Se hai il Torcicollo, “Sii Acqua, Amico Mio”

Quando abbiamo il Torcicollo ci limitiamo a dire che abbiamo dormito male e basta. Punto. Non si va oltre. Al massimo, in alcuni casi, possiamo giungere alla conclusione che, il giorno prima, abbiamo preso un colpo d’aria ma ci si ferma lì, senza comprendere nessun messaggio, senza neanche pensare all’esistenza di un eventuale messaggio.

E se invece, anche il Torcicollo, pur tenendo conto della parte fisica, volesse suggerirci qualcosa come tutti gli altri malesseri?

Facciamo così, proviamo a vedere cosa intende dirci e poi valutiamo. Ci ritroveremmo comunque ad avere più strumenti per poter analizzare la situazione nel caso volessimo farlo.

Bene. Un consiglio, infatti, il Torcicollo vuole darcelo eccome… ma prima vediamo cos’è fisicamente il Torcicollo.

Si tratta di una contrattura, ossia un irrigidimento o contrazione, muscolare. In questo caso si parla delle fasce muscolari del collo e della testa naturalmente. Una contrattura è dolente poiché non permette al muscolo l’elasticità giusta affinché esso possa muoversi seguendo i nostri movimenti e noi percepiamo il dolore. Così come ogni disturbo porta con sé un messaggio, anche ogni zona del nostro corpo riporta un’informazione particolare e ben circoscritta.

Avendo parlato di irrigidimento dei tessuti già si capisce come anche a livello mentale ci sia una sorta di rigidità. Cioè poca elasticità mentale che non significa generale ma magari inerente ad una data e precisa situazione. Ad esempio il non voler cambiare opinione su una persona, oppure non voler cambiare idea su una determinata cosa, o non voler provare nuove soluzioni inerenti ad un evento. Questo è generico e tratta ogni tipo di irrigidimento in ogni punto del corpo ma se avviene nel collo si aggiunge ad esso l’insegnamento del: ho paura a fronteggiare una determinata situazione.

Il collo regge la testa e la testa è quella parte che deve sempre andare “alta” e fiera (“a testa alta”). Vuol dire avere dignità, essere giudicati bene dagli altri, avere la coscienza pulita, poter dormire tranquilli. Significa aver sempre preso nella vita soluzioni che ci hanno portato ad essere ben visti da tutti e, quindi, non vogliamo sgarrare e sporcare la nostra reputazione.

Il detto – picchiarci di muso – lo spiega bene. Senza accorgercene affrontiamo le situazioni della vita proprio con la testa, sia perché ragioniamo e valutiamo con la mente ma anche perché il viso rimane esposto, sempre, verso il mondo. Il viso contiene gli occhi con i quali vediamo la situazione, contiene le orecchie con le quali sentiamo i rumori che ci circondano, contiene il naso attraverso il quale respiriamo non solo l’ossigeno ma la vita stessa, contiene il cervello con il quale prendiamo le decisioni, contiene la bocca con la quale rispondiamo alle situazioni… insomma, contiene tutto quello che usiamo per far fronte ad un evento.

E’ comprensibile ora come, proprio la rigidità dei muscoli del collo/testa, ci fa capire come non vogliamo reagire nei confronti di quell’avvenimento.

Non c’è fluidità in noi. Non siamo come quello che consiglia Bruce Lee in una sua famosa citazione:

Non essere un’unica forma, adattala e costruiscila su te stesso e lasciala crescere: sii come l’acqua. Libera la tua mente, sii informe, senza limiti come l’acqua. Se metti l’acqua in una tazza, lei diventa una tazza. Se la metti in una bottiglia, lei diventa una bottiglia. Se la metti in una teiera, lei diventa la teiera. L’acqua può fluire, o può distruggere. Sii acqua, amico mio -.

