In una Grotta, la mia Grotta, la mia Valle – Conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei

Chi mi conosce sa che amo gironzolare in lungo e in largo per la mia Valle, la quale mi regala la possibilità di vivere a contatto di una Natura splendida e molto variegata.

E’ una natura che parla e mi permette di comprendere molto, anche su me stessa, in quanto mi piace ascoltarla e mi piace tradurre i messaggi che ha da suggerirmi.

Spesso ti ho parlato dello strano e saggio linguaggio del Bosco, oppure dello sconosciuto riflesso degli Animali che possono mostrarci le nostre memorie più nascoste. Oggi, ti porterò in un luogo davvero suggestivo e ricco di informazioni per la nostra crescita personale.

Lo chiamo – luogo – ma non è unico. Lo si può trovare in diverse zone e può essere di varie tipologie. Può essere profondo, stretto, breve, molto scuro, o più illuminato. Può essere umido, puzzolente, pieno di vita, silenzioso. Può disturbare, inquietare, disorientare o piacere molto.

Ti sto parlando della Grotta – un luogo altamente idoneo per osservare il nostro lato più oscuro e provare a esercitarci un po’, in modo alchemico, al fine di conoscere meglio noi stessi ed evolverci.

Alla ricerca della Lapis Philosophorum…

Anche noi abbiamo una “grotta”. Si tratta prevalentemente del nostro ventre ma indica quella caverna cosmica che ognuno di noi ha e non conosce. Tutti siamo formati anche da questo grande contenitore buio, ricco di emozioni, di memorie, di schemi, di sensazioni.

Quando si dice di entrare dentro noi stessi, per osservare anche ciò che di noi non ci piace, si va proprio in queste parti a noi sconosciute anche se crediamo di conoscerle perché nostre.

Non c’è presa di coscienza senza sofferenza. In tutto il mondo la gente arriva ai limiti dell’assurdo per evitare di confrontarsi con la propria anima. Non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza l’oscurità interiore. Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia – (Carl Gustav Jung).

Siamo convinti di conoscerci al 100% ma non è affatto così. Ed è per questo che i nostri Demoni possono farci reagire come vogliono.

Ci arrabbiamo se qualcuno ci fa arrabbiare, ci offendiamo se qualcuno ci offende, ci annoiamo, ci infastidiamo, ci rattristiamo, ci intimoriamo… certo, sono tutte emozioni umane e comprensibili ma, sopportate o sviluppate in questo modo ci definiscono – schiavi -. Schiavi degli eventi esterni. Siamo in balia di quello che succede nel mondo attorno a noi. E’ lui, con i suoi eventi, le sue persone, le sue situazioni a gestire noi e la nostra vita, noi non siamo padroni di noi stessi. Non siamo padroni di arrabbiarci quando vogliamo arrabbiarci, bensì quando l’esterno lo decide.

Questo accade perché non osserviamo dentro di noi con molta attenzione, pazienza e umiltà. Fa male. Significa vedere e di conseguenza ammettere di provare invidia, ammettere di aver bisogno di stima, ammettere di essere gelosi, egoisti, giudicanti, paurosi, bisognosi, opportunisti, vanitosi, avidi, superbi, manipolatori, incapaci… Non vediamo e non vogliamo vedere quei mostri. Li abbiamo creati come strumenti di difesa per sopravvivere, li abbiamo nutriti, ora sono cresciuti e noi, pur essendo da questi governati totalmente, non ci rendiamo conto di tali giganti che custodiamo nel nostro ignoto Subconscio, in quella nostra “grotta”, ai quali continuiamo a dar da mangiare. E l’Ego cresce assieme a loro. Quei mostri che potrebbero sparire soltanto nell’esser visti. Anzi… a dire il vero, non spariranno ma si tramuteranno in Angeli, cioè in forze, in buone energie utili a noi.

Nel nostro ventre c’è un mare sacro pieno di tutto ciò che noi siamo. Nella nostra mente ci sono stanze alle quali non abbiamo mai voluto accedere. Nel nostro cuore ci sono vibrazioni che non abbiamo mai voluto usare.

Tutte queste parti nascoste sono nostre ma per essere utilizzate, spesso, ci vuole coraggio, impegno, determinazione, gioia.

Ogni volta che entro in una Grotta, tra i monti della mia Valle, o in una caverna, o in una miniera, o in un cunicolo è come se entrassi dentro di me. E’ un cammino. E’ una metafora. Una scoperta. Mi introduco in un qualcosa di nuovo.

