Elimina i Compromessi e conquista la tua Libertà

CHIUNQUE HA UN RAPPORTO CON NOI

So bene che nella vita c’è compromesso e compromesso, alcuni hanno un prezzo che paghiamo volentieri soprattutto se il ritorno è ottimo per noi ma quelli di cui voglio parlarti oggi sono mani che ti tengono attanagliato, stretto tra le loro dita aguzze.

Nel momento in cui impari davvero a stare bene con te stesso non sei più dipendente da niente e nessuno.

Non ce ne accorgiamo ma molto spesso, più spesso di quello che crediamo, abbozziamo e accettiamo da altri comportamenti che non ci piacciono per timore di perdere quella relazione che sia sentimentale, di amicizia o di parentela.

Ci sottoponiamo continuamente ad una sorta di ricatti che ci auto infliggiamo la maggior parte, delle volte per paura della solitudine ma non solo: “Che brutto vizio che ha! Lo detesto ma devo sopportarlo altrimenti se gli dico qualcosa si arrabbia e poi non mi fa più questo e quello…

Questo e quello – possono essere appagamenti di diversa natura ma che ovviamente appagamenti non sono. Sono COMPROMESSI.

IMPARIAMO A DISTINGUERE BENE LE COSE

Il compromesso è deleterio. Una sorta di espediente carico di ipocrisia e omertà al fine di ottenere il famoso Quieto Vivere, laddove, come Quieto Vivere, si intende una parvenza di star bene. Tutto questo però è un’illusione. Una sciocca, tossica, distruttiva illusione.

E’ un piacere totalmente effimero al quale ci appendiamo con le unghie e con i denti e ci sembra chissà che.

Questo o quello – possono essere esibiti da: prestiti in denaro, accompagnamenti comodi in auto, compagnia, promesse di matrimonio, viaggi, condivisione di passioni, risparmio, babysitteraggio, posto di rilievo, orario lavorativo ridotto e potrei andare avanti all’infinito.

Per ottenere ognuna di queste cose e molto di più, ogni volta, mandiamo giù bocconi amarissimi in quanto ci sembra più salato il prezzo da pagare nell’arrangiarci o nello stare da soli che non quello da spendere nel sopportare determinati atteggiamenti. Erroraccio!

Ebbene questa è un’idea totalmente distorta e fasulla. E’ una credenza. Uno schema mentale falso.

LE ABITUDINI

Innanzi tutto bisogna comprendere che siamo abitudinari in ogni cosa che facciamo pertanto anche nei pensieri. Ossia, è come se nel nostro cervello ci fossero delle strade, tipo canali (e ci sono davvero, sono quelli utilizzati dalle sinapsi) e i pensieri passano sempre di lì. Siamo abitudinari nell’agire, nel reagire, nelle emozioni, nel comportamento, in tutto. Questo perché siamo dei “dormienti”, cioè utilizziamo soltanto una piccola parte delle nostre capacità sia cognitive che spirituali.

Detto questo va quindi detto anche che ci basta cambiare abitudine per abituarci all’altra (perdonatemi il gioco di parole) e l’affare è fatto. In pratica, se preferisci andare da quel Macellaio antipatico solo perché è più vicino a casa tua (ecco il compromesso) dopo un po’ di tempo non ti peserà più andare da un altro Macellaio che, anche se sarà più distante e ti farà camminare di più, è gentile e affabile. Immagina se il Macellaio antipatico dal quale vai chiudesse, cosa fai? Diventi vegetariano? Ok, puoi anche farlo se vuoi ma se di vegetarianismo non ne vuoi sapere sei obbligato a fare qualche metro in più.

La domanda che voglio porti è: Perché non inizi fin d’ora a fare quei metri in più mettendola in barba al commerciante sgradevole e ti liberi di un trattamento poco rispettoso? Questo cambio del meccanismo oltre ad appagarti molto perché conoscerai un venditore fantastico, suggerisce alla tua mente una cosa bellissima – Io posso! Io non dipendo da nessuno! Se voglio posso! Se non amo il tuo trattamento lo cambio! E sono più felice! -. Oh già! Questo perché “modi di fare” e “mente” si parlano.

Il Macellaio è soltanto un leggero esempio che può essere utile come inizio per poi cominciare ad andare a toccare i tasti più dolenti e cioè le persone alle quali teniamo di più e che di più ci tengono in pugno. Fino ad arrivare alle considerazioni più grandi.

VOLERE E’ POTERE… DAVVERO!

Devi convincerti che c’è sempre una soluzione. Se non la trovi la puoi inventare ma c’è. Non è impossibile è solo che tu non hai voglia di metterla in pratica. Non voglio essere offensiva dicendo che sei un fannullone, non mi permetterei mai. Voglio solo convincerti che volere è potere e lo è davvero.

Una donna che conosco, alla meravigliosa età di 58 anni, ha preso la patente pur di non farsi più scorrazzare dal figlio che bestemmiava in turco ogni volta che doveva accompagnarla da qualche parte. Non crederai a quello che sto per dirti ma dopo qualche tempo, di sua massima indipendenza, è stato proprio il figlio ad offrirsi per accompagnarla! Ho vissuto questa cosa con i miei occhi!

