Dolore alle Scapole: cambia punto d’osservazione

PESI CONCRETI E EMOZIONALI

Le spalle e le braccia parlano solitamente di lavoro e responsabilità. Di volere un lavoro e delle responsabilità o di NON volere un lavoro e delle responsabilità.

La Scapola è un osso piatto situato nella parte alta della schiena ed è un osso adatto a sostenere i pesi.

Questi pesi possono diventare però eccessivi a lungo andare, o perché ci vengono imposti, o perché noi stessi ci sentiamo obbligati a sollevarli. In questo caso mi riferisco a chi, per paura di fare poco, fa sempre troppo o a chi per paura di non risultare utile eccede nel fare cercando di assicurarsi l’amorevolezza degli altri.

Qualsiasi sia il motivo, la nostra natura e di conseguenza il nostro corpo, prima o poi inizia a lamentarsi a causa di tutto questo lavoro (o peso da sopportare) e si ribella.

Può ribellarsi in vari modi ma il dolore alle Scapole è sicuramente il capobanda. Ovviamente come – peso da sopportare – non si intende solo un qualcosa di fisico ma anche un qualcosa a livello emozionale e, in questo caso, ci vanno di mezzo le spalle intere articolazioni comprese.

Come dicevo anche il non voler fare certe cose ma essere obbligati a farle può provocare questi dolori.

Beh, in effetti, anche nell’ultimo esempio che ho fatto tutto risuona. Se io faccio faccio e faccio solo per sentirmi utile e non venir esclusa è ovvio che, in realtà, non vorrei farlo ma mi sento obbligata a usare questo mezzo (credendo di non averne altri) per piacere agli altri. Per apparire servizievole, presente, generosa ed essere amata.

Ma al nostro corpo dei nostri Demoni non gliene frega proprio nulla. Quando a lui qualcosa non va bene si fa sentire a modo suo.

LA RIBELLIONE DEL CORPO

Il dolore alle Scapole è interessante da comprendere perché ci insegna anche a capire verso quale direzione dobbiamo guardare.

Nota bene che le Scapole si trovano alla stessa altezza del Cuore in posizione opposta come ad esserne un riflesso. Il peso che grava su di loro, grava quindi su questo fondamentale organo sede dell’amore e dell’anima.

Lamentarsi del fatto che abbiamo troppo lavoro, o troppe cose da sbrigare, non porta a nulla di buono ma se impariamo a guardare quello che già abbiamo fatto e cosa siamo riusciti ad ottenere potremmo sicuramente migliorare la nostra vita, senza più lamentarci e senza aggiungere peso inutile al peso che già portiamo e sopportiamo.

Guardare, cioè, il bicchiere mezzo pieno.

La vita non è solo sacrificio. Non devi pensare che più lavori (più fai) e più otterrai cose: soldi, affetto, stabilità.

NELLA VITA C’E’ ANCHE ALTRO

Questi schemi mentali ci appartengono perché dal dopoguerra abbiamo sempre visto i nostri nonni e i nostri genitori spaccarsi la schiena per mantenere la casa e la famiglia. Li abbiamo visti andare avanti oltre grandi dolori e grandi paure e, oggi, siamo convinti di doverli imitare.

Ma dimmi, erano davvero e totalmente felici? Se sì, ti avranno sicuramente insegnato anche a goderti la vita altrimenti potresti soffrire di male alle Scapole.

Prenditi del riposo. Riposo da tutto intendo, anche dalle emozioni. Stacca per qualche tempo la spina e permetti alle tue scapole di rilassarsi.

Quando si vive in un certo modo, che la nostra natura reputa sbagliato, si vive anche senza rendersene conto in totale tensione. Tendini, nervi, muscoli e organi sono tesi. Si consuma velocemente il potassio nel corpo e tutto, dentro di noi, si indurisce. È come se tendesse a diventare calcareo. Questo è un grave danno per il nostro fisico quindi devi cercare di rilassarti più che puoi.

La paura e l’ansia (che è figlia della paura) sono le emozioni che più induriscono i nostri tessuti e dei vasi sanguigni irrigiditi non possono svolgere bene il loro lavoro e cioè far scorrere il sangue.

Ehi! Il sangue è vita! Scorre in quasi tutto il nostro corpo e soprattutto nelle parti più importanti. Trasporta l’ossigeno ed è quindi fondamentale.

Rilassati. Cambia prospettiva e vivi serenamente.

IMPARA AD OSSERVARE CIO’ CHE GIA’ HAI FATTO

Molte persone che lavorano tante ore durante il giorno possono non avere nessun problema alle Scapole. Così come anche quelli ai quali la vita ha purtroppo regalato molti pesi da portarsi appresso.

Questo ti permette di capire che è il modo in cui tu prendi o affronti quel lavorare o quegli eventi a trasformare la tua vita e la tua salute. A far comparire ad esempio un dolore.

Attraverso il rilassamento e uno sguardo ricco di positività puoi sistemare le cose. Quindi, visto che se soffri di problemi alle Scapole sei sicuramente uno che si da sempre un gran daffare (in diversi modi) cerca di darti un gran daffare anche a migliorare questa tua esistenza e a godertela!

Il dolore alle Scapole non deriva perché “fai” ma per il motivo per il quale “fai”.

Ti sei mai reso conto che se decidi di realizzare una casa con la gioia nel cuore, non stai male neanche se lavori 24 ore su 24? Ti sei reso conto che se svolgi la tua professione con entusiasmo, stai sempre benissimo anche se lavori giorno e notte? Ti sei mai reso conto che se ti occupi emozionalmente di una persona con amore puro, non ti costa nessuna fatica e nessun malessere? Ecco, questo è il punto.

Prosit!

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Perché le manifestazioni di Madre Natura ci disturbano?

Le manifestazioni di Madre Natura, attraverso le quali ci parla e si mostra, sono tutte splendide. Accettate e amate soprattutto dagli animali. Per quanto riguarda noi esseri umani, invece, la cosa cambia. Spesso, e comprensibilmente, alcuni elementi naturali, alle volte, possono infastidirci. Sto parlando prevalentemente di: pioggia, vento e sole i più comuni e i più detestati.

Il fastidio lo si inizia a percepire quando queste rivelazioni cominciano a prolungarsi nel tempo e la nostra intolleranza può derivare da diversi motivi.

Dopo giorni e giorni di pioggia, si inizia a desiderare il sole. Ci si vuole “asciugare”, godere dell’aria aperta ma, all’incontrario, dopo troppo tempo di siccità, si vuole l’acqua. Come ripeto, sono ovvie considerazioni ma oggi vorrei parlare di cosa accade, dentro di noi, energeticamente, in correlazione al meteo del nostro Pianeta Terra.

Siamo un tutt’uno con lui, estremamente collegati e connessi. Noi siamo lui. Siamo la natura. Pertanto, le sue manifestazioni, sono le nostre. Ci appartengono.

Il fondamentale equilibrio – Se non abbiamo equilibrio nel nostro processo naturale e generale possiamo percepire malessere. Il fattore principale è il non sentirsi in armonia totale e in sintonia con la vita, con se stessi e con gli altri.

LA PIOGGIA

La pioggia è una ricchezza assoluta per la terra. E’ il suo sperma. E’ l’acqua che assieme alla luce solare crea la vita o ridona la vita mentre questa sta appassendo. Essa però riguarda anche la nostra acqua interna. L’acqua è per noi indice di tristezza, quando è in abbondanza, rappresentata dalle lacrime, dal muco, dalle secrezioni liquide del nostro corpo. Urinare troppo, sudare in modo eccessivo, sono tutti sintomi di tristezza. La tristezza, è una delle figlie maggiori della paura e infatti sappiamo che la paura ha sede nei reni, organi che filtrano la nostra acqua. Il sangue, rappresentazione della vita, è soprattutto acqua pur essendo considerato un tessuto connettivo. La pioggia del cielo e della terra che ci appartiene, è la nostra pioggia, ossia la nostra acqua. Quando non smette di scendere, non smette di mostrarsi, è come se ci riempisse, ci circondasse, ci accompagnasse giorno dopo giorno e, passato quel tot di tempo che varia da persona a persona, ci si sente sazi, anzi, in esubero. Non se ne vuole più. Tutta quell’acqua aumenta la nostra tristezza. Vorremmo liberarcene.

Qualcuno potrebbe notare che ci sono individui molto tristi che però amano la pioggia e vorrebbero piovesse sempre. E’ vero. Questo accade quando si trova in quella pioggia l’ambiente più favorevole, la culla migliore. Come una sorta di comfort-zone. Non si apprezza la pioggia i sé, i suoi benefici e quant’altro di bello essa porta ma quello che ci fa provare. L’atmosfera che crea. Ci permette di non uscire, di rintanarci, di osservare il mondo da un velo appannato e distorto dalle gocce; più scuro, umido, quasi stantio. Se si è chiusi e introversi si ama questa ambientazione che solo la pioggia può creare ma, tutto questo, che è assolutamente umano, non è da scambiare con l’entusiasmo vero e proprio nei confronti della pioggia o di qualsiasi altra manifestazione climatica che la si arriva a benedire per il suo esistere. Una benedizione che nasce dal nostro cuore, ricolmo di vera e pura gioia.

La pioggia batte, incessante, come – la lingua batte dove il dente duole -. Liberarsi dal rancore, che spesso neanche sappiamo di avere, è la cosa migliore per amare davvero la pioggia e trovarsi in comunione con lei.