Lì dentro fa più freddo. L’aria è diversa. C’è umidità. E’ un luogo quasi sconosciuto, meno noto rispetto al resto. Cerco di porre massima attenzione ai messaggi che mi vengono suggeriti ma voglio anche lasciarmi andare, per percepire al meglio tutto quello che quell’anfratto ha da dirmi e poter vivere le sensazioni che devo vivere.

La Fenice rinacque dalle proprie ceneri, al buio e al silenzio. E’ l’emblema della rinascita, della resurrezione e, di resurrezioni, possiamo viverne diverse durante la nostra esistenza. Ogni scalino verso l’alto è una resurrezione.

Il buio e il silenzio sono i complici migliori che possiamo avere quando dobbiamo conoscere bene noi stessi e quell’altro che abita con noi, dentro di noi, ma che non conosciamo e non valutiamo. Lo abbiamo tutti. Una specie di alter ego che spesso ci manovra come un Mangiafuoco.

Ah! Le fiabe alchemiche…. Quanta ricchezza! Il burattino che si trasforma in essere umano proprio dopo essere stato all’interno del ventre della balena…. Un ventre buio e silenzioso…

Il buio e il silenzio ci spaventano a volte ma sono invece cari amici.

La Grotta, con quel suo buio deciso e perdurante conduce poi anche alla luce, una volta che si esce, e anche questo è un bellissimo messaggio. Ti obbliga, con la sua oscurità, ad aguzzare la vista, ad acuire i sensi, a cercare il chiarore per poi arrivare dove ad accoglierti è il Sole e tutti quei colori sgargianti e vivaci che i suoi raggi illuminano ed esaltano.

Là dentro è come se fossi dentro a me stessa. Che cosa sta accadendo?

Tutto è immobile, fermo da tempo… un tempo diverso da quello che sono abituata a vivere. Un tempo sospeso. Sembra che aspetta di essere “lavorato”, come del pongo da modellare. Certo, nessuno è mai andato a mettere in subbuglio quel luogo. Noi stessi dormiamo per anni sopra alle nostre abitudini, alla nostra comfort zone, ai nostri schemi mentali ripetitivi.

Fa freddo. Non c’è calore. Non c’è nessun tipo di abbraccio materno. E no. dobbiamo cavarcela da soli. Ed è proprio così anche nella nostra evoluzione. Nessuno può aiutarci. Nessun Maestro. Possiamo ricevere consigli ma nessuno può fare quel “lavoro” al posto nostro.

L’aria è pesante, stantia. Da quanto tempo tutto è lì, dormiente. Anch’io, dentro di me, sono stantia. Anch’io re-agisco come reagivo anni fa, sempre allo stesso modo, sempre guidata dalle stesse emozioni. Abbiamo vizi, ossessioni, fobie che girano… e girano… come un criceto sulla ruota imprigionato nella sua gabbia. Ma un Guerriero non re-agisce. Non ripete le stesse azioni come un automa. Un Guerriero agisce e c’è differenza. Il reagire è sinonimo di schiavismo, mentre l’azione è figlia della propria volontà.

Solo nel buio è possibile vedere la luce ma qui non vedo niente. Questo significa che devo mettermi a cercarla o forse crearla. Sono infatti una creatrice. Collaboro costantemente con l’Universo per co-creare la mia realtà. Ne ho la facoltà e la utilizzerò.

Quanto ancora voglio stare qua dentro? Ne ho abbastanza? Voglio uscire in fretta? Voglio restare? Che sensazioni provo?

Conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei – (Oracolo di Delfi).

Sedersi al centro di una grotta e chiudere gli occhi per diversi minuti…

Ci riusciresti? Nonostante il silenzio, alcuni rumori sono pressoché insoliti. Il gocciolio delle stille, la pietruzza che cade, la corrente d’aria gelida che accarezza le rocce. Lo sbattere d’ali di alcuni Pipistrelli. Alcune persone hanno allucinazioni visive dopo qualche minuto, altri hanno paura, altri aprono gli occhi di tanto in tanto, altri non provano assolutamente nulla, altri trovano la beatitudine…

Un viaggio dentro di me. Le pareti sono lisce o a volte ruvide, bagnate o asciutte, una Falena mi conduce dove posso comprendere. E’ tutto frastagliato e aguzzo. Quanto sono tagliente? E perché?

Guardando meglio mi accorgo che c’è più vita di quello che pensassi. Vermi, insetti, anfibi, chirotteri… licheni, aria, acqua… e le rocce stesse che parlano.

Rivolgendomi al loro saggio sapere chiedo di rendermi nota un’esegesi di ciò che sto vivendo.

