Chiedi a Madre Terra di tenerti per mano

Chi mi conosce sa che una delle mie più grandi passioni è girovagare in lungo e in largo per la montagna e, camminare in montagna, in base al territorio, può anche rivelarsi pericoloso.

Spesso si procede su sentieri stretti e disconnessi, senza protezione a valle e pieni di tranelli lungo il cammino. Ma qualsiasi punto di una strada montana, come qualsiasi punto di una città, può risultare pericoloso se non si fa attenzione. Ed è sempre bene, tra l’altro, non sfidare mai la Natura ne’ prendere sotto gamba il suo manifestarsi complesso.

Io mi riferisco in particolar modo a questo luogo alpino, pieno di natura, perché amo molto stare in lui ma ciò che sto per dirti sarebbe da mettere sempre in pratica.

I troppi pensieri, le distrazioni, le preoccupazioni posso impedirci di rimanere centrati e basta un attimo per mettere un piede in fallo e rischiare di farsi davvero male.

Per questo, oltre a rimanere centrata il più possibile, immaginando i miei piedi sempre ben saldati a terra, chiedo anche a Madre Terra di sorreggermi, o quantomeno proteggermi, in caso di caduta. E’ viva, è un essere vivo, non distaccato da noi, quindi ci sente benissimo ed è ben lieta di aiutarci. Inoltre ha un’intelligenza sopraffina, molto più geniale di quello che possiamo credere.

Ma andiamo con ordine. Innanzi tutto cosa significa centrarsi? Non vuol dire restare concentrati sulle nostre gambe senza più potersi godere quel mondo fantastico, semplicemente, significa mantenere collegata una parte del nostro interesse ai nostri piedi. Per fare questo occorre allenarsi alla Presenza, al vivere il Qui e Ora che spesso vi ho spiegato, per rendersi ben “svegli” e non i “dormienti” che spesso siamo anche se fuori dal letto.

Occorre sapere dove stiamo passando, sentire il terreno sotto la suola dei nostri scarponi, sentirne ogni sassolino, le eventuali vibrazioni, la morbidezza dell’erba… ad ogni passo, facendoci caso. Essendo lì. Essendo i nostri scarponi. Le prime volte è faticoso. Mantenere un’attenzione divisa non è semplice. Il nostro cervello dovrà decidere se farci sentire il terreno sotto ai piedi, o farci ammirare l’uccellino che si sta librando nel cielo, o il panorama. Col tempo, però, la mente allenata imparerà a fare questa specie di scissione e non ce ne renderemo neanche conto. Non faremo nessuna fatica.

Ma la cosa più importante da fare è chiedere alla Terra stessa di tenerci in piedi. Di proteggerci. Proprio come lo si chiederebbe ad un’amica. Come un bimbo che chiede al proprio padre di tenerlo mentre vuole provare a salire un gradino. Non c’è differenza.

Ognuno può effettuare la sua domanda come meglio crede, purchè questa sia ben chiara. L’energia della Terra, e della Natura tutta, deve ben comprendere che cosa vogliamo. Inoltre, non dobbiamo ne supplicare, ne pregare, l’importante piuttosto è ringraziare.

La richiesta deve avvenire come una sorta di ordine gentile. Non dev’esserci in noi autorità ma nemmeno la mancanza della dignità, quindi evitiamo frasi come – Madre Terra, per favore, se puoi, non farmi cadere… (tipo: se merito la tua grazia…) -, ‘ste parole patetiche non troveranno riscontro, ci vuole decisione e azione per ottenere in cambio quello che vogliamo. Avete mai visto un Mago o una Strega titubare, pieni di speranza, mentre effettuano un incantesimo convinti che ciò che comandano si concretizzerà immediatamente? Bene. Quindi una richiesta valida potrebbe essere questa – Madre Terra! Tienimi e sorreggimi con le tue grandi mani! Tra le tue forti braccia io sono protetta e al sicuro, nulla di male può accadermi! Grazie infinite, con tutto il mio cuore! -. Si nota una leggera differenza vero? La gratitudine sincera è la chiave di tutto.

Non usciranno mani a trattenerci le gambe o a prenderci a braccetto, semplicemente, grazie a determinati movimenti energetici, eviteremo di farci troppo male.

Ora, che sia chiara una cosa, questo non significa che non cadremo più. Se la nostra Anima richiede una caduta questa avverrà ma qui si finisce a parlare di un discorso molto più vasto che comprende tutto il nostro vivere consapevole e che per impararlo ci vorrebbe un intero corso di Alchimia Spirituale che dura mesi interi. Qui si sta parlando di un semplice esercizio che chiunque può fare per evitare cadute rovinose.

