Distruzione dentro, distruzione fuori

Ciò che d’esterno m’appare è in realtà il succo del mio cuore – (Conte di Cagliostro)

ALLUVIONE 2020 – ZONE COLPITE: Liguria di Ponente – la vicina Francia – il Basso Piemonte

Nella notte tra il 2 e il 3 Ottobre la tempesta, chiamata “Alex”, si è abbattuta sulle terre prima citate causando non pochi danni e mettendo in ginocchio la popolazione.

I disastri sono stati creati dal vento, dalla pioggia e dall’innalzarsi del livello dell’acqua dei fiumi. Molte case sono state scoperchiate, allagate o sono addirittura crollate. Sono crollate strade, vie principali. Sono crollate rocce, causando frane. Sono crollati ponti che non hanno retto a quella furia. Si sono allagati parcheggi e le auto si sono accartocciate. I negozi si sono riempiti di fango, così come le cantine, le campagne, le zone dei paesi. Sono stati abbattuti muri, grossi alberi, pilastri. Sono morte delle persone. Un vero devasto.

Un devasto che tocca principalmente noi esseri umani, non certo Madre Natura. Lei non se ne fa nulla di qualche frana, di alberi caduti, di massi qui anziché là. Lei non perde la casa, non perde il lavoro, non perde persone care, o oggetti amati.

Per noi la situazione è ben diversa. Noi crolliamo, proprio come quelle strutture, nell’angoscia più totale. Davanti a tali potenze ci sentiamo come tronchi in balia delle onde, incapaci di qualsiasi cosa, proprio come le piante trasportate dalla corrente. E ne usciamo storditi, nudi, sconquassati.

Distrutti. Come la distruzione che abbiamo davanti. Ma non è questa la distruzione da osservare.

Tutto ciò che accade nel mondo materiale è stato prima, in qualche modo, vissuto, a livello emozionale dentro di noi.

Quella che noi definiamo ferocia, e che da una parte affascina seppur distruttiva, ci permette anche di notare una certa “potenza” ed è la veemenza che attrae. Tutto ciò però, spazza via, senza nessun rimorso, quello che di più caro abbiamo, fosse anche solo un luogo. Nei nostri occhi si dipinge la rovina e restiamo incantati, in quella distruzione esteriore, senza guardarci dentro.

Non siamo forse costantemente distrutti, sconquassati, oppressi anche noi proprio come quella realtà che ora è ricoperta da un abbondante e spesso strato di melma, il quale non gli permette di respirare? Che la attanaglia nella sua pesantezza come un involucro possente e vischioso dal quale non si riesce a liberare?

E quante volte vorremmo scoppiare anche noi ma ci tratteniamo, o vorremmo crollare ma non dobbiamo cedere, vorremmo distruggere, esondare con le urla ma mandiamo giù vari bocconi amari. Quante volte collassiamo dentro come un muro che scende tale a un sipario.

E, in realtà, quanta forza c’è dentro di noi che mai usiamo? Quanto divampante è il nostro fuoco interiore?

Noi non viviamo questa esistenza. Noi passiamo questa esistenza cercando di sopravvivere. Ogni giorno. E’ diverso.

Noi non permettiamo alle nostre strutture interne, ai nostri solidi schemi di crollare. Noi tratteniamo e – ci – tratteniamo. Solo un trauma, una forte emozione, un repentino cambio di vita ci permette, a volte, di distruggere certe memorie.

Lottiamo senza forze contro i soldi che non bastano mai, contro la malattia che non ci colpisca, contro il parente che ci rompe le palle, contro il collega che ci fa le scarpe, contro il nostro corpo che non amiamo, contro la presunzione del potere, contro la frenesia, lo stress, le preoccupazioni, i bisogni, i giudizi, la rabbia che celiamo…

Annaspiamo per arrivare primi all’offerta del giorno, al parcheggio libero, per cogliere la primizia, per proteggere la nostra proprietà, per passare davanti, per ottenere… sempre e costantemente nell’ansia, nella tensione… Siamo accaniti, smaniosi, insofferenti… inibiti davanti, avidi dentro, col panico della mancanza.

Non ce ne accorgiamo ma sviluppiamo Adrenalina, di continuo, di continuo, nel timore totale. Fin da quando ci specchiamo al mattino e ci conciamo come gli altri vogliono, perché il giudizio della gente è più importante di quello del nostro cuore. Siamo rigidi, non sappiamo cosa significhi fluire. Siamo aridi, abbiamo paura ad assorbire e accogliere l’esterno.

Siamo disastrati dentro e, ora, il disastro, possiamo vederlo chiaramente anche fuori.

Soffriamo di emicrania, non riusciamo a dormire, dobbiamo prendere psicofarmaci, la schiena (l’autostima) bloccata e dolorante. Abbiamo attacchi di panico, male alle articolazioni, soffriamo il caldo, soffriamo il freddo, soffriamo il vento, soffriamo l’umidità, soffriamo tutto… Siamo una lamentela continua e non solo nei confronti del nostro corpo, un tempio sacro che non conosciamo e non adoriamo.

Ci lamentiamo dei Politici che ci governano senza renderci conto che rispecchiano esattamente quello che siamo noi. Tutti noi. Essi sono opportunisti e lo siamo anche noi. Non dite di no, ci gongoliamo tremendamente quando qualcuno ci offre una somma di denaro ed evitiamo di dividerla, se riusciamo, con chi la meriterebbe tanto quanto noi. Che se tizio non si accorge che serve il numerino per essere serviti, il suo numero ce lo prendiamo noi, così passiamo prima, e ci giustifichiamo anche: devo andare a lavorare, ho il bambino in macchina da solo, sono stanchissimo devo andare a coricarmi…

Essi sono sfruttatori e lo siamo anche noi. Potremmo pagare la signora che ci fa le pulizie in casa, o il ragazzo che ci aiuta in campagna, molto di più ma invece gli diamo solo il pattuito. Nelle grandi aziende, invece, non ti danno nemmeno quello, non ti danno gli straordinari a volte, o il notturno, o il festivo. Siamo sfruttatori perché sappiamo che quell’amico non ci direbbe mai di – no – e allora gli chiediamo il favore, gli chiediamo ascolto, gli chiediamo tempo… sempre… e quando ci da’ trenta, vogliamo anche trentuno. Che tanto lui, lì, ci doveva andare e allora perché dividere la benzina? Perché se il barista sta per chiudere, noi continuiamo a stare lì seduti, senza permettergli di andare a casa.

Essi ingannano proprio come noi che usciamo ben vestiti, che mostriamo maschere, che per il quieto vivere ti faccio credere che quella cosa mi sta bene anche se ti tirerei una testata in fronte; che ti invidio per il tuo successo ma davanti ti sorrido, mentre rodo dentro. Che ti lecco le chiappe perché hai i soldi, sei il mio cliente migliore, mi vedrai sempre con un sorrisino sornione sul viso, basta che paghi…

Essi sono ladri, anziché dare tolgono, dove noi guardiamo il centimetro della nostra proprietà che non vada a finire al vicino, perché qui c’è – mio -! Che se un ragazzo passa e si prende una mela dal nostro albero usciamo con lo schioppo in mano.

Essi sono manipolatori e lo siamo anche noi, quando educhiamo i figli e pretendiamo facciano quello che per noi è giusto e se non lo fanno parte la solita solfa – con tutto quello che io ho fatto per te! -. Quando vogliamo convincere nostro marito, quando non vogliamo che quell’altro pensi male di noi, quando dobbiamo accertarci di ricevere la giusta dose di stima e affetto.

Essi sono intolleranti come noi che non sopportiamo i bambini che giocano a palla, non sopportiamo il vecchio che ci mette mezz’ora ad attraversare la strada, l’amica che ha problemi e vuole parlarci, il figlio che esige il nostro tempo.

Potrei andare avanti all’infinito.

Tu puoi non credere alle mie parole, al fatto che i disastri che ora stai osservando erano già dentro di te ma questo non importa. Scrivo questo articolo non per essere creduta ma solo per darti uno spunto di riflessione. Ho pensato a questo:

ritengo sia utile curarci anche noi. Tutto qui.

Piano piano, facendo piccoli passi in avanti, mentre i giorni si susseguono, si sta andando verso la normalità. Sta tornando l’acqua potabile nei paesi che l’avevano persa. Stanno ricostruendo le strade. Si sta facendo la spola per i viveri.

E’ bene così; in avanti e non indietro.

Come per guarire una ferita. Ci metti un attimo a tagliarti ma perchè essa si cicatrizzi e guarisca ci vuole tempo. A volte molto tempo.

