la prima volta dai greci che intendevano appunto il vivere in pieno e totale entusiasmo. E quando hanno ideato questo termine ne’ Gesù, ne’ tantomeno il Cristianesimo erano nati.

Quindi cos’è la Fede? La Fede è la Certezza. La Certezza di aver già ottenuto.

Non è semplice, me ne rendo conto. Si tratta di trasmutare completamente il proprio modo di vivere. Si tratta di una condizione interiore. Vivere così la nostra quotidianità.

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Perché la Gratitudine è lo strumento più importante assieme all’Amore durante un’invocazione? Perché ringraziando stiamo sottolineando, indirettamente, l’aver ottenuto ciò che stavamo chiedendo. Come quando chiediamo un favore a qualcuno e quel qualcuno ce lo fa. E’ la stessa cosa. Per l’Universo non c’è differenza. La convinzione, a prescindere da qualsiasi prova o certezza.

Un qualcosa di quasi impossibile. Pensate a quante volte distruggiamo noi stessi il nostro roseo futuro. Sembra incredibile ma basta pronunciare la frase – Copriti! …Altrimenti ti ammali! – per aver già minato la nostra salute quel giorno.

E’ possibile, pertanto, “camminare sull’acqua”? Si.

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Non dobbiamo vedere la scena e Gesù stesso come un personaggio magico capace di fare cose che a nessun altro essere mortale sono concesse. Camminare sull’acqua è una splendida metafora presa proprio per far capire come persino ciò che consideriamo assurdo può invece accadere. Nell’Universo ci sono POSSIBILITA’ INFINITE.

E’ possibile, se possiedo solo mille euro in Banca, trovarmene diecimila domattina quando mi sveglio? Si. E’ possibile per un cieco tornare a vedere? Si. E’ possibile che tizio… tutto è possibile. Sono infinite le combinazioni, le probabilità. Le misure dell’Energia Universale non sono quelle di noi esseri umani.

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Perciò è possibile camminare sull’acqua? Si. Persino Pietro ci riesce, non solo Gesù, anche se Pietro ci riesce solo per pochi attimi poi, spaventandosi, dando quindi più importanza alle proprie paure anziché affidarsi completamente all’Energia Divina, cioè dell’Universo, cade.

Il dubbio si è impossessato di lui. I “ma” e i “se” hanno preso il sopravvento: e “se” cado? “ma” come faccio? “se” il vento mi butta giù? “se” annego? Sono esattamente gli stessi “ma” e gli stessi “se” che accompagnano le nostre giornate ogni volta che dobbiamo prendere una decisione. Sono i primi due figli della Paura.

Basta un attimo per distoglierci dalla Fede totale. I “ma” e i “se” sono portatori di frequenze negative. E con esse, attorno a noi, non potremmo mai realizzare cose belle.

E’ un qualcosa che si percepisce nella pancia. Lo si sente. E’ un emozione, e sarà quell’emozione a tradursi in realtà.

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Però… – Non avrai ciò che vuoi ma avrai ciò che sei -.

Noi abbiamo la facoltà di Immaginare (In Me Mago Agere ossia In Me c’è un Mago capace di Agire di Creare) e di conseguenza concretizzare ciò che vorremmo. Se quindi Immaginiamo il negativo sarà ciò che ci verrà dato o comunque non ci verrà concesso il positivo che stavamo cercando di Immaginare.

Quando dobbiamo prendere una decisione, o dobbiamo fare una qualsiasi cosa, anche se Immaginiamo un risultato meraviglioso, sinceramente, cosa stiamo sentendo in noi? E, inoltre, lo stiamo veramente dando per scontato nel più profondo del nostro cuore come già accaduto?

E ora vi ripropongo questo video, il quale aveva aperto questa rubrica, che spiegherà bene il mio articolo e nel quale si parla anche di fanatismo. Un altro modo di considerare la Fede.

https://vimeo.com/10208056

E come dico sempre – Devi credere per vedere e non vedere per credere -.

Prosit!

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Quanto vali?

Vi ho parlato tempo fa di come riescono realmente le frequenze a modificare la nostra vita. L’articolo è questo https://prositvita.wordpress.com/2016/09/23/come-riescono-realmente-le-frequenze-a-modificare-la-nostra-vita/ e dovreste conoscerlo per capire bene ciò che state per leggere in questo post.

Normalmente siamo abituati a trattare sul prezzo di un acquisto. Non in un negozio ma, in alcuni casi, come davanti ad un venditore ambulante o nel momento in cui desideriamo comprare casa, cerchiamo di pagare il meno possibile.

Per alcune popolazioni del mondo questo momento è da considerarsi molto importante e viene vissuto come un episodio di espressione quasi artistica e culturale. Se non si discute il prezzo, alcuni si offendono persino. Ma per noi, per la società in cui viviamo, in realtà non ha nulla a che vedere con il folklore, si vuole semplicemente risparmiare.

Come dicevo prima, alcuni prezzi non si trattano, come quelli stampati sui cartellini dei negozi e dei centri commerciali, ma è vero che la maggior parte di noi cerca il 3×2, l’offerta del momento, o almeno il 10% di sconto. Tutte cifre inesistenti in quanto, in realtà, quel prezzo è da vedere all’inverso, ossia quell’oggetto lo si stava pagando troppo prima non è che ora lo si paga di meno ma, in questo particolare momento, si possono far uscire meno soldi dal portafoglio ed è quello che interessa a noi.

Nel momento in cui cerchiamo questo, ossia di pagare meno, è come se automaticamente dicessimo a noi stessi, e al nostro inconscio, che siamo poveri, oppure, nei casi di tirchieria, che abbiamo paura. Le persone tirchie sono fondamentalmente paurose. Hanno paura di rimanere senza soldi e… “chissà cosa potrebbe succedere…”. Magari un giorno parlerò anche di loro in modo più specifico.

Oggi mi baso su chi crede di risparmiare e invece si sta autoproclamando non solo povero ma anche persona di poco valore.