Attenzione anche ad un’altra cosa. Aver paura di cadere porta ovviamente a cadere. Continuare a pensare che questo esercizio può funzionare porta a cadere. Preoccuparsi del fatto che questo esercizio possa funzionare oppure no, porta a cadere. In ogni modo e in ogni forma, se decidiamo di dare nutrimento alla caduta, che sia un nutrimento positivo o negativo, essa avverrà. Questo significa che bisogna decretare la nostra richiesta a Madre Terra e poi non dobbiamo pensarci più. Anche per questo ci vuole allenamento.

Come ho detto a inizio articolo, la Terra, con la sua magnificenza, è ovunque, quindi possiamo provare a esercitarci in questo anche quando andiamo a lavorare o a fare shopping soprattutto se siamo persone magari sbadate o che si inciampano spesso.

Iniziate! Vi troverete molto bene.

Prosit!

Animale Guida – Come si usa? E se è disgustoso? – parte 2°

Bene, partiamo da dove eravamo rimasti. Occorre “diventare” il nostro Super Animale.

DIVENTARE LUI 

Devi innanzi tutto prendere confidenza con lui. Un po’ come fare amicizia con un nuovo cane.

Le prime volte ti dovrai dedicare a lui con un po’ più di dedizione poi tutto verrà veloce e spontaneo.

Chiudi gli occhi. Pensa intensamente ad un Topo. Nel primo articolo si parlava di lui. Osservane i più piccoli dettagli. Il pelo, i baffi, le piccole unghie, gli occhi lucidi. Prova, nella tua immaginazione, ad accarezzarlo, a farlo tuo. Quando senti di provare armonia verso di lui e ne inizi a percepire una sorta di connessione, dopo diversi giorni, prova a diventare lui. Non serve che ti trasformi, ti basta sentire lui dentro di te e tu in lui, divenendo il Tutto. Ora cerca di esistere come Topo. Il tuo cuore batte più veloce. Sei piccolo. Il mondo cambia prospettiva. Come senti? Come vedi? Dove vivi?

So che con certi animali questo può farti ridere se pensi a dove va a posarsi una Mosca e immagini di essere tu, ma è l’unico modo per diventare un tutt’uno con lei. In fondo, le Mosche, si posano ovunque, sui cadaver… ehm, no, scherzavo… sul formaggio! Va bene il formaggio?

Bene, ora che hai imparato a diventare lui salutalo, ringrazialo e amalo. Fallo di cuore. Adesso ordina in modo imperativo, ma non presuntuoso, al Topo, di concederti la o le forze che ti servono. Attento perché ogni animale ha anche caratteristiche negative come ti ho detto prima. Sii preciso. Devi conoscere molto bene il tuo. Se non ti trovi in una situazione allarmante, nella quale ti occorre velocemente diventare lui in tutto e per tutto per salvarti, cerca di valutare bene quello che ti serve. Il Topo infatti è anche troppo pignolo, rimugina in continuazione, ha paura, non si lascia mai andare… quindi scegli bene.

IL SUO MODO DI PARLARE

Se invece, diversi Topi, compaiono fisicamente nella tua vita e in modo significativo, può voler dire che non hai il coraggio di uscire dai tuoi schemi. Continui a crogiolarti nelle tue idee e nella tua zona di comfort, nonostante questa ti stia facendo soffrire e ti stia tarpando le ali solo perché hai paura dei cambiamenti. Ecco… i Topi possono prevalere, diventare una piaga, rosicchiare tutto (che equivale alle emozioni che ci corrodono dentro di quando vorremmo vivere diversamente ma non lo facciamo). Sono impertinenti, astuti, tradizionalisti.

Come farai, quindi, ad usare il Topo in tuo aiuto?

Se hai il Topo come Animale Spirituale e lo hai scoperto dopo una ricerca seria (e non tirando i dadi a FaceBook) è perché è il Topo che ti serve. Pertanto, studiane bene la natura. Conoscendolo a menadito saprai immediatamente invocare ciò di cui hai bisogno. Fallo. Fallo concentrandoti. Respira profondamente ma non respirare solo aria, respira quell’energia. Domanda e continua a domandare. Se non sei ancora un Mago non ti basterà schioccare le dita una sola volta. Continua anche il giorno dopo e quello dopo ancora. Una o due volte al dì. Non diventare assillante. Insistere significa non aver fiducia di ottenere quello che si desidera tu invece dovrai darlo per scontato. Quel domandare dovrà, come ti ho spiegato prima, essere un ordine gentile, accompagnato da ringraziamento sincero. Gentile, non umile.

LA METAMORFOSI

A furia di fare questo diventerai lui. Stessa cosa vale con Puma, Leone, Gatto, Orso, Cervo e via discorrendo.

