Una risata vi seppellirà

UN GRAMMO O UN CHILO DI “PRESA IN GIRO”?

Capisco che dal titolo questo articolo possa sembrare a sfondo politico ma posso assicurarvi che non ha nulla a che vedere con movimenti politici o quant’altro.

Ho preso in prestito questo motto anarchico dalla dubbia paternità (che al completo sarebbe: La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà!) per parlare di un fenomeno esistente da sempre e che, da sempre, miete vittime a non finire.

Si tratta della classica e conosciutissima: presa in giro.

Chi non è mai stato preso in giro? Nessuno. Chi più, chi meno, tutti quanti siamo passati sotto le grinfie di questo meccanismo. E per il cognome, e per l’altezza, e per i vestiti, e per i difetti fisici… ognuno di noi ha avuto la sua bella dose di – presa per i fondelli – soprattutto durante l’infanzia. Ognuno nella nostra quantità. E, questa frase, che può sembrar banale, ha la sua importanza.

Infatti… chi decide la quantità della presa in giro che ci viene rivolta?

Non certo il salumiere che già lo sento chiedere – Che faccio? Lascio? -.

IL FAMOSISSIMO – QUELL’ ALTRO –

Proviamo a rispondere:

Il nostro difetto? No, non può essere perché quell’altro ha un difetto molto più grande o ridicolo del mio ma non viene schernito quanto me!

I nostri “aggressori”? No, non può essere perché cambio situazione, ambiente, persone ma vengo preso in giro lo stesso.

Il nostro modo di fare? Ma no, non può essere… sono sempre gentile, onesto, mi comporto bene… se io vengo preso in giro allora a quell’altro, che si comporta in quel modo assurdo, cosa dovrebbero dire?

Le mie scelte? No, neanche questo può essere. E’ vero che spesso scelgo cose bislacche ma allora a quell’altro, che decide sempre in quel modo sbagliato e strampalato, cosa dovrebbero dire?

E allora? Cos’è che fa sì che quel tot di scherno sia dedicato a noi?

Tu che hai solo un piccolo ciuffo di capelli fuori posto vieni scanzonato dal mattino alla sera, in modo pesante e offensivo, ma a quell’altro che ha tutti i capelli arruffati e sparati come se avesse preso una scossa elettrica non viene detto nulla, anzi… viene persino trattato con rispetto! Perché?!

IL RISPETTO, QUESTO SCONOSCIUTO

Beh, è molto semplice! Perché si rispetta lui. Lui si rispetta, nel vero senso della parola e la realtà che lo circonda non può che rispecchiare ciò che lui prova dentro. Ti vedo che stai storcendo il naso e non mi credi ma prova a ragionare e trova alcuni esempi. Puoi provare ad osservare te stesso oppure ricordare quel tuo povero compagno di scuola preso in giro da tutti. Dimmi, lui si rispettava? Provava per se stesso una sana autostima (da non confondere ovviamente con stupida boria)?

Ti sei mai chiesto perché tu che sei fisicamente “normale”, così ci giudicano, che hai un buon lavoro, che ti reputi simpatico e intelligente non riesci a trovare una donna mentre quell’altro che è considerato dalla società non normodotato e pare persino che se la tiri ha un mucchio di ragazze al seguito? Ha un lavoro decisamente migliore del tuo che lo rende felice. Ha una bella casa e una famiglia amorevole. Ha sempre il sorriso sulle labbra, lui è felice!

Al contrario poi c’è chi par d’essere d’acciaio. Non si vanta ma ha un modo di fare granitico. Di massimo rispetto verso la sua persona. Neanche lui viene preso in giro. Anche se a te pare supponente, perché evita le smancerie che la nostra morale ci obbliga spesso a mettere in pratica, in realtà non è alterigia la sua ma fierezza. E’ fiero di sé. E, di conseguenza, lo sono anche gli altri.

Se ti convinci che chi ti prende in giro sta soltanto riflettendo ciò che tu stesso pensi di te ti verrà più facile il lavoro per far finire questa brutta situazione che stai vivendo.

Le prese in giro maggiori nascono a scuola è risaputo ma purtroppo alcune e forse ancora più dolorose, travestite da altro, continuano anche in età adulta. Fanno male, le viviamo come ingiustizie, come inganni ma non capiamo che siamo noi i primi ad essere ingiusti nel considerare ciò che siamo.

LA MODA DEI RAGAZZI

Ti voglio raccontare un fatto che riguarda un giovane ragazzo adolescente.

Saprai bene anche tu che oggi, i ragazzi di una certa età, vanno tutti in giro vestiti alla stessa maniera. Lo abbiamo fatto anche noi. Ci sono le mode e bisogna seguirle altrimenti guai, veniamo esclusi dal gruppo. L’essere vittime di una tendenza ci sta, anche se la trovo una cosa sbagliatissima ma il problema è che pochi hanno il coraggio di uscire dal coro. Ebbene, nella compagnia di questo ragazzo bisognava assolutamente portare i pantaloni attillati e con il risvoltino e un berretto con visiera. Era una tragedia vestirsi in modo differente.

L’animo di questo ragazzo andava totalmente contro a questa moda ma non poteva far diversamente se non voleva perdere gli unici amici che aveva. Guai a cambiare cappello o a mettere dei jeans più larghi e più lunghi sulle scarpe!

Quando era a casa da solo e lontano da occhi indiscreti, passava diverse ore davanti allo specchio provando abiti che stavano prendendo la muffa a forza di rimanere chiusi nell’armadio. Indossava cappelli strani che, tra l’altro, gli donavano moltissimo! Si piaceva ma la paura dell’esclusione era più forte del piacere che sentiva rimirandosi allo specchio.

Ogni tanto faceva qualche debole tentativo per poi tornare a casa svilito e promettendo a se stesso che non avrebbe mai più tentato un tale azzardo ma più passava il tempo e più la sua vera natura scalpitava con forza in quel cuore che voleva palpitare libero.