L’acqua, che durante il suo percorso incontra uno scoglio, lo supera cambiando forma e tornando quella che era. O lo scavalca. Lo avvolge. In modo sciolto, continua il suo andare. E’ in azione perpetua. L’acqua stagnante si imputridisce. Si consuma, evapora. Si sporca. Perde la sua purezza.

Agisci, crea, muoviti, rimani sempre a danzare in connessione al movimento vitale e cosmico dell’esistenza. Non farti fermare da una situazione. Non lasciarti bloccare dalla paura. La rigidità è proprio un blocco.

Lasciati andare, non essere testardo e cocciuto, fermo nella tua decisione che può essere proprio quella di non voler fare passi o di non misurare nuove idee e soluzioni. La testardaggine (che deriva proprio dalla parola testa) significa appunto – testa bloccata -, ferma lì, su quel punto e, una bella mattina, ti svegli con il Torcicollo o con un dolore forte alla base della nuca e pensi sia solo colpa del cuscino o del gatto che ti ha obbligato, col suo fare supponente, a dormire in una posizione per te scomoda.

Rifletti. Questo è il mio consiglio. Cambia pure il guanciale e non permettere al tuo gatto di salire sul letto (non ci riuscirai mai!) ma dopo, preoccupati di chiederti se stai vivendo una situazione che, in qualche modo, ti attanaglia. C’è qualcuno che non sopporti più? C’è qualcosa che ti preoccupa? C’è tuo figlio che ti ha chiesto una cosa nuova e non sai che pesci pigliare? Pensa. E poi lascia andare. Tranquillizzati e prova ad aprire la tua mente alla ricerca di nuovi orizzonti. Potresti scoprire risposte utili e sagge, perfette per quello che stai vivendo e che per non voglia, o per paura, o perché a te sconosciute non hai mai preso in considerazione.

Prosit!

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Pensiero Positivo – i due Lati della Medaglia

Molto spesso si sente parlare di “Pensiero Positivo” senza però essere ben certi di quello che in realtà esso sia.

La definizione “Pensiero Positivo” ci porta immediatamente al meditare in modo gioioso nei confronti della vita ma dicendo così però, mi da l’impressione che il – pensatore positivo – venga visto un po’ come un ingenuo farfalletto che prende la vita come viene.

Il vero concetto, molti, non lo comprendono. È giusto parlare di allenamento nell’imparare a pensare positivo, in quanto non si è abituati a vivere in tale modo, ma non è una pillola da assumere. E’ un metodo da attuare piuttosto. Non bisogna inventare nessun esercizio, bisogna soltanto trasformare. Trasformare le situazioni. La percezione che si ha di esse in verità.

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Nel cercare di vivere il “Pensiero Positivo” occorre iniziare a guardare (sempre – in ogni occasione) i due lati della medaglia perché ce n’è sempre uno brutto (che è quello che vediamo, che ci è capitato) e uno bello (che è quello che dobbiamo imparare a vedere e tirare fuori).

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Quando viviamo un avvenimento spiacevole ci focalizziamo solamente sulla protezione verso noi stessi. L’istinto di sopravvivenza ci obbliga a rimanere concentrati sull’evento e a non guardare altro. La paura, ci tiene legati ad essa. Dobbiamo fare qualsiasi cosa pur di soffrire il meno possibile. Stando attenti, come un gladiatore da solo, nell’arena, alle prese con un leone.

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Quando mi è capitato di rimanere immobile nel letto a causa del mio problema alla schiena del quale parlai tempo fa, all’inizio ho pianto, ho sofferto, ho maledetto quel dolore lancinante e quella scomoda situazione ma poi, capendo peraltro che quel male in realtà era arrivato solo per recarmi un messaggio e per aiutarmi, iniziai ad amarlo; ormai è conosciuto il mio metodo in questo blog. Il fatto di rimanere però invalida, in piena estate e con un magnifico sole fuori la mia finestra, proprio non mi andava perciò, mentre ringraziavo Signor Dolore dovevo anche cercare di trovare dei lati positivi a quello che consideravo un vero fattaccio.

