Quel pazzo di Hamer

E’ piccolo il libro di Giorgio Mambretti e Jean Séraphin intitolato “LA MEDICINA SOTTOSOPRA”. Appena 117 pagine e forse, per i primi approcci a tali argomenti, bastano e avanzano.

E’ un libro che parla di un modo nuovo, totalmente nuovo, di guardare una malattia o un malessere.

E’ un libro che trasforma persino il termine che ho appena citato. “Malattia” diventa “Benattia” andando a scardinare alcune memorie arcaiche che ci appartengono. Perché si sa, sono proprio loro, le memorie, a  creare tutto in noi. Sono i pensieri, consci e inconsci, a formarci.

L’uomo è quello che mangia! – diceva Ludwig Andreas Feuerbach, filosofo tedesco copiato poi da Naboru Muramoto nel suo libro “IL MEDICO DI SE STESSO”. Frase che ho sempre condiviso. Ma mia madre aggiungeva anche – L’uomo è quello che mangia… e anche quello che pensa! – e mica solo lei lo diceva. Tutti i più grandi maestri del passato, spirituali e di scienza, di fama mondiale, lo hanno detto conoscendo bene la Legge vibrazionale di Risonanza. La proiezione materiale del nostro pensiero.

“LA MEDICINA SOTTOSOPRA” è un libro che parla di un medico. Una figura ambigua lo si potrebbe definire. Per molti un ciarlatano radiato dall’albo, per altri un salvatore: si tratta di quel pazzo di Ryke Geerd Hamer.

Chi mi segue da tempo sa bene che non ho mai avuto intenzione di giudicare all’interno dei miei scritti, ne’ di schierarmi verso un movimento piuttosto che un altro. Mi piace semplicemente riportare, accendere luci e dire il mio parere. Quindi, senza lasciarvi troppo sulle spine, vi dico subito che a Hamer credo. Non m’interessa credere in lui come persona, può aver fatto la qualunque. Non mi interessa nemmeno credere in Gesù, il quale potrebbe anche non essere mai esistito in carne e ossa. Accolgo semplicemente un messaggio e provo a conoscerlo. Se mi rendo conto che può essere un buon insegnamento lo faccio mio. Lo metto in pratica.

Ma qual è il messaggio di questo amato e detestato medico?

Hamer nato a Mettmann nel 1935 e morto a Sandefjord nel 2017 dopo una vita di condanne, fughe, giorni passati in carcere e chi più ne ha più ne metta, ha cercato di dare un volto nuovo alla malattia e alla Medicina stessa. Quella occidentale soprattutto. In realtà non ha scoperto niente di nuovo ma andiamo con ordine… Si è anche prodigato nel dare soluzioni utili a chi ne aveva bisogno. Si possono tranquillamente leggere, su molti siti, gli strambi rimedi di ortica e ricotta che forniva a gravi malati di cancro… E già… su molti siti ma non su tutti.

Ad una più attenta supervisione e tralasciando le soluzioni considerate “barbine” dell’impavido medico, si può notare bene come il focus andrebbe fatto sul suo modo di osservare la malattia. Hamer infatti sosteneva che la malattia non è solo la realizzazione di un colpo di sfortuna o una disavventura genetica, bensì un conflitto interno non risolto che si manifesta attraverso un malessere del corpo più o meno gravemente. 

Questo tema è ben conosciuto dalla biologa e psicoterapeuta Claudia Rainville, madre della Metamedicina, e dall’insegnante Louise L. Hay. Vi consiglio di leggere tutti i loro libri.

Conflitti interni non risolti… beh, perbacco, questo è interessante. E se serbasse in sé una verità? Una verità che diventa – mia – non più di Hamer, cioè che dona – a me – una sorta di insegnamento.

In pratica, mi stanno dicendo che se soffro di Sinusite (come ho anche già scritto) non è solo perché ho preso freddo. In effetti tutti prendono freddo e no, non è ereditaria. Infatti sono l’unica in famiglia a soffrirne. E’ perché in realtà, sono vittima di una situazione/persona che non sopporto ma sono obbligata a tollerare. Tant’è che posso soffrire di questo disturbo per due o tre anni nella mia vita ma né prima ne’ dopo ne ho sofferto o ne soffro. La cosa inizia a farsi interessante.

Da dove nasce tutto questo? Nei nostri tempi recenti (in quanto dopo aver fatto, per anni, lunghe ricerche ho scoperto che certe teorie erano già più che approvate in luoghi, popoli e tempi antichi; per questo dico che Hamer, in realtà, non ha scoperto nulla di nuovo) nasce proprio da un evento che il dottor Hamer ha subito e gli ha cambiato la vita in tutti i sensi.

Il figlio di Hamer, il diciannovenne Dirk Hamer, venne colpito ad una gamba da un colpo di fucile sparato a quanto pare (ma il “quanto pare” si potrebbe tranquillamente togliere) dal Principe Vittorio Emanuele di Savoia da una piccola barca al largo dell’Isola Cavallo in Corsica. Vittorio Emanuele, che al momento del fatto era ubriaco, ha sparato diversi colpi contro alcuni suoi ospiti accusandoli di avergli rubato un gommone. Uno di questi colpi, sparati alla rinfusa, penetrò la gamba di Dirk che in seguito andrà in gangrena. Dopo un calvario durato circa quattro mesi, vari interventi, emorragie e infezioni che non guarivano, il giovane ragazzo morì lasciando un profondo dolore nel cuore dei suoi genitori e i suoi tre fratelli. Come a voler rincarare la dose di angoscia, pare anche che il Principe Vittorio Emanuele, dopo essere stato assolto a processo per mancanza di prove (era il 1978 e venne condannato solo per porto abusivo di armi, quindi la sua pena fu lieve) si sia persino vantato con un amico di averla “fatta franca”. Un po’ come a dire “oltre al danno, la beffa”. Tutto questo causò nel dottor Hamer un rancore così grande, una così forte rabbia, una così intensa voglia di vendetta che poco dopo gli diagnosticarono un tumore (un carcinoma) ad un testicolo. Anche la moglie di Hamer, Sigrid Oldenburg si ammalò di cancro e morì poco dopo.

Un momento del processo a carico di Vittorio Emanuele di Savoia accusato di omicidio volontario del giovane tedesco Dirk Hamer, Parigi, 1991. ANSA

Questa nuova visione della malattia citata in dottrine come la Psicosomatica, spiega che il tumore viene formato dal rancore. Colui che è rancoroso, non è da vedere come una persona – cattiva – come i nostri schemi mentali ci insegnano. Provare rancore significa anche, semplicemente, avere rimpianti, rimorsi, sopportare in continuazione situazioni che ci provocano profonda insofferenza e sentirci impossibilitati a cambiare le cose… Anche la persona più buona del mondo può provare rancore, magari proprio per se stessa, perché ogni mattina si guarda e non si piace, perché viene trattata come uno zerbino, perché non riesce a reagire, perché non è riuscita ad avverare i suoi sogni… Oppure, ovviamente, si può provare rancore nei confronti di un fatto particolarmente triste che ci è accaduto nella vita. Si può provare rancore inconscio verso un genitore dal quale si desiderava solo amore, si può provare rancore verso un Governo vessatore, verso un lavoro che non ci piace ma dobbiamo fare per poter vivere, mantenerci. La mancanza di una persona cara come un figlio, la non-accettazione di quella perdita e soprattutto il modo in cui quella perdita è avvenuta, può farci provare senso di rivalsa, sofferenza, ingiustizia, collera… sono tutte emozioni che vanno a nutrire il rancore, un sentimento più sopito, più profondo e nascondo, difficile da riconoscere ma assai grande e potente.

Ragionando, il dottor Hamer, ha iniziato a farsi delle domande. Non poteva lasciare i tre figli rimasti senza un fratello e ora senza nemmeno la madre. Non poteva morire anche lui. Doveva a tutti i costi far qualcosa. Doveva guarire. Suo padre, Heinrich Hamer, Pastore Protestante, lo introdusse a studi spirituali e, infatti, Hamer, oltre ad essere un medico era anche un teologo. Iniziò a mettere insieme le sue conoscenze, ad unire, anziché dividere, la scienza dalla spiritualità in un tutt’uno. Lui… era un tutt’uno.

Era proprio dai suoi testicoli che Dirk aveva preso vita. I testicoli simboleggiavano, senza ombra di dubbio, la sua paternità verso quel figlio perduto. Un figlio che, Hamer, non era stato in grado si proteggere secondo il suo – senso di colpa -. I testicoli sono l’emblema del maschio, del creatore, della forza, della protezione, dell’azione, di tutto quello che è maschile. E’ in loro che si forma il testosterone.

Claudia Rainville spiega che un problema ai testicoli può indicare un disturbato vissuto della propria mascolinità oppure una tristezza profonda nei confronti della propria paternità. Il senso di colpa nei confronti di un figlio, che può nascere per svariati motivi, può essere così forte da provare inconsciamente il desiderio di autodistruggerci. Addizionando a questo, come in tale caso, la tristezza incredibile per la grave perdita, tutto ciò diventa un conflitto massiccio dentro di noi, o meglio, dentro un padre. Un nodo duro, doloroso: il tumore.

Convincendosi sempre di più che il suo problema ai testicoli derivasse dal dramma vissuto, Hamer, capì presto che doveva ribaltare dentro di lui la situazione, ossia le emozioni provate. Se a far nascere il tumore furono emozioni di rancore, senso di colpa, vendetta, rabbia, frustrazione, etc… doveva allenarsi a provare l’esatto contrario. Doveva prima di tutto perdonarsi. Amare. Amare qualunque cosa. Amare persino la vicenda stessa. Doveva trasformare l’ingiustizia in giustizia sacra, la vendetta in perdono (per-dono, fare un dono a se stesso) la rabbia in pace, la sofferenza in accettazione. Doveva farlo per lui e per i suoi figli ma… col tempo, dopo aver visto che tutto questo funzionò, decise di farlo per l’intera umanità. Passando questo messaggio al mondo.

Le sue teorie, nonostante lo fecero guarire dal tumore, non avevano però alcuna valenza scientifica e vennero considerate pericolose dalla medicina. Si addebitano ad Hamer centinaia di morti. La scienza calcò pesantemente la mano con – …centinaia di morti innocenti che avrebbero potuto guarire se non si fossero affidati al metodo di Hamer… -. Elenca un bel numero di queste morti ma non le guarigioni, perché anche quelle ci sono state. Ne descrive solo i buffi rimedi e quant’altro.