Non dimenticare di ringraziarlo anche dopo aver ottenuto il successo. Non aspettarti un successo fatto e finito fin dalla prima volta ma anche un impercettibile, minuscolo passo avanti è da considerare meraviglioso.

Durante le tue giornate, ogni tanto, pensa al tuo Animale Guida. Accarezzalo, parlagli, ricordati di lui. Non permettere al cordone ombelicale che vi lega di avvizzirsi.

Penso di averti detto tutto. Non ti elencherò gli animali e il loro significato in quanto, in rete, su siti seri, puoi trovarne quanti ne vuoi. Mi preme di più prometterti che puoi riuscire. Puoi riuscire davvero. Molti lottatori, soprattutto orientali, sentivano crescere in loro l’Animale Totem in grado di aiutarli in quel combattimento e ne usufruivano tutte le potenzialità. Lo fanno ancora.

Prima di concludere questo lungo discorso, mi sembra però doveroso consigliarti anche come puoi trovare il tuo Animale Guida. Innanzi tutto lascia perdere (secondo me) quei gioco-test che trovi su riviste o in rete. Conoscere il proprio Animale Guida indica uno stile di vita particolare. È un qualcosa di spirituale e soprannaturale.

CONNESSIONE TOTALE

Innanzi tutto devi imparare a connetterti maggiormente alla natura tutta. Se sei una persona che solitamente non considera il creato che la circonda dovresti imparare a farlo. Il vento, le foglie, i fiori, la pioggia, gli animaletti, i tramonti, le atmosfere, gli alimenti e gli elementi naturali… sono tutte cose che devi cercare di vivere diversamente da come hai fatto finora.

È l’Animale a venire da te, non devi decidere tu. Attraverso la meditazione, o comunque il silenzio interiore, e l’intenzione di farlo giungere ce la farai. Impara l’arte della contemplazione delle piccole cose. Impara ad osservare e percepire la tanta vita che c’è attorno a te.

Inspira i profumi del mondo, soffermati su quei colori, sul volo degli uccelli, gli scatti degli insetti, il brillio delle pietre, la quiete della montagna, la tenacia delle onde del mare. Spiega a te stesso e al cielo di cosa hai bisogno. Pensa agli animali che conosci. Prova a passare le tue ore riflettendo sul mondo animale. Questo è utile anche per eliminare il chiacchiericcio mentale deleterio che ti accompagna. In qualche modo, il più adatto, si presenterà. Inchinati a lui e lascialo entrare dentro di te.

Non preoccuparti se le prime volte ti senti imbranato e maldestro. Lascia fare a lui. Fidati di lui. Chiedi-ordinando. Chiedi e ti sarà dato.

Prosit!

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Il Dolore – l’indesiderato messaggero degli Dei

APRITE QUELLA PORTA (tipo Leatherface)

Non lo vogliamo con noi perché ci fa provare sensazioni spiacevoli. Ci fa male. È straziante e vogliamo allontanarlo, o non vederlo, o cacciarlo via. Mi riferisco al dolore che a nessuno piace. Mi riferisco a qualsiasi dolore ma, oggi, parlo più nello specifico di quello fisico, ultimo stadio di una scalinata in discesa.

Ogni tipo di dolore, o malessere fisico, è un messaggio che occorre tradurre e se ci convincessimo di questo la nostra guarigione avverrebbe in maniera più facile.

Ci sono dolori molto forti, i quali ci sembrano più potenti di noi ma se noi volessimo potremmo vincerli. A volte però ci trovano sfiniti, depositiamo le armi e li lasciamo fare soccombendo al loro volere. Prima di giungere a questo momento, dal quale è molto difficile uscire, si può provare a considerare cosa vuole dirci. Il dolore è come un bambino e se anziché allontanarlo da noi, provassimo ad ascoltarlo, smetterebbe di pestare i piedi isterico.

Spesso il dolore bussa alla nostra porta in modo molto lieve e noi non lo sentiamo, pertanto, non gli diamo retta. Allora bussa più forte, noi andiamo a vedere chi è, ma non vogliamo aprire l’uscio della nostra casa ad un essere così maligno che sappiamo ci farà del male. Così inizia a suonare il campanello. Un suono che ci trapana le orecchie, che inizia a intimorirci ma teniamo duro anche se già siamo avvolti da paura e fastidio. Anche se già ci ha buttati nell’angoscia. Infine, sfonda la porta.

Se ci comportiamo da “sordi” ci pensa lui a farsi sentire. E si impossessa di noi. Ora è lui a comandare e sembra furioso. Se decide che dobbiamo stare immobili nel letto, ci immobilizza nel letto. Non ci sono cavoli che tengono.

