Lo Starnuto – la manifestazione del fastidio

SALUTE!

Si sa che lo starnuto è una violenta espulsione di aria provocata dal nostro corpo quando deve svuotarsi velocemente da un eccesso di elementi considerati da lui nocivi (può anche essere un odore sgradevole). Quest’aria, che ha sede nei polmoni, è infatti caratterizzata anche da sostanze che il corpo tende ad espellere provocando questo scossone definito – involontario – per noi.

Il meccanismo dello starnuto è estremamente affascinante e attivato da sensori del Nervo Trigemino. Prende in considerazione diversi fattori come: la contrazione muscolare, l’espulsione di agenti patogeni, la fuoriuscita di liquidi, la pulizia delle mucose e la sua velocità può raggiungere addirittura i 320km/h. Decisamente meglio di un soffiatore!

Andando oltre la situazione fisica, lo starnuto è un sobbalzo che ci avvisa quanto fastidio e quanta intolleranza racchiudiamo in noi.

Le persone che starnutiscono sovente o le persone allergiche (vedi articolo https://prositvita.wordpress.com/2015/04/03/guardare-le-allergie-e-le-intolleranze-da-un-altro-punto-di-vista/ ) sono persone spesso infastidite da varie cose, situazioni o persone e desiderano sbarazzarsi di quello che vivono come una seccatura. Si tenga anche conto che si può starnutire solo in determinati periodi della vita. Conosco ad esempio una signora che ha starnutito moltissimo fino all’età adolescenziale e poi, dopo essersi sposata e aver costruito la sua famiglia, non ha praticamente più starnutito se non in modo “normale”. E’ vero che più cresciamo e più si rinforza il nostro apparato immunitario, il nostro organismo cambia e cerca sempre di adattarsi, ma è anche vero che occorre tener presente vari fattori.

ETCIU’!!!

Come dicevo, le persone che invece starnutiscono molto, possono essere puntigliose in alcuni aspetti della loro vita, amano la perfezione e avere il controllo. Sono abbastanza ansiose, s’intestardiscono facilmente e non accettano di buon grado di essere spodestate dal loro ruolo. La casa deve essere pulita, i figli devono andare bene a scuola, l’apparenza per loro conta molto, conta far bella figura e temono il giudizio degli altri. Ma la questione principale è che molte cose le rendono intolleranti.

Questo avviene perché sono anche sensibili pur non riconoscendolo o mostrandosi “di polso”. Questa loro sensibilità, che le rende più vulnerabili ma anche empatiche, è una qualità meravigliosa ma che a loro causa inquietudine. Hanno bisogno di appoggi e sentirsi al sicuro.

Sono persone che covano una scontentezza di fondo. Un qualcosa non le appaga totalmente, nonostante, per alcuni, pare conducano una vita agiata o un’esistenza libera e invidiabile.

Quando la natura intrinseca è satura di fastidio nutrito, esplode attraverso lo starnuto che aiuta a liberarsi ma avvisa anche dell’esistere di una dose consistente di scontentezza che occorrerebbe trasformare in gioia. La cosa difficile, a volte, è che non si sa riconoscere cosa nutre questa infelicità perché appartiene alla parte più profonda di noi che, per uscire, deve appunto essere scossa violentemente.

Bisognerebbe guardare di più quello che si ha rispetto a quello che non si ha, preoccuparsi di meno e soprattutto accettare maggiormente il comportamento degli altri senza giudicare.

Lo starnuto provoca una fuoriuscita di liquidi anche dal naso e dagli occhi. Tutti simboli di tristezza per un qualcosa che non si riesce a sopportare ne a perdonare. Forse una situazione.

OGNUNO STARNUTISCE A MODO SUO

Trattenere uno starnuto non solo è pericoloso, perché si comprimono i canali del nostro corpo (di torace, gola e testa) ma non si permette al corpo di svolgere una funzione della quale ha estremamente bisogno sia dal punto di vista fisico che psicosomatico. Ha bisogno di liberarsi, di eliminare quel disgusto trattenuto .