In altri luoghi, però, si può notare come la casistica di guarigione di malattie considerate degenerative sia stata così impressionante da far vacillare gli edifici della Sanità.

Hamer ha fatto errori? Sicuramente! Ha detto cavolate? Sicuramente! Ma ha anche esposto un concetto.

Hamer spiega, come a livello di tensione o rilassamento della fase simpaticotonica o vagotonica del neoencefalo e del paleoencefalo, ci può essere un’evoluzione o una riparazione del conflitto.

Ricordate quando vi parlai del fatto che siamo formati da ormoni? Gli ormoni, o i neurotrasmettitori, vengono secersi dalle nostre ghiandole in base alle emozioni provate e vanno nel sangue, il quale va a nutrire tutto il nostro corpo. In base a cosa contiene il sangue nutrirà di conseguenza i nostri organi, le nostre arterie, tutto. Vi ricordate anche di quando vi dissi che emozioni negative “induriscono” (tensione) persino le molecole del nostro DNA che resta quindi compresso? Ecco, per Hamer, sarei stata una buona allieva.

Ma questo non mi interessa. Non mi interessa pendere dalle sue labbra, ne tantomeno pensare a lui come a un Dio che non sbaglia mai. Sono dotata di una testa e la uso, almeno dove riesco. Una cosa però è inequivocabile: ha fatto tutto questo per salvare se stesso e gli altri. Ha cercato di espandere questo insegnamento. Pensate davvero che lo abbia fatto per avere morti sulla coscienza? Per avere fama? Quella fama che lo ha obbligato a scappare, a nascondersi, a passare giorni in carcere, ad essere additato come un impostore? Un mistificatore? A non poter più svolgere la sua professione? Può anche essere… D’altronde, Oscar Wilde diceva – Di me… Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli -.

Ho messo alla prova le teorie di Hamer su me stessa. Con il mio corpo. Mi occupo di Alchimia Interiore, per cui, il suo insegnamento è stato condito anche da altre arti che conosco e pensare di poter guarire attraverso un metodo più energetico o spirituale che dir si voglia beh… è possibile. Ci sono stati momenti in cui ho dovuto ricorrere, come aiuto, ai metodi della nostra medicina, che ho sempre ringraziato nei miei articoli precedenti. E’ normale. Non si può pretendere di arrivare a fare un lavoro così eroico dall’oggi al domani. Non si può pensare di riuscire a conoscere il nostro subconscio nel giro di due giorni. La paura stessa, nei confronti di quella malattia che ci ha fatti vittime, ci blocca, nonostante la nostra fermezza di voler procedere in tal senso. Sono le nostre memorie e sono più potenti di noi, ci conoscono da quando siamo nati.

Ciò che è importante fare è avere un interessamento verso questo modo di osservare il disturbo perché, quantomeno, si può migliorare di moltissimo:

1) si possono prendere meno farmaci

2) si può guarire a monte e non a valle, dalla sorgente… e quindi sradicare quel conflitto in modo che il malessere non arrivi più, anziché farlo tornare di tanto in tanto (secondo di che malessere si tratta)

Sciogliere il conflitto, in pratica, evitando così di secernere in continuazione determinati ormoni visti i traumi subiti in passato.

Quella che noi chiamiamo – malattia – è un rimedio che il cervello fa entrare in azione attraverso un programma biologico per la sopravvivenza dell’individuo. Il cervello non fa differenza tra un qualcosa di reale e un qualcosa di immaginario. Se continui a dire frasi come – Questa situazione non la digerisco! Questa cosa mi è rimasta sullo stomaco! Quella persona non la mando giù! – e provi davvero questi stati d’animo, ecco che il tuo cervello cercherà il modo di secernere nel tuo stomaco più acidi, come l’acido cloridrico che ha un potere digestivo molto potente, per poterti permettere di digerire. Da qui, tutta questa emissione di sostanze acide, possono far insorgere: bruciori di stomaco, cellule tumorali, ulcere.

Continuare a prendere il Gaviscon o il Maalox (ringraziamone l’efficacia in caso di bisogno, per carità) ti aiuta ma non risolve il conflitto alla radice. Era infine questo il messaggio di Hamer, le soluzioni che il tuo cervello realizza. Messaggi… come vengono chiamati dalla Rainville in “OGNI SINTOMO E’ UN MESSAGGIO”, un suo bellissimo libro.

Photo ansa.it – nuovamedicinadotthamer – lhongtortai.com – redaccionmédica – medicinaonline.com – altroconsumo.it – fisicaquantistica.it – karmanews.it – corriere.it – leviedellaguarigione.it

L’antico e misterioso linguaggio del Bosco

In Valle Argentina si parlano tante lingue. No… non mi riferisco a quelle dei vari borghi che possono cambiare un poco per intercalare e accento, mi riferisco a quelle della natura. Non sono solo gli animali a esprimersi con i loro versi… Anche i monti, soprattutto alcuni, amano conversare, raccontando storie di guerre e fatiche con il loro tono imponente, i ruscelli che descrivono la vita più briosa e nutriente con fare materno e le radure che, in modo fiabesco, narrano di avvenimenti misteriosi e leggendari. Ma c’è una lingua, assai antica, che occorre assolutamente conoscere e che racchiude in sé molte di quelle citate poc’anzi. È la saggia parlata del bosco. Non si può non ascoltare un bosco. Ha tanto da dire.

Oggi possiamo essere certi che lui ci ascolti. Ogni volta che camminiamo nella sua macchia, le nostre vibrazioni vengono percepite dalle radici e mandate alle fronde di quelle piante o agli alberi vicini. Anche per questo ci vuole rispetto. Il bosco è vivo. È come un grande essere vivente e ha una sua intelligenza e un suo sentire. Quando entriamo in un bosco provochiamo come una specie di piccolo brivido in lui. Anche se noi siamo natura, quel tempio sacro ha bisogno di percepire cosa siamo. Per questo, l’ideale, sarebbe entrare lentamente, in punta di piedi come si suol dire, e permettere a quell’ambiente di accoglierci.

Attraverso la comunicazione che gli alberi hanno tra di loro, grazie alla parte radicale, trasmissione comprovata scientificamente dagli ultimi studi, ben presto, tutta la foresta sarà avvisata della nostra presenza e saprà chi siamo.

Le piante non hanno i neuroni come noi, pertanto, non provano un dolore fisico come il nostro ma possiamo comunque far loro del male a livello… energetico. E, credetemi, è comunque drammatico per questi alberi. A provocare loro del malessere sono quindi le emozioni emanate da frequenze che possono distruggere se con esse non decidiamo, piuttosto, di curare. Per questo, possiamo servirci della natura ma l’importante è farlo sempre donando in cambio gratitudine e amore. Quando una pianta sta male stanno male anche quelle vicino a lei e si mobilitano per aiutarla nel loro magico mondo sconosciuto ai nostri occhi. Se ad esempio viene intaccata da dei parassiti essa tenterà di autocurarsi emanando sostanze apposite o producendo secreti più zuccherini in grado di attirare insetti utili a scacciare gli invasori, così come può anche secernere elementi più amari nel tentativo di mandar via gli esseri infestanti ma avvertirà anche le altre compagne che, a loro volta, cercheranno di proteggersi e di aiutare la malcapitata attraverso la diffusione di particelle organiche atte a disinfettarla. Tutto quel mondo si muove dove nessuno viene lasciato da solo.

Non riuscendo a vedere il suo comunicare pensiamo che questo non esista ma se poniamo più attenzione non sarà poi così difficile comprendere un linguaggio decisamente affascinante. Ci sono luoghi, ad esempio, in cui il bosco non ama molto essere visitato e scoperto e quando accade lo si capisce chiaramente. La flora è selvaggia ed esagerata come quella di una giungla ingarbugliata, i rami formano arabeschi dall’aspetto quasi spettrale, i piccoli animali che lì vivono sono meno socievoli rispetto ad altri. Alcuni tronchi sottili e spezzati sembrano spade affilate, pronte ad attaccare, e tanti sono i tranelli per noi umani. In diversi modi ci sta dicendo che lì vuole proteggersi, non siamo i benvenuti e, soprattutto, se non emaniamo emozioni figlie della gioia pura ci conviene rispettare quell’ordine anche se appare umile. Al bosco piace raccontare di sé e offre sempre altre zone più ospitali nelle quali ama essere ammirato e ascoltato. Vuole svelare i suoi segreti a orecchie amiche parlando delle creature che trovano rifugio in lui o dei fiori che abbelliscono le sue stanze intricate e… da cosa nasce cosa, perché in natura, tutto è collegato e tutto è co-creatore del grande sistema. E quindi sì… può anche diventare logorroico.

Ma… quali sono le sensazioni che proviamo in quel punto in cui abbiamo deciso di fermarci un po’? Ci sembrano tristi quegli alberi? Quali fatti spiacevoli hanno vissuto e ancora oggi ricordano? Oppure, appaiono vivaci e curiosi? La natura non conosce il male come quello dell’uomo. Non esiste una pianta cattiva o una pianta buona. Non esistono neanche piante infelici o arrabbiate o gaie ma è la sensazione che permea in quel luogo ad essere importante e che si rivela a noi se sappiamo coglierla. Che tipo di energia lo avvolge? Non esistono piante alle quali affiancare aggettivi come quelli prima elencati ma esistono tanti tipi di piante e, fin dai tempi più antichi, gli esseri umani hanno dato a ognuna di loro un senso. Un senso che si è sviluppato sempre di più con il passare degli anni e dei secoli divenendo, nelle memorie e nel creato, un pensiero collettivo che ha acquisito un proprio potere. Per questo oggi il castagno è il simbolo dell’immortalità, la quercia della forza, l’abete della conoscenza, il faggio della libertà, il larice della perseveranza…

Se si conferisce questo potere al determinato albero, in qualche modo, lui risponderà…

Esso stesso, come figura, è da sempre emblema di casa, di stabilità, di crescita e di abbondanza.

Senza contare delle proprietà nutritive o adatte al benessere e ad altri scopi che ogni pianta conserva in sé. L’uomo non ha inventato nulla sotto questo aspetto ha solo ascoltato, un tempo si praticava molto l’ascolto e ha recepito quei cari suggerimenti ricchi di saggezza. Questo indica anche che, in un bosco, le piante non sono messe a casaccio ma collocate attraverso un’intelligenza creativa che le dispone nella posizione più giusta per loro e per tutto l’ambiente circostante. Intrigante vero? 