LASCIAMI PARLARE

Ma allora come si può liberarsi di lui? Lui ha un compito e lo porta a termine costi quel che costi. Siamo noi, in fondo, che abbiamo deciso di non ascoltarlo fin dall’inizio. Il suo compito è quello di avvisarci e di farci sapere che stiamo sbagliando in quella/e situazione/i facendo del male al nostro bambino interiore ossia soffocando e non riconoscendo il nostro essere divini. Se, quando giunge a noi, lo lasciassimo parlare e lo lasciassimo sfogare, ascoltando tutto quello che ha da dirci e provassimo poi a mettere in pratica i suoi insegnamenti, lui poi se ne andrebbe e non tornerebbe più. Non avrebbe più niente da spiegarci dal momento che abbiamo compreso.

Ma lasciarlo parlare significa permettergli di “farsi sentire” ossia significa per noi provarlo. Provare quel dolore, sentire male, stare poco bene. È molto più comodo, invece, prendere un medicinale o farsi operare così lo si zittisce e si sta subito meglio, per lo meno finché l’indesiderato ospite non decide di tornare più forte di prima.

Da semplice febbre si trasforma in gastrite, ad esempio, e quindi noi non correliamo le due cose, pensiamo a due eventi non connessi tra loro e questo accade perché non parliamo il suo linguaggio e nemmeno vogliamo impararlo. Diamo sempre la colpa a quello che la medicina ci ha mostrato come massimi responsabili: la sfiga, l’ereditarietà, il contagio, i virus, il periodo, il condurre una vita non sana.

E il nostro infinito potere interiore dove va a finire? Sono quindi vittima e schiava di agenti esterni. Se nasco in una famiglia di diabetici sono una sfigata senza speranza. Ecco lì, risolto tutto. No… non funziona così.

NUOVI AMICI

Siamo esseri unici e irripetibili. Nonostante i geni, simili a quelli dei nostri genitori, l’ereditarietà esiste perché ci convinciamo che deve esistere. Perché ci hanno insegnato che è vera. Su questa storia dell’eredità dovrò scrivere un articolo perché, mi si perdoni, ma la considero un po’ una presa in giro. Ora torniamo al dolore, al doverlo accogliere.

Lasciagli fare ciò che vuole. Sopporta il tuo dramma se non riesci ad accettarlo ma entra dentro di lui. Mescolati con lui. Ascoltalo fino in fondo. Non ti sto dicendo che non puoi usare aiuti se soffri incredibilmente e neanche ti sto dicendo di non fare nulla per guarire ma, lui, il dolore, deve essere accolto da te come se fosse tuo figlio. Non scacciarlo via dimenticandoti di lui. Parlagli. Chiedigli cosa vuole comunicarti. Domandagli cosa puoi fare per dissolverlo. Chiedigli perdono e persona te stesso per averlo creato. Se saprai ascoltare in modo fine, lui ti parlerà e nascerà tra voi un rapporto incredibile e interessante.

Non mi crederai ma molti dolori, piano piano, si trasformano in “migliori amici”. Si schierano dalla tua parte perché ti amano e, sempre presenti, si fanno sentire dando avvertimenti che ti mettono in guardia per non cadere nella trappola nella quale sei caduto tempo prima, quando sei quasi morto dal male. Lascialo fare, digli che non vuoi mandarlo via, che non ce la fai più a sopportarlo ma che accetti, nonostante tutto, la sua presenza. Chiedigli di essere magnanimo, il dolore ti sente. Ti sente perché è tuo, sei tu, è una parte di te. E coccolalo, coccolati. Coccolati come faceva tua mamma quando eri un bambino. Chiedigli scusa, fagli capire che hai compreso e impegnati sinceramente ad apprendere quella lezione. Accetta la sua furia, urla e ricordati che tu sei più forte di lui. Sei tu che hai creato lui e non il contrario. Tu sei il genitore, l’amministratore, anche se ti sembra impossibile.

LA LINGUA SCONOSCIUTA

Traduci la sua lingua. Cosa ti sta dicendo? Che vivi imprigionato perché sei vittima del giudizio degli altri? Come ti permetti? Tu sei Dio. Dentro di te c’è l’intera energia cosmica, sei formato dagli stessi atomi che formano l’intero universo e vivi un’esistenza di cacca perché altre persone ti valutano. Permetti a loro questo? Gli dai questo potere? Dai a loro il potere di farti sentire un inetto? Ti autosvaluti perché fin da quando sei nato, in qualche modo, ti hanno passato il messaggio che vali poco. O sei invidioso? Un essere onnipotente come te invidioso di altri, un debole quindi, un micragnoso, un insufficiente. Oppure ancora vivi completamente nella paura e nelle preoccupazioni. Hai paura di tutto: dei soldi, dei sentimenti, del mostrarti, del lavoro, della malattia, dei legami… individua come un chirurgo cosa sta cercando di dirti il tuo dolore. Vuole solo aiutarti. Vuole solo suggerirti che tutto ciò nasce da delle trappole della mente. Da inganni ai quali tu dai un valore inestimabile, probabilmente, senza rendertene conto. Vuole farti capire che puoi vivere libero, libero da tutto questo e quindi in perfetta salute e in totale armonia.