NELLA MORSA DEL GIUDIZIO

Il giudizio lo teneva in pugno come una tigre tiene un topolino tra le fauci. Era naturale che accadesse questo perché lui per primo giudicava. Giudicava molto, giudicava tutto e giudicava se stesso. Non poteva che ricevere giudizio da parte degli altri, un giudizio negativo in quanto negativo era lui per primo quando giudicava il resto del mondo. Il suo stesso demone gli si stava girando contro e non era per niente piacevole avere a che fare con lui.

Arrivato al limite della sopportazione, ma questo lo condusse a soffrire prima per diversi anni, decise di prendere una decisione: o gli amici o la propria libertà evitando, come esercizio, di giudicare se stesso e gli altri.

Decise per la seconda. Si presentò in compagnia vestito come voleva e per tutti fu quasi uno shock ma non poterono far altro che accettarlo.

Lui si era accettato per ciò che era e aveva avuto il coraggio di mostrare al mondo intero chi era davvero quindi, gli altri, hanno risposto di conseguenza. Non solo, ma dopo poco tempo fu egli stesso promotore di nuove tendenze e i suoi amici iniziarono ad indossare i suoi stessi bizzarri cappelli. Se dapprima fu guardato in modo storto e ben poco si desiderava parlare con lui, ora era diventato quello che tutti volevano. Il primo ad essere invitato da qualche parte e il più corteggiato dalle ragazzine. Se prima era un mostriciattolo che non seguiva la moda ora era un gran figo!

FERMARSI E AGIRE

Rivoltarsi verso gli altri reagendo alle loro provocazioni con urla, pianti, brutte parole o altro non serve a niente. Serve solo a subire ulteriori prese in giro. Fermarsi e concentrarsi su quello che c’è da fare, su quello che davvero serve trasmutare, allora sì che è di grande aiuto.

Agire e non re-agire. Agire significa creare un qualcosa di nuovo (e con amore possibilmente, amore verso di noi stessi ad esempio). Re-agire significa invece agire in base a quello che fanno gli altri, essere cioè dipendenti delle azioni degli altri, la nostra azione sarà in pratica un’appendice del gesto altrui pertanto il “ceppo madre” è dell’altro e non nostro. E, se è dell’altro, non è piacevole visto che è contro di noi, visto che ci sta deridendo.

Solo in questo modo si blocca la presa in giro da parte degli altri. Chi nasce con questa dote, o la nutre dentro di sé in base all’educazione che ha ricevuto in famiglia, è sicuramente più avvantaggiato; per gli altri sarà invece una prova da imparare e superare ma tutti, chiunque, ha prove da superare. Chi ti prende in giro, ad esempio, troverà altri tipi di ostacoli nella vita e non saranno facili, credimi. Ma non preoccuparti degli altri. Preoccupati solo di te e cerca di far smettere questo logorio.

Rispettati, sii te stesso. Mostrati senza vergogna o accadranno cose che ti faranno vergognare sempre. Più ti vergogni, più gli altri ti faranno vergognare. Più ti reputi un non degno e più gli altri ti svaluteranno. Più prendi in giro te stesso e più gli altri ti tratterranno da zimbello. Se inizi anche solo a riconoscere che la responsabilità di tutto questo è tua e non degli altri (anche se può sembrarti impossibile o difficile da accettare) sei già a metà dell’opera.

Provaci soltanto e vedrai, fin dai primi tempi, dei cambiamenti. Potrai subire burla ancora più grandi, tieni duro, è soltanto la tua vecchia identità che si arrabbia e si ribella, ma vedrai che con il tempo tutto si modificherà e in meglio per te. E allora sarai tu a ridere.

Potrai così seppellire quel vecchio demone che ti amministrava, potrai seppellire il lato negativo dei tuoi amici e le loro sciocche risate denigratorie. Potrai anche, volendo, seppellire molte cose del tuo passato e fare nuove amicizie perché, indubbiamente, arriveranno a te persone che dovranno riflettere la bellezza che sei ora.

Prosit!

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L’Errore di chi è stato preso in giro

IL DRAMMA DELL’IMBARAZZO

A molti è capitato di essere stati derisi durante l’infanzia o durante l’adolescenza. Le prese in giro di chi consideravamo amici hanno fatto male segnando un solco che, anche da adulti, riversa un liquido strano e vischioso chiamato: paura.

È la paura di ricevere nuove beffe, rifiuti, indossare ancora l’abito dello zimbello e rivivere quelle brutte emozioni che facevano sentire non accettati, emarginati, sbagliati.

Anche in questo caso, come dico per altre situazioni, continuando a sentirsi unicamente delle vittime non si risolve nulla.

“La colpa è stata di altri, sono così per via di altri…” e rimango nella mia protezione al fine di non farmi ferire da nessuno ma, allo stesso tempo, non mi muovo. La stasi. Tutta la responsabilità la lascio  ricadere sugli altri.

In questo modo, stando fermi e spaventati, chiusi in un angolo dietro a barricate altissime, si evita però anche di dare cose belle a chi mai, invece, si sognerebbe di prendere in giro qualcun altro e che anzi, quelle cose, le apprezzerebbe molto.

C’è quindi una stasi, come dicevo, una non-crescita e capisco il dolore ma crescere fa anche male e fa paura.

SONO GLI ALTRI I COLPEVOLI

Questo punto che si sta vivendo, dopo aver ricevuto insulti e prese in giro, è diventato un limite e occorrerebbe sorpassarlo o si terranno chiuse le porte del dare-avere nel bellissimo scambio di amore. Non ci sarà alcuna connessione, ne alcuna condivisione, così facendo. Si farà del male a chi ci sta accanto ma soprattutto non ci si evolverà come persone, rimanendo fermi nel limbo del dolore.

È un po’ come se fosse la prova. Un esame da superare. Come dico sempre, nulla accade per caso e la realtà attorno rispecchia ciò che siamo dentro. I fattori sono sempre molti e diversi in ogni situazione ma, se siamo stati oggetto di scherno, una grande percentuale di questa vicenda si può implicare al fatto che noi per primi non ci rispettavamo abbastanza, deridendo noi per primi lo splendido essere divino che eravamo. Questo, l’Universo, non lo vuole e non lo accetta, pertanto ci mette davanti persone che ci mancano di rispetto per mostrarci ciò che siamo e che stiamo facendo a noi stessi, ma soprattutto per “guarire” perché potendo vedere, palesemente, quello che accade, possiamo trasformarlo.