Ogni rinascita richiede il giusto tempo e, la maggior parte delle volte, al ritorno, si è meglio di prima.

Quello che è avvenuto, se considerato un riflesso come sto facendo, rispecchia, appunto, il dramma che portiamo dentro di noi.

E allora curiamoci anche noi, proviamo anche noi a risanare le nostre ferite mentre questo pezzo di Terra, con i suoi abitanti, sta tornando alla normalità. Quella che per noi è la normalità.

Siamo noi che dobbiamo tirarci su dalla drammatica situazione che ci ha colpiti. Ecco, proviamo a risorgere anche dal di dentro. Come tante Fenici.

Post fata resurgo – (dopo la morte risorgo – La Fenice)

Proviamo a ricostruirci, a far nascere nuove emozioni, a eliminare memorie arcaiche mai rimosse che forse, ora, anche loro sono state spazzate via. Proviamo a ricostruire noi stessi dal vuoto che abbiamo dentro. Da questa sorta di tabula rasa rimasta. Proviamo a nutrire altri tipi di fondamenta, a dare da bere ad altri semi, che possano germogliare e farci del bene. Proviamo soltanto.

Ora qualcuno potrebbe anche dire << Ma queste sono cose che capitano a tutti, in tutto il mondo: tifoni, terremoti, nubifragi…>>.

Certo, anche se, guarda caso, le zone di chi sta bene con se stesso e lo mostra nella materialità (cioè quelli che noi consideriamo potenti, o ricconi) non vengono mai colpite. Ma ciò ha poca importanza, il dramma di cui parlo lo vive chiunque in questo mondo, in questo tipo di società, in questo tipo di andazzo della vita. Lo si vive a livello mondiale. Il fatto è che non m’interessa guardare gli altri per svolgere un lavoro dentro di me. Osservo solo ed unicamente me stessa, il mio luogo, le persone a me più vicine. Per realizzare un auto-osservazione, e lo dice la parola stessa, non bisogna guardare l’esterno. Anche se l’esterno può apparire molto attraente, perché pare ci dia delle risposte, non è da prendere in considerazione, se non dopo averlo osservato.

Conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei – (Oracolo di Delfi)

Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia – (Carl Gustav Jung)

Io personalmente non sono stata colpita da questa tragedia. La mia casa, il luogo dove lavoro, la mia auto, sono rimasti intatti ed erano perfetti la mattina dopo. Ma molte persone, a me care, hanno invece subito gravi danni e quindi, questo, riguarda anche me. In qualche modo rispecchia, anche se solo in parte, quello che ho dentro.

E come dico sempre, riconoscendomi. Il r-i-c-o-n-o-s-c-e-r-s-i è importantissimo. E’ il – io sono -. Ma, come dicevo, riconoscendomi, non sono certo un Buddha.

Pensi forse ch’io non sia intollerante, preoccupata, infastidita? Ti sbagli. Anch’io mi arrabbio, indosso maschere per non discutere perché non ne ho voglia, sopporto. Ho le mie paure. Sicuramente meno, molte meno di tanti altri. Ad esempio risulto antipatica, perché di maschere ne indosso pochissime. Nel bene e nel male non fingo, sono molto schietta e la schiettezza non è sempre apprezzata. Non sono avida, mi alleno da anni alla generosità, quindi l’Universo non deve mettermi davanti prove di “perdita”. Non si offenda chi ha perso qualcosa, ci mancherebbe, qui si parla di uno stato generale, piuttosto si chieda quanta paura aveva di perdere qualcosa nella vita, che sia quello che sia.

Sono paure che non ci rendiamo conto di avere e soprattutto non ne abbiamo colpa. Sono per noi, inconsciamente, mezzi di difesa che ci permettono di sopravvivere. Aver paura di perdere – quella cosa – ci fa sembrare che avendone paura non la perdiamo, perché prestiamo attenzione ad essa e prendiamo tutte le precauzioni necessarie. Ma, in altre dimensioni, non funziona così, funziona esattamente all’incontrario, semplicemente si manifesta ciò che nutriamo dentro. Abbiamo paura di perdere il nostro compagno, di perdere soldi, di perdere il lavoro, paura che qualcuno ci rubi qualcosa, paura di non avere abbastanza, et voilà che, purtroppo, la nostra anima ci mette davanti quello che proprio consideriamo. Questa emozione prende forma nella realtà, proprio come il disastro che, da dentro di noi, si è manifestato fuori.

Se noi prendessimo in considerazione la gratitudine incondizionata, ad esempio, e nutrissimo quella, l’Universo ci metterebbe davanti cose per le quali ringraziare. Se nella vita hai paura del tuo futuro, o di andare avanti, incontrerai sempre ostacoli. E’ così, non volermene, non l’ho voluto io.

Se nella vita hai paura di ammalarti, ti ammali, o comunque vivi accompagnato da acciacchi, problemi, fastidi.

Ma ciò che mi preme, e te lo ripeto, non è essere creduta. Bensì intendo consigliarti di non buttare al vento questo momento come se tutto ciò fosse inutile. Caspita, lo vedrai anche tu che non è inutile, non è passato inosservato, è un devasto di misure incredibili! Non metterlo sotto all’ascella come fosse una baguette senza nessun valore. Usufruisci di tutto questo per trovare più benessere. Per ricostruirti.

Anche se ora non riesci, in quanto sei disperato, perché forse sei una delle persone più colpite da questa catastrofe e hai tutto il mio rispetto, prova a mettere da parte questa sorta di visione per usarla un domani, quando sarai più forte, quando tutto sarà solo un lontano ricordo e ne sarai uscito, perché ne uscirai, fidati. Perché tornerai a stare bene.

Forse non sarai più quello di prima, forse ciò che hai perso è qualcosa che, d’ora in avanti, amministrerà la tua esistenza ma quello che se ne è andato da te non se ne è andato invano. Se anche solo se ne fosse andato per mostrarti crudamente quanto la vita può essere bella e quanto deve essere vissuta, proprio perché può finire da un momento all’altro, ti ha fatto, pagando con la sua stessa vita, il più caro dei regali che tu ora non puoi vedere perché saturo di dolore. E ti capisco, credimi. Ma lui mai avrebbe voluto la tua tristezza.

Ciò che stai provando è terribile e indescrivibile e non intendo parlarne in un articolo, anche se mi metto a disposizione nel caso tu abbia bisogno di aiuto, di qualsiasi tipo di aiuto, ma sono fermamente convinta che il caso non esista e che Dio (anche se forse non è il tuo stesso Dio) non faccia nulla a casaccio.

Viviamo all’interno di un’Intelligenza Cosmica sovrumana e ne siamo co-creatori, pur senza volerlo, attraverso il nostro Conscio e l’Inconscio. Tutto ha uno scopo, una missione, un motivo d’esistere. Tutto si rinnova. La Sorgente Divina, dalla quale discendiamo, non crea nessun tipo di inutilità. Non definiamola con la nostra mente, con i nostri parametri, poiché essi non sussistono nell’Energia Madre.

Tutto è crollato e chissà che non siano crollati anche i nostri schemi mentali che tanto ci hanno oppresso e tanto ci opprimono. Quelli che cerchiamo di tenere saldi a noi con le unghie e con i denti senza renderci conto che le gengive stavano iniziando a sanguinare. Quelli che crediamo ci permettono di sopravvivere ma, in realtà, ci fanno solo esistere. Respiriamo, mangiamo, beviamo, lavoriamo, ci divertiamo una sera con gli amici, svolgiamo i nostri doveri quotidiani e stop. Finita lì, questa è la nostra vita. Il giorno dopo di nuovo. Poi andiamo in vacanza e ci pare di essere dei Re. Siamo votati allo schiavismo e ci basta un sospiro di sollievo per sentirci bene.

Forse c’è qualcosa di più. Onoriamo questo sfacelo, onoriamo le morti dei nostri cari, onoriamo la nostra Terra che si è divelta. La rappresentazione della morte del Cristo, laddove il Cristo non può morire e dove si continua a credere che un tizio di nome Gesù sia morto in croce per tutti i nostri peccati. Eccola la morte descritta. E nessuna morte è vana, che sia di un albero, di un animale, di una struttura, di un essere umano. Ecco cosa davvero era Gesù. Ecco il suo messaggio. Ecco la Via Crucis, la nostra, quella che da sempre portiamo dentro. Una Via Crucis perpetua.