Prosit!

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Il mio Intuito arriva prima… prima di Tutto

Prima anche della verità.

La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è una serva fedele. Noi abbiamo creato una società che onora la servitù e ha dimenticato i doni – (A. Einstein)

Mi sono un po’ stancata sì. E penso di parlare a nome di un popolo consapevole.

Mi sono stancata di quelle persone che non sono in grado di affrontare le conseguenze dei loro stessi gesti.

Mi sono stancata di quelli che piuttosto che prendersi la responsabilità delle loro azioni trovano più semplice e comodo infangare te, il tuo Intuito, il tuo sentire e, spesso, lo fanno anche maltrattandoti, aggredendoti.

Si sa… l’attacco spesso è la migliore difesa. Cercare di annientare colui che ti è nemico in quel mentre, che ti ha scoperto, ti ha spogliato e ora ti senti debole. Ma non è così che funziona.

Si sentono in grado di attaccare con violenza perchè ciò che dici non è dimostrabile ma qui non si parla del furto di un portafoglio e nemmeno intendo raccontare di determinate occasioni in cui ci si comporta in un modo piuttosto che in un altro a causa di imbarazzo o chissà cosa…

Oggi vorrei parlare del mio Intuito che non è migliore di quello degli altri; è solo ascoltato.

Purtroppo, e il purtroppo lo dico per chi mi è attorno, lui non ha mai sbagliato.

Se il tuo sesto senso ti manda segnali, fidati, lui ha già capito tutto prima di te, ascoltalo, lo ringrazierai – (M. Bertuzzo)

E’ stato confuso a volte, questo sì, e ho fatto tutto io, lo ammetto. Ma quando di inquinamento riesce a non riceverne, rimane puro, cristallino, limpido e… lampante. Molto leggibile.

E’ quando invece lo scambio con le paure che non lo comprendo. Quando lo copro di preoccupazioni che non lo vedo. Quando lo maschero con i timori, con la rabbia, con il fastidio, che diventa offuscato ma, altrimenti, è perfetto, senza errori, senza sbavature.

E quando è così incontrovertibile, m’infastidisce molto venga attaccato da chi vuole farmi cambiare opinione solo perché non è in grado di ammettere la propria colpa e soprattutto non è in grado, o non ha voglia, di rimediare.

Quell’arroganza mista all’accidia mi disturba fino quasi a nausearmi.

Stai mettendo in dubbio uno dei miei più grandi poteri a causa dei tuoi stupidi demoni. Vatti a combattere i tuoi mostri da qualche altra parte senza infangare la mia Magia e il sentire del mio Se’ Superiore.

Vi sembro esagerata e boriosa? Una che se la crede troppo? Beh… sbagliate. Come ripeto, questo incredibile e potente potere, lo avete anche voi e non dovete permettere a nessuno, nemmeno a chi dice di conoscervi benissimo, di metterlo in dubbio. E’ una delle più grandi forze che possediamo. E’ grazie a lui che possiamo essere magici, è grazie a lui che possiamo salvarci dalle situazioni, che possiamo porre attenzione.

Lo abbiamo addirittura più energico degli animali, noi che tanto amiamo i gatti e i lupi e i rapaci; ma non lo ascoltiamo, come se fosse impossibile che una cosa invisibile e impalpabile possa avere ragione e, molto spesso, non solo non lo ascoltiamo perché la vita che conduciamo ci impedisce di fidarci ciecamente di noi stessi, ma spesso non gli badiamo proprio perché decidiamo di essere vittime di altri che, in qualche modo e per qualche strambo motivo, in quel momento, consideriamo più autorevoli di noi. Può essere un marito, un collega, un amico, uno sconosciuto, chiunque. Per qualche strano e inspiegabile motivo, in quel frangente, ne siamo succubi e non ci ribelliamo.

A ribellarsi però è lui, il nostro Intuito, che dentro inizia a scalpitare, ce ne accorgiamo, inizia ad urlare e a sbattere di qua e di là ma noi… si pensa di sbagliare.

L’intuito vede sempre un attimo prima degli occhi e non sbaglia mai! – (Cit.)

Perché niente è più intuitivo del Cuore in noi. Ricordatevi sempre che la Mente … mente (verbo)! Appunto!

E’ la pelle a non sbagliare, è il nostro petto, sono i tessuti interni che si stropicciano o si distendono a seconda della sensazione. Movimenti che non possiamo comandare. E’ qualcosa che va oltre la mente, più su, e più dentro.