Avere rispetto di un bosco e della natura tutta è fondamentale. Il bosco ha una sua memoria persino. Non si ricorda di noi come persone ma ricorda le nostre vibrazioni. O può ricordare fatti spiacevoli o eventi gioiosi. Pensiamo ad un incendio per dire…. O ad una corsa felice degli animale…. Di certo lui non ha intenzione di farci del male ma nemmeno potrà rispondere positivamente se si emanano sensazioni negative perché è come scacciare via quelle buone seppur una loro parte possa farci del bene. Per questo, se si vuole godere appieno dei benefici terapeutici di questo grande insieme di vita, conviene sicuramente spogliarci da quelle che sono antipatiche vesti che ci impediscono qualsiasi utile connessione.

Tutto regna in armonia ed è a questo suono che dobbiamo sintonizzarci.

Ogni albero quando si piega al vento ci insegna ad accettare gli eventi della vita lasciandoci andare alla fede della nostra magnifica essenza, quando perde le foglie ci mostra come non essere schiavi degli attaccamenti e aspettarci nuove cose ancora più belle, ci istruisce sul non aver paura di mostrare chi siamo, nudi, senza maschere. Quando in lui sbocciano i fiori ci insegna ad accudire le piccole grandi cose che abbiamo. L’albero ci insegna a dare senza pretendere nulla in cambio. Ci fa capire quanto possiamo essere potenti anche senza parlare. Ci regala l’equilibrio e la centratura che non dovremmo mai perdere. E ci fa vedere la forza, la resilienza, l’essere capace di nascere e crescere anche nelle ostilità pur restando meravigliosi e illuminando chi ci sta attorno come ad essere un sole.

Da sempre esiste un legame molto stretto tra albero e uomo anche se questo rapporto poco lo riconosciamo, lo nutriamo e lo consideriamo ma fa parte di noi.

Questa è l’antica lingua del bosco. Parole da cucire nel cuore e non dimenticare. Messaggi da tradurre per imparare a comunicare in un mondo che è sorgente di vita.

Noi abbiamo intenzione di continuare a leggere questo lessico misterioso, magari assieme a voi. Quindi, continuate a seguirci ed estote parati, sempre!

Il testo che avete appena letto è l’audio del video che vi posto qui nel quale potrete vedermi all’interno del mio habitat naturale sul mio Canale YouTube.

Un Canale nel quale racconto, assieme ad un caro amico, le nostre avventure e le tante bellezze della Valle nella quale vivo.

Tutto avrà sempre uno sguardo tecnico, professionale, ironico e spirituale perciò mi farà piacere avervi assieme a me.

Buona visione, buon ascolto e se vi va seguitemi anche sulla pagina FaceBook – Wildlife in Valle Argentina – https://www.facebook.com/wildlifeinvalleargentina/ per ammirare ogni giorno un mondo fantastico!

Prosit!

Oltre il varco d’Ortiche… le Peonie Selvatiche – l’Amore Universale

OSTACOLI – BELLEZZA – DIFFICOLTA’: CIO’ CHE VEDI FUORI E’ DENTRO DI TE

Osservare il mondo con gli occhi dell’Anima…

Dopo aver camminato a lungo sulle mie montagne, godendo di panorami spettacolari, durante questa primavera inoltrata che si manifestava in tutta la sua bellezza e sotto la luce di un nuovo giorno, io e due miei amici arrivammo in un luogo unico nel suo genere, dove un bivio permette una sosta a picco sull’infinito.

Grazie a questa diramazione di strade si può raggiungere la vetta di uno dei monti più significativi delle mie zone oppure si può attraversare una gola dal particolare e aspro fascino.

Per arrivare alla parte alta di questa gola occorre varcare quello che può sembrare un portale a forma di utero, delineato da due falesie severe che lasciano un passaggio non molto largo nel quale nascono ortiche. Un passaggio davvero interessante da osservare in modo spirituale, scendendo in profondità anche dentro di noi.

Da una parte, la roccia di destra, presenta delle insenature nelle quali si può trovare riparo all’occorrenza, dall’altra, la roccia di sinistra, continua formando quella che sembra una grande vagina, simbolo da sempre celebrato, soprattutto dai popoli più antichi che hanno vissuto prima di noi questi luoghi. La parte del corpo dalla quale nasce nuova vita. La Madre Terra.

La Madre Montagna, attraverso il culto femminile e del femminino sacro.

Superato questo varco e percependo sempre che – camminare nella Natura significa camminare dentro di noi -, il coraggio non può ancora venir meno.

Un sentiero strettissimo e senza protezione a valle, realizzato da chi su queste montagne doveva nascondersi in tempo di battaglia, difendersi e difendere il territorio, diventa meta di impavidi. E’ un percorso antico, ottenuto rompendo la dura roccia alla fine degli anni ’30 del secolo scorso. E’ oggi dissestato in alcuni punti e, in altri, diverse frane ne hanno ostruito il passaggio.

Quanti messaggi da questo ambiente un po’ ostico che non è solo un luogo alpino, è anche visione dell’anima e ci sta dicendo tanto, descrivendo le pagine della nostra vita più nascosta.

Le precarie condizioni nelle quali oggi si mostra potrebbero far rinunciare molti, eppure, nonostante tutto, voglio proseguire. Anzi, adoro queste zone più selvagge.

Supero quindi tutto quello che vi ho appena descritto, di materiale e no e giungo dove, in alcuni punti, i massi ruvidi e brulli, lasciano il posto al verde. Ed è qui che scopro una meraviglia.

Si tratta della fioritura delle Peonie Selvatiche che hanno esultato in tutto il loro splendore proprio in questo periodo. Un fiore che non si trova ovunque e che, nella mia provincia, nasce solo in determinati luoghi.

Io non le avevo mai viste, questo è importante da dire. Sono apparse a me (ricordiamoci che ogni messaggio è personale anche se si fosse in cento) in un momento davvero particolare: quel giorno era il giorno del mio compleanno.

Non potevo ricevere regalo più bello. La Natura mi ha festeggiato in un modo spettacolare e sono ancora piena di gratitudine nei suoi confronti.

Nel mondo materiale in cui viviamo, il giorno del compleanno, per una persona, è sempre un po’ un “traguardo”. Una specie di tappa. Un traguardo verso il quale, a volte, si formulano persino dei propositi. Il mio era lo stesso dell’anno precedente, il quale ha fatto un po’ cilecca e quindi ho voluto riprovare, arrivata alla soglia di un’età che mi stava dicendo – Pensi di aspettare ancora molto??? -.

Volevo amarmi. Amarmi più di quello che stavo facendo e amare il Tutto, incondizionatamente, molto di più di quello che riuscivo a fare. Amarsi è la cosa più bella ma anche più difficile che un Essere Umano possa riuscire a fare.

Sappiamo tutti che la Rosa è la Regina indiscussa del giardino ma se vogliamo parlare di Regina tra i fiori occorre nominare proprio la Peonia. Il fiore tra i fiori. Il fiore simbolo dell’Amore Universale. L’Amore Incondizionato. La più grande forza ed energia che… – …move il sole e l’altre stelle – (Dante Alighieri). Che permette la vita dell’Universo.

L’Amore dell’Uno è la linfa vitale dell’Universo ma per quanto riguarda le particolarità della Peonia sono così profonde e ampie da andare ancora oltre e toccare molti figli di questo Amore come l’abbondanza, la prosperità, l’onore, la nobiltà d’animo e l’affetto.

Dopo aver sorpassato un punto molto interessante da tradurre attraverso la lingua della spiritualità e della Legge dello Specchio (utero, ortiche, ostacoli, sentiero pericoloso…) ho trovato la meraviglia. Una meraviglia fisica, data da questo stupendo fiore dal rosa intenso, grande, con petali delicati al vento ma resistenti e una meraviglia spirituale suggeritami dal suo significato.

Si dice che questo fiore abbia la capacità di influenzare in positivo la vita delle persone che hanno il piacere di vederla, ovviamente perché porta con sé le energie buone menzionate prima. Io ne ero circondata.

Il suo stesso nome “Peonia” deriva da “Paeonia” che significa “Pianta che risana”. In alcuni culti antichi si usavano le sue radici per curare molti mali, come una panacea e nella mitologia rendeva immortali.

Un compleanno interessante. Un nuovo gradino raggiunto da salire nella mia vita, nella materia e in altre mie dimensioni, l’aver saputo superare una zona che può apparire critica per godere della bellezza che l’Universo è sempre disposto a offrirci… messaggi compresi.

Prosit!

Vivere il Presente e “staccare” davvero quando si è nella Natura

La maggior parte delle persone che mi racconta l’ultima esperienza vissuta in natura si sofferma molto su un qualcosa che è successo di eclatante ma mi rendo conto che non va oltre.

Prendiamo, per esempio, come luogo, la montagna. Amo la montagna, la vivo, sono un’escursionista e un’esploratrice per cui, amici e no, vengono spesso a raccontarmi le loro avventure per poterle così condividerle con me. Per imparare, per coinvolgermi o anche per insegnarmi.

Finchè mi parlano di tecnica non discuto su nulla, anzi, posso solo che stare zitta e ascoltare ma se il discorso vira verso mete più… spirituali o emozionali, mi accorgo subito che molti di loro, in realtà, non sanno neanche di cosa stanno parlando. Questa però non vuole essere una critica, ognuno è libero di vivere come vuole gli eventi ma, essendo che essi stessi ricercano con smania ciò che raccontano, ho deciso di scrivere quest’articolo per aiutare e quindi non per giudicare.

Per ricollegarmi alla frase iniziale di questo post, come dicevo, vengono registrate solo immagini eccezionali. Cioè: se avviene un incontro a sorpresa con un animale, se si può godere di un panorama mozzafiato, se si nota un fiore bellissimo, se si vive un fenomeno particolare regalato da Madre Natura, etc… allora lo si serba dentro, lo si ricorda e lo si riporta, ma se mentre si cammina per un sentiero io chiedessi – Che alberi c’erano dieci minuti fa attorno a noi? – in pochi risponderebbero. Questo non significa che bisogna sapere per forza il nome di tutte le piante, il problema è che non si saprebbero neanche descrivere. Quelle foglie com’erano? Grandi o piccole? Che forma avevano? Che venature avevano? Non si sa.

ESSERCI

Non si sa perché non si osserva ma, in questo particolare caso, “osservare” non significa solo “guardare”. Significa “esserci”. Inoltre è anche molto utile “osservare”, in luoghi montani, al fine di evitare di perdersi e riuscire ad orientarsi.

Quando abbiamo iniziato questo percorso, hai camminato su pietre o su terra battuta? L’edicola con dentro quella piccola Madonnina, all’inizio della strada, l’hai vista? Che due farfalle stavano facendo l’amore su quell’Orchidea selvatica l’hai notato? -. La risposta è (quasi sempre) – No -.