IL VENTO

Il vento rappresenta i nostri pensieri e la nostra elettricità. Più siamo elettrici, energici, vigorosi, grintosi e nervosi e più il vento sarà visto come un nemico. Amplifica quell’impeto che già possediamo e con il quale affrontiamo la vita. Ne abbiamo già del nostro e abbiamo confusione dentro. Confusione mentale e emozionale governate prevalentemente dall’ansia. Si tratta di un’ansia subdola, non si mostra. Sembriamo forti, ferrei, imperativi e invece è proprio l’ansia ad amministrare le nostre riflessioni ingarbugliate. L’ansia verso il giudizio degli altri, verso decisioni da prendere, verso il futuro… La pre-occupazione fa parte di noi.

Il vento scompiglia ancora di più le cose nel nostro intimo e quindi inizia a darci fastidio. Se il vento ci infastidisce è perché siamo troppo autoritari, troppo schematici, troppo aggressivi. Di sicuro chi vive con la testa fra le nuvole ama molto di più il vento rispetto agli altri perché lo vede come uno strumento capace di trasportare i suoi sogni in tutto l’Universo.

Il vento è collegato allo scorrere dell’energia in noi e allo scorrere del nostro sangue. Quando questi elementi sono già di per loro prorompenti e troppo affaccendati, si sente il bisogno inconscio della calma o si arriva a sopportare, al massimo, una lieve brezza.

Anche chi è troppo pacato e apatico nell’animo sopporta malvolentieri il vento, il quale, vuole dargli una sferzata di energia per lui troppo drastica e violenta.

Il vento muove le nostre frequenze, siamo fonti di energia, siamo corpi elettromagnetici e emaniamo onde dopo averle generate. Certi scompigli, se manchiamo d’equilibrio in noi, possono risultare intolleranti.

IL SOLE

Il sole è la vita eppure, da molti, non è amato per niente. Il caldo che produce può addirittura far star male oltre che provocare fastidio e anche la sua luce, troppo forte, può essere una seccatura… e sì, che “secca”, inaridisce tutto.

A non amare il sole cocente sono le persone irose o che celano una rabbia completamente nascosta. Parlo di una rabbia potente. Il sole, ripeto, è la vita e la nostra vita, rappresentata come ho detto dal sangue, è mossa dal cuore, organo propulsore di questa fonte. Organo della passione e dell’amore. La passione può essere ardore e, quando è già tanto, non serve calore in più. Oppure può essere patimento e, in questo caso, l’entusiasmo solare può disturbare.

Il sole stanca, affievolisce gli impeti pur essendo gioia. Dona calma. Si cerca l’ombra per spegnere quel fuoco. Tutta la natura, durante le ore di sole più forte, si nasconde e riposa. E’ come se in quel momento passasse il Re e occorre lasciarlo fare, attendendo orari più disponibili per ricominciare le attività.

Colui che non si adegua energeticamente a queste frequenze patisce. Il suo cuore può subire accelerazioni o affanno, oppure calmarsi troppo, procurando un senso di affaticamento non previsto. Si perde idratazione e, senza quella, ci si sente spenti. Ogni nostra più minuscola cellula è composta dall’80% circa di acqua. Se già si è aridi, a livello emozionale oltre che fisico, ulteriore siccità non solo infastidisce ma la si detesta proprio.

IL METEO EMOZIONALE

Saper tradurre quello che manifestiamo attraverso Gaia penso sia importante per conoscerci. E’ come uno strumento in più che ci permette di capire in che stato è il nostro equilibrio. In teoria, anche se questo è quasi impossibile, ma lo dico al fine di spiegarmi, dovremmo poter amare sinceramente ogni manifestazione e anche il suo periodo di presenza. Al di là dei danni che può provocare, al di là di quello che può fare al pianeta. Mettendo un attimo da parte queste che sono delle conseguenze e osservando soltanto il principio primario dentro di noi, occorre vedere cosa scaturiscono nella nostra parte più intrinseca queste rivelazioni. Tutto il resto lo si potrà guardare, certamente, in un secondo momento ma il nostro benessere energetico può essere considerato anche qui.

Inoltre, allenarsi a guarire sotto questo aspetto e cioè equilibrare il movimento energetico in noi, ci aiuta anche ad amare di più queste condizioni climatiche e ad amarle veramente. In questo modo ci fortifichiamo e anziché patire, quando una di esse si presenta in modo continuativo e senza cessare, possiamo continuare a sentire gioia dentro di noi. A quel punto potremo desiderare che finisca, certo, ma in noi ci sarà comunque bellezza, ci sarà ammirazione, trasporto, e quindi emaneremo frequenze positive le quali non potranno che rimandarci felicità.

Prosit!

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Chiamiamo a deporre Signor Virus

– Alzi la mano destra e giuri di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità. Dica “lo giuro” –

– Lo giuro Signor Giudice –

– Bene Virus, a lei la parola, ci racconti i fatti –

– Ecco, Signor Giudice, a mio avviso mi sono state addossate colpe che non ho. Con questo non intendo dire di essere completamente innocente ed estraneo ai fatti ma essere il capro espiatorio di tutto mi sembra esagerato. Ora le spiego la mia visione. Ho causato un mucchio di malattie, evolvendomi e divenendo sempre più imbattibile, ma l’uomo è comunque riuscito a sconfiggermi anche perché, alla fine, sono un semplice aggregato molecolare che si impossessa di una cellula per riprodursi. Sono un parassita, in fondo, e non una bomba atomica –

– Si ma puoi fare davvero grandi danni –

– Mi lasci finire, la prego, Vostra Eccellenza. Lei ha ragione. Riesco ad introdurmi nell’apparato umano e mi moltiplico a volte così velocemente e sono così energico che gli anticorpi della mia vittima non riescono a debellarmi. In passato ho nuociuto ancora di più quando certe cure non esistevano e l’apparato immunitario si trovava senza aiuti. Ma è anche vero che non è colpa mia se un apparato immunitario è debole o non lavora bene ed è disorganizzato. Io seguo semplicemente la mia natura. Io e Batterio viviamo da quando è nata la vita, abbiamo diritto anche noi a stare su questo pianeta e, anzi, svolgiamo un lavoro molto importante e fondamentale nei confronti del rafforzamento dell’organismo e nei confronti dell’equilibrio del sistema tra sostanze utili e di scarto. Comunque, come le dicevo, sono pronto ad assumermi le mie responsabilità dei danni creati in passato o che ancora oggi posso creare con una semplice influenza –

– Vedi Virus, il fatto è che oggi, quella che causi, non è più una semplice influenza. Un tempo, quando si aveva l’influenza, si stava poco bene per qualche giorno e poi finiva tutto. Oggi si vomita, si ha una febbre altissima che non scende, dolori ovunque, si sta male un mese intero e, spesso, solo il Pronto Soccorso può essere valido –

– Ecco, Signor Giudice, è proprio qui che volevo arrivare. Mi permetta. La mia intelligenza è pari all’evoluzione del resto del tutto. E’ vero ch’io appartengo all’entità biologica più grande e numerosa del pianeta ed è anche vero che posso infettare ogni cosa ma i vostri corpi umani sono più malati, meno sani, insomma, io li vedo bene! Per non parlare delle aziende farmaceutiche che sono le prime a rendermi sempre più invulnerabile. Beh, ecco, avrà sentito anche lei la famosa citazione “un paziente guarito non ha più bisogno di essere curato“. Non parliamo poi dei medici. Oggi come oggi è sempre e solo colpa mia. È tremendamente svilente! Hai mal di pancia? È un Virus. Hai dolore ad una mano? È un Virus. Mal di testa da un mese? È un Virus. È sempre un Virus. Molto spesso, non sanno neanche loro che cosa si trovano davanti e allora generalizzano, danno sempre la colpa a me, tanto il paziente che ne sa… –

– Virus si rende conto delle illazioni che sta facendo? –

– Insigne Capo della Giuria, me ne rendo conto ma dovrò pur difendermi! E comunque, se questi tasti non devo toccarli mi si permetta di premerne altri. È mai possibile che l’umanità non si renda conto che qualsiasi tipo di Virus, che si impadronisce di un corpo, non lo fa mai senza un senso? –

– Cosa intende dire? –

– Beh, ecco, lei non mi crederà ma, la maggior parte delle volte che colpisco, sono stato richiamato dalla vittima stessa. È come se mi avesse voluto, cercato, immaginato e realizzato dentro di lei –

– Ma queste sono idiozie Virus! –

– Lei mi sta dando un potere che non ho Vostra Grazia. Mi sta dicendo che posso piegare il popolo in due al mio volere. In realtà, un essere microscopico come me, non può nulla contro l’infinito potere dell’essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio! L’uomo non è solo corpo ma è soprattutto Spirito e io, vivendo nel microcosmo lo so bene, mi deve credere! Qua si parla di molecole, di mondi infinitamente piccoli. I miei! L’uomo non è così fragile, questo è da comprendere. E, nel tempo, illustri personaggi lo hanno affermato: Einstein, Tesla, Jung, Ippocrate. Vorrei raccontarle una storia. Durante il ‘600 mentre le persone venivano sterminate senza pietà dalla brutalità della peste, che è causata da un Batterio, ma io e Batterio ultimamente siamo sulla stessa barca e quindi intendo difendere anche lui, diciamo che glielo devo… un certo Isaac Newton passava le sue giornate in un prato, poco fuori il paese, seduto sotto ad un albero a riflettere e filosofare su alcuni concetti scientifici che aveva compreso. La gente gli moriva di fianco ma a lui non importava, era totalmente rapito dal suo mondo e, così facendo, non lasciava aperto l’accesso a Batterio. Una sua cara amica, invece, incredibilmente preoccupata e spaventata da quella epidemia, morì come molti proprio di peste. La peste la raggiunse perché lei le aprì la porta. Lei la fece entrare creandola dentro di sé e, una volta fatta entrare, ne ebbe paura. È la paura che uccide Signor Giudice! Non i Batteri o i Virus! È sempre la paura, qualsiasi malattia sia. Essa, di conseguenza, partorisce l’odio e il rancore, la tristezza e la rabbia. Queste emozioni induriscono i tessuti, il DNA si accorcia, modifica letteralmente la sua struttura. Io lo vedo e, mi è facile, a quel punto, sentirmi grande. Alcuni ormoni non vengono più emessi, o se ne ha un sovradosaggio, perché l’organismo va in tilt cercando di difendere e proteggere il corpo. Cercando persino di farlo guarire! Le mie condizioni preferite, si capisce. E io mio trovo qui perché, dopo tutto il mio parlare, volevo solo spiegare questo punto ma come posso provarlo? Ciò che dico è vero. Io so che molti scienziati lo hanno scoperto e lo hanno visto con i loro occhi ma lo tengono ancora nascosto. Sono piccolo, arrivo ovunque, e quello che le sto dicendo è la verità. È la paura che dovete arrestare. E spesso è lei il mio mandante. Signor Giudice, mi dia almeno il beneficio del dubbio! –