Chiodi che ci attanagliano in un punto dal quale non riusciamo a muoverci perché la nostra zona di comfort ci è cara e comoda. Una corona di spine che punge la nostra testa proprio come i mille pensieri che ci affliggono ogni giorno, tanto da volerci far strappar via la mente da noi. Davanti alle derisioni, ad un petto forato, alla nudità, al sangue che cola, perché solo quello siamo in grado di far sgorgare dal nostro cuore. Non ci è data possibilità di far sgorgare amore. Ma noi siamo più forti.

E DOPO TRE GIORNI RISORSE.

Prosit!

Grazie agli amici che mi hanno dato le loro foto, per questo articolo, come testimonianza di questi tragici eventi. Potevo mettere foto ancora più drastiche (che trovate tranquillamente in internet) ma ho preferito mettere le nostre e abbiamo avuto poco tempo per scattare immagini.

Tranne la foglia a cuore e la citazione prese da Pinterest.

Buona vita alla Terra e a noi.

Quando le anime si incontrano

È UN INCONTRO D’ANIME

Eros Ramazzotti cantava – È un incontro d’anime…! – ma il suo, seppur vero, voleva essere un messaggio dedicato all’amore di coppia. Oggi andiamo oltre questo tipo di amore e proviamo a guardare cosa succede al di là della nostra percezione fisica.

Ti è mai capitato di avere deja-vù con persone mai viste prima? E di provare una profonda confidenza con chi conosci da poco tempo? Oppure qualcuno proprio non vuole uscire dalla tua vita, mentre un altro non vuol saperne di entrare?

Perché vedi, gli incontri dei corpi, gli avvicinamenti fisici o le conoscenze del mondo materiale sono una cosa, ma gli incontri delle anime sono tutt’altro.

Questa è la storia del nostro disegno, già delineato, nell’infinità del cielo. Un disegno che però scegliamo noi come creare, che colori usare, che tecnica utilizzare. Se riusciamo a vederlo.

Questa è la storia di due (o più) anime che vanno ben oltre la fisicità e, contro il loro volere, non possiamo fare nulla in quanto tutto è al di sopra.

GUARDANDO OLTRE

Spesso ci piace una persona, vorremmo amarla, o possederla, o averla come compagna ma, se la sua anima non è destinata a rimanere con la nostra, sarà ben inutile forzare le cose verso una sofferenza che prima o poi si paleserà nella realtà. All’incontrario, sarà inutile evitare una persona se le anime hanno già deciso da tempo di incontrarsi o di stare insieme.

Lascia andare. Lasciati andare al disegno stellare, divino, preparato per te, per la tua evoluzione (e per la sua). Lascia quell’anima libera di andare incontro a chi deve e poter così svolgere il suo ruolo. Non porre attrito, ne’ in modo positivo, ne’ negativo.

I corpi vogliono o non vogliono, bramano o non bramano ma le anime no. Non hanno fretta. Non hanno mente.

Questa non è una storia d’amore, è la storia dell’Amore inteso come unica e grande forza universale che vede ogni tipo di rapporto (non dovete pensare solo ad una relazione di coppia, si parla di qualcosa di più grande che osserva ogni tipo di legame tra l’umanità).

Tutto quello che la tua parte Spirituale decide di farti vivere è perfetto. Anche gli incontri che ti fa fare sono perfetti. Tutti sono scelti per farti vedere le tue parti nascoste, belle o brutte che siano. Sono degli specchi. Non puoi sottrarti a questo insegnamento.

QUANTE VITE TI SERVONO?

Puoi farlo in una vita, in due vite, in tre vite, ma prima o poi dovrai affrontare quello che la tua anima vuole che guardi. L’anima non prova emozioni, ne dolore o piacere fisico. Lei cerca sempre di condurti verso il Sé Superiore ma, non ascoltandola, e credendo di soffrire in base a certe scelte, ci si allontana dalla sua voce e si fa quello che la mente, con i suoi deleteri schemi mentali, ci consiglia o ci vieta di realizzare. E allora, soprattutto per paura, non ci diamo il permesso di vivere in piena libertà inibendo il nostro cuore.

Le anime sono già d’accordo. Hanno realizzato il tutto ancor prima che tu nascessi. A livello vibrazionale si conoscono da molto tempo. Hai già vissuto vite e altre ne vivrai tu dove ci sono state e ci saranno sempre loro, figlie della stessa monade, ad incontrarsi ogni volta, con ruoli diversi.

LE ANIME NON HANNO RUOLI

Quante volte succede che due persone si amano ma essendo già con altri compagni continuano a stare con questi ultimi perché la società ancora non fa vedere di buon occhio una separazione? – Mio marito non merita di soffrire -, – Ai miei figli poi cosa dico?  -, – Mia moglie da sola non ce la farebbe -, – Per i parenti sarebbe un trauma -, – In fondo siamo una bella coppia… -.

Quante volte non educhiamo i figli come vorremmo a causa del giudizio della società? – Questo dicono sia pericoloso -, – Così non va bene perché lo vieta la morale! -, – Se faccio così gli do troppa libertà -, – Sicuramente così soffrirà perché io soffrirei -, – Non è bene fargli fare quella cosa -, – Bisogna lasciarlo più libero… -.

Quante volte avremmo piacere di vedere una persona, di esserle amica, ma purtroppo lei ha litigato con un nostro caro e non possiamo tradire lui frequentandola – Lo perderei e non voglio rimanere senza di lui -, – Ci rimarrebbe male -, – Se lui lo facesse a me? -, – L’onestà che mi hanno insegnato non prevede questo… -.

E intanto le anime sbattono e urlano sempre più forte.

Quanto gioco mentale c’è qui! Quanto chiacchiericcio inutile! Quanto inquinamento! Un arrovellamento di pensieri pieni di filtri.

Si può davvero fare del male agli altri e non bisogna. Occorre sempre comportarsi con onore ma, l’onore, non contempla la morale che ci è stata insegnata. La morale di cui siamo colmi tarpa le ali, non ci permette di vivere le nostre voglie, i nostri desideri, il nostro stile personale. Le scelte.

ASSUMERSI SOLO LE PROPRIE RESPONSABILITA’ E NON LE EMOZIONI DEGLI ALTRI

Quando nel proprio onore ci si comporta chiaramente e correttamente, si può decidere di fare quello che si vuole e che più ci aggrada. Se l’altra persona (mamma, figlio, marito, padre, amico, nonna, collega…) soffre, è un problema suo, non nostro, e non è un problema ma semplicemente il suo personale disegno che serve anche a lei, come a noi, ad evolvere seppur con l’eventuale sofferenza. Il mio non è cinismo, serve tener da conto il rispetto e la delicatezza ma non tutti i percorsi prevedono maschere appannate.

La sofferenza che prova colui al quale “hai fatto del male” (dove così non è) appartiene a lui e se non la conosce attraverso te, perché tu fai attrito e non vuoi donargliela, la conoscerà attraverso altri corpi, in altri luoghi, in altri momenti o in altre vite ma, prima o poi, se deve trasmutare attraverso quel cambiamento, che lui percepisce come sofferenza, lo vivrà.

Quando nel nostro popolo una persona a noi cara muore, stiamo malissimo.

Quando il nostro compagno ci cornifica, stiamo malissimo.

Quando ci ammaliamo, stiamo malissimo.

Esistono culture, su questo pianeta, come spesso ho scritto, che agiscono esattamente al contrario. Questo non è un giudizio, non significa che una cultura sia meglio di un’altra, serve solo a far comprendere come l’educazione che abbiamo ricevuto fin da bambini ci ha plasmato. Se andassimo a vivere in alcuni paesi dell’Africa o dell’America, rimarremmo scioccati dalle loro usanze, in verità loro vivono benissimo a quel modo, non muoiono per questo, e pensano sia la normalità. Per tanto, sono i nostri schemi mentali a guidarci.

Soffriamo per quello che ci hanno inculcato. Gioiamo per quello che ci hanno inculcato.

DECISIONI INDISCUTIBILI

Mentre la mente guida e noi la seguiamo, però, qualcosa dentro di noi non è assolutamente in accordo con essa. Si tratta del Cuore, sede dell’anima, ossia la nostra vera natura intrinseca. E si percepisce un qualcosa…

A lei dei nostri schemi mentali non gliene frega nulla e, ogni volta che noi ne seguiamo uno, convinti di fare la cosa migliore e avere la coscienza pulita, è come se le procurassimo una ferita. Una ferita oggi, una domani, e così via, finché alla fine, in qualche modo, deve farci capire che così non va bene. Dai più piccoli fastidi si passa a cose più gravi che recano sempre un messaggio ma che noi non vogliamo sentire e nemmeno tradurre. Preferiamo disperarci.