Questa non è una colpa. Tutto ciò accade semplicemente perché, in realtà, non riusciamo a staccare con la nostra parte materiale. La cosa è un po’ difficile da fare e anche da spiegare. La nostra porzione fisica ci serve durante un’escursione, così come ci serve in ogni azione della nostra vita. In un’avventura in montagna la Mente deve essere presente. Ci aiuta a scegliere, a valutare, ad essere attenti. Il corpo deve rispondere a determinati impegni, ci avvisa se ci stiamo disidratando, ci permette di raggiungere luoghi meravigliosi. Non possiamo e non dobbiamo distaccarci del tutto da quello che siamo nella materia ma non dobbiamo neanche percorrere quel momento in totale fisicità.

La nostra parte spirituale è quella che più di tutte può servirci. Essa è ricca delle virtù quali: la preveggenza, la visione a 360°, la forza, il coraggio, l’amore, il riconoscere la bellezza, la gratitudine, la comunione, la contemplazione, l’osservazione, l’esserci e molte altre. Ogni giorno della nostra vita dovremmo vivere riflessi in questa parte di noi ma è ostico mentre si deve esistere all’interno della nostra quotidianità con tutto quello che comporta. Una giornata in montagna, che nasce proprio al fine di “staccare”, termine usato da tutti, permette questo più facilmente e può anche essere un buon allenamento da inserire poi nella vita di tutti i giorni e in ogni luogo.

Quante volte si sente dire appunto la frase – Andare a fare una passeggiata in natura per “staccare” -. Per non pensare, per rifocillarsi di energia positiva, per acquisire salute sia fisica che mentale, per svagarsi e rasserenarsi, per allontanare da noi i problemi. Tutto bellissimo, il fatto è che non serve a niente se non si vive – quel modo – in un – determinato modo -.

Nel momento stesso in cui si fa ritorno a casa, a cullarci vagamente, può essere solo il ricordo di quello che abbiamo passato, ma questo non giova a nulla e ci ritroviamo fin dalla sera stessa, più stanchi forse, ma non con un animo diverso o migliore.

Sai… è che quando cammini su quei monti, cambia il luogo ma tu sei esattamente dov’eri prima, nella tua dimensione di sempre, quella piena di problemi e fastidi e preoccupazione. Ebbene sì.

Ti sembrerà assurdo quello che dico perché tu affermi di aver avuto accanto a te degli alberi, un torrente, delle pietre e le farfalline. Tutto ciò ti ha donato gioia perché son cose che non vedi sempre. I profumi che penetrano nelle tue narici non sono paragonabili a quelli che respiri ogni giorno e quei panorami non hanno nulla a che vedere con quelli che puoi osservare dal tuo balcone.

Non parliamo poi se ti capita di vedere un animale selvatico (come dicevo prima): un Camoscio, o un Capriolo, o un’Aquila che tu ovviamente non riconosci come Aquila, ma hai visto un coso enorme volare, nettamente diverso dai Piccioni ai quali sei abituato. Ecco, in quei momenti, ti sembra di aver vissuto qualcosa di grandioso e pensi di essere riuscito nel tuo intento.

Non è così. Ponendo attenzione puoi notare che la tua Mente è sempre proiettata verso un tempo che non è quello che stai vivendo. O è il passato o è il futuro. Quando si parla di passato e futuro non si intende un distacco di anni. Nel passato regna la depressione mentre nel futuro regna l’ansia. Detta così sembra grave e lo è ma ho voluto prendere gli stadi massimi di questi tempi per farti comprendere meglio.

Mentre cammini in montagna pensi magari a tuo marito che è rimasto a casa… “chissà cosa starà facendo, poteva venire con me quel pigrone!”. Pensi che quello è il tuo ultimo giorno di ferie e dall’indomani ti aspetta un periodo di lavoro molto intenso. Vedi un Giglio meraviglioso “oh! A mia mamma piacerebbe tanto, quasi che glielo colgo, no… però… non è giusto toglierlo da qui e poi seccherebbe fino a stasera”. In casa hai tutto? “Chissà se arrivo in tempo per comprare quelle cose che mi mancano e preparare cena”. “Cavoli, domani è il 15 del mese, mi scade la bolletta della luce”. “Ma guarda se doveva venire anche lei oggi, non la sopporto”. “Che stanchezza ma quanto manca?”. “Dio, speriamo di non incontrare Vipere perché ne ho il terrore”. “Stasera chiamo Giovanni e gli dico che questo è un posto magnifico per i funghi!”. “Che nuvole laggiù! Ma pioverà? Speriamo di no, è così piacevole questo sole”. “Sono le dieci e quel vigliacco non mi ha ancora scritto”. E intanto la montagna, con tutte le sue meraviglie, ti scorre sotto il naso e non vedi nulla.

Se si riuscisse a vivere il Presente, chiamato anche “Qui e Ora” tutto sarebbe diverso. E di molto. Non solo per il momento in sé, per quel godere in toto e in assoluto il luogo in cui sei con tutti i suoi ingredienti, ma soprattutto perché, così facendo, coagulandoti totalmente con Madre Natura, allora sì che potrai portarti a casa tutti i suoi benefici i quali dureranno giorni in voi.

Sii quella foglia! E a casa potrai sentirti leggero e capace di accettare ogni cambiamento.

Sii quell’acqua! E a casa potrai sentirti fresco e nutrimento per gli altri.

Sii erba! E a casa potrai sentirti forte e pronto ad ogni evenienza.

Sii pietra! E a casa potrai sentire che nulla può scalfirti o buttarti giù.

Sii vento! Sole! Tuono! Pioggia!

Assorbi in te le caratteristiche di quello che ti circonda. Tocca quello che ti circonda. Annusalo. Guardalo con attenzione. Portati dentro ciò che è. Diventalo. Allora si che davvero ricaricherai le tue batterie e sveglierai in te qualità sopite da tempo.

Aguzza la tua vista, libera le tue orecchie, ascolta con il naso e impara ad usare altri sensi non biologici. La percezione, l’intuito, la capacità di vedere oltre, la bellezza sospesa dell’attesa, il brivido del coraggio. Senti con la tua pelle. Nessun organo, se non il cuore, è così adatto come la pelle per “sentire”. Diventa un tutt’uno con gli alberi, gli animali, i crinali, ti appartengono e tu appartieni a loro.

In quei momenti non esistono le bollette, il marito, la mamma, la paura delle vipere, il fidanzato che non ti scrive… esisti solo tu. Esistete solo tu e Madre Natura.

Provaci. Non ti sarà facile le prime volte ma quando ti sarai abituato non potrai farne a meno. Non farti ingannare dalla mente che considera questa un’evasione dalla realtà. Non credere di essere “fuori con la testa” in quel momento e di non poter fare attenzione o non riuscire a goderti quegli istanti. In realtà, acquisisci ancora più capacità. Tutto si amplifica e si moltiplica. Il cuore della Terra che batte ti passa tutto di sé. Nulla può sfuggirti. Fidati. Devi solo aver pazienza perché le prime volte ti sentirai all’inverso, come a non esserci.

Punta una foglia. Guardala come se fossi un microscopio vivente. Guardane ogni più piccola particella. Immedesimati in lei. Cosa sta sentendo? Quella lanugine che la ricopre, ricopre anche te. Se senti quella sua delicatezza è perché quella delicatezza ti appartiene. E’ anche la tua. Respira come respira lei. Impara a percepire il tuo sangue che scorre nelle vene come lei è consapevole della linfa che la nutre. Punta un ramo e poi un intero albero. E tutto quel bosco. I suoi suoni, il suo respiro, la sua voce. Che energia emana quel bosco? Cosa senti? A tua percezione personale, che tipo di vibrazioni sta emanando? Quello stato di Presenza che riesci a mantenere non racconta menzogna alcuna.

Se riesci in questo, col tempo, allora capirai cosa davvero significa “staccare” e potrai godere a lungo di quel contatto terapeutico. E non ti mancherà quel benessere perché sarà dentro di te. Impara le lezioni che questa grande Maestra ti insegna, sono tante e assolutamente adattabili alla tua vita in città. Sono lezioni meravigliose.

Ti auguro tantissime escursioni indimenticabili.

Prosit!

 

Animale Guida – Come si usa? E se è disgustoso? – parte 2°

Bene, partiamo da dove eravamo rimasti. Occorre “diventare” il nostro Super Animale.

DIVENTARE LUI 

Devi innanzi tutto prendere confidenza con lui. Un po’ come fare amicizia con un nuovo cane.

Le prime volte ti dovrai dedicare a lui con un po’ più di dedizione poi tutto verrà veloce e spontaneo.

Chiudi gli occhi. Pensa intensamente ad un Topo. Nel primo articolo si parlava di lui. Osservane i più piccoli dettagli. Il pelo, i baffi, le piccole unghie, gli occhi lucidi. Prova, nella tua immaginazione, ad accarezzarlo, a farlo tuo. Quando senti di provare armonia verso di lui e ne inizi a percepire una sorta di connessione, dopo diversi giorni, prova a diventare lui. Non serve che ti trasformi, ti basta sentire lui dentro di te e tu in lui, divenendo il Tutto. Ora cerca di esistere come Topo. Il tuo cuore batte più veloce. Sei piccolo. Il mondo cambia prospettiva. Come senti? Come vedi? Dove vivi?

So che con certi animali questo può farti ridere se pensi a dove va a posarsi una Mosca e immagini di essere tu, ma è l’unico modo per diventare un tutt’uno con lei. In fondo, le Mosche, si posano ovunque, sui cadaver… ehm, no, scherzavo… sul formaggio! Va bene il formaggio?

Bene, ora che hai imparato a diventare lui salutalo, ringrazialo e amalo. Fallo di cuore. Adesso ordina in modo imperativo, ma non presuntuoso, al Topo, di concederti la o le forze che ti servono. Attento perché ogni animale ha anche caratteristiche negative come ti ho detto prima. Sii preciso. Devi conoscere molto bene il tuo. Se non ti trovi in una situazione allarmante, nella quale ti occorre velocemente diventare lui in tutto e per tutto per salvarti, cerca di valutare bene quello che ti serve. Il Topo infatti è anche troppo pignolo, rimugina in continuazione, ha paura, non si lascia mai andare… quindi scegli bene.