Hai una di noi sul tuo petto Meg, vero?

Sorrido… – Oh si… un grosso masso mi comprime proprio il basso torace non permettendomi di respirare come io vorrei. Non mi permette di ricevere tutto l’ossigeno che vorrei assorbire, non mi permette di vivere quella splendida sensazione di polmoni pieni, aperti, spalancati… -.

Guardaci, toccaci, amaci. Ci hai creato tu. Siamo tue figlie. Nonostante tutto, meritiamo il tuo amore. Anche il nostro simile, sopra al tuo petto, merita amore, tu l’hai creato. Se riuscirai ad amarlo se ne andrà. Il tuo amore, il tuo perdono, è l’unica cosa di cui ha bisogno, altrimenti peserà sempre di più per riuscire ad ottenere questi doni. Proprio come un piccolo bambino che pesta i piedi e fa i capricci per essere ascoltato, per ricevere attenzioni -.

E che bel tempo che ho raggiunto laddove nelle Grotte che visito non c’è più odore di deteriorato. Dove le rocce brillano e mi sembra di essere circondata da diamanti rilucenti. Dove l’aria, nonostante tutto, è fresca e sa di pulito. Dove il buio non fa più paura ma incita all’evoluzione e con la sua calda voce profonda e suadente mi invita in lui porgendomi la mano.

Non ho paura. Non di soffrire quanto meno. So di essere più forte di qualsiasi dolore. Sono come quelle rocce. Resto. Sono stabile. Granitica. Quelle rocce sono una Madre. Quella loro parvenza asettica si trasforma in abbraccio.

La paura è una cara amica ma non le permetterò di diventare la mia amministratrice.

Non ho più paura di guardare dentro di me. Di essere libera. Di essere me stessa.

Posso aver paura di molte cose ma non di me…

Amati Meg…

Soltanto dopo la notte si può vedere spuntare il sole. Soltanto dopo il temporale si può veder nascere l’arcobaleno. E’ banale ma così vero!

Tutta la bellezza scoperta di quel luogo la possiamo vedere dentro di noi.

Hai paura di entrare in una buia Grotta? Prova a domandarti il perché.

Paura dell’ignoto, del sentirti imprigionato, di non respirare, di non poter più uscire, dell’imprevisto… E come la vedi quella Grotta? Che sensazioni ti da’? Ognuna di queste paure o sensazioni porta con sé una lunga storia. La nostra. Una lunga storia d’amore.

Prosit!

La Farfalla – ti ama o vorrebbe vederti morto?

QUEL BACIO APPASSIONATO 

Tempo fa, durante un’escursione, venni presa affettuosamente di mira da una splendida farfallina azzurra (forse una Polyommatus icarus) sicuramente maschio, la quale, innamorandosi perdutamente di me all’improvviso, iniziò a baciarmi ovunque che neanche l’amante più appassionato.

Feci vedere quell’amorevole fenomeno ad uno dei miei compagni d’avventura che sorrise, immortalò il momento e mi mostrò che anche lui aveva una corteggiatrice non indifferente su una gamba.

Un altro amico, decisamente meno romantico, affermò con sicurezza che quelle Farfalle stessero in realtà facendo scorta di sali minerali attraverso il nostro sudore ma il mio animo sentimentale non volle credergli, continuando a convincersi che quel “Farfallo” mi stesse facendo una dichiarazione d’amore degna di un cavaliere medievale mentre sbaciucchiava, pieno di passione, la mia tibia.

E vabbè, dai, lo ammetto, sappiamo tutti che in realtà alcune sostanze che il nostro organismo emana sono ghiottonerie per certi animali, ma è molto carino creder d’essere i San Francesco della Nuova Era.

M’AMA NON M’AMA M’AMA NON M’AMA…

Veniamo seri un attimo però, perché vorrei fare una riflessione.

Partendo dal presupposto che ognuno può credere ciò che vuole e ciò che crede sarà, è interessante notare come a volte siamo lontani dalla natura pur essendo natura noi stessi.

Ripeto – se tu credi che quella Farfalla è venuta a te perché gli piaci è sicuramente così, se invece credi che quella Farfalla si è posata su di te per leccarti un po’ di ingredienti utili alla sua dieta è così comunque.

Nessuno può stabilire il certo, a meno che non si riesca a parlare direttamente con l’animale in questione.

Il fatto è che, occupandomi di studi più approfonditi, sono venuta a sapere che, in realtà, secondo la scienza, queste docili bestioline, quando si comportano in questo modo, non solo abbisognano di sali minerali bensì quasi sperano tu possa morire in quanto si nutrono di elementi che solo le carcasse, dopo vari processi biochimici e biologici, possono offrir loro.