Peccato che invece ci focalizziamo solo nell’avercela con gli altri senza fare un passo in più.

IN MARCIA!

E allora, forse, oggi che si è adulti e sotto un certo senso anche più forti, quel passo in più andrebbe fatto. Sfidando quello che c’è in noi, dimostrandogli che siamo più Guerrieri, che non abbiamo paura di lui e che siamo pronti a salire quel gradino. Pertanto, proprio quello che più vi imbarazza, partendo da cosine piccole, si potrebbe provare a farlo o si continuerà a non creare nulla di bello e nemmeno ci si potra’ ergere verso la consapevolezza e la conoscenza dell’evoluzione. Mostratevi, dite quello che sentite, palesate i vostri sentimenti, tirate fuori chi siete e cosa provate davvero. La beatitudine e la meraviglia si trovano proprio dietro la paura e, nonostante questa grande emozione sia una cara amica da valutare, non deve impedirci di crescere.

Il giudizio degli altri è la prigione. Una prigione nella quale noi decidiamo di stare ma dalla quale, se realmente vogliamo, possiamo uscire. I primi passi occorrerà muoverli verso persone amorevoli che mai si prenderebbero gioco di noi, poi, man mano che ci alleniamo, ci abituiamo e diventiamo più capaci e coraggiosi, proveremo a spingerci verso un pubblico più ampio. Qui si inizieranno a vedere i primi bagliori dell’illuminazione e la bellezza di questa strada che ci porterà verso un futuro di luce, di sicurezza e di libertà dove potremmo toccare con mano lo splendore dell’amore universale.

Prosit!

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Pillolette da FaceBook

Per chi non segue la mia pagina Facebook di Prosit https://www.facebook.com/prositvita/ posto qui qualche breve articolo, da me scritto e di vario genere, che può essere utile. Sono solo “pillole”, accenni, ma forse possono servire per riflettere e magari trovare soluzioni:

1)

Ascolta bene…
tu hai una malattia ma non SEI la malattia. Tu hai un dolore ma non SEI il dolore. Tu hai un disagio ma non SEI il disagio.
Staccati da ciò che di negativo provi. Siete due cose distinte. Anche se certe cose le senti dentro di te, loro NON SONO te.
Tu sei tu. E sei più forte. Non permettere ai disturbi di prevaricare e vincere. Lo so che è dura ma molte persone sono riuscite a guarire partendo proprio dallo scindere se stesse da ciò che era per loro il male. Il male è una situazione. Tu hai l’Universo dentro. Hai il divino. Sei superiore ad ogni cosa anche se hanno detto il contrario. Godi del libero arbitrio che hai di poterti distaccare, di poter scegliere, almeno nel limite delle tue facoltà.

2)

Non credere a tutto quello che ti viene detto come una pecora! Ma neanche a quello che dico io o leggi sul mio blog. Informati, appura che sia realmente così. Fai delle prove, confuta! Hai un tuo cervello, un tuo cuore, delle tue emozioni. Devi sentire. Impara a mettere in dubbio. Non essere assolutista o estremista. Apriti. Non essere una zavorra appesa ad una mongolfiera. Prendi di ogni cosa quel tot per cento che ti appartiene e fallo tuo. Tutti sbagliano, tutti possono commettere errori. Impara ad estrapolare il buono da ogni concetto, da ogni pensiero. Non pendere dalla bocca di nessuno, sii te stesso. Prendi consigli, cerca di carpire il meglio ma fallo tuo perchè soltanto tu sei dentro di te. Se ti dicono che quell’alimento fa venire un tumore, studia! Controlla se è vero. Osserva ogni lato. Se ti dicono che fare così è sbagliato, controlla il perchè. Se ti dicono che devi pensarla a quella maniera, fai delle prove sulla tua pelle. Svegliati! Apri la TUA di mente non entrare nella mente già aperta degli altri.

3)

Sei grasso/a?
Stai a dieta, perfetto, l’alimentazione sana è sicuramente alla base… ma se prima non rispondi a certe domande, a mio avviso, sarà difficile che riesci a dimagrire.
Ovviamente devi rispondere a te stesso/a e partire poi da lì a lavorare internamente su di te.
– Cosa non ti soddisfa della tua vita?
– Hai bisogno di essere notato/a perchè hai poca autostima o pensi di non riceve abbastanza amore?
– Quale mancanza senti?
– Da cosa, o chi, devi difenderti?
Pensi che una o più di queste domande può appartenerti?
Bene, lavoraci sopra. Quello è il tuo trauma ed è lui che trasforma anche il tuo fisico.

4)

La radice di molte malattie è l’INSODDISFAZIONE.
L’ansia, la depressione, l’obesità e molti altri disturbi derivano sempre da lì anche se sovente non sappiamo neanche per che cosa siamo insoddisfatti. La vita che conduciamo, ciò che ci circonda, non ci piace e soprattutto non ci basta. Vorremmo altro, vorremmo cose diverse, vorremmo cose che non abbiamo. E, la maggior parte delle volte, tutto questo, esiste per la PAURA. Vorremmo cambiare partner ma abbiamo PAURA (di rimanere soli, del giudizio degli altri, della sua reazione…), vorremmo cambiare lavoro ma abbiamo PAURA (della mancanza di sicurezza economica, del salto nel vuoto, del giudizio, del futuro…). Abbiamo paura di offendere, di non trovare più ciò che possediamo, di mostrarci sbagliati, o persone facili e leggere. E così continuiamo nella routine giornaliera, in quel tran tran che non ci porta critiche esterne, che non ci spaventa perchè è la nostra comfort zone (zona di comfort) ma che ci logora dentro e ci ammaliamo. Quando il timore ci pressa, purtroppo non si può partire a spada tratta come molti consigliano facendola semplice, ma posso assicurarvi che osservare ciò che di bello abbiamo e praticare la gratitudine costantemente aiuta davvero molto. Moltissimo. Ci aiuta ad avere fiducia in noi stessi, ci mostra il lato bello della vita e l’inconscio registra il “bello”. Tutto questo attenua la paura di volta in volta e, più avanti nel tempo, saremo in grado di fare un piccolo passo in avanti e poi sempre di più. Questo non è difficile da fare, ci vuole solo voglia e dedizione.