 

Se la tua anima ha deciso di vivere un periodo breve, o lungo, con una persona, tu come corpo non puoi farci nulla. Se tuo figlio non ti piace, se non ami le sue scelte, chiediti: perché è mio figlio? Perché quell’individuo non è un semplice conoscente ma tuo figlio?

Se ti piace una ragazza non devi arroccolarti (sì, ogni tanto mi invento qualche verbo) in mille peripezie per averla, se le vostre anime hanno deciso che qualcosa assieme devono fare, voi, come corpo, lo farete.

Il corteggiamento va sempre bene, i tentativi anche, in quanto si crea, e l’Universo ama ogni tipo di creazione, ma non flagellarti. Resta sereno. Se è sì è sì. Se è no c’è un motivo, accettalo, appartiene al tuo disegno stellare e non è mai brutto. Lo rendiamo brutto noi non “seguendo i puntini”.

L’ACCETTAZIONE PORTA SEMPRE BUONI FRUTTI

Questo vale anche per i figli, i genitori, i fratelli. Non dico che non si debbano educare o non ci si debba rapportare con loro in un certo modo ma senza rovinarsi la vita. L’amore verso l’accoglienza di ciò che ci accade e di ciò che ci presentano gli altri, porta sempre buoni frutti.

Quindi, cercando di rientrare di più nel tema, impariamo a chiederci maggiormente – Perché? – anziché giudicare persona o evento, in bene o in male, senza neanche rendercene conto.

Impariamo a riflettere. Perché quella persona fa parte della mia vita o è entrata nella mia vita? Cosa vuole darmi/dirmi? Cosa vuole farmi vedere?

Una volta compreso il messaggio cerchiamo di seguirlo abbandonando tutte le nostre paure, evitando di precluderci situazioni, emozioni, libertà. Non è facile, lo so. Capita a volte che si deve stravolgere completamente la vita ad esempio. Ma, in qualche modo, proviamo a seguire di più la voce dell’anima.

Il suo compito è quello di essere messaggero tra il corpo e lo Spirito e, lo Spirito, non sbaglia mai, nonostante a noi, le sue scelte possono terrorizzarci o destabilizzarci. Proviamo il più possibile a vivere secondo la nostra vera natura non quella imposta da educazioni e società. È la nostra vita. E, divenendo sempre più Divini, la nostra, potrà diventare un’esistenza cosmica.

Prosit!

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La bellezza dell’Uomo nei quattro elementi

– Storia di un lavoro alchemico che, ogni giorno, la natura compie –

E possiamo compiere anche noi essendo anche noi natura.

Sei un essere meraviglioso ma offuschi la tua meraviglia. Attraverso gli elementi che sono una tua emanazione, e osservando il loro lavoro, potrai intagliare la tua corazza e uscire in tutto il tuo splendore. Dal buio alla luce.

I quattro elementi: la Terra, l’Aria, l’Acqua e il Fuoco, come spiega il Maestro Omraam Mikhaël Aïvanhov, filosofo e pedagogo bulgaro che si è sempre interessato all’alchimia e alla spiritualità, rappresentano i quattro “corpi” dell’essere umano.

La Terra è il corpo fisico, l’Aria è il corpo mentale, l’Acqua è il corpo astrale (o emozionale, il cuore) e il Fuoco è il corpo spirituale.

Il sole permette all’aria di esistere e di muoversi, la quale, sul mare, creerà onde e queste onde, andranno a modellare gli scogli. 

Questo fenomeno è lo stesso che accade all’interno di un essere umano che vuole evolversi, modellando ciò che è, al fine di vivere il più possibile a livello spirituale che significa: vivere libero, riconoscendo e usando il proprio potere.

Come “libero” si intende non solo libero da molti sistemi nei quali ci tengono prigionieri ma significa soprattutto liberarsi dalle paure e dagli schemi mentali che ci opprimono e ci tengono schiavi. Es.: il timore del giudizio degli altri, la paura di non farcela, il comportarsi in un certo modo, etc…

Se ci affidiamo maggiormente al nostro corpo spirituale, esso modificherà la mente (il nostro più grande e severo tiranno) la quale, piegata al nostro volere, permetterà al cuore di lasciarsi andare e questo inciderà sulla nostra parte fisica, sia dal punto di vista salutare che del vivere fisicamente la nostra esistenza quotidianamente.

Ma come si fa ad iniziare questo giro? Ossia, come si fa ad affidarsi al nostro spirito?

Innanzi tutto serve riconoscerlo e credere alla sua esistenza. Vuol dire accettare che c’è qualcosa di ben oltre, al di là di quello che pensiamo di essere. Vuol dire accogliere e convincersi dell’idea che non siamo solo corpo e se queste possono sembrarti solo fandonie, non potrai mai iniziare un percorso di evoluzione atto al tuo proprio benessere. Ciò che ti sto dicendo non è una mia invenzione. Puoi documentarti, molti ne parlano, esistono prove scientifiche se è questo che cerchi ma… sono tutte cose che non ti servono e potrebbero mentirti. Dentro di te hai il tuo “sentire” e lui non sbaglia mai. Forse, è proprio quello che ti ha fatto porre mille domande nella tua vita.

Se hai voglia di credere in questo inizierai per forza a nutrire questa tua parte che finora hai tenuto nascosta senza saperlo. Nutrendola essa si ingrandirà e, prima o poi, si mostrerà a te in tanti e diversi modi. All’inizio ti stupisce e ti emoziona fino al momento in cui, totalmente cosciente, la fai tua.

Affidandoti a lei e comprendendo di essere quel “di più” potrai osservarti in modo diverso adesso e, attraverso l’osservazione, potrai modificare i tuoi comportamenti. Il tuo carattere, quando ti fa compiere qualcosa di negativo (parole, azioni, emozioni, pensieri…) non fa del male solo a chi ti sta vicino ma fa del male soprattutto a te stesso. Così facendo puoi migliorare le re-azioni della tua macchina biologica e invece che muoverti sempre guidato dalla paura potrai agire padrone di te o guidato dall’amore. Siamo sempre e costantemente tutti guidati dalla paura. Questo non significa essere codardi o tremare vistosamente.

Abbiamo paura di dire ai nostri genitori che non andremo a mangiare da loro, paura di non arrivare a fine mese con i soldi che abbiamo, paura del nuovo, del cambiamento, di cosa gli altri possono pensare, della malattia, della reazione altrui, di non essere all’altezza, di non piacere, di confessare i nostri sentimenti e potrei andare avanti all’infinito.

Queste e altre paure ci conducono nella vita, per mano, dal mattino alla sera e sono deleterie. Possono ingigantirsi divenendo malsani meccanismi che ci trattengono prigionieri. Lo si vede nella menzogna, nell’invidia, nell’accidia, nella sottomissione, nella fuga, nella collera, nella presunzione… infinite sono le figlie della paura madre di tutte le emozioni/azioni negative.

Quello di cui ti sto parlando è un lavoro alchemico ed eroico perché difficile da fare. Devi essere costante e metterci tutta la tua buona volontà ma il premio che riceverai sarà enorme, di indescrivibile bellezza. Sarà la tua rinascita in quella che potrai considerare la perfezione di te stesso intesa come – piacerti – e vivere amandoti libero da ogni catena.

 

Prendi la forza che hai dentro e domina i tuoi demoni. Trasmutali in meraviglia. Fai dei tuoi vizi un punto di forza, amerai te stesso e il creato, riempiendo di gioia anche chi può beneficiare della tua irradiazione. Cambiare le tue debolezze in trampolini di lancio anziché cercare di nasconderle dietro a ipocrisie, maschere o nuovi look, è stato per me terapeutico e immagino possa esserlo per molti.

Se vuoi approfondire questi concetti e imparare a modellare cosa sei puoi leggere il libro “Il Lavoro Alchemico ovvero la ricerca della Perfezione” (Omraam Mikhaël Aïvanhov).

Ti auguro un buon cammino.

Prosit!

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L’Illusione – me lo merito dopo quello che ho passato

ORA MERITO LA FELICITÀ 

Dopo una lunga sofferenza, dopo aver pianto, dopo essersi sentiti lo stomaco attorcigliato nella morsa del dolore per molto tempo, dopo aver imprecato o chiamato in aiuto tutti i santi del paradiso, molte persone sono solite dire: – Ora mi meriterei un po’ di sollievo e un po’ di cose belle dopo quello che ho passato -.