– Virus, ammetto che le tue considerazioni, pur sembrandomi utopie, sono molto interessanti ma non potrebbe essere che, il famoso Newton, semplicemente aveva un apparato immunitario più forte o non è venuto a contatto con il Batterio? –

– Quindi la sua è stata semplice fortuna. Battiamo su un punto inesistente e senza concretezza, su un concetto che non ha tangibilità, creato dall’uomo che non ha saputo spiegare cose più grandi di lui. Fortuna e Sfortuna sono così nate per mettere una toppa laddove, certe domande, non ottenevano risposte perchè immense –

– Magari è vero che mangiava in modo più sano –

– Allora ho ragione a dire che oggi i corpi sono più malati e deboli, visto che le aziende alimentari creano solo porcate in laboratorio. La società non permette di alimentarsi in modo sano perché, per fare questo, ci vuole tempo e il tempo scarseggia, bisogna lavorare e guadagnare e sfinirsi ma io che colpa ne ho in tutto questo? –

– E se allora si tenne lontano dal suo amico Batterio? –

– Di Grazia, mi consenta, ma lei non conosce Yersinia Pestis, così si chiama. Quello arriva dove vuole. Ai tempi di Newton i ratti e le pulci pullulavano come le stelle nel cielo. L’igiene scarseggiava per tutti, anche per i luminari della scienza. Era una condizione che chiunque pativa. Lei pensa forse che Dante Alighieri o Leonardo Da Vinci si lavavano tutti i giorni? Certo che no! Non era andando in un prato che ci si salvava, la peste arrivava ovunque –

– Eppure in molti non si sono ammalati –

– Già, come mai? Come le ripeto, Esimia Autorità, lei stenterà a credermi ma chi non si ammalava era chi non temeva la sconfitta. Potreste osservare al microscopio cosa accade al DNA e al sangue e a tutte le cellule di un essere umano quando egli ha paura! Io le vedo, torno a dirle! –

– O riescono a curarsi anche… –

– Ogni corpo è a sé. Nessuno è uguale ad un altro. Ogni individuo abbisogna della sua speciale cura ma è anche vero che tutti gli organismi si muovono allo stesso modo. Un’infezione è un’infezione per tutti. Non c’è un medicinale diverso per ognuno. Ci sono delle accortezze, dove medici lungimiranti e precisi giungono e attuano al fine di creare la cura migliore e più adatta a quel paziente. Si aggiunge quindi un medicinale in più, o si effettua un cambiamento qua e uno là, ma l’infezione è infezione per tutti. Tessuti arrossati, comparsa di pus, zona dolorante, etc… Una bronchite è una bronchite. Un foruncolo è un foruncolo. Il diabete è sempre il diabete. Ogni malattia ha i suoi stadi ma è “quella malattia”. Non si può basare tutto sul destino, se ne rende conto? Dov’è allora la prova certa e concreta che tanto la scienza va cercando? Il grande Paracelso, medico alchemico ch’ebbi modo di conoscere durante la prima metà del ‘500, diceva: “Guai a quel medico che cura il corpo senza prima aver curato la mente, giacché da essa tutto discende”. Nel ‘500, capisce? –

Il Giudice pronuncia la sentenza. All’imputato viene diminuita la pena in quanto obbligato a prender parte al reato.

Per approfondire il tema delle modifiche che il DNA subisce in base alle emozioni potete leggere l’Esperimento n°3 di questo articolo https://riccamente.blogspot.com/2012/01/gregg-braden-3-importanti-esperimenti.html

Forse, per comprendere meglio il messaggio di Virus, può tornarti utile leggere anche questo mio articolo “il dolore – l’indesiderato messaggero degli Dei”.

Prosit!

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Epistassi: la Gioia ha trovato una via d’uscita

IL SANGUE – FONTE DI VITA

Cosa rappresenta il sangue in alcune filosofie alternative?

Il sangue, trasportando ossigeno, elemento vitale per noi, è considerato la linfa della vita. Il sangue, inoltre, trasporta sostanza di scarto sostituendole con quelle nutritive in continuazione. Alimenta tutti i nostri tessuti e ci permette di essere vivi.

Molte volte ho parlato della differenza tra il semplice esistere (o sopravvivere) e il vivere pienamente la propria vita e, tra le due cose, c’è una significativa differenza. Il semplice esistere è dato da una prassi quotidiana nella quale si compiono le solite azioni, si formulano i soliti pensieri e si è governati dalle solite emozioni. Non c’è brio, non c’è follia vista come la capacità di vedere oltre. Non c’è un impetuoso sentimento di goduria verso il miracolo più grande tra tutti: quello di essere vivi.

Tutto questo è definito da un’emozione simbolo, emblema della bellezza del vivere e sto parlando dell’amore vista come la forza più potente all’interno di tutto il disegno cosmico e che appartiene anche a noi. L’amore è però rafforzato da una sua importante figlia, forse la prediletta, emozione basilare nello stato di quello che dovrebbe essere il percepire tale miracolo. Sto parlando della gioia. La gioia, vista in questo contesto, è l’ingrediente principale quindi del nostro vivere – appieno – la vita.

Pertanto, riassumendo il concetto, il sangue rappresenta la gioia. La gioia che attraversa ogni nostra parte del corpo, che ci riossigena, che ci nutre, che ci permette di alzarci tutte le mattine e affrontare la nostra giornata. La gioia, antagonista indiscussa della tristezza. La gioia che ci permette di condurre i nostri giorni nell’appagamento totale e nella beatitudine.

LA TRISTEZZA TRASBORDA

È infatti quando coviamo in noi molta tristezza che la gioia, come a non “avere più spazio”, prima o poi, deve uscire. Possiamo tagliarci, ferirci in qualche modo, perdere sangue… perdere un po’ della nostra gioia. Un avviso ben visibile, di un bel rosso intenso, “alarm!”, che ci grida – Alt! Guarda! Stai perdendo felicità! Fa’ qualcosa! -. Un pianto interiore che alla fine fuoriesce.

Nel caso dell’Epistassi, e cioè la perdita di sangue dal naso, occorre osservare in primis che cosa rappresenta il naso per noi. È la parte che ci accomuna al mondo esterno. Percepiamo attraverso esso gli odori del mondo. Di cosa sa quella cosa? Il famoso fiuto animalesco, senza barriere.

Fiutare, indagare, conoscere… di primo acchito, quasi senza rendercene conto. Ad esempio, non riconosciamo di percepire i ferormoni di un’altra persona, eppure lo facciamo.

Il fiuto visto come il nostro intuito, ossia la capacità di riconoscere subito un qualcosa e la sua energia. La filosofia alchemica, che racconta come l’esterno sia il nostro interno, ci suggerisce quindi come non accettiamo quello che ci circonda o persino noi stessi e anche come non ci sentiamo accettati (riconosciuti, amati).

ACCETTAMI PER COME SONO

Accettami per come sono! – è il principale messaggio che grida tristemente la persona che soffre di epistassi. Ma le sue urla soffocate possono anche voler intendere: questa non è vita, la vita non mi ama, sono poche le cose che mi rendono felice a questo mondo… etc…

A soffrire maggiormente di epistassi sono infatti i bambini e gli anziani, anche perché hanno dei capillari più sottili e delicati. Per i primi, parecchio sensibili e assorbenti come delle spugne, è molto semplice e assai frequente non sentirsi amati. I secondi, invece, alla loro età, si sentono stanchi della vita che conducono oppure trovano questa vita difficile e faticosa da vivere visti gli acciacchi, la paura della morte che si avvicina, la perdita di persone care, gli impedimenti.

Modificando il proprio pensiero, e di conseguenza l’emozione che ne scaturisce, ossia – sorridi alla vita se vuoi che ti guardi sorridendo -, si può guarire dal fenomeno dell’epistassi soprattutto quando questo si rivela frequentemente.

Finchè non ci si sente amati e non si conducono le giornate nella gioia, purtroppo essa in qualche modo deve uscire per lasciare il posto alla tristezza. Ma si fa bene vedere e quindi possiamo porre rimedio.

Prosit!

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Ictus – una Vita di Insoddisfazioni, Blocchi e Forzature

L’Ictus è un gravissimo danno, soprattutto cerebrale, per le importanti cellule che muoiono non venendo più nutrite dal sangue. Si tratta infatti di un’interruzione di ossigeno, che può essere causata da diversi fattori, in determinate zone del nostro corpo. L’Ictus al cervello è sicuramente il più terribile in quanto uccide cellule le quali governavano parti del corpo ora immobili o non più funzionanti.