5)

Per favore… non confondiamo l’istruzione con l’intelligenza. Istruito è colui che ha letto tanti libri, intelligente è colui che può leggere tanti cuori.
Poco importa se conosci tutte le leggi della fisica ma non sai riconoscere i tuoi torti e pretendi di avere sempre ragione.
Poco importa se reciti un saggio a memoria ma calpesti il tuo vicino per arrivismo.
Poco importa tutto ciò che non contempla la sensibilità, l’empatia, l’umiltà e la compassione.
L’istruzione affascina. Affascina tantissimo. Spesso può ridurci a zavorre appese in balia del volere di un altro essere che… “ne sa più di noi”.
Ma dove non c’è cuore non c’è nulla.
E osserviamo, se noi invece il cuore lo abbiamo, è quell’altra persona, con tutto il suo sapere, che dovrebbe inchinarsi al nostro cospetto.
L’istruzione libera dalla schiavitù si, ma un’istruzione senza amore, è un’arma che distrugge come qualsiasi altra possibile arma. Non c’è differenza.
Non mettete il vostro cuore in mano a un cervello.

6)

Non vergognarti di raccontare un torto che hai subito. Un’offesa che ti ha fatto male. Sentiti grande e superiore di essere lì, a dirla, apertamente. Sentiti superiore di chi ha cercato di spegnere la tua luce e illumina te stesso facendo fuoriuscire le ombre che ti attanagliano. Non infangare l’altro ma liberati dal male. Perché parlando, anche solo con il cielo, ad alta voce, come se fosse un amico, ti purifichi. Ti consiglio vivamente di farlo. Che tu ci creda o no, arrivano anche le risposte e i consigli migliori da un qualcosa di molto, molto più grande di noi. Siediti su uno scoglio, su una panchina, sul tuo letto e racconta. Raccontati. Starai meglio.

Ecco qui. Tutte per voi. Vi auguro il meglio.

Prosit!

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Verruche – E’ spuntata la Vergogna

Chi ha le Verruche alzi la mano. Tranquilli che vediamo se riusciamo a farle andare via.

Sono virus. Si è vero.

Sono antiestetiche. Si è vero.

Sono pure contagiose. Si è vero.

Ce ne sono di diverse tipologie. Si, è vero anche questo.

Ma c’è forse da sapere qualcos’altro su queste eruzioni cutanee che colpiscono diversi individui rovinandogli la vita e soprattutto il rapporto con gli altri.

Oggi, i mezzi per eliminarle, o cercare di eliminarle, sono diversi. La medicina ha compiuto, anche in campo dermatologico, passi da gigante ma purtroppo, molto spesso, esse si ripresentano o nello stesso posto o in altre zone del corpo.

La persona diventa così nominata “nursery di Papilloma virus”, eh… c’è l’ha in corpo e, purtroppo, non c’è niente da fare. E’ nato così. Ce l’aveva anche la mamma…

Uff… Si, si, tutte cose già dette, ho parlato spesso dell’ereditarietà e abbiamo capito che non è tutto. E dal momento che il nostro corpo, di suo, macchina meravigliosa, ben difficilmente nasce e si forma con l’intenzione prima o poi di farci soffrire (o peggio) salvo occasioni particolari che meriterebbero un post a parte, vediamo di guardare oltre la sfiga e la culla del – Eh… ma tanto tutta la famiglia ne soffre… quindi… – e osserviamo unicamente noi ampliando il nostro modo di pensare. Manco dovessimo espiare chissà quali colpe come se quelle dei nostri predecessori non fossero bastate.

Alcune filosofie intendono infatti che chi ha le Verruche è in realtà una persona che si vergogna di qualcosa. In particolar modo, si vergogna del suo corpo o di una parte di esso, oppure si vergogna di un’altra persona a lei molto vicina. Vi è mai capitato di vergognarvi di vostra madre un pò troppo… pomposa? O di vostro padre che mostra un grande difetto fisico? I messaggi sono molteplici e hanno a che vedere con la bellezza/estetica. Persino chi sa di essere troppo bello, e di conseguenza troppo appariscente, cosa che in questo caso non sopporta, potrebbe così alimentare la nascita di Verruche sul suo corpo.

Ti ho vista vergognarti di tua madre fare a pezzi il tuo cognome sempre senza disturbare che non si sa mai – (Ligabue)

Le persone che hanno una bassa considerazione del proprio fisico sono tantissime e non a tutte si formano Verruche ma, per alcuni è così, soprattutto quando di mezzo c’è appunto: la vergogna.

Più che il dispiacere, più che il fastidio, più che la rabbia, più che la poca ammirazione.

Claudia Rainville, nel suo libro “Metamedicina – Ogni sintomo è un messaggio” racconta addirittura di una ragazzina mancina alla quale è stato imposto di scrivere con la destra. Sentendosi goffa, e vergognandosi della sua nuova scrittura e della sua impostazione, si ritrovò presto con la mano piena di Verruche.

Ma le cose che possono far vergognare non sono solo derivanti dalla bellezza fisica o dalla mancanza di essa. Avere le mani sempre molto sudate, o i piedi che emanano un cattivo odore, oppure la forfora (fate attenzione all’alimentazione!) possono far vergognare nell’interagire con gli altri collegandosi sempre al fascino. Anziché amarsi per come si è ci si detesta, si prova imbarazzo per il proprio corpo, perché la società ci ha insegnato questo e, anziché migliorare la propria situazione, semplicemente con l’amore e l’accettazione, ecco che la si peggiora con la comparsa di detestate Verruche che, come se non bastasse, minano in primis il rapporto con noi stessi e ci piacciamo sempre meno.