Dico io… ma allora vai direttamente su una carogna no? Che vieni da me? Se non erro respiro, mi par proprio d’esser viva!

Probabilmente però, carogne non ce ne sono in quel momento e quindi il tuo corpo, visto da loro come preludio a tanta golosità, diventa il banchetto preferito.

UN MASCHIO BUONGUSTAIO SICURAMENTE

Quanta poesia buttata al vento!

E io che mi vedevo come una delle più sexy escursioniste della mia Valle capace di aver fatto breccia nel cuore di un Farfallo buongustaio.

Ma la domanda è: quanto, la nostra mente razionale ci ha allontanato dalla natura?

Per rispondere a questa domanda prendo l’esempio di un fatto che capita sovente in una compagnia di amici. Solitamente all’interno di un gruppo c’è quell’elemento che, parliamoci chiaro, andrebbe in realtà allontanato. Dai, è vero!

A voi farà “pena” ma è così! È negativo, mette zizzania, nutre astio, è invidioso, è un bastian contrario, etc… Eppure è sempre all’interno del branco. Ma… a proposito di branco, cosa farebbe un vero branco (di lupi ad esempio) ad un soggetto come quello? Ve lo dico io: lo eliminerebbe nel giro di un secondo. Senza pietà o buonismo. Lo riconoscerebbe come deleterio per tutti gli altri elementi, anche se solo energeticamente, e non ci metterebbe ne uno ne due a salvare l’intero gruppo piuttosto che lui. Allontanandolo.

La natura è più cruda di noi. Non prova le nostre emozioni pensa alla sopravvivenza. Il fatto è che pensa ad una – straordinaria – sopravvivenza.

In realtà potrebbe vivere ugualmente ma non le basta, vuole vivere al meglio. Possiamo forse dargli torto?

Capisco che, a questo punto, potreste chiedervi cos’ha a che vedere tutto questo con il bacio della Farfalla ma il Minimo Comune Multiplo dei due fattori (sarà giusto? Accidenti alla mia ignoranza in matematica) risiede nelle convinzioni che ci facciamo (ricche di supponenza sapevatelo) sicuri di agire al meglio, quando invece siamo lontani anni luce da quello che è considerato il moto perfetto e universale del perpetuo andare avanti cosmico.

QUANDO DIO DONÒ IL ROMANTICISMO ALCUNI DORMIVANO

Quindi?

Quindi sarò più cruda della natura stessa. Eliminate dalla vostra vita (compagnia) chi è nocivo. Via gli elementi tossici! Siate senza filtri come le Farfalle, come le Iene, come un leone che ha da magna’, come una gatta che non nutre il cucciolo che “non serve”. Come la pianta che ingloba e soffoca il ramo “storto”.

La natura non guarda se sei bello, se sei ricco, se può approfittare di te, se – poverino sei malato e allora ti giustifico -, no… via tutto ciò che è deleterio e – benvenuto – invece a tutto ciò che è utile.

Ma torniamo alla “mia” Farfalla. Ovviamente lei si era davvero innamorata di me e dell’essere speciale che sono… ma che il suo sia stato amore o meno lei ha fatto una scelta mentre a noi spesso scegliere spaventa tantissimo.

Complimenti Farfalla, hai tutta la mia stima!

Ovviamente quella che invece è andata a posarsi sulla gamba del mio amico ancora devo capirla… bah…! Oh! I gusti son gusti.

Prosit!

Oh no! Non è vero che l’Esterno è il tuo Interno!

I PICCOLI MACIGNI CHE SCHIACCIANO

Oggi sono stata assieme ad una persona, un amico, e ho proprio voglia di raccontarvi questa giornata. Voglio raccontarvela soprattutto sotto un particolare punto di vista e cioè attraverso uno scambio di opinioni avvenute tra me e lui.