La rottura di un vaso, un ristagno di sangue, un coagulo, una bolla d’aria, sono tutte barriere che impediscono l’arrivo del sangue dove necessita e l’individuo ne subisce le drammatiche conseguenze. Una vita irregolare, non sana, un’alimentazione sbagliata, vizi poco salutari, malattie cardiovascolari, l’utilizzo eccessivo di farmaci e molti altri motivi, che un medico saprebbe spiegarvi meglio di me, possono essere le cause principali di questa bruttissima situazione da subire ma, anche se considerate le più ovvie, non sono le uniche. C’è anche un altro lato da osservare ed è quello del – cosa siamo -.

Siamo troppo abituati ad ascoltare soltanto il nostro corpo. Poco ci importa delle struggenti lotte che la nostra parte mentale e quella emozionale vivono costantemente ogni giorno. Le sopportiamo dicendo – Tanto è così – e tiriamo avanti. Purtroppo per noi però, proprio tutte e tre queste parti che ho citato: corpo, mente e emozioni lavorano insieme, strettamente collegate tra loro. Un disguido in uno di questi settori comporta rischi o danni anche nell’altro e così via. Ma non ci si crede. Dividiamo tutto, archiviando ordinatamente in diversi cassetti ogni nostro Essere.

Se però parliamo di “interruzioni”, a livello vascolare, dobbiamo comprendere come queste interruzioni siano anche a livello emozionale e di conseguenza (poi) fisico. Mi pare ovvio. Pertanto, se vivo una vita “bloccato”, ossia una vita nella quale non posso avere o non posso fare quello che voglio, a lungo andare, il mio sangue (simbolo e fonte della vita) si bloccherà. Ora, tutti noi viviamo una vita così. Quasi nessuno fa quello che vuole o fa quello che gli piacerebbe fare. Gli impedimenti sono tantissimi. Ma è come si vive questa situazione ad essere importante. Ad esempio, tutti dobbiamo lavorare ma mentre c’è chi in cuor suo non vorrebbe e si ribella e vive con esagerato rancore e risentimento la sua esistenza, c’è chi invece pur essendo magari scontento, si limita a sbuffare ma non prova odio nei confronti della sua stessa vita o profonda e struggente insoddisfazione.

L’Ictus è proprio questo. Il potente risentimento nei confronti della mancanza della propria espressione. Tutti vorremmo avere più soldi di quelli che abbiamo ma c’è chi…. se ne fa una MALATTIA.

Il dolore fisico, per fare un altro esempio, non è percepito da tutti allo stessa maniera, ma soprattutto non è percepita la gravità del fatto alla stessa maniera. C’è chi si taglia un dito e si mette un cerotto e finisce lì, c’è chi per lo stesso taglio ne fa un dramma agitandosi o svenendo. Non ci sono colpe, ne giudizio, ma è per questo che è importante capire come viene percepita la situazione da quel soggetto.

Tutto questo insieme di emozioni negative causa un significativo blocco della gioia (il sangue rappresenta proprio la gioia, ingrediente principale della vita) che, a lungo andare, causa a sua volta il danneggiamento.

Si vive in un continuo e latente stato di tristezza nel quale ci si sente insoddisfatti e infastiditi. Non si vive la vita che si vorrebbe. La scontentezza regna padrona a livello profondo, negli abissi del nostro Essere. Fino al momento in cui, stremati da questa specie di continua lotta, “ci si lascia andare”. L’Ictus giunge senza pietà e con poche avvisaglie, lasciando solitamente strascichi che si portano avanti per tutta la vita nei casi in cui si rimane in vita. La perenne e protratta insoddisfazione nei confronti della propria storia sentimentale/coniugale, la “recalcitraggine” nei confronti del proprio lavoro, l’idiosincrasia nei confronti della società, che colpevolizziamo per via degli impedimenti che ci obbliga a vivere, sono tutti esempi validi in caso di Inctus. Non so voi ma ho conosciuto molte persone vittime di Ictus e nessuna di queste era veramente e sinceramente soddisfatta della propria vita. Non fermatevi ai sorrisi, alla voglia di scherzare, all’essere di compagnia. La tristezza può essere molto ben nascosta in arcane grotte che ci appartengono e quando con essa, ci si convive, la si maschera ancora meglio apparendo persone socievoli e divertenti. Ma, credetemi, raramente, senza assolutismo, una persona che nasconde queste emozioni negative, è portatore di luce nella vita degli altri, anche se ride 24 ore al giorno.

Mi preme dire che, dietro a questo, c’è naturalmente anche una buona dose di rabbia e sovente anche una dipendenza. La dipendenza può essere di mille tipi: donne, soldi, partner, alcool, porno, gioco d’azzardo, divertimento, conoscenza, cibo, ordine, originalità… Quando senza quel qualcosa si vive male questo qualcosa è una dipendenza. Quando non si accetta la diversità si è dipendenti. Possono diventare ottimi palliativi all’insoddisfazione. Possono diventare inconsciamente chances a quelle che dentro di noi reputiamo forzature e non ci permettono di vivere al meglio. Un attimo di godimento in quell’irrequietezza opprimente. Quella frustrazione continua, perpetua.

Sentire addosso l’oppressione di ciò che non si accetta. Questa è la disgrazia.

Prosit!

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Tachicardia – ma è davvero solo Colpa del… Caffè?

Il Cuore è l’organo sede dell’Amore, della Sicurezza e della Passione. Soffre e gioisce per le emozioni che proviamo e per come le percepiamo in base al nostro passato e, a differenza di altri organi, riesce a “farsi sentire”. Uno degli escamotage che maggiormente usa per annunciarci qualcosa di positivo o di negativo è cambiare il ritmo al proprio battito.

Quando il suo ritmo è particolarmente lento, per indicare questo movimento, si usa il termine di Brachicardia mentre, all’inverso, quando il Cuore accelera il suo “pum pum” si dice Tachicardia e sarà di questa frequenza cardiaca che parlerò oggi.

In molti ne… soffrono. Si suol dire così: – soffrire – di Tachicardia.

In realtà, per fastidioso che possa essere, questo ritmo percepito dal corpo e che addirittura spaventa la persona, la maggior parte delle volte non dovrebbe essere vista come una sofferenza (a meno che non ci sia una grave patologia in corso). Non dovrebbe essere vista come una sofferenza in quanto è semplicemente il linguaggio del Cuore che non ha altri mezzi per comunicare con noi se non appunto con il suo movimento.

Il Cuore è l’organo propulsore del sangue e pompa, indipendentemente dalla nostra volontà, il liquido rosso e vitale in tutto il corpo. La sua capacità di ridurre o aumentare la velocità con la quale il sangue deve irrorare e ossigenare i nostri tessuti serve alla nostra sopravvivenza e a darci la possibilità di svolgere svariate funzioni nella vita. Si avrà pertanto, parlando di battito accelerato, un ritmo più veloce in caso di sport, o di paura, o di bisogno di energia, condizioni normali nelle quali qualsiasi individuo può ritrovarsi anche quotidianamente.

A volte però, la Tachicardia, subentra in momenti del tutto imprevisti e inaspettatamente.

Si può dare la colpa ad un eccessivo uso di nicotina, o caffeina, o teina, etc… tutte sostanze eccitanti che, senza ombra di dubbio, influiscono sull’accelerazione del battito del nostro Cuore; si può dare la colpa ad una malnutrizione sicuramente ma, anche le emozioni possono dare il “via” a questo fenomeno e, soprattutto, a farlo, sono le emozioni che ci opprimono, quelle che ci schiacciano, ferme lì da tempo e che ci soffocano senza che ce ne accorgiamo. Si tratta quindi, prevalentemente, di emozioni negative.

E’ per questo che il nostro Cuore ad un certo punto inizia a sbraitare e a “battere i pugni” con più veemenza – Ehi! Mi senti?! Sto soffocando a causa di un grande peso che porti sul petto vuoi far qualcosa per favore???!!! -.

Le emozioni che causano questo tipo di manifestazione possono essere molte: rabbia, sofferenza, fastidio, vergogna, giudizio, tristezza, frustrazione, disgusto, svalutazione… e, ogni volta che qualche fatto nella nostra vita ne ricorda l’esistenza, ecco che l’Emozione Madre, come un masso, si appesantisce ancora di più. E il Cuore scalcia.

Ad esempio, se io da bambina ho subito un grave torto, un trauma, a causa di un’umiliazione pesante ricevuta, ogni volta che qualcosa mi ricorderà quell’avvenimento lo rivivrò e rivivrò di conseguenza l’emozione subita in passato. Naturalmente non ricorderò consciamente il fatto, tutto avverrà nell’Inconscio senza ch’io me ne accorga ma, il mio Cuore, lui sì, lo rammenta bene. Ricordiamoci che del nostro cervello, e delle sue capacità e potenzialità, ne utilizziamo soltanto una piccola parte.

Qualcosa che portiamo ancora dentro di noi e che NON abbiamo lasciato andare ci sta opprimendo.

Ma cosa? Come ho detto è spesso impossibile da ricordare anche perché sovente non è un fatto singolo ed eclatante accaduto in tenera età; può essere una goccia ricevuta ogni giorno nella nostra vita, piccola e banale, ma molto amara da bere e da mandare giù.