Si starnutisce in diversi modi e soprattutto a seconda di dove ci troviamo e con chi ma, solitamente, una persona che trattiene i suoi starnuti è una persona che non ama disturbare, ama essere stimata ma non vuole darlo a vedere, ha il senso del bello e non sopporta far brutta figura. Chi invece, quando starnutisce, provoca un boato assordante è un individuo che ha bisogno di essere visto e considerato, spesso si comporta da giullare, prova sovente a passare per quello più furbo degli altri ed è gioviale e scherzoso. C’è anche chi durante lo starnuto sembra un bambino e, attraverso quel meccanismo, mostra un’innocenza della quale sente la mancanza in quanto crede di non potersela più permettere. Vuole coccole e sostegno e ama essere al centro della vita di chi gli è caro.

AUGURATI IL BENESSERE

Quando starnutiamo siamo soliti dire a noi stessi (se diciamo qualcosa) frasi come:

Ohi ohi… mi sa che ho preso il raffreddore!

Mamma mia deve avermi dato fastidio quella cosa là

Oppure si fanno battute di tipo popolare che usavano i nostri nonni:

Salute! …Che se ne và!

Eccììì-culatta in puve! – (da me in Liguria significa “cioccolata in polvere”)

Etc…

Ma raramente affermiamo esclamazioni come:

Oh! Bene! Un po’ di fastidio se ne è andato! Ora ne ho meno!

Molto bene! Adesso ho più salute di prima!

Via tutta quest’immondizia! Largo alla pulizia e alla gioia!

Il mio splendido corpo si è pulito! Che bellezza!

Queste citazioni sono importantissime perché, attraverso le nostre memorie, associamo lo starnuto ad una infiammazione o comunque ad uno “star poco bene” come se fosse il preludio di una malattia.

Sappiamo che si può starnutire anche per la luce solare (vengono solleticati i sensori del Trigemino) ma dal nostro inconscio non parte un input dedicato al sole. Frasi positive, come quelle che ho riportato, aiutato a cancellare le memorie vecchie costruendone delle nuove, a furia di dirle, e pian piano ogni starnuto diverrà fonte di benessere fino a scomparire. Ossia si starnutirà molto meno.

Il nostro corpo ha bisogno di starnutire, deve ripulirsi. Lo stranuto è come la pipì, attraverso lui si fa pulizia, ma sempre nella giusta dose.

Solitamente ultimo i miei articoli augurando – Prosit! -, questa volta trovo carino dirti – Salute! -.

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Quella Tuta che chiamiamo Corpo

IO E IL CORPO – UNA COSA SOLA

Siamo abituati a pensare di essere un semplice corpo. Crediamo di essere un semplice corpo e viviamo come tale. Ci vediamo fisicamente, muoverci nel mondo, con i nostri limiti segnati dalla pelle che ci riveste e, oltre lei, inizia immediatamente la realtà esterna. Non ci siamo più noi, c’è “il fuori”. Siamo abituati e convinti di questo. Persino la mente la definiamo come una specie di parte del corpo.

Fin da quando eravamo piccoli siamo stati educati a dire – Sto male -, – Ho male -, – Mi fa male – ogni volta che provavamo un qualsiasi tipo di sofferenza fisica. Non abbiamo mai detto – Il mio corpo sta male – o – Il mio corpo si è fatto male – come se fosse un qualcosa di distaccato da noi. Questo avrebbe potuto aiutarci molto anche nei confronti delle angosce emotive che ci impiegano un secondo a diventare fisiche: respirazione affannata, pianto, attacchi di panico, senso di oppressione sul petto, mal di testa, nausea…

Questo non significa non essere sensibili al dolore, al caldo, al solletico, etc… siamo dotati di neuroni, di corpuscoli (Ruffini, Krause…) di cellule apposite atte a proteggerci, ad avvisarci, ma viviamo queste situazioni come se fossero nostre e non di un corpo che dovrebbe essere visto, semplicemente, come una tuta apposita che dobbiamo indossare per trascorrere questo tempo terrestre. Sulla luna abbiamo bisogno di un apposito abbigliamento. Se andiamo sott’acqua abbiamo bisogno di un apposito abbigliamento. Se andiamo sui ghiacciai abbiamo bisogno di un apposito abbigliamento. Ebbene, non ci rendiamo conto che anche per vivere i nostri giorni su questo pianeta abbiamo bisogno di un apposito abbigliamento. Il corpo.