Parlando del più e del meno, siamo finiti a discorrere su come, secondo me, l’esterno che viviamo è in realtà ciò che c’è al nostro interno, cioè quello che siamo, quello che proviamo, ma lui non era assolutamente d’accordo con questa mia filosofia. Cercava persino di farmi cambiare idea. Ovviamente non si discuteva solo di quello, anche se era argomento protagonista, e nel chiacchierare siamo giunti a parlare di lui e di come si sentiva in quel momento. Mi raccontò che stava vivendo un periodo di pesantezza. Si sentiva oppresso. Percepiva un’oppressione però non particolarmente forte ma persistente e continua. La sentiva sul petto e sullo stomaco, nella parte centrale del torace. Evidentemente non era nel massimo della gioia anche se non stava vivendo grossi traumi. Probabilmente una routine lo stava stancando, non riuscendo a cambiare alcune cose della sua vita. Da quello che mi raccontò capii questo ma una sua frase, ben scandita, mi risuona ancora nelle orecchie – Mi sento come se più volte al giorno io ingoiassi delle pietre e, dopo un po’, ovviamente, iniziano a pesare -. Mi dispiaceva sentirlo così ma mi rincuorai quando venni a sapere che, nella sua vita, non stava accadendo nulla di grave. Sono comunque brutti periodi perché possono diventare deleteri, come quando si è aggrediti dalla famosa “goccia cinese”, anche se non sono irruenti ed eclatanti.

LE PRIME PIETRE

Nonostante tutto però si stava bene assieme, ci si divertiva e lui si stava estraniando. Andammo, in tarda mattinata, a prendere le uova fresche da suo zio in vallata. Il mio amico si accorse subito che Rocky, il cane, non ci venne incontro per farci le feste e quando chiese il perché suo zio gli rispose – Sto stupido! Una pietra grossa come un’arancia si è ingoiato! Stava male… stava male… alla fine il veterinario gli ha fatto i raggi e… -. Provai immediatamente un brivido nella pancia, il mio amico invece non bado’ a nulla, si preoccupò soltanto di chiedere informazioni sul cane. So che voi avete già capito ma dovete tener presente che da quando il mio amico mi parlò, a quando venne a sapere del cane, passarono un po’ di ore e quelle ore le vivemmo di varie cose quindi è plausibile il suo – non accorgersi -.

Non dissi niente e, dopo aver salutato quel gentile anziano, decidemmo di salire verso le vette della valle. Con l’auto percorremmo un sentiero panoramico e sterrato a noi noto e caro ma, quel giorno, era davvero quasi impercorribile nonostante la macchina adatta. – Che ca@@@ è successo qui? Sembra sia franato tutto! – esclamò mentre cercava con il volante di scansare i massi per la strada. Tum… tum… ogni due metri, nonostante l’attenzione, non si potevano evitare le pietre che colpivano le gomme dell’auto. Un rallentamento ogni secondo.

Iniziai a ridere mentre il mio amico si stava seriamente arrabbiando ma, allo stesso tempo, era divertito vedendo me che sorridevo. – Che ti ridi?! – mi diceva, ma io non riuscivo a smettere. Dopo aver fatto qualche chilometro, come su una di quelle poltrone che ti massaggiano tremolando, un po’ scombussolati, decidemmo di fermarci e mangiare qualcosa in una radura davvero spettacolare dove tavole e panche in ardesia accolgono gli amanti della montagna che vogliono sostare per pranzare e la pace è assoluta.

LA “PIETRA” FILOSOFALE – LAPIS PHILOSOPHORUM

Avevamo parecchia fame, ormai era pomeriggio, e tirammo fuori dalla sacca due panini che la mamma di lui aveva preparato la sera prima. Iniziammo a mangiare e a parlare della splendida flora di quel luogo, sempre ricca indipendentemente dalla stagione. Entrambi conosciamo bene quella zona e sappiamo cosa offre in ogni periodo dell’anno.

Fu proprio mentre, con la bocca piena, cercava di parlarmi del cardo selvatico che lo vidi bloccarsi all’improvviso in una smorfia di disgusto. Esclamò qualcosa in modo volgare ma non capivo cosa fosse successo. – Ti sei morsicato la lingua? – gli chiesi. Continuava a fare cenno di – No – con la testa e continuava a masticare, anche se molto lentamente, e storcendo gli occhi cercava di guardarsi la bocca. Poi lo vidi muovere guance e lingua in modo strano, alla fine, sputo’ in una mano un qualcosa di grigio e molto piccolo.

Ohmmmadre! Un dente?! – feci io preoccupata.

Non penso – rispose lui mentre con la lingua investigava su tutti i suoi denti osservando che ci fossero ancora. Col dito mosse quel cosino che aveva sputacchiato e che ora stava lì sulla lastra di lavagna. Lo analizzammo attentamente e con gioia scoprimmo che si trattava di un minuscolo sassolino e non di un molare.

Io scoppiai in una fragorosa risata e lui, guardandomi perplesso, mi disse – Ma sei scema? Cosa ridi? Potevo spaccarmi un dente! -. Fu in quel momento che gli dissi con voce da gatta morta – Continua ad “ingoiare pietre” e prima o poi ti spaccherai anche qualcos’altro oltre che i denti! -.