Pertanto, quando percepiamo in noi la Tachicardia, non soffermiamoci solo sul caffè appena bevuto. Non pensiamo che – Ci viene solo se beviamo il caffè e quindi la colpa è del caffè -. Proviamo a riflettere su tutto quello che risiede attorno a quel caffè (ripeto che il caffè è soltanto un modello).

Piccoli esempi di domande alle quali bisognerebbe cercare di rispondere:

– chi ti preparava il caffè (la colazione) quando eri bambino?

– chi non te lo preparava ma avresti voluto lo facesse?

– com’erano i tuoi risvegli? La mamma ti accarezzava e ti baciava per darti il buongiorno?

– a chi eri obbligato a preparare il caffè la domenica? A quello zio che non sopportavi e che non avresti voluto vedere mai più?

– cosa ti ricorda il profumo del caffè? E il suo gusto? Lo associ ad un gelato? A momenti passati con gli amici?

– ti ricorda quella nonna che ti lasciava sempre un po’ di zucchero sporco di caffè nella tazzina?

– tuo padre beveva molti caffè per rimanere sveglio e lavorare di più per mantenerti? Ed era anche molto nervoso?

– a scuola prendevi bei voti perchè portavi il caffè in classe al maestro ed eri il suo “cocco”?

Ecco, questi sono solo esempi che probabilmente non hanno nulla a che vedere con te che stai leggendo questo articolo ma volevo cercare di “educarti” ad aprire la tua mente e insegnarti ad andare oltre. A non soffermarti unicamente sulla fisicità di una bevanda e sulle sue caratteristiche. Cerca di individuare cosa risveglia nel tuo bagaglio di vita tutto ciò che ha a che fare con il caffè.

Se riesci ad individuare quello che ti disturba, l’emozione correlata appunto, potrai poi lavorarci sopra lasciandola andare, o perdonandoti, o perdonando chi ha compiuto nei tuoi confronti il gesto deplorevole ma… la parola d’ordine è: LIBERARSI. Sollevare, appunto, quel “peso dal petto”.

E liberare così il proprio Cuore che non dovrà più battere forte e veloce per avvisarti e aiutarti.

Mi è capitato di sentire persone che durante un attacco di Tachicardia si battevano forte sul petto offendendo il proprio Cuore – E stai fermo porca miseria! Ma senti sto ca@@@ di Cuore come deve battere! Che fastidio quando fa così! -. (Da notare anche come il battersi sul petto indica inconsciamente una situazione di senso di colpa, “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa”, alla quale siamo stati educati fin da bambini).

Davvero! Non vi racconto bugie! Quel Cuore mi faceva molta tenerezza in quel momento. Lui voleva solo avvisare il “padrone” che avrebbe potuto vivere decisamente meglio. Senza aggravare la situazione. Sì, è bene ascoltare il proprio Cuore proprio per non incorrere poi in disturbi più fastidiosi. Nulla di grave per carità ma, la Tachicardia, potrebbe iniziare a durare poi ore e trasformarsi in aritmia (che già lo è e, in caso di irregolarità persistente, diventa fibrillazione atriale) dalle conseguenze per niente piacevoli anziché rimanere un episodio breve e di poca importanza.

I problemi emotivi di lunga durata portano ad uno stato di – non gioia – e il Cuore si ribella, non c’è niente da fare, perché lui invece intende vivere nella più completa felicità e nel benessere totale. E’ nato per questo, non per soffrire, e non gli si potrà dare un ruolo che non gli appartiene. Non è come noi anche se fa parte di noi. Non si assoggetta, non è disposto a tormentarsi pur di ottenere un’esistenza anche se misera. Il Cuore punta in alto, vuole la salute piena, la gioia, la bellezza incredibile e infinita di quello che noi siamo.

Prosit!

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Tutto un mondo di Limoni

Vista la bella stagione che si sta avvicinando ho deciso di inaugurare la mia nuova Rubrica sulle Piante parlando del Limone.

Per me – estate – significa infatti immaginare una bella brocca di acqua fresca arricchita da Limone e Menta (in futuro parlerò anche di lei). In realtà ne faccio gran uso anche in inverno. Irrobustisce l’apparato immunitario, disinfetta, disinfiamma e brucia anche i grassi! Il Limone, che nonostante il suo gusto acre, aspro e pungente, piace a tutti, pur essendo un alimento acido, diventa basico a contatto della nostra saliva perciò, se si ha un sangue con un Ph di elevata acidità, è bene renderlo un poco più alcalino. L’equilibrio è fondamentale.

Il suo vero nome è Citrus limon, ed è una pianta che appartiene alla stessa classe delle Magnolie, da qui, se ne capisce la bellezza. Il suo fiore è bianco e meraviglioso anche se molto piccolo. Il bocciolo invece è di un viola tenue. Anche l’alberello in se è simpatico, può raggiungere fino agli otto metri d’altezza, ma bisogna fare attenzione, e questo non tutti lo sanno, alle sue lunghe e acuminate spine.

Il Limone lo si può bere, mangiare, succhiare e grazie a lui vengono preparati sciroppi, tisane e liquori come il famosissimo Limoncello. Nella mia Valle, di prodotti a base di Limone, ce n’è l’imbarazzo della scelta e, oltre a quelli alimentari, è facile trovare: saponi, oli essenziali, profumi, detersivi, essenze, che donano alla nostra casa, e al nostro corpo, una fragranza fresca e gradevole.

Il Limone, subito dopo suo cugino Cedro (Citrus medica), è stata una delle piante più conosciute fin dal tempo dei Romani e appare molte volte anche raffigurata nei mosaici di Pompei. Era chiamato “Pomo di Persia” perchè originario di quella terra mediterranea e, ancora oggi, nel nostro meridione, soprattutto in Sicilia, ne esiste la più grande produzione. Già Aristotele lo utilizzava in mille maniere e insegnava ai suoi allievi a trarne moltissime virtù.

Esso è un agrume e si smercia molto bene non solo perchè è tanto amato e si rende perfetto complice in cucina (anche per sgrassare ed eliminare gli odori sgradevoli!), ma perchè di questo frutto se ne possono usare tutti i componenti, dalla buccia, per fare i canditi e le torte, o i liquori, ai semi, per creare antibiotici naturali. Il succo, la parte più usata, è un ottimo antiemorragico e assorbente per non parlare della gran quantità di vitamina C che contiene. Tantissime le sue proprietà benefiche.

Nel suo significato invece, il Limone, risulta un pò più “amaro”, anzi aspro, per rimanere in tema. E’ infatti l’emblema delle situazioni che non riusciamo, metaforicamente, a digerire, quelle pesanti, che rimangono sullo stomaco e non ci fanno vivere o sentire a nostro agio. Nonostante il suo bellissimo, caldo, solare e luminoso colore giallo si dice appartenga e possa connettersi all’intelligenza della persona, e alla sua istruzione, il frutto in se’, rappresenta come l’individuo più educato e più diplomatico, a volte, debba sopportare per troppo tempo un momento a lui sgradevole e subire così, una vera frustrazione. Il Limone stà per discrezione.

Inoltre, il colore della sua scorza, ci riporta ad un simpatico aneddoto mitologico. Il giallo, colore accomunato all’oro, era anticamente destinato soltanto agli Dei. Ebbene, Gaia, la Dea Terra, donò a Zeus e a Era, come dono di nozze, proprio dei Limoni. E gli stessi Limoni, appartenevano già, conosciuti come “pomi dorati”, al corredo della bella Giunone-Era. Erano così preziosi da meritare, nel giardino degli Dei, persino dei guardiani e, a proteggere questi pregiati frutti, furono chiamate le Esperidi, le figlie della Notte. Zeus ed Era, gli sposi, ci tenevano moltissimo ai loro Limoni. Le controversie storiche raccontano invece che tali frutti erano in realtà delle mele, definite pomi anch’esse, come quello conosciuto – della discordia -.

Toccando i tasti poetici invece, e scrivendo dalla mia Liguria, terra aspra quanto questi agrumi, non posso non nominare Eugenio Montale, poeta genovese che, trattando della sua amata terra, accennò molto spesso proprio ai Limoni. Pennellate sgargianti di pittore. Tocchi gialli e luminosi che si distinguono tra l’azzurro del mare e il verde dei monti. Ecco cosa si legge nel testo di apertura di “Ossi di Seppia”, sua più nota opera:

– I Limoni – umile pianta, diventano simbolo della poetica di Eugenio Montale che canta povere e semplici cose e tende a instaurare un rapporto diretto con gli oggetti e le piante. L’apertura della poesia ha un tono polemico: Montale rifiuta i “poeti laureati” che hanno falsato la realtà rappresentandola con uno stile aulico, per avere onori e gloria. Egli ama il linguaggio comune, familiare, per descrivere il paesaggio aspro e brullo della sua Liguria, ama le stradette che conducono ai fossati, le “pozzanghere mezzo seccate”, dove i ragazzi ”agguantano qualche sparuta anguilla” e le viuzze che portano agli orti ravvivati dal giallo dei limoni dove hanno tregua il conflitto di sentimenti e delle sofferenze distratte dal loro profumo.

LIMONI

Ascoltami, i poeti laureati

si muovono soltanto fra le piante

dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.

lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi

fossi dove in pozzanghere

mezzo seccate agguantano i ragazzi

qualche sparuta anguilla:

le viuzze che seguono i ciglioni,

discendono tra i ciuffi delle canne

e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli

si spengono inghiottite dall’azzurro:

più chiaro si ascolta il sussurro

dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,

e i sensi di quest’odore

che non sa staccarsi da terra

e piove in petto una dolcezza inquieta.