Non ci osserviamo, come se fossimo (anche) un’entità esterna, guardandoci. Guardando quel corpo e dicendo – E’ mio ma non sono io. Io non sono lì -.

PALOMBARI TERRESTRI

Perché noi non siamo il corpo. Per la precisione il corpo è soltanto una parte di noi. Importantissima, ma è solo un equipaggiamento.

In effetti non è separato da noi, siamo un tutt’uno, e con esso compiamo la nostra trasmutazione ma quello che intendo dire è che, all’occorrenza, possiamo uscire da esso. Non mi riferisco a viaggi astrali o cose simili ma semplicemente che se riuscissimo di più ad identificarci con l’anima anziché con il nostro fisico e vivessimo come anima la nostra vita, comprese le emozioni subite, esse apparirebbero nettamente differenti. Innanzi tutto perché “subite” non lo sarebbero più. Saremo noi a governare loro e non loro a governare noi.

A farci soffrire è infatti l’attrito che la mente ci obbliga a compiere davanti agli avvenimenti che ci accadono. L’anima va oltre. Vede con altri occhi e soprattutto riconosce la bellezza dell’insegnamento. A lei, gli schemi mentali non interessano. Non sa nemmeno della loro esistenza.

Non avete occhi per vedere (avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?) – (Gesù)

Il problema sta nel fatto che ci riconosciamo come corpo ma nei confronti dell’anima pensiamo invece essere una parte in più che abbiamo. Come un accessorio. Il portafoglio. Chi non ha un portafoglio? Tutti ne abbiamo uno. Un qualcosa che un domani ci permette, in qualche modo, di giungere nel tanto ambito Paradiso visto che il corpo andrà sotto terra. Oh! Bene. Ora che sappiamo che un accessorio nostro andrà in cielo siamo molto più sereni. …E se tu sei cattivo e un’anima non ce l’hai, ti consiglio di andare a comprartene una altrimenti non ci vai, lassù, tra le nuvole...

Quello che si sente dire infatti non è – Sono anima – bensì – Ho un’anima – ed è sbagliato.

Pensiamo l’esatto contrario di quello che è, dando posizioni e meriti a cose che dovrebbero stare un passo indietro. Questo accade perché l’essere umano ha sempre e costantemente bisogno di vedere, di toccare, di constatare. La paura della quale è intriso non gli permette di abbandonarsi alla fede/all’amore. L’immagine che abbiamo di noi è quella di una testa, due braccia, due gambe e stop. Non consideriamo minimamente di essere luce, di essere energia, di essere in realtà una nuvola fluttuante e informe, molto grande, che si sposta per il mondo e agisce attraverso un continuo movimento vibrazionale delle molecole. E cos’è l’energia? L’energia è movimento.

Non consideriamo di essere grandi quanto la stanza nella quale siamo, e qui mi fermo per non essere mal compresa, ma… altro che stanza! Un passo alla volta però. Provate ad immaginare quindi come potrebbe essere una vita passata sotto a quest’ottica. Se solo potessimo vederci come l’Universo ci vede, una volta scoperto ciò che realmente siamo, ce ne daremo tante ma tante che Suor Nausicaa a confronto toglieva la polvere dai petali di rosa.

FATTO A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA

Il corpo è lo strumento principale che possediamo per trasmutarci, ossia per riconoscere che cosa realmente siamo e per mostrarci che, alla fine, ben poco abbiamo a che fare con lui. E’ proprio nel corpo, e attraverso il corpo, che modifichiamo le nostre vibrazioni fino a compiere una vera e propria trasformazione del movimento molecolare potendo così mandare frequenze diverse da quelle che emaniamo e in grado di agganciarsi o incontrarsi con quelle universali.