I suoi occhi si spalancarono. Smise di masticare e ingoio’ come ad ingoiare un pollo intero. Aveva capito! Eureka! – Finalmente! – gli dissi. – Non scherzare… – fece lui balbettando. – Non sono mai stata così seria! – risi. Lui aveva un’espressione da tontolone sul viso che è impossibile da descrivere ma, a ricordarla, sorrido ancora. Tentenno’, tartaglio’, esclamo’ qualcosa di incomprensibile poi, facendosi serio, mi chiese – Ma dai… vuoi dire che… -. Io annuii. – Ora comprendi cosa volevo dirti questa mattina? E per te è stato semplice. Di solito queste cose avvengono senza che si dica come ci si sente. Ossia, la maggior parte delle persone non sanno bene come si sentono… non si osservano. Tu sei stato bravo, hai chiaramente definito il tuo malessere collegandolo alle pietre e l’Universo ha prontamente risposto. E sono certa che non è la prima volta -.

Devo essere sincera, in realtà, una risposta così, una Legge dello Specchio (chiamiamola così) funzionare a questa maniera, non l’ho mai vista nemmeno io!

Ecco che infatti il mio amico iniziò a ricordare che il giorno prima, al mare, suo nipote gli tirava dei sassetti sulla pancia mentre lui prendeva il sole ed era infastidito. Dovette spaccare, inaspettatamente, un grosso masso, il giorno prima ancora, a causa di un lavoro che stava facendo in campagna e altri avvenimenti simili. I messaggi gli stavano arrivando da un po’ ma, naturalmente, non ne sapeva leggere il significato. Iniziò così a valutare anche altre situazioni della sua vita.

Il suo viso, a tratti, si illuminava e poi poneva domande su domande… insomma… è stata una giornata esilarante. Rare volte ho visto l’Universo palesarsi in modo così ovvio, solitamente utilizza mezzi più difficili da tradurre per chi è digiuno di certe tematiche. È stata davvero una bella giornata e, alla fine, ho lasciato il mio amico ad arrovellarsi il cervello che stava iniziando a fumargli… so già che in futuro mi tartassera’ di domande quindi è bene che, per il momento, io vi saluti e vada a riposare.

Ciò che come esterno m’appare, è in realtà il succo del mio Cuore – (prima delle sette leggi del Conte di Cagliostro)

Prosit!

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Stille d’Amore per il Cosmo

Siamo riusciti a fare tante cose nella vita. Siamo riusciti probabilmente anche a realizzarci ma soprattutto siamo riusciti in tanti grandi progetti che richiedevano una forza immensa.

Abbiamo perso case, persone care, lavoro eppure abbiamo saputo ricominciare.

Abbiamo fatto grandi scoperte, ci siamo evoluti, realizzato faticose imprese e avuto fantastiche idee.

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Siamo riusciti a rivivere. Siamo dei sopravvissuti.

Siamo riusciti a sorpassare i più grandi ostacoli che la Vita può porre ma… non siamo mai riusciti ad amarci. Amarci veramente, fino in fondo. Ad amare noi stessi, per far del bene a noi e a tutto il Creato.

Tra i tanti significati dell’amare se stessi, che non starò qui ad esporre, c’è infatti anche quello che spiega come l’essere pieni d’amore possa far fuoriuscire da noi frequenze d’amore che vanno a spargersi per tutto il pianeta.

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Non si tratta quindi dei soliti meccanismi salutari che apporta il fatto di amarsi. Si tratta di qualcosa di “fisico, energetico, scientifico”.

I miei pensieri positivi nutriranno Gaia e tutte le creature che le appartengono. All’incontrario, il mio non amarmi, cioè il mio essere piena di altre emozioni come: la paura, la rabbia, la frustrazione, la delusione e via dicendo mi fa emanare frequenze negative che andranno a mischiarsi con l’energia del cosmo che vivo.

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E gli alberi seccheranno, le persone si ammaleranno, gli animali moriranno.

Immaginate quante persone siamo al mondo e quali tipi di frequenze vengono donate ogni giorno alla Terra. Non esiste più l’Eden del quale tanto si è parlato.

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Ma non si tratta di “avere delle colpe”, si tratta semplicemente di percepire ed essere consapevoli della propria responsabilità.

Se Tutto è Uno, io sono il Tutto e il Tutto è me. Questo, riportato a tutti gli esseri umani sulla Terra, coinvolge in un’unica entità l’intera esistenza.