Qui delle divertite passioni

per miracolo tace la guerra,

qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza

ed è l’odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose

s’abbandonano e sembrano vicine

a tradire il loro ultimo segreto,

talora ci si aspetta

di scoprire uno sbaglio di Natura,

il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,

il filo da disbrogliare che finalmente ci metta

nel mezzo di una verità.

Lo sguardo fruga d’intorno,

la mente indaga accorda disunisce

nel profumo che dilaga

quando il giorno piú languisce.

Sono i silenzi in cui si vede

in ogni ombra umana che si allontana

qualche disturbata Divinità.

Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo

nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra

soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.

La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta

il tedio dell’inverno sulle case,

la luce si fa avara – amara l’anima.

Quando un giorno da un mal chiuso portone

tra gli alberi di una corte

ci si mostrano i gialli dei limoni;

e il gelo dei cuore si sfa,

e in petto ci scrosciano

le loro canzoni

le trombe d’oro della solarità.

Da Wikipedia

Il succo di Limone è inoltre così particolare e unico che mi fece scrivere tempo fa un articolo su una fondamentale analisi di Frédéric Saldmann. L’articolo è il seguente https://prositvita.wordpress.com/2015/11/13/cervello-succo-di-limone-e-ape-gli-ingredienti-per-potersi-preoccupare-tanto-e-bene/ e la parte interessante è questa: L’esempio del succo di Limone:

Per capirlo al meglio dovete provare a fare ciò che vi scrivo con un po’ di concentrazione. Dovete quindi rilassarvi, respirare lentamente e profondamente e chiudere gli occhi. Una volta giunti alla giusta attenzione che merita il momento, iniziate a immaginare con convinzione il succo del Limone. Avete, nella vostra mente, tagliato un limone in due parti e ora lui vi sta presentando i suoi spicchi dorati. Potete già sentirne il profumo. Da quei triangolini, semi trasparenti, gocciola il succo acre che tutti conosciamo.

 Buono, salutare ma molto aspro. Ora dovete, sempre e solo immaginando, prendere mezzo limone e portarlo alla bocca per poter succhiare quel nettare pungente. Affondante i denti dentro la polpa e, il liquido, raccolto dalle vostre labbra, schizzerà sulla vostra lingua con tutto il suo sapore. Potete riaprire gli occhi adesso. Il gioco è finito. Come vedete, in realtà Limoni non ce ne sono davanti a voi e, nella vostra bocca, non è entrato proprio niente, ma sono sicura che vi è aumentata la salivazione, avete sentito dei brividi sulla lingua e, anche se leggermente, vi è venuta una lieve pelle d’oca. Questo accade perché inganniamo il nostro cervello e, a sua volta, egli inganna noi. Come spiega appunto Saldmann, cardiologo e nutrizionista francese specializzato nella Medicina Preventiva, ci sono gesti e/o pensieri in grado di condizionare il cervello che a sua volta trasmetterà input che noi vivremo e, in alcuni casi, ne diventeremo vittime. Se infatti l’input è positivo e può aiutarci, ben venga, in caso contrario, ci rovina la vita senza alcun motivo fondamentale. Quindi, com’è chiaro, tutto è solo nella nostra mente. Non esiste in realtà.

Prosit!

Ad esempio la Gengivite – l’Alimentazione non c’entra mai nulla… Bah!

E’ strana questa cosa, ci formiamo attraverso quello che mangiamo (non solo ma soprattutto), siamo quello che mangiamo, i tessuti, le cellule del nostro corpo, sono alimentati dal sangue e il sangue è composto da quello di cui ci nutriamo però, questa alimentazione, non viene mai presa in considerazione. Hai un tumore? Sarà perché fumi. Se non fumi e’ sfiga. Hai una gastrite? Troppa rabbia. Hai le emorroidi? Stai troppo tempo seduto. Hai un eczema sulla pelle? E’ sicuramente ereditario.

Scusate ma questo è intollerabile a mio avviso.

In ultimo, tempo fa, ad una mia amica è venuta una Gengivite. Ahi che male! Sapevo bene cosa avrebbe dovuto fare ma non sapevo quanti giorni le potesse durare quel dolore (come me, non è una che sopporta volentieri il male). Così, vado alla ricerca di qualche sito interessante che mi pronosticasse, all’incirca, per quanto tempo ancora avrebbe dovuto “soffrire”… povera tapina!

Non fatelo se non siete all’altezza del comprendere quello che andrete a leggere; su internet purtroppo ci sono scritte tante cose interessanti e utili ma anche tante sciocchezze errate e che spaventano inutilmente.

Detto questo, m’imbatto in una specie di forum dove le domande inerenti alla Gengivite fioccavano in gran quantità con tanto di risposte da parte di medici sia generici che dentisti. Ebbene, lo devo dire, mi devo sfogare… leggere che… “l’alimentazione non c’entra un fico secco” mi ha fatto arrabbiare. Proprio queste erano le parole.

Allora, facciamo ordine senza inalberarci. Punto primo: che cos’è la Gengivite? (Ora vi trascriverò quello che si legge su Wikipedia tanto ho visto che sono le stesse frasi in diversi siti e le reputo anche abbastanza esatte pur non essendo un medico)

Per Gengivite si intende un’infiammazione dei tessuti gengivali caratterizzata da gonfiore, arrossamento, calore e sanguinamento conseguenti all’accumulo di placca. La malattia è reversibile dopo rimozione delle cause responsabili. Tutte le specie batteriche che compongono la placca, depositandosi sulle superfici dure del dente, possono causare la patologia. Quindi tutte le cause che possono favorire l’accumulo della placca sono cofattori associati alla gengivite. Possono essere:

  • anomalie morfologiche o strutturali dei denti, come le perle di smalto
  • fratture radicolari
  • ricostruzioni dentali incongrue. 

Perdonatemi ma… la placca, primo motivo, non è però l’unico. La mia amica si lava i denti regolarmente (senza esagerare), usa il filo interdentale, sciacqua la sua bocca con un colluttorio preparato da lei con sostanze naturali ed effettua la pulizia dentale, con detartrasi, dal dentista, una o due volte all’anno. (Come mai c’è gente che dice che se mangia gran quantitativi di salame, ad esempio, gli si infiammano le gengive?). Guarda caso, la mia amica, ha confessato che nei giorni di Pasqua, e in quelli antecedenti alle feste, aveva pasticciato parecchio col cibo lasciandosi tentare da parecchie golosità. In qualsiasi caso di infiammazione, il sangue forse non c’entra? Il sangue che passa in quella zona infiammata è un sangue pulito e ricco di sostanze nutritive? Ma andiamo avanti.

Anche alcuni ormoni possono favorire e soprattutto esacerbare la gengivite: prove scientifiche hanno dimostrato l’importanza dei livelli dei cosiddetti ormoni sessuali: androgeni, estrogeni, progesterone.

Bene, cosa forma i nostri ormoni?………L’aria… sicuramente è l’aria a nutrirli mica il cibo!

La malnutrizione continua ad essere causa di gengiviti nei paesi in via di sviluppo: in particolar modo la carenza di vitamina C che porta allo scorbuto, ma anche di vitamina A, B2 e B12, favoriscono la gengivite. Vari farmaci, appartenenti ai gruppi degli anticonvulsivanti, immunosoppressori, antipertensivi possono causare modificazioni gengivali caratterizzate da un ispessimento abnorme (iperplasia).  

Naturalmente, anche le vitamine stanno nell’aria… Se volete assumere vitamine respirate a bocca aperta! Tsè! Che idiozie.

L’accumulo di placca lungo il margine gengivale scatena una reazione infiammatoria dei tessuti molli. I batteri responsabili sono perlopiù cocchi e bastoncelli Gram positivi anaerobi facoltativi (streptococchi e actinomiceti). Il tartaro non sembra svolgere un’azione diretta contro la gengiva, ma favorendo l’adesione e l’accumulo batterico generalmente aggrava il quadro clinico. Il deposito di batteri sulle superfici dentali è da solo responsabile dell’infiammazione. Già dopo le prime 24 ore l’epitelio orale è stimolato dai microbi a produrre mediatori proinfiammatori: aumenta la pressione sanguigna locale e la permeabilità vasale, si forma un essudato con le cellule di difesa polimorfonucleate che raggiungono la sede dell’infiammazione e si accumulano nella regione del solco gengivale. I primi segni clinici si riscontrano dopo circa 7 giorni, quando oltre ai polimorfonucleati la zona è raggiunta anche dai globuli bianchi, ed inizia la degenerazione dei fibroblasti (probabilmente per morte cellulare) che sono responsabili della compattezza del tessuto gengivale. Il gonfiore aumenta gradualmente, fino a quando non viene rimosso lo stimolo. Superato un tempo limite, variabile in funzione del sistema immunitario dell’individuo e dell’aggressività delle specie batteriche coinvolte, la gengivite reversibile sfocia in parodontite irreversibile, in quanto l’infiammazione non è più contenuta nella gengiva bensì coinvolge tutti i tessuti parodontali. Le gengiviti da farmaci determinano l’ispessimento gengivale anche in una dentizione relativamente priva di placca; comportano comunque difficoltà al mantenimento dell’igiene orale, e la presenza di placca concomitante determina un peggioramento del quadro clinico.

 

Oh! Molto bene, mi sembra stia entrando in gioco l’apparato immunitario. E cosa rinforza il nostro apparato immunitario? Tanto cose, lo so. Evitare lo stress ad esempio, evitare di sottoporre il nostro fisico a sbalzi termici troppo repentini, etc, etc… ma forse, e dico forse, non è che questo apparato immunitario, in grado di combattere e tenere a bada i batteri, lo si rinforza anche con un’alimentazione sana e adatta? No eh?