E’ grazie al corpo che passiamo da uno stato di “sonno permanente” ad un risveglio totale che ci permette una connessione completa con l’energia cosmica, in quanto già siamo energia cosmica ma non lo riconosciamo. E’ ottenere la potenza dell’Universo laddove, l’Universo, vedendo come invece ci comportiamo, si martella esso stesso i gioielli di famiglia gridando nell’atmosfera – Dove ho sbagliatooo???!!! -.

Serve percepire e non capire. La logica e la razionalità appartengono al Tutto ma non sono il Tutto. Serve mettere da parte la mente (che mente) schiava della nostra situazione terrestre e agire d’intenti. Serve non confondere, usare il nostro “sentire”. Comprendere (prendere con – prendere in sé) e quindi accogliere, sentire dentro.

Non finiamo là, dove il nostro strato corneo epiteliale smette d’esistere. Immaginatevi un alone ampio, grande, che ci avvolge e si muove attorno a noi. Immaginate di contenere al vostro interno le altre persone, gli alberi, i luoghi, le sensazioni, le gioie. Questo siete. Scintille luminose. Piccole parti di un’intelligenza senza fine che vi ha portato sin qui dotandovi di un corpo, cioè di qualche atomo, perché in questo particolare ambiente, la condizione obbliga ad averlo.

Prosit!

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Il Cavagno dell’Intelligenza (per me)

SOLO L’OMBRA DI UNA GRANDE FAMA

Ho conosciuto e frequentato per diverso tempo una persona, a mio avviso, molto intelligente o per lo meno così sembrava. Era un uomo anzi… lo è ancora, ma parlerò all’imperfetto in quanto non condivido più il mio tempo con lui.

Era una persona affascinante e sempre capace di risolvere qualsiasi problematica trovando soluzioni perfette, e in breve tempo, che sollevavano l’animo di chi era in difficoltà. Astuto, lungimirante, acuto, aveva secondo me un’intelligenza fuori dal normale e, quando parlava, m’incantavo ad ascoltarlo. Sembrava un’enciclopedia vivente. Conosceva ogni cosa, di qualsiasi argomento.

Capace, per nulla stupido, appariva supponente a volte ma solo perché non aveva paura di affrontare gli altri e il loro giudizio, e questo, agli occhi della gente, lo faceva passare per uno che guardava tutti dall’alto in basso. Inoltre… non sopportava i tonti e nemmeno le decisioni tonte o i metodi tonti quindi, questo, ai tonti, non piaceva.

Con la sua parlantina e la sua abilità da gran paroliere mi rapiva e, spesso, sentendomi piccola al suo cospetto, lo innalzavo dove pochi erano arrivati nelle mie valutazioni.

M’incuriosiva stuzzicando la mia sete di sapere. Ogni mia domanda aveva una risposta. Ogni mia frase una sua quotazione. Ogni mia riflessione un suo giudizio. Mi accorsi poi, col tempo, che ogni suo giudizio però era contrario (sempre) a tutto quello che io dicevo o esprimevo. Dapprima in modo dolce, come a volermi spiegare e far crescere, poi sempre più tagliente e in opposizione tanto da farmi, col passare dei giorni, sentire una stupida. Errore mio naturalmente.

Oggi so che era solo un suo bisogno. Il bisogno di dimostrare che lui sapeva anche altro. Non gli bastava dire – Sì è vero -, lasciando soltanto a me la soddisfazione, doveva per forza far vedere che lui riusciva ad andare oltre . Era un suo bisogno/demone. Doveva dimostrare che era più che adatto (si sentiva inadeguato e non all’altezza intrinsecamente: un insicuro cronico).