La Verruca è prominente, vuole farsi vedere, esce in fuori rialzata, ed è ricoperta da pelle coriacea, per niente tenera, come a dire – Sto qui e non mi levo finchè non capisci che devi apprezzarti di più. Mi sollevo verso l’alto almeno mi vedi meglio – e, apparendo in determinate zone del corpo, può essere anche dolorosa come quella plantare che schiacciamo ad ogni passo con il nostro peso. Al contrario dei calli, sono irrorate dal sangue perché sono vive e vivranno finchè non deciderete di cambiare opinione su voi stessi. In positivo, è chiaro.

Ricordo una bambina alle elementari. Non era nella mia classe ma la conoscevo bene. Era arrivata da poco nel mio paese, era nuova nella scuola. Aveva una Verruca su una mano e nessuno, quando i maestri dicevano di mettersi in fila da bravi, voleva stringere la sua mano. Lei proponeva di cambiare fianco e porgere l’altra ma i compagni non si fidavano e così si ritrovava sempre prima della fila, da sola, a dare la mano alla maestra. Niente da dire, un momento veramente imbarazzante che lei viveva con angoscia. Fu così che dopo circa tre mesi, gli venne un’altra Verruca e, disperata, venne messa da parte da tutta la classe. Ovviamente era sfigata ad avere nel sangue tale virus e non si andava oltre la comprensione. Nessuno voleva toccare i giochi o i pennarelli che toccava lei, neppure il pallone, nel cortile, al pomeriggio. A mensa, cercare qualcuno che mangiasse al suo stesso tavolo era un’impresa. Anch’io avevo paura delle sue Verruche, non sto certo qui a fare l’impavida eroina, ma di lasciarla a se stessa mi si spezzava il cuore e così, ogni tanto, passavo i minuti dell’intervallo a pettinarle i capelli. Le mani erano ben lontane da me ma lei no e si sentiva comunque apprezzata. Oggi è una donna. Una bellissima donna. Ha tagliato i suoi capelli biondi e li ha corti e ricci ma è ancora mia amica e le invidio il meraviglioso sorriso.

Ha un carattere forte adesso. Nessuno le fa del male. Il suo motto è “la miglior difesa è l’attacco” e non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno. A volte esagera persino e, ridendo, glielo dico. Lei socchiude gli occhi e mi da ragione ma, per vincere la “battaglia” tra noi, mi risponde che io invece sono troppo “buona/ingenua”. Siamo completamente diverse ma stiamo bene assieme. E, se v’interessa, non ha nemmeno più una Verruca sul suo corpo, da nessuna parte, anzi, possiede una pelle bellissima.

Il principale compito nella vita di ognuno di noi è dare luce a se stesso – ( Erich Fromm)

Perciò, cosa si dovrebbe fare per cercare di eliminare una volta per tutte la proliferazione di Verruche dal proprio corpo? Amarsi. Ok. Ma così sembra facile.

Hai un difetto? Fai di tutto per migliorarlo certo, ma accettalo, amalo, fa parte di te. E’ tuo. Sei tu. Non risolverai nulla odiandolo. Pensa se potesse parlare e spiegarti che lui non ha nessuna colpa ad essere lì. Cosa gli risponderesti? Pensa che, molte volte, quel difetto esiste per una tua responsabilità o per una tua debolezza, lui non ne può niente. Ma tu, è con lui che te la prendi, è lui che accusi ed è di lui che ti vergogni. Ma povero… Hai dei brufoli sul viso? Amali. Sono tuoi. Non risolverai nulla detestandoli. Coccolali come se fossero dei bambini. Loro non ti vogliono male, il tuo corpo non ti vuole male. Non ce l’hanno con te. Il tuo corpo semplicemente subisce delle conseguenze. Credici. Prova a sentire realmente dentro di te l’amore e l’accettazione per quello che consideri un difetto o un problema. Quel difetto, solo sentendosi amato potrà intraprendere la via per andarsene.

Chi non ama i difetti non può dire di amare – (Pedro Calderón de la Barca)

Sei sempre e comunque un essere unico e meraviglioso. Ricordalo costantemente davanti a qualsiasi inestetismo.

Prosit!

 

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Non vergognarti mai!

«Se non fai del male a qualcuno o non manchi a lui di rispetto non vergognarti mai di nulla Meg», mi rammentava papà quando ero piccola.

Ricordo ancora la prima volta che me lo disse: quella sera avrei dormito dalla mia cara zia. Viveva vicino a casa nostra e si poteva andare a piedi e io a tutti i costi volevo portare anche la mia bambola preferita, “Bebi Mia”.

Non so quanti di voi la ricordano, ovviamente mi rivolgo alle femminucce. Era una bambola abbastanza grandina per una bimba di otto anni come me e mi vergognavo a portarla in braccio per la strada. Insomma, mi consideravo già una mezza donnina e andare in giro con un bambolotto avrebbe potuto rovinare la mia reputazione.

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Chiesi quindi a mio padre di tenerla al posto mio, la brutta figura l’avrebbe fatta lui.

La frase che mi disse a quel punto m’illuminò, aveva ragione e mi sentii addirittura una bella e grande persona nel non aver causato dolore a nessuno intorno a me.

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Purtroppo però, i buoni consigli di papà non ebbero grande successo nella mia vita. Ho sempre avuto un po’ di timore a mostrami per quella che sono, mi è accaduto soprattutto durante gli anni dell’adolescenza.

Anche oggi che ho questo blog, nel quale scrivo, spesso mi trattengo o evito di mostrare quello che creo attraverso la mia fantasia.

«Sono stupidaggini», mi dico sempre e le tengo per me. Ebbene, evidentemente la mia autostima è a dei livelli parecchio bassi, non per niente, come ormai sapete, ho avuto dei seri problemi alla schiena (tanto per citare di nuovo la psicosomatica).

Ultimamente però, alla veneranda età di 38 anni, qualcosa dentro di me è cambiato. Non tantissimo eh! Però è come se la vera Meg avesse voglia di uscire allo scoperto e così, compiendo piccoli passi da formica (ed è giusto altrimenti si subirebbero dei traumi) si sta facendo strada tra il pubblico e di conseguenza si presenta al giudizio degli altri.