Contro l’Intuito, la razionalità e la logica, non possono nulla anche se utili in molte altre circostanze.

L’intuito non mente allorché ci bisbiglia “tu non sei polvere, tu sei magia!” – (Cit.)

E allora, a quelli che mi dicono – Tu non puoi sapere cosa c’è dentro di me! – rispondo – Vero! Io non posso sentire cos’hai dentro, ma posso percepire cos’ho dentro io. E quei sottili legami di frequenze che ci uniscono in questo istante, mi riportano esattamente ciò che provi tu. Si parla di connessione. Vuoi forse saperne anche più di lei? -.

Si tratta di riflesso. Di sensazione. Di collegamento energetico. Vogliamo smontare tutto questo, compreso leggi scientifiche e sensitive, conosciute da millenni, solo perché tu devi difendere la tua coscienza imbrattata? Orsù!

Prima di essere corpi siamo energia.

Prima di avere un’anima, siamo un’anima.

Prima di essere umani, siamo molto… molto di più.

Anche questo è: Amore per se stessi.

E’ una Crescita, è saper crescere. E’ un’elevazione spirituale e non è bello venga contrariata. E’ umiliante.

Imparare ad ascoltare il proprio Intuito significa maturare oltre che amarsi e, nonostante tutti gli errori che ancora posso fare, non cambierò percorso.

Uh! Che articolo stizzito ho scritto! Eeeeh… mi arrabbio anch’io a volte… ooooooh-yes!

Prosit!

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Io non ho mai approfittato di niente e di nessuno – nemmeno di una zanzara…

Hai appena visto un uomo picchiare violentemente e ingiustamente un cane solo per il piacere di farlo, per sfogarsi con qualcuno, per collera, per qualsiasi motivo e, questa situazione, ti ha fatto crescere dentro rabbia, voglia di ribellione, fastidio, angoscia. Che cos’hai visto? Non hai solo visto un animale che veniva maltrattato, hai visto anche un’azione alla quale possiamo collegare dei termini: aggressività, abuso, sfogo, violenza, approfittamento* (*brutta creazione del sostantivo di un verbo ma legittimata da altre creazioni simili)…

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Sicuramente lo stomaco ti si chiude e pensi che vorresti prendere quell’uomo a calci ma ti sei mai soffermato a chiederti perché, proprio tu, da solo o anche insieme ad altri, sei stato testimone di un atto simile?

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Per poter leggere nel tuo inconscio, cosa praticamente impossibile da fare, l’Universo ti mostra le pagine dei tuoi lati nascosti, scritti durante un’intera esistenza, attraverso le altre persone, le situazioni, gli avvenimenti ed è quindi come se tu ti stessi rispecchiando in quel momento. Ebbene si, dentro di te ci sono quei sostantivi che ho elencato prima oppure ci sono stati. Lo so che può sembrarti impossibile ma vedi, tra tutte quelle parole, che possiamo anche definire sensazioni, sottolineando l’APPROFITTARSI di qualcuno o di qualcosa, vorrei farti ragionare su una conclusione mia personale.

Ho sempre pensato di non avere mai approfittato di nulla e di nessuno nella mia vita. Tant’è che, anche quando avrei potuto farlo, non l’ho fatto pur di dimostrarmi onesta nei confronti della mia coscienza soprattutto. Eppure, nonostante questo, i miei occhi o le mie orecchie mi hanno diverse volte messo davanti visioni e suoni inerenti all’approfittarsi degli altri. – Impossibile! – era il mio resoconto – non l’ho mai fatto! – a costo di non prendermi un merito, a costo di beccarmi una sgridata, a costo di perdere o di dover rinunciare a qualcosa.

Poi, ripensandoci, mi sono fatta delle domande:

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– Hai mai tenuto un canarino in gabbia o un pesciolino rosso in una boccia di vetro?

– Hai mai tirato una sberla a tuo figlio che te le aveva particolarmente fatte girare?

– Hai mai tirato il tuo cane al guinzaglio perché da troppo tempo si era fermato ad annusare la pipì di una cagnetta?

– Hai mai parlato male di una persona mentre questa non era presente?

………. – Hai mai ammazzato una zanzara? –

Ah! Sulla zanzara c’è da dire molto.

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Allora, innanzi tutto non cadiamo nell’estremismo che non serve a niente, parlare di zanzare è quasi assurdo anche perché potresti dirmi che lei per prima ha approfittato di te venendo a succhiarti il sangue. Bhè, in realtà, non è proprio così. Lei non sa assolutamente di farti del male e che ti farà prudere il braccio per un giorno intero. Lei non sa neanche chi sei. Che cosa sei. Forse ti crede una montagna di cibo, lei realizza solo quello al quale la sua necessità la obbliga ma, che sia chiaro, ho ammazzato anch’io delle zanzare. Non solo, alcune le lasciavo spiaccicate al muro in modo che le amiche vedessero e capissero a cosa sarebbero andate incontro…

Il concetto era per me molto chiaro: prima ti parlo, ti spiego, ti ordino di andartene “cara zanzara” (in teoria con la nostra energia dovremmo riuscirci ma… l’è dura). Se non lo capisci, sono cavoli tuoi. Io non vengo nella tana tua e tu non devi venire nella tana mia.