SEMBRAVA UN’INTELLIGENZA INVECE ERA UN CALESSE

Iniziai a pormi delle domande e, scrutandolo più accuratamente, ebbi modo di notare che non faceva così solo con me ma anche con molti altri. Gli unici che avevano per lui ragione e che anche se dicevano enormi castronate godevano della sua stima erano persone verso le quali lui pendeva dalle loro labbra. Un’assurdità che non stava in piedi al vederlo così austero e tutto d’un pezzo, quasi granitico nei suoi discernimenti e nel suo modo di ragionare mentre conduceva la propria vita.

Riconobbi anche due caratteristiche che ben poco mi piacquero e mi fecero drizzare le antenne. A lungo andare, infatti, vidi che questa persona:

1) non mi chiedeva mai – scusa

2) non ammetteva mai di aver sbagliato

Aveva sempre ragione lui. A costo di arrampicarsi sui vetri, di offendersi, di rigirare la frittata (e chi più ne ha più ne metta) lui doveva averla vinta.

A quel punto mi ci volle poco a comprendere che, in realtà, la sua non era saggezza era saccenza. La sua non era conoscenza intrinseca ma bisogno di stupire. Ma soprattutto la sua non era intelligenza ma istruzione. Ci rimasi male ma di questo, lui, non aveva colpe. Avevo fatto tutto io, sbagliando a valutare.

Ecco, di questo vorrei parlare; della grande differenza tra intelligenza e istruzione. Un filo sottile che spesso ci trae in inganno e poi ci lascia delusi e amareggiati.

Vedete, l’intelligenza è stata studiata da molti esperti anche solo per riuscire a descriverla decodificando bene cosa fosse. Dove nasceva? Cos’era? Dov’era? Come si muoveva? È stata anche suddivisa infine in varie tipologie e questo porta a capire come un individuo possa essere dotato di un tipo di intelligenza ma non di un’altra.

PIC-NIC INTELLIGENTE

Molto semplicemente io penso che l’intelligenza sia un cavagno. Sì, un cestino. Un cestino pieno di roba. Un cestino pieno di qualità con una bella tovaglietta a quadretti bianchi e rossi a ricoprirle.

L’intelligenza è sicuramente costituita da quelle peculiarità considerate scomode dai più ma utili all’essere umano come: la furbizia, il sano egoismo, l’intolleranza, l’ostinazione, l’oculatezza e vari “saperi”. Sapersela cavare, saper valutare, saper cogliere le occasioni, saper approfittare, saper osservare, etc… ma senza la presenza di determinate virtù all’interno di un individuo, prettamente figlie dell’Amore, io non so se si può considerare Intelligente quella persona.

Sto parlando di umiltà, di gentilezza, di compassione, di bontà, di delicatezza, di leggerezza, di altruismo, di comprensione, di eleganza, di dolcezza, di tolleranza, di educazione, di pazienza, di gioia

Banalmente, io credo che una persona che non affermi mai di poter essere in torto e soprattutto pur accorgendosi di sbagliare non lo ammette non può essere considerata: Intelligente. E’ la mia personale opinione ma durante la mia esistenza penso essere questa la conclusione che ho dato al termine: Intelligente.

La persona Intelligente ha il modo. Il modo è importantissimo. E lo ha con tutti non solo con chi piace a lui a meno che non siano irrispettosi. In particolare, sa valutare bene le persone. Non considera – degno – solo chi riesce a tenerlo tra le grinfie e – non degno – chi invece a lui semplicemente non piace.

EXCUSATIO NON PETITA ACCUSATIO MANIFESTA (Chi si scusa s’accusa)

Sì, certo. Che c’è di male nell’accusarsi?

Penso che le persone che si ergono a docenti debbano prima di tutto essere intelligenti e poi istruiti. Avere quell’intelligenza, fine, che fa capire come tutti abbiano necessità di dolcezza, tutti abbiano necessità di pazienza e comprensione.

Gli esseri sono lì, di fronte a te e tu a loro puoi dare. Indiscriminatamente.