IL SUO MODO DI PARLARE

Se invece, diversi Topi, compaiono fisicamente nella tua vita e in modo significativo, può voler dire che non hai il coraggio di uscire dai tuoi schemi. Continui a crogiolarti nelle tue idee e nella tua zona di comfort, nonostante questa ti stia facendo soffrire e ti stia tarpando le ali solo perché hai paura dei cambiamenti. Ecco… i Topi possono prevalere, diventare una piaga, rosicchiare tutto (che equivale alle emozioni che ci corrodono dentro di quando vorremmo vivere diversamente ma non lo facciamo). Sono impertinenti, astuti, tradizionalisti.

Come farai, quindi, ad usare il Topo in tuo aiuto?

Se hai il Topo come Animale Spirituale e lo hai scoperto dopo una ricerca seria (e non tirando i dadi a FaceBook) è perché è il Topo che ti serve. Pertanto, studiane bene la natura. Conoscendolo a menadito saprai immediatamente invocare ciò di cui hai bisogno. Fallo. Fallo concentrandoti. Respira profondamente ma non respirare solo aria, respira quell’energia. Domanda e continua a domandare. Se non sei ancora un Mago non ti basterà schioccare le dita una sola volta. Continua anche il giorno dopo e quello dopo ancora. Una o due volte al dì. Non diventare assillante. Insistere significa non aver fiducia di ottenere quello che si desidera tu invece dovrai darlo per scontato. Quel domandare dovrà, come ti ho spiegato prima, essere un ordine gentile, accompagnato da ringraziamento sincero. Gentile, non umile.

LA METAMORFOSI

A furia di fare questo diventerai lui. Stessa cosa vale con Puma, Leone, Gatto, Orso, Cervo e via discorrendo.

Non dimenticare di ringraziarlo anche dopo aver ottenuto il successo. Non aspettarti un successo fatto e finito fin dalla prima volta ma anche un impercettibile, minuscolo passo avanti è da considerare meraviglioso.

Durante le tue giornate, ogni tanto, pensa al tuo Animale Guida. Accarezzalo, parlagli, ricordati di lui. Non permettere al cordone ombelicale che vi lega di avvizzirsi.

Penso di averti detto tutto. Non ti elencherò gli animali e il loro significato in quanto, in rete, su siti seri, puoi trovarne quanti ne vuoi. Mi preme di più prometterti che puoi riuscire. Puoi riuscire davvero. Molti lottatori, soprattutto orientali, sentivano crescere in loro l’Animale Totem in grado di aiutarli in quel combattimento e ne usufruivano tutte le potenzialità. Lo fanno ancora.

Prima di concludere questo lungo discorso, mi sembra però doveroso consigliarti anche come puoi trovare il tuo Animale Guida. Innanzi tutto lascia perdere (secondo me) quei gioco-test che trovi su riviste o in rete. Conoscere il proprio Animale Guida indica uno stile di vita particolare. È un qualcosa di spirituale e soprannaturale.

CONNESSIONE TOTALE

Innanzi tutto devi imparare a connetterti maggiormente alla natura tutta. Se sei una persona che solitamente non considera il creato che la circonda dovresti imparare a farlo. Il vento, le foglie, i fiori, la pioggia, gli animaletti, i tramonti, le atmosfere, gli alimenti e gli elementi naturali… sono tutte cose che devi cercare di vivere diversamente da come hai fatto finora.

È l’Animale a venire da te, non devi decidere tu. Attraverso la meditazione, o comunque il silenzio interiore, e l’intenzione di farlo giungere ce la farai. Impara l’arte della contemplazione delle piccole cose. Impara ad osservare e percepire la tanta vita che c’è attorno a te.

Inspira i profumi del mondo, soffermati su quei colori, sul volo degli uccelli, gli scatti degli insetti, il brillio delle pietre, la quiete della montagna, la tenacia delle onde del mare. Spiega a te stesso e al cielo di cosa hai bisogno. Pensa agli animali che conosci. Prova a passare le tue ore riflettendo sul mondo animale. Questo è utile anche per eliminare il chiacchiericcio mentale deleterio che ti accompagna. In qualche modo, il più adatto, si presenterà. Inchinati a lui e lascialo entrare dentro di te.

Non preoccuparti se le prime volte ti senti imbranato e maldestro. Lascia fare a lui. Fidati di lui. Chiedi-ordinando. Chiedi e ti sarà dato.

Prosit!

photo valdifiemme-hotel.it – aforismi.meglio.it – ilibricalzelunghe.it – brucelee.com – naturopataonline.org

Animale Guida – Come si usa? E se è disgustoso? – parte 1°

BLEAH! CHE SCHIFO!

Perbacco quante cose che ho da dire in questo periodo! Anche stavolta dovrò dividere l’articolo in due o diventerebbe troppo lungo. E poi, vuoi mettere la suspense dell’attesa nell’aspettare la seconda parte? Vabbè… scherzavo, veniamo a noi. Il titolo del post è chiaro soprattutto verso la sua parte finale: il tuo Animale Guida non è per forza il tuo animale preferito. Partiamo da lì.

Può capitare che lo sia, che sia il tuo prediletto, e poi ti spiegherò perché, ma non sempre questa “coincidenza” accade e, spesso, quando si scopre che il proprio Animale Guida è il Topo, o il Maiale, o lo Stercoraro… si storce il naso con fastidio e disapprovazione auto-impedendosi così di ricevere, qualora servissero, i flussi energetici del determinato animale. Si pensa ad un “errore di calcolo”, quindi non lo si considera e ci si distacca da lui.

Questo lo reputo un male, in quanto, sottolinea la schiavitù di cui si è vittime nei confronti della nostra mente (uno dei temi basilari dell’articolo). Con questo post vorrei farti riflettere sulle tante cose che neghiamo a noi stessi perché non intendiamo guardare oltre, soffermandoci sull’estetica/simpatia/gradevolezza della vetrina che la società ci propone.

Ma andiamo con ordine; innanzi tutto cos’è, realmente, un Animale Totem? Se ne fa un gran parlare e un tanto scrivere, là, dove si vuole restare affascinati da un alone di esoterismo e sciamanesimo senza però prendersi la briga di addentrarsi profondamente nel discorso cogliendone ogni lato. Positivo o negativo che sia. Oggi, tutti, o quasi, hanno un Animale Guida come se fosse un brand  o una tendenza ma senza sapere cosa farne di tanta ricchezza.

INNANZI TUTTO, TU, COSA SEI?

Tutti gli animali, tutte le piante, tutti i minerali, ogni creazione e ogni manifestazione della natura ha delle caratteristiche che le appartengono. L’Essere Umano, la più grande manifestazione di Dio (inteso come ormai sapete ch’io intendo) essendo egli stesso Dio, possiede al suo interno tutte queste caratteristiche. Ogni Essere Umano compreso in Sé Superior, Coscienza Cristica, Spirito e Corpo ha in sé contenute tutte le qualità della natura in quanto lui È la natura.

Per moda, o maggior conoscenza, gli animali sono stati maggiormente presi come possibili scrigni di virtù in grado di servirci. Ovviamente anche perché risiedono un una dimensione superiore rispetto ai vegetali o ai minerali o agli elementi.

Per completare la bellezza infinita del creato, ogni animale possiede alcune doti e, l’animale definito Animale Guida, è quello caratterizzato dalle qualità che ti servono in quel momento. È infatti normale che questo animale può cambiare con l’andar del tuo tempo. Se oggi hai bisogno delle peculiarità della Tigre, dopo un po’ potrebbero servirti quelle del Lupo, o del Delfino, o del Cane, o del Corvo. Già a questo punto può nascere una sorta di tragedia, laddove ci si affeziona con attaccamento all’animale che ci conduce e non si accetta il prossimo. Anche questo è un limite della mente ed è pertanto sbagliato.

OGNI ANIMALE HA DOTI MERAVIGLIOSE

L’errore che si compie, come dicevo prima, è quello di non accettare come accompagnatore un animale che a noi non piace o consideriamo addirittura repellente. Non per essere banale ma, ogni animale, ha doti meravigliose. Sono quelle che occorre guardare e non il suo aspetto esteriore o il suo modo di vivere. Se in questo momento della tua vita (momento, o mese, o anno) hai bisogno di fare un salto quantico, probabilmente sarà la Cavalletta ad ispirarti. Se invece hai bisogno di scavare tra le macerie del tuo Io e trasmutare quell’immondizia in oro, allora potrà esserti d’aiuto la Mosca. Non soffermarti a quello che la società indica. Vai oltre. Ogni creazione è sacra e ogni animale ha delle abilità incredibili. Non dimenticarti, inoltre, che ti potrà capitare di averne due, di animali, contemporaneamente. Oppure, quello prediletto per il periodo della vita che stai vivendo, può, a sua volta, affiancarti o mostrarti un altro animale. Potrebbe infatti accadere che con uno sei particolarmente connesso a livello spirituale, la tua natura è simile alla sua, e può restare ad essere una parte di te, mentre un altro, o altri, ti “servono” come un fido braccio destro.

Spesso ti appaiono davanti nella vita reale, a volte insistentemente, fisicamente, disegnati, sognati, ma tu non badi a loro convinto che il tuo Animale Guida sia quello che più ti piace perché ci sei affezionato fin da bambino. Ma questo non vuol dire nulla anche se è vero che può nascere con esso un forte legame e, intrinsecamente, può nascere tra voi due una comunione che nessuno può slegare. Dovresti però comunque “usarlo” come va usato (che non vuol dire sfruttare).

NON E’ UN ANGELO CUSTODE

In pochi conoscono il metodo di come si possono utilizzare le forze di un Animale Guida e, in tanti, non ne conoscono le caratteristiche negative. L’Animale Guida diventa una specie di angelo, un essere magico che ci protegge con le sue virtù. Non è così. Non è lui a proteggerti. Sei tu che sarai in grado di proteggerti connettendoti a lui e usufruendo della sua capacità. L’Animale Guida, che io preferisco definire Animale Spirituale, non è da idolatrare. Abbiamo sempre ‘sto vizio di chiedere e pregare e idolatrare come facciamo con la statua della Madonna. L’Animale Guida è da onorare non idolatrare. È da usare! È pronto a concedersi a te. È lì per te. Come se fosse uno strumento.

Prendiamo ad esempio il Topo. Come Guida, il Topo, è anch’esso meraviglioso. È veloce, furbo, sa adattarsi ad ogni situazione, vuole osservare le cose da vicino e da ogni lato, è prudente, meticoloso, ordinato… hai forse bisogno di essere anche tu così per superare una fase della tua vita o per modificare un lato del tuo carattere che ti sta rovinando l’esistenza da quando sei nato? Forse devi mettere ordine nella tua confusione mentale, o devi essere meno istintivo e più cauto? Ok. Ecco cosa devi fare.