Un’altra mia conoscente, invece, era davvero stanca di sottostare ai ricatti della madre per poter sistemare il bambino quando voleva uscire qualche sera con gli amici (di giorno il bimbo andava all’asilo e lei andava a lavorare). Ebbene, si è messa d’accordo con una sua amica e hanno iniziato a scambiarsi i favori; una teneva il cane all’altra quando questa voleva andare in vacanza e l’altra teneva il bimbo a una quando questa voleva uscire. Inoltre ha iniziato a lavorare la lana cardata realizzando diversi gadgets che ha iniziato a vendere e, con i soldi ricavati, si pagava una ragazza che le teneva il figlio una sera alla settimana. Anche qui, non mi crederai, ma la nonna, tra lo sbigottimento e la solitudine, ha iniziato ad implorare la figlia di lasciarle di nuovo il nipote. Non ti sto prendendo in giro!

LA VERA LIBERTA’

So bene che ci sono situazioni più gravi che dobbiamo patire e tollerare ma è altrettanto vero che possiamo, se vogliamo, modificare la nostra vita o comunque renderla di gran lunga migliore e respirare più libertà. Perché sì, questa è la vera libertà.

Cerchi compromessi con tutti. Con i tuoi figli, con il tuo partner, con i tuoi genitori, con gli amici, con i colleghi… cerca di limitare il più possibile la quantità di queste false convenzioni.

Vorrei farti capire che la ragazza di cui ti ho appena parlato, che ha iniziato a lavorare la lana cardata (tu puoi trovare altre soluzioni, alcune possono costarti più fatica altre meno) ha in pratica messo sulla bilancia due cose: il comportamento della madre su un piatto che le causava un’oppressione indescrivibile e, sull’altro, la stanchezza e l’impegno di restare a volte fino a tarda notte con l’ago in mano per finire le sue opere. Ebbene non c’è stato paragone per lei. Nonostante lo sforzo dei suoi occhi attenti sul lavoro, nonostante il sonno, nonostante tutto, è decisamente più felice perché crea molte cose, riceve complimenti e apprezzamenti, si sente più libera ma anche brava, capace di fare, vede gli altri felici quando regalano un suo pezzo, dà sfogo alla sua fantasia e ora sì che è davvero appagata.

Quando arrivi a non dover più dipendere da nessuno e stai bene con te stesso qualsiasi cosa accada tu non hai da temere nulla. Non hai paura di perdere qualcuno perché se anche quel qualcuno va via (o non ti fa più quel favore, cioè si stacca da te da quel lato) tu vivi comunque sereno. Lo lasci andare liberando anche lui da quella specie di “favore” che ogni giorno ti fa. Fosse anche solo – compagnia -. Quando non senti più la paura di perdere “quella cosa” o “quella persona” allora sì, sei davvero libero. Quando non sei più servo di nessuno. Perché vedi, ci sono casi semplici in cui si tollerano cose semplici ma ci sono situazioni anche più gravi nelle quali ci si riduce davvero ad essere schiavi. E’ come costruirsi una gabbia attorno senza uscita e questo è dolorosissimo. E’ un peso abnorme da sopportare giorno dopo giorno.

Questa è la vera libertà. Essere e sentirsi pienamente liberi non significa fare solo il lavoro che ci piace, avere la casa che ci piace, andare in vacanza quando vogliamo, poterci comprare l’auto che preferiamo e avere un partner che ci ama tanto. Essere liberi vuol dire soprattutto uscire da questi schemi quotidiani. Eliminare dalla nostra vita tutto ciò che è nocivo e negativo. Non usare espedienti. Non farsi assoggettare.

Non restare sotto la tirannia della pigrizia, della menzogna, del bisogno, dell’avarizia, della lussuria, del biasimo, della manipolazione… questi sono tutti demoni che portano a subire le voglie di altri demoni come quello dell’invidia, della gelosia, del giudizio, dell’opportunismo, dell’ipocrisia… Via, via tutto questo! Guarda quanto male c’è e te lo stai mangiando ogni giorno! Ti stai nutrendo di questo.

Liberandoti da ciò, crei spazio alla felicità. Alla serenità. A quella gioia piena che nessuno può portarti via e ti riempie.

Allora sì sarai davvero felice e potrai vibrare in frequenze positive sentendoti veramente bene. Questa è la vera libertà.

Prosit!

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Dovresti tu essere gioia per il tuo animale, non lui il tuo salvagente

UNA VOLTA AVEVO UN CANE, ORA HO UNA VITA

Mi sembra che troppo spesso, molte persone, si aggrappano ai loro amici pelosi in modo morboso come se questi fossero la loro ancora di salvezza. Lo comprendo. Ci sono individui che non amano gli animali o non li vogliono vicino pur rispettandoli e altri, invece, più deboli o tristi, hanno solo il loro grande amico sul quale contare e non sta a me giudicarli (neanche voglio). Vorrei solo spiegare, secondo il mio pensiero, che cos’è un animale.

Un animale non è un ammasso di pelo che fa delle feste, mangia e fa i bisogni come possiamo credere. Non è neanche soltanto colui che ci sta vicino e ci considera la cosa più importante che ha, perché, fondamentalmente, oltre all’amore che prova, da noi dipende.