Secondo le Leggi dell’Attrazione, nel momento stesso in cui rifiuti di andare a vivere nella casa dei tuoi sogni perché il prezzo è troppo alto, ti stai automaticamente declassando ad un livello inferiore. Ora, senza fare salti pindarici e rimanendo con i piedi per terra, il discorso è che sarebbe preferibile spendere un qualcosina in più piuttosto che in meno sempre rimanendo ovviamente nell’ambito delle proprie possibilità. Quel qualcosina in più, farà si che si avrà di più perché avrete creduto di potervi permettere di più. Cercando invece un affitto più basso, per poter così avere più soldi a fine mese, e con la paura di non riuscire a farcela, si continuerà a vivere in modo “misero”, come le stesse persone considerano la loro vita, e non ci sarà nulla che le toglierà dal vortice di mancanze nella quale esse stesse si tengono legate. Quelle paure si concretizzeranno e ci si ritroverà davvero a condurre una vita povera senza potersi permettere quella spesa mensile.

Inoltre, se si pensa a quella casa e a quell’affitto, seguendo sempre tali filosofie, bisognerebbe porsi una domanda – Quanto valgo io? – e darsi una risposta – Valgo 100/200/300 euro? Valgo una casa piccola, scomoda, decadente e magari neanche dignitosa? Oppure valgo 1.000 euro al mese, una bella casa accogliente e spaziosa da farmi crescere di un palmo? -. Sembrano utopie…

Immediatamente, nella testa, una vocina sussurra – Vali 1.000 euro, anche 2.000! Ma non te li puoi permettere! – ossia: sei povero, non vali niente.

Il risultato di tutto ciò sarà = “devo continuare a stare tra queste quattro mura” e così, non si migliorerà mai.

Ovviamente il salto da 300 euro a 1.000 euro è quasi impensabile ma, iniziando a passare da 300 a 350 forse si può fare. La prossima casa la si potrà pagare 400 euro al mese e così via. Certo non bisogna aver paura e buttarsi fiduciosi tra le regole basilari dell’Universo dove a regnare sovrana è la prima legge tra tutte: “TU AVRAI CIO’ CHE SEI”.

Ciò che sei realmente dentro, nella parte più intrinseca di te. Non puoi prendere in giro l’Universo, a parlare sono le tue sensazioni. Perciò, se davvero, nel più profondo non hai paura, se davvero senti di valere di più, se davvero sei convinto di poter possedere molto, avrai molto.

Siamo gli artefici del nostro destino… faber est suae quisque fortunae… diceva già in tempi antichissimi chi se ne intendeva più di noi.

Anch’io mi sono ritrovata ad avere e vivere queste paure. Non sto fantasticando e mi sono anche dovuta muovere e agire nel trovare un lavoro, da sola e con un figlio da mantenere. Nel mentre però cercavo il più possibile, anche se con molta fatica, di avere fiducia in colui che mi ha messo su questo mondo e che mi ha donato la vita, cioè mio padre: l’Universo.

Non è sbagliato agire nel cercare di migliorare la propria situazione, l’errore sta nel provare paura e preoccupazione perché ciò significa non avere fiducia. Questo ci limita.

Facevo allora delle piccole prove, che non mi traumatizzassero, e che m’insegnassero a migliorare.

Ad esempio:

– Ho chiamato una signora ad aiutarmi a pulire a fondo casa. Soldi che avrei potuto risparmiare, ma le mie stanze meritavano davvero una trasformazione e io mi sarei dovuta affaticare tantissimo considerando che non potevo di certo lasciare il lavoro.

– Mi sono permessa di andare dalla parrucchiera quando avrei potuto comprarmi quelle tinte “FaidaTe” al supermercato e magari rovinarmi i capelli oppure non ottenere il risultato sperato.

– Mi sono concessa un’uscita con le amiche, al ristorante, quando avrei potuto benissimo cenare a casa.

Ebbene, sono tutte piccole prove che traducono il seguente messaggio – Io posso permettermelo -.

Se è questo il messaggio che emani attraverso le tue frequenze non potranno che riflettersi a te le frequenze medesime e questo significa che puoi e potrai permetterti anche altro, sempre di più.

E’ difficilissimo. Ci hanno sempre insegnato l’esatto contrario. Ci hanno insegnato a non spendere, a risparmiare, a non buttare via i soldi, ammirevoli insegnamenti di genitori che, come noi, sono stati vittime anch’essi delle stesse dottrine. Ma, come dicevo prima si cade all’interno di un circolo che non ci fa smuovere da lì.

Vi siete mai chiesti che significato ha la frase del Vangelo – Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha ? Secondo voi? Sapete bene che io non leggo il Vangelo dal punto di vista religioso ma come Sacra Scrittura che ben traduce i veri misteri della grande Onnipotenza che risiede in noi e nel Cosmo.

Per darvi delle risposte concrete e per capire meglio ciò che ho scritto, vi consiglio vivamente di ascoltare questo video.

Prosit!

Giordano Bruno, Cartesio, Fabio Marchesi, Gregg Braden… ma chi gliel’ha fatto fare?

Possiamo credere come no a certe teorie, possiamo essere d’accordo solo in parte, possiamo anche detestarle e andarci contro ma io mi sento in dovere di dire – Grazie! – ad alcune persone.

Alcuni, dopo aver letto questo articolo, potrebbero divergere dal mio pensiero e affermare persino  – Ma chi gliel’ha fatto fare? – e a questa domanda rispondo con un – Non lo so, ma ciò che dicono è capace di farci stare bene e, soprattutto in passato, ci sono stati soggetti che hanno compiuto per l’umanità opere grandiose -.

Persone dalle visioni affascinanti, dai poveri mezzi, attraverso i quali sono riusciti a capire che in questo Universo non siamo solo osservatori ma partecipanti assoluti. Interagiamo con lui, siamo parte di lui, possiamo anche modificare l’andare delle cose.

Persone che hanno scoperto la vera entità Divina ossia, semplicemente e incredibilmente, un’espressione di gioia assoluta e travolgente. Senza dottrine, senza religioni. L’Amore puro in ogni sua forma.

– L’amor che move il sole e l’altre stelle… – (Dante Alighieri)

IL POTERE DELLA SCRITTURA. Scripta manent – Gli scritti rimangono. (Evviva!).

Pensiamo a Giordano Bruno, padre del libero pensiero, che accettò la sua condanna al rogo dopo che gli venne proposto, dall’Inquisizione, di abiurare la sua ideologia cioè che l’anima continua a vivere perciò è immortale. – Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam – (Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla) rispose dopo aver sentito l’accusa contro se stesso e morì bruciato vivo, il 17 febbraio del 1.600, dopo aver dedicato l’intera vita a studi su un Dio, inteso come Infinito e come Tutto, completamente diversi dalla dottrina Cattolica soprattutto dell’epoca. Fortunatamente tutti i suoi trattati furono ritrovati e custoditi cari. Molte le sue ricerche, tante le sue teorie, ognuna volta alla comprensione dell’infinita potenza che risiede in ognuno di noi pari a quella universale.