Ma… dovrai aspettare il secondo articolo altrimenti esce fuori un libro anziché un post.

Ti aspetto per la parte 2°

Prosit!

photo giardinodellefate.cloud – tempodivivere.it – spreafotografia.it – essereilcambiamento.it – petpassion.tv – gliavventistirispondono.it – youtube.com

Persone: alcune le hai amate tantissimo ma ora guai se si avvicinano

VADE RETRO

A volte succede di amare moltissimo una persona, di credersi persi senza di lei, di considerarla la cosa più bella della nostra vita ma… se ci si lascia e ci si lascia male, può capitare che si inizi a provare verso di lei una specie di ribrezzo.

Fisicamente può continuare a piacerci (non è detto) ma pensare anche solo di aver a che fare con lei, o sfiorarla, o doverle parlare, ci fa salire in gola un motto di disgusto. Non è rabbia, non è paura è proprio intolleranza, come ad esserne allergici.

Questo capita soprattutto a chi ha amato sinceramente ed è stato poi maltrattato. Col tempo, ha imparato ad aprire gli occhi, a vedere chi realmente era l’altro per il quale stravedeva e, soprattutto, ha davvero visto chi era sé stesso. É riuscito a guardarsi dentro. A volte, purtroppo, bisogna subire un danno per notare la nostra ricchezza e il nostro valore.

NOLI ME TANGERE!

Il fastidio è tangibile. Una sorta di pesante energia negativa assale se ci si avvicina a quella persona, o anche solo se la si pensa. Un’energia brutta, che si sente palesemente arrivare proprio da lei.

Il nostro organismo è intelligente e collegato alla psiche, pertanto, non tarderanno a manifestarsi reazioni anche fisiche. Pelle d’oca, stomaco stropicciato, lingua allappata, come a sentire un puzzo nauseante.

Il nostro fisico si ribella a ciò che ci ha fatto male adottando le sue manovre di allarme e di difesa ma é anche un’altra la voce che ci parla e ci manda un messaggio importante: é la voce della nostra anima.

Quando succede questo è perché abbiamo sconfitto, se non del tutto in buona parte, il demone che quella persona rappresentava per noi, per questo, ora, riconoscendolo come demone e non dovendo più avere nulla a che fare con lui perché trasmutato, vogliamo inconsciamente tenerlo a debita distanza.

I demoni sono ammaliatori. Ci incantano perché fanno parte di noi, sanno tutto di noi e appartengono al nostro Ego. Rispecchiati negli altri ci sembrano delle meraviglie, all’inizio. Se si riesce in qualche modo a crescere, dopo questo insegnamento ricevuto e a non sottostare più a certe debolezze (cosa che di solito accade con la tecnica del “chiodo scaccia chiodo”), ecco che gli occhi si aprono e possono guardare la verità. La verità spesso la si osserva e la si nutre senza nemmeno rendersene conto ma accade e, una volta raggiunta la verità, non si vuole più tornare indietro in quell’ammasso di menzogne, bisogni e ipocrisie che per molto tempo ci siamo raccontati appartenenti ad un amore totalmente terreno.

Quando si comprende che l’amore è tutt’altro, e che noi adesso meritiamo tutt’altro, salendo “di grado” nella scuola della “consapevolezza”, mandiamo via quello che consideriamo spazzatura perché per noi lo è davvero. Forse, tale demone, sarà un utile Maestro a qualche altro individuo, così come per noi arriverà un’altra persona sicuramente migliore, visto che abbiamo asceso verso la nostra evoluzione.

Il nostro spirito lavora assieme al nostro corpo (sempre) come avviene con le malattie delle quali ti ho parlato qui https://prositvita.wordpress.com/2019/03/09/il-dolore-lindesiderato-messaggero-degli-dei/  Perciò anche in questo caso, nell’argomento che sto affrontando ora, sono proprio delle sensazioni fisiche a trarci in salvo. Delle piccole manifestazioni che ci suggeriscono di allontanarci da lì e che piuttosto che stare ancora con una persona come quella si preferisce stare da soli.

ANIMA, SPIRITO, CORPO, MENTE

I mostri non sono sotto al letto, sono dentro di noi e quando riusciamo a trasmutarne uno, senza più dover avere a che fare con lui, al suo posto, in noi, giunge l’amore. L’amore come emozione primaria e fonte cosmica. Per il vecchio mostro, quindi, non c’è più spazio e questo lo percepiamo anche se non riusciamo a decifrarlo.

Accade la stessa cosa di quando mangiamo troppo e, al solo pensiero di ingoiare qualcos’altro, ci viene la nausea anche se quel qualcosa sembra buonissimo.

Il nostro corpo lo rifiuta, sa che poi starebbe male, che dovrà rigettarlo via. Ebbene sì, riempiendosi d’amore, l’intuito si affina perché di meno sono i demoni che lo obnubilano e lo soffocano. Ha più spazio ora per divampare. Il nostro intuito adesso è più ascoltato da noi e può padroneggiare come un cane da tartufi. Appena annusa qualcosa di “pericoloso” ecco che ci avvisa. E ora si che gli diamo retta!

Anche prima, quando quella persona l’abbiamo “amata” molto, il nostro intuito ha provato ad avvisarci ma i nostri bisogni erano decisamente più forti, pertanto, dopo un annebbiamento totale, abbiamo dovuto guardare quel demone in faccia e vedercela con lui.

E più forti erano quei bisogni, più forte sarà oggi il disgusto verso quella persona. Come ho detto prima, infatti, non con tutti/e gli/le compagni/e che abbiamo avuto succede questo e ovviamente nel mio discorso non c’è nulla di assoluto. È semplicemente interessante vedere, ancora una volta, come la nostra parte inconscia e sconosciuta collabora all’unisono con il fisico. Perché é questo che dobbiamo comprendere e non dobbiamo più creare delle separazioni.

Alcuni potrebbero dire che è inutile questo argomento perché ovvio. Se una persona ti fa del male e ti fa soffrire sarà naturale non volerla più. Innanzi tutto non è così, non è questione di quello che può averci fatto l’altro, in quanto dobbiamo sempre volgere l’attenzione a noi stessi, ma soprattutto, anche se così fosse, é comunque importante osservare il meccanismo spirito-corpo che lavora. Inoltre, è diverso provare ad esempio la rabbia verso quella persona. Non volerla più vedere, non volerla più toccare, non volerle più parlare perché ci scaturisce un istinto omicida. “É bene che mi stia alla larga altrimenti la disintegro!“. Questo non ha nulla a che fare con quello che ho scritto finora. Si tratta di un’emozione protagonista completamente diversa e, diversa, è la situazione dell'”adesso” che si vive.

BUONGIORNO SIGNOR MAESTRO

Prima di concludere mi preme ricordare ancora una cosa. Occorre osservare che queste persone, che oggi rifiutiamo in tutto e per tutto, nonostante i demoni che ci hanno fatto vedere, sono stati per noi dei Maestri.

Senza di loro, che hanno semplicemente riflesso ciò che avevamo dentro, non avremmo potuto vedere la nostra parte inconscia e dannosa per la nostra natura. Con questo non vi dico di porgere loro l’altra guancia, via dalla vostra vita! Ma, per quello che riguarda il vostro lavoro personale di crescita interiore, tenetene conto. Perché, nel vederli, si è stati bravi, molto bravi, nonostante tutta la sofferenza che abbiamo sopportato e ora, la nostra ascesa, che semplicemente equivale al nostro benessere, ci ha aperto le porte. E ce lo meritiamo.

Prosit!

photo creepypasta.fandom.com – noticiasdatv.uol.com.br – bluzzand.it – odieamo.it – meteoweb.eu – markmanson.net – aprilamente.info – angelsworld.it

Storia di un pilota d’aerei… “dirottato”

DONARSI AL MONDO

Questa è la storia di una persona che stimo molto. Un uomo che, generosamente, ha messo il suo sapere e le sue intuizioni al servizio dell’umanità in modo semplice, garbato, umile e senza pretese. Una conoscenza molto utile a mio parere.

Si chiama Pier Giorgio Caselli e chi mi segue avrà letto il suo nome già diverse volte nei miei articoli.

Spesso racconto le sue illuminazioni o il suo modo di vedere le cose e, oggi, intendo narrarvi una storia che lo riguarda personalmente e che lui stesso ha svelato in una conferenza della quale vi mettero’ il video a fine articolo.

Pier Giorgio non è solo una persona spirituale e non si definisce un guru come molti invece credono. È sicuramente un maestro, una buona guida a mio avviso, ha fondato una scuola di meditazione e arti marziali ma è anche un fisico e ama molto la fisica.

QUEL MESTIERE NON S’HA DA FARE 

Quando era un ragazzo, come lui stesso dice, amava studiare, amava la scienza, l’astrofisica ed era anche molto bravo a scuola. Anche lui, come molti ragazzi, aveva un sogno che era quello di diventare pilota d’aerei caccia. Si impegnava moltissimo per avverare il suo desiderio ma, nonostante la sua intelligenza, la sua bravura e i suoi ottimi voti non riusciva mai a superare i test che lo avrebbero fatto diventare un vero pilota. Lui si arrabbiava moltissimo. Non capiva il perché e soprattutto non capiva come fosse possibile che altri ragazzi, assai meno capaci di lui, riuscivano invece a passare promossi quegli esami… che lui, mai superò.

Oggi, Pier Giorgio, insegna a moltissime persone, parla, racconta, illumina ed è luce per una buona parte di umanità. Oggi, infatti, lui stesso comprende come non sarebbe mai potuto diventare pilota perché il mondo aveva bisogno di lui in un altro modo.

Soprattutto lui non sarebbe stato felice, come invece è ora, andando ad appartenere all’Aereonautica.

Oggi, guardandosi indietro, e sentendosi completamente e totalmente realizzato, capisce che non avrebbe avuto nulla a che fare con gli aerei, per come è, e chi lo conosce non può che confermare.

Ho voluto raccontarvi questo perché, molte volte, ci fissiamo su un qualcosa pensando che sia l’unica cosa da fare o che vogliamo fare o che siamo in grado di fare e quando questa cosa non si avvera ci arrabbiamo, ci rattristiamo o consumiamo tutte le nostre energie sgomitando a destra e a manca pur di ottenerla. Non capiamo il linguaggio dell’Universo che magari ci sta dicendo – Ehi! Non è lì che devi andare! Ho progetti per te molto più ambiziosi lo capisci? Fidati di me non crucciarti! Abbi fede! -. Proprio come ha detto a Pier Giorgio.