Un animale è una FONTE ENERGETICA. È un ammasso di vibrazioni. Questo è e vale per tutto ciò che compone l’Universo. Ha un corpo sì, degli organi, una voce, un istinto, etc… ma è un generatore e un magnete di frequenze energetiche.

Significa, spiegandolo banalmente, che un mucchio di onde elettromagnetiche, lo riempie, lo contorna, lo fa vivere.

Gli animali non sono come noi. Non usano mente o ragionamento. Non parlano come noi. Loro comunicano attraverso vibrazioni. O meglio, loro SONO vibrazioni.

Immaginatevi un branco di lupi che si accorda per cacciare con tanto di furbizia e piano “bellico”. Mica si siedono a tavolino e discutono. Comunicano attraverso le vibrazioni. Voi direte – Ma è l’istinto -; ok, ma da dove arriva l’istinto? I più intellettuali rispondono – Dalle memorie cellulari! -; va bene, ma cosa sono le memorie e da cosa nascono? La risposta unica, a tutte queste domande, la si trova nel lavoro delle VIBRAZIONI.

IO CHE AMO SOLO TE… FORSE HO UN PROBLEMA

Le vibrazioni si emanano e si ricevono in un continuo e perpetuo scambio perfetto e universale sia che lo vogliamo sia che non lo vogliamo. Vale per ogni creatura vivente.

Dopo aver visto cos’è un animale, torniamo al discorso iniziale. Dal momento che, più di noi, egli usa le vibrazioni e vive grazie ad esse, chiediamoci: cosa accade nel momento in cui un animale è obbligato a vivere con una persona triste che riversa su di lui tutta la sua angoscia e si aggrappa a lui pretendendo (inconsciamente) da lui sostegno?

So già che una persona così potrebbe dirmi – Eh, ma io tutti i giorni lo coccolo. Ma io gli do da mangiare. Gli metto sempre la copertina e gli compro giochi nuovi -. Bellissimo.

Però, vorrei chiedere a questo animale, che è una spugna (infatti dite sempre che “loro sentono”) come si sta a dover assorbire tutti i giorni frequenze negative obbligatoriamente, senza poterne fare a meno, doversele tenere dentro e dover, in cambio, cercare di emanare frequenze di supporto.

Beh, ecco, io penso che nonostante tutto l’amore che possiamo provare per i nostri amici animali e nonostante tutto l’amore che loro possono provare per noi non abbiamo nessun diritto di riversare su di loro la nostra stanchezza o la nostra frustrazione ogni momento della loro/nostra vita.

COSÌ NON SI ALIMENTANO LE ENERGIE DELL’AMORE

Basta con le solite frasi – Meno male che ci sei tu – di continuo, ogni giorno, per anni… perché, quel “tu”, in certe occasioni, appare più come un bidone dell’immondizia dove buttare i nostri sentimenti negativi che altro.

Basta con il nostro egoismo e il nostro parassitismo. Dobbiamo noi essere fonte di gioia per loro non solo fonte di cibo e carezze. Gioia, quella vera, quella piena. Se vogliamo fare i San Francesco pensiamo soltanto a dare e non a prendere, proprio come faceva lui. Il “prendere” sarà una conseguenza. Una meravigliosa conseguenza, perché attraverso l’ovvio scambio energetico, dando gioia, si riceverà tutto quello che la gioia comporta moltiplicato per molte volte. E la gioia non ve la da il vostro cane anche se questo può sembrarvi assurdo. Non ve la da nessuno. È un qualcosa che si ha dentro, che ci appartiene, ci deve appartenere, che divampa nel nostro cuore, costantemente. Se c’è.

PER FORTUNA (???) HO TE!

Se non c’è o meno, non è responsabilità di un animale. Non nutrite il vostro animale solo di crocchette. Nutritelo d’amore ma non amore bisognoso. Siate voi fonte di ricchezza per lui.

Venne detto all’uomo – Fatto a immagine e somiglianza di Dio -. Venne detto all’uomo non all’animale. Perché l’uomo è Dio. L’uomo è un essere divino, inteso come colui che racchiude in sé la forza dell’Amore, quello vero. Quello che muove il creato e dona la vita. Quello dal quale tutto il resto… tutto (anche gli animali) dipende.

Tu devi essere àncora. Le creature ti appartengono non appartieni tu a loro. Non è una maestra che impara a scrivere a scuola ma gli alunni. Non invertire i ruoli visto che di ruoli vuoi trattare. Non è vero che non hai nessuno, che non puoi contare su nessuno, che hai solo il tuo animale, che nessuno ti capisce come lui. Tu sei potenza divina. Tu sei il tutto. Amati, cogli la meraviglia dell’essere solo e solo non lo sarai più. Ama te stesso, senza mendicare amore. Perdonati. Coccolati. Rispettati. Stimati. E allora sì, sarai fonte d’acqua fresca e dissetante per chiunque abbia voglia e bisogno di abbeverarsi.

Penso che, se ti reputi infelice e solo, dovresti cercare di fare un lavoro su di te anziché prenderti un animale disposto a ricevere la tua frustrazione, perché secondo me ti farebbe bene davvero diventare più gioioso a prescindere.