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Pensiamo a Isaac Newton il quale, trovandosi a vivere nel bel mezzo della peste che non aveva pietà per nessuno, che stava decimando l’umanità del 1.600, si preoccupava di conoscere la luce e capire la forza gravitazionale universale, che amava studiare la natura collegandola all’uomo e le sue filosofie, mentre la gente gli moriva di fianco. Lui non ha badato a questo, non ha badato alla malattia e non ne è stato colpito. Lui voleva andare avanti, voleva conoscere, inventare, scoprire. Voltaire, presente al funerale del genio, disse – La natura e le leggi della natura giacevano nascoste nella notte. Dio disse: “Che Newton sia!”, e luce fu -.

Pensiamo a Cartesio che, nel 1.500, ha rischiato ogni giorno della sua vita di essere ucciso se trovato in possesso di un libro vietato e, ai tempi, erano veramente tanti i testi proibiti. Pensiamo alla sua vita passata di nascosto, in buie stanze, con la voglia di trascrivere per i postumi le sue verità e le sue scoperte. Padre della famosa citazione – Ego Cogito, ergo sum, sive existo – (Io penso, dunque sono, ossia esisto), nella quale è trascritto tutto il senso e l’onnipotenza dell’essere umano. – Solleciterò la mia immaginazione per conoscere meglio chi io sia -, disse anche. Il termine “immaginare”, come vi ho già detto diverse volte, deriva dalle parole In Me Mago Agere, ossia In Me c’è un Mago capace di Agire. Immaginando possiamo creare la nostra realtà.

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Immaginatevi Cartesio, di notte, da solo, in un umido locale, nel silenzio più assoluto alla fievole luce di una candela. Quando al primo rumore nascondeva tutto, si fermava, bloccava anche il respiro, mentre il cuore accelerava il battito. Aspettava, ascoltava e poi, riprendeva lentamente tutto in mano continuando dal punto in cui aveva dovuto fermarsi all’improvviso.

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Pensiamo a Gregg Braden, a Roy Martina, a Salvatore Brizzi, a Jiddu Krishnamurti, a Fabio Marchesi, a Eckhart Tolle, a Louise Hay e potrei andare avanti all’infinito. Medici, filosofi, scienziati, fisici, casalinghe… persone che hanno deciso di dedicare tutte le loro conoscenze, tutta la loro vita o gran parte di essa, al benessere dell’umanità. Ognuno a modo suo. Ognuno regalando gli strumenti che possedeva.

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Che hanno deciso di dedicare le loro ricerche, i loro studi, tutto il loro sapere, a farci capire l’onnipotenza divina dell’essere umano. La nostra. Ognuno di loro svela ciò che può funzionare, perché con esso così è andata, e vuole regalare tale gioia e soddisfazione a tutti gli altri. E allora scrivono libri, pubblicano video, organizzano corsi.

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Questo è altruismo. Non significa basarsi sulla veridicità delle loro filosofie (nonostante sia davvero ben difficile attaccarle) o meno, parlo del loro impegno, per molti addirittura non retribuito. Per altri invece si, ed è giusto che sia così. Il denaro non è il male; è come ce l’hanno mostrato, come ci hanno obbligato ad usarlo che è diventato – il male –. Inoltre, se per conoscere e diffondere determinati concetti, ci si ritrova a spendere, è giusto venir ripagati e riuscire così a scoprire ulteriori informazioni da diffondere ancora.

E allora un – Grazie! – glielo vogliamo dire? Io si, io mi sento di dirglielo e lo considero il minimo. E se non siete d’accordo con me, provate, prima di giudicare, ad ascoltare le loro parole, ad interpretare il loro messaggio perché credetemi, loro, in un modo o nell’altro, riescono a farci stare bene. Il Telegiornale, che sono così felice di vedere alla sera perché almeno rimango costantemente informata su quello che accade intorno a me…. Bhè… ho smesso di guardarlo da parecchi anni.

C’è una rivoluzione che dobbiamo fare se vogliamo sottrarci all’angoscia, ai conflitti e alle frustrazioni in cui siamo afferrati. Questa rivoluzione deve cominciare non con le teorie e le ideologie, ma con una radicale trasformazione della nostra mente – (Jiddu Krishnamurti).

E chi ha riportato le parole di Gesù, di Buddha, di Maometto? Chi si è preso la grande rottura di balle di trascrivere tutto quello che questi individui dicevano e facevano… chi? Per poi essere pure “interpretati male” (mio umile pensiero). Chi ha pensato a noi? A noi che oggi leggiamo e nemmeno poniamo attenzione a quello che stiamo apprendendo. Nemmeno ci poniamo la semplice domanda del – Perché? – sono state scritte cose di questo genere e tramandate per anni, per secoli.

Favole… come se i fratelli Grimm non fossero bastati. Oppure pazzi! Si. Con questo aggettivo ci mettiamo il cuore in pace.

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E gli artisti? Cantanti, pittori, scrittori, registi che hanno fatto di tutto, sottilmente, per aprirci gli occhi, per farci pensare, per allargare le nostre menti. Ma poco abbiamo saputo ascoltare e vedere.

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Bhè, è poco, si, ma un – Grazie! – a queste persone voglio dirlo.

Come affermava Nicola Tesla – La scienza è solo una perversione, se non ha come fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell’umanità – e parecchi di loro hanno provato.

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Sei divino*, non lo dimenticare mai – (Giordano Bruno).

Prosit!

*Divino – in te risiede il potere di vivere nella totale gioia, nell’estasi; è la mente che ti impedisce di vederlo.

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Dal Vangelo secondo Meg – niente di religioso ma molto curioso

Cari Prositiani,

siamo a Settembre, il mese del ricominciare e della trasformazione. Si iniziano i lavori abbandonati durante la stagione estiva, riaprono le scuole, la natura cambia completamente e anche se tra qualche mese tutto andrà a dormire per molti di noi questo è il momento di un nuovo inizio senza più riposo.