1- Figli, marito e parenti tutti mi coccolavano, mi servivano e riverivano come se fossi stata una gran dama (…se mi sentono!) però ne approfitto per ringraziarli di cuore

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2- Stavo risparmiando soldi non potendo uscire (Ah! Ah! Ah! Manco fossi una spendacciona!)

3- avrei di sicuro ricevuto un gran bel premio a fine indisposizione tipo: andare in vacanza

4- avevo tempo per leggere, guardare film, ascoltare musica, tutte cose che dovevo fare sempre con il contagocce

5- avevo modo di ragionare su quel disturbo (che nel mio caso arrivava per un’autosvalutazione di sè) e quindi cercare di porvi rimedio e imparare ad apprezzarmi di più

6- tutti cercavano di farmi ridere, c’era un clima di gioia in quei giorni (a parte i primi momenti guidati dallo spavento)

E insomma… vado avanti? E’ ovvio, ci mancherebbe, la salute prima di tutto, ma ormai bloccata lo ero, tanto valeva cercare il bello anziché rimanere a piangere facendosi logorare anche dalla tristezza oltre che dal tormento.

Questo è soltanto un esempio, forse sciocco per alcuni, ma fa capire che quella medaglia dobbiamo sforzarci di girarla e guardare anche l’altra parte.

In quel periodo capii molte cose e quando diciamo che – non tutto il male vien per nuocere – diciamo il vero.

Iniziai a rispettarmi di più, a fare più attività fisica (da qualche anno ero pigra come un Moscardino durante il letargo), a volermi più bene. Imparai a governare di più Signor Dolore, a non avere paura di lui, a vederlo come un amico ed egli non mi spaventava più.

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Roy Martina, un medico di Curaçao che pratica la Medicina Alternativa, racconta un episodio molto divertente (avevo messo il video nel post – Forse non sei sfigato, forse “qualcosa” vuole aiutarti – che consiglio di vedere) riguardante un suo amico. Questo suo amico una mattina uscì di casa per andare a firmare un contratto di lavoro e, come accade spesso, non aveva letto quelle clausole scritte in piccolo in fondo al foglio. Appena uscito di casa, un gabbiano gli fece la cacca sulla spalla e lui dovette rientrare e cambiarsi. Ignaro di quello che l’uccello stava cercando di dirgli, si incamminò nuovamente verso la hall dell’hotel dove avrebbe incontrato i suoi nuovi datori di lavoro ma, svoltato l’angolo, un altro gabbiano gli fece i suoi bisogni in testa. Infastidito, si pulì alla bell’è meglio dentro alla toilette dell’albergo e, puntuale, si presentò davanti ai futuri capi. Essi si trovavano nel dehor e stavano sorseggiando un aperitivo che offrirono anche all’amico di Martina. Proprio mentre l’uomo prese in mano la penna per firmare, un piccolo passerotto, volteggiando sotto gli ombrelloni, defecò sul foglio. Fu in quel momento che, tra il ridere dei presenti, a lui qualcosa suggerì che non si trattava più di una banale coincidenza. La maggior parte di noi avrebbe semplicemente pensato – Mamma mia! Che giornata di mXXXa! -, lui invece, dopo aver letto meglio il contratto decise, per il suo bene, di ritrattare tutto e non firmare.

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Le situazioni che viviamo, non sono sempre e solo negative. Sovente sta a come noi le interpretiamo. Dobbiamo capire che l’Universo, e la nostra parte intrinseca collegata ad esso, hanno i loro mezzi per comunicare e non sono uguali ai nostri. E’ difficile tradurre il loro linguaggio ma non impossibile e basterebbe a volte porre attenzione anziché soffermarsi a vedere subito e solo nero e basta.