Gli animali non sono sacchetti, sono creature da amare. E solo se abbiamo amore dentro possiamo dare amore. E’ meraviglioso il rapporto che alcuni riescono ad instaurare con il loro animale da compagnia ma è sbagliato, secondo me dipendere dal loro affetto. Per tanto grande e ricco sia quell’amore, unico nel suo genere e stupendo, è simbolo di povertà se è l’unica cosa che si possiede. Soprattutto se non si possiede amore per se stessi.

C’è chi invece sceglie nella vita di amare solo ed esclusivamente un animale, condividendo la sua esistenza soltanto con lui ma dentro è un essere colmo di gioia, che ha felicità attorno e la si percepisce. E’ tutta un’altra storia in pratica.

Prosit!

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Non aver paura del buio e del silenzio

LO STATO MAGICO

Non aver paura del buio e del silenzio. Non aver paura della tua solitudine. Di questa scura sensazione di essere solo. È la tua amica più grande, é lo stato basilare nel quale rinascerai a nuova vita, fidati di quello che ti dico. Fidati se ti dico che é uno stato magico ed é assolutamente a tuo favore.

Se non usi questo momento per lamentarti, per non accettare, per agitarti, per aver paura, bensì riesci a coglierne la bellezza, nonostante il timore che può far nascere dentro di te, ne uscirai migliore, più forte, più felice, più evoluto, più grande. Più connesso all’infinita e potente energia cosmica della quale siamo emanazione.

Prova a riflettere un secondo:

Un seme germoglia nel buio e nel silenzio.

Un animale, se ferito, per rigenerarsi, cerca il buio e il silenzio, visti come riposo.

In un uovo accade il miracolo della vita nel buio e nel silenzio.

Quando vieni concepito, vieni concepito nel buio e nel silenzio.

Le grandi bellezze nascono dentro, internamente, come sotto terra, per esplodere poi, in tutta la loro meraviglia, al di fuori.

Il buio e il silenzio ti permettono di osservare acutamente e attentamente ciò che va osservato e che, nel caos giornaliero, non riusciresti a vedere.

Nel buio e nel silenzio ci sei soltanto tu e nient’altro, e tu sei il guaritore di te stesso, l’unico e il solo grande Dio al quale devi credere.

Il tuo potere interiore è illimitato e soltanto attraverso la pace puoi comprendere di averlo, anche se ti verrà poi difficile metterlo in pratica.

É quando si cade in fondo al pozzo che si sente la voglia di sopravvivere e, in fondo al pozzo, ci sono il buio e il silenzio. Non odi nulla, non vedi nulla, non parli, non ti muovi, non hai azioni da compiere se non quella di creare la tua nuova vita come un vecchio alchimista chiuso nella sua grotta in totale segreto.

Un tempo, gli antichi saggi, cercavano scuri antri nel tentativo di non essere intaccati nemmeno dalle onde vibrazionali degli altri, per poter lavorare alla propria crescita personale nella più totale solitudine. Non dico che devi fare questo ma voglio solo mostrarti il loro intento e l’importanza che davano all’isolamento.

Lavora… lavora… crea la tua nuova realtà, attraverso le lacrime se vuoi, e la scontentezza, ma sono, in quel momento, gli strumenti che possiedi e puoi renderli utili a tuo favore. Non sei inquinato da nulla, niente ti disturba, niente ti distrae.

TUTTI POSSIAMO GODERE DELLA RESURREZIONE

Non aver paura del buio e del silenzio. Se ti è capitato un periodo assieme a loro è perché probabilmente sei pronto per salire un nuovo gradino. Tutto, in natura, prende vita nel buio e nel silenzio. La vita… – vita -… senti quanto é bella questa parola?

Sei una Fenice. Siamo tutti delle Fenici. “Post fata resurgodopo la morte torno ad alzarmi”

Risorgi dal grembo che ti sta tenendo suo. Non vuole farti del male, il male lo stai percependo tu. Lui vuole solo accudirti, proteggerti e coccolarti.

Se anziché dibatterti ascolti attentamente cosa ti sta dicendo, puoi sentire parole d’amore a te rivolte dentro a quell’oscurità che tanto ti sta spaventando. Quel nero che vorresti allontanare da te ti sta accarezzando amorevolmente. Lo so che vuoi la luce, che vuoi quello che tu consideri realtà ma, la vita, quella vera, si accende nel buio e nel silenzio come una scintilla. Non la vedresti se fosse al chiaro del giorno o tra il vociare chiassoso delle genti e dei tuoi pensieri.

Lì, dove ti pare di non aver più nulla, dove ti sembra di esser giunto alla morte, stai in verità uccidendo una parte di te per trasmutarla in qualcosa di migliore. Una parte di te che non ti ha permesso di vivere come l’essere divino che sei. Quella sensazione di angoscia é  un qualcosa di percepito dal tuo corpo, una macchina prettamente biologica, ma dove lei ha paura, puoi sentire la voce dell’anima che intende aiutarti a riconoscerti spirito. Cioè ciò che sei.

DOPO LA NOTTE ARRIVA SEMPRE IL GIORNO

Perché quando si ipnotizza una persona la si manda in uno stato di buio e di silenzio? Te lo sei mai chiesto?