E il medico che ha stabilito, come molti altri, che “l’alimentazione non c’entra un fico secco”, mi sta forse dicendo, indirettamente, che se ho una Gengivite posso quindi tranquillamente bere bevande gassate e colorate o mangiare insaccati tanto… l’alimentazione non ha nulla a che vedere con le mie gengive? Se l’apparato immunitario della mia amica fosse stato forte e in vigore, sarebbero riusciti i batteri a svolgere e a portare a buon fine il loro lavoro? Ora, non voglio fare dell’assolutismo. Capita anche dopo un’accurata pulizia dei denti di rimanere vittime di una Gengivite, a causa di gengive sensibili probabilmente, ma escludere così spesso l’alimentazione da ogni ambito mi pare eccessivo dall’altra parte.

Per fortuna non tutti i medici sono così, ma ho voluto approfittare di questa occasione per parlare di quanto, anche in medicina purtroppo, l’alimentazione sia sottovalutata. Non sottovalutatela anche voi. Usatela come il migliore dei medicinali per guarire e anche come prevenzione.

E’ importantissima.

E poi, a chi interessa, aggiungo che la Gengivite, in psicosomatica, intende suggerire che si ha difficoltà nel prendere delle decisioni. La paura blocca le scelte e, anziché buttarsi in nuove vie, si rimane fermi per timore. Questa cosa, inconsciamente, fa anche arrabbiare (infiammazione = rabbia) e sfocia nelle gengive. Perciò, se soffrite di questo problema, provate a rasserenarvi e a scegliere senza paura le strade da percorrere.

Prosit!

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PERCHE’ CREDERE NELLA METAMEDICINA – METAMEDICINA post 2

Ho sempre voluto andare abbastanza a fondo alle cose. Non mi sono mai accontentata davanti a quello che mi diceva – E’ così punto e basta -. No, dovevo capire il motivo. Forse ho poca spiritualità dentro di me e la mia parte scientifica mi ha sovente convinta a comportarmi un po’ come San Tommaso. Questo va contro ciò che scrivo, dove la fede totale dev’essere alla base e non sempre è obbligatorio comprendere. Ma proprio non potevo farne a meno. Sto infatti cambiando ma, un tempo, come dicevo, dovevo avere le prove. Inoltre, non mi piace essere assolutista o estremista. Non mi piace escludere una cosa a priori o ficcarmi a capofitto in un’altra senza tener conto di tutte le sfere presenti.

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Appassionandomi così alla METAMEDICINA, per tanti e svariati motivi, per il suo fascino, perché provata direttamente sulla mia pelle, perché di grande aiuto, ho iniziato a pormi delle domande. Ok, io creo attraverso una mia emozione il malessere fisico ma come? Miseria, ci dovrà pur essere una spiegazione tangibile visto che poi il disturbo è concreto, reale, fisico appunto! Lo sento, fa male davvero, mica per finta. Quindi?

Mumble… mumble…

Partendo dal presupposto che l’uomo non è solo corpo ma anche mente, emozioni, spirito, etc… ognuna di queste parti, consistente o meno, ha comunque la sua importanza. Troppo comodo prendere solo la porzione che ci conviene no?

Possiamo comunque suddividere l’essere umano in due grandi settori principali: uno fisico concreto e uno psicologico (psiche) astratto.

Perfetto. Ora, come possono esistere questi due settori? Ogni cosa esiste in quanto nutrita. Cosa nutre quindi questi due campi? La parte fisica è nutrita principalmente dal sangue, mentre la parte non fisica dall’energia.

In noi sappiamo esistere un sistema, a mio avviso importantissimo ma spesso sottovalutato, che è il SISTEMA ENDOCRINO. Il sistema endocrino è un insieme di ghiandole che secernono degli ormoni. Gli ormoni (alcuni sono più esattamente chiamati neurotrasmettitori ma non serve entrare così in profondità) sono – fisicamente – delle sostanze che vengono riversate nel sangue (perciò in tutto il corpo) a seconda della necessità. Sono come messaggeri che lanciano segnali di SOS e vanno nelle cellule per modificare eventualmente, o momentaneamente, il lavoro di quelle cellule.

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Qualche esempio? L’Adrenalina, il Testosterone, la Serotonina, la Calcitonina, la Prolattina, l’Ossitocina, il Cortisolo, etc… tutte sostanze formate da atomi * i quali sono le parti più piccole della materia.

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Allo stesso modo conosciamo le filosofie che parlano invece di meridiani, chakra, canali di energia e flussi di energia.

Essendo che non escludo nulla e che anzi, secondo me, le medicine occidentali e quelle orientali farebbe una gran cosa a lavorare assieme anziché farsi guerra le une contro le altre, parliamo di questi flussi energetici a volte bloccati, a volte troppo impetuosi, che io assocerei appunto ai nostri ormoni. Si tratta di mie teorie, siete liberi di crederci come no.

Facciamo un esempio pratico.

Si dice che l’emozione della Paura abbia sede nei Reni. Perché nei Reni?

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Ebbene, quando noi proviamo Paura secerniamo ormoni come Adrenalina, Cortisolo, Ossitocina… che, per la maggior parte vengono prodotti dalle ghiandole surrenali (l’Ossitocina nella neuroipofisi : testa – mente – messaggio inerente alla Paura – ricordo – concretizzazione della Paura – reazione). Quindi già abbiamo trovato un motivo del perché le emozioni hanno una sede in un determinato organo del nostro corpo fatta eccezione per il cervello che le comprende tutte.

Dopodiché osserviamo alcuni passaggi.

Una piccola parte che forma il nostro cervello è chiamata Amigdala, ha una forma tondeggiante e invia impulsi all’Ipotalamo situato tra i due emisferi cerebrali. L’Amigdala è considerata il centro di sviluppo della memoria emozionale, dei processi neurologici delle emozioni e soprattutto risponde agli impulsi delle emozioni basandosi sulle esperienze passate. Le reazioni che abbiamo “oggi” nascono infatti da avvenimenti vissuti nel nostro “ieri”.

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L’Ipotalamo invece ha, tra le sue tante funzioni, quella di controllare l’attività endocrina.

Questo per dire che non ci sono bacchette magiche che… oplà fanno accadere le cose ma si tratta di fisiologia.

Ora, come tutto il nostro corpo, anche l’ormone avrà una sua parte energetica (detta in questo modo è un po’ banale ma la rendo semplice). Così come ce l’abbiamo noi, come ce l’ha il nostro cuore (emozioni – Passione), come ce l’ha il nostro cervello (pensieri – reminiscenze), come ce l’ha la nostra milza (Ansia – rimuginare sulle cose) che potremmo appunto chiamare, o meglio associare, al flusso energetico.

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Se io ho Paura e secerno l’ormone che va a girare in determinate parti del mio corpo, allo stesso modo l’energia della Paura andrà a girare in determinate parti del mio corpo. E’ vero che quell’ormone tenta una risoluzione del problema ma ha comunque dovuto entrare in azione a causa dell’emozione (negativa) della Paura. Secernere troppa quantità di quell’ormone non è salutare e se io ho troppa Paura, o costantemente Paura nella vita, accade proprio questo. Anche perché la secrezione di troppo ormone1 causa la secrezione esagerata, o il blocco, dell’ormone2 e così via. Giungendo ad un disequilibrio totale.

Da qui… per un insieme di processi, ma anche di mancanze o eccessi, e dopo un certo tot di tempo (occorre prendere in considerazione il trauma, lo shock e diversi altri fattori) ecco il presentarsi della malattia.

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A voi sembra un discorso così assurdo?

Fatto sta che mi è parso di trovare la soluzione a ciò che cercavo e, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, funziona. La reputo soddisfacente. E’ troppo semplice affermare – L’emozione si concretizza in malattia – bisogna capire come avviene questa trasformazione e con l’aiuto degli ormoni penso di averci azzeccato. Se così fosse sicuramente qualche medico molto più istruito di me mi direbbe che “ho scoperto l’acqua calda” ma sinceramente ne sarei lieta. Avrei l’ulteriore conferma dettata da un luminare, il che non è poco. A questo punto però direi anche che, se le cose stanno realmente così è davvero possibile “curare” a monte anziché a valle. Ossia, è possibile curare anche attraverso dei cambiamenti di pensiero e di azione/reazione oltre che con dei medicinali. Quadra?

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Il medicinale sacrosanto, e grazie a chi l’ha inventato in quanto con il dolore e con la malattia non si vive per niente bene, è comunque un elemento che elimina il malessere ma non elimina la causa del malessere. Esso quindi può tornare. Oppure, essendo un farmaco, può far del bene da una parte e allo stesso tempo risultare nocivo dall’altra. Suppongo così che, dal 100% dell’utilizzo di medicinali, si possa scendere al 50%, eventualmente, e sarebbe già un gran bel risultato. L’altro 50% verrà elaborato (curato) attraverso la nostra responsabilità (vedi post 1 https://prositvita.wordpress.com/2017/02/06/la-responsabilita-nella-malattia-metamedicina-post-1/ ).

Per concludere elenco le ghiandole (e organi) principali del nostro sistema endocrino (quindi si parla di scienza, di medicina occidentale, di fisicità) e i chakra principali (perciò medicina e filosofia orientale, energia, nessuna fisicità).

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Ghiandole: ipofisi ghiandola pituitaria – epifisi ghiandola pineale – tiroide ghiandola a farfalla – paratiroidi – timo – isolotti pancreatici – surrenali – ghiandole riproduttive

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Chakra: Sahasrara corona della testa – Ajna plesso cavernoso – Visuddha plesso laringeo – Anahata plesso cardiaco – Manipura plesso epigastrico – Svadhisthana plesso sacrale – Muladhara plesso coccigeo

 

Prosit!