A forza di lavorare con il cervello, in questo modo, ci verrà sempre più facile e presto saremo abituati a trovare il lato positivo ogni volta. Capire di avere dalla nostra parte anche una metà positiva ci aiuta a risolvere meglio, con maggiore forza d’animo e più gioia, la parte negativa che risulterà così meno pesante da sopportare e soprattutto più rimediabile. Questo non è poco, è alla base delle nostre giornate. E non sono semplici ripieghi o giustificazioni, bensì piccoli grandi miracoli che diventeranno sempre più importanti.

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Quando qualcuno ti fa del male, devi convincerti del fatto che automaticamente ne sta facendo a se stesso e, quella lama a doppio taglio che ha tirato fuori, un domani, potrà invece tagliare bene per te. Questo non è assolutamente un messaggio di vendetta voglio solo spiegare come a volte, le azioni di quelli che noi consideriamo nostri nemici, vengono spesso a nostro vantaggio al di là di far loro del male. Un vantaggio che, senza quella tempesta prima, non avremmo mai potuto ottenere. Il più, come ripeto, è riuscire a vederlo. Porre attenzione, e quando arriva, afferrarlo facendone l’uso migliore per noi. Solo per noi, senza più tener conto degli altri. Non limitarti a difenderti dall’attacco, rifletti, trasforma ciò che stai ottenendo in positivo. Allo stesso modo, chi ti sta facendo del male, ha i due stessi lati della medaglia. In quel momento vede solo quello positivo (ossia l’averti “sconfitto”) ma, dall’altra parte, dovrà fare i conti con quello negativo ed è su quello che devi ragionare. Attaccandoti, ti sta dando in mano uno strumento. Sta creando un “qualcosa”, usalo nel migliore dei modi.

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Un po’ come la favola de “Al lupo! Al lupo!” anche se Esopo ha voluto darle una morale differente. All’inizio, il ragazzo della storia, si diverte molto a ingannare gli altri, a farli spaventare, e la gente del villaggio si focalizza solo sulla presa in giro ricevuta, sulla fatica, sul terrore subito, si arrabbia, si sente tradita, senza tener conto che quel ragazzo, nel mentre, stava costruendo attorno a sé la non credibilità, la sfiducia, agendo a quel modo. Perché le due facce della medaglia esistono sempre.

Al lupo!

Il mio precedente articolo, che ti ho segnalato prima – Forse non sei sfigato, forse “qualcosa” vuole aiutarti -, si collega molto a questo post perciò te ne consiglio la lettura.

Focalizzati sempre sul lato positivo.

Prosit!

 

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Guardare le Allergie e le Intolleranze da un altro punto di vista