Per poter riuscire a vedere ciò che in altri modi non si riuscirebbe, attraverso lei stessa.

Non temere, la luce tornerà e tu potrai assaporarla diversamente. Ne trarrai più benefici.

Ti stai trasformando. Una parte di te lo sta facendo e ha bisogno del buio e del silenzio per farlo. Proprio come staresti galleggiando nell’Universo.

In questo momento, attraverso le sensazioni che ti opprimono, sei molto più sensibile e quindi più connesso all’energia cosmica. Sfrutta questa situazione a tuo favore. Come? Ti basta amarla. Amarla anche se non ti piace, anche se pensi ti stia facendo male. Amala e accettala proiettando il tuo sguardo sicuro verso il bello. Cerca di avere fiducia che qualcosa di meraviglioso si sta preparando per te, sta per schiudersi dopo essersi sviluppato nel buio e nel silenzio. Prova soltanto e vedrai che così sarà.

Prosit!

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Io che non piango mai sono arrabbiato con mia madre

IL VALORE DELLE LACRIME

Fin da quando veniamo al mondo, il principale mezzo che abbiamo per attirare l’attenzione della mamma è quello di piangere. Il pianto ci permette di farci sentire, o di mostrare un disagio attraverso le lacrime. Questo mette in allerta il genitore che provvederà immediatamente a prendersi cura di noi. E’ la manifestazione di un bisogno.

Se siamo abbastanza furbi, continueremo ad utilizzare questo metodo anche crescendo, almeno finché non veniamo scoperti, frignando in modo teatrale per ottenere quello che vogliamo. La nostra tristezza dovrebbe smuovere i cuori di compassione e, secondo i nostri calcoli, anche un solo – Cosa c’è? – dovremmo ottenerlo. Purtroppo però, a volte, non funziona proprio tutto così. Qualcosa non va come avremmo voluto e, senza rendercene conto, dobbiamo iniziare a pensare a qualche altra soluzione.

Ci sono adulti che non piangono mai e parlo di adulti perché occorre maturare all’interno alcune emozioni.

IO NON PIANGO MAI

Questa prerogativa appartiene soprattutto al sesso maschile ma anche molte donne evitano il pianto e la sua manifestazione. Il non piangere o il non riuscire a piangere, può essere provocato da un disturbo fisiologico come una stenosi o un’ostruzione parziale o completa ai dotti lacrimali, oppure per una scelta più o meno consapevole, a volte figlia di un’educazione ricevuta, a volte no. In entrambi i casi, secondo la Psicosomatica, alla base esiste un conflitto con la madre che ora proverò a spiegare.

Quando un bambino non si sente sufficientemente considerato dalla propria mamma, piano piano, crescendo, inizierà a smettere di piangere. Sembra quasi un evitare uno spreco di energie che risultano inutili. Nella parte più profonda, e qui c’è il dramma, risiede però una sorta di collera nei confronti di quel genitore, una collera non elaborata e non trasmutata in emozioni migliori. Infatti è un po’ come se, l’individuo, per pura difesa personale, dicesse: – Non vuoi ascoltarmi? Bene, allora io ti dimostrerò che posso tranquillamente farcela anche senza di te e senza il tuo aiuto. Me la cavo da solo. Come sarebbe? Prima mi metti al mondo e poi non mi consideri? E allora della tua considerazione non me ne faccio nulla -.

Le persone che durante l’infanzia sono state spesso sole o si sono dovute sbrigare a crescere velocemente, è perché hanno avuto madri che poche coccole gli hanno fatto. Non parlo solo di madri anaffettive ma di madri che, per qualche ragione, non avevano tempo. In base a questo occorre comprendere che non esistono colpe ne da parte del genitore, che probabilmente non l’ha fatto apposta e non si è accorto di nulla, preoccupandosi di cose forse per lui più importanti come il guadagnare per sfamare il proprio figlio, ne’ da parte del bambino che semplicemente pretendeva un diritto naturale che gli è stato negato e ha così creato una sorta di scudo per difendersi dal dolore che provava per quell’esclusione.

NESSUNA COLPA… SOLO QUALCHE CONSEGUENZA

Non ci sono colpe ma ci sono comunque rimedi per riuscire a vivere meglio. Quelli scoperti senza l’autosservazione sono però solitamente deleteri. Spesso accade che una madre si rende conto dei propri “errori” in tarda età e inizia a nutrire un senso di colpa che non porta a nulla di buono. Mentre il figlio, oltre a non piangere mai e trattenere, potrebbe (o desidererebbe) inconsciamente andare alla ricerca dell'”amore perduto”, passando attraverso duecentocinquanta donne (se è maschio) e vivendo soltanto tormenti o delusioni da molte relazioni, laddove la colpa non sarà mai la sua ma sempre della compagna-madre.

Avrà bisogno di un amore che non saprà ricambiare. Avrà bisogno di calore, di affetto sincero e sarà avido di unicità. Pretendera’, in cuor suo, di essere al centro dell’attenzione del partner pur ammettendo l’esatto contrario.

E pensare che con un bel pianto si risolverebbe tutto! Ok, no, non scherziamo. L’argomento è serio.