Siamo convinti di amare il nostro partner perché non potremmo vivere senza di lui, siamo convinti di amare i nostri figli perché non potremmo vivere senza di loro, siamo convinti di amare tutto ciò del quale non potremmo mai fare a meno ma come possiamo realmente amare se l’amore non lo conosciamo? Non amiamo per amare, amiamo per non rimanere senza… Se l’amore non ce l’abbiamo dentro, per noi, capendone l’effetto che produce, come possiamo pensare di riuscire a donarlo se non sappiamo nemmeno cosa donare? Mi sembra quasi presunzione questa.

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Pensateci un attimo: vostro figlio vi comunica che vuole provare una nuova esperienza e voi naturalmente lo consigliate per ciò che voi stessi avete vissuto. Secondo le vostre reminiscenze. Se non sapete cosa dirgli, chiedete in giro, vi fate consigliare, l’importante è rispondere a lui nel migliore dei modi, nella maniera più equa, quella che a lui, seguendo la vostra parola, recherà minor danno. Lavorate su qualcosa che già sapete. Se farà così accadrà questo o ci sarà la possibilità che accada, se invece farà in un altro modo accadrà quell’altro. Ma come potete parlare una lingua che non conoscete?

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Se vi si presentasse davanti un Senegalese e iniziasse a chiedervi quelle che potrebbero sembrare informazioni, sapreste rispondergli? Non credo, a meno che non abbiate studiato e imparato il senegalese.

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Non confondiamo l’amore con l’egoismo. E si, spesso anche amare un figlio può essere egoismo, un egoismo invisibile, mascherato, umano e impercettibile. Può essere l’appagamento di un nostro bisogno nonostante andiamo proclamando il tanto discusso – amore incondizionato -.

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Io amo infinitamente la mia Valle. La amo dal più profondo del mio cuore. Quando la vedo e la vivo mi riempio di entusiasmo (termine che deriva dal greco antico enthusiasmòs, formato da en “in” con theos “Dio” ossia “percepire il Divino dentro di sé” e ormai sapete a quale Dio mi riferisco) di gioia immensa, di beatitudine. Mi emoziona.

Cosa mi aspetto da lei? Nulla.

Cosa cambierei di lei? Nulla.

Quando mi piace? Sempre.

Cosa mi regala lei? Tutto.

Potrei darle colpe, se per cause esterne a lei, mi causa del male? Mai. Se franasse e mi distruggesse la casa ad esempio.

Potremmo rispondere nella stessa maniera verso una persona? Ragionateci. Non credo. Si lo so, una persona ha una mente, ha un’intenzione (sappiate però che sono sempre azioni derivanti da cause esterne) una Valle non ha pensieri, ma quello sul quale voglio basarmi sono le aspettative. Le aspettative si hanno sempre e c’è sempre un comportamento, da parte dell’altro, che ci infastidisce e vorremmo modificare. Non sempre le persone ci piacciono e non sempre ci danno tutto di loro. Ma è giusto, siamo umani e le polemiche aiutano persino a crescere, così come ci aiuta ad elevarci l’imparare ad apprezzare o il fare senza aspettarsi nulla in cambio.

Ma il fattore principale è quello che si prova dentro. Realmente. Senza finzioni. Noterete che non è la stessa cosa che provate per un luogo nel caso abbiate, come me, un luogo che amate a dismisura.

Quell’amore così puro, provato per quel posticino del mondo, si blocca automaticamente nel momento in cui abbiamo a che fare con individui simili a noi. Quasi a voler giustificare quel luogo pensando che è semplicemente un luogo e non può dare nulla.

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Invece, se si sa ascoltare, sa dare sensazioni che mai si è riusciti a sentire in altri momenti.

E allora è davvero così diverso l’amore?

No, se l’amore è dentro di noi, se appartiene a noi è uguale per ogni cosa o persona. E’ amore per il Tutto ma solo se lo conosco posso provarlo e regalarlo veramente. E per conoscerlo devo sentirlo… per me. Per forza! Devo provarne le conseguenze, devo percepirne il piacere, devo tastarne le sensazioni, devo discuterlo, soppesarlo, direzionarlo, etc… etc… Non si può amare solo una persona nella vita, o due o tre, e nient’altro. L’innamoramento non è l’amore.

Eppure è così difficile amare se stessi. Sembra facile ma non lo è per niente. Amarsi come si può amare una Valle.