Molto bene, dopo un’ora di “Zzzzzz….Zzzzz….” nell’orecchio, partiva la ciabattata.

Finalmente potevo dormire soddisfatta ma mi ero comunque approfittata della piccolezza di un essere vivente che, senza volerlo, mi aveva dato fastidio. Questo dev’essere chiaro.

Non dev’essere chiaro per far nascere in te dei sensi di colpa ma semplicemente per insegnarti ad osservare quella sensazione. Innanzi tutto la sensazione del FASTIDIO che hai provato (attenzione… è la medesima cosa che vedere un uomo che picchia un cane! Se hai provato fastidio è perché il fastidio è dentro di te!) dovresti eliminarla dalla tua parte intrinseca. Cosa ti da fastidio nella vita? Il/la partner? Il lavoro? Il traffico? Il vicino di casa? I politici?

E, in secondo luogo, riconoscere il tuo approfittare, degli altri o… di te stesso. Non sono solo le altre persone ad approfittare di te, tu per primo “sfrutti” il tuo essere e non sempre in maniera positiva. Hai mai ragionato su questo fatto?

Amarti e perdonarti. Lo fai? No. Ami quella zanzara che hai appena ucciso? No. Anzi…

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Ora qualcuno potrebbe dire – Certo, la amo tantissimo e intanto l’ammazzo! Bello! -. Allora posso anche uccidere il mio collega, però lo amo tanto, tanto. No, le cose non stanno così. Le cose partono dall’incontrario.

Ragiona, quando ti APPROFITTI? Quando devi combattere un FASTIDIO o un BISOGNO.

Approfittarsi è sempre correlato all’appagamento di una nostra necessità. Può essere legata all’estetica, all’umore, all’educazione, economica, di qualche meccanismo strampalato della nostra personalità… ma sempre una necessità è. Ci sono coppie che stanno insieme una vita dicendo di amarsi e invece il loro è solo un silente approfittarsi l’uno dell’altro per non rimanere soli, per avere i bisogni appagati, per avere un ruolo nella vita… etc, etc… ci approfittiamo anche dei nostri genitori, dei nostri figli persino. E mica lo facciamo apposta, sono dinamiche dettate dall’inconscio molto spesso.

Quindi quello che dobbiamo eliminare sono i FASTIDI  e i BISOGNI. Automaticamente non dovrai più approfittarti di nessuno e non ti servirà nemmeno più ammazzare il collega di lavoro. Che ci credi o no nessuna zanzara t’infastidirà più, nessuna formica realizzerà una colonia in casa tua, tuo figlio non ti farà perdere le staffe, il vicino di casa si calmerà, quello che ieri ti ha mandato a quel paese ti chiederà scusa, perché sarà modificando te stesso che modificherai la realtà intorno.

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Quando pensi di non avere dentro di te certe sensazioni, e senti che davvero non ti appartengono, impara a credere all’Universo e abbi fiducia nella vita che invece te le sta mostrando. Purtroppo nel nostro inconscio non possiamo guardare, non siamo capaci, ma possiamo utilizzare questo strumento, questa specie di diario che abbiamo scritto negli anni, e cioè la nostra esistenza, la nostra quotidianità, sapendola ora guardare e comprendendone i messaggi.

Morale della favola: la risposta alle domande che mi sono fatta sul canarino in gabbia, sul pesciolino rosso, sul figlio e sul cane è – Si! -. Ho approfittato di questi esseri per un piacere personale, perché dovevo far veloce per andare a compiere il mio dovere, perché ero stufa ma… nulla di male. L’importante è rimediare nella vita.

Ora però, la prossima domanda che devo pormi è: ho ancora di questi bisogni?

Se la risposta questa volta sarà – No! – avrò capito che posso vivere una vita basandomi su altri piaceri e nessuna situazione dovrà più insegnarmelo.

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Di una cosa sola possiamo approfittare. Delle esperienze. Perché ci insegnano, perché sono occasioni di crescita. Quindi, anziché perdere energia nel giudicarle, impariamo a porci delle domande e a darci delle risposte.

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Voglio aggiungere ancora una cosa: tutto questo naturalmente vale anche per gli avvenimenti belli e amorevoli che vediamo o viviamo. Se in noi c’è amore, gioia, serenità e appagamento, ci capiterà sicuramente di essere partecipi di qualche lieto episodio fosse anche solo una mamma che bacia il suo bambino. Un momento mai banale.