Insomma, per farla breve, ho scritto delle poesie che ovviamente ho sempre tenuto ben custodite e sigillate in una cartella del computer senza che nessuno potesse leggerle, a parte mia madre e due amici.

Sono degli scritti molto semplici (chiamarle poesie è davvero esagerato) però mi piacciono: quando li rileggo mi capitava di dirmi «Bhè dai, brava Meg!».

Grande conquista.

Ho così deciso di postarne due, qui su questo blog, ma mai ho pensato di pubblicarne uno sul mio profilo personale di FaceBook, dove amici, parenti e concittadini a mio stretto contatto, avrebbero potuto leggerlee. E chi sarebbe uscito di casa l’indomani? Che vergogna!

Vergogna?

Riecco affiorare le parole di papà… e presto un lungo dibattito si è fatto strada nella mia mente: papà da una parte che ripeteva quelle parole e io dall’altra che rispondevo questa volta da adulta con le mie affermazioni: Non volevo, non ce la facevo, era più forte di me.

Alla fine invece ha vinto papà.

Sapete? Un giorno lessi una citazione, (purtroppo non ricordo di chi sia, se la riconoscete ditemelo che integro) che recitava più o meno così:

Scrivi! Ci fosse anche solo una persona a questo mondo che apprezza ciò che scrivi tu fallo!

Oh già!

Non so quanti apprezzerano ciò che scrivo ma io… io stessa, stavo amando quella mia creazione.

Fossi stata anche l’unico essere su questo pianeta a farlo, ma qualcuno a questo mondo apprezza quelle parole.

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Risposi alla domanda di mio padre che mi guardava serio: «Stai forse volontariamente facendo del male a qualcuno?»

«No»

“Copia-incolla” da Word e… “pubblica”. Click! Fatto.

Lo stomaco mi si è stretto appena un poco mentre la gente iniziava a leggere…

Ecco il primo “like” e poi il secondo e poi il terzo e così via… persino una condivisione e tantissimi complimenti. Ero davvero felice ed emozionata.

Molto.

Per chi volesse leggere la poesia è in chiusura di articolo, ma il significato di questo post è un altro e voglio che sia chiaro.

Non vergognarti mai!

Lo stesso consiglio che mio padre diede a me.

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Se non avessi postato quel mio scritto non avrei potuto godere di tanta ammirazione, un’ammirazione che ha fatto crescere l’amore per me stessa e la mia autostima.

Un’ammirazione che mi ha fatto dire: «Hai visto Meg? Sei brava!»

Voglio dire… con tutta la gente che c’è che scrive cavolate astruse, posso essere peggio?

[No, non mi riferisco all’ignoranza, mi riferisco alla cattiveria, alla violenza, al brutale giudizio, alla voglia di litigio, eppure lo fanno, senza pietà per nessuno.]

E allora… «Sveglia Meg, esci da lì! Togliti di dosso quella corazza protettiva!»

E toglila anche tu, caro lettore: il mondo non è fatto solo di detrattori per partito preso che ti stroncheranno appena alzi un po’ la testa!

Credimi, ci sono persone là fuori in grado di dare tanto anche con un semplice commento e io voglio ringraziarli, ringraziarvi, tutti. Grazie di cuore.

L’appagamento sarà grande.

Infine, questa è la famosa poesia

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E ci rincontreremo dove brilla la brina, là, sul ginepro, come ti avevo promesso.
E vedremo la nostra immagine riflessa nelle volte di neve, trasparente come una crisalide, a moltiplicare il nostro sorriso.
In quel mondo si sentirà l’eco del nostro scoprire e tutto attorno a noi parteciperà all’essersi scelti, di nuovo, ancora una volta, nell’infinito.
Vola, non temere, sali su.
Siedi qui, accanto a me, su questo ramo.
Il timor delle scelte è cessato, ora ad unirci è la libertà.
Ricordo i tuoi capelli di aghi di pino, la tua pelle di resina, il tuo odore di adesso.
Rimani, non ti manderò via. L’ho promesso molto tempo fa.
Ascolta ancora la mia pelle mentre ti guardo tornare.
Ritrovarsi, come non abbiamo fatto mai.
Sentire il tuo mento contro il naso, delicato per non far male.
Sentire che ridi nelle mie orecchie traducendo la tua gioia. Baciandomi in fronte.
E ti accarezzerò con i fiori del mirto mentre il tuo stupore, tremando, prenderà vita nei miei occhi.
Mi porgerai la tua mano e solo allora intrecceremo le dita come le nostre radici.
Perché allora ad amarsi saranno le anime.
Il ritorno. Così come ci siamo scritti. Così come il pianto che si rinnova di luce.
Come una lettera in tasca sbiadita mai tolta. Cara. Che ti emozionava.
Noi, nel sempre. In tutte quelle gocce di rugiada.
Noi, l’evento. In ogni brezza sui nostri visi.
Noi, amanti sopra al mondo.
Il tutto.
E potrò sentirti, mentre con la bocca mi osservi, mentre bevi il mio sapore e con le mani mi riconosci tua.
Fremeremo, come lucciole luminescenti.
Ricordi? Ci rincontreremo qui, e così è stato.
Ora, ti pettinerò ancora con steli di paglia. Poggerò i palmi alle tue gote e mi vedrai.
Disegnerò solchi nel fango con pigne acerbe mentre tu li nominerai.
Ad ognuno un nostro momento.
Ora, che conosciamo l’amore lo lasceremo fare. Nel petto, nella gola, in noi.
Il suo scintillare appeso, oscilla facendoci suoi.
E siamo ancora qui, io e te, amandoti più di prima.
Più del tempo in cui le emozioni andavano tenute nascoste. Non qui. Non più.
Io e te, perché così è stato detto. Il filo dipanato.
Io e te, la meraviglia che non avrà fine. Perché siamo nati per essere l’insieme.
Ti toccherò come un dito che sfiora una ragnatela. Traccerò il profilo del tuo sguardo nella penombra del crepuscolo.
M’illuminerò come la Luna per esserci, affinché tu possa vedermi. Tu che sarai luce.
E mi accoccolerò tra le tue braccia. Non sarà illusione.
Catturerai con le labbra le mie emozioni.
Sento il tuo battito e il tuo chiamarmi.
Ti accorgerai che son sempre stata lì.
Sentirò il tuo respiro su di me e resteremo, per tutto il tempo del bosco.
(Meg)

Niente di che… ma è mia! Miaaaaaaaa!