Piangere può far bene soprattutto quando, al proprio interno, esiste questa rabbia soffocata. L’acqua (lacrime) spegne il fuoco (ira) e, inoltre, in questo caso, appare come la manifestazione fisica del demone che, in parte, esce da noi, va via, ci abbandona perché siamo riusciti a trasmutarlo! Che bellezza!

Gli occhi secchi, di chi non piange mai, sono occhi senza vita. Sembra esagerato questo concetto ma serve a far capire quanta sofferenza c’è dentro ad una persona che nutre un conflitto (magari inconscio) nei confronti di chi lo ha messo al mondo e che avrebbe dovuto dargli l’amore più grande e più puro come fondamenta di quell’esistenza.

Un figlio è come una specie di prolungamento della madre, in particolar modo fino ad un certo periodo di vita, e quando questo stesso prolungamento non riesce a nutrirsi dalla pianta madre, immaginatevi come possa non sentirsi “morire”. Invece riesce a vivere, con tutte le sue forze. Si riempie di orgoglio, non vuole lasciarsi andare e se da grande apparirà un cinico orgoglioso, beh… com’è che dicevano gli Indiani d’America? – Non giudicare il tuo vicino finché non avrai camminato per due lune nei suoi mocassini -.

LE LACRIME DEL PERDONO

Dentro ognuno di noi c’è una battaglia in corso, per questo ci vuole rispetto. Sempre.

Si può anche scegliere di non piangere ma occorre chiedersi se lo si fa solo per sembrare dei duri che non hanno bisogno di niente e non vogliono mostrarsi vulnerabili o deboli, oppure per altri motivi. L’ho detta in breve ma si dovrebbe capire cosa intendo.

Le persone che non piangono mai sono solitamente individui che vogliono avere sempre ragione, abbastanza orgogliosi, che odiano essere colti in fallo e sono pronti a negare l’evidenza. Per questo trovo importante osservarsi, perdonare e perdonarsi. Perché suppongo non sia sereno vivere così.

Una mamma può essere innocente o colpevole ma tu se puoi perdonala. Non per fare un piacere a lei, solo perché è tua madre, ma per donare a te stesso sollievo e armonia. Distaccati da questo rancore e, da qualche parte, troverai l’amore che da quando sei nato ti manca.

Prosit!

photo mamma.pourfemme.it – centrooculisticoiol.it – insiemeinfamiglia.com – informareperresistere.fr – centroitalianoocchiosecco.it – fotocommunity.it – intelligonews.it – seduzionepratica.com

Pelle Secca – sentirsi soli

DENTRO E FUORI

La pelle è uno strato di cellule e delimita il nostro interno dall’esterno che ci circonda. Delimita il nostro corpo ma non ci separa dal resto del mondo anzi… una delle sue più importanti caratteristiche è proprio la capacità di assorbire e, in ambito psicosomatico, non parliamo solo di creme e lozioni.

È in grado di assorbire le energie esterne e le emozioni che vibrano attorno a noi in una determinata situazione. Questo per farvi capire come, proprio grazie alla pelle, la nostra parte più intrinseca è collegata e addirittura connessa a ciò che accade al di fuori.

La pelle secca indica, fisiologicamente, mancanza di idratazione e mancanza di sebo. La pelle diventa arida e può, in casi gravi, arrivare a spaccarsi priva degli elementi che la rendono morbida, turgida ed elastica.

C’è mancanza di nutrimento, vale a dire, mancanza d’amore – unico e grande nutrimento generale per qualsiasi forma del creato.

LA SOLITA MANCANZA D’AMORE

In realtà, molto probabilmente, questa mancanza non esiste ma noi la percepiamo. Ossia, la mancanza d’amore non si manifesterebbe mai se sapessimo amarci da soli ma, non essendone capaci, abbiamo bisogno dell’amore degli altri.

Fin qui è già stato tutto detto e ridetto come anche nel mio post sulla pelle grassa https://prositvita.wordpress.com/2018/10/23/pelle-grassa-il-bisogno-di-piacere-al-mondo/ ovviamente strettamente collegato a questo ma, nel caso della pelle secca, si ha un’ulteriore percezione ben poco piacevole.

Quella della solitudine. Quella della mancanza, così come a mancare sono gli elementi principali del nostro più importante involucro. Un involucro che ci protegge, ci difende, ci pone in comunione con gli altri, ci nutre, ci manifesta sensazioni.

Quando questo involucro si impoverisce inizia a deteriorarsi, a screpolarsi, a seccarsi, a inaridirsi e mostra esattamente come noi stessi ci sentiamo: poveri. Poveri dell’amore degli altri. Ci manca qualcosa. La compagnia di qualcuno, il suo affetto, la gioia. Ci sentiamo soli, esclusi, non amati. Un pianto continuo, senza lacrime. Un pianto asciutto, aspro, arido, sofferente.

LA SOLITUDINE MI FA A VOLTE TROPPA COMPAGNIA…

La pelle secca può manifestarsi anche su gambe e braccia, e non solo sul viso, proprio per permetterci di tradurre messaggi come:

Mi sento solo nell’andare avanti. Il mio futuro lo vedo nella solitudine.