Certo. Sono d’accordo. Capisco perfettamente, non dico di no ma, per come la vedo io, questa è soltanto un’illusione che lascia l’amaro in bocca e potrebbe aggiungere ulteriore sofferenza.

Non è sbagliato aspettarsi cose belle ma è sbagliato il motivo per il quale si attendono e, così facendo, NON arriveranno mai. Non voglio deludere ma aiutare, sia chiaro, vedremo infatti in questo articolo che le cose belle possono arrivare eccome! Basta modificare un po’ i nostri pensieri e i nostri intenti.

Quindi, per prima cosa, non serve soffrire e poi, dopo aver fatto fare tutto il lavoro “al tempo che passa” e aggiusta un po’ le cose, mettersi in attesa di un bel periodo.

IL BAMBINO CHE PIANGE IN CHIESA

Supponiamo che in una chiesa, durante la messa, un bambino inizi a piangere senza avere intenzione di smettere. Tra i credenti ci sarà chi proverà fastidio nei confronti di quella lagna, ci sarà chi proverà compassione o tenerezza, ci sarà chi proverà a capire il motivo di quel pianto e ci sarà anche chi nemmeno sentirà quel bambino, non ci farà neanche caso.

Non dire “mi fai arrabbiare”, prova a dire “scelgo di arrabbiarmi” – (cit.)

Questo per dirvi che ognuno di noi ha una sua reazione, simile ad alcuni o diversa da altri. La stessa cosa vale nei confronti di un furto che subiamo, della perdita di una persona cara, di un incidente.

Reagiamo in base ad un insieme di fattori che ci compongono chiamati – schemi mentali – nutriti negli anni da: educazione, cultura, vicissitudini, memorie, prove, etc… componenti che si intersecano tra loro durante la nostra evoluzione composta a sua volta da: carattere, insegnamenti ricevuti, intelligenza, ambiente familiare, luogo in cui si vive, agiatezza economica, società, etc… e che ci formano, ci rendono da adulti le persone che siamo.

Detto questo, se capita ad uno di noi un fattaccio, egli reagirà in base ai suoi schemi mentali, pertanto, quella sofferenza provata è come se fosse stata “scelta da lui” come strumento migliore per vivere ciò che lui definisce dramma.

Mi spiego meglio, se io non accetto che mio marito vada con altre donne è una mia “scelta”. Una scelta che io ho creato, dentro di me, in base all’educazione che ho ricevuto, in base alla società in cui vivo, in base agli stereotipi che mi girano attorno e bla bla bla. La mia vicina di casa potrebbe essere bigama e, allo stesso tempo, se prendiamo una donna che vive in un altro stato e con altre usanze, ella potrebbe considerare normalissimo che suo marito abbia altre donne. O addirittura mogli.

Se quindi questa sofferenza è ciò che io considero il mezzo più adatto per me, per passare quel periodo, il quale può anche durare anni, non devo pensare che poi mi arriverà un premio in base alla scelta che ho fatto.

So bene che è bruttissimo soffrire ma questa non dev’essere una giustificazione. Non siamo all’asilo nel quale se piangiamo poi ci danno la caramella per farci smettere. Siamo in un altro tipo di scuola, quella della vita, e la nostra vita, in continua e perpetua connessione con l’Universo, non funziona così. L’Universo riflette solo ciò che siamo, dandoci ciò che siamo (non cosa vogliamo), non risponde se stiamo in attesa.

CHE DELUSIONE!

Attenzione però, come ho detto prima, il modo comunque esiste per far giungere a noi le tanto sospirate – cose belle -.

Allora, dobbiamo innanzi tutto sapere che ogni tipo di sofferenza è data ovviamente da pensieri negativi e emozioni negative. Le emozioni negative le chiamiamo demoni. Demone, dal greco Daimon, significa “Essere Divino” e, divino, lo è davvero. Le emozioni negative sono divine proprio perché ci insegnano e ci permettono di trasmutare ed evolvere.

Se io, ad esempio, ho il demone dell’intolleranza e sono quindi una persona con poca pazienza, sempre infastidita e via discorrendo, sarà ovvio che passerò ben poco tempo serena e felice. Spesso sarò arrabbiata, stizzita e molto spesso, a causa di determinati fastidi più gravi, sarò anche sofferente. Finita quella sofferenza me ne arriverà un’altra se io non trasmuto quel demone e qui arriviamo al nocciolo del discorso.

IL PREMIO IN ARRIVO

Le cose belle pertanto non giungeranno a me perché quella cosa ha finito di darmi fastidio e a darmi fastidio ora è un’altra, ma arriveranno perché io ho deciso di lavorare seriamente su quel fastidio, ho deciso di osservarlo ed eliminarlo da me, o meglio, di trasformarlo in gioia o in serenità. Ossia, se a me da fastidio il mio vicino di casa, non dovrò aspettarmi il premio nel momento in cui il mio vicino di casa traslochera’ lontano da me, in un’altra via, ma il premio arriverà quando, con il mio vicino di casa, ad un passo da me, io avrò imparato a non essere schiava delle sue abitudini. A non essere emozionalmente schiava di ciò che lui fa o dice. Ciò significherebbe che, in base al comportamento degli altri, io posso stare bene o male. Sono una dipendente e mi devo augurare, ogni giorno, che il mondo abbia voglia di comportarsi sempre in base al mio “bene” con me. Il mondo mi ha in pugno. Ma se io imparo ad essere indipendente e a stare sempre bene dentro di me, al di là di come gli altri si comportano, allora si che vivrò una vita bella, ricca ed entusiasmante!

Per fare questo, ovviamente, occorre molto molto molto impegno e duro lavoro. Occorre distruggere i vecchi schemi, davvero duri a morire, e costruirne dei nuovi a nostro beneficio. Questo è davvero ostico. Un lavoro incredibilmente difficile. Ma, questa dedizione e questa tenacia, questo coraggio e questa determinazione saranno gli strumenti che ci porteranno UN MUCCHIO DI COSE BELLE!

Eccole qui le – cose belle – tanto attese ed ecco il sistema per ottenerle. Saremo premiati assolutamente e certamente. È una legge universale. Un riflesso naturale dell’Universo che è come uno specchio. Elimineremo da noi il buio, illuminandoci di una luce che automaticamente ci renderà felici e automaticamente attireremo a noi situazioni, persone e cose meravigliose!

Questa è la grande differenza.

Prosit!

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Le Aspettative… dolore tremendo dolore…

E mica facile liberarsene sapete?

E non è facile anche perché la maggior parte di loro nasce spontanea… zack! All’improvviso.

Voglio dire… anche solo se chiamo qualcuno – Ehi! Mario! – istintivamente mi aspetto che Mario mi risponda no?

Bevo? Mi aspetto di dissetarmi e placare la mia sete! E’ ovvio!

E questo piccolo ma stramaledettissimo meccanismo, si istaura in continuazione divenendo il “padre” di ogni genere di aspettativa, anche di quelle più grandi.

Beato chi non si aspetta nulla, perché non resterà mai deluso – (Alexander Pope)

Mandiamo un messaggio affettuoso a qualcuno? Ci aspettiamo almeno in cambio l’emoticon di un sorriso. Facciamo un favore a qualcuno? Ci aspettiamo un – Grazie – o, quantomeno, di vedere quella persona più sollevata. Che se ne dica, che quando si dona non bisogna aspettarsi nulla in cambio, ma certo, questo lo sanno tutte le anime buone e tutti quelli che ci riflettono sopra, ma è anche normale che se mi appresto a fare un piacere a qualcuno per aiutarlo, lo faccio proprio per vedere poi il mio risultato attraverso la sua acquisita serenità. Sennò… se sta male come prima, o peggio, che gliel’ho fatto a fare?

Il comportamento degli altri è anche un insegnamento. Attraverso quello impariamo a relazionarci. Come capisce, il bambino, che quella cosa non la deve fare? Beh, proprio perchè si “aspetta”, così facendo, che la madre, incavolata e non poco, si trasformi in una iena furiosa proprio come l’ultima volta.

Ma, tornando al discorso precedente, si esagera notevolmente quando si inizia ad aspettarsi (speranza) che quell’uomo lascerà moglie e figli per stare con noi, o che il nostro capo ci dia un aumento di stipendio, o che in quella importante situazione, tutto vada per il meglio.