E’ per questo che ho deciso di inaugurare una nuova rubrica nel mio blog che s’intitolerà “Dal Vangelo secondo Meg”. (Potete trovarla qui di fianco nella sezione “categorie”)

Pur non essendoci nulla di religioso in questo, come accenna il titolo, vi ho sempre detto come ci siano state date in passato delle scritture che considero sacre e che già ai tempi descrivevano bene come l’essere umano avrebbe dovuto vivere. Purtroppo questi testi sono stati, a mio avviso, spesso mal tradotti probabilmente per mantenere l’umanità soggiogata e in un’ignoranza che non le permetteva di conoscere il suo vero potere.

Nessuno ci ha mai educato a sviluppare le nostre capacità intrinseche e della nostra energia preferendo sottometterci, in questo caso, a divinità in grado di giudicarci e castigarci.

Io credo in Dio ma è un Dio ben differente da quello che le religioni mi hanno raccontato. Il mio Dio risponde  in modo diverso, questa è semplicemente la mia opinione e soprattutto il mio Dio può chiamarsi anche “Tutto”.

Il mio Dio non ha una forma precisa e nemmeno una consistenza. E’ semplicemente ovunque.

Alcuni individui, in tempi molto antichi, hanno saputo utilizzare le capacità di questo Dio che in realtà è dentro ognuno di noi. Hanno saputo farlo con la fede che non è quella che intendiamo noi oggi.

Non significa infatti – avere fede – ma – vivere nella fede -, è diverso.

La prima riporta ad una sorta di speranza, la seconda è essere certi che ciò che vogliamo accada. La fede è il potere che ci collega all’Universo Divino.

I soggetti come Gesù e Maometto e molti altri, li abbiamo conosciuti come dei messaggeri per noi, dei prescelti dal nostro Dio (perciò molto fortunati) che hanno compiuto opere grandiose chiamate miracoli che noi mai e poi mai potremmo realizzare.

Chiediamo loro perdono e pensiamo che tutto quello che li accompagna sia un qualcosa di magico e inspiegabile. Prendiamo il nostro Messia ad esempio, quello che conosco meglio, colui che moltiplicava i pani e i pesci, che trasformava l’acqua in vino, che guariva i ciechi e resuscitava i morti.

Leggendo spesso il Vangelo, in quanto, ripeto, lo considero un testo pieno di ottimi consigli e verità, mi sono resa conto di come in realtà tutti i suoi interventi descritti nascondino un messaggio per noi affinchè si possa veramente vivere al meglio e tutto questo grazie all’energia. La potentissima e incredibile energia che non consideriamo mai e che risiede dentro di noi.

Basterebbe crederci e sarebbe bastato allenarla dal giorno in cui siamo venuti al mondo se non ci avessero nascosto queste nostre capacità e non ce l’avessero impedito.

Tante cose sembrano davvero assurde ed è per questo che ho deciso di tradurle. A modo mio ovviamente. Rispettando il pensiero di chiunque ma interpretando tutto questo lavoro fatto in passato per noi in un modo che a me piace molto e mi aiuta a trovare il ben-essere fisico e psichico.

In questo articolo non tradurrò nulla, mi faceva piacere presentarvi semplicemente questo nuovo argomento.

Penso possa essere anch’esso di aiuto e penso di poterlo collegare anche al Pensiero Positivo perché nessuna grandezza cosmica, nessuna vita e nessuna forza di creazione ha mai voluto che una sua opera  vivesse male.

Siamo figli di questa immensità. Un’immensità che si è sempre presa cura di qualsiasi sua creazione ma sembrerebbe proprio tranne l’uomo. E’ davvero possibile questo? O forse siamo noi che ci siamo tarpati le ali da soli o abbiamo permesso, a causa di mille motivi nati dalla notte dei tempi, di farcele tarpare da altri?

Vedremo.

Attraverso la finzione o la realtà, l’importante è trovare la felicità vera, avvicinarsi il più possibile alla nostra grandezza come figli dell’Universo e io credo che questo possa essere possibile.

Qui sotto vi posto un video di Salvatore Brizzi che spiega bene cosa significa vivere nella fede e che differenza c’è tra fede, credenza e fanatismo.

Buona visione.

Prosit!

Io mi offendo, cos’altro potrei fare?

Che tu ci creda o no, quando una persona ti offende (ossia riesce ad offenderti), qualsiasi cosa ti dica, anche la più brutta, sta in realtà toccando una tua debolezza. È da lì che nasce quello che noi chiamiamo offesa.

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Il moralismo e il bon ton che tutti conosciamo, indicano che, a prescindere, alcune cose non vanno dette, fanno parte di una legge etica e morale che tutti quanti abbiamo e dovremmo avere ma, quello che vorrei sottolineare oggi, è ciò che si prova nel cuore quando si riceve una frase che non ci piace e che intacca il nostro orgoglio, al di là di quello che la legge civile ha stabilito. (Tant’è che, negli ultimi tempi, alcuni impropèri, soprattutto se senza minaccia, non sono neanche più denunciabili).

Le parole sono in realtà solo vento, ma nel momento in cui riescono a “toccare” significa che questo vento è diventato tangibile e doloroso. C’è un detto che dice – le parole fanno più male delle botte – è sicuro, lo capisco bene, non sono estremista, siamo umani, ma fondamentalmente è un proverbio sbagliato.

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E’ sbagliato perchè, come dicevo prima, la debolezza è tua e non dovresti avere di queste debolezze secondo le leggi universali che ti reputano loro “figlio”, ossia parte di esso. Vale a dire un handicap con il quale il tuo inconscio ha deciso di farti vivere e tu accetti senza fare nulla per migliorare. Lo accetti perchè non te ne rendi sicuramente conto, ma la puntura che senti quando vieni umiliato, è proprio l’avviso che dovrebbe farti drizzare le antenne.

Se ti amassi completamente non avresti debolezze, non ci sarebbe posto per loro, saresti pieno d’amore e riceverai solo amore perchè trasmetteresti solo amore.

Ma la cosa più grave, che non si capisce, è che l’importanza che dai a quell’offesa ricevuta si ripercuoterà sul tuo fisico più avanti nel tempo. Le basta concretizzarsi e poi…. zack! Ecco presentarsi la malattia, il malessere, il disturbo che ti colpisce e ti chiedi come mai stai così male. Poi, ti prenderai due medicinali e tutto tornerà come prima… fino alla prossima volta.

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Nel caso, è molto meglio una sana arrabbiatura, da non trattenere, senza astio o rancore.