Prosit!

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La mia amica Vergogna e suo marito Giudizio

Vergogna, spesso confusa con sua cugina Timidezza, mi ha sempre accompagnata come una cara amica durante la mia esistenza. L’aveva mandata accanto a me sua mamma, Signora Paura, madre di così tante figlie da averne perso il conto essa stessa. L’aveva mandata per proteggermi, per farmi evitare di esprimere concetti discutibili o creare situazioni per me imbarazzanti che mi avrebbero poi fatta stare malissimo.

Vergogna non sta vicino a tutti ma a me, e a qualcun altro come me, è sempre stata avvinghiata come l’edera al tronco di un castagno. La cosa bella è che Vergogna non è mai stata da sola bensì accompagnata a sua volta dal gentil consorte Giudizio che non la mollava un attimo ed entrambi se stavano accovacciati sulle mie spalle ogni giorno.

Mi sono sempre considerata una privilegiata nell’avere un’amica così speciale, grazie a lei non rischiavo mai nulla e, di conseguenza, suo marito era sempre dalla mia parte piuttosto che uno scomodo avversario. Un triangolo perfetto che avrebbe fatto invidia persino a Renato Zero.

Abbiamo vissuto una fantastica unione a tre per diversi anni poi sono cresciuta, sono diventata una donna, ho cambiato modo di fare, modo di pensare e ho anche cambiato amici.

Mi sono resa conto di essere arrivata ad un punto della mia vita stimata e ben voluta da tutti, figlia di un’educazione che prevedeva come primo scopo la coscienza pulita e la possibilità di andare a testa sempre alta ma era come se, quella vita, io l’avessi vissuta unicamente a metà. Come un’amputata alla quale manca una parte di sé.

Troppe volte mi ero fatta coccolare dalla mia amica speciale, troppe volte avevo temuto il suo consorte, troppe volte avevo permesso loro di condurre le giornate al posto mio.

Iniziai a riflettere sul perché, inconsapevolmente, avevo sempre optato per questa soluzione e la nascita di tale motivo mi fu ben ovvia (genitori, scuola, amicizia, morale, istituzioni… almeno per me) ma perché proseguirne poi il cammino in modo così deciso, quasi con i paraocchi, cadendo sempre di più nelle sabbie mobili che io stessa avevo creato ai miei piedi?

Fu sconvolgente arrivare a capire che se quei due esistevano e avevano tale potere su di me era “semplicemente” perché IO giudicavo troppo gli altri e consideravo alcune loro azioni vergognose.

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Per uno strano e arcano meccanismo intrinseco Giudizio, e di conseguenza Vergogna, mi appartenevano perché li riservavo per il mio prossimo. Io???!!! Ma come? Proprio io che non mi ero mai permessa di giudicare una persona qualora si fosse tinta i capelli di rosa o fosse andata in giro con vestiti malconci? Io che mai avrei valutato al posto di un altro cos’era giusto o cos’era sbagliato per chi mi stava di fronte. Mai ho deriso qualcuno nella mia vita, mai l’ho preso in giro, mi sono sempre schierata dalla parte del più debole e, hippy fino al midollo, ho sempre proclamato a gran voce la mia anima Peace&Love vivendo e lasciando vivere.

Oh! Si. Ma… per l’appunto… cosa accadeva in me mentre vedevo il più debole venir danneggiato? Cos’accadeva in me mentre sentivo quella donna, dai capelli color salmone, venir presa in giro dalle colleghe di nascosto? Cos’accadeva in me mentre sabotavo il tiro mancino che altri avevano preparato per il poveretto del momento?

Giudicavo, e giudicavo amaramente quelle persone come esseri cattivi, spregevoli, disumani. L’animale picchiato era stato maltrattato da un deficiente, la donna derisa era stata presa in giro da due cretine, il bambino offeso era stato mortificato da un idiota. Deficiente, cretine, idiota… incivile, ignorante, meschino… ognuno aveva la targhetta appesa al collo che io gli forgiavo.

Ognuno, quando si muoveva e non si muoveva come i miei parametri avevano stabilito, era un cafone ignobile da catalogare.

Posso spezzare una lancia a mio favore dicendo che il mio presupposto era un presupposto che il genere umano considera “buono”, persino ogni Governo e ogni Religione, le istituzioni più grandi al vertice dell’umanità lo considerano “buono – ammirevole” ma ciò non significa proprio un bel nulla! Io giudicavo! Era questa la cosa basilare nonché assurda.

Giudicavo forse più di colei che prendeva per il sedere la fanciulla che si era tinta i capelli di un colore inconsueto. Giudicavo con rabbia, con rancore, addirittura con senso della vendetta. Alcune atrocità che vedevo, soprattutto di carattere molto violento, scaturivano in me un senso di rivolta così grande che, lo ammetto, avrei voluto veder soffrire quella persona che aveva compiuto tale crimine. Avrebbe dovuto pagare con l’angoscia per il male che aveva creato ad esseri innocenti.

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Così timorosa e guardinga, nei confronti delle reazioni del mondo, era quindi diventato impossibile per me “muovermi”. Ogni passo poteva essermi fatale, poteva essere giudicato così come giudicavo io perché, si sa, ogni medaglia ha due lati e ogni volta che provavo a fare o a dire qualcosa venivo sempre governata dal senso negativo che si poteva dedicare a tale questione perciò, più nascosta rimanevo, più ero intoccabile.

Tutto questo però ha iniziato a non andarmi più bene, non potevo esprimermi, non potevo agire, ogni volta dovevo trovare una valida giustificazione e vivere era diventata una sorta di fatica. Proprio ora che avevo raggiunto l’età per camminare più “liberamente” mi tenevo legata con le mie stesse mani.