E insomma che queste aspettative, a mio avviso, ci rovinano un po’ la vita. Sono davvero deleterie. Come dicono molti Guru, è seriamente necessario allenarsi e liberarsene, pur essendo ciò una cosa ardua, proprio a causa del loro comparir improvviso e velocissimo che… ogni volta che me ne accorgo io dico subito – Nooo!!! Meg! Pensa ad altro! Pensa ad altro! Distraiti! Ricorda i nomi dei sette nani! Cucciolo, Mammolo, Dotto, Pisolo…. – davvero eh? Per forza! Altrimenti inizio a pensare “Oh! Chissà cosa dirà? Sicuramente reagirà così, sarà contento/a certamente, sarà affettuoso/a, e ambarabaciccicoccò…” e invece… invece poi ricevo un asciuttissimo “Ok” e mi cadono in disgrazia le palline, che non ho, fino al malleolo. E in disgrazia ci cado anch’io! L’angoscia si impossessa di me.

Perché, alla fine, le aspettative sono dei bisogni. E io mica sono immune. Ho anch’io i miei. Ma le conosco, le ho studiate, ci parlo con loro e ci litigo pure. Oh già. E diverse, devo dirlo, le ho con fierezza lasciate alle spalle. Sono convinta che a furia di allenarmi, un giorno vincerò. Ecco, mi auguro possiate riuscire a fare la stessa cosa, per questo ho deciso di scrivere questo articolo. Allenatevi quotidianamente. Fallirete molto spesso, anzi quasi sempre (mi riferisco ai comuni mortali) ma non demordete, non date tregua alle aspettative.

E che poi son proprio subdole. Certo. Quelle brutte, si avverano sempre, quelle belle no. Ma purtroppo è ovvio, almeno la maggior parte delle volte e vi spiego il perchè. Perché mentre quelle brutte le diamo per CERTE con massima sicurezza, quelle belle invece le SPERIAMO.

Se speri ti metti in attesa, se vuoi ti metti in azione – (Stefania Martone)

Ossia, è difficilissimo dire – Mah… chissà se gli piacerà questa cosa, speriamo di si – con la stessa sicurezza con la quale diciamo – Non gli piacerà, già lo so -. Quante volte succede? E’ vero che spesso possiamo anche affermare – Gli piacerà di sicuro – soprattutto se conosciamo i gusti del destinatario del regalo ma, fatto stà che, se a una persona gridiamo – Vaffanculo! – possiamo aspettarci una risposta ovvia; se invece gli diciamo – Ti amo -…. Mhmmm… la cosa inizia a farsi ardua.

Inoltre, dietro al nostro “Vaffanculo!” non c’è la stessa aspettativa del “Ti amo”. Mi sembra naturale. Mentre il primo è uno sfogo, il secondo è reputato un bel dono, al quale bisognerebbe rispondere in un certo senso. In mille maniere si… ma sempre in un certo senso. Beh, certo, perché questo ci hanno insegnato.

Quello che ci aspettiamo raramente accade: ma quello che meno ci aspettiamo di solito succede – (Benjamin Disraeli)

Le aspettative sono infatti figlie degli schemi mentali. Del giudizio collettivo, sociale. Sei rimasto bocciato? Sei un asino, non vali niente! E, naturalmente, un genitore si aspetta sempre che il figlio rimanga promosso, quando forse, a volte, un figlio, non è più ignorante o svogliato di altri. Ha solo bisogno di un po’ più tempo. Ma non inoltriamoci in discorsi lunghi e assurdi.

Ciò che vi auguro è di liberarvi il più possibile dalle aspettative e, per farlo, oltre a non dar loro tregua come ho detto prima, dovete anche cercare di appagare diversamente i vostri bisogni. Vale a dire che, ‘sti bisogni, dovete appagarveli da soli. Non dovremmo dare ad altri questa responsabilità. Lo so, è dura, ma è proprio così. A volte capita che qualcuno aiuti qualcun altro solo ed esclusivamente per sentirsi egli stesso a posto con la coscienza, oppure per sentirsi appagato dell’essersi reso utile convinto che questo gli porti più amore e affetto da parte degli altri. Quell’amore andrebbe ricercato in noi e creato attraverso noi stessi. Senza fare dell’assolutismo. E’ bellissimo essere amati e condividere, ma la scintilla interna dev’essere esclusivamente nostra.

Perché altrimenti, alcune aspettative, possono fare davvero tanto male. Soprattutto quelle continue, quotidiane, come la goccia cinese. Possono arrivare a spezzare anche i cuori sapete? Davvero. E no, riflettete, sarete tutti d’accordo nel dire che non possiamo proprio permetterlo. Quel cuore è nostro, è la nostra vita, è la sede della nostra più grande forza ed energia, e va protetto a qualsiasi costo.

I frutti che nelle tue aspettative immagini di cogliere sono su rami che non esistono – (Fabrizio Caramagna)

Gli altri, quelle stesse persone dalle quali “ci aspettiamo qualcosa” non sono come noi. Sono diversi. Dei mondi a sé. Noi reagiremmo così, noi faremmo a quel modo, noi ci azioneremmo a quella maniera, ma loro no. Perciò, ragionandoci, è anche davvero stupido avere delle aspettative verso altri. E’ come parlare in italiano ad un arabo e aspettarci che questo ci risponda nella nostra stessa lingua.

Una fatica! Ma lo ripeto: è vietato demordere!

Buon lavoro!

Prosit!

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Se apri la Mente non Russi più

E’ davvero fastidioso dormire accanto ad una persona che russa in modo esagerato e, molto spesso, nonostante rimedi di ogni tipo, quella persona continua a emettere versi con il naso e con la bocca come un trombone.

A nulla servono calci e spintoni e sberle sul poveretto che, ignaro, si desta all’improvviso senza capire cosa sia accaduto ma poco dopo torna a manifestare i suoi rumori con virtuosismo.

Ebbene, secondo la psicosomatica, l’unico rimedio è… aprire la mente.

Pare infatti che le persone che russano non riescono a staccarsi dai loro schemi mentali, dai loro pensieri antichi, considerandoli i migliori in quanto infondono sicurezza “Ho sempre fatto così e mi è sempre andata bene, continuerò così”. Mentre, invece, ci possono essere soluzioni ancora più idonee e meno opprimenti. Danno valore a ciò che credono e a ciò che hanno sempre creduto e viene loro difficile vedere nuove soluzioni o pensarla in modo diverso. Il mondo evolve così come evolvono le vedute ma loro rimangono sempre attaccate alle loro fondamenta.

Per quel che riguarda il sesso maschile in particolar modo, ma anche le donne russano, ci sono inoltre esperti di psicosomatica pronti ad affermare che l’uomo che russa è una persona che ha avuto, o ha, un rapporto poco felice con la propria madre (anche se potrebbe non sembrare) o si sente incompreso dalla propria compagna, la quale, viene collegata inconsciamente dal partner al genitore femmina.

Molte volte capita infatti che all’inizio di una relazione l’uomo non russa per iniziare a farlo poi col tempo. E’ vero che l’orologio biologico avanza, la parte fisica è da tenere sempre in considerazione. Si può ingrassare, si può indebolire l’apparato respiratorio e, il nostro organismo, man mano che il tempo passa, si trasforma, ma mentre all’inizio di un rapporto tutto è meraviglioso e funziona a gonfie vele, dopo si possono iniziare a percepire dei bisogni, o delle mancanze anche se la coppia va d’amore e d’accordo. Anche le gioie si percepiranno ma, assieme a loro, sempre inconsciamente, non ci si rende conto di voler soddisfare delle necessità.

E’ inoltre vero che, sovente, si russa a causa di un problema al setto nasale, a piccole deformazioni nella prima parte del tratto respiratorio, o ad altri problemi fisici o post operatori, ed essendo che il naso è la zona del corpo dalla quale entra la “vita”, cioè l’aria che si respira, significherebbe che c’è un blocco del vivere l’esistenza nella più totale serenità.

Quasi come ad aver paura di pensare che tutto, nella vita, può andare sempre bene senza doversi preoccupare di nulla. Sembra impossibile. E’ bene non mollare le briglie ma tenere le cose sotto controllo. E’ bene non fidarsi troppo della bellezza della vita. E’ bene, ad esempio, accumulare denaro perché “non si sa mai”, oppure dare sempre il proprio consiglio perché considerato il migliore per evitare disguidi, è bene avere sempre quattro occhi anziché due, oppure essere più pessimisti che ottimisti, e moralisti, e paurosi. Gli esempi possono essere più di mille e identificano sempre una persona che non è libera. Che fatica appunto ad avere nuove vedute, sicuramente anche più sane per essa stessa, e che apre poco la mente lasciandosi andare con fede.