Ma la colpa non è di chi ti ha mancato di rispetto. La responsabilità (perché non si parla mai di colpa) è tua! Tu hai dato potere a quella frase. Hai permesso ad un insieme di parole, hai permesso ad un altro essere umano di renderti triste, o arrabbiato, o angosciato, o stizzito, o incazzato. E’ assolutamente una cosa da non fare. Nessuno può avere il potere di cambiare il tuo umore.

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Senza contare di quante volte ti offendi da solo, come quando ti metti i pantaloni lunghi anzichè corti perché ti consideri grasso, o come quando vuoi far credere di avere tanti soldi anche se non è affatto vero, o come quando rispondi obbediente come un cagnolino ad ogni dovere che non ami, o come quando, per l’appunto, reagisci ad un’offesa in malo modo, facendoti corrodere dalla mortificazione. Hai offeso te stesso. Hai dato ad un altro la possibilità di metterti sotto la suola delle sue scarpe.

Come dicono a Roma, e come dice mia mamma, dovresti semplicemente pensare “me rimbalza!“.

Ora tu dirai che vivendo in questo modo si diventa insensibili. Non si prova più la passione né nel bene, né nel male, ma il fatto è che se davvero vuoi essere figlio dell’Universo dovresti capire che esso non ha le nostre stesse sensibilità.

A lui non interessa minimamente di quello che esce dalla bocca di qualcuno, anche perché, le sue leggi dicono che se hai ricevuto una determinata frase (e questo vale anche per i complimenti) è perché in un modo o nell’altro te la sei cercata.

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Mi spiego meglio. Ogni cosa che ci viene detta, ogni situazione che viviamo e ogni persona che incontriamo nel nostro cammino, ci stanno semplicemente facendo vedere un qualcosa che già è dentro di noi e che noi abbiamo trasformato in realtà per viverla (e per imparare a migliorarci). Se una cosa è bella ci limitiamo a gioire senza renderci conto che siamo stati bravi e potremmo crearne altre mille di situazioni così. Se invece una cosa è brutta ci limitiamo ad angosciarci senza capire che è uscita da noi per mostrarci il male che fa ed insegnarci.

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Insomma, ci limitiamo in ogni caso e questa è proprio la parte negativa. La limitazione che abbiamo. E abbiamo sempre. Siamo un insieme di energie e forze di una potenza devastante ma conduciamo miseramente una vita limitata.

La stessa cosa vale per l’offesa ricevuta. Non ti sto dicendo di condonare o di permettere alla tale persona di insultarti ancora, falla smettere. Ma non limitarti a reagire, o a offenderti, o ad arrabbiarti. Quella persona ti ha appena dato in mano uno strumento. Si, è solo vento, ma diventa tangibile, ho detto, ricordi? E allora prendi questo strumento, studialo, osservalo, perché è arrivato a te? Bene, ora cosa ne puoi fare di bello? E fallo. Forse, secondo a quanti anni hai, risulterà difficile modificare quello che per una vita intera è stato un modo di vivere, ma se insegnerai questo ai tuoi figli, ancora in fase di maturazione, li farai vivere senz’altro meglio.

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Senza contare che impareranno davvero cosa significa usare l’acqua per spegnere il fuoco e non cercare di spegnere un incendio con il fuoco stesso ma, con questa frase, non vorrei passare per una perbenista delle fresche frasche quale non sono.

Il fatto è che ai tuoi figli nulla li spaventerà più perché sapranno costruire, da ogni cosa, un qualcosa di utile e positivo soprattutto per se stessi e questa positività si rifletterà continuamente in loro e attorno a loro.

Lo ripeto, non sono assolutista, né estremista e un sano – Vaff…. – ci sta sempre più che bene ma è quello che accade dentro di te che devi imparare a trasformare e attenzione a non reprimere.

E ora, per finire, voglio scriverti ancora una volta, come feci tempo fa, una splendida frase di Salvatore Brizzi:

Quando dai la colpa a qualcuno gli stai dando anche Potere, il tuo Potere. Gli dai il Potere di renderti felice o infelice. Ma se una persona o un evento possono renderti felice o infelice, allora tu non sei un uomo libero, sei un servo; sei condannato a vivere sperando che nessuno ti faccia mai niente di male. Se hai questa consapevolezza sei una maga o un mago; se non ce l’hai sei una vittima, un piegato, un lamentante.

Prosit!

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Il Creatore è Vivo

Ieri sera una persona a me vicina ha deciso di affidarmi un lavoro da fare. E’ un lavoro molto bello, si tratta di scrivere (anche) e a me scrivere piace parecchio.

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Questa persona ha affidato a me il compito perché, in questo momento, è impegnato nella realizzazione di diversi progetti e non vuole venir meno a nessuno dei suoi impegni. Quando mi ha consegnato il lavoro da fare, correlato di tutta la documentazione necessaria, lo ha fatto con un certo senso liberatorio non perché quel lavoro gli desse fastidio ma perché fortunatamente aveva trovato quello di cui aveva bisogno; un cooperatore. Aveva si la serenità, ma cosa trapelava da lui era quel sospiro come chi corre a cercare riparo e, finalmente, lo trova dietro ad un angolo. Il tanto sperato nascondiglio. Aveva si la tranquillità, di aver trovato qualcuno di cui fidarsi, ben disposto a fare le sue veci ma, ciò che stava emanando nell’Universo, se potessimo tradurlo sotto forma di frasi, potrebbe essere – Ah! Meno male! Finalmente ti ho trovata! -, – Oh! Che fortuna, grazie al cielo! Così almeno riesco… -.

Sono frasi gentili queste, piene di gratitudine e speranza ma… sono sbagliate. No, non dico che sono sbagliate la gratitudine e la speranza come emozioni provate ma, queste possiamo dedicarle, a chi merita, in altri modi. E’ sbagliato il messaggio che viene tirato fuori. E’ come dire “sono stato fortunato, dal cielo mi è capitata questa grazia!”. No, non è così.

Colui che mi ha assegnato questo lavoro è (pur non sapendolo) un Creatore. E’ un Creatore perché crea.

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E’ partito da dei sogni e oggi è un realizzatore di questi sogni. Naturalmente, essendo che nell’Universo c’è in realtà ricchezza e abbondanza per tutti, questo dicono le filosofie alle quali io credo, è ovvio che le sue creazioni si moltiplicano sempre di più. Ora, dobbiamo imparare a vedere questo Creatore come una pianta. La Pianta Madre.

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Essa può dare dei frutti e può dare anche delle talee. Da esse si svilupperanno i suoi figli. E’ una cosa ovvia. Normale.