Mi sento solo nel fare le cose. Nessuno mi aiuta.

Questi messaggi, che vogliono essere solo esempi, possono essere inconsci e non riconosciuti. Per questo occorre una visita interiore, dentro se stessi, molto accurata e profonda.

A volte ci si sente soli anche vivendo in una grande famiglia o avendo tanti amici, o ci si sente soli soltanto perché non si ha un partner come tutti gli altri che conosciamo.

Sentirsi soli significa non bastare a se stessi ma anche non riconoscere che ci sono molte persone attorno a noi, però noi ci focalizziamo solo su un individuo e, senza di lui, è come se non ci fosse nessuno.

L’OSTICA SOLUZIONE

Spalmare cosmetici e unguenti risolve il problema solo in parte. A valle. Non si guarisce la fonte. Si contrasta il danno ma non si migliora la causa, pertanto, si dovrà continuare a fare uso di questi prodotti, spesso molto costosi, e purtroppo anche tossici a seconda delle marche.

Inoltre, quando ci si dimentica o non si ha il tempo di cospargere la nostra pelle con queste soluzioni, ci si ritrova immediatamente e di nuovo con uno strato epiteliale antiestetico, rovinato e in alcuni casi fastidioso provocando pruriti, irritazioni e/o dolori.

Provare a non sentirsi soli è difficilissimo. Imparare a stare sinceramente bene in propria compagnia è davvero ostico, ma si può tentare, anche solo iniziando a convincersi mentalmente. Cercare di sostituire il senso di “mancanza” con un senso di “appagamento”.

Ricorda: la realtà è uno specchio, più ti sentirai solo e più solo sarai davvero.

Ogni volta che qualcuno ti si avvicina, o sta assieme a te, prova a pensare: “Ecco, non sono solo!”. Può essere un buon esercizio.

Prosit!

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Solitudine – un termine che modificherei

Non esiste nessuno più difficile di chi sa stare solo. Ha imparato a fare la cosa che fa più paura al mondo. Quindi, non sarà mai disposto a barattare la sua solitudine con rapporti di circostanza, ne con persone che cercano compagnia solo perché hanno paura del vuoto – (Paola Felice).

Si sente spesso parlare, durante il periodo natalizio, di Solitudine.

Si pensa alla gente che passa queste giornate completamente sola e il ventre si riempie di angoscia, a chi vorrebbe avere qualcuno vicino ma che purtroppo non ha nessuno. Si pensa anche a chi ci obbliga a passare quei giorni con lei perchè altrimenti – guai -. E poi c’è invece chi desidera stare solo con se stesso e non si fa alcun problema nel sentire gli altri festeggiare attorno a lui.

E’ così che insomma mi è capitato di pensare alla Solitudine in questi giorni e mi sono chiesta cosa davvero volesse dire questo termine. Significa: “stare da soli” o “sentirsi soli”?

C’è molta differenza a parer mio.

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La parola Solitudine mi sembra un po’ triste. Sentitene il suono… so – li – tu – dine…ee..ee.. Sa di malinconico, di uggioso, mentre così non è, almeno per me e per lo meno adesso.

Se si cercano i sinonimi di questa parola si trovano: abbandono, isolamento, paura della…, emarginazione e segregazione persino. Non ci leggo nulla di positivo in nessuno di essi.

Un tempo la pativo di più. Non amavo stare sola e probabilmente era anche giusto vista la giovane età. Vivevo inoltre in un luogo lontano da quella che era la mia casa ed ero come – costretta – alla Solitudine quindi, forse, non l’accettavo per questo. Oggi invece che sto bene con me stessa e anzi, amo passare del tempo solo con me, trovo che dovrebbe avere un termine più allegro ad identificarla.

La parola “Compagnia” non vi sembra suoni meglio? Più vivace, più piena, più lieta.

Sicuramente è solo una mia impressione.

L’uomo è nato per vivere in branco, si dice, come alcuni animali. Il branco è costituito dalla sua famiglia prevalentemente, dagli amici e a volte anche dai colleghi di lavoro. C’è chi non si allontanerebbe mai da queste fonti dalle quali si disseta continuamente. Perché stare soli, o meglio, sentirsi soli, spaventa… come mai?

Innanzi tutto la Solitudine non esiste ho imparato a comprendere. Se davvero avessimo ben chiaro il concetto dell’Uno Universale e capissimo veramente, sentendolo dentro di noi, cosa vuol dire essere una cosa sola nella grande energia universale, capiremmo che non si può mai essere da soli ma, le abitudini e l’educazione ricevuta così ci fan sentire unicamente per il fatto che fisicamente non abbiamo qualcuno vicino. Da qui il dolore nei confronti della morte, la paura dell’abbandono e l’angoscia del distaccamento. Tutte cose che, per carità, hanno fatto e fanno soffrire anche me, ma oggi, in modo diverso.

Non si è soli.