Purtroppo è molto difficile tranquillizzare una persona che ha paure così intrinseche, tutti quanti abbiamo paure inconsce, ne siamo pieni, così come è difficile far loro cambiare idea soprattutto dopo che vivono così da una vita.

Secondo Louise L. Hay, scrittrice e pioniera del Pensiero Positivo, per cercare di smettere di russare, una valida soluzione sarebbe quella di liberarsi del passato e di tutto ciò che non è Amore avendo fede nella vita e nel futuro senza preoccupazioni. So che è dura ma l’allenamento è davvero utile. Si dovrebbe vivere tenendo a mente che la gioia è il primo ingrediente della vita e, come esercizio, consiglia di dire, anche più volte ogni giorno, ad alta voce, la seguente affermazione:

Mi libero di ciò che è diverso dall’ Amore e dalla gioia nella mia mente. Procedo dal passato verso il nuovo, la freschezza, la vitalità –.

Un esercizio che è da svolgere concentrandosi e credendo, il più possibile, in quello che si afferma. Potete provare. E’ gratis e non ha controindicazioni. Vi auguro notti serene e silenziose.

Prosit!

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Ama e ama e ama…

E’ davvero difficile amare. Amare in modo vero, sincero, puro, quando…. non si è corrisposti.

Quando ad ogni nostro slancio di entusiasmo si riceve una mazzata sulle orecchie che ci rintrona per un attimo moooolto lungo.

Poi ti ripigli, sbatti un po’ le palpebre e ti dici – Ama, non fa niente, tu ama, continua ad amare, ama, oltre qualsiasi cosa, sopra il tutto, ama, spingiti oltre… – e intanto lo stomaco si lacera, il cuore si vena, gli occhi si riempiono di lacrime e vorresti urlare.

Ok, dopo questa introduzione penso sia giusto scrivere anche una premessa al fine di comprendere questo post al meglio anche perché già sento che mi verrà fuori confuso….

Si, mi sto riferendo a quando si decide di amare incondizionatamente. A prescindere. Che già il termine “decidere” è sbagliato perché è una cosa che non la si determina anticipatamente, ma ci sono avvenimenti nella vita che ci accadono, al fine di insegnarci qualcosa, e spesso dovremmo prenderli, nonostante forse la sofferenza che ci regalano e, anziché tenerli come una spada di Damocle puntata sulla nostra testa per tutta la vita, quasi fieri di avere un melodramma triste da raccontare, trasformarli in qualcosa di positivo. In una specie di allenamento, per cercare di riuscire a vivere meglio. In modo più felice. Per evolversi si potrebbe dire.

Il tema che ho scelto, quello dell’amare in tale maniera, è sicuramente il più difficile tra tutti a mio avviso. E’ collegato ad un milione di altre cose.

Detto questo, non intendo affermare che è giusto farsi maltrattare da qualcun altro o permettere a chi ci sta di fronte di mancarci di rispetto, ma vorrei sottolineare quanto è dura accettare i comportamenti dell’altro quando non sono come i nostri, quando non ci appartengono, quando ci fanno più male che bene, quando non rispondono alle nostre aspettative provocano malessere. Mi riferisco ad un altro che non la pensa come noi e che si, è vero che ci reca dolore, ma non lo fa apposta. Non ci pensa. E’ innocente. Ma noi sentiamo male. Questo è il dramma. Un male tremendo e… vorremmo concluderla lì. Certo, sto naturalmente parlando prevalentemente di un rapporto di coppia, ma potrebbe non essere l’unico tipo di legame al quale correlare tali affermazioni. Quando si è in Amore, in modo totale, non c’è sofferenza di alcun tipo e quindi nemmeno le mazzate sulle orecchie esistono, ma arrivare all’amore incondizionato è un percorso di scalini, duri e faticosi, ci sono degli step e, prima di giungere al traguardo, purtroppo, si sta anche male.

Ora, mettendoci tutto il nostro impegno, credetemi che ce ne vuole parecchio, si potrebbe anche riuscire a sorpassare il dolore della fitta nel fianco che subiamo, ma la cosa più importante da fare è chiedersi – Ma sono davvero felice? -.

Riuscendo ad ascoltarsi attentamente, nel più profondo, e producendo una buona dote di sincerità, vedrete che si può rispondere tranquillamente – No -. Perché è difficile dare amore mentre si viene feriti. Perché è difficile essere felici quando per la prima volta, dopo sette mesi di relazione, lui ti chiama “Amore”, tu fai i salti di gioia e poi scopri che è stato solo uno scherzetto del correttore automatico. Sul serio! E’ difficile essere felici dopo che da due giorni si aspetta di sentire la sua voce, poi finalmente riesci a chiamarlo e lui ti risponde di corsa salutandoti di fretta perchè sta iniziando la partita di calcio. E’ difficile essere felici quando lei ha organizzato di andare a fare un viaggio, prospettandolo come uno dei più belli della sua vita, e non ti chiede di accompagnarla. E’ difficile… accettare. L’accettazione è qualcosa che può rodere, che graffia forte come artigli possenti.

A questo punto, tante persone potrebbero iniziare a parlare di mancanza di rispetto ma altre invece potrebbero rispondere che il rispetto nasce proprio nel lasciar libera, al 100%, quella persona che sta assieme a noi. Senza interferire nella sua vita, senza costringerla, senza amputare nulla della sua libertà. Permettergli persino di andare a letto con un’altra. Certamente. L’amore è amore, il sesso è sesso. Due cose completamente differenti.

Nella savana, un leone che si tromba dieci leonesse, mica subisce le angherie della leonessa precedente una volta rientrato in tana. La natura vuole che si prolifichi, noi non prolifichiamo, godiamo solamente, appaghiamo un nostro bisogno, un piacere, ma è comunque sempre un bisogno intrinseco. Ancestrale. Senza nominare gli animali che hanno sicuramente una mente meno sviluppata della nostra e non hanno una morale o una ragione, potremmo prendere popoli di altri Paesi che non temono assolutamente, nè rifiutano, il fatto di andare a letto con più persone contemporaneamente. Quindi, i nostri, sono solo schemi mentali. Quindi siamo praticamente vittime, e soffriamo per questo, di una nostra educazione ricevuta.

Altri ancora invece pensano che se davvero ami una persona non ti viene lontanamente in mente di fare sesso con un’altra. Ma io mi chiedo se questo criterio può continuare per molti anni, anche dopo la famosa “abitudine” o se ha modo di esistere anche in caso di rapporti a distanza. Quei rapporti in cui ti vedi magari solo una volta al mese.

E quindi insomma che, detta così, sembra davvero facile ma non lo è per niente. Non è facile dare a qualcuno un “buongiorno”, al mattino, pieno di gioia e caloroso affetto e ricevere un freddo – ‘giorno – semplicemente perché quella persona non è calda come noi, o non ha mai ricevuto affetto e non sa come offrirlo. Penso altrettanto però che, molte cose, non si debbano imparare. Le abbiamo dentro e nascono spontaneamente. Se si ama davvero.

Il discorso alla fine è un altro. Si ha voglia di continuare così o è meglio andarsi a cercare una persona più simile a noi che ci saluta affettuosamente al mattino o che se va a fare un viaggio ci invita perché ha piacere a stare con noi? Direi la due. Ma, dopo aver detto la due, sorgono i primi dubbi: è allora davvero amore incondizionato, a questo punto, o soltanto l’appagamento inconscio di alcune nostre umane necessità? Umane e più che comprensibili.

Non voglio estremizzare. Ci sono coppie che stanno insieme solo per un vero e proprio ritorno, io non parlo di questo tipo di legame che davvero non mi piace e lo trovo abietto. Mi si perdoni il giudizio. Mi riferisco alla via di mezzo, a quei bisogni umili e che hanno modo di esistere proprio perché… dove sta il limite? E c’è un limite? Quanto posso accettare? Fin dove posso spingermi? Per quanto tempo ancora posso provare quella puntura forte nelle viscere che non mi fa stare bene?

Basta, vaffanculo, non lo sopporto più. Vorrei che facesse… vorrei che dicesse… -. Alt! Dov’è l’Amore in tutti questi “vorrei”?