Prosit!

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Orecchio – campanello d’allarme del Rene. Un piccolo corpo umano in miniatura.

L’Orecchio è il nostro organo uditivo. Rileva le onde sonore ed è formato da tre parti, quella esterna, quella media e quella interna.

Secondo alcune filosofie orientali esso è, per ognuno di noi, grande quanto un nostro rene e chi ha problemi all’udito o parla a voce molto alta, potrebbe avere i reni sovraccarichi o stanchi. Infatti i reni, sempre per gli orientali, sono la sede delle nostre paure e della nostra vitalità. Un’Orecchio che prude, o fa male, ci sta praticamente dicendo che i nostri reni stanno chiedendo un po’ di pulizia e non solo attraverso un’alimentazione più corretta ma anche dal punto di vista del nostro – affrontare la vita -. Trovo questo discorso particolarmente affascinante per cui lo riprenderò sicuramente in futuro.

Oggi però vorrei presentarvi una pratica che, se eseguita da persone esperte e serie, mette in relazione questi diversi settori che, alla fine, tanto diversi non sono. Tra le varie filosofie alternative ma soprattutto tra le varie riflessologie che si conoscono, in quanto non esiste solo quella plantare, c’è l’Auricoloterapia. Forse tra le meno note.

Già da come si può osservare nelle immagini, si può chiaramente vedere come la forma del nostro padiglione auricolare, assomiglia tantissimo alla forma di un feto completamente formato, un piccolo essere umano ancora all’interno del grembo materno.

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In tutto se stesso. Comprendendo tutto il suo corpo che, raggomitolato su se stesso, assume la forma appunto di una nostra orecchia. Una bella coincidenza per chi crede alle coincidenze! Ma allora, tutto questo conterà qualcosa? Per alcuni esperti in questa medicina considerata non convenzionale, sembra proprio di si. Essi sono professionisti in questa tecnica la quale permette di trattare, da una sola parte del corpo, tutti gli altri punti che costituiscono il nostro fisico e il nostro organismo. Trattare prevalentemente per migliorarne le funzioni.

Le idee sono discordanti in campo medico ovviamente, ma conoscerla è lecito e ve la voglio presentare.

Venne di nuovo a galla nella nostra cultura quando, in Francia, il Dott. Paul Nogier, capì attraverso scritti e ricerche che, già dai tempi di Ippocrate, degli Egizi e della Medicina Popolare, questa tecnica era molto diffusa. Proprio Ippocrate, nel trattato “Delle arie, delle acque e dei luoghi“, ci riferisce come questo metodo fosse utilizzato dai Cavalieri Sciiti per contrastare prevalentemente i dolori causati dal loro cavalcare giornaliero. Si diceva che il suo scopo era terapeutico in quanto, attraverso la palpazione del padiglione auricolare, si poteva “sentire” quale era l’organo o la parte del corpo che faticava a funzionare al meglio e, attraverso punture di aghi sottilissimi o ancora, microincisioni e massaggi, lo si stimolava.

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Questo faceva si che si potessero diminuire anche i sintomi di varie allergie o fastidiosi malesseri come l’obesità e i forti emicrania. Perché? Perché tanti disagi arrivano proprio dalle nostre paure o dalla nostra iper/ipo attività vitale. Ecco il rapporto.

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Non è però da confondere con l’Agopuntura in quanto quest’ultima lavora trovando i punti specifici attraverso i meridiani che invece nulla hanno da vedere con l’Auricoloterapia. Non solo, nell’Orecchio è custodita tutta la nostra fisiologia. E’ così per la mano, per il piede, per il viso, per la schiena, questo a dimostrare che nulla è diviso o a sé. Siamo un tutt’uno e tutto riporta ad altro.

Lo scopo di questa dottrina, così come le sue simili, sta nel cercare di porre rimedi salutari evitando di dover assumere quantità elevate di farmaci o sottoporsi a invasivi interventi che si sa, possono farci bene da una parte ma farci male dall’altra. E’ un’ulteriore possibilità di scelta. E vuole anche farci capire come sia grande la correlazione tra le nostre diverse parti del corpo. Per cui ricordate, non sottovalutate mai un sintomo dato dal vostro Orecchio, non perché sia qualcosa di grave ma semplicemente perché vi sta avvisando che qualcosa in voi deve cambiare in meglio. Qualcosa a volte di più intimo e profondo. Che non è facile conoscere. Ma sappiatelo, ci sono persone intorno a voi, se le cercate, che possono accompagnarvi in questa ricerca, dandovi il giusto sapere per arrivare a un dunque.

Prosit!

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