IL LINGUAGGIO CHE NON COMPRENDIAMO

La vita non ci vuole male e se noi non le mettiamo il bastone tra le ruote essa provvede sempre a farci ottenere il meglio. Nasciamo tutti con una missione nobile che, se con fede l’accogliessimo, ci accorgeremmo come appartiene sempre al nostro talento e quindi non puo’ che essere meravigliosa e idonea per noi.

Purtroppo la società che viviamo ci impedisce di lasciarci andare fluendo nell’energia cosmica coopartecipando al disegno universale perché: ci servono i soldi, perché non dobbiamo passare per degli scansafatiche, perché dobbiamo avere delle responsabilità e tutto ci intralcia. Forzare, però, non porta a nulla di buono. Diverse persone, a causa della grandissima preoccupazione che in loro si è trasformata in una piovra nera, si sono suicidate quando hanno perso il lavoro. Forse, però, dovevano perdere quel lavoro per poter giungere ad altro ma il loro cuore si è chiuso nella morsa dell’angoscia e della paura.

Dobbiamo provare. Dobbiamo aspettare a dire che è finita. A dire che non ci sono altre possibilità. A dire che “se non faccio quello non sarò mai felice”. Non possiamo saperlo. Rimaniamo attaccati a degli schemi e il nuovo ci spaventa perché non lo conosciamo ma potrebbe davvero essere migliore.

IL TALENTO PRIMA DI TUTTO

Pier Giorgio non tornerebbe mai indietro (e meno male!). Non c’entra nulla l’essere laureati, o ricchi, o famosi. L’Universo non guarda queste cose appartenenti alla materia. Lui osserva il talento. Ha bisogno di qualità, di determinate caratteristiche che si preoccupa si intersecare le une con le altre. E se quelle caratteristiche le hai tu, anche se sei povero, o senza titoli di studio, l’Universo vuole te perché tu sei perfetto per il suo disegno divino. Rifletti: se hai una missione da compiere non puoi continuare a fare quello che stai facendo e che, sono certa, neanche ti piace. Cerca solo di tenere la tua luce accesa. L’Universo vuole la semplicità dei bambini. Tutto in lui è meravigliosamente semplice.

Molte volte Pier Giorgio, mentre parla, incespica, o sbaglia un termine, o un verbo (mai quanto me!) eppure le sue parole sono armonia pura. Sono connesse direttamente con l’energia cosmica che non può che aprire i cuori. E, per i nostri cuori, sono un balsamo. Quindi non pensare mai di non essere adatto o di non essere in grado di fare altro rispetto a quello che stavi facendo. Stai giudicando con il tuo metro che è appunto un insieme di giudizi dato da un mucchio di schemi mentali di altre persone. Lascia valutare chi ne sa più di te, come la tua anima ad esempio, lei si che può scegliere al posto tuo. Perché lei non giudica, lei percepisce.

Prosit!

photo sphair.ch – youtube.com – giornalemetropolitano.it – it.freepik.com

Le Piume della mia Vita

COMUNICAZIONI… NATURALI

Mentre molta gente rinviene piume senza badare a questo ritrovamento, altre persone invece danno a tale fatto molta importanza. Io sono tra quest’ultime. Sono convinta che la natura, vista come una specie di madre, comunichi con me in modo totalmente ovvio, facendo parte di me come io di lei. Mi chiedo inoltre perché non dovrebbe essere così? Perché mai dovrebbe esserci un distacco tra noi due. Composte allo stesso modo, dagli stessi elementi chimici e nate nella stessa maniera, soltanto in varie forme, non comprendo perché io e lei non si possa avere un rapporto. E poi comunque lo si sente dentro, lo si percepisce in un modo che è assai difficile da spiegare ma lo si sente. Detto questo, e senza voler convincere nessuno, oggi voglio raccontarvi del mio vivere “assieme alle piume”.

Senza dimenticare che gli uccelli cambiano e perdono le loro piume biologicamente (sarà quindi ovvio in alcuni periodi dell’anno trovarne di più) e senza dimenticare che esiste il vento, il quale può portarle a noi, vi racconto come io vivo il mio rapporto con loro. Anche i gatti ci si mettono, o le automobili. Quando uccidono un volatile le sue piume volano ovunque e a noi sembrerà di essere circondati da penne più del solito. Per questo bisogna tenere un piede nella materia ma, con l’altro, senza dare responsabilità unicamente al mondo materiale in quanto non è l’unico, si può viaggiare per mondi sconosciuti che si mostrano ai nostri occhi e diventano via via sempre più concreti anche nell’esistenza reale, la sola che siamo abituati a considerare.

C’E’ UN MESSAGGIO PER TE

Le piume non giungono a me ogni giorno e nemmeno in determinati periodi dell’anno ma arrivano sempre e soltanto dopo (ho 40 anni e da 40 anni accade questo) un lavoro interiore svolto in me: che sia estate o inverno.

Per esagerare, in questa che molti potranno credere soltanto una fiaba o il delirio di una pazza, aggiungo che sono costantemente aiutata da fonti energetiche (egregore) che vivono con me ogni giorno e ogni giorno mi mostrano la loro presenza; a volte anche attraverso le piume. Le piume però arrivano solo quando il mio lavoro interiore riguarda l’ascesa verso la spiritualità, l’avere più connessione con la mia anima, il riuscire a vedere la perfezione anche là dove sembra esserci solo dolore e trasmutare, così come si dice – il piombo nel prezioso oro -. Elevarsi di un gradino verso la consapevolezza. La crescita interiore sale.

Detta così sembra un procedimento molto semplice invece è tutt’altro. In poche parole potrei dirvi che per raggiungere la resurrezione occorre prima passare dalla crocifissione ma non voglio riferirmi alla religione o a qualcosa di particolarmente traumatico. Si parla molto semplicemente di cambiamento e ogni cambiamento si sa, può produrre dolore, resistenza, spavento, sgomento, preoccupazione.

Ed é proprio durante questo subbuglio che le piume giungono a me. La piuma: qualcosa di tangibile (materia) collegato a qualcosa di astratto come: il volo, la libertà, il mondo dell’invisibile, del non palpabile, il mondo vicino al cielo. L’innalzamento. L’innalzarsi verso l’alto (come dice la parola stessa). E, se vogliamo, un qualcosa anche di aleatorio.

Ce la stai facendo Meg. Siamo qui. Ti stai avvicinando. Stai salendo il gradino. Tranquilla, va tutto bene. È tutto ok, noi siamo con te -.

Questo è il loro messaggio. Ma fatemi finire prima di volermi rinchiudere in qualche casa di Igiene Mentale.

É molto facile trovare piume per strada, o comunque in mezzo alla natura, più raro è trovare piume in casa a meno che non appartengano al piumone d’oca che abbiamo in camera sul letto. Ma quando si trovano piume assai originali in sala, dopo aver pulito, e con finestre e persiane chiuse tutto il giorno, e soprattutto PER DIVERSI GIORNI DI SEGUITO, inizi anche ad osservare altro. E meno male forse! Aprire la mente è sempre positivo, vere o false che siano queste teorie.

SACRI REGALI

Piume di cosa? Boh? Non sono un ornitologo ma di certo non appartengono solo ai comuni uccelli che vivono la mia zona. La maggior parte di esse le riconosco ma non proprio tutte.

E’ vero anche che alcune sono state trovate nei boschi, ma sempre in modo assai particolare e suggestivo. Ho piume di Pavone, di Gufo, di Tortora, di Corvo, di Gabbiano, di Ghiandaia, di Merlo, di Piccione, di Allocco, di Cinciallegra, di Gazza e di molti altri… che conservo più che gelosamente. Oltre ad essere cari doni, mi ricordano anche quel determinato periodo della vita in cui ho battagliato ma ne sono uscita vincitrice. Posso rivivere le stesse emozioni grazie all’energia delle piume. Posso ricordare che no, non ero sola. Non lo sono e non lo sono stata mai.

A livello di Animali Totem sarebbe carino conoscerle ma, comunque, quello che hanno da dire è sempre la stessa cosa attraverso la loro presenza.

Trovare piume sull’auto, ogni giorno, per diversi giorni, nonostante il vento e nonostante luoghi diversi e paesi diversi nel quale si parcheggia è effettivamente intrigante. Trovare piume sul luogo di lavoro, nello stesso strano modo in cui si trovano a casa, è intrigante. Essere seduti su una panchina e una piuma, lentamente, cadendo dal cielo, viene a posarsi sul tuo grembo (sempre per diversi giorni) è intrigante. Avere piume tra i capelli, per circa dieci giorni di fila (vi giuro che mi lavo) è intrigante. Voglio dire… a voi capita con queste dinamiche? E vi capita solo quando decidete di compiere un lavoro di crescita personale su di voi? Al di là della stagione, o del luogo in cui vivete, o della presenza o meno di uccelli attorno a voi?

Ma la cosa più importante è in realtà un’altra. Vedete, che questo sia vero o sia solo una mia suggestione, a poco serve. Il fatto è che questa mia credenza mi porta a convincermi, sempre di più, che ci sia un’affinita’ e una comunicazione maggiore tra me e quei nuovi mondi di cui vi parlavo e, alla fine, questa immaginazione diventa realtà.

Lo si può affermare in quanto si sviluppa poi con risultati che non hanno nulla a che vedere con gli uccelli ma che dimostrano come la mia sensibilità e il mio potere siano cresciuti. A quel punto si inizia a co-operare notevolmente con le forze della natura tutta e si realizzano cose mai riuscite prima. Insomma, proprio questo mi premeva spiegarvi. È come se fossero un mezzo che ci insegna ad affinare capacità intrinseche che tutti abbiamo ma non nutriamo, non coltiviamo.

Le piume sono ovviamente solo un esempio. Infinite sono le manifestazioni che forze a noi sconosciute utilizzano per comunicare ma ognuna di esse reca un messaggio. Un messaggio che nessuno può dirvi, nemmeno io, lo si sente dentro. Il cuore lo legge e lo traduce e quello è, perché la nostra intuizione, la voce della nostra anima, anche se non sappiamo ascoltarla, non sbaglia mai.

Il trovare una sola piuma può già voler dire qualcosa, il trovarne molte può intendere che qualcosa desidera comunicare con te, recarti messaggi importanti. Prova ad ascoltarli… in fondo che ti costa?

SEI PROTETTO

Attraverso le piume qualcosa ti sta dicendo che sei protetto, che non devi aver paura e che il tuo lavoro si sta svolgendo alla perfezione. Ce la stai facendo, ti stai avvicinando sempre di più alla tua parte Divina. All’Entusiasmo. Stai combattendo i tuoi demoni al meglio e stai acquisendo sempre un po’ più di magia.