I tuoi sentimenti sono altre cose che non c’entrano in questo argomento anche se alcune Intelligenze, dal punto di vista neuroscientifico, li comprendono. Occorre essere equi. Equi  con gli altri, con se stessi e all’interno della situazione. Se tratti male il prossimo, se lo fai soffrire con i tuoi modi, se non lo consideri mai degno del tuo dispiacere (le famose scuse)… tu, per me, non sei intelligente. Puoi avere dieci lauree e mille specializzazioni ma non sei intelligente. L’Intelligenza non ti permette di fare volontariamente male per l’appagamento di un tuo bisogno. Fermi tutti, perché adesso qui si esce fuori dicendo che un serial killer può essere intelligente. E’ vero, certo che può esserlo. E allora vengo accusata di confondere l’intelligenza con la sensibilità. No. Sempre personalmente, credo che l’intelligenza comprenda anche la sensibilità. Un serial killer può essere intelligente in parte, può essere astuto, può essere calcolatore ma non intelligente in toto.

I grandi studiosi ancora oggi non sanno dare un’esatta valutazione dell’intelligenza. Si è giunti quindi a studiare che l’intelligenza può essere lo stato in cui ti adatti o reagisci ad un’eventuale situazione. Come la si affronta, come la si risolve. Una sorta di resilienza. Ma se ti offendi per una risposta ricevuta e ti preoccupi solo di mostrare te stesso la resilienza dov’è? Penso sia vero ma è come frammentare sempre l’intelligenza in qualche modo. Se invece vogliamo parlare di cavagno, e metterci dentro tutto quello che può aver a che fare con l’intelligenza, secondo me: la boria, la cattiveria, il sadismo, l’approfittarsi, la stupidità, il fastidio, la presunzione… etc… non ci stanno in questo canestro. O forse… forse sono io che frammento…

Beh… insomma… mi premeva dirvi di badare bene, di fare molta attenzione a confondere l’intelligenza con la cultura perché fa male, parecchio, scoprire poi la verità. Si perde completamente la stima di quella persona e ci si sente (anche se erroneamente) traditi e/o abbandonati. E la responsabilità, purtroppo, è solo nostra. Per questo, anche se posso sbagliare i concetti, ci tenevo ad avvisarvi.

L’intelligenza si sente, si percepisce come una carezza lieve sulla pelle. Non stuzzica la mente, ti sfiora il corpo e il cuore.

Prosit!

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Quel che ci riserva questa Benedetta Primavera

La Primavera è una delle quattro stagioni dell’anno e la riconoscono prevalentemente le popolazioni che vivono nelle zone temperate.

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Vivere la Primavera significa notare un cambiamento climatico rispetto alla stagione precedente, significa notare il rinascere della Natura attorno, dopo il riposo invernale, e percepire anche in noi stessi dei rinnovamenti che spesso sottovalutiamo o, peggio ancora, definiamo come disturbi e malesseri.

In realtà li accusiamo proprio così perché non ci sentiamo nel pieno delle nostre forze. Dovremmo però ragionare su una questione molto semplice: quando un neonato nasce ed esce dal ventre materno per affrontare il nuovo mondo, questa sua nuova vita, si sente alla grande e meravigliosamente bene? Direi proprio di no. E’ impaurito, infreddolito, i polmoni iniziano a bruciargli, gli occhi gli fanno male. Sente una nuova aria, una nuova atmosfera intorno a lui. Sente anche il vuoto intorno a lui. Non ci sono più le pareti materne che per nove mesi lo hanno accolto e avvolto. E’ tutto strano.

Noi, ormai adulti, di certo non sentiamo più queste sensazioni ma qualcosa di più leggero e affine si.

Perché la Primavera, è per tutti una specie di Rinascita.

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Per quello che riguarda l’Astronomia e il nostro Calendario (nom. Giuliano), la Primavera inizia il 21 di Marzo con l’Equinozio di Primavera e finisce il 21 Giugno, giorno del Solstizio d’Estate per lasciare il posto appunto alla calda stagione. In realtà, per gli effetti che la Primavera, può regalarci o farci subire, non ci sono date così precise ma, più o meno, possiamo tenerne conto.