Le allergie e le intolleranze alimentari e no, se guardate da un punto di vista prettamente psicosomatico, fanno capire come possono essere reazioni del tutto naturali per il nostro organismo nei confronti di qualcosa che appunto non si tollera o che infastidisce. Sto parlando di una qualsiasi cosa o situazione che a livello morale e sociale accettiamo mal volentieri. Molto spesso, ma non è assoluto, le persone che soffrono di allergie hanno anche difficoltà a digerire bene. Da qui, la famosa metafora che ci insegna come, un avvenimento “mal digerito”, rechi fastidio e disagio. Si rivelano però poi fisicamente, così fastidiose e sovente anche pericolose, da doverci far assumere farmaci o ricorrere a diete ferree o ancora, proibizioni di ogni tipo come il non poter stare a contatto con animali, con determinate piante, con il mondo in generale ricco di polvere e acari che dovrebbero invece convivere con noi quotidianamente. Il nostro corpo, nasce con tutte le capacità atte a poter convivere con questi esserini microscopici. Alcune cose non si accettano se i nostri anticorpi non le riconoscono. A volte infatti basta gradualmente avvicinare quello che viene considerato agente patogeno che, ben presto, può diventare amico invece dei nostri difensori. E’ successo. Ha funzionato. allergies+coverA volte invece basterebbe accettare di più quelle cose della vita che si bloccano lì, sullo stomaco, come un peso e non vanno ne su e ne giù. Meglio ancora sarebbe evitarle. Siamo obbligati quotidianamente a circostanze che in realtà detestiamo, ma dobbiamo viverle per educazione ad esempio, o per la cultura di cui facciamo parte o per la società che ci circonda. Perché spesso sono proprio i bambini i più soggetti a tali fastidi? Perché sono esseri senza filtri. No, non intendo che non hanno sufficienti protezioni anche se è reale il fatto che ci vuole qualche anno prima di formare tutti gli anticorpi adatti. Ma parlo del fatto che i bambini vivono e vorrebbero vivere in modo naturale, viscerale, come l’istinto crede. Senza inquinamenti dall’alto, senza ipocrisia (perdonatemi il termine ma spesso è così), senza troppi orpelli. C’è il bambino che non vuole salutare o baciare chiunque s’incontri. C’è il bambino che non vorrebbe dover mangiare a quella determinata ora. C’è il bambino che ha dei timori, delle paure al quale non gli va di affrontare determinate situazioni. Ma dobbiamo obbligarlo. Per forza. Come farà altrimenti a mangiare durante la mensa scolastica?. Si mangia a mezzogiorno. Tutti insieme. Non quando vuole lui. E un domani, a seconda del lavoro che farà, avrà un’ora disponibile per la mensa, scelta da chi per lui. Non ne avrà altre. E’ bene quindi abituarlo già da piccolo. Non possiamo fare diversamente. Cerchiamo però qualche volta, dove possiamo, di evitargli e di evitare anche a noi stessi, adulti, situazioni che fan stare meglio gli altri ma peggio noi. Rischiate di essere definiti magari più maleducati ogni tanto, più scontrosi, ma starete meglio. Sarete più sani. Non fate del giudizio della gente la vostra guida. La vostra regola di vita. Non indossate un bell’abito scomodo solo per fare bella figura. Solo per non farvi sparlare dietro durante quel dato evento. Ne riporterete le conseguenze e imparate anche ad equilibrare la vostra igiene. Il nostro corpo è composto da difese naturali in grado di combattere alcuni germi e alcune sostanze tossiche. Questo esercito di batteri buoni, definiamoli così, che ci aiutano nel nostro quotidiano, devono battagliare e alimentarsi di questi agenti nocivi per essere sempre più forti. E’ il loro scopo.allergia-al-braccio-di-un-bambino Non uccidiamo, con prodotti chimici, le nostre barriere. Detergersi, pulirsi, avere cura del nostro corpo è importantissimo. Ma l’esagerazione è sempre un male. Questo articolo è solo un piccolo accenno su questi fastidi che ogni giorno ci portiamo appresso e sicuramente ne svilupperò altri ma per aprirvi il mondo delle allergie e delle intolleranze presumo basti. Fate caso anche al fatto che la maggior parte di esse si manifesta tramite starnuti o problemi di pelle. Lo starnuto sempre ad eliminare infatti “ciò che ci infastidisce”, la pelle invece è corrispondente ai reni e ai polmoni come già vi ho spiegato che, a loro volta, sono le sedi rispettivamente della aura e della tristezza. Un qualcosa non ben accetto infatti, rende triste e alcune cose che siamo obbligati a fare, possono spaventarci. Per cui, potete notare come tutto è annesso. Lasciatevi andare, rilassatevi e cercate di comportarvi di più, ove è possibile, come vorreste voi, il vostro istinto, non come vorrebbero gli altri. Non soffocate le vostre intenzioni. E come sempre aggiungo, altrimenti potrebbero farmi chiudere il blog, non sottovalutate le vostre allergie. A parte gli scherzi, alcune sono davvero pericolose e vanno trattate con le giuste cure. Quello che voglio suggerirvi è semplicemente di aggiungere anche questi consigli ai vari medicinali.

Prosit!

photo: salute.pourfemme.com – tantasalute.com