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Il Creatore è come una pianta e non deve ritenersi fortunato perché grazie a chissacchè, ha trovato chi prende il suo posto, e fa ciò che dovrebbe fare lui. Deve trasformare questo input in – Bello! Io creo, realizzo sogni, realizzo aiutanti che mi stanno vicino, che a loro volta realizzeranno altri aiutanti e così via! -, – Sono stato bravo! Grazie alla mia creazione, al mio edificare, ho permesso ad altri di creare a loro volta! -.

Vedete, chi non crea, e chi ancor prima non sogna, è un po’ come se fosse destinato ad essere un servo. Non vedete il termine come offensivo. Servo, vale a dire servire (ed è il più nobile dei mestieri ma, in questo caso, si decodifica in modo diverso). Serve altri perché non ha progetti suoi da realizzare nemmeno metaforicamente. Il sogno tiene vivi. Attraverso esso si possono pianificare mille e ancora mille cose e plasmarle poi, fosse anche solo con la mente.

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Il mio Creatore è riuscito a farlo anche dal punto di vista fisico e concreto e oggi, sta dando vita ad altri lavori e quindi ad altri figli che un domani saranno come lui. Perché la Creatività è il sale della vita. Senza di essa non si può vivere. E non è retorica.

Creare permette di creare! Permette un movimento e il movimento è vita! Sempre!

Mandando nell’Universo le prime frasi che ho scritto come esempio, si manda un messaggio o un’emozione come di umile risorsa. Il ringraziamento di illusione che illusione più non è. E’ buono, sono sentimenti validi, lo ripeto, ma li completeremo più decisivi in un secondo momento. Nelle frasi successive invece, quello che si emana è un sentimento di piena soddisfazione, di complimento nei propri confronti, di ammirazione verso se stessi ed essendo ciò che trapelerà da noi, automaticamente ce ne circonderemo.

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Questo significa che riceveremo nei momenti futuri altrettanta soddisfazione, altri complimenti e tanta ammirazione per molte cose diverse.

Ritornando al discorso della gratitudine che non deve mai mancare e della speranza, la situazione è molto più comprensibile di quello che crediamo. Basterà semplicemente ringraziare. Ringraziare, ringraziare, ringraziare.

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Quante volte ringraziate durante la vostra giornata? No, non dico persone. Quante volte ringraziate la vita, le forze universali, le energie che ci circondano e persino voi stessi? Io non posso saperlo ma sono quasi certa che la maggior parte di voi lo fa poche volte. Fatelo sempre, fatelo di più, non sapete che potenza che ha la parola – Grazie! – e l’emozione che da lei ne scaturisce.

E la speranza. Ve l’ho già detto in passato. E’ bellissima. E’ un sentimento peraltro così poetico. Ma la speranza dev’essere condita! Non potete emanare solo speranza altrimenti riceverete solo… speranza! Cioè il nulla. Un miraggio. Arricchitela di certezza. E’ un controsenso non vi pare? Il fatto è che, la speranza, si sposa bene con l’educazione ma non ha nulla a che vedere con le famosi, ormai così si chiamano – Leggi dell’Attrazione – che esigono “pretese”. Chiedi e ti sarà dato… diceva qualcuno…

E’ difficile da rendere concreto ma è molto semplice dal punto di vista teorico. L’importante è che s’impari a capire che non è solo fortuna quella che ci gira attorno. Noi siamo gli artefici del nostro vivere. E quando ci capita qualcosa di bello e appagante come nel caso del mio Creatore, non resta che complimentarsi tra sé e sé. Questo significa amarsi. E amare se stessi è alla base del nostro benessere.

Prosit!

p.s.= Ringrazio per lo spunto di questo articolo Salvatore Brizzi esperto di Alchimia Trasformativa e il suo libro – Alchimia Contemporanea -, mia mamma e naturalmente il mio Creatore che si è sentito decisamente bene quando abbiamo affrontato questo discorso, gli si è persino stappato il naso e ora non ha più il raffreddore.

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Liberiamoci Dei Rompipalle 2° – IL COLPEVOLIZZATORE

– Dopo tutto quello che ho fatto per te, è così che mi ripaghi adesso? –

(“E’ facile liberarsi dei rompipalle se sai come farlo” Ed. Corbaccio)

Questa può essere una frase, molto tipica per altro, che una madre dice al proprio figlio ma che chiunque potrebbe recitare e la prendo in prestito per continuare il tema delle “persone nocive” che vi avevo mostrato QUI con l’aiuto di Bernardo Stamateas anch’egli presentato nello stesso articolo. Iniziando con l’aggressore verbale, continuiamo oggi con il colpevolizzatore.

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Par di parlare di un despota, di un tirranno, sentite solo il nome: col-pe-vo-liz-za-to-re. Che durezza. Un mirino puntato addosso pronto a sparare. In realtà non è una rara forma di carrarmato che s’incontra sporadicamente nella vita. Non è un mostro e nemmeno un alieno. Il colpevolizzatore è una personalità che si frequenta, purtroppo, molto più di quello che pensiamo. Magari fa persin parte della nostra famiglia. E perché è nocivo questo individuo? La risposta è semplice: instilla negli altri, in modo subdolo, il senso di colpa. Un certo Anonimo diceva

Di novanta malattie, cinquanta sono provocate dal senso di colpa e altre quaranta dall’ignoranza -.

I sensi di colpa, ormai lo sanno molte più persone rispetto a un tempo, causano davvero seri malesseri nella nostra parte più intrinseca che si rivelano poi anche in quella fisica e fisiologica.