Vi auto-date le stesse emozioni? Non credo. Non è saccenteria la mia, anzi vuole essere forma di discussione. Mettersi in discussione e provare a capire davvero il senso di un qualcosa di così grande, immenso, infinito: – L’amor che move il sole e l’altre stelle – (Dante Alighieri).

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Ma dove ce l’abbiamo noi? Da nessuna parte. O meglio, in realtà c’è, dentro, ce n’è una marea ma nascosto, soffocato, giù in fondo probabilmente sotto la vescica.

Amiamo noi stessi se veramente vogliamo amare il mondo, la nostra Terra, la nostra vita e, di conseguenza, i nostri figli e il nostro partner.

Amiamo noi stessi se vogliamo conoscere l’Amore.

Ti Amo perchè Mi Amo -.

Prosit!

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I Tramonti che regala la mia Valle

E’ durante le mie passeggiate, con amici o in solitaria, che mi capita di fotografare i meravigliosi tramonti della mia valle. Sono tramonti che si adagiano sulle montagne belli quanto quelli che regala il mare. Una luce accesa, infuocata, che colora boschi e panorami meravigliosi. A volte la loro luminosità è più fievole ma sempre seducente. Non mi stancherei mai di immortalarli in immagini che mi piace sovente riguardare.

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Salite su una collina al tramonto. Tutti hanno bisogno ogni tanto di una prospettiva e lì la troverete – (Rob Sagendorph).

I tramonti della mia valle sono momento di quiete e di unione con lei. Si percepisce la complicità che ci lega e la fiducia che ci permette di amarci e rispettarci l’una con l’altra.

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Sono momenti di bellezza straordinaria nei quali mi sento cullata come un bambino in fasce tra le braccia di un genitore. Abbandonato e nutrito da quella speciale fiducia, da quell’amore.

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Mi piace soffermarmi a pensare, a riflettere, osservandoli. Mi piace ricordare la meraviglia del Creato, la purezza della sua magia e la sua immensità. Dove sta andando il sole? E cosa andrà ad illuminare ora? Quali magnifici paesaggi? Cosa esiste laggiù, oltre quei monti che per me sono già tutto?

Le falesie splendenti sotto a quella luce dorata e il crepuscolo che arriva a creare un’atmosfera ineguagliabile. La linea tra le ombre e la luminosità. Netta, ben delineata. Il Tutto. Il buio e la luce, il giorno e la notte, il male e il bene, il bianco e il nero. Il Tutto nella sua perfezione. Perché tutto deve esserci affinché possa essere considerato tale.

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Sono bagliori. Preludio di pace e sonno durante i quali la natura va a riposo. Durante i quali il bosco si zittisce e lascia spazio al silenzio. Un silenzio vivo, che palpita, che chiama se si sa ascoltare. Che vuole essere osservato. Perché è in quegli attimi che si può andare oltre e non solo con lo sguardo.

L’energia di Gaia si presenta diversa. E’ come se in quel mentre danzasse con il cielo. E’ come se giocasse con gli altri elementi offrendo spettacoli di rara bellezza.

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Soprattutto qui, nella mia valle, dove ogni giorno questo palcoscenico si trasforma in un tripudio che sottolinea la meraviglia. Dove raggi colorati colpiscono alberi e massi come saette. Dove guizzi di chiarore scintillante fanno socchiudere gli occhi e respirare. Dove l’infinito, cambiando tinta ad ogni minuto, si prepara a lasciar intraveder le stelle. Di lì a poco, nella limpida oscurità.

Dove mi sembra di esserci io soltanto mentre, insieme a me e intorno a me, c’è la vita, quella più piena, quella più intensa, quella da vivere.

Corroborante, appagante, mia.

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I tramonti nella mia valle, che mi fanno rincasare con la gioia di attendere l’aurora. Un nuovo giorno, nuovi istanti, un nuovo evento indescrivibile che aspetta soltanto di essere ammirato. Che ha tanto da dire. Che si rinnova di nuova luce e nuovi suoni. Il risveglio.

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Sono i tramonti a consigliare. Mi rendono completa e piena di felicità. Mi fanno ricordare cosa ho fatto quel giorno e che ora posso soffermarmi. Posso quindi capire se l’indomani sarebbe bene fare di più, ancora meglio, o essere soddisfatta della mia giornata appena vissuta. Splendidi resoconti.

Questo è un altro aspetto rasserenante della natura: la sua immensa bellezza è lì per tutti. Nessuno può pensare di portarsi a casa un’alba o un tramonto – (Tiziano Terzani).

Prosit!

Alcune di queste foto sono state scattate da e con Valerio Vivaldi in vallata.

Valle Argentina – IM – 2016/17