E quel “basta”, che in verità non riusciamo a dare, è davvero amore o è paura della solitudine? Perché in realtà si può amare comunque anche lontani. Si può amare anche una persona che non è con noi o non lo è più, anche se il vero amore, presumo, riesca a far andare tutto a pennello e il puzzle si crea. Si crea perché l’amore è alla base di tutto. Non c’è niente di più forte dell’amore. Perché se è vero che l’amore move il sole e l’altre stelle pensate davvero non riesca a far combaciare due esseri umani se la loro unione è vita? E’ creazione di qualcosa di meraviglioso? (Non parlo di figli). Se sei amore sei luce e quella luce la si vede. Abbaglia. L’amore è il nutrimento primario della creatività. Quando si è pieni d’amore si crea, deve uscire in qualche modo o scoppieremmo. Se c’è apatia, non c’è amore. O per lo meno ce n’è molto poco. Se c’è paura, insofferenza, tristezza, de-pressione, non c’è amore.

E insomma, sapete bene ormai, se mi conoscete, che io sono quella delle sfumature di grigio e per me ce ne sono ben più di 50 e con meno erotismo.

E allora che si deve fare? Mollare tutto e quindi perdere la possibilità di capire, di provare un qualcosa di nuovo grande come l’amore?

O bisogna continuare rodendosi l’anima perché a tutti i costi occorre spingerci oltre il limite se vogliamo capire qual è, il vero amore di cui parla l’Universo?

Solitamente, in questo mio blog, sono io quella che offre il risultato bell’è pronto su un vassoio d’argento. Lieta oggi di mostrarvi la mia umanità. Non potrei mai, perdonatemi, competere con la maestosa, potente, complessa, o forse semplicissima, forza dell’amore.

Ma qualche riflessione probabilmente avviene.

Prosit!

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Come riescono realmente le Frequenze a modificare la nostra Vita

Quando ero più giovane ricordo che a scuola odiavo letteralmente le materie scientifiche, non me ne vogliano i docenti di tali dottrine ma così era. Ero molto più portata per quelle umanistiche che permettevano, a mio avviso, di spaziare di più, di raccontare, c’erano meno recinzioni attorno, meno regole da ricordare a memoria e meno calcoli da dover fare.

Matematica, chimica e fisica le detestavo proprio.

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Col tempo, crescendo, sicuramente sarà capitato anche a molti di voi, i miei gusti cambiarono. Facendo la scuola di Estetista Professionale dovetti entrare nel mondo della chimica obbligatoriamente per studiare le componenti di un cosmetico e per comprendere al meglio il funzionamento del corpo umano perché tutto è chimica, anche le cose che definiamo “naturali”. Iniziai così ad apprezzare molto quella materia e mi veniva quasi facile studiarla. I vari calcoli, di scomposizione ed elettroni, meritavano da parte mia sempre un certo tempo di ragionamento ma poi mi riuscivano quasi come per magia e la soddisfazione era molta.

Stessa cosa per la matematica che non adoro ancora oggi ma comprendo di più. Essendomi poi appassionata alla numerologia mi sono resa conto di come i numeri davvero fanno parte della vita e non è poi così difficile mettere in pratica alcuni esercizi.

La fisica però, collegandosi alle filosofie che da tempo studio, mi ha davvero appassionata. Non sono in grado di fare tutte quelle operazioni strane piene di proprietà e grandezze varie, no, non ci capisco nulla, ma la sua teoria mi affascina.

Le sue leggi mi incantano e quelle appartenenti alla Fisica Quantistica ancora di più. La Fisica Quantistica, o Meccanica Quantistica, è una branca della fisica tradizionale che studia prevalentemente l’Energia arrivando a stabilire che tutta la realtà è Energia e quantificabile in quanti ossia le particelle più piccole e indivisibili dell’Energia. Il fisico Max Planck fu il primo a scoprirle.

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Questa materia tratta di fenomeni ben determinati e reali, una cosa che mi appaga e, se vogliamo, mi coccola durante i miei esperimenti.

Sapere che quel dato fenomeno così è, e non può essere diversamente, è una sicurezza nonostante lo stesso Planck affermi che regole ferree non hanno modo di esistere. L’uomo dovrebbe accettare il fatto che non deve e non può capire tutto ma, al massimo, interpretare.

Prendiamo ad esempio la Legge di Risonanza, sorella se vogliamo della Legge di Attrazione, spiegata bene in un convegno da Fabio Marchesi, ingegnere in scienze applicate, dottore in informatica, ricercatore, scienziato e chi più ne ha più ne metta, che spiega come i fisici si siano accorti che la coscienza e il pensiero (e quindi anche le emozioni) vanno indicati come entità fisiche.

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Non sono aria fritta capite? Ebbene si, è davvero un argomento molto affascinante questo. Facendo i loro esperimenti con gli elettroni capirono che era come se quegli elettroni sapessero cosa dovevano fare, anzi era proprio così, avevano perciò una loro intelligenza e un determinato comportamento. Questa è scienza non è spiritualità.

La Legge di Risonanza solitamente viene illustrata attraverso l’uso di un diapason ossia uno strumento che genera la nota giusta alla quale tutti gli strumenti musicali si possono accordare. Se facciamo vibrare un diapason possiamo notare che gli oggetti circostanti non mutano (per lo meno ad occhio nudo) la loro forma o la loro stabilità ma, se accostassimo al nostro diapason un atro diapason (ossia un oggetto identico al primo, della stessa identica costituzione) ecco che anche lui inizierebbe a vibrare.

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Questo significa che quando una vibrazione incontra le sue stesse frequenze avviene una specie di “nascita”; nasce l’avvenimento.

Lo stesso esempio si potrebbe fare con gli ultrasuoni o infrasuoni. Alcuni suoni, definiti anche onde meccaniche sonore, non sono udibili dal nostro orecchio ma esistono. Lo sanno bene le zanzare, i pipistrelli e persino i nostri cani. Solo quando il suono raggiunge la frequenza adatta a noi il nostro orecchio riesce a percepirlo e nasce così l’avvenimento, l’udire. L’aver sentito. Altrimenti no.

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Cosa significa tutto ciò? Significa, come dicevo prima, che i nostri pensieri e le nostre emozioni, frequenze anch’esse, entità fisiche (!), faranno nascere l’avvenimento a seconda delle frequenze alle quali vanno a collegarsi.

Perciò, sembra impossibile, ma la scienza dice finalmente che: se io sono triste e produco pensieri negativi essi faranno nascere in me un’emozione negativa che andrà ad incontrare le frequenze negative intorno a me, le quali, in questo caso, non mi rimanderanno indietro un suono ma una situazione, un accadimento naturalmente triste.

Sarà quindi inutile ch’io passi il tempo a sperare di arricchirmi se mi piango addosso perché mi reputo povera, così come sarà impossibile ch’io riesca a stare in salute se ho paura delle malattie e mi preoccupo per quello che ascolto e vedo alla televisione.

Perchè, come dico sempre, è quello che realmente sentiamo dentro ad essere importante.

Data Flow XXL Series

Se voglio che mi accada una cosa bella dovrò mandare belle frequenze.

La Meccanica Quantistica ha dimostrato che tutto è possibile per l’Universo e nell’Universo, quello che impedisce agli uomini di credere al miracolo è la difficoltà che hanno come coscienza di credere ai miracoli.

La Fisica Quantistica quindi, spiegandola in questo modo, si dimostra utilissima nella nostra vita e nelle nostre giornate.

Ogni giorno che viviamo emaniamo dei pensieri e delle emozioni che andranno a congiungersi con determinate frequenze. Quando ci guardiamo allo specchio al mattino, quando prendiamo l’auto per recarci al lavoro, quando entriamo dal panettiere o andiamo in posta o controlliamo la cassetta delle lettere. Sempre, costantemente.

La Fisica Quantistica afferma che se impariamo a modificare i nostri pensieri essi andranno a collegarsi ad altre frequenze ed è semplicemente per questo che la nostra vita può migliorare. Ecco perché si dice che siamo noi a creare la nostra realtà. Perché è vero.

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Ed ecco perché un lamentante avrà sempre di che lamentarsi mentre un ottimista sarà sempre contento. Quando consideriamo qualcuno “fortunato” stiamo sbagliando. La fortuna non esiste, è lui che si è creato quella bella realtà.

Purtroppo gli schemi mentali, l’educazione che da sempre abbiamo ricevuto e la società in cui viviamo, non ci permettono di vedere la positività ovunque, ci hanno riempito di paure. Abbiamo paura di “farci male”. Ci viene subito in mente la frase – e se poi non andasse così?…-

Ma lo ripeto è solo questione di allenamento. Allenamento – Pazienza – Costanza. E’ un’esercitazione dura. Io stessa continuo a metterlo in pratica ma non demordo.

Prosit!

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