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Possiamo quindi dire in tutta tranquillità che, il colpevolizzatore, ci fa ammalare. Come impedirglielo? Innanzi tutto, la cosa principale e più difficile è quella di riconoscerlo. Si perché come spiegavo prima, utilizzando l’aggettivo – subdolo – ho rivelato che esso lavora in modo viscido, ambiguo, infido. Non lo si nota. Riprendiamo l’illuminante frase di inizio articolo – Dopo tutto quello che ho fatto per te, è così che mi ripaghi adesso? -. Oh! Bene. Una frase ricca di diritti giusto? Io ti ho partorito, io ti ho dato da mangiare, io ti ho pulito il sedere, io ti ho mandato a scuola, etc, etc…. E scusate se mi permetto di chiedere cos’altro si sarebbe dovuto fare dal momento che si decide di mettere al mondo un figlio. Che importa se questo figlio poi l’ho fatto crescere solo per sconfiggere la mia solitudine, che importa se l’ho nutrito dell’odio che provavo verso il suo stesso padre (o verso la madre), che importa se l’ho riempito di paure o se non l’ho ascoltato o non gli ho dedicato tutto il tempo di cui aveva bisogno. Ciò che la legge e la morale dice l’ho compiuto e ora lui, volente o nolente, deve essermene riconoscente. Quale altro animale, al di là dell’Uomo, concepirebbe frasi e comportamenti di questo genere? Nessuno. Tre anni fa circa, un mio caro parente, è stato ricoverato presso il Santa Corona di Pietra Ligure, in provincia di Savona. Per quel che mi riguarda, un ottimo Ospedale e anche molto grande. Nella stanza delle speranze vane erano in due: il mio caro e un altro anziano. Anziano è poco a dire il vero. Un corpo ossuto di cartapesta, giaceva immobile, completamente intubato, con gli occhi chiusi, la testa priva di vitalità reclinata all’indietro e la bocca spalancata. Era davvero il ritratto della morte terrena. Potei vederlo per circa un mese visto che la “nostra” fu una storia parecchio lunga. Notai immediatamente la solitudine di colui che pareva un nonnino abbandonato a se stesso. Se gli altri pazienti avevano ogni giorno almeno un familiare che andava a trovarli con il quale, com’è ovvio in certe circostanze, si stringeva anche amicizia, lui era perennemente e completamente solo.

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Fu soltanto una mattina, quando vidi il suo letto vuoto e un’infermiera che lo stava rifacendo, che notai di sfuggita una figura allontanarsi da quel comodino color verde-acqua, pronto a servire qualcun altro. Quell’infermiera era per me ormai una conoscente e mi osai quindi a chiederle dove avessero trasferito quel vecchio. Sarei persino andata a trovarlo dal momento che quando era nella stanza del mio parente provavo a dargli sostegno senza problema.

– E’ morto – mi rispose lei – questa notte –

– Uh! – feci io senza riuscire ad emettere nessun’altra parola

– Quello che è uscito era il figlio – continuò lei – forse è la seconda volta che viene in tanti mesi di ricovero –

– Ehm… già, avevo notato che non era circondato da… –

M’interruppe – La figlia una sera mi disse che il loro padre era un mostro. Un violento. Un dittatore. Picchiava la loro mamma e non risparmiava botte neanche a loro. Lo odiavano. Io poi non so se è vero naturalmente -.

E nemmeno io lo so. Non posso permettermi di giudicare. E, per l’appunto, non si dovrebbero mai giudicare i comportamenti degli altri.

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Tutto questo discorso, fin troppo esagerato, per sciogliere i requisiti posteriori che potrebbe avere una frase apparentemente così tanto materna ma che, Stamateas per primo, prende proprio come esempio perché, che se ne dica, è una frase che crea un senso di colpa. Anche questa è manipolazione. Vale a dire uccisione della libertà dell’altro. Esattamente. Un omicidio.

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Premettendo che, nel caso specifico dei genitori, si sta parlando comunque di altrettante vittime precedenti a noi, tale frase non ha nessun diritto di esistere. Soprattutto se l’amore e ciò che si compie nel senso del suo nome è incondizionato. Questa citazione (e simili) non la si dovrebbe pronunciare in nessuna forma. Nasce nel momento stesso in cui, quella persona, per poter appagare determinare compulsioni proprie quali: bisogno d’affetto e di stima, paura della solitudine, paura del giudizio degli altri, paura della vita, cerca di ottenere ciò che gli manca attraverso la superbia e la malizia. A volte anche attraverso l’arroganza, a volte no. Spesso, il colpevolizzatore infatti, usa persino le lacrime e un tono lieve, sottile, supplichevole. E’ un fenomeno che s’innesca automaticamente in questi individui che, anziché procacciarsi ciò che gli serve da soli, buttandosi nella vita con coraggio, preferiscono arretrare, nascondendosi dietro un dito e obbligare gli altri a servirli in ciò che più gli è utile. Il problema avviene appunto quando si accetta di accontentarli. Quando si pensa, edulcorati dalla società e dall’educazione che abbiamo ricevuto, “in effetti ha ragione, che brutta persona che sono”.  Ma dicevamo…. Come riconoscerli? Oh, in realtà è molto semplice e non così difficile come accennavo prima. Basta ascoltare il cuore e non è retorica la mia. Siamo tutti vittime o vincitori delle nostre scelte. Dai, lo percepiamo tutti benissimo quando un qualcosa ci da’ fastidio o ci fa male all’interno del nostro cuore, giù in fondo, dietro allo stomaco. Perciò non cerchiamo di cambiare lui. Il colpevolizzatore non si cambia, come non si cambia nessun tipo di persona nociva. Il miglior modo per cambiare l’altro è non cercare di cambiarlo per nulla. Ogni volta che prendi una decisione, chiediti se quella decisione ti aiuterà ad essere la migliore versione di te stesso. Se non è così, ti stai violentando. Ti stai ammalando. Ti stai mascherando. Mentre sei nato per essere libero e, come tutti gli esseri viventi, hai il diritto di essere felice.

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E sapete perché il colpevolizzatore riesce così bene nel suo intendo senza neanche sapere egli stesso da dove arriva tutta questa magia? Perché il senso di colpa è un sentimento indescrivibilmente doloroso. E’ una piaga. L’erosione dell’anima e della carne. Un mostro che vive dentro di noi e che, con i suoi tentacoli, ci avviluppa ogni organo vitale. Siamo disposti a fare qualsiasi cosa pur di non sentirlo muoversi lentamente dentro noi stessi. Pur di non udirlo condizionarci la vita talvolta anche per anni. Il colpevolizzatore è fondamentalmente un approfittatore anche se indossa i panni di una dolce vecchina. Approfitta del vostro dolore per ottenere il proprio benessere. E’ un egoista. E un menefreghista. Un egocentrico. La sua problematica deve stare al centro di ogni esperienza, trascurando la presenza e gli interessi degli altri. Gli altri sono solo umili servitori. Impara a dire no ad un colpevolizzatore.