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Bisogna imparare a dividere le due cose come dicevo prima. “Sentirsi soli” fa star male. Ci si sente non amati, esclusi, abbandonati. Alcuni individui non riescono proprio, sentono la gola stringersi in un nodo, arrivano addirittura a stare con persone spiacevoli o a saltare di fiore in fiore pur di non rimanere mai soli. Si riempiono persino di animali attorno e il mio non è un giudizio solo una constatazione. “Stare soli” è molto meglio. Si crea, s’imparano cose nuove e soprattutto ci si conosce. Ci si può amare. Ed è imparando ad amare profondamente noi stessi che potremmo nutrire l’amore per tutto il creato, anche per gli altri.

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Un qualcosa che va oltre al corpo, alla compagnia, allo scambiare qualche parola, al pensare di avere una persona vicino caso mai dovesse – succederci qualcosa -.

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Viviamo un’esistenza intera ad accettare ciò che gli altri reputano meglio per noi senza nemmeno accorgercene. Questo accade perché molto spesso non ci fermiamo a riflettere su quello che davvero ci renderebbe felici e cosa renderebbe gioiosi noi e solo noi – esseri unici senza ripetizione alcuna in tutta la storia dell’umanità ne’ passata ne’ futura -. Siamo un po’ pecore e, per non sentirci diversi dagli altri, facciamo ciò che la società da sempre ci chiede. Anche sposarci ad esempio. Succede molto spesso. Se stessimo un pò più soli forse riusciremmo a comprendere meglio la nostra parte più intrinseca.

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Eppure, anche stando soli si può amare e si può amare soprattutto noi stessi. E si può amare chiunque. Si ha tempo, più tempo. Si può godere del silenzio o si può conoscere la nostra voce, ascoltare i nostri pensieri ma soprattutto le nostre emozioni alle quali non diamo mai ascolto se non quando si mostrano in modo eclatante. E magari potremmo anche dire – Toh! Guarda quante cose avevo dentro e non avevo mai visto! -. Probabilmente chi non riesce a stare solo non si vuole bene. Pensa di non essere così – in buona compagnia -. L’unica persona con la quale può stare non gli piace ed è bruttissimo questo.

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Le più grandi opere sono nate nella Solitudine, di nascosto, all’oscuro da tutti. Un tempo si rischiava l’impiccagione per novità che ancora oggi ringraziamo eppure, la Solitudine, continua ad essere un tema che spaventa. Appare come una nemica nonostante molti pretendono di chiamarla Libertà quasi come un sinonimo.

Forse… forse ci si sente soli perchè non si sa che fare. Non si hanno passioni, non si ha nemmeno la voglia di realizzare. Non si svolgono attività piacevoli. Ci si annoia davanti ad un televisore o seduti su una sedia osservando muri vuoti. Ecco si, che potrebbero essere riempiti.

La Passione farcisce. Fa sentire vivi. Pieni.

Penso che l’essere umano abbia la capacità di potersi sentire sempre libero se non si lascia condizionare dal mondo in cui vive, come penso che possono esserci soggetti che percepiscono la Solitudine, quella considerata “poco piacevole”, anche circondati da mille persone. Una Solitudine che rende tristi.

La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice – (Josè Saramago)

La mia Solitudine è collegata alla Libertà ma non sono proprio la stessa cosa. Al massimo una è la conseguenza dell’altra. Sono come due amiche con le quali faccio le stesse cose, o cose differenti, ma piacevoli entrambe.

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Certo, ci vuole sempre un equilibrio come in tutte le cose. Pur essendo un po’ misantropa non starei ogni giorno della mia vita da sola senza condividere nulla con nessuno. Mi fa piacere spesso vedere amici e conoscere nuove persone ma, quando mi capita di rimanere con me, mi diverto molto. Ho fatto anche parecchie scoperte inerenti alla Meg che si nascondeva dentro. La mia Solitudine è una scelta e ha un valore, un valore inestimabile. Sono fortunatamente circondata da un mare di persone che mi vogliono bene e passerebbero con me ogni loro ora, mi basterebbe scrivere un messaggio o fare una telefonata a questi meravigliosi esseri che amo tantissimo ma nessuno di loro può tradurre perfettamente la mia voce interiore ed è lei che voglio ascoltare. E’ lei che in alcuni momenti mi rincuora, mi rallegra, mi riempie. E’ di lei che ho bisogno se voglio comprendere ancor meglio tutti loro che mi stanno attorno.

Trovo che nel non voler mai rimanere da soli ci sia una sottile fonte di egoismo. Fondamentalmente è un po’ come sfruttare gli altri per un proprio bisogno. E’ umano lo so ma se si è egoisti si è allo stesso tempo aridi e quindi, tornando al discorso che facevo prima, ciò significa che non si è pieni d’amore altrimenti non si sarebbe disidratati ne’ di sentimenti ne’ di alcunché.

E quindi penso di aver imparato ad essere altruista. Altruista prevalentemente nei confronti di me stessa e altruista anche con gli altri che quando mi hanno con loro è perché provo il piacere più intimo e profondo nel condividere con essi quei momenti. Non trovate sia questa una cosa fantastica? E’ così appagante per me.

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E’ pace interiore, gioia traboccante dell’anima e si… è vera Libertà. E non perchè si può fare quel che si vuole ma perchè ci si sente vivi, nutriti dall’amore puro. Perchè non dev’essere vissuta come un’esclusione o una paura, è in realtà una crescita, un’evoluzione.

Prosit!

 

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