Tenerne conto perché? Perché come ho detto, ci stiamo preparando a rinascere e abbiamo la possibilità di farlo al meglio.

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Bisogna innanzi tutto sapere che proprio il mese di Marzo, prende il nome dal Dio Marte (Mars), o Ares per i Greci, e viene riconosciuto come il mese del Pianeta Marte (Martius).

Il Dio Marte, Dio delle guerre e delle battaglie, di… tempi incerti alla ricerca della sicurezza più vera.

Horses Pulling Chariot In Sky

Può accadere tutto questo anche negli animi, può accadere quindi in noi. E’ una ricostruzione naturale e non solo un “cambio di stagione”.

Il Dio Marte, conosciuto anche come vittorioso modello di conquista attraverso duelli cruenti e uccisioni (e da lì la rinascita per alcune filosofie) era anche, per la mitologia Romana, il Dio della fertilità. Se pensiamo a Marzo pensiamo alla pioggia, pensiamo a ciò che è il liquido seminale per la Terra.

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Persino il simbolico spargimento di sangue di Ares lo era e, non a caso, in alcune culture, il sangue veniva versato al suolo affinchè, attraverso esso, Madre Terra venisse fecondata. E dalla fecondazione si sa, qualcosa nasce.

Tutto avviene attraverso processi che possono impiegare tempo e apparire anche poco simpatici (soprattutto per quello che riguarda il nostro organismo all’interno del quale qualcosa sta nascendo, si sta modificando).

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Per una pianta, far sbocciare fiori, che noi vediamo come bellissime opere d’arte naturali, è in realtà una gran fatica che eviterebbe volentieri ma, se lo facesse, non avverrebbe la riproduzione. Non ci sarebbero più piante. Questo è il senso.

Ciò che intendo dire è che, quello che percepiamo come sintomo negativo e di malessere non dovrebbe permetterci solo ed esclusivamente lamentele ma anche riflessioni. Cosa stiamo producendo? Cosa in realtà stiamo sviluppando o cosa stiamo “aggiustando”? Eventuali emozioni negative che abbiamo potuto provare durante il pre-Primavera, probabilmente adesso stanno andando via. Ma come vi ho già detto, un’emozione diventa fisica e reale nel nostro organismo solo dopo esser stata elaborata. Perciò percepibile fisicamente dopo averla vissuta. Oppure ancora, si scoprirà in futuro, ne stiamo “partorendo” delle nuove.

E’ inoltre importante sapere che, in questo particolare periodo, regna sovrana la sensibilità. Tutto è più sensibile non solo noi: l’atmosfera, l’emozione, il Pianeta, la forza universale. Saremo più sensibili anche verso gli eventuali benefici (di alimenti, di pensieri, di attività,…) che, se utilizzati al meglio, riusciranno a giovare il doppio. Noi saremo più sensibili verso le loro virtù e loro più potenti verso di noi.

Se abbiamo passato un periodo un po’ brutto ad esempio, concentriamoci sulla nostra ricostruzione. Meditiamo, ragioniamo, pensiamo, sforziamoci di sorridere anche se non dovrebbe essere uno sforzo! Ma svuotiamo però anche la mente da tutto quello che non ci serve. “Pulizie di Primavera” avete presente?

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Prendiamone atto ma soprattutto vogliamolo! E’ come se i nostri pensieri acquisissero potenza. Realizzassero con più facilità ciò che noi vorremmo. Per cui approfittiamone. Così dovrebbe essere vissuta la Primavera. State all’aria aperta, fatevi aiutare dalle forze della Natura. Toccatela la Natura, passateci del tempo assieme. Respirate la sua aria, nutritevi dei suoi prodotti così sani e così portentosi. Riequilibrate il vostro spirito e il vostro fisico.

Desiderate dimagrire o risanarvi? Sconfiggere quella preoccupazione? Allontanare quei pensieri negativi? Ottenere ciò che sognate? Questo è il periodo giusto. E io vi auguro di passarlo al meglio.

Prosit!

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