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Il più bel concetto ch’io abbia mai sentito a tal proposito, e non solo inerente ai colpevolizzatori, che tra l’altro già vi avevo scritto in un precedente post, appartiene a Salvatore Brizzi, studioso della trasmutazione alchemica delle emozioni e diverse altre tematiche, ed è la seguente:

quando dai la colpa a qualcuno gli stai dando anche Potere, il tuo Potere. Gli dai il Potere di renderti felice o infelice. Ma se una persona o un evento possono renderti felice o infelice, allora tu non sei un uomo libero, sei un servo; sei condannato a vivere sperando che nessuno ti faccia mai niente di male. Se hai questa consapevolezza sei una maga o un mago; se non ce l’hai sei una vittima, un piegato, un lamentante.

(“Risvegliare la macchina biologica per utilizzarla come strumento magico” Ed. Antipodiedizioni)

Il colpevolizzatore ha modo di esistere perchè chi ha di fronte glielo permette. E naturalmente non solo di genitori si parla. Datori di lavoro, amici, persino i vostri stessi figli possono esserlo.

– fallo per me che ti voglio bene –

– se non ti fossi comportato così non sarebbe accaduto questo –

– te la sei voluta –

– tu hai fatto, tu hai detto, la colpa è tua –

– tu non hai fatto, tu non hai detto, la colpa è sempre tua –

– avresti dovuto… non avresti dovuto… –

Mangiateveli crudi a colazione e sollevate la bocca dal fiero pasto. Ma sia chiaro…, io non vi ho detto niente. Non date possibilità ad un colpevolizzatore anche perchè, è ovvio, egli sta facendo in primis, gran male a se stesso. E sarà proprio non concimando queste sue angosce che riuscirete ad aiutarlo.

Prosit!

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Perché Pregare non vuol dir Pregare…

…nel senso che pregare non significa solo quello che ci ha insegnato la nostra religione, qualunque essa sia. Se io vi dico di pregare e siete dei cattolici, vi verrà subito in mente il “Padre Nostro” o l’”Ave Maria” o, ancora, “esprimere una specie di desiderio”, ma non è quello che s’intende nel più viscerale termine della parola.

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Con tutto il rispetto per le preghiere inventate nei secoli dei secoli e imparate a memoria, degne di essere nominate poesie, che ci permettono di rivolgerci direttamente a colui in cui poniamo la nostra fede, pregare significa rivolgere un nostro pensiero a qualcosa di più grande di noi che non deve per forza avere un nome. Non deve assolutamente essere una figura immaginaria o appartenere ad una religione. La preghiera è un linguaggio universale ( come l’amore – è amore ) che porta la nostra richiesta dentro alle forze dell’Universo, dentro a delle energie in grado di ascoltarci e aiutarci. Chiunque sa che, per pregare, non è necessario elencare una serie di termini imparati a memoria ma è possibile semplicemente descrivere, con le proprie parole, l’avvenimento che ci imprigiona. Non è solo questo però. Significa credere veramente in ciò che vorremmo, in ciò che ci risanerebbe l’anima. Crederlo dal nostro più profondo. Dalla pancia e non dalla mente. Crederlo e non sperarlo. Credere non Chiedere. Non bisogna avere solo la vaga speranza o, ancor di più, non dobbiamo temere, come ci hanno insegnato, di non meritarci eventualmente l’esaudirsi della nostra richiesta. Fuori da una sala operatoria, il credente si rivolge al suo Signore chiedendo di compiere il miracolo. L’ateo, si rivolge col pensiero al medico, sperando che riesca a fare bene il suo lavoro. Ebbene, ognuno dei due, sta in qualche modo pregando come meglio crede, come sa, verso chi pone la sua fiducia. Ma nessuno dei due sta aprendo la sua energia, nessuno dei due sta divinizzando il suo essere, quello umano. Nessuno dei due si sta “incorporando” in Dio. Salvatore Brizzi, esperto di alchimia trasformativa, nel suo manuale “Risvegliare la macchina biologica per utilizzarla come strumento magico” che consiglio a tutti di leggere, spiega come la preghiera sia un vero mezzo curativo dal potere enorme. Afferma che la preghiera autentica non consiste nel chiedere a Dio ciò di cui crediamo o sappiamo in quel momento di avere bisogno ma, nel trasformarci interiormente, nell’elevare la nostra coscienza fino a identificarci con la coscienza stessa di Dio. Johann Georg Gichtel, mistico tedesco, afferma persino questo – Pregare rettamente non consiste nel pronunciare delle parole ma nell’inabissare lo spirito o la volontà dell’anima in Dio -. 314unicamenteluce.eu

Ora, per comprendere meglio, dobbiamo fare però un passo indietro e capire chi è Dio (così per lo meno lo si chiama) per chi non crede abbia barba bianca e tanti, tanti anni. Dio è il tutto. Non solo perciò un’entità superiore dotata di potenza straordinaria variamente denominata e significata nelle diverse culture religiose. Dio è lo spazio, è un gattino, è un albero, è l’aria, è la galassia, è il ciottolo di fiume, è il caos, è la pace, è un chicco di riso. Ma soprattutto è l’energia. L’insieme di forze energetiche che permettono la vita. Dio è vita. L’uomo è vita. L’uomo è Dio. Una parte di esso. Un Essere Divino. L’essere umano è Dio. Pregare per innalzarsi ad essere Dio a comportarci come tale, con la nostra potenza che hanno per anni inibito e minato. – Mai potersi mettere al cospetto di Dio -. Ci dicevano, ci dicono. Perché invece Dio è, secondo me, anche per gli atei? Perché non è la figura di una religione. L’ateo è Dio. Ma nessuno lo ha mai detto. Siamo un insieme di cellule che formano un’immensa divinità. Noi siamo Dio e abbiamo anche noi un potere immenso, il potere della nostra energia. piazzadellenotizie.it

” Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino ” (Cit.). Così come un corpo è formato da tante cellule, l’universo è formato da tante cellule. Madre Teresa di Calcutta, conosciuta per essere una grande religiosa e soprattutto credente, diceva – …perché io vedo Dio in ogni sua manifestazione -. Si. Anche nelle guerre, negli omicidi, nella morte, c’è Dio. In ciò che alcuni non accettano, in ciò che alcuni invece compiono. Perché noi siamo Dio. La preghiera quindi è una fantastica medicina. È un innalzamento di noi stessi. E’ un riconoscere la nostra divinità, la nostra potenza. Per cui pregate. Senza chiese, senza templi, senza speranze. Senza parole… pregate con l’anima. Pregate e basta. Siate ciò che siete in realtà. Una parte di Dio. Siate ciò che Dio vorrebbe. Fate parte di lui. Questo, per me, significa pregare.

Prosit!

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