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Decisi di dire basta. Dovevo allenarmi a non giudicare più chi si comportava come io non avrei mai fatto. Dovevo farlo assolutamente per la mia stessa libertà e per un senso di amore incondizionato che, automaticamente, avrebbe preso il posto dentro me lasciato vuoto dalle figlie di Signora Paura.

Fu dura, molto dura, e sarò sincera nel dire che, all’inizio, per rendermi le cose più facili, evitavo certe situazioni che mi avrebbero sicuramente portato al Giudizio. Continuai poi con l’allenamento laddove i sentimenti erano meno coinvolti perché è ovvio, loro hanno una parte fondamentale nelle nostre scelte, comandano più delle nostre intenzioni e dei nostri pensieri cosicché mi allenai davanti alla TV.

Piano piano, l’assassino di turno, non era più ai miei occhi un individuo che meritava il mio disgusto ma, al di là di ogni bene o di ogni male che si poteva pensare, era un’anima, un universo a sé. Dovevo andare oltre, dovevo guardare diversamente.

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Non ero lì in quel momento per giudicare il suo atto, quello avrei potuto farlo in un secondo momento, quando la mia riflessione si sarebbe basata semplicemente sul teorizzare l’accaduto e ciò che ne pensavo senza interferire con il sentimento.

Non si tratta di inaridirsi e non provare più emozioni si tratta di trasformare quelle emozioni ed emanare da noi stessi quelle positive ben differenti dalle negative che fanno un gran male solo ed esclusivamente a chi le porta dentro.

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Oggi, sono molto più viva di prima ad esempio. Oggi che mi vergogno meno di me stessa perché ho imparato a giudicare meno chi vive assieme a me questo pianeta, sento molto di più scorrere la vita nelle vene.

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Le emozioni sono molto più prorompenti e accanto a me c’è più volte Gioia, simpaticissima compagna, al posto di Vergogna.

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Tutto questo mi è servito anche a capire quanto valgo perché se prima vedevo solo il lato sfavorevole della situazione oggi ho potuto notare, mettendomi in gioco, che ciò che dico e ciò che faccio può anche piacere ed essere stimato e condiviso dagli altri.

Ho scoperto di avere doti che prima soffocavo, come ho represso sempre tutto il resto, senza rendermi conto che, allo stesso tempo, opprimevo me stessa anche perché tutto questo faceva si ch’io evitassi persino di comunicare ciò che mi dava fastidio o mi faceva soffrire pur di non apparire sgradevole o maleducata. Contenevo e contenevo riempiendomi di rimpianti, di debiti, di argomentazioni irrisolte che rimanevano lì a fare da immondizia dentro me.

Abbandonare Vergogna e Giudizio, o comunque gran parte di essi, è stato un sollievo e voglio continuare in questo cammino migliorandomi sempre di più e soprattutto osando, nel rispetto del prossimo, maggiormente. Non ho più intenzione di considerare miei fallimenti quello che un altro non approva, né ho intenzione di fare viceversa.

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Perché la stessa libertà che ho sempre cercato di regalare agli altri (nel mio cuore per lo meno credevo che così stessero le cose) voglio regalarla anche a me stessa. Solo così potrò davvero, nel vero senso della parola, donare ad altri la loro sacra libertà.

Osa, senza aver paura di sbagliare. Perché chi non sbaglia mai, non scopre mai nulla di nuovo – (Cit.)

E un consiglio: le persone timide e vergognose, che solitamente fanno molta tenerezza, sono in realtà persone che giudicano molto e sentenziano quindi, non lasciatevi abbindolare da quella veste carina e gnignignì che indossano ma anzi, aiutatele ad apprezzare di più la vita così com’è e soprattutto loro stessi.

Prosit!

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Balla e sii felice!

Insomma non è fantastica questa signora?

Completamente nel suo mondo.

Quando una mattina mia madre mi ha fatto vedere questo video, tramite mail per mandarmi il buongiorno, mi sono illuminata e ho voluto condividerlo con voi.

Ho aspettato con ansia fino alla fine che qualcuno si fermasse a ballare con lei ma questo non è accaduto. Peccato. Mi sarebbe davvero piaciuto un effetto “domino” improvvisato e basato unicamente sulla gioia. Probabilmente in tanti l’hanno presa in giro, mettendosi a ridere e dichiarandola pazza. A me ha aperto il cuore avrei voluto abbracciarla e poi ballare assieme a lei.

Immaginate che meraviglia sarebbe camminare per la città e incontrare tante persone che si muovono in quel modo. Al ritmo di una musica che solo loro possono sentire. Immaginate un avventore che balla al bancone di un bar attendendo il caffè, l’operaio che aspetta il collega, e quelli in fila, alle Poste. Sarebbe il mondo delle favole.

Non lo fa mai nessuno e chi osa, magari senza accorgersene, viene additato come un diverso. Diverso si, ed è bellissimo.

Dio ti rispetta quando lavori ma ti ama quando danzi – (massima Sufi).

Questa signora mette allegria. Fa amare la spontaneità. Incuriosisce il fatto di quali note siano riuscite a creare questo.

La bellezza del – lasciarsi andare -, dell’essere più forte del giudizio degli altri, di vivere quel momento come si vuole.

Che effetto fa a voi? Condividete i miei pensieri? Avete mai fatto una cosa così?

Io no, anche se spesso mi ritrovo a sorridere da sola come una scema in mezzo alla strada o a parlare tra me e me.

Ricordo però che quando ero bambina cantavo a squarciagola passeggiando per il paese e muovendomi come Lorella Cuccarini in “Odiens” con “La Notte Vola” – …con quanto fiato in gola, il buio ti innamora, qualcuno ti consola, la notte vola… – chi ha la mia età la ricorderà sicuramente. E poi? Poi cos’è accaduto? E’ accaduto che mica voglio diventare lo zimbello di tutti! Ferma e composta come una vera signora io che di signora ho davvero ben poco.

Bhè, sarà il caso di porre rimedio. Obiettivo: cercare di ballare come questa donna nel video. Senza vergogna (oh mamma mia!). Se non mi leggerete più sarà perchè mi hanno rinchiusa da qualche parte.

Dai, provateci anche voi, sapete com’è… l’unione fa la forza…

Prosit!