* E’ possibile banalmente dire, senza fare un trattato di fisica quantistica, che gli atomi sono la parte più piccola della materia mentre i quanti sono la parte più piccola dell’energia.

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Manualità e Cognizione – Le strane richieste che non comprendiamo

Come spesso vi ho detto il nostro corpo e la nostra mente sono un tutt’uno assieme alla nostra parte spirituale nella quale risiedono anche emozioni e sensazioni.

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La parola psiche, che oggi intendiamo come l’insieme delle funzioni cerebrali ed emotive dell’individuo, deriva in realtà dal termine greco psyché che sta a significare anima, spirito o, ancor meglio, quel soffio vitale che ci permette di esistere. Teorizzato più avanti da Aristotele, questo termine, prese il senso di “forma” inteso come forma vitale prettamente corporea mentre, più avanti ancora, con Cartesio, assunse il nuovo significato, più ampio, di Divinità all’interno dell’uomo. Parte Divina di esso. Tutto questo per spiegarvi come si è sempre andati alla ricerca di una definizione che illuminasse sulla totalità dell’essere umano, come tale parola sia stata da sempre molto considerata cercando di fornire per essa una valida spiegazione che rappresentasse l’individuo, nel suo più ampio concetto, attraverso mutamenti dello stesso significato, per arrivare comunque ad un’unica conclusione, in un modo o nell’altro, ossia: il tutto. L’uomo. Il suo insieme. Anima – Corpo – Mente. E oggi, questo insieme, lo chiamo all’appello per spiegarvi un criterio che ritengo molto importante. L’ Anima, è la nostra fonte d’energia e, anche se spesso bloccata dal nostro pensiero, sa già, meglio di noi stessi, cosa deve fare, come deve agire, come deve sentire. Percepisce e non sbaglia mai. Parlerò quindi sicuramente di lei in futuro ma, per questo articolo, mi servono gli altri due componenti del triangolo perfetto cioè la Mente e il Corpo. Vi spiego subito il perché. Essi devono andare di pari passo. Costantemente. Mi riferisco al fatto che, se non li facciamo “vivere”, in senso olistico, ambedue alla stessa maniera, con la stessa intensità, potremmo avere scompensi, anche seri, che ci regaleranno malesseri di varia origine. Ci sono due tipologie di persone che ben rappresentano ciò che intendo dire:

quelle che svolgono un mestiere manuale ma in modo contenuto devono utilizzare il loro lato cognitivo

quelle invece che eseguono una professione prevalentemente mentale nella quale non viene mai richiesto uno sforzo fisico

Pare impossibile ma molte persone svolgono la loro esistenza, giorno dopo giorno, solo ed esclusivamente verso uno dei due modelli di vita, senza preoccuparsi assolutamente dell’altro. Conosco individui, bravissimi muratori ad esempio, che finite le loro ore lavorative, come a non essere contenti, si dedicano ulteriormente all’attività fisica. Questo è un bene, fare sport è molto salutare soprattutto se svolto all’aria aperta e, apre le menti. Aggiungerei però a tutto questo anche un po’ di sana e istruttiva teoria. Non perché essi siano ignoranti, intendiamoci subito ma, un passatempo come ad esempio la lettura, o la pittura, o il canto, o la scrittura (lavorando esclusivamente di fantasia), permetterebbe loro di evadere dalla quotidianità e dall’eventuale essere troppo fissati dall’aspetto materiale e concreto.

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Una meccanicità che, andando avanti, chiude le frontiere anziché abbatterle. Soffoca il lato spirituale, creativo, emotivo. Opprime la scintilla della sana follia. Far lavorare anche la mente non potrà che giovare. Al contrario, e questo penso sia ancora peggio, ci sono persone che, dal mattino quando si alzano alla sera quando vanno a dormire, fanno lavorare (e stancare) solo la mente, mentre il fisico, rimane lì, tutto il giorno raggomitolato su se stesso, magari davanti al monitor di un computer, senza mai potersi esibire in tutte le sue performances.

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Sbagliatissimo. Dopo un po’ di tempo inizierà sicuramente a lamentarsi. I vostri organi, i vostri tessuti, i vostri arti, richiederanno ciò che spetta loro di diritto. Tempo fa conobbi un uomo che svolgeva appunto un lavoro completamente sedentario. Essendo in proprio, faceva il massimo per poter rendere la sua professione redditizia e spesso, si ritrovava al telefono con qualche cliente anche a tarda sera. Ad un certo punto della sua vita, il cuore iniziò a presentargli davanti quelli che lui definì “dei problemi”. Secondo quest’uomo, il suo cuore non funzionava più bene. Ogni tanto perdeva un colpo, altre volte invece, batteva acceleratamente causandogli una fastidiosa tachicardia. Spaventato quest’uomo andò immediatamente a fare tutti i controlli necessari ma, ogni medico che lo visitava non riscontrava nulla di anomalo e come terapia si sentiva sempre ripetere la stessa solfa – Si rilassi, si diverta, faccia dello sport -. Visite, prove di sforzo, analisi, esami, tutto diceva che il suo cuore era in perfetta forma. Ma allora perché danzava nel petto in quel modo così sconfusionato? “Come faccio a fare sport se il mio cuore non palpita nel modo giusto! Potrebbe venirmi un infarto! Come faccio a tranquillizzarmi quando forse ho una malformazione al muscolo cardiaco!” si diceva il signore. I medici invece, non avevano per niente sbagliato diagnosi, avevano ragione e quel cuore stava semplicemente implorando a modo suo che avrebbe voluto ballare! Avrebbe voluto muoversi, scoppiare, saltare fuori dal quel petto che lo opprimeva immobile ogni giorno! Quel cuore stava fremendo! Non ce la faceva più a passare le ore seduto ad una scrivania e poi coricato in un letto e poi di nuovo seduto alla stessa scrivania e di nuovo coricato nello stesso letto. Ogni dì. “Io sono il Cuore! Ti rendi conto?! Sono il Re di tutta questa struttura, come puoi permetterti di tenermi imprigionato così! Adesso ti faccio vedere io!” urlava quel magico organo grande quanto un pugno ma, tutto quello che l’uomo sentiva era solo un “Tum, tutum… tu, tu, tum… tuuuuum….” disordinato e fuori tempo.

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Non riusciva a decodificare quel messaggio. E ancor grazie che almeno comunque lo sentiva! Ebbene si cari amici, perché vedete, il cuore palpita ma gli altri organi, non emettono alcun rumore invece. Soffrono in silenzio e, il momento in cui riuscite a “sentirli” e assumono una certa importanza nella vostra vita, è quando il problema è già sorto. Il disturbo principale dell’uomo infatti non era collegato solo al cuore ma anche ai reni che sono strettamente correlati all’organo propulsore come già vi avevo spiegato QUI. Nulla di grave fortunatamente ma, anche i suoi reni, stavano soffrendo. Erano spenti, tristi… sovraccaricati dalla paura della quale ne sono la sede. La paura di non avere abbastanza soldi a fine mese. La paura che lo faceva stare anche dopo cena attaccato al telefono con la speranza di accaparrare qualche nuovo cliente o di soddisfarlo al meglio per non perderlo e regalarlo alla concorrenza. La paura di non riuscire a soddisfare economicamente tutti gli eventuali bisogni. I reni inoltre, sono il contenitore della vitalità che, nel caso di quest’uomo, era pari allo zero. Oggi, questo signore, continua a fare il suo lavoro di sempre avendo ridotto però le ore di attività. Si concede una passeggiata sulla spiaggia all’alba due volte alla settimana assieme ad un cagnetto che è andato a prendersi al canile del suo paese e, ogni tre giorni, in casa, fa esercizio fisico per mezz’ora.

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In più, tutte le mattine e tutte le sere, sul suo terrazzo, esegue una particolare respirazione che è alla base del benessere. Durante il week end infine, mentre prima lavorava, ora si dirige alla scoperta di sentieri montani, camminando per molto tempo a contatto della natura. Il suo cuore non si è più fatto sentire con toni sgradevoli, tranne una volta, quando, a causa di problemi di salute del padre egli non ha potuto svolgere per parecchi giorni le sue nuove attività dinamiche. Il suo cuore, che si era abituato bene, si è subito risentito, ma è bastata una promessa, in seguito mantenuta, a riportare il tutto alla normalità. Ora, quell’uomo è un uomo nuovo. Non possiamo pensare che solo una parte di noi debba lavorare, stancarsi, divertirsi, soffrire ogni giorno. Tutto ciò di cui siamo fatti deve vivere. Deve avere il suo spazio. Così come nutriamo ogni giorno il nostro organismo con alimenti che cuciniamo e poi mangiamo, allo stesso modo dobbiamo saziare la nostra mente, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre emozioni con l’evasione, la creatività, l’attività fisica, la meditazione, la respirazione, il prendersi cura di noi stessi. Persino con lo sforzo, con la fatica, che vengono definiti così solo dalle nostre barriere e dai nostri limiti in realtà inesistenti. Il corpo deve muoversi così come la mente, viaggiando in luoghi sconosciuti e immensi. Lasciamo che ogni tanto, una nostra parte, possa riposare e facciamo lavorare l’altra che non deve intorpidirsi, rattrappirsi, indebolirsi. Se una parte di noi non viene usata, il sangue che passa al suo interno sarà pochissimo e il sangue si sa, è fonte di vita, di nutrimento, di rinnovamento! Solo così ci sarà armonia e benessere in noi.

Prosit!

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