Per concludere vi lascio alla lettura di questo articolo che parla invece dei – colori delle piume – perché, anche loro sono importanti da valutare e, avendo provato sulla mia pelle che non sono cincischie, voglio farveli leggere:

https://www.cavernacosmica.com/trovare-piume-significato/

Mi raccomando, badate d’ora in poi a come il Cosmo decide di comunicare con voi. C’è tanta tanta vita attorno alla vostra.

Prosit!

San Tommaso – la Prova Inconfutabile prima di tutto

ANNI DI GUERRA TRA SCIENZA E SPIRITUALITA’

I vari saperi difficilmente si uniscono, bensì, sono quasi sempre in contrasto. Io, che amo le sfumature di grigio, anche se riconosco tasti in cui il bianco e il nero van cliccati, la penso a mio modo.

Chi era San Tommaso? Beh, io personalmente non l’ho mai conosciuto, ma essendo un personaggio citato spesso dai Testi Sacri, ho avuto modo di capire chi fosse.

Il baldo giovane, proveniente dalla Galilea, costantemente alla ricerca della verità, non è mai stato visto di buon occhio dalla Chiesa e nemmeno da chi ostenta una fede indissolubile nel potere della grande Energia Universale.

Saprete tutti che, Tommaso, uno dei dodici apostoli di Gesù, era quello che doveva “vedere prima di credere”, aveva bisogno della prova inconfutabile per dire – Sì, è vero – e questo và esattamente contro le filosofie spirituali che insegnano invece di “credere per poter vedere” come, tra l’altro, tante volte, ho detto io stessa.

Bene, oggi mi dilungherò in questo concetto ed essendo che, qui, sono a casa mia, vorrei dire come la intendo.

SAN TOMMASO – POLLICE SU O POLLICE GIU’?

In verità, perdonatemi, ma nessuno di noi può stabilire con certezza che San Tommaso sia esistito veramente ma non è questo l’importante. L’importante è il messaggio che la figura di San Tommaso, veritiera o meno, ci ha voluto insegnare. Un messaggio molto molto utile a mio avviso.

Non sono d’accordo con chi, per credere, deve sempre fare un esperimento e avere la prova che ciò sia davvero così, sono convinta che la fede sia seriamente cieca ma è anche vero che Gesù stesso disse – Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci… -.

La “prova” che si accomuna solitamente a Tommaso non è secondo me quella adatta. Vediamo se riesco a spiegarmi: una “prova” è un conto, ma “provare” invece è un altro. Cosa significa questo? Significa che ben poche possono essere le verità indiscutibili perché, a seconda dell’individuo, come diceva lo stesso Buddha – Tu provaci, se ti fa bene è la soluzione per te, altrimenti, per te non va bene. Non seguire per forza ciò che io dico -.

Mi batto solitamente contro l’ignoranza e la pigrizia. L’ignoranza e la pigrizia volute. Intendo quelle che ci fanno comportare come ebeti davanti ad una qualsiasi notizia senza appurare la sua veridicità. Ora voi sicuramente potrete dirmi che non abbiamo i mezzi per farlo o non siamo abbastanza competenti ma, porca miseria, ce ne sono di quelle che anche un bambino, se solo si fermasse a ragionare un attimo, capirebbe che non sono possibili o che, quanto meno, c’è qualcosa di strano, che stride, in tutto quel discorso.

Le notizie giungono a noi a ondate, come se fossero mode, tendenze, eppure accettiamo sempre tutto e nessuno mai a chiedersi – Ma come mai non si parla più di quella cosa là? E’ sparita? -. No, non è sparita, ma non la si nomina più e quindi non fa nemmeno più paura mentre un tempo terrorizzava persino.

Ma sto divagando. Non voglio aprire una guerra contro i mass media e contro i pesci lessi che li seguono a priori. Voglio parlare di San Tommaso.

COME? PERCHE’? DOVE? QUANDO? COSA?

Perché la cosa più importante che San Tommaso ci insegna, in realtà, non è quella di non credere ma quella di farsi una sola domanda: E’ POSSIBILE?

Ma, attenzione: nell’Universo, il numero di probabilità è… infinito! Oh già!

Siamo esseri umani e, come tali, siamo dotati di una ragione che nessun’altra specie vivente su questo pianeta ha. Ci sarà pure un motivo. E’ verissimo che, se si ha fede e se si vuole intraprendere una via spirituale, le cose non vanno chieste ma percepite. Non vanno sentite dal punto di vista materiale e mentale ma animico e sensoriale, ben poche sono le domande da porsi, però è anche vero che non possiamo convincerci di cazzate e andarle a raccontare ad altri come sacre parole o verità assolute.

Secondo me c’è un tempo per tutto. Per la mente se deve porre domande e per l’istinto per percepire. Il problema sta nell’emozione che si prova. Una domanda la si può porre in due modi: o con la semplice voglia della valutazione o con il dubbio intrinseco che risiede in noi e come una morsa ci attanaglia le viscere. Ecco. Questa è la differenza.

E’ un po’ come il giudizio. Si dice spesso – Non giudicare! -. Ma un belin! Io sono dotata di una mente e giudico eccome! E’ proprio grazie al Giudizio se la specie umana ha continuato ad esistere. Il giudizio sano, quello che ti fa dire: tra due bacche che trovi nel bosco “questa per me è buona, questa per me non è buona”. Si parla di discernimento. Il Giudizio insano invece è bene non averlo, sono d’accordo, fa più male che bene e non serve davvero a nulla, però occorre fare chiarezza. E questa chiarezza la chiamerei proprio: San Tommaso.

Si parla di forze oscure, potenti, grandi, che possono fare questo e quell’altro, si parla di anima, c’è chi dice che è dentro di noi come un fantasma, altri che dicono essere fuori di noi come una coscienza e… praticamente tu cosa fai? A seconda di chi ti capita di ascoltare, credi a quello che ti viene detto perché nessuno può davvero sapere che cosa sia in realtà l’anima nonostante molti studi, anche scientifici, hanno dichiarato la loro. Il fatto è che non importa che cosa davvero sia l’anima ma importa comprendere se può esserci davvero un qualcosa di simile assieme a me e cosa può fare? Fin dove può arrivare? Quando finisco io? Quando inizia lei? Domande alle quali, molto probabilmente, non riusciremo mai a dare delle risposte precise ma chiediamocelo per lo meno. Se anche decidiamo di affidarci totalmente… a cosa ci stiamo affidando? Questo ci aiuta a distinguere cosa siamo. Ci fa capire che esistiamo e questa è la cosa più importante. Concepire di ESISTERE.

Cogito ergo sum – (Cartesio)

SE TU SEI, DIMMI COSA SEI. NON ESSERE ALTRI

Io, con questo post, non intendo offendere nessuno. Molto probabilmente ci sarà anche chi è più evoluto e più istruito di me e sa dare una risposta a tutto ma continuerei a pensare, anche davanti a questo tuttologo, che non è la cosa principale.

Il dire – Voglio credere che sia così – è infatti diverso dal dire – Ah! Sì, ci credo! -. Nella prima versione abbiamo delle valutazioni, abbiamo sondato, abbiamo quindi poi potuto godere dei riscontri ottenuti e ora possiamo dire – Sì, io credo sia proprio così perché per me è così -. Nella seconda versione invece – Sì, ci credo – ci credi perché? Perché l’ha detto un altro? Perché così hai studiato? Perché così dice la maggior parte della gente?

Ci hanno educato dicendoci che è esistito un certo Gesù che ha fatto questo e quest’altro ma voi lo avete mai visto? Ci avete mai bevuto una birra assieme? Lo so bene che esistono prove archeologiche che attestano che… bla, bla, bla… ma io, sinceramente e umilmente, non posso AFFERMARE che Gesù sia esistito davvero, in carne e ossa, ne’ al contrario posso dire che sia tutta una favola. Ma, quello che posso dire, dopo aver valutato è: Caro Gesù, che tu sia esistito o meno poco importa, per me esisti. E molto probabilmente esisti anche come egregora e come forma-pensiero. Oggi sei quindi un’energia. Ma, al di là di questo, tutto quello che hai fatto e che hai detto, o ti hanno fatto fare e fatto dire, io lo trovo consono a me e intendo imitarti il più possibile.

L’ASTERISCO E IL SALTO

Ecco, secondo me San Tommaso è una specie di asterisco. E’ l’asterisco che fa porre l’attenzione, che segnala le vie di mezzo, le sfumature di grigio tra le quali l’assolutismo e l’estremismo non trovano posto e sono visti come un’esagerazione e, l’esagerazione, non va’ mai bene. La fede dev’essere assoluta, non lo discuto, ma devo sapere a cosa mi riferisco quando intendo accettare il famoso – Sia fatta la tua volontà – perché non devo confondere l’accettazione con la repressione o la sopportazione altrimenti mi creo un danno irreparabile porcaccia di quella pupazza!

Gesù ammonisce San Tommaso dicendogli – Poiché mi hai veduto, hai creduto: beati coloro che non videro e tuttavia credettero! – perché infatti, neanche gli scienziati, sono, a mio avviso, nella ragione più totale, ossia coloro che sempre hanno bisogno di “provare per credere”.

Il comportamento di Tommaso non va’ ne’ osannato, ne’ redarguito, occorre semplicemente ricordarsi che c’è. Che, guarda caso, è stato inserito all’interno di un Testo Sacro e un motivo ci dovrà pur essere. A qualcosa serve e non è solo il capire di doverlo eliminare per credere ciecamente. La figura di San Tommaso è sottile, appare al momento giusto, quasi aggraziata nella sua diffidenza proprio per dar modo a Gesù di rispondere a tono. Ecco quindi il nostro poter possedere l’una e l’altra cosa. Tanta manna. Dobbiamo cogliere il messaggio di TUTTO quello che rappresenta.

Se queste cose sono state scritte, da chi ne sapeva forse più di noi, c’è un motivo. Non dobbiamo commettere l’errore di leggere quello che dice San Tommaso e pensare “ma tanto è solo un idiota, sentiamo cosa risponde invece Gesù”.

Perché Tommaso, nonostante il suo esprimersi talvolta impetuoso, è proprio colui che, con tutti i suoi errori e suoi rocamboleschi rimbalzi, ci conduce alla possibilità di “credere per vedere”.

Prosit!

photo dailystorm.it – klin-demianovo.eu – lanuovabq.it – quantumgenius.it – it.aleteia.org – baby-flash.com – annalisacolzi.it – documentazione.info